FATE PRESTO! SALVIAMO LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA.

Scritto il alle 15:00 da icebergfinanza

Oggi ho bisogno del Vostro aiuto per scatenare una tempesta perfetta di sensibilizzazione per accogliere l’urlo disperato che proviene dalle nostre piccole e medie imprese, di cui molti di Voi ganno parte, ho intenzione di condividere con Voi cari compagni di viaggio un’iniziativa partita ieri che mira a sensibilizzare attraverso la consapevolezza dell’opinione pubblica e soprattutto delle istituzioni politiche e finanziarie di questo Paese sul problema del corto circuito tra imprese e credito che sta destabilizzando buona parte delle piccole e medie imprese virtuose di questo Paese.

La questione finanziaria è solo uno dei tanti problemi con i quali combattono quotidianamente le nostre imprese, oltre ad una insopportabile oppressione fiscale e burocratica e una sostanziale trappola valutaria che si aggiunge ai problemi strutturali che da sempre contraddistinguono le nostre aziende.

Ricordo a tutti che per firmare la petizione basta solo nome e cognome e una mail di riferimento e nient’altro, solo un pò di buona volontà e sensibilità verso un problema che coinvolge tutti nessuno escluso.

Come abbiamo spesso condiviso, il nostro Paese ha un’economia la cui colonna vertebrale è costituita da milioni di piccole e medie imprese, microimprese, cooperative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT nel 2010 circa il 95 % delle aziende italiane aveva meno di 10 dipendenti con una media inferiore a 4 dipendenti per azienda e da lavoro a circa il 47,8 % della forza lavoro complessiva, generando valore aggiunto per circa 708 miliardi di euro.

Nel 2011 secondo FondazioneImpresa le imprese fino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62% dei giovani occupati nel periodo.  Le microimprese, quelle che hanno meno di 10 addetti, hanno assunto complessivamente 240 mila giovani, il 50% del totale dei nuovi giovani assunti. Di contro la grande impresa (da 50 addetti in su) ha assunto solo il 17,4% dei giovani nell’ultimo anno.

Si aggiunga che il mondo cooperativo con circa 1,4 milioni di lavoratori,  in Italia contribuisce al 7,4% dell’occupazione secondo dati Censis con un aumento dal 2007 al 2011 del 8 % dei livelli di occupazione, unico settore in controtendenza nella crisi.

Come avrete notato nelle ultime settimane ho più volte posto la “provocazione” secondo la quale, non si riesce a comprendere al di la delle limitazioni statutarie,  per quale motivo la Banca d’Italia o la BCE non possano intervenire fornendo liquidità alle PMI europee come hanno fatto con il sistema bancario, con politiche monetarie non convenzionali, scontando i crediti commerciali verso le pubbliche amministrazioni statali, attraverso la formula dello sconto pro soluto con la cessione del proprio credito alla banca la quale lo utilizzerà per accedere ad ulteriore liquidità presso la BCE .

Fatta questa premessa ecco per quale motivo oggi Icebergfinanza lancia una nuova petizione su …

  CHANGE.ORG

dal titolo FATE PRESTO SALVATE LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA , per mettere in risalto una discussione che troppo spesso avviene nelle seconde pagine o nelle sale ovattate delle discussioni accademiche, senza coinvolgere l’economia reale o la gente comune,  con lo scopo di sensibilizzare l’ opinione pubblica e le forze politiche e istituzionali del nostro Paese, nei confronti di una soluzione che potrebbe dare una svolta decisiva allo scongelamento del credito in tutta Europa, anche se oggi i problemi sono strutturali e vanno bel al di la di questa iniziativa.

Una goccia nell’oceano che può diventare tsunami, con il Vostro aiuto, attraverso contatti, mail, forum, social network, Facebool, Twitter, Google, Linkedin e via dicendo, nei commenti su giornali on line,  per portare all’attenzione una possibile soluzione che attenui la stretta creditizia e riporti un pò di fiducia nel rapporto con le istituzioni.

Questo è il testo della petizione…

Alla cortese attenzione del Parlamento Italiano, Europeo, alla Banca d’Italia e alla Banca Centrale Europea

Da sempre, le piccole e medie imprese sono le fondamenta sulla quale poggia l’intera economia europea, 23 milioni di piccole e medie imprese che rappresentano circa il 99% delle aziende e sono un motore chiave per la crescita economica, l’innovazione, l’occupazione e l’integrazione sociale.

In Italia nel 2011, secondo una ricerca di Fondazione Impresa, le imprese e le cooperative sino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62 % dei giovani occupati nel periodo, il 50 % dei quali assunti da imprese con meno di 10 addetti.

L’attuale situazione di corto circuito tra imprese e credito, determinato in parte dalla parziale sottocapitalizzazione bancaria e cronica di molte imprese e dalla spirale negativa depressionaria che sta colpendo il nostro Paese, inevitabile conseguenza di politiche economiche non adeguate alla situazione, sta distruggendo progressivamente il tessuto economico di un Paese basato sulla specializzazione e creatività, da sempre nostri punti di forza, con il rischio di disperdere per sempre saperi e abilità, competenze e professionalità.

E’ ormai chiaro a tutti che il corto circuito tra imprese e credito non colpisce in maniera omogenea tutti gli Stati dell’Unione Europa, conseguenza diretta di una situazione di squilibri strutturali interni ed esterni che hanno caratterizzato gli ultimi anni.

Secondo alcune fonti ufficiali ad oggi alcune PMI italiane vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione centrale, Regioni ed Enti Locali per circa 70/80 miliardi di euro, con un ritardo medio di circa 180 giorni nei pagamenti. Inutile ricordare i numerosi effetti placebo di singole iniziative da parte della Cassa Depositi e Prestiti e dell’ABI, sino al recentissimo decreto del Governo Monti sulla certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, che allo stato attuale sembra non funzionare, per mancanza di trasparenza e informazioni tra il MEF e il sistema bancario.

Ecco quindi, per quale motivo ritengo indispensabile cercare attraverso un serio confronto tra le istituzioni politiche e finanziarie europee,  una soluzione che permetta alle imprese di ottenere il credito necessario alla propria sopravvivenza, attraverso la cessione pro soluto dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, nella stessa maniera in cui si è permesso alle banche europee di poter rifinanziarsi in cambio di garanzie su vari collaterali, come ad esempio i nostri titoli di Stato, ma non solo, anche obbligazioni emesse con la stessa garanzia statale.

E’ quindi necessario che vi sia da parte della Banca d’Italia e da parte della Banca Centrale Europea la disponibilità ad accettare come collaterale da parte delle banche, anche crediti commerciali nei confronti delle PA, che le stesse banche sconteranno direttamente alle imprese creditrici, a tassi che si avvicinino  il più possibile a quelli ai quali possono accedere le stesse istituzioni bancarie.

Solo così probabilmente, sarà possibile provare ad arginare l’emorragia del credito che sta colpendo le nostre imprese più virtuose,  nel bel mezzo di un’autentica tempesta perfetta,  provando a far ripartire uno dei motori fondamentali della nostra economia e dell’economia europea, soprattutto un motore in grado di ridare fiducia e speranza alle giovani generazioni.

Cordiali saluti Andrea Mazzalai

Stiamo parlando appunto dei crediti che le PMI italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione che ammontano secondo alcune stime ad oltre 80 miliardi di euro di cui almeno il 70 % in carico agli enti locali, con un ritardo medio di 180 giorni contro i 36 della Germania.

E’ evidente il rischio di un nuovo ” credit crunch ” soprattutto  se si dimentica come la sostanziale sottocapitalizzazione delle imprese e di buona parte degli istituti finanziari del Paese,  sia tra le cause oggettive delle cautele con cui le banche al momento erogano il credito, credito troppo spesso in passato incautamente e abbondantemente elargito, tollerando questo fenomeno .

Tenete presente che secondo l’Eurostat sino ad oggi i debiti delle PA non sono conteggiati nel debito pubblico e quindi in teoria non vanno a toccare il famigerato patto di stabilità.

Inutile ricordare l’effetto placebo ottenuto dai 2 miliardi euro di plafond messo a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti o dai 10 miliardi relativi al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese messo a disposizione dall’ABI o ancora i 70 miliardi , congelati da una certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, istituita per decreto dal Governo Monti, che allo stato attuale non funziona, per mancanza  di trasparenza e informazioni tra le banche e il MEF.

E’ quindi di venerdì, la notizia secondo la quale, i sindaci dell’ANCI  sono pronti a tutto, anche ad infrangere il patto di stabilità interno pur di salvare milioni di piccole e medie imprese, pagando 8/9 miliardi di crediti riferiti ad circa 20 mila appalti già assegnati.

Ho letto in questi giorni alcune proposte che propongono di portare definitivamente a galla il debito cosidetto occulto, considerandola solo una questione contabile, già scontata dai mercati,  attraverso l’emissione di nuovo debito, sottolineando come apprezzerebbero questa soluzione di “trasparenza” ignorando un nuovo aumento del rapporto debito/pil.

Senza dimenticare che oggi, il problema principale  resta la gabbia valutaria contro la quale quotidianamente le nostre piccole e medie imprese sono obbligate a combattere.

Solo una goccia nell’oceano che potrebbe diventare tsunami, un battito della farfalla che potrebbe scatenare una tempesta perfetta, maggiore attenzione su un settore fondamentale e decisivo per il futuro del nostro Paese.

Un abbraccio e grazie dell’attenzione Andrea.

7 commenti Commenta
cellula labile
Scritto il 15 Marzo 2013 at 18:17

SOLIDARIETA’, CONDIVISIONE, PARTECIPAZIONE……….se non ora QUANDO!
abbiamo a disposizione un fine settimana per aderire e/o promuovere l’iniziativa di Andrea.
un abbraccio a tutti.
Anna

dorf001
Scritto il 16 Marzo 2013 at 10:54

sherpa@finanza,

ma certo caro sherpa. certo che si può. e continuate scioccamente a guardare quello che fanno gli stranieri. noi italiani siamo sempre i primi in tutto. te l’ho già detto. guarda AURITI in rete su youtube. auriti è stato il primo a denuncia re la truffa. già molti anni fa. auriti è anni luce avanti a grillo e a tutti. e lui, auriti, lui si’ un vero eroe, non il traditore massone garibaldi, lui oltre a denunicare ha fatto. ha fatto le cose. no ciaccole ma fatti. e nel suo paese guardagriele ha tirato su tutto il paese. ecco guarda questo video. un vero esempio. lo dice lui stesso nel video. guarda: http://www.youtube.com/watch?v=Em3NrDCoJhc

ha fatto 3 libri, sono tutti graits in internet. non sono lunghi. e ora in questo video ti spiega cosa vuol dire il valore indotto della moneta. il trucco diabolico che ci tiene tutti schiavi sta tutto li’. auriti ha capito il trucco. solo che come mi chiedevi 2 post fa, nessun politico te lo dirà mai. perchè sono tutti traditori. e ti dirò di più. i capi partito lo sanno tutti, ma tacciono, perchè gli conviene. anchenbossi tanto x dire lo sà, ma tace. il sindaco di verona lo sà ma tace. gli ho parlato io anni fa, m’ha detto che conosce la truffa del signoraggio monetario , ma cosa ha fatto? nulla. intrallazza con i grossi imprenditori. chiaro? ho parlato di persona con di pietro. m’ha detto che lui ha denunicato anni fa in parlamento, ma non ci si può far niente. capito? e quando ho detto a di pietro. mi scusi, visto che spesso la intervistsno in strada quelli dei gironali, non può dirlo, in 1-2 minuti? sai cosa ha detto? è scappato. capito mi hai?

se ti salvi, lo puoi fare “solo” con le tue forze. ultima cosa. grillo ha conosciuto di persona auriti. finchè era in vita. quindi grillo sà tutto, ma glissa, fugge da questo tema. e il reddito di cittadinanza l’ha inventato AURITI, no grillo. diamo merito a quelli che veramente hanno denunciato e inventato le cose buone. o no?

le banche sono associazioni a delinquere legalizzate dallo stato. è vero. lo disse di pietro anni fa su una tv privata di padova. canale italia. ecco qui : http://www.youtube.com/watch?v=zIG3BpdJSwU

vie di mezzo non ce ne sono , guarda qui http://www.youtube.com/watch?v=lx2KYXCFDQ4

by DORF

stanziale
Scritto il 16 Marzo 2013 at 15:00

Importante decisione dell’Irlanda. La fine dell’euro subito dopo le elezioni tedesche? http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/03/mentre-leurozona-e-nel-caos-lirlanda-si.html

sherpa
Scritto il 17 Marzo 2013 at 19:30

Per la serie: Non è tutto oro quello che luccica

Pubblicato da Voci dalla Germania
martedì 12 marzo 2013
Ricchezza e povertà in Germania

Jakob Augstein, commentatore progressista, su Der Spiegel attacca il rapporto del governo sulla povertà in Germania: hanno provato ad abbellire i dati ma non ci sono riusciti, le diseguaglianze sono troppo evidenti. Da Der Spiegel.
Il governo federale ha cercato di abbellire il “Rapporto sulla povertà” – tuttavia i dati ci mostrano ugualmente la miseria sociale nel nostro paese. Dieci anni dopo il lancio dell’Agenda 2010, dell’economia sociale di mercato non c’è piu’ traccia.

“La ristrutturazione dello stato sociale e il suo rinnovamento sono diventati inevitabili. Non si tratta di dare il colpo di grazia, piuttosto di conservare l’essenza dello stato sociale”. Parole pronunciate da Gerhard Schröder nel suo discorso del 14 marzo 2003 con il quale annunciava l’Agenda 2010.

Dieci anni dopo è chiaro: l’obiettivo è stato mancato, lo stato sociale colpito duramente. La Germania sta diventando una società di classe. Dovremo riabituarci al concetto. Sono finiti i tempi in cui il capitalismo sociale faceva almeno credere possibile il “benessere per tutti” (Ludwig Erhard). L’era dell’economia sociale di mercato è finita.

C’è stato un grande esproprio. Ma in Germania non sono stati i ricchi ad essere espropriati. Piuttosto il popolo.

Il “Rapporto del governo federale sulla ricchezza e la povertà in Germania”, presentato la scorsa settimana (qui un riassunto e qui una verifica dei fatti) ce ne dà una testimonianza. Bisogna guardare da vicino per decifrare il triste messaggio. Nei mesi che hanno preceduto la pubblicazione il governo si è sforzato molto per abbellirlo e manipolarlo.

Ma in verità non hanno potuto fare nulla per cambiarlo: la Germania è un paese con grandi ingiustizie. Nel 1970 il decile piu’ alto dei tedeschi dell’ovest possedeva il 44% delle attività finanziarie nette. Nel 2011 erano il 66%. Le imposte sui salari, i redditi e i consumi – sostenute dalla massa – sono pari all’80% del totale delle entrate fiscali, le imposte sui redditi d’impresa e i profitti sono solo il 12%. Quasi 8 milioni di tedeschi ricevono un cosidetto basso salario (Niedriglöhn). 12 milioni di individui vivono al limite o sotto la soglia di povertà. Il 25% degli occupati in Germania ha un lavoro precario: lavoro interinale, lavoro a tempo, contratti d’opera, tirocini. Il 50% dei nuovi posti vacanti è a tempo determinato.

Chi ne approfitta si crea la propria rappresentazione della realtà

Si potrebbe andare avanti con altre statistiche, alcune sono nel rapporto, altre sono state compilate dagli scienziati sociali. Ma tutto cio’ in realtà è risaputo da tempo. La maggioranza delle persone continua ad alzare le spalle con indifferenza. “Resta aperta una sola domanda: perché non c’è nessuna resistenza nei confronti dei redditi troppo elevati o verso gli aumenti di ricchezza eccessivi?”, si chiede lo storico Hans-Ulrich Wehler.

Wehler dovrebbe conoscere la risposta: che cosa sono i numeri rispetto agli interessi? E che cos’è la verità rispetto alle strutture del potere? L’industria, i partiti di governo, una larga parte dei media, ricercatori e istituti di ricerca docili – tutti aiutano a negare i fatti, a relativizzare, a ignorare. Il cartello di chi ne approfitta è cosi’ forte che non si deve piu’ nemmeno prendere in considerazione la realtà dei fatti. Hanno creato una nuova realtà.

E quando non si hanno piu’ argomenti, arriva l’affermazione: il denaro non rende veramente felici. Come recentemente ha detto il deputato Matthias Zimmer (CDU) durante il dibattito al Bundestag: “l’intero dibattito viene condotto pensando solo ai fattori materiali”.

Un sistema della menzogna

Nel frattempo possiamo assistere al declino di questa società con i nostri occhi. Le scuole cadono a pezzi, le città si sgretolano, le strade sono fatiscenti, agli incroci ci sono persone che tirano fuori dalla spazzatura i vuoti a rendere. Ma ci hanno insegnato a non fidarci piu’ dei nostri occhi e a considerare le ingiustizie necessarie e le assurdità ragionevoli. Tutto serve ad uno scopo: lasciar fluire verso l’alto i redditi che vengono prodotti in basso e allo stesso tempo fare il possibile per nascondere quello che accade. Le leggi, la struttura delle tasse, i valori – il sistema.

E’ un sistema della menzogna. Gli ideologi del liberalismo parlano volentieri di obiettivi da raggiungere. Ma non viviamo in una società meritocratica, piuttosto in uno stato corporativo. Nel suo discorso sull’Agenda, 10 anni fa Schröder aveva detto: “Non è accettabile che in Germania le possibilità di iscriversi ad un liceo siano per un giovane della borghesia da 6 a 10 volte piu’ alte rispetto a quelle di un giovane proveniente da un famiglia di lavoratori”. Ed oggi Sigmar Gabriel al Bundestag ancora una volta ha detto: “Lo stato sociale deve fare in modo che le origini non diventino un destino. Non vogliamo che siano le origini a determinare il destino degli individui”.

Gli obiettivi di politica sociale sono stati mancati. Quelli di politica economica raggiunti. L’agenda politica introdotta da Schröder e portata avanti da Merkel, ha rafforza l’economia tedesca, ma ha indebolito i tedeschi.

Il rapporto sulla povertà nel suo punto piu’ sconvolgente mostra quante poche illusioni si facciano ancora i cittadini sulla realtà tedesca. Quando si chiedono le cause della ricchezza nella società, un quarto nomina le capacità e il duro lavoro. Un numero molto piu’ grande la riconduce alle origini (46 %) o alla rete sociale (39 %). Quelli molto delusi considerano la disonestà (30%) e le ingiustizie del sistema economico (25%) come le ragioni principali del benessere economico.

Che cosa è piu’ spaventoso: il realismo delle persone oppure la loro passività?

italywip
Scritto il 18 Marzo 2013 at 15:45

Cambiare una società si può, idee ve ne sono tante e in questo blog una per esempio per usare la famigerata IMU

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