USA: RIALZO TASSI ATTENTI ALLE SORPRESE!

Scritto il alle 09:15 da icebergfinanza

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Come annunciato venerdì, puntualmente i dati realtivi all’occupazione sono usciti leggermente inferiori alle aspettative ma soprattutto come scritto …” qualche sorpresa negativa potrebbe arrivare dal livello dei salari, altro indicatore tanto caro alla Fed.”

Infatti il dato relativo ai salari conferma le nostre previsioni, mentre a breve vi racconteremo perchè nel complesso resta una rapporto interessante che aumenta la nostra aspettativa di un rialzo dei tassi a settembre.

Su base media oraria i salari sono aumentati di un misero 0,1 % contro aspettative dello 0,2 %, il più basso aumento dal mese di febbraio. Se si considera circa 83 % dell’intera forza lavoro americana, le ore complessive lavorate sono salite solo del 1,1 % nel corso degli ultimi 12 mesi ovvero il peggior risultato dal LUGLIO 2010.

Non solo come avete visto nel grafico qui sopra, i guadagni medi settimanali sono diminiuiti da 884,08 dollari a 882,54, su base annua l’incremento è stato solo del 1,5 % ovvero il peggior risultato degli ultimi 32 mesi.

Un elemento sconcertante è un calo nella durata della settimana lavorativa media.  Il calo è stato abbastanza grande da portare ad un calo del 0,2 per cento nell’indice di ore settimanali aggregate, nonostante la crescita dell’occupazione.

Questa tendenza al ribasso potrebbe indicare un minor livello di assunzioni in futuro.
Il salario orario medio è aumentato del 2,4 per cento nel corso dell’ultimo anno. Negli ultimi tre mesi, rispetto ai tre mesi precedenti, il salario orario medio è aumentato ad un tasso annuo del 2,5 per cento.

Inoltre come scritto venerdì nei prossimi mesi potremo scoprire che la “maledizione” del mese di agosto potrebbe colpire ancora con sensibili revisioni al ribasso del numero di 150.000…

Premesso questo, sia ben chiaro nulla cambia nella sostanza, in questi anni la qualità del mercato del lavoro americano è tutta riassunta nella vignetta qui sotto…

Nel mese di agosto, la variazione anno su anno è stato comunque complessivamente di un raguardevole  2,45 milioni di posti di lavoro. I lavoratori a tempo parziale per motivi economici sono saliti leggermente mentre sono scesi coloro che non lavorano da più di 26 settimane. Nel complesso resta sostenuta la media degli ultimi tre mesi ovvero 232.000 posti di lavoro e 182.000 nel corso dell’ultimo anno, il che dovrebbe indurre la Fed a considerare un aumento dei tassi a settembre, cosa che il mercato non crede visto che le aspettative sembrano essere queste, ovvero il 41 % di un aumento a dicembre in discesa dal 60,9% mentre sembrano sparire dal tavolo di settembre quelle per un aumento scese a solo il 21 %.

Ma attenzione perchè venerdì il mercato valutario e quello obbligazionario non sembravano persarla alla stessa maniera alla fine della giornata…

ImmagineAgli amici di Machiavelli faccio notare un’altra interessante dinamica…

Immagine

Il tutto conferma la bontà della visione di strambare anche solo temporaneamente, uscendo dalla felice esperienza del BREXIT in attesa degli appuntamenti autunnali. Chi ci segue conosce il significato di quello che sta accadendo al decennale americano.

Purtroppo per un problema tecnico nell’ultimo manoscritto è saltato anche il riferimento alla sterlina ma quello che sta accadendo è da manuale chiedetelo a Leonardo, seguite i suoi insegnamenti. Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi invece è imparentato con San Tommaso dia un’occhiata qui sotto in attesa del 21 settembre…

La pensa diversamente Jan Hatzius: l’economista di Goldman Sachs ha portato al 55% dal 40% le probabilità di un rialzo del costo del denaro nel mese in corso tagliando quelle di dicembre al 25% dal 40%. Cos” facendo le chance di una stretta nel 2016 sono all’80%. “La crescita dei posti di lavoro è stata più bassa del consensus ma sopra il passo che la Fed considera tipicamente sufficiente per mantenere stabile nel tempo il tasso di disoccupazione, il cosidetto breakeven rate”, spiega Hatzius in una nota ai clienti. Ventiquattro ore prima Loretta Mester, presidente della Fed di Cleveland, aveva spiegato che una crescita mensile dei posti di lavoro tra le 75mila e le 150 mila unità sarebbe “sufficienti per mantenere la disoccupazione costante”.

Per BNP Paribas “non c’è nulla nel rapporto che invii segnali di allarme sulla direzione dell’economia, diversamente dal rapporto di maggio che aveva acceso paure”. In quel mese i posti creati furono solo 11.000 (contro i 38.000 della prima stima), minimi del 2010. Per gli esperti della banca francese il rapporto stesso “è buono quanto basta affinché l’Fomc alzi i tassi a settembre”.

Anche gli analisti di Barclays restano convinti che la stretta ci sarà a fine mese. Secondo loro “lo stato di salute del mercato del lavoro resta intatto e quindi l’attività economica resta solida”.

(…)  Gross si aspetta che la Federal Reserve possa alzare i tassi nel mese in corso mentre Pimco vede come più probabile una stretta a dicembre.

Dopo il rapporto sull’occupazione americana ad agosto, quando sono stati creati 151.000 posti di lavoro contro i 180.000 attesi, Gross ha spiegato a Bloomberg Radio che “settembre è sul tavolo. Non credo al 100% ma vicino al 100%”. Colui che adesso gestisce il Janus Global Unconstrained Bond Fund ha detto: “Se questo tipo di rapporti non [porta a una stretta], non so cosa lo possa fare”. A fare da cerchiobottista è Mohamed El-Erian, consulente economico di Allianz ed ex collega di Gross in Pimco. Il quadro emerso oggi “mette la Fed in una posizione davvero difficile quando si riunirà” il 20 e 21 settembre, ha detto a Bloomberg Television. “La questione fondamentale è una: quanto la Fed è preoccupata dei danni collaterali e delle conseguenze indesiderate date da un periodo protratto di tassi bassi? Se sono tanto preoccupati quanto me, allora questo rapporto rappresenta un semaforo verde per una stretta. Se non sono preoccupati, allora [i membri della Fed] aspetteranno” ad alzare i tassi. La crescita dell’occupazione Usa rallenta, stretta Fed a settembre meno probabile ma ci sono i contrarian

Come detto più volte a noi non interessa nulla di quello che in realtà farà la Fed il 21 di settembre, a noi interessa interpretare i movimenti e gli umori delle masse, per essere pronti ad afferrare le opportunità che il mercato valutario offre.

Ricordo ancora che dall’uscita di Machiavelli i trend del dollaro, dell’oro e del petrolio ci hanno dato ragione. Per quanto riguarda invece i mercatio azionari, ci dispiace ma non ci occupiamo indistintamente di bische clandestine, anche se l’ultimo movimento ha tutta l’aria di assomigliare ad una trappola per topi più che per tori.

Come scrive il nostro Tim Duy e come pensiamo noi in realtà non c’è alcun motivo per cui la Fed debba alzare i tassi, sarebbe un’autentica fesseria. Investimenti fissi e residenziali in caduta libera, consumi familiari volatili trainati soprattutto dal settore automobilistico nuovamente in bolla.

Vi ripropongo la dinamica della crescita degli ultimi trimestri con le previsioni per i prossimi due alquanto ottimisti…

  • 4 ° trimestre 2015: 0,9%
  • 1 ° trimestre 2016: 0,8%
  • 2 ° trimestre 2016: 1,1%
  • 3 ° trimestre 2016: 2,8%
  • 4 ° trimestre 2016: 1,7%

Vi sembra un livello di crescita tale da richiamare un aumento dei tassi?

PDFP

Non c’è da meravigliarsi che la crescita dei posti di lavoro sta decelerando, nonostante le “anomalie” degli ultimi mesi…

Nfp

Come scrive TIm, c’è spazio un’ulteriore decelerazione. Si noti anche che i progressi sulla riduzione della sottoccupazione stanno rallentando sensibilmente:

Under

 

Ora, si potrebbe dire che la Fed ha bisogno di aumentare i tassi perché i salari sono in aumento. Ma vorrei ricordare che i salari sono un indicatore ritardato del ciclo economico…

Wages

…ed è probabile che continueranno ad aumentare anche dopo che è iniziata la fase di recessione. Credo che la Fed tende a concentrarsi troppo su indicatori ritardati nelle fasi successive di un ciclo economico, il risultato finale è un’ eccessiva politica monetaria restrittiva. Come abbiamo visto in questi mesi e tutt’oggi nulla giustifica un rialzo, anche il dato in uscita martedì dal settore servizi che vale oltre il 70% della crescita e dell’occupazione insieme al settore manifatturiero farà comprendere che dell’inflazione quella verà non c’è alcuna traccia…

Pce



Conclude Tim sembra che ci sia una gran fretta nei membri votati per un rilazo dei tassi , le basse aspettative dei mercati sembrano dire che se vi sarà un aumento sarà l’ennesimo errore.

Ripeto non c’è alcun motivo per un aumento dei tassi, ma tutta questa fretta e agitazione mi fa dire che hanno un gran bisogno di alzarli per aver maggiori margini di discesa e lancio nuovo quantitative easing in mezzo alla prossima recessione economica. 

3 commenti Commenta
d
Scritto il 5 Settembre 2016 at 12:05

Per quel che vale concordo pienamente
Quello che conta operativamente sono le ultime tre righe
Alzeranno in fretta per poter poi lanciare meglio la prossima manovra….
Quando? Prmavera?

malario
Scritto il 6 Settembre 2016 at 08:13

ecco gli avvoltoi:

http://www.milanofinanza.it/news-preview/i-fondi-usa-per-veneto-vicenza-201609052015435999

che con qualche spicciolo mettono le mani su una bella fetta di bancario (e soprattutto risparmio) nostrano…

gnutim
Scritto il 6 Settembre 2016 at 08:55

bell’affare x atlante, sgancia 2 mld e ne riprende 1

ahahahah

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