FRANCIA RATING: BAGUETTE ECONOMY!

Scritto il alle 09:00 da icebergfinanza

La scorsa settimana il presidente Hollande a Modena aveva dichiarato «So che qui c’è un ristorante che può fare concorrenza a quelli francesi»

Simpatico no, ristoranti francesi, cucina francese, ma esiste?

Quello che da tempo non esiste più è l’economia francese, che è diventata una “potage” una minestrina più o meno calda.

Se andiamo indietro di qualche mese l’evidenza è lampante, sotto 50 è contrazione dell’economia senza se e senza ma. Dal 2011 la Francia non si è più ripresa, l’immagine che segue è gia vecchia, più volte negli ultimi mesi è tornata sotto 50.

 

Dite la verità non vi fanno tenerezza questi poveri ragazzi che lavorano nelle agenzie del senno di poi, sempre in ritardo, sempre in conflitto di interesse…

Francia, Moody’s taglia rating ad Aa2: «Crescita lenta»

L’agenzia Moody’s ha abbassato il rating della Francia ad “Aa2”, segnalando una «crescita lenta» del Paese e un debito alto per i prossimi cinque anni. «La ripresa economica in Francia ha già dimostrato di essere significativamente più lenta e Moody’s crede che rimarrà così, paragonata alla ripresa osservata nel corso degli ultimi decenni», ha sottolineato l’agenzia di rating che ha segnalato «l’alto tasso di disoccupazione strutturale, i margini di profitto deboli e il calo delle esportazioni», dovuto alle «rigidità nel mercato del lavoro e dei prodotti».

Ormai non ci fa più caso nessuno a queste chiacchiere da bar, tantomeno i mercati.

Facciamo un piccolo passo indietro, non giorni, non settimane, ma mesi se non anni…

Il calo delle esportazioni?

France Exports

Thanks to Trading Economics

Ma in Francia le esportazioni calano mentre salgono? Senza la massiccia svalutazione dell’euro addio economia francese e qualche sorpresa arriverà dal pil, ma non c’è fretta, tutto a tempo debito.

I problemi sono qui, nella bilancia commerciale e non da ieri, ma guarda caso dal 2000 circa. Chissà cosa è accaduto nel 2000, chissà!

France Balance of Trade

Ma lasciamo perdere la Francia, nessuna fretta resta sullo sfondo come un elefante in mezzo ad una cristalleria, manca ancora oltre un anno all’appuntamento con le elezioni del 2017.

Nel frattempo in  Grecia hanno risolto i loro problemi di breve termine rieleggendo la vecchia coalizione Syriza e ANEL, sinistra e destra insieme in nome del memorandum, se non funziona c’è sempre il PASOK, o TO POTAMI e soprattutto il pilota automatico, tanto caro a Mario Draghi.

Lo aveva già detto per l’Italia, lo dirà anche per la Francia un giorno non molto lontano…

”E’ la democrazia, è qualcosa che ci sta a cuore e i mercati lo sanno”. Lo ha detto Mario Draghi da Francoforte, assicurando che “l’Italia prosegue sulla strada delle riforme”, indipendentemente dall’esito elettorale e sottolineando che il processo delle riforme continua come se fosse inserito “il pilota automatico”.

Resta l’ombra Alba Dorata, un fantasma votato in maggioranza tra giovani e disoccupati, che potrebbe diventare realtà nei prossimi anni, quando ci penserà la matematica a distruggere definitivamente l’economia greca.

Nel frattempo i future non sembrano riflettere la gioia di Tsipras per la sua vittoria, in fondo era un risultato scontato, i future hanno ben altro a cui pensare a cominciare dalla Cina e soprattutto fa paura il ritmo del deflusso dei capitali dai paesi emergenti che ha costretto la Yellen a non alzare i tassi.

Fanno tenerezza personaggi come Bullard e Lacker che si agitano per uno 0,25%, stanno dimostrando di non capire nulla.

Il deflusso dai paesi emergenti nelle ultime 12 settimane è stato di oltre il 5,6% dell’intero patrimonio gestito.

Ray Dalio è un gestore di hedge fund, ma non un gestore qualsiasi, il migliore di sempre è gestisce da solo con il  suo Bridgewater circa 200 miliardi di dollari.

Recentemente in una intervista a Bloomberg…

Dalio Says Fed May Make ‘Tiny’ Rate Hike Before Resuming …

Dalio ha ricordato a tutti che la Fed non deve alzare i tassi in quanto l’economia americana è troppo debole.

La banca centrale americana, gestisce la valuta di riserva del mondo, il dollaro, quindi la politica monetaria non può essere concepita solo in termini nazionali, ma globali.

Inoltre oggi le banche centrali dovrebbero allentare ulteriormente la politica monetaria e che il QE4 potrebbere essere dietro l’angolo per gli Stati Uniti.

Quello che a noi interessa è che anche Dalio ci conferma che i rendimenti futuri saranno inferiori. Quindi mettetevi il cuore il pace, l’evidenza empirica non lascia scampo.

 Bridgewater ha paragonato la situazione attuale a quella precedente che portò al 1937, quando i tassi di interesse scesero allo zero, la politica monetaria espansiva scatenò un rally nei prezzi degli asset e l’economia Usa si riprese. Quando la Fed iniziò ad alzare i tassi, l’effetto fu lo smobilizzo delle obbligazioni e il crollo dei mercati azionari superiore al 50% rispetto al massimo che era stato testato precedentemente. E la Fed, appunto, fu costretta a fare dietrofront.(WSI)

Quello che è accaduto ormai è storia, la Fed non ha toccato i tassi e non li toccherà per tanto tempo ancora.

Quello che cercheremo di capire nelle prossime settimane è quale potrebbe essere l’effetto di questa indicisione ed insicurezza della Fed sull’andamento futuro del dollaro, soprattutto alla luce del QE di Draghi in corso e di quello probabile che la banca centrale americana dovrà rilanciare.

Tempi duri per le società del settore energetico, soprattutto quelle molto indebitate. Samson Resources è stata l’ultima, e più illustre, vittima delle turbolenze del mercato energetico e petrolifero ed è stata costretta a ricorrere all’amministrazione controllata. Tuttavia, secondo il Wall Street Journal, altre aziende rischiano di fare la stessa fine: i dati di Fitch Ratings mostrano che il tasso di default tra le società energetiche americane è accelerato negli ultimi mesi al 4,8%, il massimo dal 1999 e in rialzo dal 3,3% di agosto.

La situazione è ancora peggiore per le aziende che si occupano di esplorazione e produzione, come Samson: per questo gruppo il tasso di default sale all’8,5%. Queste società hanno debito complessivo per 10,4 miliardi di dollari, il massimo in cinque anni. Per fare un paragone, il tasso di default delle aziende americane considerate nel loro complesso è pari al 2,9%. (America24)

ImmagineNon resta che attendere in riva al fiume…

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6 commenti Commenta
kry
Scritto il 21 Settembre 2015 at 10:26

” Dite la verità non vi fanno tenerezza questi poveri ragazzi che lavorano nelle agenzie del senno di poi, sempre in ritardo, sempre in conflitto di interesse…

— A me non fanno tenerezza , anzi li chiamerei a pagare per la differenza degli’interessi passivi sul debito italiano che abbiamo sostenuto.

” Ormai non ci fa più caso nessuno a queste chiacchiere da bar, tantomeno i mercati. ”

— Qui dalle nostre parti più di qualcuno ci ha fatto caso solo che non contiamo un …..

” …. qualche sorpresa arriverà dal pil, ma non c’è fretta, tutto a tempo debito. ”

— TUTTO A TEMPO DEBITO — questa è la barzelletta del millennio io ci metterei il copyright.

Comunque tra spese straordinarie sugli impianti nucleari e sostegno alla produzione delle automobiline di stato li vedo messi peggio di noi … poi qualora ci si mettesse il mercato a pretendere interessi sul debito pari ai nostri ….

dorf001
Scritto il 21 Settembre 2015 at 20:19

karlito74@finanza,

ahh la mitica auto del popolo ehh, poverina. ma è quella il cui capo o ex capo, amministratore, ha inventato quellla cagata delle riforma HARTZ?
quella che impoverito 9 milioni di lavoratorri tedeschi? quella che piace tanto a renzi? ma anche a grullo???

dorf001
Scritto il 21 Settembre 2015 at 20:23

nel post sulla francia si legge questo : I problemi sono qui, nella bilancia commerciale e non da ieri, ma guarda caso dal 2000 circa. Chissà cosa è accaduto nel 2000, chissà!

magari sarà perchè hanno inventato quella merdata che è la moneta euro???

diciamo pure…una cagata pazzesca!!!!

qualcuno lo può andar a dire a quel pirla di tsipras??

veramente i greci, quelli che hanno votato ancora gli stessi, hanno bisogno di uno bravo, molto bravo. intendo una bravo psicologo. ma che hanno nel cervello? segatura?

vabbè che gli italiani non son da meno eh….

AMEN

madmax
Scritto il 21 Settembre 2015 at 21:46

karlito74@finanza,

Karlito,
L’etica tedesca l’abbiamo vista pure in F1 a Monza, dove dopo mesi che usavano pressioni più’ basse nei pneomatici di quelle indicate da Pirelli, risultato, meno pressione, gomme sgonfie = maggiore area di contatto a terra = aumento della motricità è tenuta, inoltre c’è n maggiore area di contatto minore consumo delle gomme, ma maggiori rischi.
Beccati a Monza, da tempo Pirelli si lamentava, a Singapore li hanno messi sotto stretto controllo nelle prove e nella gara e con le pressioni uguali agli altri sono retrocessi dietro Ferrari e Red Bull….ma hanno il coraggio di dire che gli hanno dato gomme peggiori…negando l’evidenza visto che i treni sono sorteggiati !
Ovvero i bari non sono i piccoli neri Italiani 😉

gainhunter
Scritto il 22 Settembre 2015 at 07:59

karlito74@finanza:
intanto l’etica tedesca continua a produrre i suoi effetti…

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-09-21/vw-crolla-borsa-la-truffa-emissioni-diesel-usa-095414.shtml?uuid=ACBvZW1

Ma no, i Tedeschi sono onestissimi, eticamente superiori e non sbagliano mai, è tutta colpa del vice presidente di VW America, di origine greca:
http://www.autoblog.it/post/744718/scandalo-volkswagen
😉

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