FATE PRESTO! SALVIAMO LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA!

Scritto il alle 08:12 da icebergfinanza

Oggi ho bisogno del Vostro aiuto per scatenare una tempesta perfetta di sensibilizzazione per accogliere l’urlo disperato che proviene dalle nostre piccole e medie imprese, di cui molti di Voi ganno parte, ho intenzione di condividere con Voi cari compagni di viaggio un’iniziativa partita ieri che mira a sensibilizzare attraverso la consapevolezza dell’opinione pubblica e soprattutto delle istituzioni politiche e finanziarie di questo Paese sul problema del corto circuito tra imprese e credito che sta destabilizzando buona parte delle piccole e medie imprese virtuose di questo Paese.

La questione finanziaria è solo uno dei tanti problemi con i quali combattono quotidianamente le nostre imprese, oltre ad una insopportabile oppressione fiscale e burocratica e una sostanziale trappola valutaria che si aggiunge ai problemi strutturali che da sempre contraddistinguono le nostre aziende.

Ricordo a tutti che per firmare la petizione basta solo nome e cognome e una mail di riferimento e nient’altro, solo un pò di buona volontà e sensibilità verso un problema che coinvolge tutti nessuno escluso.

Come abbiamo spesso condiviso, il nostro Paese ha un’economia la cui colonna vertebrale è costituita da milioni di piccole e medie imprese, microimprese, cooperative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT nel 2010 circa il 95 % delle aziende italiane aveva meno di 10 dipendenti con una media inferiore a 4 dipendenti per azienda e da lavoro a circa il 47,8 % della forza lavoro complessiva, generando valore aggiunto per circa 708 miliardi di euro.

Nel 2011 secondo FondazioneImpresa le imprese fino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62% dei giovani occupati nel periodo.  Le microimprese, quelle che hanno meno di 10 addetti, hanno assunto complessivamente 240 mila giovani, il 50% del totale dei nuovi giovani assunti. Di contro la grande impresa (da 50 addetti in su) ha assunto solo il 17,4% dei giovani nell’ultimo anno.

Si aggiunga che il mondo cooperativo con circa 1,4 milioni di lavoratori,  in Italia contribuisce al 7,4% dell’occupazione secondo dati Censis con un aumento dal 2007 al 2011 del 8 % dei livelli di occupazione, unico settore in controtendenza nella crisi.

Come avrete notato nelle ultime settimane ho più volte posto la “provocazione” secondo la quale, non si riesce a comprendere al di la delle limitazioni statutarie,  per quale motivo la Banca d’Italia o la BCE non possano intervenire fornendo liquidità alle PMI europee come hanno fatto con il sistema bancario, con politiche monetarie non convenzionali, scontando i crediti commerciali verso le pubbliche amministrazioni statali, attraverso la formula dello sconto pro soluto con la cessione del proprio credito alla banca la quale lo utilizzerà per accedere ad ulteriore liquidità presso la BCE .

Fatta questa premessa ecco per quale motivo oggi Icebergfinanza lancia una nuova petizione su …

  CHANGE.ORG

dal titolo FATE PRESTO SALVATE LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA , per mettere in risalto una discussione che troppo spesso avviene nelle seconde pagine o nelle sale ovattate delle discussioni accademiche, senza coinvolgere l’economia reale o la gente comune,  con lo scopo di sensibilizzare l’ opinione pubblica e le forze politiche e istituzionali del nostro Paese, nei confronti di una soluzione che potrebbe dare una svolta decisiva allo scongelamento del credito in tutta Europa, anche se oggi i problemi sono strutturali e vanno bel al di la di questa iniziativa.

Una goccia nell’oceano che può diventare tsunami, con il Vostro aiuto, attraverso contatti, mail, forum, social network, Facebool, Twitter, Google, Linkedin e via dicendo, nei commenti su giornali on line,  per portare all’attenzione una possibile soluzione che attenui la stretta creditizia e riporti un pò di fiducia nel rapporto con le istituzioni.

Questo è il testo della petizione…

Alla cortese attenzione del Parlamento Italiano, Europeo, alla Banca d’Italia e alla Banca Centrale Europea


Da sempre, le piccole e medie imprese sono le fondamenta sulla quale poggia l’intera economia europea, 23 milioni di piccole e medie imprese che rappresentano circa il 99% delle aziende e sono un motore chiave per la crescita economica, l’innovazione, l’occupazione e l’integrazione sociale.

In Italia nel 2011, secondo una ricerca di Fondazione Impresa, le imprese e le cooperative sino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62 % dei giovani occupati nel periodo, il 50 % dei quali assunti da imprese con meno di 10 addetti.

L’attuale situazione di corto circuito tra imprese e credito, determinato in parte dalla parziale sottocapitalizzazione bancaria e cronica di molte imprese e dalla spirale negativa depressionaria che sta colpendo il nostro Paese, inevitabile conseguenza di politiche economiche non adeguate alla situazione, sta distruggendo progressivamente il tessuto economico di un Paese basato sulla specializzazione e creatività, da sempre nostri punti di forza, con il rischio di disperdere per sempre saperi e abilità, competenze e professionalità.

E’ ormai chiaro a tutti che il corto circuito tra imprese e credito non colpisce in maniera omogenea tutti gli Stati dell’Unione Europa, conseguenza diretta di una situazione di squilibri strutturali interni ed esterni che hanno caratterizzato gli ultimi anni.

 Secondo alcune fonti ufficiali ad oggi alcune PMI italiane vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione centrale, Regioni ed Enti Locali per circa 70/80 miliardi di euro, con un ritardo medio di circa 180 giorni nei pagamenti. Inutile ricordare i numerosi effetti placebo di singole iniziative da parte della Cassa Depositi e Prestiti e dell’ABI, sino al recentissimo decreto del Governo Monti sulla certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, che allo stato attuale sembra non funzionare, per mancanza di trasparenza e informazioni tra il MEF e il sistema bancario.

 Ecco quindi, per quale motivo ritengo indispensabile cercare attraverso un serio confronto tra le istituzioni politiche e finanziarie europee,  una soluzione che permetta alle imprese di ottenere il credito necessario alla propria sopravvivenza, attraverso la cessione pro soluto dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, nella stessa maniera in cui si è permesso alle banche europee di poter rifinanziarsi in cambio di garanzie su vari collaterali, come ad esempio i nostri titoli di Stato, ma non solo, anche obbligazioni emesse con la stessa garanzia statale.

E’ quindi necessario che vi sia da parte della Banca d’Italia e da parte della Banca Centrale Europea la disponibilità ad accettare come collaterale da parte delle banche, anche crediti commerciali nei confronti delle PA, che le stesse banche sconteranno direttamente alle imprese creditrici, a tassi che si avvicinino  il più possibile a quelli ai quali possono accedere le stesse istituzioni bancarie.

Solo così probabilmente, sarà possibile provare ad arginare l’emorragia del credito che sta colpendo le nostre imprese più virtuose,  nel bel mezzo di un’autentica tempesta perfetta,  provando a far ripartire uno dei motori fondamentali della nostra economia e dell’economia europea, soprattutto un motore in grado di ridare fiducia e speranza alle giovani generazioni.


Cordiali saluti Andrea Mazzalai

Stiamo parlando appunto dei crediti che le PMI italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione che ammontano secondo alcune stime ad oltre 80 miliardi di euro di cui almeno il 70 % in carico agli enti locali, con un ritardo medio di 180 giorni contro i 36 della Germania.

E’ evidente il rischio di un nuovo ” credit crunch ” soprattutto  se si dimentica come la sostanziale sottocapitalizzazione delle imprese e di buona parte degli istituti finanziari del Paese,  sia tra le cause oggettive delle cautele con cui le banche al momento erogano il credito, credito troppo spesso in passato incautamente e abbondantemente elargito, tollerando questo fenomeno .

Tenete presente che secondo l’Eurostat sino ad oggi i debiti delle PA non sono conteggiati nel debito pubblico e quindi in teoria non vanno a toccare il famigerato patto di stabilità.

Inutile ricordare l’effetto placebo ottenuto dai 2 miliardi euro di plafond messo a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti o dai 10 miliardi relativi al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese messo a disposizione dall’ABI o ancora i 70 miliardi , congelati da una certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, istituita per decreto dal Governo Monti, che allo stato attuale non funziona, per mancanza  di trasparenza e informazioni tra le banche e il MEF.

E’ quindi di venerdì, la notizia secondo la quale, i sindaci dell’ANCI  sono pronti a tutto, anche ad infrangere il patto di stabilità interno pur di salvare milioni di piccole e medie imprese, pagando 8/9 miliardi di crediti riferiti ad circa 20 mila appalti già assegnati.

Ho letto in questi giorni alcune proposte che propongono di portare definitivamente a galla il debito cosidetto occulto, considerandola solo una questione contabile, già scontata dai mercati,  attraverso l’emissione di nuovo debito, sottolineando come apprezzerebbero questa soluzione di “trasparenza” ignorando un nuovo aumento del rapporto debito/pil.

Senza dimenticare che oggi, il problema principale  resta la gabbia valutaria contro la quale quotidianamente le nostre piccole e medie imprese sono obbligate a combattere.

Solo una goccia nell’oceano che potrebbe diventare tsunami, un battito della farfalla che potrebbe scatenare una tempesta perfetta, maggiore attenzione su un settore fondamentale e decisivo per il futuro del nostro Paese.

Un abbraccio e grazie dell’attenzione Andrea.

42 commenti Commenta
rubinopietro
Scritto il 12 Marzo 2013 at 08:44

1) PRIVATIZZARE DEMANIO COSTE
– 60%/70% nel sud, 30% nel centroNord
– Favorire ed incentivare investitori stranieri extraEuropei
-America
-Inglesi
-Russi
-Cinesi
2) COSTRUIRE 10 CITTA’ (non paesi ma città) spiccatamente Indirizzate al TURISMO
3) Non esenzione tasse per società Estere, ma regolarmente trattate come le Italiane
4) Trasferire, indirizzare la manodopera (principalmente giovanile) dall’entro terra alle coste
Obiettivo qualche milione di disoccupati in meno ed in poco tempo ripartenza di una buona parte
del lavoro.

jusemancio
Scritto il 12 Marzo 2013 at 08:46

firmato!

jusemancio
Scritto il 12 Marzo 2013 at 08:47

rubinopietro@finanzaonline,

privatizza le coste della tua regione, se non è la mia.

wile e. coyote
Scritto il 12 Marzo 2013 at 09:44

Firmato!!

daviosq
Scritto il 12 Marzo 2013 at 09:57

rubinopietro@finanzaonline,

Le mie coste italiane me le tengo pubbliche!!!! Firmato il tutto anche se. credo che uno dei fini degli “psicopatici europei” sia quello di distruggere il nostro tessuto economico che il mondo intero c’invidia.

john_ludd
Scritto il 12 Marzo 2013 at 10:29

daviosq@finanza,

gli “psicopatici europei” andrebbero declinati gli “incapaci europei”; non credo vogliano distruggere alcunchè, anzi pensano che alla lunga le loro azioni porteranno vantaggi, non ci sono secondi fini e la disperazione è sempre più evidente nel comportamento delle “autorità” di ogni paese, poi se uno non vuole vedere… La situazione è pessima quasi ovunque, invito ad approfondire quanto sta accadendo in Gran Bretagna, un paese sovrano dove la banca centrale ha già acquistato oltre il 25% di tutto il debito pubblico e acquista il 100% delle emissioni oltre i 10 anni. Disoccupazione in aumento, moneta in crollo verticale, tassi di interesse a breve prossimi allo zero, inflazione ormai oltre il 4%. Naturalmente la diagnosi del solito Krugmann è che non si è speso abbastanza. Nessuno può provarlo, quindi spararla sempre più grossa è gratis. Poi basta scrivere “ve lo avevo detto io !”. Chi collassa prima ? Gli inglesi sono in pole position, insieme ai giapponesi. Secondo report ufficiali sia europei che della banca d’Italia, la ricchezza privata italiana è la maggiore in Europa (escludendo i piccoli paesi come Svizzera o Lussemburgo) mentre i privati inglesi hanno in media ricchezza finanziaria negativa (gli resta un patrimonio immobiliare che il sistema bancario sostiene per non fallire). Ne concludo che duriamo un pò di più.

bergasim
Scritto il 12 Marzo 2013 at 10:29

rubinopietro@finanzaonline,

Sei sotto i fumi dell’alcol?

kry
Scritto il 12 Marzo 2013 at 11:36

john_ludd@finanza,
“Ne concludo che duriamo un pò di più.” Grazie John finalmente qualcuno che lo dica in modo chiaro. Questi sono gli ultimi dati inglesi.La produzione industriale in Gran Bretagna ha evidenziato a gennaio un calo dell’1,2% rispetto al +1,1% del mese precedente e una contrazione del 2,9% su base annuale. Il mercato si attendeva una crescita dello 0,1% m/m e un -1,1% a/a. Noi invece ascoltiamo l’invito di Andrea e vediamo di salvarci diffondendo il più possibile il suo lavoro. Grazie Andrea, ciao.

kry
Scritto il 12 Marzo 2013 at 11:41

L’ITALIA GIA’ DA 4 MESI CONQUISTA QUOTE DI EXPORT EXTRA-UE ALLA GERMANIA ED IL FENOMENO SI RAFFORZA http://www.rischiocalcolato.it/2013/03/la-bilancia-commerciale-tedesca-a-gennaio-2013-ed-il-forte-recupero-dellitalia-nellexport-extra-ue.html

stanziale
Scritto il 12 Marzo 2013 at 11:49

@John Ludd @Kry. Forse invece la Gran Bretagna se la cava ancora, o almeno non se la cavava malaccio almeno alla data del post, secondo Bagnai. http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CDIQFjAA&url=http%3A%2F%2Fgoofynomics.blogspot.com%2F2011%2F12%2Fma-come-fanno-us-e-uk.html&ei=-AY_Udo6g688reOA8Ak&usg=AFQjCNHUL7-JZ4YAPqpUAq7GlnHZ2zAl1Q&bvm=bv.43287494,d.ZWU

rubinopietro
Scritto il 12 Marzo 2013 at 11:51

bisogna creare lavoro!

le teorie e le seghe mentali, che alcuni si fanno non servono a nulla.
serve un progetto che guardi lontano, altrimenti l’impoverimento continuerà
senza possibilità di rialzare la testa, per tutti gli italiani.

una parte del problema è che alcuni che scrivono qua, evidenzia proprio che questo è il loro scopo.
pensano forse che loro sfuggiranno a questo destino, ma è proprio quello che gli capiterà.

l’onesta è la prima regola, che molti in italia hanno abbandonato e sotterrato e che non sanno più a cosa corrisponde.
Creare lavoro
creare 10 città
creare e sviluppare il turismo
creare un orientamento diverso delle politiche economiche dell’italia
conversione mentale, cambiamento, comprendere, aiutare, sviluppare ciò che si è capaci di fare!

creare lavoro.
progetto a lunga gittata, si chiama perspicacia, ma devo continuare a leggere e capire che non
in italia non ve nè.

tolgo il disturbo, ops forse ho disturbato i sapienti!
e secondi bocconiani del gruppo.

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:02

Facciamo sentire il nostro urlo di rabbia verso le Autorità 😈

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:02

Già firmato e fatto girare :mrgreen:

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:06

condivido il pensiero del amico Max:
l’economia delle piccole medie aziende e’ gia’ collassata e gli imprenditori hanno gia’ da tempo messo mano alle proprie risorse 😈 😈

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:07

rubinopietro@finanzaonline,

non hai disturbato !

e le tue idee non sono affatto strane. 😉 😀

bergasim
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:11

rubinopietro@finanzaonline,

Ma quali città, l’errata cementificazione del territorio ha provocato danni enormi al territorio a dell’ambiente e tu parli di costruire 10 città,
Seguendo il tuo consiglio, grazie all’ulteriore cementificazione del territorio distruggeremmo ancor più l’ambiente e mettendo sempre più in ginocchio l’agricoltura uno dei punti di eccellenza del made in italy ( a 50 mld di € ammonta il tarocco dei nostri prodotti agricoli ).
Va rimodernato quello che già c’è, reso efficiente, riconvertire le aree urbane e riqualificare le aree industriali dismesse, altro che 10 nuove città.
Se te le devi prendere con qualcuno, quel qualcuno sei tu.

john_ludd
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:25

stanziale@finanza,

Bagnai è un brav’uomo. Ha una tesi e l’argomenta bene, come dargli torto ? Se però gli fai osservare che anche altrove la situazione è pessima, e che la soluzione che lui propone (svalutazione competitiva e rilancio dell’inflazione) ha fallito alla grande perché il mondo di oggi non è il mondo del 1930, e solo provi ad accennarne sul suo blog vieni ricoperto da gentili parole quali “sei una merda”, “sei un coglione”, “mi fai schifo vattene di qua” etc… E’ davvero bravo nel vedere le travi negli occhi degli altri, un pò meno nel vedere i limiti della propria parrocchia e della propria disciplina che si ostina a chiamare scienza. Uno dei tanti disperati che ripropone soluzioni che andavano bene per un mondo che fù e ora non è più.

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:25

Anche l’amico Michele B. ha firmato. Bravooo 😉

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:27

bergasim,

Riqualificare, fare fare fare, finiamola con tutta la burocrazia-corruzione italiana.
le norma sull’edilizia incluse quelle su PRG non devono superare le 10 pagine A4

Chiarooo ? :mrgreen: 😈

giobbe8871
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:28

Siamo a 250 firme. Bene
http://www.change.org/it/petizioni/fate-presto-salviamo-la-piccola-e-media-impresa-2

http://www.change.org/it/petizioni/fate-presto-salviamo-la-piccola-e-media-impresa-2

entro la fine della settimana dobbiamo superare le 5 mila firme !

ed entro fine mese 10 . 000 firme 😉 😉 😀 😀

sherpa
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:29

bergasim,

Restauriamo quello che c’è già, Che è tanta roba.

sherpa
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:29

sherpa@finanza,

Condivido in pieno.

bergasim
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:35

sherpa@finanza,

Ho scritto forse il contrario? forse hai problemi di vista

bergasim
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:35

john_ludd@finanza,

Quoto, sono stato bannato ed insultato due volte

silvio66
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:39

Firmato e condiviso.

sherpa
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:41

bergasim,

Era un appoggio alle tue proposte. Effettivamente porto gli occhiali.

icebergfinanza
Scritto il 12 Marzo 2013 at 12:53

Ragazzi … cerchiamo di dialogare rispettando le diverse opinioni c’è già troppa tensione in giro, siamo in una santabarbara! Andrea

john_ludd
Scritto il 12 Marzo 2013 at 13:05

stanziale@finanza,

Dove va il mondo non lo decidono i pianificatori centrali come Bernanke, i soloni di Bruxelles e le varie parrocchie di economisti che da 2 secoli infestano l’umanità con il peso spropositato delle loro opinioni che mai reggono alla prova del tempo. Se vuoi leggere di qualche tentativo più rigoroso e pur sempre incerto prova a frequentare altre e più scomode parrocchie; fisici, biologi, geologi hanno qualcosa di più serio da raccontare ma non ti piacerà. A quelle mi attengo, come pure ai giganti del pensiero che ci hanno preceduto e che comprendendo la natura umana ti possono realmente dare una mano. La consapevolezza non è un pasto gratis, felicità non è saltarellare giulivi qua e là, libertà non è mai sinonimo di sicurezza che è quello che in genere gli umani ricercano.

apprendista
Scritto il 12 Marzo 2013 at 19:04

john_ludd@finanza,

Ciao John ,alla luce dell ‘ armageddon finanziario e geofisico del pianeta benche’ gia’ da te affermato che non esiste attivo che si possa preservare e lasciare ai nostri figli hai anche affermato che in un futuro prossimo chi avra’ oro dovra’ stare molto attento a non farlo sapere,quindi perdonami non capisco ?pensi che il metallo giallo sia comunque un opzione per tentare di salvare il salvabile ?
Grazie se vorrai spendere due parole sulla tua opinione.
Ciao
Grazie

icebergfinanza
Scritto il 12 Marzo 2013 at 19:26

Noto tanto scetticismo in giro su queste petizioni, ma oggi ho ricevuto una trentina di mail da parte di imprese e nostri compagni di viaggio che lavorano in piccole e medie imprese, alcune di pura disperazione ed è per questo che questa volta non mi fermerò davanti a nulla neppure agli scettici.
Amici e parenti in difficoltà, che non ricevono stipendi da mesi o con aziende in grave difficoltà!

So benissimo che sono molteplici i problemi che un’azienda deve affrontare, tasse e burocrazia innanzitutto, ma da qualche parte bisogna pur incominciare e questa è una soluzione percorribile ma serve PRESSIONE PRESSIONE PRESSIONE!

Controcorrente sempre e comunque abbiamo bisogno di Voi CONTO SU DI VOI!

Ho già ricevuto l’interessamento di due redazioni RAI e un giornale, ma loro attendono solo i numeri, più interesse riusciremo a suscitare meglio è. Io resterò ai margini, voglio che i protagonisti siano sempre e solo loro, coloro che quotidianamente soffrono e combattono in questa depressione.

Ciao Andrea

sherpa
Scritto il 12 Marzo 2013 at 19:52

icebergfinanza,

Grazie per questa crociata, ho una piccolissima azienda familiare e so cosa si deve sopportare tutti i giorni in termini di crisi e di burocrazia inutile e dannosa. Non dico agevolazioni, che comunque aiuterebbero specie in questi momenti, ma almeno non avere tutti i giorni i bastoni tra le ruote da parte di chi dovrebbe aiutarci a svolgere la nostra attività che in molti casi è anche un servizio alla comunità oltreche il nostro lavoro.

kry
Scritto il 12 Marzo 2013 at 19:54

apprendista@finanza,
Preferisco ti risponda John con le sue competenze. Il fatto di non farlo sapere in giro si riferisce al rischio di confisca da parte dello stato.

anderville
Scritto il 12 Marzo 2013 at 20:30

Andrea ho aderito alla petizione. Non sono iscritto a Fb ma ho fatto girare la notizia lo stesso.
Grazie come sempre.

john_ludd
Scritto il 12 Marzo 2013 at 21:10

apprendista@finanza,

Non c’è nessun armageddon inevitabile, si tratta di cambiare le priorità e di abbandonare un modello di sviluppo basato SOLO sulla quantità di consumi e non sulla qualità. Qualcuno in questo passaggio ci deve rimettere, l’importante è che non sia la maggioranza. Complesso finanziario e monopoli energetici SONO LA STESSA IDENTICA COSA. Non sono nostri amici, sono i nostri sfruttatori e le varie compagini dei vari governo solo i loro rappresentanti. La tecnologia che ci serve l’abbiamo già, non ci serve l’iPhone 5,6,7 e meno ancora centrali nucleari o altre centrali a carbone/gas. Si può risparmiare il 20% della bolletta energetica ORA semplicemente con un piano di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare e altre misure di mero buon senso. Tutta tecnologia semplice, italiana e alto contenuto di mano d’opera e basso impiego di capitale. Il contrario di quello che vogliono i cartelli. Ma in questo modo le varie ENI, Enel, Hera etc… guadagnerebbero meno soldi, ci sarebbero meno posti inutili di lavoro, lo stato incasserebbe meno ora e molto di più domani etc… Seguite la petizione di Andrea, è utile.

john_ludd
Scritto il 12 Marzo 2013 at 21:12

kry@finanza,

John è un trombone, per un pò se ne starà zitto altrimenti fa solo casino inutile.

pikkiapo
Scritto il 12 Marzo 2013 at 22:08

Firmato!

kry
Scritto il 12 Marzo 2013 at 22:41

john_ludd@finanza,

OK, allora a risentirci tra 3/4 mesi come consuetudine. Intanto mi leggo i link sull’energia. Grazie e ciao.

paover
Scritto il 12 Marzo 2013 at 22:52

rubinopietro@finanzaonline

due considerazioni rapide a commento di quanto da te scritto:
se non ricordo male il debito pubblico dieci anni fa era a ca 1200 mld di euro
dieci anni dopo siamo a 2000 quindi anche vendendo demanio e beni dello stato per 500 mld (?) torniamo indietro di nulla….. e nel giro di pochi anni siamo di nuovo da capo con “meno” da vendere
inoltre consiglieri la lettura di un libro “Argentina, il paese dei paradossi”….quando nel 2001 l’argentina è crollato sotto il peso di 3000 U$D di debito per abitante, contro i 50000 U$D che abbiamo sul groppone noi, lo stato si è trovato senza più niente in mano in quanto (s)venduto a suon di tangenti a cani e porci….
a mio modo di vedere alcune azioni che si possono portare avanti in tempi rapidi per sistemare un po’ le cose sono:
– lasciar fallire le banche troppo esposte salvaguardando i correntisti
– “distruggere” l’economia basata sulla carta e tornare a cose concrete
– una rivoluzione “verde” reale (in Danimarca dal 2014 via tutte le caldaie alimentate con fonti fossili, e da noi?)
– recupero dei centri storici
– rilancio del turismo (solo il 5% degli stranieri ad esempio sceglie l’Italia per le sciate invernali….) abbiamo inoltre oltre il 40% dei beni tutelati dall’unesco
– tassazione secca al 30% sulle piccole e medie aziende e galera per chi evade
– uccidere lo strapotere delle multinazionali nelle tringolazioni fiscali in modo che paghino una tassazione “normale” e non il “nulla” che pagano ora
– prendere le aziende con fatturati superiori ai 20 (?) mld di euro e frazionarle per aprire il mercato a nuovi soggetti/nuove idee
– chiudere tutte le società pubbliche e parapubbliche attive in settori non strategici che avendo pochi se non nulli vincoli di bilancio fanno concorrenza spietata alle aziende private medio piccole
– togliere alcuni privilegi insopportabili di accesso al credito a tassi scandalosi ad aziende amiche degli amici, dipendenti di banca, onorevoli etc ed uniformarli a standard europei
– reintroduzione del falso in bilancio
– spoil system sistematico su tutti i dirigenti di primo e secondo piano delle amministrazioni pubbliche
– certezza della pena
– licenziamento dei dipendenti enti pubblici
– profonda modifica dei sindacati con la possibilità di rappresentanza nei board aziendali ma nessuna possibilità di operare con società terze (vedi notizie di questi giorni ad esempio sulla CISL)
– tassazione senza vantaggi delle coop rosse e bianche che stanno massacrando tutti nei mercati nei quali operano

e qui mi fermo per non tediare, scusate, saluti
Paolo

galactus
Scritto il 13 Marzo 2013 at 01:42

Indovina indovinello quale e’ il paesello:

Ma in verità non hanno potuto fare nulla per cambiarlo: ……….è un paese con grandi ingiustizie. Nel 1970 …………..possedeva il 44% delle attività finanziarie nette. Nel 2011 erano il 66%. Le imposte sui salari, i redditi e i consumi – sostenute dalla massa – sono pari all’80% del totale delle entrate fiscali, le imposte sui redditi d’impresa e i profitti sono solo il 12%. Quasi 8 milioni di ……. .ricevono un basso salario. 12 milioni di individui vivono al limite o sotto la soglia di povertà. Il 25% degli occupati in ………..ha un lavoro precario: lavoro interinale, lavoro a tempo, contratti d’opera, tirocini. Il 50% dei nuovi posti vacanti è a tempo determinato…

sherpa
Scritto il 13 Marzo 2013 at 07:25

paover@finanza,

Ammazza’ o, non sarà un pò troppo??
Troppa grazia.
Troppo buon senso.
Troppo senso pratico.
Senza contare che si sposterebbero troppe risorse dalla carta al concreto.
Rischiamo concretamente una ripresa.
E’ troppo per questo paese, non siamo abituati.
Se questa legislatura iniziera una parte di questo programma le faremo un applauso.

italywip
Scritto il 13 Marzo 2013 at 12:16

L’italia gioca con la politica e distrugge tessuto sociale, investimenti e forza lavoro

Quando hai distrutto punti di PIl e non hai i soldi per recuperare la competizione sei un ‘azienda morta

Diamoci una svegliata e poi torniamo al voto e diamo un futuro..

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