AMERICA: UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA!

Scritto il alle 07:30 da icebergfinanza

Torniamo ad occuparci nuovamente dell’ evidenza empirica e della realtà fondamentale del mercato del lavoro americano e soprattutto del dibattito che sembra interessare particolarmente l’America in questi ultimi giorni a proposito del mistero delle anime che non sono nella forza lavoro o meglio che hanno abbandonato la forza lavoro.

Via Wall Street Journal si evidenzia come secondo il Census Bureau  la popolazione sopra i 16 anni è aumentata di almeno 1,5 milioni di anime nel 2011 ma la crescita non è stata distribuita in modo uniforme, a fronte della perdita di 1,2 milioni di anime che hanno lasciato la forza lavoro.

La maggior parte della crescita della forza lavoro è stata tra gli anziani e gli over 55 e in misura minore tra i 16 e i 24 anni categorie meno propense alla ricerca di un posto di lavoro. Ecco perchè la popolazione che sta lavorando secondo il Census è in realtà inferiore a quanto ritenuto in precedenza. Tenuto conto che il rapporto tra occupazione e popolazione è salito il tasso di disoccupazione non ne è stato influenzato.

Sempre secondo il WSJ non c’è stato un notevole aumento del numero dei lavoratori scoraggiati.

Poi si arriva addirittura alla fantasia sostenendo che  ‘What happened was Census found a bunch of old people we had assumed died.’ ovvero di aver segnalato un gruppo di popolazione anziana data per morta in realtà ancora viva e vegeta.

Nella sostanza sembrerebbero esserci più persone in vita di quanto stimato in precedenza negli strani meandri delle rilevazioni del Census, ma in fondo questa è una realtà che oggi va bene per le elezioni e tra qualche mese o anno si potrà revisionare senza che nessuno ricordi nulla.

 ” The adjustment increased the estimated size of the civilian noninstitutional population in December by 1,510,000, the civilian labor force by 258,000, employment by 216,000, unemployment by 42,000, and persons not in the labor force by  1,252,000. Although the total unemployment rate was unaffected, the labor force participation rate and the employment-population ratio were each reduced by 0.3 percentage point. This was because the population increase was primarily among persons 55 and older and, to a lesser degree, persons 16 to 24 years of age. Both these age groups have lower levels of labor force participation than the general population.”  ( From BLS )

Il diavolo sta nei dettagli come dice Lance Roberts di Streettalklive.com ovvero non nella popolazione over 55 non conteggiata ma in quella 16/24 una fascia di età dove maggiore è la probabilità di restare disoccupati a lungo termine a causa del degrado della condizione generale del lavoro, una dinamica che non fa ben sperare per il futuro dell’economia soprattutto se quello che serve è sempre più il lavoro qualificato.

Come mi ha fatto notare il mio amico Raffele oggi in America il tasso di occupazione dei giovani è al più basso livello degli ultimi 60 anni un pò come in tutto il mondo occidentale…

Are you young and looking for work? You’re in good company. Just 54 percent of Americans ages 18 to 24 currently have jobs, according to a study released Thursday by the Pew Research Center. That’s the lowest employment rate for this age group since the government began keeping track in 1948. And it’s a sharp drop from the 62 percent who had jobs in 2007 — suggesting the recession is crippling career prospects for a broad swath of young people who were still in high school or college when the downturn began.Huffingtonpost

Quello che vorrei farvi notare è tutto rinchiuso in questo grafico qui sotto che testimonia come la revisione di gennaio è stata eccessiva

Il grafico qui sopra mostra che  i numeri reali NILF rivisti dal mese di gennaio 1990 ad oggi
con un aumento stimato di 350.000 anime al mese, devono tenere conto del
ritiro “baby boom” generazione. Suggerisce Lanche che mentre ci saranno revisioni nei prossimi  mesi, ciò che è importante è che, come al solito, gli analisti e i  media si sono persi nel “numero”, piuttosto che capire la rilevanza del  numero in relazione alla tendenza generale.

Io vi lascio con alcune evidenze empiriche che dimostrano che il fatto di creare 100/200/300 mila nuovi posti di lavoro al mese non significa necessariamente aver evitato la recessione.

 

 

Osservando i tre mesi antecedenti l’inizio mediano di ogni recessione dai 100 ai 250 mila posti di lavoro al mese sono la normalità.

Come avete visto la storia dimostra che spesso e volentieri nei sei mesi prima di ogni recessione il mercato del lavoro continuava a produrre nuova occupazione per poi collassare nel mese successivo all’inizio della recessione ufficiale che come ben sapete verrà confermata solo alcuni mesi dopo.

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