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UNICREDIT: TUTTI SORPRESI PER NULLA!

Scritto il alle 11:18 da icebergfinanza

 

Figurarsi se la stampa angloamericana non si è sentita in dovere di esprimere la propria opinione a proposito dell’aumento di capitale Unicredit quando non più tardi di quattro giorni fa le analisi del  Financial Times e  del Wall Street Journal, suggerivano che Unicredit avrebbe avuto serie difficoltà a rastrellare i miliardi necessari alla propria ricapitalizzazione.

Tralascio per rispetto dei lettori e per amor di patria i commenti sugli sforzi di alcuni sconosciuti economisti o analisti che dalle pagine dei suddetti giornali finanziari si dilettano un giorno si e un’altro ancora a suggerire cosa accadrebbe se l’Euro implodesse.

Come ho più volte scritto in un mondo irrazionale cerco di avere una visione razionale della situazione europea e nonostante tutte le fantasie di coloro che debbono aprire la bocca per guadagnarsi il pane, io continuo a pensare che la dissoluzione dell’Euro sarebbe pari ad un’esplosione termonucleare che spazzerebbe via l’economia lasciando in circolo carta straccia ad ogni angolo del pianeta.

Forse come accade per gli arsenali nucleari la sola idea di questa esplosione ci porterà comunque fuori dal tunnel dopo le elzioni europee e americane, che vedranno la fine dei rispettivi teatrini nazionali.

A proposito di carta straccia permettetemi una piccola parentesi perchè anche il mattone è ormai carta straccia al di la delle leggende metropolitane visto che in America la Corelogic ci dice che i prezzi sono diminuiti di un altro 1,4 % nell’ultimo mese il quarto calo consecutivo e menomale che per qualcuno abbiamo toccato il fondo. Da oltre quattro anni Icebergfinanza vi racconta che prima del 2012 non vedremo alcuna stabilizzazione e badate bene parlo di stabilizzazione e non di ripresa!. Le vendite di case in difficoltà continueranno ad esercitare pressione al ribasso sui prezzi anche nel 2012, altro che investire in California o Florida!

Tornando a noi, scrive il CorrieredellaSera

Milano, 10 gen – La pessima  accoglienza all’aumento di capitale di Unicredit, che  avrebbe invece dovuto spianare la strada alla  ricapitalizzazione di altre banche in Europa, sta  diffondendo un certo panico sui mercati finanziari europei.  Lo scrive il Financial Times nella rubrica Inside Business,  rilevando che il motivo piu’ ovvio di una tale debolezza e’ la  nazionalita’ della banca: in un momento in cui gli  investitori non sono ancora certi che l’Italia uscira’  indenne dalla crisi del debito sovrano, non sorprende che  non ci sia la coda a comprare azioni della prima banca del  Paese.

Oh certo è tutto colpa della nazionalità della banca, colpa dell’Italia…idioti!

E Ghizzoni, prosegue l’articolo, sa fin troppo bene  di aver fatto un grande errore a resistere alle pressioni  degli allora Governatore Draghi e del ministro Tremonti  quando a inizio 2011 lo pressavano ad aumentare il capitale,  come hanno invece fatto diverse altre banche italiane.  Ghizzoni ha atteso un anno per l’annuncio del piano  strategico e anche dal momento della presentazione, a meta’  novembre, le azioni sono crollate di quasi il 60%.

Su questo concordo nascondersi quando era chiara la natura sistemica della banca è stato un errore madornale come madornale è stato l’errore di cedere alle richieste del consorzio di garanzia una vera e propria armata brancaleone ma quello che fa sorridere ora è che…

… Ma le vere vittime di questo fiasco sull’aumento di  capitale, prosegue il Financial Times, sono le altre banche  europee che fra tutte devono raccogliere 115 miliardi entro  giugno. Un segnale ottimista e’ giunto ieri dal gruppo  spagnolo Santander, che ha detto di aver coperto i 15  miliardi di cui aveva bisogno con una combinazione di  manovre finanziarie e misure che generano capitale, senza  aver bisogno di ricorrere alla vendita di diritti. Vista la  situazione dei mercati all’annuncio del piano strategico,  osserva ancora il Financial Times, anche Ghizzoni avrebbe  fatto meglio ad affossare l’idea dell’aumento di capitale e  ad avere un approccio piu’ creativo per la liberazione di  capitale. Anche questa e’ ora una lezione per i rivali.   

Come ho già scritto… fuori il dente e fuori il dolore ora il problema è tutto delle altre banche europe visto che l’Italia ha già ricapitalizzato oltre la metà del patrimonio delle proprie banche come richiesto dalle demenziali regole dell’ EBA.

In un mondo normale alle demenziali richieste dell’EBA di considerare carta straccia i titoli sovrani di un Paese, rispetto all’immondizia strutturata derivata che galleggia nelle banche si sarebbe risposto con un’alzata di spalle senza fare nulla, ma in un mondo di psicopatici e paranoici, il suicidio finanziario è all’ordine del giorno.

Dice bene il Corriere della Sera la banche italiane sono state trasformate in pesi piuma, sbattute come materassi in questi mesi, sino al punto che l’intero sistema finanziario italiano vale quanto BNP Paribas banca francese…

La caduta di Unicredit appare ancora più drammatica se si- guarda ai valori precedenti al secondo grande choc dopo i mutui americani: quello dei debiti sovrani, che ha colpito in particolare le banche italiane (e spagnole) che «stivano» da sempre nei portafogli montagne di Bot e Btp, non troppo diversamente da quanto fanno gli istituti tedeschi o francesi (impera la «home bias», cioè la tendenza da parte di tutti gli investitori a comprare attività finanziarie emesse nel proprio Paese, e quindi dal proprio Stato) ma i loro titoli di debito pubblico hanno sofferto decisamente meno. Ebbene, Piazza Cordusio alla fine di giugno di quest`anno in Piazza Affari capitalizzava ancora 28 miliardi circa. Poi in ottobre sono arrivate le cifre dell`Eba, l`autorità bancaria europea, che ha calcolato la necessità di capitale aggiuntivo per far fronte appunto al rischio sovrano: il record italiano è stato di Unicredit, con 7,3 miliardi. Cifra poi confermata nella verifica successiva dell`authority guidata da Andrea Enria. Prezzi giù fino al tracollo degli ultimi giorni. Ora vale meno di quanto Montepaschi ha pagato nel 2008 Antonveneta, rilevandola dal Santander per circa 10 miliardi.

(…) il caso Unicredit, pur più «drammatico» in questi ultimi giorni, si inserisce in un destino comune. Restando in Italia, Intesa Sanpaolo, banca che ha proceduto l`anno scorso a ricapitalizzare per 5 miliardi, oggi ne vale in Borsa 18, e prima della crisi subprime 65. Ciò significa che la somma dei due istituti che si sono uniti all`inizio del 2007 vale attualmente la metà di quanto quotava il più grande dei partecipanti alle nozze, cioè Intesa che nei mesi precedenti all`operazione capitalizzava 34-35 miliardi. L`istituto oggi guidato da Enrico Tommaso Cucchiani non è comunque stato inserito dall`Eba fra le banche che devono ancora rafforzarsi e questo probabilmente contribuisce a spiegare la migliore, relativa, «tenuta» rispetto a Piazza Cordusio. Mps, che in estate ha aumentato il capitale di 2,1 miliardi e per il quale l`Eba ne ritiene necessario un altro da 3,6, nel giugno 2007 valeva 12 miliardi, oggi 2,5.

(…) Le banche italiane, a questi valori, sono bocconi appetibili per acquisti dall`estero? L`interrogativo ha senso se ci si basa sulle nude cifre, visto che i nostri principali sei istituti retail capitalizzano insieme quanto la sola francese Bnp Paribas (34 miliardi).

Certo è invece il fatto che se oggi le banche italiane si sono «sgonfiate» di più e quindi sono diventate (sotto il profilo teorico) facilmente catturabili, ciò va attribuito sì al fattore debito sovrano e «interpretazione» Eba, ma probabilmente anche al fatto che, post crisi subprime, i nostri istituti, più retail e tradizionali nel core business (credito alle imprese) e quindi meno esposti alla «turbo finanza» che ha messo in crisi il sistema mondiale, hanno fatto ricorso all`aiuto pubblico in modo di gran lunga più limitato. Secondo l`ultimo aggiornamento dei «Piani di stabilizzazione finanziaria», cioè degli interventi di Stato verso le banche, diffuso ieri da R&S-Medioban- ca, in Europa al netto dei rimborsi sono stati messi a disposizione dagli Stati 1.231 miliardi (fra capitali e garanzie). In Italia i Tremonti bond (in parte già restituiti) hanno raggiunto complessivamente a malapena í 4,1 miliardi, e non sono stati richiesti da big come Unicredit e Intesa. La sola Ing group, che oggi capitalizza 20 miliardi (contro i 72 del giugno 2007) e che quindi potrebbe «aspirare» a comprare Unicredit, è stata soccorsa a vario titolo con 31,6 miliardi.

Affascinante no oggi i somari stanno dettando legge agli scolari modelli anche grazie alle zucche…vuote di molti dei protagonisti regolatori dei mercati finanziari a cominciare dalla BCE per arrivare all’ EBA, ma in fondo noi tutti sappiamo come è andata a finire con Lucignolo e Pinocchio!

 

Immagino lo stato d’animo di tutte le Fondazioni legate ad Unicredit, spesso e volentieri con le uova nello stesso paniere. Sembra ad esempio la Fondazione Manodori abbia subito una minusvalenza di 12 milioni solo per il precedente collasso dei diritti oltre a quasi 60 milioni di euro volatilizzati ad opera del crollo di Unicredit.

Se il compito delle Fondazioni non è cambiato secondo Voi quante opportunità sta perdendo il territorio di quella Fondazione, quante potenziali opere, quanti potenziali progetti si sono volatilizzati dietro la strategia suicida di tenere tutte le proprie uova nello stesso paniere…intendendo con questo la sana strategia della diversificazione del portafoglio!

Ma si sa nella finanza tutto si crea, nulla si distrugge, tutto si trasferisce da una tasca all’altra!

Ora fioccano come candidi cristalli di neve i consigli per gli acquisti e i target di nuova generazione, c’è chi vede un titolo sottovalutato, c’è chi osserva il nuovo Core Tier One, c’è chi dice che il tangible equity è scambiato alla metà della media europea, chi ancora sottolinea come Unicredit abbia sottoperformato il settore europeo di almeno il 70 %….si ma sai nel lungo termine, non può che crescere!

Peccato che nel lungo termine…come diceva il buon Keynes saremo tutti morti!

Ma di questo ed altro ne parleremo nel post in preparazione la prossima settimana, per tutti gli amici e sostenitori di Icebergfinanza, ANNO 2012:L’ESPLOSIONE DEL DEBITO! per coloro che lo vogliono sostenere anche economicamente, osserveremo da vicino probabili iceberg e stelle polari del 2012, un anno che passerà alla storia in una maniera o nell’altra, un anno decisivo per la futura intensità della tempesta perfetta, una tempesta che ci accompagnerà ancora per qualche anno, al di là dell’immaginazione dei mercati finanziari e della gente comune. ORIZZONTE 2012…SENZA DIMENTICARE LA STORIA!

2 commenti Commenta
polifilo
Scritto il 11 Gennaio 2012 at 15:11

“Ma si sa nella finanza tutto si crea, nulla si distrugge, tutto si trasferisce da una tasca all’altra!”

Questa frase dovrebbe essere usata come sottotitolo in ogni sito finanziario, nel caso che qualche ingenuo non avesse ancora capito la reale portata del settore.
Chi crea ricchezza reale lavora e crea qualcosa di utile per se e per gli altri. Il benessere generato non puoi tenertelo in tasca, ecco che appare qualcuno che ne desidera una parte, sia che adotti le regole formali del mercato, sia che usi più prosaicamente un’arma.
Naturalmente non si deve generalizzare, senza gli strumenti che consentono il finanziamento di ogni impresa, non ci sarebbe ricerca, benessere, cultura. Un conto è però usare il denaro per finanziare l’economia, un conto è convincere il pensionato a comprare con il proprio TFR azioni Unicredit ..
C’è anche la cosiddetta “finanza etica” che purtroppo è costretta a operare con le stesse regole e negli stessi mercati dei pirati, così succede, come opportunamente ricordato nel post, che le fondazioni si trovino a perdere il loro capitale con la conseguenza di non riuscire più a finanziare le attività sociali del territorio.
Sono quindi essenziali le riflessioni che troviamo qui giornalmente, non saranno istruzioni, ma servono a mostrare la differenza tra le chiacchiere interessate e la reale conoscenza dei fatti.

stanziale
Scritto il 11 Gennaio 2012 at 16:50

Enria , questo traditore, non molla, anzi. Dice che unicredit lo ha fatto l’aumento del capitale, ed ora ha passato il guado. Per guado probabilmente intende il cambio di proprieta’ in mani straniere.

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