RIFORMA FISCALE TRUMP: IL PIU’ GRANDE BLUFF DELLA STORIA!

Scritto il alle 10:05 da icebergfinanza

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Partiamo da qui, dalla più grande illusione, la crescita duratura del 3 %…

Mnuchin ribadisce poi: “Il presidente e io pensiamo fermamente che l’economia Usa raggiungerà un livello di crescita duraturo del 3%. Si tratta di un obiettivo realizzabile e la riforma fiscale è uno degli elementi fondamentali insieme alla alla riforme delle regolamentazioni finanziarie”. Mnuchin ha anche lasciato intendere che la riforma non comprenderà le tasse sulle importazioni. ( La Repubblica )

Bene, un punto a favore, non hanno messo le tasse sulle importazioni, sarebbe stato il suicidio di una parte dell’industria americana, in parte è stato ridotto il potenziale del protezionismo, solo in parte e sempre che un giorno non torni fuori questa fesseria.

L’altra fesseria è che in una DEFLAZIONE DA DEBITI non c’è alcuna possibilità che la crescita superi, in maniera duratura, l’attuale crescita nominale che a male pena arriva intorno al 2% scarso.

Ma si sa, sembra che gli unici che sanno cosa sia una “debt deflation” sono solo quelli che si attengono alla realtà dei fatti. Se ci sarà crescita non sarà prima del 2018 e di certo non sarà duratura, ma come ben sapete nel 2018 sarà ormai troppo tardi per fermare la nuova crisi e la recessione.

Pare che tra i sogni dell’amministrazione americana è che non vi sia alcuna recessione economica nei prossimi dieci anni!!! Il campione del triplo salto mortale ha già cambiato idea anche sul NAFTA.

Il mercato ieri è rimasto deluso, in fondo la montagna ha partorito un topolino! Ricordo a tutti coloro che vivono di illusioni che prima del prossimo anno, questa riforma non riuscirà ad entrare a regime.

Trump promette taglio tasse corporate al 15%, resta nodo coperture. Mnuchin: riforma storica Si rispolvera la teoria che l’economista Arthur Laffer aveva delineato nel 1974: i tagli delle tasse si “pagheranno” da soli con la crescita economica innescata dalla riduzione fiscale.America 24

Riporto solo un passaggio di quanto scritto nei nostri manoscritti da Machiavelli ancora a dicembre, giusto per dare la dimensione di come spesso e volentieri siamo sempre sul pezzo prima di tanti altri…

È conosciuto principalmente per la Curva di Laffer. Questa curva ipotizza, che, se la pressione fiscale è troppo alta, le entrate fiscali calano, in virtù dei disincentivi a aumentare, in presenza di aliquote elevate, l’attività lavorativa. Sebbene non rivendichi la paternità di questo concetto, rimane popolare un incontro con esponenti repubblicani prima delle elezioni presidenziali del 1980. Leggenda vuole che Laffer incontrò Reagan in un ristorante, e, scarabocchiando la curva su un tovagliolo, lo convinse della bontà della propria teoria. Gli economisti simpaticamente parlano di questo tovagliolo come il “Tovagliolo of Laffer of eponymity.” ( Tratto da Wikipedia)

I fatti hanno dimostrato che le entrate fiscali, in seguito alla riduzione delle aliquote operata dall’amministrazione Reagan, sono diminuite sensibilmente nel breve periodo per aumentare sensibilmente e altrettanto sul lungo.[senza fonte]

Il termine “Curva di Laffer” fu coniato da una giornalista del Wall Street Journal, Jude Wanniski , anch’egli presente a quell’incontro. Il concetto di base non è rivoluzionario: lo stesso Laffer affermò di averlo appreso da John Maynard Keynes.

E ora fate bene attenzione al breve termine…

I fatti hanno dimostrato che le entrate fiscali, in seguito alla riduzione delle aliquote operata dall’amministrazione Reagan, sono diminuite sensibilmente nel breve periodo…

Loro stanno scommettendo che questa riforma si pagherà da sola, ma non hanno fatto i conti con la storia e con la deflazione da debiti. Il più grande bluff della storia americana ha già ritirato anche i propositi di costruire il muro con il Messico, non ci sono soldi e a breve di sarà da divertirsi con il “debt ceiling” la solita diatriba sul tetto del debito.

. Soltanto la riduzione al 15% delle aliquote aziendali, secondo la Commissione fiscale congiunta del Parlamento, cancellerebbe duemila miliardi di entrate in dieci anni per le casse pubbliche statunitensi. L’eliminazione, in cambio, delle scappatoie per imprese e settori non basterebbe a compensare un simile impatto. Né basterebbero previsioni di crescita economica che Trump ha ventilato fino al 6% ma dentro la stessa amministrazione non superano un già generoso, se raffrontato ai calcoli della Federal Reserve, 3 per cento. Per questo in Congresso anche tra i repubblicani è circolata l’ipotesi di tagli più modesti dell’aliquota corporate al 20 per cento. Accompagnati per coprirli da una controversa border tax, un’imposta sulle importazioni che rastrelli 1.200 miliardi in dieci anni e attaccata come protezionista da numerosi alleati. I deficit provocati dalle nuove proposte – il Tax Policy Center ha finora stimato nuovi “buchi” decennali da 7.200 miliardi – potrebbero automaticamente ridimensionare le ambizioni dell’amministrazione. Per approvare una riforma fiscale a maggioranza semplice, senza bisogno dell’opposizione democratica, i repubblicani devono ricorrere alla procedura della “reconciliation” possibile unicamente per legislazioni con effetto neutro sull’erario nell’arco di dieci anni. Sgravi fautori di nuovo disavanzo possono cioè essere solo temporanei e devono svanire al termine del decennio. Il Sole 24 Ore

E non è finita qui visto che Trump propone di abolire una disposizione del codice fiscale che permette ai cittadini di dedurre le imposte statali e locali. Questo danneggerà i contribuenti di Stati ad alto tasso di crescita come la California, il New Jersey e ovviamente susciterà obiezioni da parte dei legislatori repubblicani di quegli stati.

In sintesi solo parole, giusto per prendere tempo ma questa volta il mercato sembra essersene accorto, ma non c’è fretta l’appuntamento vero è per questa estate!

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