AMERICA: STUDENT LOAN DEFAULT!

Scritto il alle 14:33 da icebergfinanza

In America, l’America del sogno americano, come abbiamo visto l’istruzione per molti giovani è solo un miraggio un miraggio nel quale si specchiano le grandi corporate finanziarie le quali lucrano sui debiti di migliaia di studenti, sequestrando le loro esistenze..

Strade della Pennsylvania (tratto da Report…)

AVIDEN I primi due anni di università a Boston li pagarono i miei genitori. A quel tempo mio padre aveva una sua attività e le cose andavano bene finché un giorno ricevo una telefonata. Erano i miei che mi dicono che non erano più in grado di pagarmi la retta. Dovevo prendere una decisione: tornare a casa o continuare gli studi. Mi indebitai personalmente per 60.000 dollari e continuai gli studi. Quando mi sono sposato mia moglie ha voluto prima sapere se avevo dei debiti, ed io “si ho un prestito per studenti”… e lei “ ah sì e quanto? 20 – 25 mila…” ed io “mmmh no circa 100mila…” stava per cadere dalla sedia. Quel debito era arrivato a 100.000 dollari e ha cambiato profondamente la mia vita.Oggi non abbiamo nessun dollaro da parte e non ci concediamo nessun lusso ovviamente, usciamo solo una volta a settimana, o al cinema o a cena fuori, mai in una steakhouse costosa, giusto hamburger e una birra.

Si il debito ha cambiato e sta cambiando profondamente la vita di molti ragazzi… il debito come arma di sequestro dei giovani e del loro futuro, nessun diritto alla cultura!

Ma ascoltate cosa sta succendendo oggi in quel paese che qualche esaltato in Italia ci indica come la terra promessa…

” Esiste il debito cattivo e il debito buono. Il primo è quello dei mutui subprime concessi a occhi chiusi prima della crisi finanziaria, (…)  subprime era appunto debito cattivo e illusorio, antagonista mascherato del sogno americano, per di più amministrato dai cattivi per eccellenza, i banchieri, mentre il debito contratto dagli studenti per pagare l’università è “buon debito”, come dice anche il segretario dell’Istruzione, Arne Duncan, perché è un investimento sull’ultimo bene rifugio, la mente umana, e la spesa per il college frutta a chi la affronta uno stipendio che permette di pagare agevolmente il debito e nel frattempo comprare una villetta con giardino, mettere su famiglia e risparmiare qualcosa per il college dei figli, per rendere l’investimento della generazione successiva un po’ meno oneroso di quello contratto dalla precedente.” IlFoglio

Affascinante no, abbiamo appena letto cosa accade sulle strade della Pennsylvania, i debito buono che ti assicura la terra promessa…

Nella teoria onnicomprensiva dell’istruzione superiore americana è così che si chiude il circolo virtuoso del buon debito. Ma la realtà è un po’ più complicata. L’anno scorso l’ammontare del debito degli studenti ha toccato i mille miliardi di dollari, più alto di quello delle carte di credito, e negli ultimi quindici anni le rette universitarie sono raddoppiate, con le domande di iscrizione e gli stipendi dei professori in costante crescita. Un college americano costa in media 21.198 dollari l’anno, e gli studenti devono allo stato, che offre finanziamenti agevolati, una media di 24 mila dollari, cifra che sempre più spesso non riescono a sopportare nemmeno quelli che trovano lavoro il giorno dopo la laurea. Soltanto un terzo degli studenti esce dall’università senza debiti, e non certo perché i lavoretti saltuari alla mensa dell’università bastano a coprire le spese: è la famiglia che ripiana i conti. Il New York Times ha fatto una ricognizione sul campo, con interviste a studenti che a fine mese non riescono a saldare la rata, fino al limite estremo di chi periodicamente cambia numero di telefono per eludere le richieste dei creditori.

Improvvisamente il debito buono è diventato un mostro ipertrofico che minaccia la sopravvivenza del sistema, e già l’anno scorso l’Economist parlava di una “bolla educativa” analoga a quella immobiliare. Le copertine di Bloomberg Businessweek e Newsweek si occupano del potenziale arresto cardiaco del sistema universitario americano e Megan McArdle, che firma l’articolo del settimanale di Tina Brown, pone la più scandalosa delle domande, ancora più bruciante in questa settimana di ritorno ai banchi di scuola: una laurea vale davvero quello che costa?

Due giorni fa su Bloomberg è apparso un articolo secondo il quali siamo già a più di un mutuatario inadempiente su prestiti federali agli studenti, con un tasso di default nei primi tre anni intorno al 13,4 %, raggiungendo il livello più alto da 14 anni.  I tassi di default sono solo la punta dell’iceberg di un disagio più ampio, diffuso.

Students have borrowed $1 trillion to pay for higher education, surpassing credit-card debt.”

1.000.000.000.000. di dollari di debiti per continuare a studiare…grande America, prendiamo esempio!

 

9 commenti Commenta
idiocrazia
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 15:59

Questa dei debiti per studiare in america é una delle cose piú allucinanti, farsesche e ridicole di tutte. Esprime una visione nella migliore delle ipotesi medievale e neofeudale della vita che solo un liberista puó avere.

Giuseppe

ilcuculo
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 17:22

Questa l’osservazione del fenomeno,

ma le cause?

Costa troppo l’università americana? Costano troppo i professori ? Costa troppo la vita al Collage ?

Il discorso è simile per la sanità.

Gli USA hanno la spesa pro-capite più alta del mondo e “forse” la qualtià milgior e delle cure, per chi la può pagare (o può pagare una assicurazione full coverage) anche l’istruzione universitaria è probabilmente tra le migliori al mondo , per chi se la può permettere.

Ne deduce che la massima qualità non si può sposare con una declinazione a servizio “di massa” . Se metti tutti questi costi in capo alla spesa pubblica questa esplode.

Forse il meglio non va d’accordo con il bene.

sd
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 18:52

Buona sera

Leggo che si continua ad essere legati a vecchi luoghi comuni ed a vecchie idee. il TEMPO passa il mondo CAMBIA.

All’università uno ci deve andare solamente se ha “qualcuno” che gli può garantire un posto di lavoro futuro (meglio se per iscritto e vincolante) oppure se c’è l’ha assicurato già per motivi famigliari, per gli altri è come fare un terno al lotto.
Di quello che ho studiato a scuola non mi è servito quasi niente ( a parte qualche prof. “illuminato”) quello veramente utile e stato solo imparare a leggere, scrivere e far di conto tutto il resto ho dovuto studiarmelo da autodidatta…………non sò voi.

Per quanto mi riguarda le scuole in USA possono anche chiudere e gli insegnati possono anche andare a zappare le terra…………se vogliono vivere……….problema loro.

SD

PS:
Le auto probabilmente non si vendono perchè non ci sono SOLDI ed in secondo luogo perchè il mantenimento è troppo COSTOSO, in definitiva non sono più un BUON AFFARE.

ilcuculo
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 19:08

sd@finanza,

L’agricoltura industriale ha bisogno di laureati non di zappatori…il mondo è cambiato.

idiocrazia
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 21:38

L’istruzione è un diritto prima che un dovere, non è necessariamente collegata con l’accesso al mondo del lavoro e andrebbe demonetizzata perché con le nuove tecnologie il costo è relitivamente nullo basta l’accesso ad internet.
L’accesso alla cultura deve essere libero e per tutti non strozzinato in una logica feudale non scherziamo.
Poi ci sarebbe il piccolissimo problema di quello che le lobby hanno combinato con le università a pagamento che selezionano i propri yesman, ogni riferimento al “se lo stato stampa moneta crea l’inflazione” è puramente casuale.

sd
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 21:53

ilcuculo@finanza,

Il Cuculo l’agricoltura industriale ha due interessi fondamentali:
1) Produrre utili per i grandi proprietari terrieri
2) Produrre cibo per i popoli, in modo che non si ribbellino (per fame i popoli si ribellano).

Comunque se conosci qualche laureato dissocupato, in questo momento avrei bisogno di aiuto perchè devo preparare l’orto per seminare l’aglio e la cipolla (adesso è la stagione giusta) e dopo devo preparare la terra per le colture primaverili ( la terra và “coltivata” se vuoi che produca, esai che lavoro)………pago in natura, con prodotti biologici senza uso di diserbanti, veleni di sintesi e concimi naturali o “amessi”.

Un saluto

SD

ilcuculo
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 22:31

sd@finanza,

Grazie ma ho già i miei problemi con la raccolta delle olive….

Mi domando sempre come fa l’olio Extra Vergine di Oliva al supermercato a costare €4 al kg.

sd
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 22:43

ilcuculo@finanza,

Se abitassi più vicino verrei ad aiutarti…..naturalmente pagamento in natura con olio extra vergine di oliva
Magari qualche affare insieme potremo farlo, chissà in una casa c’è sempre bisogno di manutenzione.

SD

dorf001
Scritto il 2 Ottobre 2012 at 23:53

ragazzi torniamo un attimo sulla scuola. e vi voglio parlare della bocconi di milano. sarebbe più giusto dire bocchini. perchè quello insegano ai ragazzi che studiano li’. gli fanno imparare la posa Clinton. ma però sotto no c’è una donna. ma degli schifosi panzuti banchieri, brutti come il peccato. e in più li fanno diventare dei veri S.D.E. cioè sicari dell’economia.

però a volte ci sono cose che non ti aspetti. ora ve ne dico 2. pensate che il nuovo ? retore della bocchini ammette la truffa del signoraggio monetario. e se lo dice lui…. qui http://www.ladysilvia.com/ladysilvia/14305/economia/0/

e 2 abbiamo due prof. atipici. cioè parlo di amato e fantacci. che dicono?? qui Udite udite: dalla Bocconi escono cervelli critici, non soltanto dogmaticamente liberal-liberisti come l’esimio Mario Monti. Insegnano storia economica nella famosa università milanese, i professori Massimo Amato e Luca Fantacci, autori di un consigliatissimo libretto pubblicato dalla Donzelli nel luglio scorso, “Come salvare il mercato dal capitalismo”.

Il titolo può mettere in sospetto il lettore anti-sistema: non è che questi due, giocando sui concetti di mercato e capitalismo, in realtà hanno l’intenzione di salvare lo status quo che nei fatti vede i due termini come sinonimi?

Economia liquida

Il fondamento su cui i due bocconiani costruiscono la loro analisi consiste, al contrario, nel disconoscere la sinonimia abituale. Il mercato è l’economia dello scambio misurato attraverso la moneta, il capitalismo è il mercato dominato dalla finanza. Il primo è da salvaguardare, il secondo da combattere e abolire perché rende lo scambio succube della mercificazione del credito.

Leggiamo: «Economia di mercato e capitalismo … a ben vedere, sono anzi incompatibili. Il capitalismo è un’economia di mercato con un mercato di troppo: il mercato della moneta e del credito». Di troppo, nel doppio senso negativo che riveste la liquidità o finanziarizzazione: «da una parte, è il carattere del credito, nella misura in cui può essere comprato e venduto su un mercato, il mercato finanziario, come quel luogo dove si investe senza responsabilità e tutti ci guadagnano. D’altra parte la liquidità è anche il carattere eminente della moneta capitalistica, nella misura in cui è una moneta che può essere trattenuta indefinitamente, come forma suprema della ricchezza, come rifugio sicuro in tempi di incertezza, quando non ci si può più fidare di nessuno». In altre parole, il male originario del sistema capitalistico sarebbe nel suo fondarsi sull’illusione del profitto illimitato e abbordabile da tutti, resa possibile da una moneta basata sul debito.

Il problema a monte, insomma, è l’economia liquida, è la liquidità definita come «il principio per cui i debiti non sono fatti per essere pagati ma per essere comprati e venduti su quel mercato sui generis che è il mercato finanziario. La liquidità trasforma il rischio inerente a ogni atto di credito… in un rischio ben differente: il rischio che i titoli che rappresentano i debiti non trovino più acquirenti». Che è esattamente la tipica situazione di insolvenza riscontrata nella crisi mondiale di questi anni.

Creditore fa rima con debitore… è il caso che leggiate tutto. vai qui http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10894

by DORF

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