SQUINZI: O CI SALVIAMO TUTTI INSIEME O NON SI SALVA NESSUNO!

Scritto il alle 12:37 da icebergfinanza

 In questi ultimi giorni e mesi abbiamo ascoltato dotti, medici e sapienti accompagnati da veggenti e chiromanti raccontarci che se la Grecia sarebbe uscita dall’euro 1000 o 2000 miliardi di euro di perdite non ce le avrebbe levate nessuno.

Tra la fine del mondo e l’apocalisse ora qualcuno si diletta a fare i conti con la Spagna. Facciamo 10 trilioni di euro e non se ne parla più e poi quando toccherà all’Italia visto che ormai si sprecano i tarocchi sul nostro Paese prenotate un volo low cost per Marte visto che non basterà più la fantasia con i trilioni.

Ma diamo un’occhiata ora a cosa ci racconta il nuovo presidente di Confindustria Squinzi…

(AGI) – Roma, 22 giu. – “O ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiudendo il suo intervento al convegno ‘Europa federale, unica via d’uscita?’.

Per questo, ha aggiunto, “nei giorni scorsi ho invocato la buona politica, materia che scarseggia e di cui avremmo estremo bisogno”. Un default dell’area euro “porterebbe, soltanto nel primo anno, un crollo del Pil tra il 25 e il 50 per cento” ha detto Squinzi, nel suo intervento al convegno ‘Europa federale, unica via d’uscita?’. Si deve agire subito contro la crisi e “con fermezza”, ha aggiunto, “l’alternativa che si prospetta e’ delle piu’ nere”.

Squinzi ha ricordato i dati forniti dal Centro studi Confindustria: “La disgregazione dell’Eurozona condurrebbe rapidamente al fallimento di decine di migliaia di imprese e di centinaia di banche, alla perdita di milioni di posti di lavoro, all’esplosione di deficit e debiti pubblici nazionale”.
Le conseguenze a livelli globale, ha sottolineato, “sarebbero molto piu’ gravi di quelle successive al crac di Lehman Brothers”. (AGI) .

Bene percentuali più o trilioni giù ognuno lavori di fantasia ma la perla è questa… 

ASCA) – Roma, 21 giu – ”La ripartenza del nostro Paese puo’ avvenire solo dal mondo delle costruzioni”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo all’Assemblea annuale di Aitec, l’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento.

”Abbiamo bisogno – ha sottolineato Squinzi – di nuove infrastrutture e di migliorare quelle gia’ esistenti”.

Rilancio delle infrastrutture, dunque, ma anche riqualificazione edilizia, citta’ intelligenti ed efficienza energetica: e’ questa la ricetta contro la crisi, sostenuta anche dal Presidente di AITEC, Alvise Zillo.

I dati presentati dal Rapporto di AITEC rivelano che in Italia, il settore delle costruzioni e’ uno dei piu’ colpiti dalla congiuntura in corso, come dimostra il calo, negli ultimi 5 anni, del 40% degli investimenti in nuova edilizia residenziale e di oltre il 37% di quelli in opere pubbliche.

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Fantastico no abbiamo avuto una crisi per eccesso di crescita, troppe case, troppe auto supportate da troppo debito e allora la ripartenza e la crescita non può arrivare che da più case, più auto e più debito.

Elementare Watson anche se la storia racconta che mediamente una crisi immobiliare ha bisogno di almeno una decina di anni per essere assorbita. Chiunque investe nell’immobiliare in una debt deflation lo fa a suo rischio e pericolo OVUNQUE!

Bene allora contiamo tutti insieme… Quando Martin vedete solo per la città forse voi penserete dove girando va.
Solo, senza una meta. Solo… ma c’è un perché: Aveva una casetta piccolina in Canada
con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà, e tutte le ragazze che passavano di là dicevano: “Che bella la casetta in Canada”!
Ma un giorno, per dispetto, Pinco Panco l’incendiò e a piedi poveretto senza casa lui restò. “Allora cosa fece?” – Voi tutti chiederete. Ma questa è la sorpresa che in segreto vi dirò: Lui fece un’altra casa piccolina in Canada con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà, e tutte le ragazze che passavano di là dicevano: “Che bella la casetta in Canada”!

E tante e tante case lui rifece ma, però, quel tale la depressione immobiliare tutte quante le incendiò. Allora cosa fece tante casette in Canada magari sovvenzionate dai contributi statali si la stessa illusione che ha portato aventi per anni l’America nel 2009/2010.

 Date un’occhiata qui sotto ai famigerati First Time Home Buyer Tax Credit miliardi di dollari gettati nell’incendio della debt deflation…

Buona casetta in Canada a tutti Voi!

 

9 commenti Commenta
dot.com
Scritto il 22 Giugno 2012 at 13:27

Buona scuola serale a te 8)

SQUINZI: HO CI SALVIAMO TUTTI INSIEME O NON SI SALVA NESSUNO!

ilcuculo
Scritto il 22 Giugno 2012 at 13:33

S’ha da capire, il presidente di confindustria è il presindente di tutte le imprese, ma lui poveretto produce prodotti per l’edilizia, cosa volete che dica…

Comunque nuove case no ma riqualificazione dell’esistente direi di si.

icebergfinanza
Scritto il 22 Giugno 2012 at 13:46

dot.com@finanzaonline,

Chiedo scusa O… sbagliato! Spero di H…avere l’onore di H…avere te come professore alle serali 😀

ciaula
Scritto il 22 Giugno 2012 at 13:58

Credo che Squinzi, da buon capo di Confindustria, dovrebbe preoccuparsi della morìa e dello shopping sfrenato a cui le nostre aziende sono sottoposte dall’estero. http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.it/2012/06/crisi-e-grandi-affari-benvenuti-all.html

Per qualcuno la crisi è un grande affare, ed il lavoro terroristico di chi gioca al massacro mediatico dell’Italia (che simpatiche le agenzie di rating…) è perfettamente funzionale all’acquisto di ottimi asset a regime di saldi di fine stagione.
Del resto non è di streeta attualità lo studio di nuove dismissioni pubbliche…?

Saluti Andrè

ilcuculo
Scritto il 22 Giugno 2012 at 14:48

Salvare l’euro costa meno di un divorzio tra europei
di Adriana Cerretelli

«La scelta di concentrarsi esclusivamente sulla politica di austerità portò negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso alla disoccupazione di massa, alla rottura dei sistemi democratici fino alla catastrofe del nazismo». Non è arrivato da Atene l’avvertimento, da qualche politico o alto burocrate incattivito, ansioso di graffiare il cieco dogmatismo tedesco. No, l’altro ieri è partito da Vienna, capitale del l’Austria Felix, germanofona e rigorista. A scandirlo è stato Ewald Nowotny, nientemeno che il governatore della sua Banca centrale.
All’indomani del vertice del G-20 di Los Cabos e a una settimana dal summit Ue che dovrebbe provare a voltare pagina sulla crisi infinita dell’euro affrontando di petto emergenza bancaria, crescita e impennata degli spread, le pressioni sulla Germania di Angela Merkel si fanno stringenti. Paradossalmente però, invece di ricomporsi, la percezione della crisi, delle sue origini e della sua possibile soluzione non cessa di divaricarsi tra il Nord e il Sud dell’euro.

Per il fronte mediterraneo rigore, sacrifici e riforme strutturali ci vogliono ma saranno insostenibili senza la crescita economica, in presenza di una solidarietà tardiva e pelosissima, di liquidità latitante, di un sistema bancario intossicato dai legami perversi con il debito sovrano e per questo paralizzato, di una Bce dalle mani quasi legate.
Per il blocco del nord la crisi è invece tutta e quasi da imputare all’irresponsabilità delle cicale del sud, alla loro allegra finanza, ai debiti folli, alla competitività perduta da sistemi produttivi obsoleti, salari faraonici, welfare di lusso.
Non lo dice troppo ad alta voce ma in fondo in fondo quel nord, che è poi essenzialmente tedesco, preferirebbe dimenticare questi partner scomodi, costosi, bancarottieri e culturalmente estranei. Sicuro che alla fine ne trarrebbe più benefici che danni.
Convinzione giustificata da fatti inoppugnabili o figlia di vecchi e radicati pregiudizi? I dubbi sono legittimi.

La grande paura che oggi si aggira per l’Europa si chiama default: di uno o più paesi, di una o più banche, dell’euro malato di meridionalismo. Se però si ripercorre la storia a ritroso si scopre, per esempio, che è la Germania a essere già fallita per ben 3 volte, ai tempi della Prussia e del Terzo Reich. Idem l’Austria e la Spagna di Filippo II. La Francia è saltata per due volte. L’Italia mai.
Uno studio di McKinsey conferma, d’altra parte, che la creazione dell’euro ha fruttato ai suoi membri vantaggi per circa 350 miliardi e quasi la metà (155) ai soli tedeschi. Ancora. Le sue virtù competitive fanno della Germania il primo esportatore del mondo con un avanzo corrente che nel 2011 ha superato quello della Cina, che pure con i suoi surplus è comunemente considerata lo scandalo globale.
Da mesi, grazie alla crisi, Berlino si finanzia a costi vicini e a volte sotto lo zero in mercati che, a loro volta, troppo spesso si muovono vedendo solo quello che vogliono vedere. Ignorando, per esempio, che tra il 2000 e il 2011 il debito pubblico della Spagna è salito solo dell’8%, quello dell’Italia del 10 mentre in Germania è cresciuto del 34%. Sì, del 34%. O ancora, che il debito francese (+53%) è aumentato più di quello greco (+47%). Intanto quello americano lievitava dell’81%, quello inglese del… 103%.

Ancora. È vero che l’economia tedesca oggi è la più globalizzata d’Europa e ormai dirige nell’Ue soltanto il 60% del suo export ma è altrettanto vero che, sottolinea Aart De Geuss, ministro olandese agli Affari sociali e ex-numero 2 dell’Ocse, con i suoi 82 milioni di abitanti la Germania invecchia rapidamente e cresce poco: 1,5-1,7% rispetto al 7-8% dei grandi paesi emergenti. Tra 30 anni ci saranno più francesi che tedeschi nell’Unione. A quel punto l’Europa per Berlino diventerà un asset molto importante e non qualcosa di cui sbarazzarsi alla leggera.
Se tutto questo non dovesse bastare a convincerli che anche a loro Europa ed euro convengono tanto più con partner domani risanati e più integrati, c’è un altro dato che dovrebbe farli riflettere: secondo uno studio Bocconi di Carlo Altomonte, l’esposizione tedesca verso l’eurozona tuttora sarebbe leggera per modo di dire: complessivamente sfiora infatti i 1.200 miliardi a fronte di un indebitamento pubblico netto di 1.440.
La conclusione è ovvia: per tutti senza eccezioni i costi di un divorzio europeo sarebbero di gran lunga superiori a quelli del salvataggio del matrimonio. Come in tutti i menages in crisi troppo spesso però non si ragiona con la testa ma con la pancia.
———————————————————————————————————————-

Oramai queste cose le sanno anche i sassi , ma per adesso, la Germania mangia gratis e mette fieno in cascina aumentando il gap di competitività tra lei e gli altri paesi europei.

giulio0808
Scritto il 22 Giugno 2012 at 15:22

Ciao Andrea. Che orrore leggere queste cose. Dopo che hanno chiesto e ottenuto in tutte le parti del mondo, ai soliti contribuenti, i soldi per salvare banche e quant’altro, dopo che molta gente vive una vita in “offerta” cercando di risparmiare l’impossibile, e privandosi praticamente di tutto, c’è ancora chi ci viene a dire che dobbiamo noi aiutare loro a salvarsi, perchè loro ci rimetterebbero chiaramente il di più, l’inutile, il superfluo.
C’è gente per la quale l’Imu (l’unica cosa che per ora ricordo della manovra Monti) è stata l’ultima mazzata, c’è gente che è costretta a vendersi la casa che aveva comprato facendo innumerevoli sacrifici per donarla ai figli, c’è gente che si ammazza di e per il lavoro e questi ancora a chiedere sempre ai soliti il sacrificio?
Volevo solo augurarti buone vacanze, ma le parole di questo signore mi hanno portato a rispondere
Ciao e a presto

ancolos
Scritto il 22 Giugno 2012 at 15:33

“In questi ultimi giorni e mesi abbiamo ascoltato dotti, medici e sapienti accompagnati da veggenti e chiromanti raccontarci che se la Grecia sarebbe ❓ uscita dall’euro 1000 o 2000 miliardi di euro di perdite non ce le avrebbe levate nessuno.”

Il congiuntivo: questo sconosciuto… 🙄

idiocrazia
Scritto il 22 Giugno 2012 at 16:46

Beh salvare la grecia dall’inizio sarebbe costato un decimo delle perdite successive per non averlo fatto, Squinzi ha solo citato uno studio dell’ubs tradotto male commentato già in passato da andrea e dal prof. bagnai.

Ora tornano a parlare gli scienziati, i genii dell’euro ci ha salvati e ci fa competere con cina, india, marte e nettuno, quelli che condividono la visione imperiale dell’euro alla barroso che ha pubblicamente detto che il disegno europeo è appunto un disegno di tipo imperiale per competere su scala globale (contenti voi) quelli che grazie all’euro abbiamo evitato la fine dell’argentina 5 volte negli ultimi 10 anni e che ora arrivano al dunque:
Enrico Letta, vendiamo Eni, Enel e Finmeccanica per abbattere il debbbitopubbbblico e ci “salveremo” come nel 92: http://affaritaliani.libero.it/economia/eurodebito_italia_politica_dismissioni_eni_enel22062012.html

Giuseppe

futre
Scritto il 23 Giugno 2012 at 08:11

icebergfinanza,

…se la grecia sarebbe… fosse uscita dall’… e “le” ci “vole’l congiuntivo”…
Chissa perche voi non toscani soffrite di” congiuntivite” :mrgreen: ? Oh per carità mi sono permesso ma tu sapessi da che pulpito vien la predica 😳 😳

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