CHINA TRUMP: IL DIVERSAMENTE DEAL!

Scritto il alle 09:15 da icebergfinanza

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Meraviglioso, incredibile, il più grande accordo della storia è diventato all’improvviso un diversamente accordo, ” unless otherwise specified in the Agreement” otherwise…

Non è fantastico, loro hanno bisogno di tempo per riflettere, per capire, per rimandare tutto al prossimo anno, lui invece vuole tutto immediatamente…

IMMEDIATELY… loro inizieranno IMMEDIATAMENTE a comprare i nostri prodotti agricoli, lo scrive in MAIUSCOLO, in maniera che tutti possano comprendere, che questo è il più importante DIVERSAMENTE DEAL della storia.

Per carità ci vuole tempo, ci mancherebbe, dal dicembre dello scorso anno è passato neanche un anno, queste cose richiedono calma, lo dice anche Mnuchin, che dopo aver messo una parolina presso la Federal Reserve per salvare JPMorgan e compagnia bella, ora suggerisce prudenza…

  1. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin dice alla CNBC che si aspetta che il giro di tariffe sulle merci cinesi di metà dicembre entrerà in vigore se non ci sarà un accordo tra le due superpotenze economiche.

  2. “Ho tutte le aspettative se non c’è un accordo che quelle tariffe aumenteranno, ma mi aspetto che avremo un accordo”, dice Mnuchin su “Squawk Box”.

Ma come, il diversamente accordo non c’è già?

Torniamo seri per un attimo, dopo quasi due anni di negoziati, nessun risultato sulle questioni che contano, solo elemosina di breve termine, se andrà in porto, lo scopo principale era quello di ridurre gli squilibri commerciali e invece nulla è stato ottenuto, in quanto è patricamente impossibile ottenere un risultato che soddisfi entrambi.

I dazi in essere sono rimasti e quelli che dovrebbero entrare in vigore sono solo in sospeso, questa è la realtà, il resto chiacchiere elettorali, nulla di nulla sulla proprietà intellettuale, l’acquisto di soia e carne di maiale non ha nulla a che vedere con gli squilibri commerciali tra Cina e Stati Uniti.

Ma davvero ne è valsa la pena di scatenare una guerra commerciale che ha mandato in recessione l’intero sistema manifatturiero globale, per ottenere l’acquisto di qualche chicco di soia e qualche maialino in più?

Ma soprattutto, è davvero valsa la pena di penare sui fondi azionari durante tutto il 2019 dopo quanto è accaduto nel 2018, davvero pensate che il rendimento si estrae da questa roba qua?

Ebbene, lo studio fotografa la situazione al 30 giugno scorso. E mostra che in un anno il 90% dei fondi azionari paneuropei ha reso meno del corrispondente indice S&P Europe 350, una percentuale che migliora leggermente se si considera un arco di tempo più lungo: sui tre anni “solo” l’82,6% dei fondi di questa categoria ha fatto peggio del proprio indice ma a dieci anni la percentuale risale di nuovo all’88%.

Resta il fatto che è molto deludente il risultato complessivo della ricerca: perché pagare salate commissioni, motivate dalla gestione attiva del portafoglio, se la grande maggioranza dei fondi attivi fa meno bene dell’indice di riferimento? E’ un po’ come pagare prezzi per un albergo a cinque stelle e avere in cambio un trattamento da pensione familiare: il gioco non vale la candela. Un confronto che la Mifid 2, con la trasparenza sui costi complessivi per il risparmiatore, rende ancora più impietoso.

Buona consapevolezza, bisogna saper scegliere lo strumento giusto, non tutti i fondi sono spazzatura, quello che però vi diciamo da tempo è che la storia e l’analisi empirica suggeriscono che negli ultimi 20 anni, i rendimenti dei Tbond hanno superato quelli azionari total return in America, è forse il caso di farci sopra una riflessione strategica, ora che la recessione è vicina e la guerra commerciale tutt’altro che finita.

Bene ora attendiamo con trepidazione, le diversamente splendide trimestrali!

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