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EFFETTO DOMINO!

Scritto il alle 10:45 da icebergfinanza

Mentre in Siria l’abbattimento di un jet russo da parte della Turchia e la successiva distruzione di un elicottero mandato in soccorso da parte dei ribelli siriani torna ad inescare la miccia di un nuovo conflitto in Medioriente, noi continuiamo ad occuparci dell’economia mondiale che continua a dare ampi cenni di cedimento e continue esplosioni deflative e soprattutto del momento cruciale che precede le decisioni delle banche centrali europea e americana nelle prossime settimane.

Mentre in America tutti sembrano certi del primo rialzo dei tassi dopo secoli, in Inghilterra dove il rialzo era dato per certo all’inizio dell’anno….

Banca Inghilterra, tempistica rialzo tassi ancora incerta

LONDRA, 24 novembre (Reuters) – A parere del governatore di Banca d’Inghilterra resta ancora da fare chiarezza sui tempi di una stretta sul costo del denaro rispetto agli attuali minimi storici.  “Mi chiedo quale sia il momento appropriato per un rialzo dei tassi di interesse, si tratta di una mossa strettamente correlata alla forza dell’economia interna” spiega Mark Carney al parlamento.  L’istituto centrale britannico ha sorpreso la maggioranza degli investitori a inizio novembre, segnalando di non avere alcuna esigenza di accelerare la politica rialzista.

UK inflation below zero for second month

Non solo secondo Haldane della BOE…

” La banca centrale deve essere  pronta a tagliare i tassi di interesse, se necessario, e una “terza fase” della crisi finanziaria globale, proveniente dai mercati emergenti, potrebbe avere un impatto prolungato sulla crescita mondiale…”

BoE’s Haldane sees more growth risks than in Inflation Report

Ma certo in America stanno per alzare i tassi, nessun rischio, va tutto bene e i profitti delle corporation non sembrano davvero su una traiettoria che continua a sostenere massimi storici nelle quotazioni…

United States Corporate Profits

Tornando al dato, si segnala un indebolimento dei conti aziendali. I profitti alnetto delle tasse, esclusa la valutazione delle scorte e gli aggiustamenti sul capitale, sono calati del 3,2% rispetto al secondo trimestre, il ribasso maggiore dal quarto trimestre 2014. Su base annuale, sono cresciuti dell’1,4%, contro il +8,5% anno su anno del secondo trimestre.

L’inflazione core per spese al consumo resta lontana anni luce dall’obiettivo del 2 % siamo appena al 1,3 %

 

Ve lo ricordate il periodo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 quando il tasso sul trentennale americano era intorno al 4% e quello sul decennale intorno al 3% e in coro le banche d’affari prospettavano un rialzo rispettivamente sino al 5,5 % e al 4 % per la fine del 2014.

Quello che è accaduto lo sapete…

Immagine.png3cliccare sull’immagine per ingrandire

Tra le tante leggende metropolitane che attraversano i mercati quella più isilarante ogni anno è quella che riguarda la fine dell’obbligazionario, lo scoppio della più grande bolla delal storia.

Anche all’inizio del 2015 erano in tanti quelli prevedevano chissà quale rialzo dei tassi…

Dal 3,5 % al 2,9 % per il decennale e siamo ancora al 2,26% per non parlare del trentennale che non riesce a superare la linea Maginot della Storia neanche con l’immaginazione…

Un fallimento dietro l’altro sistematico, nessuno che abbiamo compreso sino in fondo quello che sta accadendo.

Non c’è giorno, settimane o mese che passa senza che qualche pappagallo suggerisca di stare attenti al mercato obbligazionario, che la grande bolla sta per scoppiare. Su una cosa siamo d’accordo, la bolla high yield troverà forse l’ultimo carburante nel QE numero quattro in America ma poi sarà una strage annunciata.

Immagine.png3cliccare sull’immagine per ingrandire

Come accadde alla fine del 2013 quando gli analisti di Goldman Sachs suggerivano di fuggire dai treasuries e dal dollaro, i bei tempi stanno tornando, anche ora suggeriscono almeno altri 100 punti base di aumento tassi nel 2016…

“The Federal Reserve looks likely to begin raising short-term interest rates next month, seven years after cutting them to zero. … Based on our economic forecasts, we currently expect the committee to raise the funds rate by 100bp next year, or one hike per quarter—a fair amount above the 55-60bp pace priced into the bond market. Admittedly, we see the risks to this forecasts as skewed to the downside at the moment. The pace of rate hikes will depend on progress toward the FOMC’s employment and inflation goals, as well as evolving views on the level of equilibrium interest rates.”

Se qualcuno pensava davvero che un dollaro forte fosse una delle preoccupazioni principali della Federal Reserve ci ha pensato la bella Gita Gopinath della Havard University a mettere le cose al suo posto con un paper davvero interessante The Fed’s Dollar Distraction

Lascio a Voi la curiosità di leggere per quale motivo il rafforzamento del dollaro nel breve termine non incide più di tanto sulla dinamica dell’inflazione a me interessano queste ultime considerazioni…

L’impatto delle variazioni dei tassi di cambio sull’inflazione nella maggior parte dei paesi (emergenti) è quindi 3-4 volte più grande negli Stati Uniti. Un deprezzamento del 10% della lira turca, per esempio, farebbe aumentare l’inflazione dei prezzi al consumo cumulativo da 1.65 a 2.03 punti percentuali, nel corso di due anni, tutto il resto è uguale.

Nonostante questo squilibrio, è difficile che cambi il dominio del dollaro USA come valuta di fatturazione è improbabile che cambi in tempi brevi – anche perché un eventuale cambiamento richiederebbe il coordinamento tra un gran numero di esportatori e importatori di tutto il mondo. L’euro potrebbe sembrare un concorrente forte, dato il volume degli scambi tra i paesi della zona euro; ma, al di fuori dell’Europa, la moneta non viene utilizzata quasi mai ampiamente come il dollaro.

Nel decidere quando normalizzare i tassi di interesse, la Fed ha messo un peso considerevole sulla debolezza dell’ inflazione, e le sue basi globali. Ma se è vero che alcuni sviluppi a livello mondiale – in particolare il calo dei prezzi delle materie prime, e forse anche un rallentamento della crescita dell’economia dei paesi emergenti e l’aumento della volatilità finanziaria – possono spingere verso il basso l’inflazione, l’apprezzamento del dollaro no,  almeno non in modo significativo. Un dollaro più forte non è quindi un motivo legittimo per ritardare la normalizzazione dei tassi di interesse negli Stati Uniti.

Anche Anatole Kaletsky ci dice che l‘imminente rialzo dei tassi degli Stati Uniti è forse il più prevedibile, e previsto, evento nella storia economica.Don’t Fear a Rising Dollar

E’ importante osservare come il mercato è un oceano immenso dove i pareri sono tante piccole gocce che vanno ognuna in diverse direzioni, formando correnti di pensiero che non necessariamente sono quelle giuste, quelle che portano alla meta.

Kaletsky ricorda che questa paura di un dollaro più forte è il vero motivo di preoccupazione, al confine del panico, in molte economie emergenti e al FMI. Un significativo rafforzamento del dollaro probabilmente causerebbe seri problemi per le economie emergenti, dove le imprese e i governi hanno contratto enormi debiti  denominati in dollari e la svalutazione della loro moneta minaccia di andare fuori controllo.

Secondo Anatole, il consenso del mercato per quanto riguarda l’inevitabile ascesa del dollaro come quella dei tassi di interesse USA  è quasi certamente sbagliato, per tre ragioni.

In primo luogo, la divergenza delle politiche monetarie tra gli Stati Uniti e le altre principali economie è già universalmente compresa e prevista. Così, il differenziale del tasso di interesse, come l’escursione dei tassi degli Stati Uniti dovrebbero essere già prezzati nella valuta.

Inoltre, la politica monetaria non è l’unico fattore determinante che influenza i tassi di cambio.(…)

Infine, la correlazione ampiamente ipotizzata tra la politica monetaria e valori della valuta non regge a un esame empirico. In alcuni casi, le valute si muovono nella stessa direzione della politica monetaria – per esempio, quando lo yen è sceso in risposta al QE della  Banca del Giappone nel 2013.  Ma in altri casi succede il contrario, per esempio, quando l’euro e la sterlina si sono rafforzati dopo che le loro banche centrali hanno iniziato il quantitative easing.

Per gli Stati Uniti, le prove sono state molto contrastanti. Guardando la stretta monetaria che ha avuto inizio nel febbraio 1994 e giugno 2004, il dollaro si è rafforzato notevolmente in entrambi i casi prima del primo rialzo dei tassi, ma poi si indebolito di circa l’8% (come misurato dal indice del dollaro della Fed), nei successivi sei mesi.

Io nel grafico qui sotto trovato su internet vi ho aggiunto anche l’episodio del 1977…

Immagine

In sintesi Anatole suggerisce che negli ultimi due casi quando è iniziato il ciclo di inasprimento dei tassi in America si è rivelato il classico esempio di” Buy the Rumor, Sell the News”

Naturalmente, la performance passata non è garanzia di risultati futuri, e due casi non costituiscono un campione statisticamente significativo. Solo perché il dollaro si è indebolito per due volte nel corso degli ultimi due periodi di Fed inasprimento non dimostra che la stessa cosa accadrà di nuovo conclude Kaletsky.

Non  abbiamo idea di come finirà, quello che è certo è che siamo sempre aparti ad ogni dinamica o soluzione e quindi non escludiamo mai nulla!

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16 commenti Commenta
kry
Scritto il 25 Novembre 2015 at 11:08

Ciao Andrea , scusa il titolo cos’è ?

CHE PALLE.

Ciao.

kry
Scritto il 25 Novembre 2015 at 11:16

” ma, al di fuori dell’Europa, la moneta non viene utilizzata quasi mai ampiamente come il dollaro. ”

Gli USA sono come i fili dell’alta tensione.

ATTENZIONE. CHI TOCCA MUORE.

dorf001
Scritto il 25 Novembre 2015 at 20:08

kry@finanza,

hei kry. guarda che gli americani sono dei pagliacci totali.

e in italia ahimè, abbiamo il re dei pagliacci, tal renzi, che và pure a dire che sono loro la nostra stella polare. guardiamo un pò al di là dell’atlantico che succede.

VA DAVVERO BENE…CI SONO 102 MILIONI DI AMERICANI IN ETA’ LAVORATIVA SENZA UN LAVORO

ll governo federale utilizza molto attentamente dei numeri manipolati per coprire la depressione economica schiacciante che sta interessando questa nazione. Per il mese di settembre, il governo federale ci ha detto che 142.000 posti di lavoro sono stati aggiunti. Se questo fosse effettivamente vero, ciò sarebbe a malapena sufficiente per tenere il passo con la crescita della popolazione. Purtroppo, la verità è che i numeri reali sono in realtà molto peggiori.

I numeri non aggiustati mostrano che l’economia americana ha perso 248.000 posti di lavoro in realtà nel mese di settembre e il governo ha conteggiato più di un milione di americani per la categoria “Non nella forza lavoro”. Quando ho visto la prima volta i numeri, veramente non credevo ai miei occhi. Ma è possibile trovare i dati grezzi proprio qui. .Secondo l’amministrazione Obama, attualmente ci sono 7,9 milioni di americani che sono “ufficialmente disoccupati” e altri 94,7 milioni americani in età lavorativa che sono fuori dalla forza lavoro. Questo ci dà un totale di 102,6 milioni di americani in età lavorativa che non hanno un lavoro in questo momento.

Questa non è una ripresa economica – è una depressione economica di una grandezza quasi incredibile.

Questo è qualcosa che il mio amico Mac Slavo ha sottolineato l’altro giorno. Vi incoraggio a leggere la sua analisi proprio qui. Se misurassimo la disoccupazione nel modo in cui abbiamo facevamo decenni fa, saremmo davanti ad uno scenario simile alla Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso.

Ma invece abbiamo lasciato che il governo federale ci somministrasse questo completamente fraudolento “5,1 per cento” di tasso di disoccupazione, e la maggior parte di noi crede alla panzane dei media, i quali sostengono che “tutto va bene”.

Beh no, non tutto va bene. A questo punto, il tasso di partecipazione alla forza lavoro è il più basso dal 1977. E il tasso di partecipazione alla forza lavoro per gli uomini è al livello più basso mai registrato. L’unico modo con cui il governo federale è riuscito a truccare i dati è stato quello di far finta che centinaia di migliaia di americani, disoccupati ormai da molti anni, lascino “spontaneamente” il mercato del lavoro.

Il grafico pubblicato qui sotto mostra come il nostro tasso di partecipazione della forza lavoro è peggiorato gradualmente dal 2000. E, in particolare, il calo – da quando Obama è entrato nella Casa Bianca – è stato molto importante. Sembra una “sana economia” a voi? ..

poi ci sono 2 grafici da vedere. vai qui : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15656

by DORF

madmax
Scritto il 25 Novembre 2015 at 20:29

Bolsa Espanola IBEX-35 +0.2%
Perche’ vi scrivo questo? Perche’ un titolo di tale indice Abengoa ha perso il 50% ed allora l’indoce lo hanno calcolato su 34 titoli !!!!

francia r
Scritto il 26 Novembre 2015 at 08:55

Grande Madmax ….
se è veramente così direi che abbiamo raggiunto la “quadra”.
Considerando che di norma “attaccato” ad un indice del genere ci sono attaccati “enne” derivati spesso pure sottoposti ad ampio “leverage” ….
Ma tanto chi ci guarda più ai contratti ….

babycottero
Scritto il 26 Novembre 2015 at 09:36

Buongiorno Andrea,

un tema che mi è parso abbastanza costante negli ultimi mesi, come tuo convincimento, è l’evoluzione del cambio eur/usd verso la parità o anche al di sotto.

Quel che citi ora è l’esatto contrario.

Sta variando la tua visione oppure hai citato una tesi opposta per altri motivi?

Buon lavoro

emzag
Scritto il 26 Novembre 2015 at 11:46

babycottero@finanza,

Ti segnalo questo articolo in cui anche gli analisti di HSBC sostengono la stessa tesi di Andrea

https://www.poundsterlinglive.com/usd/2955-us-dollar-forecast-hsbc

babycottero
Scritto il 26 Novembre 2015 at 11:56

emzag@finanza,

La tesi di Andrea, negli ultimi mesi, é sempre stata di un rafforzamento del dollaro anche oltre la parità.

Per questo mi chiedo se questo articolo di oggi sia un cambio di visione.

babycottero
Scritto il 26 Novembre 2015 at 13:29

Leggendo qualcosa in più sull’autore citato da Andrea……rimango perplesso….

http://www.project-syndicate.org/commentary/why-china-is-not-collapsing-by-anatole-kaletsky-2015-10

http://www.project-syndicate.org/commentary/cheap-oil-and-global-growth-by-anatole-kaletsky-2015-08

Rimango in attesa della risposta di Andrea

icebergfinanza
Scritto il 26 Novembre 2015 at 14:14

babycottero@finanza,

Quando cito un autore lo cito per quello che ha scritto in quell’articolo e non per altri motivi o altre differenti visioni su altri argomenti. E bene conoscere anche altre visioni, essere sempre aperti alla riflessione. La mia visione di medio/lungo termine non cambia! Ma il medio/lungo termine è differente dal breve termine o l’immediato dietro l’angolo. Resto dell’idea che il QE4 sarà una necessità nei prossimi mesi e non darei per scontato al 100 % l’aumento dei tassi a metà dicembre. Quindi se la memoria non mi inganna dopo un movimento del 6 % in un mese un pò di prudenza non guasta

babycottero
Scritto il 26 Novembre 2015 at 14:35

icebergfinanza,

Grazie per la risposta.

Come puoi vedere anche dalla risposta di Emzag non era chiaro.

L’autore di quell’articolo parla di dollar index che rimane sotto i livelli a cui era al momento del rialzo dei tassi per 2-3 anni, non propriamente breve se si ritiene probabile un QE4 entro il 2016.

emzag
Scritto il 26 Novembre 2015 at 15:57

babycottero@finanza,

Non ho capito cosa non è chiaro.
Andrea ha detto nel post quello che ha ribadito nella risposta cioè che il rialzo dei tassi secondo lui non è sicuro (già lo hanno rimandato in Inghilterra), tanto che forse ci sarà addirittura un QE4, e che comunque non comporterà automaticamente una diminuzione dell’euro fino alla parità.
L’articolo che ho linkato diceva le stesse cose ma non parlava del QE4.

Poi seguo questo blog con assiduità da poco quindi se prima si erano dette cose diverse non lo so. Da quello che avevo letto mi sembrava molto coerente e chiaro.

E’ interessante notare che Ambrose Evans Pritchard dà una interpretazione diversa da Andrea (fino a fine 2016 dopodiché secondo il giornalista inglese non si sa cosa succederà).

Se vogliamo sul lungo periodo probabilmente le due opinioni coincidono ma per chi vuole investire c’è un’enorme differenza perché se è come dice Pritchard abbiamo almeno 6-8 mesi di grosso boom da sfruttare.

Secondo l’inglese il pericolo deflazione è definitivamente superato.
Infine entrambi sono d’accordo sul fatto che per le obbligazioni sarà un bagno di sangue.

http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/12014821/Elite-funds-prepare-for-reflation-and-a-bloodbath-for-bonds.html

Ma anche questo in cui sostiene che mancato rialzo dei tassi inglesi è solo un momentaneo ritardo in attesa dell’ inevitabile e necessario (secondo lui) rialzo.

http://www.telegraph.co.uk/finance/autumn-statement/12017287/George-Osborne-delays-the-fiscal-pain-but-it-will-still-be-ferocious.html

Chi vivrà…

madmax
Scritto il 26 Novembre 2015 at 19:40

Cari naviganti,
Comprai la mia prima azione nel 1984, erano Olivetti a 4108 Lire 🙂 da allora ho continuato a “bazzicare” i mercati finanziari ed ho imparato una cosa: bisogna fare esattamente il contrario di quanto scrivono i giornali mainstream. Se ti dicono che è il momento di vendere compra, se ti dicono di comprare vendi subito.
Per cui quando leggo dei tassi che si alzeranno è che i bond scenderanno mi convincono a fare il contrario….che ci vuoi fare sono un Bastian Contrario 🙂

icebergfinanza
Scritto il 26 Novembre 2015 at 22:04

Cerchiamo di capirci ciò che dice Pritchard a proposito dei bond non è il mio pensiero! La deflazione da debiti ci accompagnerà ancora per molto tempo. Inoltre ci sono bond e bond! I bond ad alto rendimento i corporate e junk sono in bolla il resto no! Poi bisogna distinguere da Paese a Paese e la valuta è un’altra questione ancora. Machiavelli è stato chiaro e lo sarà ancor di più nelle prossime settimane. Buona notte Andrea

emzag
Scritto il 27 Novembre 2015 at 09:42

icebergfinanza,

Ahah…ragazzi, famo a capisse…l’ho scritto chiaramente che Evans Pritchard dice IL CONTRARIO di Icebergfinanza.
L’ho riportato perché è interessante confrontare opinioni diverse per verificare fra non molto tempo chi aveva visto giusto.

Per di più sul lungo periodo, per motivi diversi, Andrea e Ambrose vedono entrambi dei problemi per il 2017 quindi forse la differenza é più sulla traiettoria che sul punto di arrivo.

Già che ci siamo sparo la mia: il rialzo dei tassi ci sarà perché sennò perdono la faccia quindi faranno un ritocchino niente più. Eur Usd massimo arriva a 1,04 e la borsa sarà positiva almeno i primi sei mesi del 2916. Quello che non si può prevedere sono gli sviluppi di politica internazionale e lí può succedere di tutto. Interessante la situazione in Portogallo con la sinistra anti euro al potere ma con il presidente della Repubblica che li ammonisce di non toccare il fiscal compact. SCRIPTA MANENT!!!

emzag
Scritto il 27 Novembre 2015 at 09:44

emzag@finanza,

Errata corrige: 2016 e non “anti euro” ma “anti austerità”

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