ESPLORANDO LA FONTE DELL'ETERNA GIOVINEZZA! ( aggiornamento 12.10.2007 ore 22.00 )

Scritto il alle 06:43 da icebergfinanza

Alcuni giorni fa, abbiamo visto insieme quello splendido artificio contabile conosciuto comunemente come FAS 159, creato dagli architetti della nuova generazione finanziaria, che ha permesso ai bilanci delle istituzioni creditizie di superare temporaneamente lo tsunami prodotto dalla piccola farfalla subprime.

Un providenziale e regolare aiuto, che rende gli utili delle realtà americane, come dire, un pò ….subprime!

Se diamo insieme un’occhiata a questo post che troverete su MARKETWATCH.com abbiamo una visione di quello che in realtà si può configurare nelle pieghe dei bilanci della " cattedrale " finanziaria ovvero Goldman Sachs.

Nei bilanci americani vi troverete tre livelli, un pò come nel girone dantesco che più si scende, più incomincia a fare caldo, tre livelli che dovrebbero corrispondere ai cosidetti " Fair Values " da adottare nella misurazione degli assets e delle liabilities proveniente dalla FASB STATEMENT n° 157.

Ricordo che sino ad ora noi abbiamo parlato di FAS 159!

Le valutazione del primo livello corrispondono ai valori dei prezzi riferiti ai mercati attivi, ovvero MARKET TO MARKET.

Le valutazioni del secondo livello sono riscontrabili dagli " input"  derivanti dalle transazioni di mercato per assets di pari grado dove le quotazioni non sono disponibilii cosidetti MARKET TO MODEL.

Eccoci quindi arrivati al terzo livello che secondo la FAS 157 corrisponde alla possibilità di imputare valori i cui input,  quotazioni sono di natura impercettibile. In sostanza il terzo livello permette di attuare modelli di valutazione strettamente soggettiva. Se mi permettete usurei un termine strettamente popolare come MARKET-TO-FATTO IN CASA.

[text]

 THANKS_to_WSJonline   U.S. Investors Face An Age of Murky Pricing

 

Ebbene secondo l’articolo di Market Watch gli strategist di Goldman Sachs fautori di bilanci da record con qualche piccola defailance dovuta ad un piccolo ed insignificante hedge fund di nome GLOBAL ALPHA, sono riusciti ad aumentare il proprio terzo livello del 7 % passando dai 54 miliardi di dollari della fine del secondo trimestre ai 72,05 del terzo trimestre.

Ebbene pur facendo tutto alla luce del sole, le norme di contabilità americana permettono di valutare una cifra insignificante come 72 miliardi di dollari in maniera soggettiva, in un contesto storico che vede le stesse agenzie di rating incapaci di dare una seria valutazione agli strumenti finanziari in circolazione.

Il secondo livello di Goldman Sachs corrisponde alla modica cifra di 494,6 miliardi di dollari! Vi può essere una certa corrispondenza alla realtà per gli assets del livello 2 ma le valutazioni spesso dipendono dai modelli interni. 

In sostanza un dolce fatto in casa!

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Nel frattempo molti hanno comprato il dolce di Goldman Sachs considerando che le sue valutazioni sono salite da agosto del 45 %, potenza di un dessert.

Ovviamente lo stesso discorso vale per tutte le altre realtà finanziarie e per i bilanci in genere.

In sostanza il terzo livello e parzialmente anche il secondo corrispondono a modelli di valutazione interni altamente soggettivi che riguardano strumenti finanziari il cui valore è altamente, in questo contesto, imprevedibile.

Lasciando per un istante la nostra fonte dell’eterna giovinezza e proseguendo la nostra navigazione nell’oceano delle nebbie eterne, vorrei ricordarvi per un istante le parole del CEO di Citigroup che un bel giorno del lontano luglio 2007 così confessò:

" Quando la musica si fermerà, in termini di liquidità, allora le cose si faranno complicate ma sintanto che la musica è in gioco e avete la possibilità di ballare, godetevela. Siamo ancora in ballo! "

Oggi il ballo è finito! Citigroup ha subito uno tsunami relativo ad una perdita del 60 % che a breve farà ballare la poltrona del suo CEO. Ricordo solamente che CITIGROUP è la maggiore banca mondiale e questa è stata la dichiarazione del suo capitano! Auguri equipaggio!

Date ora un’occhiata a questo articolo comparso sul FINANCIAL_TIMES dove vi troverete un’altro esempio di questa splendida ed irripetibile stagione di finanza creativa.

Oggi si concedono prestiti ai cosidetti " VULTURE FUNDS " fondi avvoltoi, per permettere a loro di rilevare il debito dalla contabilità delle grandi banche.

Geniale, non c’è che dire, semplicemente geniale e non stò scherzando!

Ben 400 miliardi di debito prettamente LBO giace nella contabilità delle grandi banche d’investimento e viene offerto a sconto sotto il valore nominale, pur di liberare risorse per una nuova stagione alla potenza di una leva.

Banks tying finance to the sale of such loans will remain exposed to potential defaults by borrowers, shifting from direct exposure to a company to exposure to a fund itself exposed to the company.

However, they will be cushioned by the investors in the funds, who bear the first loss, as well as moving from exposure to a single company to a portfolio.

By removing the LBO loans from their books they also free up capacity, allowing them to return to lending again faster than they otherwise could.

Goldman Sachs led the way with a recovery fund this autumn, raising close to $2bn to invest in LBO debt, structured credit and corporate bonds.

L’Oceano della Creatività direttamente dai Ghiacciai delle Nebbie Eterne!

Date un’occhiata anche a questo post di GILLIAN_TETT_ apparso sul FinancialTime dove si metteno in rilievo gli effetti perversi del VAR Value At Risk.

Per VAR si intende Il Valore a rischio (conosciuto anche come Value at Risk o VaR) è una misura di rischio applicata agli investimenti finanziari. Tale misura indica il valore minimo del capitale investito ottenibile dopo un certo periodo di tempo, solitamente 1 o 10 giorni, detto orizzonte temporale del VaR, data una certa probabilità ( livello di confidenza), solitamente pari a 95% o 99%. È una tecnica comunemente usata da banche d’investimento per misurare il rischio di mercato delle attività che detengono in portafoglio, ma è anche un concetto più vasto che ha molteplici applicazioni.(WIKIPEDIA)

Quando la volatilità è bassa questo strumento offre un quadro molto lusinghiero della situazione ma spesso si rivela in condizioni di stress di mercato uno strumento che da segnali di vendita improvvisi che costringono a vendere una grande quantità di assets proprio nel peggior momento per un’eventuale vendita.

Tutti sanno che il VAR non è un buon strumento di gestione del rischio e di conseguenza tendono a dare maggior peso ad altre tecniche analitiche, ma nonostante questo gli investitori e le autorità di vigilanza si sono abbituati al VAR.

Poichè il VAR è spesso utilizzato dalle grandi banche per definire il livello del margine finanziario alcune banche hanno voluto tagliare il riferimento al VAR per ridurre la pressione sui propri bilanci.

In sostanza strumenti analitici che si usano sino a che sono trendy, ma poi all’occorrenza quello che conta come sempre è la consapevolezza, l’intelligenza umana. 

Per concludere vorrei tornare alla realtà quella di tutti i giorni oggi avremo alcuni ulteriori segnali dalle vendite al dettaglio ma come potete ben vedere da questi due articoli di BLOOMBERG.com l’onda della contrazione del credito, dell’occupazione, delle foreclosure  stà_propagandosi_lentamente_ed_inesorabilmente anche ai consumi.

I segnali che provengono dalle prime trimestrali e dal settore retail non sono per nulla incorraggianti e per coloro che vedono notizie positive dal fronte occupazione segnalo queste considerazioni da parte della Northern Trust:

Jobless Claims Contradict Anecdotal Reports

Initial jobless claims fell 12,000 to 308,000 during the week ended October 6. The four-week moving average at 310,250 is the lowest since late July. Continuing claims, which lag initial claims by one week, fell 15,000 to 2.521 million and the insured unemployment rate was unchanged at 1.9%. The decline in initial jobless claims in three out of the last five weeks is puzzling because an upward trend in initial claims was expected following reductions in payroll announced after the financial crisis.

A Voi ogni altra considerazione. 

 

8 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 12 Ottobre 2007 at 14:25

Nel mondo di Second Life Finanza arrivano 2 notizie 1 buona e 1 cattiva . Le vendite retail sono salite a testimonianza della tenuta della corazzata Americana , ma ! L’ inflazione come testimonia il ppi (normale) ricomincia a bussare alla porta !

Certo notizie confortanti se non fosse per il fatto che per abassare i tassi qualche scusa dovrà pure basarsi su qualcosa , ma quelle scuse presenti ad agosto ora sembrano non esserci più .
E credetemi a vedere dalle iniezioni il mercato HA BISOGNO di tassi più bassi !
Ora vedremo cosa si inventeranno Bernanke & Co !

Andrea te sei d’ accordo con Alan sul gold standard come misura in grado di evitare tutte le bolle che si sviluppano a causa di politiche espansive ?

Ciao a tutti
Hunt for red october
By Fabio

Scritto il 12 Ottobre 2007 at 18:47

Ecco a Voi alcune raccomandazioni che in America via email stanno circolando nei trading desk!

Come reagire ai dati rilasciati dai mercati:

Dati deboli; La FED riduce i tassi STOCK RALLY

Dati pari al consenso; minor volatilità STOCK RALLY

Economia in forte ripresa; STOCK RALLY

Banche annunciano perdite di bilancio e svalutazioni, pulizia in atto!; STOCK RALLY

Picco del Petrolio, nuovi Record; buono per le compagnie petrolifere;
STOCK RALLY

Caduta del Petrolio, buono per il consumatore e l’inflazione; STOCK RALLY

Crolla il dollaro; festa grande per le multinazionali americane; STOCK RALLY

Dollaro che si rafforza si riduce l’inflazione; STOCK RALLY

Inflazione alle stelle, tanto quella “core” è in coma, bene si alzano i prezzi aumentano i profitti; STOCK RALLY

L’inflazione cala migliora la qualità dei profitti e la FED può tagliare; STOCK RALLY

Brindiamo STOCK!!! RALLY per tutti!

Andrea

Scritto il 12 Ottobre 2007 at 19:21

Caro Fabio, le vendite al dettaglio sono salite in quanto influenzate dai costi relativi alle pressioni inflazionistiche ……Gran parte del guadagno delle vendite al dettaglio sono relative all’aumento del 2% del costo della benzina, un sorprendente + 1,2 % nella vendita di autoveicoli . Escludendo il gas e le automobili, le vendite sono aumentate dello 0,2 % dimostrando come il settore retail ovvero le vendite nei centri commerciali stanno rallentando vistosamente.

Da MARKETWATCH….” Much of the gain in retail sales can also be traced back to higher energy prices, with gasoline sales rising 2%. A surprising 1.2% gain in motor vehicle sales provided most of the remainder of the lift in sales. Excluding gas and cars, sales rose just 0.2%, the government said. ”

Comunque vada sarà un successo! STOCK RALLY per tutti!

Ciao Andrea

utente anonimo
Scritto il 12 Ottobre 2007 at 19:45

Pazienza mio capitano ….ci vuole pazienza .
Un sistema del genere non può reggere ancora di più con il pericolo inflazione che si ripresenta .

Buona serata
Fabio

Scritto il 12 Ottobre 2007 at 19:55

ciao andrea , ciao a tutti , come aveao scritto una settimana fa , in merito alle bolle ,mi sembra che oramai sia molto chiaro ,questa volta ne anno create due ,una è scoppiata (( immobiliare )) l’altra si chiama (stok rally) , mi risulta che ultimamente ci sia la rincorsa da parte delle bache europee e mondiali ,per comperare case in america ( a prezzo stracciato )mi chiedo dove vanno questi soldi , asieme a quelli delle bance centrali ???andrea :stock rally . naturalmente chi paga tutto questo ? be ma la gente più povera é sempre così purtoppo ciao a tuuti minghin (domenico)

Scritto il 12 Ottobre 2007 at 20:16

Purtroppo dici bene Domenico, chi pagherà alla fine saranno sempre i più poveri, gli ultimi, i diseredati, gli abitanti dei sotterranei dell’Umanità! In fondo questo è il ricatto, la finanza ha preso in ostaggio l’economia condizionandola nel breve e nel lungo termine!

Ciao Andrea

Scritto il 12 Ottobre 2007 at 21:22

Alla MEMORIA del ” LIBERO MERCATO ” ed in ricordo del ” LAISSEZ FAIRE ” ………

U.S. Treasury Talks With Banks on Commercial Paper (Update1)

By Jesse Westbrook and Kevin Carmichael

Oct. 12 (Bloomberg) — U.S. Treasury officials are talking with Citigroup Inc., JPMorgan Chase & Co. and other banks on a plan to jump-start the asset-backed commercial paper market.

Policy makers are concerned that investors remain reluctant to purchase the paper even if the loans that back them are sound, said a U.S. government official, who declined to be identified.

The discussions over the past two weeks have focused on structured investment vehicles, the units set up by banks and hedge funds to finance purchases of assets including subprime mortgage securities, said the official and a banker with knowledge of the deliberations. One plan under consideration would involve setting up a consortium backed by several of the biggest financial companies, the banker said.

“If the firms get together to improve the quality, that’s a good development,” said Mark Amberson, who runs the $5 billion Russell Money Fund for the Russell Investment Group in Tacoma, Washington. “It would be a positive credit event if you wind up with a better vehicle.”

As losses in securities linked to subprime mortgages started to spread in July, investors retreated from high-risk assets. SIVs that issued commercial paper to buy the securities found they could no longer roll over the debt, forcing them to sell about $75 billion of their assets. The amount of asset- backed commercial paper outstanding tumbled to $899 billion in the week ended Oct. 10, from a high of $1.14 trillion at the end of June, according to the Federal Reserve.

Paulson Meeting

Treasury Secretary Henry Paulson, the former Goldman Sachs Group Inc. chief executive officer with 32 years of experience on Wall Street, met with Citigroup CEO Charles Prince, JPMorgan chief Jamie Dimon and other executives from the country’s biggest banks during the bi-annual meeting of the Financial Services Forum in Washington on Oct. 10. Lloyd Blankfein, Paulson’s successor at Goldman, was also at the meeting according to a person familiar with the session.

“We are always meeting with market participants,” Treasury spokeswoman Jennifer Zuccarelli said in Washington, declining to confirm any specific discussions.

The talks are the latest effort by policy makers to help restore liquidity to credit markets, a campaign started by the Fed in August, when it cut the charge on direct loans. Fed officials have said this month that while there are signs of improvement, some markets remain under stress.

“Some markets have been experiencing illiquidity,” San Francisco Fed President Janet Yellen said Oct. 9 in Los Angeles, referring to mortgage-backed securities and asset-backed commercial paper. “This illiquidity has become an enormous problem for companies that specialize in originating mortgages and then bundling them to sell as securities.”

Kristin Lemkau, a spokeswoman at JPMorgan, and Citigroup spokesman Michael Hanretta declined to comment.

Non fiori ma opere…..acquistare gli STOCK & COMMERCIAL PAPER!

utente anonimo
Scritto il 15 Ottobre 2007 at 10:03

Caro Fabio, riguardo al falso gold standard:

Dollaro sovrano. Euro servo
Maurizio Blondet
13/10/2007
La General Motors esporta più auto.
La Boeing ha visto aumentare del 10% la vendita all’estero dei suoi aerei, e così la General Electric le sue turbine.
La John Deere, produttrice di macchinari agricoli, prevede di esportare il 30% in più.
Le esportazioni americane di cereali aumentano ancor più freneticamente, grazie anche alla domanda mondiale molto sostenuta e ai prezzi in rialzo.
Il secondo porto americano, quello di Long Beach in California, ha visto aumentare del 34% le merci dirette all’estero nel mese d’agosto, rispetto all’agosto del 2006.
E’ il dollaro debole, che la FED ha indebolito ancor più coi suoi salvataggi degli speculatori sub-prime, a favorire l’export e a risanare l’industria americana.
Le merci Made in USA costano meno e si vendono benissimo (1).
Al punto che alla Casa Bianca si ritiene che questo boom dell’economia reale tornata competitiva potrà in parte compensare la crisi dell’immobiliare seguita allo scoppio della bolla sub-prime.
Il settore edilizio ha sottratto alla crescita lo 0,9%; l’aumento delle esportazioni fisiche vi aggiunge lo 0,5%.
Nello stesso tempo, il crollo del valore delle case – su cui il consumatore americano suole accendere mutui per aver liquidi da spendere – frenano i consumi, e dunque le importazioni.
Gli acquisti di merci estere in USA sono scesi dello 0,4% in agosto, un risparmio di 195,5 miliardi di dollari.
Nell’insieme, le esportazioni sono aumentate del 15%, e le importazioni solo del 5%.
Se la tendenza continua, il deficit commerciale americano – che ammontava a un pauroso 7% del PIL ancora nel 2005, potrebbe ridursi al 3% in tre anni.
Sono gli ovvi vantaggi della svalutazione della propria moneta, prerogativa di un Paese sovrano. Grazie al dollaro basso, l’America si reindustrializza, la sua occupazione cresce, e pareggia i suoi squilibri.
C’è chi paga per questo risanamento: ed è l’Europa.
L’Europa senza sovranità, la cui Banca Centrale si rifiuta di svalutare.
Mantiene carissimo l’euro, stroncando le proprie esportazioni e l’occupazione interna.

Le oligarchie americaniste che ci governano lo fanno allo scopo evidente di sostenere gli USA, permettere a Washington di riassestarsi.
Il dogma internazionalista-finanziario proibisce, come peccato capitale, le «svalutazioni competitive».
Per salvare l’America, le oligarchie non-votate da nessuno fanno pagare il prezzo ai cittadini europei, in disoccupazione e perdita di competitività.
Le oligarchie finanziarie se ne infischiano dei loro, diciamo così, connazionali.
Ciò che fa oggi la Banca Centrale Europea a favore degli USA fu fatto, a parti invertite, negli anni ‘20.
Durante la grande guerra la Gran Bretagna aveva abbandonato il tallone aureo per creare moneta dal nulla senza limiti.
Ma a guerra finita, volendo recuperare il prestigio e il potere di grande impero e di centrale dei mercati finanziari, pretese di tornare al «gold standard».
Era un «gold standard» parziale (frazionale), in quanto solo una quota della sterlina era pagabile in oro; ma doveva restituire fiducia e stabilità, secondo il dogma monetario dell’epoca.
Il fatto è che Londra volle porre il valore della sterlina ad un livello artificialmente alto, per mantenere alti i profitti interni e i salari nazionali al livello abituale dell’impero britannico: una sterlina fu fissata a dollari 4,86, com’era prima della guerra.
La conseguenza non tardò a farsi sentire: le merci inglesi persero competitività all’export, mentre l’Inghilterra continuava ad importare merci estere come quando era un grande impero, merci che doveva pagare in sterline parzialmente-oro.
Il passivo commerciale si allargò.
L’oro inglese abbandonò a ritmo accelerato Londra per finire nelle casse dei Paesi esportatori.
Nel marzo 1919 il commercio britannico era al punto di rottura: si dovette lasciar fluttuare la sterlina, ossia che trovasse il suo proprio livello in base alla domande-offerta.
La moneta inglese si assestò a 3,21 dollari, una perdita del 34%.
Per mantenere il prestigio britannico di un’Inghilterra ridotta allo stato di debitore insolvente, i padroni del mondo fecero cose scandalose.
La Società della Nazioni disponeva di una Commissione finanziaria, che l’Inghilterra dominava: questo comitato obbligò tutti gli altri Paesi europei ad aderire a quello che fu chiamato il «gold exchange standard».

Era il nome del trucco: le monete europee dovettero basarsi non già sull’oro, ma sulla sterlina presuntamente a copertura aurea.
Con questo trucco, non solo la Banca d’Inghilterra diventava di fatto la Banca Centrale europea, ma peggio: tutte le monete europee si inflazionarono tutte insieme al ritmo della sterlina, in modo che Londra non doveva cedere oro ai suoi fornitori europei.
Era già il principio: «Nessuna svalutazione competitiva».
Con questo, gli europei (ignari) si lasciarono inoculare la malattia finanziaria inglese.
Furono obbligati a deperire come deperiva il British Empire.
Ma non bastava ancora.
C’erano pur sempre gli Stati Uniti: non solo pieni di riserve auree e di crediti di guerra pagati dagli europei, ma anche grande potenza industriale.
Il suo dollaro era, per conseguenza, forte com’era sana la sua economia: fortissimo.
L’Inghilterra doveva comprare quelle buone merci americane, col dollaro alto: la sua anemia perniciosa quindi non guariva, il dissanguamento del suo oro continuava.
Fu allora che il governatore della Federal Reserve di New York intervenne: non per il bene dell’America, ma dell’Inghilterra.
Si chiamava Benjamin Strong, ed era stato delegato alla Federal Reserve dalle due più importanti banche private degli USA, e perciò del mondo: la Morgan Bankers Trust e la Kuhn & Loeb.
Del resto, della Morgan, Strong era stato presidente esecutivo.
Il suo amicone e congiurato a Londra era Montagu Norman, capo della Banca d’Inghilterra: un quasi-squilibrato, ossessivo, aveva fatto ricostruire la Banca come una fortezza, temendo che la «democrazia» e le rivolte popolari potessero prenderla d’assalto.
Aveva fatto porre le riserve aure in profondi sotterranei sotto il livello del Tamigi, in modo che potessero essere allagati in caso d’emergenza: un apposito pulsante comandava l’allagamento dalla scrivania del governatore.
Sia Norman che Strong avevano in comune la decisione «di operare direttamente tra Banche Centrali, sottratte ad ogni controllo, con accordi diretti fra banche senza consentire interferenze dai governi», come ha scritto Carrol Quigley in «Tragedy and Hope», il primo saggio che rivelò gli occulti poteri dell’oligarchia mondiale.

Il trucco ulteriore su cui i due si accordarono fu il seguente: Strong avrebbe deliberatamente inflazionato la moneta americana ad un ritmo più rapido della moneta britannica.
In tal modo che il potere d’acquisto reale, in termini di commercio internazionale, migrasse dall’area monetaria più inflazionata a quella meno inflazionata.
L’America, a sua insaputa, fece una trasfusione del proprio sangue sano al malato britannico: trasferì competitività, trasferì posti di lavoro, trasferì oro a Londra.
La FED abbassò il costo del denaro e del credito, e ciò creò inflazione.
In tal modo, «chi deteneva oro cercò di spuntare più alti interessi spostando il metallo a Londra», ha scritto John K. Galbraith: «E col tempo, i prezzi americani in rialzo avrebbero alleviato la debolezza competitiva dell’industria e della manodopera britannica».
«In altre parole», ha scritto M. Rothbard, «il popolo americano fu designato a sopportare il peso dell’inflazione e del collasso
finale [la crisi del ‘29, provocata dal denaro a bassissimo costo che gonfiò la bolla speculativa] allo scopo di mantenere il governo britannico nello stile di vita a cui s’era abituato».
Questo fanno i banchieri centrali ai popoli.
Questo fa Trichet, BCE, per Ben Bernanke, Federal Reserve.
Senza che i governi dicano nulla, perché «la Banca Centrale è indipendente».
Svalutare l’euro per farlo tornare competitivo rispetto al dollaro sarebbe un imperativo economico ovvio, e un dovere morale verso i popoli europei.
Ma lorsignori, dei popoli se ne infischiano.
E’ dell’America che si preoccupano.
Sono stati messi lì – non da noi – per questo preciso scopo: perpetuare la dipendenza dell’Europa da Washington.
A questa gente abbiamo ceduto, ciechi, la sovranità.

Un’altra prova, se mai ce n’era bisogno: l’Europa oligarchica ha dato supina il suo assenso al posizionamento dei missili antimissile USA in Polonia, proprio mentre Putin ha chiesto a Condoleezza Rice, per l’ennesima volta e nei termini più energici, di congelare il progetto.
Ci siamo messi in rotta di collisione con Mosca, la nostra vicina, da cui dipendiamo per il nostro gas.
Servi noi, padroni i poteri forti americani.

Maurizio Blondet

——————————————————————————–
Note
1) Eric Leser, «Le commerce extérieur américain profite de la faiblesse du dollar», Le Monde, 12 ottobre 2007.

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