REFERENDUM 17 APRILE: “TRIVELLE ALL’INSAPUTA”

Scritto il alle 14:06 da icebergfinanza

Le vicende che riguardano l’ultimo scandalo ormai nella normalità di questo Paese ma non solo in tutto il mondo sono note a tutti, ormai tutto avviene all’insaputa della coscienza o della conoscenza, ma quello che mi intressa condividere è il messaggio di fondo che per l’ennesima volta arriva da questa immensa crisi antropologica…

“dovremmo  riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche Mariaelena la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte… Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa… ehm… dall’altra parte si muove tutto!“.

Per carità niente di eccezionale, funziona tutto così al giorno d’oggi, i lettori di Icebergfinanza lo sanno, il dominio delle lobbies è totalitario, non fai nulla senza che loro non lo vogliono nulla o quasi.

Quello che fa sorridere invece al di la delle dimissioni sono le parole dei protagonisti di questa vicenda, che in questo caso sono di qua, ma domani potrebbero essere di la…

” Scelta umana, non ho rivelato alcun segreto.”

“Posso sbagliare, ma mai in malafede”

” Sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato.”

“L’emendamento lo rivendico. Indagati sapevano da tempo? Io no, c’è la separazione dei poteri”

Tutto all’insaputa, della coscienza ovviamente!

La più carina però è questa…

C’è sempre l’interesse di qualcuno, ma avviamente all’insaputa di tutti, non importa se si tratta del babbo o del petrolio, quello che irrita è che poi si mettono tutti a parlare di poteri forti, cascano come gli asini che volano e cascano in piedi.

Il settore petrolifero è strategico per il Paese o per l’ambascita inglese o la Shell o la Total o per le tasche del compagno della Guidi?

E’ chiaro a tutti perchè è strategico il referendum del 17 aprile?

Il referendum del 17 aprile spiegato a mia figlia

Ma in fondo hanno ragione, in questo Paese basta raccontare qualche favola, i furbi amministreranno sempre i fessi, ci vuole davvero tanto Coraggio e tanta Speranza per credere in questo Paese in mezzo a questa immensa devastazione antropologica.

Un bel piatto di “trivelle all’insaputa” e non dimentichiamocelo, Mondo è Paese!

14 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 4 Aprile 2016 at 14:29

STRATEGICO ?

non c’è petrolio in Italia, le piattaforme sono poche, vecchie ed estraggono gas. Pare ci sia petrolio al largo delle coste croate (quindi soggetto al governo di un altra nazione), una fissa recente del mortadella. Stime attendibili ne hanno ridimensionato la consistenza e posto il costo a un livello tale da essere economico sopra i 90$ ma considerando che se accade qualcosa verrebbero distrutte le coste di diverse nazioni e le azioni legali che sono già costate a BP decine di miliardi nessuno farà mai un buco nell’alto Adriatico perché nessuna società di assicurazione accetterebbe il rischio. Se il tema vuole essere la politica energetica allora se ne parli (NON LO SI FA MAI). Se il tema vuole essere l’invadenza delle lobbies allora se ne parli. Se il tema vuole essere la corruzione allora se ne parli (LO SI FA SEMPRE MA ALLA KAZZO). Ma il quesito referendario in sè, le modalità con le quali sono state portate avanti le diverse posizioni è roba da ragazzini dispettosi che si litigano la merenda. Ladri di polli contro ecologisti da poltrona.

alessandroecristina
Scritto il 4 Aprile 2016 at 14:48

inzomma, vuoi dire che tutti questi “mosconi” si muovono x papparsi qualche scorreggetta del sottosuolo?Non mi pare logico…

john_ludd
Scritto il 4 Aprile 2016 at 15:11

ales­san­droe­cri­sti­na@fi­nan­za,

guarda che per fare qualche centinaia di milioni con il petrolio ci vuole davvero poco. Il nostro paese è tra i più avidi consumatori di petrolio del pianeta, con consumi pro/capite che malgrado siano in calo da due decenni sono tuttora tra i primi al mondo. Abbiamo un’intera economia che è stata costruita sui consumi petroliferi. Nel 1988 anno del nostro picco si consumavano quasi 2 milioni di barili al giorno, una totale assurdità, figlia di scelte scriteriate, un’intera economia basata sul’industria pesante, ma siccome pare che l’unico problema dell’Italia sia l’euro … Da allora i consumi sono calati del 36% alla sempre impressionante quantità di 1,2 milioni di barili/giorno. Pare che nel frattempo sia notevolmente calata l’economia italiana, ma siccome fare due più due costringe a pensare e qui lo sport nazionale è l’illusione, andiamo avanti così. Qui trovi due articoli che possono aiutarti a entrare nel cuore del problema senza continuare a seguire gli impulsi moralizzatori di chi non vede ciò che rifiuta di vedere. Più PIL e più occupazione con MENO energia fossile NON è POSSIBILE per almeno 20 anni.

http://www.qualenergia.it/articoli/20151130-quali-consumi-petroliferi-nelle-principali-economie-mondiali

http://www.siteb.it/new%20siteb/documenti/RASSEGNA/6711_7.pdf

camulos
Scritto il 4 Aprile 2016 at 20:13

john_­ludd@fi­nan­za,

Guarda condivido la tua opinione sulla durata delle riserve facilmente estraibili di petrolio anzi sono piú pessimista credo che stiamo intorno ai 20 anni, ma non condivido la tua sfiducia verso la nostra capacitá di sostituire gli idrocarburi.
Tra celle ad energia reattori a fusione e rinnovabili penso che si possa mantenere il livello energetico attuale forse aumentarlo, la scarsità di energia sarà temporanea e dovuta ai tempi di adattamento delle infrastrutture.
Certo il paradigma di produzione e consumo va rivisto il pianeta non è infinito.

camulos
Scritto il 4 Aprile 2016 at 20:13

john_­ludd@fi­nan­za,

Guarda condivido la tua opinione sulla durata delle riserve facilmente estraibili di petrolio anzi sono piú pessimista credo che stiamo intorno ai 20 anni, ma non condivido la tua sfiducia verso la nostra capacitá di sostituire gli idrocarburi.
Tra celle ad energia reattori a fusione e rinnovabili penso che si possa mantenere il livello energetico attuale forse aumentarlo, la scarsità di energia sarà temporanea e dovuta ai tempi di adattamento delle infrastrutture.
Certo il paradigma di produzione e consumo va rivisto il pianeta non è infinito.

ilribassista
Scritto il 4 Aprile 2016 at 21:53

john_­ludd@fi­nan­za,

Ciao john non ho capito il motivo per cui 1.2 mon di barili al giorno consumati in Italia sia folle.
Dal Link che hai inviato risulta che l’Italia è il paese europeo, tra quelli riportati, con il consumo più basso.
La Spagna ha 14 milioni di abitanti in meno rispetto all’Italia e, se non ho visto male consuma come noi.
Sicuramente la tua frase non è buttata a caso … quindi ti chiedevo cortesemente di spiegarmi il motivo.
Grazie e buona serata

john_ludd
Scritto il 4 Aprile 2016 at 23:10

il­ri­bas­si­sta@fi­nan­za,

francamente non trovo la parola “folle”. Trovo il termine “scriteriato” per definire i consumi di una volta. Infatti si sono dimostrati INSOSTENIBILI e la cattiva performance dell’economia italiana è anche figlia dell’aver demandato le scelte economiche strategiche alla famiglia Agnelli poi dopo si può anche parlare di euro altrimenti ci si trincera in un bunker ideologico ostinandosi a capire che la situazione attuale è davvero figlia di tanti errori e non di uno solo. Poi trovo il termine “impressionante” in quanto l’Italia importa la quasi totalità del petrolio con la quale sostiene la propria economia. Siccome non lo potrà fare per sempre (il petrolio disponibile per l’esportazione è in calo costante ANCHE CON LO SHALE OIL), il resto segue. Si può non voler capire, altrimenti con un minimo di apertura mentale è davvero facile.

john_ludd
Scritto il 4 Aprile 2016 at 23:24

ca­mu­los@fi­nan­za,

guarda sognare è gratis, è persino consolante, l’ignoranza poi può davvero rendere felici almeno per un pò. Se però si aprono gli occhi e ci si informa un minimo si scopre che le fuel cells non sono una fonte di energia ma un vettore. Erano il settore del futuro 30 anni fa, 15 anni fa, oggi e domani. In realtà sono costose e inaffidabili e la civiltà all’idrogeno di Rifkin continua a esistere solo nella sua fervida fantasia. Il plasma è stato acceso per un pico secondo consumando l’energia di una media città. la promessa che un giorno saremo in grado di tenerlo acceso, una stella in cortile, ha permesso di finanziare alcuni dei più assurdi carrozzoni di ricerca fallimentare di sempre. Guarda buona parte delle ricerca è simile a tante altre cose cioè un cartello con sopra scritto “ristorante, qui si mangia gratis”.

A oggi la promessa delle rinnovabili è in buon parte un grande bluff come questi pochi numeri dovrebbero fare capire:

Top 10 global solar panel manufacturers in 2013:

Yingli (China) – 13 million solar panels
Trina Solar (China) – 10 million solar panels
Canadian Solar (China) – 8 million solar panels
Sharp (Japan) – 8 million solar panels
Jinko Solar (China) – 7 million solar panels
First Solar (USA) – 7 million solar panels
ReneSola (China) – 7 million solar panels
Kyocera (Japan) – 5 million solar panels
JA Solar (China) – 5 million solar panels
Hanwha SolarOne (China) – 5 million solar panels

Source: IHS Research May 2013

In 2013 the Top Ten solar companies made:

► 7 million panels in U.S.A.
► 68 million panels in Asia

U.S.A. Total World Market Share:

► 45% in 1995,
► 3% in 2013.

Germany Total World Market Share:

► 20% in 2000
► 4% in 2013

China & Taiwan Total World Market Share:

► 2% in 2000
► 75% in 2013

Nel 2014, 2015 è cresciuta la produzione di pannelli al ritmo del 30% e la quota Asia è ora attorno al 90% e quella Europa allo zero. Perché i pannelli li fanno in Cina ? Perché sono semiconduttori che richiedono energie pazzesche per alimentare i forni e richiedono monumentali quantità di rame e terre rare che sono prodotte solo in Cina. Siccome la Cina va a carbone il costo dell’energia in quel paese affumicato è 1/3 che dalle nostre parti. Quindi alla faccia degli ecologisti da bar che mostrano insieme a striscioni lunghi 20 metri con sopra scritto “più rinnovabili SUBITO !!!” tutta la loro ignoranza vale quanto segue: più rinnovabili = più carbone. Capisco che è un mondo difficile, ma così è se vi pare.

ilribassista
Scritto il 5 Aprile 2016 at 07:56

john_­ludd@fi­nan­za,

Grazie, nella fretta … e sul treno, non avevo letto bene il tuo commento però il tuo chiarimento ha, a mio avviso, completato il tuo discorso precedente.
Tempo fa avevo letto che l’Italia potrebbe essere “quasi” autonoma attraverso lo sfruttamento del geotermico.
Mi ricordo solo che la fonte era un americano di un certo livello.
A parte il fatto che la memoria mi può far commettere qualche errore a tuo avviso la produzione geotermica ha così tanta possibilità di crescita?
Buona giornata
Federico

ilribassista
Scritto il 5 Aprile 2016 at 08:05

john_­ludd@fi­nan­za,

Caro john scendiamo nella pratica.
Vieni nominato ministro per l’energia: che proposte manderesti avanti per uno “sviluppo” corretto?
Come avrai capito per me la crescita non è un fatto sempre positivo … si può anche decrescere nel senso che se il 10% della popolazione ha 80 anni è ovvio che si venderanno meno auto, etc etc
Non voglio buttare li delle frasi; vorrei cominciare, se possibile, cominciare a creare un programma serio per il futuro del paese (più che programma … il termine corretto è ” creare idee” .. scusa ma sono sul treno con il telefono.
Un abbraccio
Federico

Chipuòdirlo
Scritto il 5 Aprile 2016 at 08:41

Per fare a meno del petrolio sono necessari investimenti e interventi che non sono gratuiti. Se voglio fare a meno di bruciare metano in casa mia ad esempio devo installare il solare termico, fare riscaldamento a pavimento, mettere il cappotto, mettere il fotovoltaico, mettere la pompa di caloro e fornelli ad induzione, sistema di ventilazione forzata, ecc. Interventi di questo tipo sono costosi pertanto se li faccio spendo di più che non farli. Quindi si riduce l’uso di combustibili fossili ma aumenta il PIL. Oppure mi compro una macchina elettrica che costa di più di una normale endotermica, quindi il PIL aumenta ma l’uso dei combustibili si riduce. Ma anche se costasse uguale, otterrei un risparmio, risparmio che verrebbo utilizzato per comprare altri prodotti, quindi parte del mio reddito che userei per comprare benzina lo uso per altri beni e servizi con, eventualmente, un inferiore impatto ambientale.
Voglio cibi meno impattanti, compro prodotti biologici (sorvolando sulla reale nautura della loro ‘biologicità’) che però costano di più, quindi a parità degli altri comsumi, la spesa aumenta e quindi anche il PIL.
In definitiva si può benissimo perseguire una politica ambientale virtuosa e determinare un incremento della ricchezza pro capite (PIL), ma per fare questo serve uno stato che possa direttamente o indirettamente (attraverso incentivi fiscali ad esempio) promuovere queste politiche. Purtoppo però non basta volerlo, servono anche i mezzi economici per poterlo fare, ma per averli deve possedere la sua sovranità economica, monetaria e morale. Cosa che attualmente non ha.

aorlansky60
Scritto il 5 Aprile 2016 at 10:46

…in merito all’oggetto del thread, un dubbio che può venire ad “uno che viene dalla campagna” :

da un paese come l’Italia -ottava economia al mondo secondo class OCSE- ci si aspetta che possegga adeguate competenze tecniche/manageriali nel settore oil per gestire una “poccia” di greggio come quella della basilicata, ed infatti le ns soc nazionali ENI e SAIPEM sono in grado di dimostrarlo senza ombra di dubbio;

poi però nella faccenda in oggetto scopri la presenza di brand che italiani non sono (ma potenti SI) come TOTAL e SHELL…

la domanda sorge spontanea : se in Francia dovessero scoprire una “poccia” simile, è prevedibile che i Francesi facciano partecipi gli Italiani ??? (si, come no…)

ilribassista
Scritto il 5 Aprile 2016 at 19:52

Perdonami ma hai scritto frasi alquanto errate.
Se compri un’auto elettrica non consumi meno petrolio … perché per produrre energia elettrica servono i combustibili … etc ..
Se compri pannelli fotovoltaici, attualmente, consumi più energia di quella che produrrai.
Io stavo cercando di fare un discorso serio … non era mia intento scrivere fatti senza base scientifica! e per questo motivo avevo posto un quesito serio a john
Buona serata

Chi­può­dir­lo:
Per fare a meno del pe­tro­lio sono ne­ces­sa­ri in­ve­sti­men­ti e in­ter­ven­ti che non sono gra­tui­ti. Se vo­glio fare a meno di bru­cia­re me­ta­no in casa mia ad esem­pio devo in­stal­la­re il so­la­re ter­mi­co, fare ri­scal­da­men­to a pa­vi­men­to, met­te­re il cap­pot­to, met­te­re il fo­to­vol­tai­co, met­te­re la pompa di ca­lo­ro e for­nel­li ad in­du­zio­ne, si­ste­ma di ven­ti­la­zio­ne for­za­ta, ecc. In­ter­ven­ti di que­sto tipo sono co­sto­si per­tan­to se li fac­cio spen­do di più che non farli. Quin­di si ri­du­ce l’uso di com­bu­sti­bi­li fos­si­li ma au­men­ta il PIL. Op­pu­re mi com­pro una mac­chi­na elet­tri­ca che costa di più di una nor­ma­le en­do­ter­mi­ca, quin­di il PIL au­men­ta ma l’uso dei com­bu­sti­bi­li si ri­du­ce. Ma anche se co­stas­se ugua­le, ot­ter­rei un ri­spar­mio, ri­spar­mio che ver­reb­bo uti­liz­za­to per com­pra­re altri pro­dot­ti, quin­di parte del mio red­di­to che use­rei per com­pra­re ben­zi­na lo uso per altri beni e ser­vi­zi con, even­tual­men­te, un in­fe­rio­re im­pat­to am­bien­ta­le.
Vo­glio cibi meno im­pat­tan­ti, com­pro pro­dot­ti bio­lo­g­i­ci (sor­vo­lan­do sulla reale nau­tu­ra della loro ‘bio­lo­g­i­ci­tà’) che però co­sta­no di più, quin­di a pa­ri­tà degli altri com­su­mi, la spesa au­men­ta e quin­di anche il PIL.
In de­fi­ni­ti­va si può be­nis­si­mo per­se­gui­re una po­li­ti­ca am­bien­ta­le vir­tuo­sa e de­ter­mi­na­re un in­cre­men­to della ric­chez­za pro ca­pi­te (PIL), ma per fare que­sto serve uno stato che possa di­ret­ta­men­te o in­di­ret­ta­men­te (at­tra­ver­so in­cen­ti­vi fi­sca­li ad esem­pio) pro­muo­ve­re que­ste po­li­ti­che. Pur­top­po però non basta vo­ler­lo, ser­vo­no anche i mezzi eco­no­mi­ci per po­ter­lo fare, ma per aver­li deve pos­se­de­re la sua so­vra­ni­tà eco­no­mi­ca, mo­ne­ta­ria e mo­ra­le. Cosa che at­tual­men­te non ha.

Chipuòdirlo
Scritto il 7 Aprile 2016 at 13:46

ilribassista@finanza,
Posto che la semplice vita di un uomo determina un impatto ambientale, ma qui dovremmo fare un discorso più ampio su cosa intendiamo per natura, naturale, uomo, inquinamento ecc.

Ho fatto esempi approssimativi perchè servirebbe ben più anche di un sito per sviscerare tutte le implicazioni energetiche, ambientali, filosifiche, sociali, tecnologiche ecc. E penso non ci sia una sola persona che sia in grado di affrontare tutte queste tematiche la corretta competenza.

Non hai capito il mio discorso generale. Non è necessariamente vero che crescita economica (il cui indicatore ad oggi principale è il PIL) e riduzione dell’impatto ambiantale siano in contrasto. Non è una condizione necessaria ridurre il PIL per ridurre l’impatto ambientale, anzi. Per poter ridurre l’impatto ambientale (a meno di non ridurre il numero di persone) o sono necessari investimenti (per cui la spesa e quindi il PIL aumenta) o sono necessari meno consumi il cui risparmo però o verrebbero dirottato su altri consumi (mantenendo invariato il PIL) o tenuti in banca la quale o li presterebbe a qualcuno per fare qualcosa. Se quel qualcuno è italiano determinerebbe un aumento di spesa e quindi di PIL.

L’impatto ambientale non dipende dal PIL ma dipende dalle politiche economiche, industriali, sociali, di sviluppo, ecc ecc che uno stato sovrano mette in pratica, ma solo se è libero di metterle in pratica.

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