AMERICA: A TUTTO SHALE GAS!

Scritto il alle 11:19 da icebergfinanza

Dopo aver fatto una breve sintesi in AMERICA: VOLO DALLA RUPE!, diamo una rapida occhiata a quanto sta accadendo dietro i principali indicatori manifatturieri americani…

“La Federal Reserve di Philadelphia ha reso noto che nel mese di marzo l’indice da essa elaborato e relativo all’andamento dell’attività manifatturiera nell’omonima area, si è attestato a 5 punti, il livello più basso da un anno”

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Clicca sull’immagine per ingrandire Source Manufacturing Business Outlook Survey

Suggerirei a tutti di rilassarsi sui tassi, il collasso del petrolio non è ancora concluso!

Nel frattempo ecco quello che suggeriva Machiavelli lo scorso ottobre…

Citigroup, Goldman Sachs, Ubs e altre grandi banche rischiano di subire perdite per vari milioni di dollari sui prestiti erogati l’anno scorso alle società del settore energetico, a loro volta penalizzate dal ribasso del greggio (-60% dai livelli dell’estate, attualmente attorno a 45 dollari al barile). Come riporta il Wall Street Journal, i grandi istituti finanziari stanno cercando di vendere i prestiti ad altri investitori, ma fanno fatica a trovare acquirenti, pur avendo tagliato i prezzi. Le perdite potranno segnare una grave battuta d’aresto per Wall Street: stando ai dati di Dealogic, le banche negli ultimi cinque anni hanno incassato commissioni per 31 miliardi di dollari finanziando la vendita di titoli di società del comparto energetico, prestando denaro e seguendo operazioni di fusione e acquisizione.Banche rischiano perdite milionarie su prestiti a aziende settore

E ancora …

Il debito delle compagnie petrolifere ricomincia a fare paura. Con il petrolio di nuovo in discesa – salvo la breve fiammata provocata mercoledì dalla Federal Reserve – sono tornate a deprezzarsi anche le obbligazioni “spazzatura” che negli Stati Uniti hanno finanziato (a forte leva) lo sviluppo dello shale oil. Oltre Oceano anche le banche sono in allarme per i crediti erogati al settore, entrati in sofferenza con la progressiva svalutazione delle riserve petrolifere impiegate come collaterale. Secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, numerosi istituti – tra cui una serie di big come Goldman Sachs, Citigroup, Morgan Stanley e Ubs – starebbero cercando, finora con scarso successo, di liberarsi dei “bad loans”, alcuni dei quali concessi solo pochi mesi fa. È probabile che alcuni di questi crediti – magari quelli di vecchia data, erogati quando il petrolio quotava 100 dollari e più – siano stati cartolarizzati, disseminando in questo modo il rischio, oltre la cerchia delle banche. L’eventualità preoccupa la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), che in uno studio appena pubblicato parla esplicitamente di «rischio sistemico», legato alla forte crescita dei debiti nel settore: a livello globale tra il 2006 e il 2014 le emissioni obbligazionarie sono cresciute in media del 15% l’anno, da 455 a 1.400 miliardi di $, mentre i prestiti bancari sindacati sono saliti da 600 a 1.600 miliardi, con un incremento del 13% annuo. (di Sissi Bellomo – Il Sole 24 Ore)

Se qualcuno ne ha voglia si faccia un giro sul sito della Federal Reserve Bank of Dallas dove l’economia sta cadendo in recessione… Moody’s economists see recession for some Texas cities

Texas factory activity posted a second month of no growth in February, according to business executives responding to the TexasManufacturing Outlook Survey. The production index, a key measure of state manufacturing conditions, remained near zero (0.7) and indicated output was essentially unchanged from January levels. Other measures of current manufacturing activity reflected contraction in February. The new orders index pushed further into negative territory, coming in at -12.2, its lowest reading since June 2009. The shipments index fell to -3.3, also reaching a low not seen since 2009. The capacity utilization index turned negative as well, dropping from 5.1 to -4.9.

Perceptions of broader business conditions remained rather pessimistic this month. The general business activity index moved further

negative to -11.2, posting its lowest reading in nearly two years. The company outlook index remained slightly negative and edged

down from -3.8 to -4.4.

Proseguiamo con il principale distretto manifatturiero americano, ovvero quello di Chicago…

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Clicca sull’immagine per ingrandire Source Chicago Purchasing Managers Index – ISM Chicago, Inc.

Ieri CATERPILLAR azienda indicatore principale a livello mondiale ha annunciato un crollo delle vendite di un “modesto” 22 % nel periodo dicembre-febbraio 2015 e la NIKE una sensibile contrazione delle vendite previste per i prossimi 5 mesi ad opera del dollaro forte.

Non ci resta che attendere l’aumento dei tassi e fare il possibile per sostenere il collasso del Pil del primo trimestre 2015 in arrivo…

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Giro, giro tondo, crolla il mondo, crolla l’America…e tutti giù per terra!

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63 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 11:50

Questo lo studio della BIS:

Oil and debt
by Dietrich Domanski, Jonathan Kearns, Marco Jacopo Lombardi and Hyun Song Shin
18 March 2015

http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1503f.htm

“… Oil and gas companies’ bonds outstanding increased from $455 billion in 2006 to $1.4 trillion in 2014, a growth rate of 15% per annum. Energy companies have also borrowed heavily from banks. Syndicated loans to the oil and gas sector in 2014 amounted to an estimated $1.6 trillion, an annual increase of 13% from $600 billion in 2006…”

Il grosso dei prestiti è verso le majors, spesso di stato o implicitamente garantite dallo stato (come Petrobras), quello verso le compagnie shale è solo quello di qualità più scadente (infatti, i default aumentano ogni giorno). Chi è ancora vivo nel settore shale/tar sands altro non può fare che estrarre quanto può per pagare gli interessi sperando in un recupero del prezzo che la sua stessa azione allontana nel tempo abbastanza da non consentire di evitare il fallimento. Un paio di anni fa proprio attorno a Pasqua, parlando con un amico, dirigente presso primaria società petrolifera europea, mi diceva “gli americani si stanno sparando sui coglioni…” Ecco fatto ! Ma resta il fatto, ben peggiore per chi spera nella crescita, che oltre 1,5 trilioni di dollari sono stati investiti per aumentare le riserve di un nulla e con un costo marginale oltre i 100 dollari. In realtà dal 2005, picco del petrolio convenzionale, le riserve producibili sono diminuite a livello globale di circa 1/5 e il totale delle riserve shale americane non vale oltre tre anni di consumo globale (gli americani ne bevono da soli 1/4). Il sistema è al collasso e il valore del denaro sparpagliato in giro nelle sue mille forme è destinato a una brutale riduzione e le banche centrali possono solo comprare qualche anno che verrà speso inutilmente sperando in una nuova vita per un sistema morto e defunto.

aorlansky60
Scritto il 20 Marzo 2015 at 12:47

È in corso un testa a testa tra americani e sauditi :

nessuno dei due intende cedere nel calare il livello di produzione propria, di conseguenza l’offerta aumenta in modo gigantesco in rapporto al calo della domanda, e la frittata è servita (è piuttosto impressionante l’ultimo recente dato americano sulle scorte di greggio, si aspettavano 4 milioni di barili, se ne sono ritrovati più di 9 milioni in giacenza!!!)

Il motivo per cui le aziende locali USA legate alla tecnologia fracking non possono calare la produzione è che devono disperatamente continuare a produrre per riuscire a vendere e a colmare i propri debiti contratti negli anni passati (quando il prezzo a barile era > 100 $/barile, immaginarsi le loro perdite da quando il greggio è arrivato a 50$ al barile!!); il problema è anche un altro, non sanno più dove stockare tutta questa produzione, fra poco i magazzini scoppiano letteralmente (è di oggi la news di un importante produttore inquadrato nel settore shale, che afferma che se non lo fanno i sauditi -abbassare la produzione- allora lo devono fare gli americani, perchè la situazione non sarà più sostenibile nel breve, sintomo di un crescente nervosismo da parte degli yankees…)

dall’altra parte se ne stanno invece sornioni i sauditi, consapevoli dal fatto che loro possono permettersi che il prezzo a barile scenda anche a 20 $ garantendo ancora margini di profitto adeguati, in quanto il loro costo di estrazione è il più basso a livello mondiale (inferiore ai 10 $ al barile) in attesa di vedere, come il cinese sulla riva del fiume che attende i cadaveri, il crollo delle società USA (il cui costo di estrazione è elevatissimo, almeno 90$ barile, ecco perchè loro necessitano di un prezzo al barile non inferiore ai 100$ per essere “in pari”) e forse dell’intero settore.

La mossa successiva dei sauditi -non me ne stupirei- dopo avere fatto fuori il loro più pericoloso contendente sarà quello di fare in modo di alzare lentamente ma progressivamente l’asticella del prezzo fino a ritornare ad una situazione >= 100 $ barile. Loro sono quelli che, in quanto a numeri e cifre in ballo nel settore, meglio di qualunque altro produttore possono condizionare questo.

Mentre disquisiamo di questo, in USA stanno crescendo sempre più le preoccupazioni (avverto segnali sempre più evidenti anche dalla stampa estera) per il livello di debiti contratti negli ultimi 5anni -da quando è partita la tecnologia fracking nel territorio nord-americano- da una miriade di società sorte nel frattempo attratte dal nuovo business come la nuova corsa all’oro; si stima una bolla tra i 5 mila e 3 mila miliardi di $ coinvolti, con perdite (debiti spalmati “in giro”) superiori ai 1000 miliardi di $ (più o meno la stessa entità che innescò il crack nel 2007, con la differenza che allora l’economia mondiale era florida, al momento invece è convalescente per non dire ancora depressa), una cifra che se vicino alla realtà dovrebbe fare riflettere e preoccupare assai l’amministrazione Obama (con tanti saluti ai propositi di crescita del pil e ritorno all’inflazione sul 2%) e la FED;

a proposito di quest’ultima : in occasione dell’ultima riunione FMOC, ha ventilato l’ipotesi di un rialzo dei tassi americani a giugno 2015(seppur in misura alquanto soft), stessa data in cui è in programma la riunione dell’OPEC per decidere sul da farsi (molto probabilmente prevarrà in essa la volontà saudita di continuare con la linea intrapresa dall’autunno 2014, con buona pace dei venezuelani che stanno per saltare per aria insieme agli americani…)

quindi l’appuntamento cruciale è segnato per GIU2015, segniamoci questa data… se il greggio permane al di sotto dei 50$/barile per tutto il 2015 e non oscilla troppo da questo livello, prepariamoci al nuovo BOOM che farà molto rumore…

phitio
Scritto il 20 Marzo 2015 at 12:51

Beh, tra gli studiosi del peak oil, l’esplosione della bolla del fracking era data per assodata. Quello che non era ancora bene compreso e’ che il ritorno della zappa sui piedi sarebbe stato di tipo economico/finanziario.
D’altronde, come crede un settore economico di andare avanti se con i 100$ al barile nessuna operatore riusciva anda andare in pareggio, non dico fare utili? Credevano forse che le tasche dei consumatori, costretti dalla fame energetica, fossero senza fondo? Ebbene si, credevano proprio questo. Invece, nel mondo reale, chi non aveva soldi faceva debiti, cosi’ come facevano debiti su debiti quelli che producevano il petrolio da scisto. Il primo dei debitori a mollare il colpo e’ stato il consumatore, e a ruota verra’ il fornitore. Entrambi debitori, entrambi pieni di debito inesigibile, quindi aspettatevi un bel terremoto finaziario ed un aggravarsi della crisi economica globale, a causa di un nuovo feroce credit crunch.

Questa era la premessa della nuova bolla del petrolio subprime.

Ovviamente, a questo seguira’ il solito nefasto ciclo di distruzione di offerta, e distruzione di domanda, fino ad un livellamento verso il basso che e’ difficilissimo prevedere, dato che c’e’ il rischio di un degradamento operativo delle infrastutture e dei canali commerciali a causa di un accresciuto caos geopolitico.

Saluti
Phitio

P.S. come sempre , John_luddd, sei sempre sul pezzo, eh ?

phitio
Scritto il 20 Marzo 2015 at 13:02

aorlansky60,

Mi dispiace, ma il tuo post e’ alterato da un illusione, e cioe’ “l’illusione del controllo”.

Se vuoi ti metto questo ling ad un blog spagnolo, puoi provare a tradurlo con google
http://crashoil.blogspot.co.uk/2014/11/la-ilusion-del-control.html

Nessuno degli attori sta agendo in base ad una capacita’ di controllo della situazione. Ciascuno e’ in certa misura costretto dagli eventi.

E’ vero che il costo di estrazione dei sauditi e’ basso, ma e’ anche vero che i loro costi pubblici sono enormi, e i sauditi dipendono per piu dell’80% dai proventi petroliferi.

Inoltre, il pezzo del barile e’ facile prevedere che MAI PIU” tornera’ stabilmente ai 100 dollari al barile, salvo effimere fiammate. Quel livello di prezzi e’ stato la causa principale dell’attuale declino di domanda.

Il consumatore e’ esausto, pieno di debiti che non riesce ad onorare, e non riuscira’ a ripagare quel prezzo piu’ avanti, in un certo futuro di depressione economica, ed in uno scenario di decrescita secolare.

phitio
Scritto il 20 Marzo 2015 at 13:27

Suggerisco la lettura di questo post.

http://ugobardi.blogspot.it/2015/03/declino-energetico-e-allocazione-delle.html

Per quanto riguarda le misure redistributive da prendere, queste sono pura eresia, secondo tutti gli economisti. Non so cosa ne pensi Mazzalai, mi piacerebbe sentire la sua opinione.

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 13:52

phitio@finanza,

esatto ! la gente adora le ipotesi di complotti vari, significherebbe che da qualche parte, sebbene sia un kattivone, c’è qualcuno che ha la situazione in mano. No ! Siamo semplicemente scivolando nel caos assoluto che è figlio della paura e del fatto che nessuno ha il controllo mentre quelli che più contano sono solo terrorizzati che “altri ma non loro” possano un gorno disporne. E’ la natura umana quella di illudersi e allora ecco la borsa a livelli stellari, ecco l’indipendenza energetica uanagana, ecco gli euristi illudersi che domani sarà più europa e andrà meglio, gli anti euristi illudersi che “dopo” potremo rilanciarci con maggiori esportazioni… sono in pochi ad avere chiaro in mente che cosa implichi una generale diminuzione del ritorno degli investimenti causato dalla fine delle risorse a basso costo, dall’aumento esponenziale della popolazione, dall’invecchiamento della stessa almeno nelle aree più ricche, da una globalizzazione gestita solo dalla finanza, dal calo progressivo della redditività dei terreni agricoli che richiedono dosi sempre maggiori di fertilizzanti, dal crollo delle risorse ittiche, dal maggior calo di biomassa dall’ultima glaciazione, dall’esponenziale aumento dei vari tipi di inquinamento alcuni dei quali saranno ancora attivi tra 1 milione di anni… Mazzalai non ti riponderà mai, non credo sia in linea con il peak oil nè con il peak resources altrimenti non sarebbe rapito dall’idea che con carte di credito a scadere riempite da soldi di stato si rilancia l’economia… c’è solo un modo, uno solo ma nessuno è interessato, il 99% vuole SOLO una cosa: consumare quello che consumano quelli che consumano di più. Provate a farvi un giro nei paesi in via di sviluppo, vogliono tutti essere come gli uanagana. Auguri !

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 13:57

phitio@finanza,

presumi troppo… intanto bisogna vedere se il “barile” lo si continuerà a pagare tutti in dollari, cosa cui NON credo, poi che l’attuale fase di deflazione sia eterna, cosa cui NON credo. Continuare a pensare in termini di dollari/euro etc… nel medio lungo termine NON HA SENSO. Si provi a ragionare così: quanti kw/h o BTU potrò acquistare nel 2020, nel 2030 e così via ?

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 14:05

aorlansky60,

se diamo i numeri, diamoli bene !

gli USA consumano 18 milioni di barili al giorno, quindi 9 milioni sono 12 ore di consumi. Il dato cui volevi riferirti sono le scorte di greggio che valgono circa 400 milioni d barili ovvero 22 giorni di consumi. Cerchiamo di comprendere la realtà, NON SIAMO AFFOGATI nel petrolio. Il ruolo della finanza in questa crisi è DECISIVO !!! Si comprano/vendono ogni giorni tanti barili virtuali quanti se ne producono in diversi mesi. Ed è così su tutto. Non esiste “il giusto prezzo”, è stato tutto falsato dalla proliferazione di strumenti finanziari, che si appoggiano sul denaro a costo zero della banche centrali, il cui effetto nel breve termine è di non consentire la formazione di un prezzo di equilibrio mentre nel lungo periodo le conseguenze sono molto peggiori. Infatti, un investimento nel settore energetico dati i suoi costi e il suo lungo tempo di payback richiederebbe ragionevoli certezze in assenza delle quali, gli investimenti NON SI FANNO e questo comporta meno attività economica e soprattutto di sempre peggiore qualità.

aorlansky60
Scritto il 20 Marzo 2015 at 14:07

@Phitio

“E’ vero che il costo di estrazione dei sauditi e’ basso, ma e’ anche vero che i loro costi pubblici sono enormi, e i sauditi dipendono per piu dell’80% dai proventi petroliferi.”

Anche 90%… praticamente il loro export totale è 95% petrolio e basta.

Quando si citano i sauditi, si tratta della famiglia reggente che detiene tutta la ricchezza derivante dalle enorme potenzialità garantita loro dal petrolio. I sudditi vengono dopo (a livello di dettaglio)…

Qui si parla di una monarchia assoluta con pochi milioni di sudditi (credo al massimo una trentina dalle mie ultime fonti, dediti per lo più a servire col proprio lavoro la famiglia reggente, dato che quel paese non annovera nemmeno un parlamento; quello che afferma la famiglia reale è legge; punto) non di 350 milioni di nord-americani in democrazia.

Se uno si mette davanti la bandiera saudita e legge (opportunamente tradotto perchè in arabo) quello che vi è scritto sopra la spada (piuttosto emblematica anche questa, presenza non casuale…) allora si fà un idea più precisa di quel paese e del suo sistema sociale.

Voglio dire che questi hanno minore esigenze rispetto ai 500 milioni di europei e ai 350 milioni di nord americani, anche se è pur vero che dipendono dal consumo di quest’ultimi per vedere inalterati i loro profitti… ma ne hanno realizzati talmente tanti negli ultimi decenni da essersi messo al riparo, con riserve più che adeguate per fargli passare incolumi tempeste che dovessero presentarsi all’orizzonte; di sicuro, i sauditi(sempre la famiglia…) sono al momento i meno preoccupati al mondo per la piega che ha preso il petrolio, cosa che del resto – come maggiori player nel settore – hanno deciso loro prima di qualsiasi altro, influenzandone l’andamento del prezzo.

aorlansky60
Scritto il 20 Marzo 2015 at 14:23

JOHN

grazie per la doverosa correzione sul dato delle scorte sett.li barili greggio USA, in effetti per chi legge è fuorviante, nella fretta di scrivere mi sono espresso malamente lasciando intendere una cosa diversa dalla realtà. La giacenza effettiva è su ben altri livelli (458 mln di barili come riportato dalle fonti uff.li)

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 15:14

aorlansky60,

“The nearly 50 percent plunge in the price of oil during the past six months is expected to leave oil-rich Saudi Arabia with its first budget deficit since 2011 and the largest in its history.

The budget, announced on Dec. 25, will include spending during fiscal 2015 of $229.3 billion, higher than in 2014, despite revenues estimated at only $190.7 billion, lower than in the current fiscal year. That would leave a deficit of $38.6 billion….”

questa previsione poggia su un prezzo di 60 USD e vale una fettina per nulla trascurabile delle riserve valutarie del paese il quale oltre al petrolio non produce nulla. E’ faticoso per me comprendere quale sia la logica dei complottisti secondo i quali i sauditi in combutta con gli uanagana per distruggere i kattivi avrebbero distrutto il prezzo del petrolio polverizzando l’unico settore industriale in espansione (i primi) e mandando paurosamente sott’acqua le finanza pubbliche (i secondi)

phitio
Scritto il 20 Marzo 2015 at 15:39

john_ludd@finanza,

Con me con questo ragionamento vieni a nozze. Io uso termini monetari per farmi capire qui dentro questo blog, ma sono solito ragionare in termini di EROEI.

aorlansky60
Scritto il 20 Marzo 2015 at 16:37

The budget, announced on Dec. 25, will include spending during fiscal 2015 of $229.3 billion, higher than in 2014, despite revenues estimated at only $190.7 billion, lower than in the current fiscal year. That would leave a deficit of $38.6 billion….

Le riserve valutarie dell’Arabia Saudita (ossia : della famiglia reggente…) devono essere tali che per loro “$38.6 billion” sono praticamente nulla. Poco più che zero.

Per questo, dicevo che loro nel “game” sono i meno preoccupati tra tutti i players del petrolio.
Ripeto, loro al mimite devono soddisfare i fabbisogni di 30 milioni di sudditi; non di 350 milioni di cittadini.

30 milioni vs 350 milioni … sudditi vs cittadini …

non so se riesco a spiegarmi.

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 16:52

john_ludd@finanza,

Ciao John una tua opinione se possibile su una mia BANALE CURIOSITA’. Il giochino dello shale potrebbe portare alla privatizzazione della ( ormai unica Statale ) Banca Centrale del Nord Dakota? Non per essere complottista … come si dice da queste parti a pensar male spesso ci si azzecca. Grazie.

madmax
Scritto il 20 Marzo 2015 at 17:42

Le riserve di petrolio e la “truffa degli analisti/economisti” che mai vi raccontano.
Capiamoci,unavilta per tutte dal punto di vista minerario il termine riserva di petrolio rappresenta la quantita’ che risulta economicamente estraibile AD UN DETERMINATO PREZZO. Ovvero se il prezzo del greggio e’ 100 Usd al barile allora come riserve conto tutto quel petrolio che conosco (stimata la presenza) e che mi costa meno di 100 da estrarre.
Se il prezzo crolla a 50 le riserve diminuiscono, in quanto tutto il petrolio che mi costa oltre i 50 da estrarre non lo considero come riserve e tutto quanto investito e’ un bel buco 🙂
Per cui se la prossima volta che leggete un articolo trovate che le riserve sono x milioni di barili ma non vi mettono il prezzo di riferimento…allora state certi che si tratta di fuffa.

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 17:56

aorlansky60:
The budget, announced on Dec. 25, will include spending during fiscal 2015 of $229.3 billion, higher than in 2014, despite revenues estimated at only $190.7 billion, lower than in the current fiscal year. That would leave a deficit of $38.6 billion….

Le riserve valutarie dell’Arabia Saudita (ossia : della famiglia reggente…) devono essere tali che per loro “$38.6 billion” sono praticamente nulla. Poco più che zero.

Per questo, dicevo che loro nel “game” sono i meno preoccupati tra tutti i players del petrolio.
Ripeto, loro al mimite devono soddisfare i fabbisogni di 30 milioni di sudditi; non di 350 milioni di cittadini.

30 milioni vs 350 milioni … sudditi vs cittadini …

non so se riesco a spiegarmi.

Come il costo d’estrazione del petrolio è un segreto di stato lo è anche il dato relativo alle loro riserve valutarie che sembra ammontino oltre i 1200MLD$ , tanti quanti la cina con 1,3 miliardi di cittadini.

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 18:14

john_ludd@finanza,

Dici : Provate a farvi un giro nei paesi in via di sviluppo, vogliono tutti essere come gli uanagana. Auguri ! ### D’altronde come dargli torto. Io resto ( non so nemmeno che termine usare ) …. quando guardo , quel poco di televisione , i programmi ( propaganda pro consumo ) spazzatura per ragazzi. A parte il culturalmente zero ma tutto il condizionamento psicologico anche solo sui vestiti lo trovo deleterio.

stanziale
Scritto il 20 Marzo 2015 at 18:59

john_ludd@finanza,

Ciao John, come sempre ottimi commenti, mi ha colpito in particolare la tua giusta interpretazione del report della Bis. Per quanto riguarda Andrea Mazzalai, posto che non ha nessuna necessita’ di essere da me interpretato, penso pero’ (beh, quantomeno e’ il mio pensiero) che con interventi tipo la carta di credito poposta, si eviterebbe di crollare troppo piu’ degli altri, cosi’ come l’avere una propria banca centrale ci avrebbe evitato di svendere le quote enel e probabilmente eni, gli altri beni pubblici, regalare l’oro di italia ecc. ecc.ecc. Poi che dopo andra’ tutto a scatafascio per i motivi che hai per l’ennesima volta (ore 13.52) esaustivamente scritto, sono d’accordissimo.

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 19:27

kry@finanza,

non è ho la più pallida idea, il complottismo ha senso se nessuna altra spiegazione è possibile e non mi sembra il caso delle dinamiche attuali del mercato petrolifero

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 19:44

stanziale@finanza,

si èuò evitare di finire a scatafascio o almeno provarci ma non rilanciando i consumi in modo sterile. Considera questo fatto che dovrebbe essere noto a tutti. Tutti i paesi sviluppati sono diventati tali attraverso la realizzazione delle grandi reti infrastrutturali cioè in ordine di tempo (e anche di importanza ovvero ritorno reale):

1) rete idrica cioè acquedotti
2) rete fognaria (prima c’era il colera e il tifo)
3) rete ferroviaria, poi stradale, porti
4) rete elettrica
5) rete gas
6) rete tlc fissa
7) rete tlc mobile
8) rete internet

TUTTE sono state sviluppate direttamente o indirettamente dagli stati. Oggi per evitare di tornare a un’era simile a quella precedente la realizzazione delle grandi reti serve un nuovo massivo piano di investimenti per portarci fuori dall’era degli idrocarburi. Sono investimenti che si auto finanziano, se non altro perchè in assenza di essi il numero degli umani tornerà a essere meno di un miliardo. Ecco cosa si potrebbe fare in un paese a caso, il nostro, tanto per iniziare:

1) riqualificazione energetica OBBLIGATORIA di tutto il patrimonio immobiliare. Questo comporta un immenso risparmio e lavoro per una generazione. Essendo ad alta intensità di mano d’opera e a bassa intensità di capitale, ne beneficerebbero gli italiani e non le 3 o 4 big utilities. Lo stato fornirebbe le garanzie necessarie ma il rischio è talmente frazionato su modesti importi da essere inesistente.
2) sviluppo di un piano energetico nazionale
3) sviluppo dei porti e recupero degli antichi canali, passaggio del traffico merci da gomma ad acqua molto meno costoso
4) sviluppo di un piano di messa in sicurezza dell’assetto idrogeologico. Il costo delle varie “emergenze” è molto superiore alla prevenzione la quale genera posti di lavoro in grande quantità
5) BASTA con le politiche agricole demenziali imposte dall’europa. Recupero della piena autonomia agricola e alimentare anche se questo comportasse un aumento dei prezzi dei generi alimentari (ma sarebbero più sani e avremmo posti di lavoro a casa nostra e non in Polonia)
etc…

Sarebbe possibile, basterebbe volerlo fare. Altro che consumi finanziati con credito inesistente. INVESTIMENTI VERI !

Naturlmente qualcuno obietterà che le opere finanziate dallo stato si prestano a corruzione e bla bla bla. La risposta è semplice: se un popolo non è capace di gestirsi da solo allora effettivamente merita di sparire…. ma… se non lo si lascia neppure tentare…

stanziale
Scritto il 20 Marzo 2015 at 19:49

john_ludd@finanza,

Questo post me lo copio incollo e lo salvo.

stanziale
Scritto il 20 Marzo 2015 at 20:05

…mi piace vederlo anche sotto l’aspetto di un piano neo keynesiano (il vero Keynes, non il farlocco come cercano di spacciarlo gli “austriaci”, Funny king e Simoncelli).
Penso che ci arriveremo ma, purtroppo, solo dopo lo scoppio della bolla mondiale. Se tutto va bene..

aorlansky60
Scritto il 20 Marzo 2015 at 20:23

kRY

Hai centrato il punto; quando dicevo la famiglia, questa possiede 1200 miliardi di dollari; solo di riserve valutarie senza considerare gli optional (strutture, oro, diamanti, partecipazioni nelle più grandi società americane).
Questo vuol dire che di fatto i sauditi (la famiglia reggente) è la corporazione più ricca del mondo in grado di farsi un baffo di un prezzo prolungato anche di 50 dollari al barile.
Che sia per caso o voluto, nell’attuale situazione loro sono di sicuro i meno preoccupati.

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 21:13

stanziale@finanza,

Questo ??? http://ugobardi.blogspot.it/2015/03/la-profezia-di-keynes.html
aorlansky60,
Che sia per caso o voluto, nell’attuale situazione loro sono di sicuro i meno preoccupati… tanto che alla lunga potrebbero comprarsi per i restanti 4$ un bel pò di foreste Canadesi con relativo sottosuolo.
john_ludd@finanza,
5) BASTA con le politiche agricole demenziali imposte dall’europa. Recupero della piena autonomia agricola e alimentare anche se questo comportasse un aumento dei prezzi dei generi alimentari (ma sarebbero più sani e avremmo posti di lavoro a casa nostra e non in Polonia)#### La sola realizzazione di questo punto BASTA e avanza e soprattutto come dici SANI come anche constatato di recente dalla trasmissione le IENE. Anzi su questo mi permetto un consiglio a tutti : CERCATE DI CONSUMARE PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI DI PROVENIENZA NAZIONALE.

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 22:03

Chiare e semplici sono anche le ragioni per le quali si è arrivati al crash del prezzo del greggio: la strutturale flessione dei consumi di petrolio e gas naturale in Europa (fra il 2004 e il 2013 i quattro maggiori consumatori europei, Germania, Francia, Regno Unito e Italia, sono passati da 661,4 a 561,5 milioni di tonnellate di equivalente petrolio all’anno, che vuol dire meno 15 per cento in un decennio), il rallentamento della crescita economica energivora della Cina e l’irruzione sul mercato del petrolio e del gas di scisto, soprattutto di produzione statunitense, meglio noti come shale oil e shale gas. La domanda si è contratta, l’offerta è cresciuta: i prezzi potevano solo sprofondare.

http://www.tempi.it/il-vero-jihad-globale-lo-ha-lanciato-l-arabia-saudita-e-la-sua-arma-e-il-petrolio#.VQxQIEa-moM

stanziale
Scritto il 20 Marzo 2015 at 22:06

kry@finanza,

Domani me lo leggo bene…buon week end a tutti.

john_ludd
Scritto il 20 Marzo 2015 at 23:19

kry@finanza,

tutti ma proprio tutti gli opinionisti commettono lo stesso errore, cioè questo:

“…Nel 2015 gli equilibri di bilancio di Russia e Iran sono destinati a degradarsi ulteriormente: per mantenere la spesa pubblica attuale, Mosca avrebbe bisogno di un barile del petrolio a 107 dollari, Teheran a 131…”

non è vero ! i budget di un paese sono in valuta locale non in dollari mentre i ricavi da vendita sono in dollari. Se la valuta si svaluta di una quantità comparabile al calo del prezzo del petrolio il budget in valuta locale non cambia. Quello che accade invece è un brusco aumento dell’inflazione, problema che affligge l’Iran da quanto sono entrate in funzione le sanzioni mentre in Russia l’inflazione (da sempre alta) è raddoppiata. In Iran si è sviluppato un ampio mercato parallelo, flussi inctrollati con la Turchia e gli Emirati, controllato dal regime e che ne rafforza le ali estreme. In sostanza, le sanzioni si scaricano sulla popolazione ma non più di tanto sulle casse dello stato. Scopo delle sanzioni è proprio questo, determinare inflazione o anche iper-inflazione e attraverso questa scontento crescente e un cambio di regime. Ma sia Iran che Russia sono paesi fortemente nazionalisti e per ora è accaduto l’opposto. Il governo ha evocato il complotto, stretto le maglie, e l’appoggio della popolazione è aumentato invece che il contrario. Le sanzioni alla Russia hanno di certo contribuito alla magra prestazione dell’economia europea, rafforzato i partiti anti-euro, indebolito la UE e creato tensioni tra la UE (o almeno parti di essa) e gli USA. A oggi le sanzioni aumentano il caos e non avvicinano nessuno degli obiettivi che chi le ha volute si era ripromesso.

signor pomata
Scritto il 20 Marzo 2015 at 23:46

Volevo condividere con voi un mio pensiero, sulla situazione attuale del mercato.
Seguendo andrea siamo a conoscenza che la situazione in america non è come la raccontano, ora c” è la questione dei tassi da decifrare, se ci sarà un rialzo anche parziale o se lasceranno il tutto invariato.
Andrea mi ha fatto capire che bisogna darsi degli obbiettivi e rispettarli.
In pratica bisogna tentare di capire la situazione e essere forti emotivamente per arrivare a raggiungere l” obbiettivo.
Io credo che per ovviare a un rialzo dei tassi potrebbero far scendere e non di poco il mercato azionario sotto i colpi della situazione stagnante se non recessiva all” orizzonte ma siccome non posso sapere il quando e il come avrei pensato a una strategia e vorrei la vostra opinione.
Iniziare con una cifra modesta come 2000 euro un pac di acquisto su un etf short sul mercato americano.Poi seguito da acquisti di 200 euro a settimana.
Dalla mia avrei il cambio che potrebbe sfondare 1,04 e la prospettiva che tutto quello che cresce prima o poi scende e in america direi che son cresciuti bene visto che sono sui massimi di sempre e oltre.Sembrerebbe qualcosa di azzardato ma non essendo a leva e ritenendo che difficilmente il cambio ritornerà oltre i 1,20 in ottica medio lunga penso che potrebbe portare frutti.
Il prodotto che ho trovato è questo, è sul mercato italiano e francese
Short Daily MSCI USA-ucits -AM – C2U – AFF
Che ne dite??
Capisco che nell” era dei QE andare al ribasso sembra da fessi ma mi sembra un investimento meno rischioso di un trentennale del portogallo, avrò un virus?

kry
Scritto il 20 Marzo 2015 at 23:49

john_ludd@finanza,

Mi fa piacere vedere che l’hai letto. Me lo sono ritrovato per caso nella ricerca di alcuni dati riguardanti i commenti odierni. L’ho proposto perchè diversamente da molti altri m’è sembrato abbastanza completo con una visione globale tenendo conto è stato scritto 3 mesi fa ( magari l’opinionista adesso è più preparato ). Parlando di russia e comparando il tutto in rubli mi sembra che stiano guadagnando e anche questo lo si può considerare l’opposto di quel che si voleva ottenere. Ciao e grazie.

kry
Scritto il 21 Marzo 2015 at 00:05

signor pomata@finanzaonline,

Non m’intendo molto per cui potrei sparare delle vaccate. Prendiamo ad esempio il famigerato caso parmalat, chi si ricorda che i covered warrant put non sono stati pagati perchè c’era la clausola che vale la quotazione di tre giorni prima della sospensione della quotazione del relativo sottostante “. Ora in caso di crack chi paga la “scommessa ” la banca che magari è la causa del crack stesso. Personalmente i 2000€ li considero come una scommessa , su un crack magari al 2018 , dove mi devo rendere conto che potrei aver vinto e non essere pagato.

john_ludd
Scritto il 21 Marzo 2015 at 00:42

signor pomata@finanzaonline,

io farei un PAC su una buona selezione di vini DOC italiani, vai sul sicuro, rendono la vita piacevole e che arrivi o meno l’uomo nero ti ubriachi alla facciaccia di tutti sti stronzi che rimbalzano qua e là !

kry
Scritto il 21 Marzo 2015 at 00:59

john_ludd@finanza:

io farei un PAC su una buona selezione di vini DOC italiani, vai sul sicuro, rendono la vita piacevole e che arrivi o meno l’uomo nero ti ubriachi alla facciaccia di tutti sti stronzi che rimbalzano qua e là !

Ninna nanna ninna ooohh … questo vino a chi lo do … se arriva l’uomo nero bevi un mese intero … se arriva l’uomo bianco bevi tanto tanto …. bianco o nero chissenefrega purchè sia buono e leggero … hic.

kry
Scritto il 21 Marzo 2015 at 01:06

Non ci resta che attendere l’aumento dei tassi e fare il possibile per sostenere il collasso del Pil del primo trimestre 2015 in arrivo…

Clicca sull’immagine per ingrandire ( che è GATTA CI COVA ??? )

Giro, giro tondo, crolla il mondo, crolla l’America…e tutti giù per terra!

aorlansky60
Scritto il 21 Marzo 2015 at 07:12

@Stanziale

Per Te in particolare così sensibile alla fine alla quale hanno decretato i ns. Vertici, per la serie “vendere per crescere”, Pirelli un altra che va a rinfoltire il gruppo già nutrito di Soc. EX italiane… Visto che roba???…

E chi, se non arabi o cinesi potevano e possono permettersi questo??…

aorlansky60
Scritto il 21 Marzo 2015 at 07:21

JOHN

Ho letto attentamente il tuo intervento , quello lungo dove consigli misure adeguate per il rilancio dell’economia in Italia,

Lascia perdere, in questo paese fatto di beceri ottusi interessi corporativi, nessuno di questi presterebbe attenzione… Infatti il declino e’ gia’ iniziato inesorabile, ultio

aorlansky60
Scritto il 21 Marzo 2015 at 07:25

Ultimo caso come dicevo prima un altra delle ns grandi soc. In partenza per altri lidi… “vendere per crescere” la sta’ gia’ definendo qualcuno che si crede molto intelligente…

kry
Scritto il 21 Marzo 2015 at 07:44

aorlansky60:
Ultimo caso come dicevo prima un altra delle ns grandi soc. In partenza per altri lidi… “vendere per crescere” la sta’ gia’ definendo qualcuno che si crede molto intelligente…

… molto intelligente…come quello furbo che si taglia i maroni per far dispetto alla moglie che le fa le corna. Chissà in che banca metterà i soldi incassati, essendo tanti di sicuro non nella ” Banca Materasso ” . Mattiniero stamattina. Ciao, buon fine settimana.

kry
Scritto il 21 Marzo 2015 at 08:04

aorlansky60,

Aorlansky che fai non ti deprimere … finch’è c’è vita c’è speranza e ti regala questo … http://previdenzacomplementare.finanza.com/2015/03/20/leta-per-la-pensione-aumenta-di-4-mesi/#comment-17062

luigiza
Scritto il 21 Marzo 2015 at 09:14

john_ludd@finanza,

Ecco cosa si potrebbe fare in un paese a caso, il nostro, tanto per iniziare:

1) riqualificazione energetica OBBLIGATORIA di tutto il patrimonio immobiliare.

Lo hanno già in mente. Per il momento hanno cominciato a raccogliere i dati sulla qualità energetica degli immobili imponendo l’obbligo della certificazione energetica dell’appartamento in caso di vendita o di nuova locazione.
Quando avranno un aidea abbastanza chiara sullo stato (penoso) dell’esistente imporranno parametri energetici da rispettare che faranno pagare ai proprietari (insieme alle morosità degli inquilini. Ma tanto che ci frega, i proprietari immobiliari son ricchi).
In Francia mi risulta già essere così.

luigiza
Scritto il 21 Marzo 2015 at 09:21

luigiza@finanza,

In Francia mi risulta già essere così.

Mi son sbagliato, in Francia sono ancora più avanti:

France decrees new rooftops must be covered in plants or solar panels
All new buildings in commercial zones across the country must comply with new environmental legislation

Link: <a href="http://www.theguardian.com/world/2015/mar/20/france-decrees-new-rooftops-must-be-covered-in-plants-or-solar-panels&quot;

john_ludd
Scritto il 21 Marzo 2015 at 10:42

luigiza@finanza,

un edificio a bassa qualità energetica è invendibile, non lo compra nessuno. E’ interesse di chiunque avere riqualificazione energetica. Questo neppure significa che ci si debba svenare. la maggior parte degli interventi costa poco e quel poco può essere finanziato con un mutuo a tasso ultra basso. Lo stato può fornire garanzie, senza che questo significhi un peggioramento del debito pubblico, i crukki hanno un fondo a garanzia sulle loro banke che vale 500 miliardi e che non viene conteggiato. Magari se lo facciamo noi lo sarebbe ma questo è un altro discorso che si può rissumere in “vadano a fareinc… i crukki e i loro seguaci”. Quanto scritto nel breve commento sopra è naturalmente semplicistico, solo uno spunto per affermare senza esitazione che è del tutto falso che non si fuori nulla di diverso che seguire le idiozie del più export e meno domanda interna (in un mondo dove tutte le 170 nazioni perseguono la stessa politica !!!). La domanda interna la si può attivare ma non in modo sterile, per permettere di acquistare un motorino o un tostapane. Gli incentivi ai consumi sono CAZZATE, servono investimenti che abbiano un ritorno i quali poi, essendo capitale vero, permetteranno eventualmente maggiori o meglio ancora migliori consumi. Se manca la volontà, non posso farci nulla, non è neppure un problema nazionale, ma diffuso globalmente con qualche eccezione. E neppure si tratta di “rilanciare l’economia” ma di rilanciare la possibilità di avere ancora una civiltà evoluta, di avere un’età media prospettica di 80 anni etc… Senza un nuovo modello energetico non esiste un futuro, ma estinzione di massa. Siamo già in ritardo, servono almeno 30 – 40 anni e senza alcuna garanzia di successo, ma è meglio provarci con tutte le forze oppure no ? Se chi oggi chi ha l’età giusta per “fare”, non ci riesce, significa che avremo fallito come specie per colpa di questo o di quello, irrilevante, il risultato sarebbe scritto comunque e amen.

veleno50
Scritto il 21 Marzo 2015 at 13:14

signor pomata@finanzaonline,

Il piano di accumulo è la migliore scelta che possa fare un investitore, accompagnarla da un etf short ?non capisco la ragione.Quando si comprano azioni mensilmente non settimanalmente e riesci a mediare un prezzo su un paniere di azioni big sei sempre sicuro o quasi che il tuo prezzo è sempre vicino alle quotazioni del giorno se una borsa va su e giù.Se la borsa va sempre su è un buon affare scegliere il giorno per vendere. Se la borsa scende continuamente per degli anni ci vogliono le cinture di sicurezza e parecchie ruote di scorta.Sono 31 anni che tutti i giorni mi cimento in acquisti e vendita di titoli ci ho messo più di 20 anni per capire con la mediazione del prezzo sono sempre vincente come nei momenti attuali.Il PAC è l’arma vincente, ci vuole pazienza e determinazione senza farsi prendere dal panico quando scende a volte grosse stornate sono occasioni per acquisti più consistenti a buon prezzo.ciao buona domenica

signor pomata
Scritto il 21 Marzo 2015 at 14:05

La mia osservazione poggiava sul fatto che economia reale americana annaspa e non poco mentre se vediamo il grafico dello sp 500 sembra di essere in cui economia reale sia in euforia e che non lavori se sei uno che non ne ha bisogno ma le cose stanno diversamente e un riallineamento ci sarà, il quando è il difficile da sapere.
I 2000 euro sono un inizio seguito dagli 800 mensili, un pac non sul continuo del rialzo ma su un ritorno del mercato a livelli più consoni rispetto a economia reale.
Il pac è una soluzione preservativa perche mi rendo conto che il mercato potrebbe essere irrazionale per un tempo più lungo di quanto io possa sostenere le perdite o meglio essere solvente, diciamo cosi.
Non prevvedo crolli epocali o almeno non li aspetto ma se da 2100 vanno a 1540 non mi sembra che il mondo finisca, del resto sarebbe il massimo prima della era qe…..ma è un 25% e non è poco in tempi in cui un titolo governativo europeo fallito rende il 1,8%….

bancabassotti
Scritto il 21 Marzo 2015 at 14:05

luigiza@finanza,
Per completezza aggiungo che in Francia non esiste l obbligo per i privati di adeguare l immobile ad un certo livello di consumo energetico ma esiste da alcuni anni un progetto pubblico che coinvolge anche privati e che mira a sensibilizzare sul risparmio energetico.
Per le case non di nuova costruzione ci sono crediti di imposta e finanziamenti agevolati per migliorare l isolamento della casa. Cercando casa il livello di consumo energetico é un fattore che incide sul prezzo o quantomeno sulla scelta a parità di bene, nel Nord dove abito é ancor più sentito. Una casa non nuova può arrivare a classe C e in alcuni casi B con una serie di interventi.
Le case di nuova costruzione fino a poco tempo fa dovevano essere almeno C , poi B e dal 2020 saranno passive a seguito di normativa europea. Chi investe in una casa per darla in affitto può usufruire di uno sconto sulle tasse per 9 anni secondo un certo programma statale, solo se la casa é a risparmio energetico e di nuova costruzione.
Molti incentivi stanno arrivando per le auto elettriche, ad esempio nel mio Comune da tre anni hanno installato delle borne per ricaricare l auto elettrica gratuitamente. Il mio vicino tuttavia si é installato i pannelli solari sul tetto e nel garage si autori carica l auto elettrica. Di auto elettriche ne vedo di più da qualche tempo ma soprattutto per gli aiuti statali.

stanziale
Scritto il 21 Marzo 2015 at 16:52

aorlansky60,

Su Pirelli e le svendite c’e’ questo articolato post di Dolcino http://scenarieconomici.it/non-toccare-causa-moglie-devo-sospendere-gli-asiatici-comprano-le-aziende-italiane-segno-del-declino-italiano-si-ma-almeno-cosi-possiamo-sperare-che-non-si-delocalizzino-processi-e-utili-grazie-a/
la conclusione e’ sempre la stessa, se non si esce dall’euro siamo morti.

dorf001
Scritto il 21 Marzo 2015 at 20:07

stanziale@finanza,

ed io ti passo questo. di PAOLO SAVONA.

Savona: l’attuale politica economica tedesca e’ come quella della Germania di Hitler

L’economista, Professore Universitario, ex ministro ed anche autore di questo blog Paolo Savona a TG2 Mizar, la rubrica culturale del Tg2, ha paragonato l’attuale politica economica tedesca a quella della Germania di Hitler elaborata da Funk nel 1936.
Il modello di economia, e quindi di societa’, attualmente applicato e lo stesso del 1936: Germania paese d’ordine ed industriale, altri paesi con cambi vincolati alla Germania, ed il resto dei paesi dedicati ad agricoltura, turismo e con economie funzionali a quelle tedesche.
L’Euro s’e’ rilevato un’errore, perche’ ha seguito le logiche tedesche. L’Europa latina ha forti contenuti ideali (errando) ed hanno pensato che l’euro potesse creare l’unione politica.
L’Europa non e’ in condizioni democratiche: conta solo il capitale e la forza economica.
Nel Video Savona spiega in modo estremamente lucido il perche’ della crisi, una crisi da cambio fisso e squilibri da bilancia dei pagamenti.
Se non si cambiano le istituzioni europee, i ricchi diventeranno piu’ ricchi, ed i poveri piu’ poveri, e tutto si sfaldera’.

QUI trovate il LINK del Video: http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/rubriche/PublishingBlock-4d179a82-04c1-4164-856b-2afc28c38206.html

by DORF

dorf001
Scritto il 21 Marzo 2015 at 20:13

kry-for Argentina;finanza,

un video per te, complottaro. ma anche x tutti.

La Menzogna In Cui Viviamo.

qui : https://www.youtube.com/watch?v=Idy_OQ_XWXk

dorf001
Scritto il 21 Marzo 2015 at 20:19

kry- for jobs;finanza,

se vuoi ti passo il libro di questo tizio.

JOHN PERKINS.

dorf001
Scritto il 21 Marzo 2015 at 20:22

kry-for jobs;finanza,

se vuoi ti passo il libro di questo tizio.

JOHN PERKINS.

video : https://www.youtube.com/watch?v=chpcC-7Zkuw

dorf001
Scritto il 21 Marzo 2015 at 20:28

kry- for all;finanza,

altro video interessante.

La Bufala Del Contante e Dell’Evasione Fiscale.

Pubblicato il 09 mar 2015
Bastano 8 minuti (la durata di questo video) per capire come gli italiani vengano presi sistematicamente in giro sulla limitazione e tracciabilità del contante, per contrastare l’evasione fiscale.

guarda guarda nel video quelle merde che ti/ci governano che cazzo dicono. banda di incompetenti e ladroni. e inoltre gran p……ari.

video : https://www.youtube.com/watch?v=kgL521oj3IU

madmax
Scritto il 22 Marzo 2015 at 10:01

Operazione Pirelli…una delle tante sole del Tronchetto agli azionisti!
Scusate ma voi avete capito l’operazione? Perche’ vendere per poi rientrare? Se sotto non vi fossero prezzi diversi o condizioni di favore! La battaglia sulla Pirelli tra lui ed i Malacalza direi che e’ chiusa ma non conteri troppo sul fatto che resti davvero fino al 2020 a meno che non impari il cinese 🙂
Concludo che l’idea di rientrare in borsa tra 4-5 anni la dice lunga sul reale esproprio delle azioni ai piccoli azionisti 🙂

dorf001
Scritto il 22 Marzo 2015 at 10:40

kry@finanza,

sono dei replicanti. oppure dei tuoi cloni. viviamo su universi paralleli. chisà quanti te ci sono in giro x l’universo.

vedi il film : SOURCE CODE.

comunque mi preme che vedi i video. eppoi me li commenti.

HOLA

dorf001
Scritto il 22 Marzo 2015 at 10:58

madmax,

hei amico, pensa che nel mondo c’è molto di peggio. con calma ariveranno pure a noi. ora ti passo un esempio.

LA CECENIA E LA FAMIGLIA ROTSCHILD

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov – che gode dell’appoggio del Presidente Russo Vladimir Putin – il 6 aprile 2013 acquista il cavallo Méandre da Edouard de Rothschild – banchiere e figlio di banchieri e famosi illuminati – francese ma naturalizzato israeliano. Con il cavallo Méandre la Cecenia partecipò con colori dei ribelli ceceni al concorso ippico negli Emirati Arabi.

FRANKLIN TEMPLETON INVESTIMENTS

Un gruppo di grandi investitori internazionali ha acquistato titoli del governo ucraino. Franklin Templton è uno di questi. A fine agosto 2014, il gruppo di investimento ha comprato sull’unghia una grossa quantità di debito estero ucraino, per un valore nominale pari a quasi 5 miliardi di dollari -quasi un quinto dei titoli di debito ucraino in circolazione.

Franklin Templton ha tutte le caratteristiche di un fondo avvoltoio. Fino ad oggi la somma versata da essa per il 20% del debito nazionale dell’Ucraina continua ad essere un segreto commerciale. Gli “avvoltoi” acquistano titoli a basso prezzo (si tratta sempre di titoli spazzatura con scarso rating) per esigere successivamente il pagamento completo da parte dell’emittente. L’Argentina è un buon esempio dell’ attività distruttiva operata dagli avvoltoi.

Il paese fece un accordo sulla ristrutturazione con il 95-97% dei titolari di debito, ma il resto finì nelle mani di avvoltoi finanziari che hanno rovinato tutto, esigendo il pagamento al 100%. Gli avvoltoi (due fondi di investimento statunitensi) hanno iniziato un procedimento giudiziario per far dichiarare default all’Argentina. Il paese potrebbe essere spietatamente saccheggiato se il governo argentino si adeguasse agli ultimatum degli avvoltoi e al volere dei tribunali statunitensi.

La storia è un avvertimento per l’Ucraina che ha venduto i suoi titoli a Franklin Templton. Secondo un recente rapporto di Bloomberg, il fondo di investimento agisce sotto la giurisdizione degli Stati Uniti ed è controllato dai Rothschild, famiglia conosciuta per la sua nefasta influenza su molte vicende finanziarie.

L’anno scorso ho scritto nel mio articolo “Sulla situazione finanziaria del Regime di Kiev e prospettive per il default dell’Ucraina” che l’Ucraina può affrontare lo stesso default che «non arriverà mai», secondo le rassicurazioni fornite dal premier ucraino Arseniy Yatsenyuk. Alcuni potrebbero perdere miliardi, alcuni possono acquisire ricchezze senza precedenti. Come l’esperienza globale mostra, i default sovrani sono raramente imprevedibili. Normalmente sono pilotati.

A volte i preparativi possono durare per alcuni anni. L’Ucraina non è un’eccezione. Essa dichiarerà l’insolvenza. Il tempo sarà definito da disinteressati beneficiari di organizzazioni come Franklin Thompson. Al momento di scrivere questo articolo non sapevo i loro nomi. Ora sono venuti allo scoperto. E ‘ il segno che il dramma si sta avvicinando al suo epilogo.

La famiglia Rothschild ha messo a punto un’iniziativa per creare un gruppo di titolari di obbligazioni ucraine che possano modellare una politica comune in materia di regolamento del debito sovrano ucraino. Rothschild & Cie Banque, una banca francese appartenente al gruppo Rothschild, ha offerto il suo servizio in qualità di facilitatore nei colloqui tra il Ministero delle Finanze ucraino e i creditori riguardanti la ristrutturazione del debito. Ora i creditori sono in attesa che Kiev presenti le sue proposte a metà marzo, secondo Giovanni Salvetti, Co-responsabile di Russia e CIS a Rothschild Inc., che gestisce l’Europa centrale e orientale, oltre alla Comunità degli Stati Indipendenti. Salvetti ha detto che ci sono due opinioni fra i creditori circa l’istituzione del comitato: chi vuole aspettare e vedere le carte messe sul tavolo del governo e coloro che invece vogliono impostare «alcune linee invalicabili per essere pronti alla ristrutturazione, vale a dire che si sta cercando un compromesso ma si è altrettanto consapevoli del fatto che non siamo pronti ad accettare proposte preconfezionate»

Le informazioni date da Bloomberg non sono dettagliate, ma permettono di fare le seguenti conclusioni: in primo luogo, il default dell’ Ucraina è inevitabile e i creditori ne sono consapevoli; in secondo luogo il default sarà accompagnata da ristrutturazioni a condizioni sfavorevoli per l’Ucraina.

Un dettaglio salta all’occhio: il rumour sulla grande probabilità di una ristrutturazione del debito è coinciso con l’annuncio da parte del Fondo monetario internazionale, che è stato firmato l’accordo su un prestito di USD17.5 miliardi per la “dissanguata” Ucraina con lo scopo di mantenere la sua economia a galla. Il prestito FMI si sviluppa su quattro anni nel quadro del programma di stabilizzazione. La coincidenza può essere interpretata in vari modi.

Versione uno. Non vi è alcun coordinamento tra il Fondo monetario internazionale e il gruppo Rothschild; essi si contendono il controllo dell’economia ucraina.

Versione due. Non è una decisione «genuina» »del Fondo monetario internazionale, ma piuttosto un’azione di comunicazione intrapresa per prevenire l’ulteriore caduta degli investimenti e del rating sovrano ucraino.

Versione tre. La decisione è «autentica». L’Ucraina ottiene il denaro, ma solo in cambio di qualche effimero programma di stabilizzazione economica». Lo scopo è quello di garantire che la Franklin Templeton e gli altri predatori finanziari che agiscono sotto la maschera di rispettabili «fondi di investimento» ottengano il pagamento completo dei titoli dell’Ucraina.

Se è così, i Rothschild e il Fondo Monetario Internazionale coordinano davvero efficacemente le loro attività.

leggi tutto però. non è lungo. qui : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14810

gli avvoltoi sono brutte bestie. poi in italia, coi coglioni totali che ci governano devi tremare.

HOLA

silvio66
Scritto il 22 Marzo 2015 at 16:29

dorf001@finanza,
Ciao Dorf, conosciamo bene i Templeton, veri squali, americani in tutto per tutto. Immancabili in un profilo professionale. Sconosciuti alla maggioranza degli italiani. Guadagni del 30% negl’ultimi 15 mesi.
Buona Domenica

aorlansky60
Scritto il 23 Marzo 2015 at 08:22

Stanziale

stavo leggendo l’art che mi hai linkato, quello 21MAR-16:52,

lo Stato rischia di essere l’imprenditore italiano più di successo se ricordiamo che, raggiunta la dimensione critica, quasi immancabilmente le brillanti aziende italiane famigliari – normalmente sono tutte famigliari – prima si quotano in borsa e poi vendono tutto allo straniero.

eppure, sono ancora esistenti (e floride) realtà imprenditoriali famigliari la cui tradizione arriva da molto lontano che ancora resistono, nonostante tutto quello che altri possono fare per mettergli i bastoni tra le ruote, non a caso BARILLA e FERRERO (strettamente controllate dalle rispettive fam) non hanno mai voluto quotarsi in borsa…

…da notare, tornando al caso Pirelli, che lo squalo cinese CHEMCHINA che si ingoierà il pesce italiano di turno(…) è una società controllata dallo Stato; contrariamente a quanto è l’ondata di pensiero che và per la maggiore in italia in questo momento, cioè “privatizzare privatizzare e ancora provatizzare”, loro da quelle parti hanno le idee diverse e sicuramente più chiare degli italiani.

Così, se non ho capito male dalle quote che si formeranno nella nuova società, Pirelli resterà per 1/4to italiana, per 2/quarti cinese e per 1/4to russa… cina e russia, eh già, non un caso : i nuovi potenti del mondo -insieme agli arabi(quelli della penisola) che lo sono già da molto tempo prima di loro…

“le tasse: oggi il Belpaese è uno Stato dove le tasse le pagano solo i cittadini, i dipendenti. Sembra essere nato una sorta di patto sociale all’inverso tra imprenditori non statali e Stato in cui si permette alle aziende di pagare le tasse sugli utili all’estero a patto che resti occupazione dell’Italia”

da aggiungere i pensionati, ma il concetto di fondo è ineccepibile.

Bisogna parimenti rilevare che le tasse italiane di fatto costringono a trasferire fuori paese gli utili, pagare tasse troppo alte è anche immorale (ma forse più immorale è che le tasse le paghino solo i piccoli direi…).

altrettanto ineccepibile. ma tant’è.

Finch’è i cittadini italiani non riconquisteranno il proprio Stato, attualmente in mano a burocrati asserviti ai veri padroni dello Stato italiano, la rotta è tracciata e non se ne esce. Se non se ne esce, il declino è segnato. Pensare che 60anni fà questo paese aveva creato un polo della chimica(pubblico) che era tra i più avanzati a livello mondiale… pensa come è difficoltoso riuscire a costruire e poi com’è facile mandare a catafascio tutto quanto!… per riuscire in questo, basta solo una politica cieca e ottusa, intenta solo ai propri interessi di parte e di partito e priva di un progetto a lungo raggio che riguardasse davvero tutto il popolo italiano; di fatto è quello che abbiamo visto realizzare in questo paese negli ultimi 50anni, le premesse e le basi per il disastro attuale in realtà vengono da assai lontano.

aorlansky60
Scritto il 23 Marzo 2015 at 08:39

kry@finanza: aorlansky60, Aorlansky che fai non ti deprimere … finch’è c’è vita c’è speranza e ti regala questo … http://previdenzacomplementare.finanza.com/2015/03/20/leta-per-la-pensione-aumenta-di-4-mesi/#comment-17062

vedi, caro KRY,

non è tanto a rodermi il pensiero che tanto la pensione non la vedrò mai (o se in caso affermativo decurtata in misura micidiale) quanto il fatto che il mio lavoro e quello di 20 milioni di lav dip.ti italiani serve a mantenere un esercito di ex burocrati, politici, boiardi della 1ma e seconda REPUBBL andati nel frattempo in pensione, che non hanno mai fatto un c. nella loro vita, senza versare un minimo di contributi, per poi vivere alle dipendenze dello Stato con pensioni d’oro e vitalizi vari (roba da 3000€/mese netti in su i cui casi interessati sono tantissimi, quasi innumerevoli, fino ad arrivare a casi mirabolanti da 90000€/mese che fortunatamente sono pochi).

Quando riuscirà ad imporsi il pensiero che TUTTO QUESTO NON E’ PIU’ SOSTENIBILE ALLE CONDIZIONI ATTUALI (come per es gli stipendi di una miriade di manager pubbl italiani superiori a quello di Barack Obama il che è tutto dire…) in modo da fare veramente PIAZZA PULITA, tagliando non con il fioretto come intendeva fare Cottarelli ma con un macete o anche di più di questo, temo sarà sempre troppo tardi.

kry
Scritto il 23 Marzo 2015 at 09:54

… tagliando non con il fioretto come intendeva fare Cottarelli ma con un macete o anche di più di questo, temo sarà sempre troppo tardi. #### Appunto , non mi sorprenderei si arrivvasse ad uno scontro generazionale , come tra l’altro banalmente da me scritto nel post. Ciao e grazie.

veleno50
Scritto il 23 Marzo 2015 at 11:28

aorlansky60,

kry@finanza,

Finalmente avete capito che la soluzione dei nostri problemi non sono le news americane sulla disoccupazione o sulla Merkel quante è autoritaria in Europa.Sono i problemi che abbiamo in casa nostra ,non voglio ripetere quello che avete già scritto che a voi rimane solo polvere e non un briciolo di euro per quanta riguarda le pensioni.Caro Kry io l’ho già scritto siamo un esercito, il partito più grosso cioè 16,5 milioni di votanti. Ci vuole la piazza,quella è vincente,100 mila giovani a Roma, 200 mila Milano in tutte le città in contemporanea milioni di persone, potrebbero riuscire a fare veramente paura a questi quattro imbecilli che ci stanno governado. Vi aggiorno per l’ennesima volta spesa pensionistica annuale 270 miliardi di euro.Non parlo della spesa sanitaria perchè è la più grande fogna puzzolente esistente,servizi erogati a gente benestante mentre gente che fa fatica ad arrivare a fine mese,con figli a carico malati deve pagare tutto.Quando nel finale del film Nell’anno del signore i due rivoluzionari vengono portati al patibolo, per essere ghigliottinati, sentono grida fuori dal carcere, pensavano fosse il popolo a ribellarsi al tiranno purtroppo erano solo grida e spintoni per prendere i posti migliori per assistere alla loro esecuzione.Il rivoluzionario deluso mormorò buona notte popolo, Credo non ci sia da aggiungere altro.Buona giornata

aorlansky60
Scritto il 24 Marzo 2015 at 11:34

Ci vuole la piazza,quella è vincente,100 mila giovani a Roma, 200 mila Milano in tutte le città in contemporanea milioni di persone, potrebbero riuscire a fare veramente paura a questi quattro imbecilli che ci stanno governando.

Veleno,

detto da Te, è quasi una notizia!

A chi ti riferisci, chi sono o sarebbero i “quattro imbecilli che ci stanno governando” ???

intendi la realtà nazionale o quella europea ???

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