STRESS TEST: LA BUFALA DELL’ANNO!
Solo due notizie come antipasto per la più deliziosa bufala dell’anno…
Giallo sugli stress test: ci sarebbero errori su Mps e Deutsche Bank
Ci sarebbero errori sui risultati degli stress test della Bce, in particolare su Mps e Deutsche Bank. Lo riferisce il Wall Street Journal, secondo il quale l’Eurotower ha addirittura dovuto per un breve periodo rimuovere dal suo sito i risultati di una grande banca italiana dopo aver scoperto un errore nel key capital ratio. Mentre per Deutsche Bank i dati della Banca centrale europea e dell’Eba (European Banking Authority), che hanno condotto i test assieme, hanno presentato cifre diverse.
I problemi, che sembrano essere isolati, non inficiano tuttavia i risultati degli stress test: secondo esperti e analisti alcuni errori sono inevitabili quando si mettono assieme milioni di dati.
Andrea Greco per “la Repubblica” via Dagospia
È italiano il record di deficit dei 131 scrutinati (Mps, 2,11 miliardi). Italiano il primato delle coperture sui crediti dopo la revisione (Aqr), per cui la Bce imporrà nei bilanci 2014 ben 12 miliardi di euro — lo stesso ammontare degli aumenti dell’anno — contro 7,6 in Grecia, 6,7 in Germania, 5,6 in Francia, 3 in Spagna. Italiana anche la medaglia stress test, dove per il quadro macro l’Eba ha tosato i patrimoni tricolori di 35 miliardi, una manciata più che Francia e Germania, il doppio di Spagna e Grecia, con Irlanda a 12 miliardi e Portogallo a 6,7. Le banche italiane sono più brutte di quel che raccontano, o non sanno farsi capire oltreconfine?
«Non da oggi alcuni sistemi creditizi riescono a fare squadra meglio del nostro, e l’Italia bancaria si trova a far la figura del vaso di coccio — nota Andrea Resti, docente della Bocconi e vicepresidente del comitato consultivo dell’Eba che ha svolto gli stress test — . Forse alcuni governi europei si sono immischiati nei criteri degli esami, e il nostro no.
E meno male che abbiamo un italiano a capo della BCE!
MACHIAVELLI INCONTRA FORREST GUMP un viaggio appena incominciato, un viaggio lungo tre anni…
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Qualche effetto pratico lo hanno però determinato :
MPS ha perso ieri il 21% – 1 mld della sua capitalizzazione – e Carige il 17% … se era un effetto sui mercati quello che cercavano, far trapelare prima che il conto da pagare sarebbe stato “solo” di 500mln (nel caso di MPS) per poi ufficializzare una cifra di 2,1 mld… et voila, les jeux sont faits! (per chi vuol intendere…) 🙄
…piuttosto inquietante anche la frase qui riportata “Forse alcuni governi europei si sono immischiati nei criteri degli esami, e il nostro no…”
…no comment….
http://www.valori.it/finanza/deutsche-bank-altri-900-milioni-spese-legali-8046.html
mannoz@finanza:
e meno male che è italiano pure il capo dell’eba!!
il nuovo inno nazionale:Macheccefregaaa…. …macheccemporta…oste portece er vino… de li castelli di questa zozza società !La società dei magnaccioni…..trallallallalà
Ottimi i commenti, negli ultimi post, in particolare di Aorlansky, Kry e Glare. Veleno: gli stress test sono serviti a dare un’altra mazzata all’italia, queste cose si ripercuotono su tutto il sistema italia con spread piu’ alti su tutta la linea, stato banche industrie….inoltre le banche italiane, nove, devono trovare altri capitali, quindi altra austerita’ ed altre cessioni di quote a societa’ straniere…. Sappiamo che il sistema industriale -bancario tedesco riesce a finanziarsi a tassi ridicoli anche da se, con bond, per effetto dei rating. Grazie al kaiser, con i trucchi e la compiacenza di quella banda di delinquenti che non sono andati neanche a vedere i bilanci delle banche col buco intorno… Cio’ vuol dire, Veleno, che ammazzeranno ancora di piu’ le loro concorrenti, cioe’ le nostre pmi. il truffone e’ stato che hanno valutato male le banche che prestano all’economia reale e bene quelle che trafficano in derivati, avviamenti fasulli(cazzo, mps aveva pure svalutato antonveneta) e nel sottobosco del sistema bancario ombra sempre un ramo delle mega banche di merda americane tedesche inglesi francesi. Naturalmente se erano le banche italiane ad occuparsi di investimenti carta straccia tipo similderivati e le banche straniere di economia reale, avrebbero valutato male, all’incontrario, sempre le banche italiane. Tutti hanno schivato meno noi, anche gli spagnoli come da articolo di Andrea. Fessi si nasce… (e si diventa?)..vedasi le associazioni dei consumatori che, invece di prendersela con i governi italiani che hanno dato 60 miliardi alle banche degli altri, accusano in maniera grottesca Profumo e Viola…stupidi o in quota nwo? Nwo, nwo…per finire, complimenti ancora ad Andrea, il primo a capire il truffone, gia’ parecchi anni fa. Purtroppo ancora tanti, vedasi tale Cardena’ che dovrebbe essere dalla nostra parte, non ha capito un bel tubo, anzi in generale, leggendo rischio calcolato, mi pare che gli “austriaci”- destra economica fanno a gara in autorazzismo con i piddini….siamo cosi’ proprio di razza, evidentemente.
vedo ora che questo Cardena’ di vincitori e vinti, dopo aver fatto un post in cui secondo me aveva capito male gli stress test, ne ha fatti degli altri, e nel penultimo riporta i grafici di Andrea su bloomberg, non citando la fonte….e non mi pare che trae le dovute considerazioni sui risultati di bloomberg(cioe’ siamo stati truffati). Bah…
Il problema non sono i tassi, è che non si sa più dove investire, troppa incertezza. E niente è dannoso per l’economia come la paura e la mancanza di fiducia. Siamo troppo divisi, e stiamo affrontando la battaglia già sconfitti, aspettando solo che il primo molli gridando il “si salvi chi può” per poter scappare dando la colpa agli altri. Siamo un mucchio di pezzi di lego che non han capito che se ci mettiamo insieme possiamo far tutto ciò che sogniamo, ma da soli siamo solo pezzetti di plastica colorata.
Italia si grazie!
Strano paese il nostro, tutti sanno della sconfitta di Caporetto ma nessuno si ricorda il nome della battaglia che proprio dopo Caporetto rovescio’ le sorti del conflitto e ci vide vincitori. Curioso che di una Guerra vinta si ricordi solo la sconfitta, questo la dice lunga su di noi. Tutti sappiamo che la sconfitta di Caporetto avvenne grazie all’inettitudine e incompetenza dei vertici militari, ma pochi sanno il perche’ dopo dal Piave riuscimmo a riprendere in mano la situazione.
Per questo io continuo a puntare sull’Italia, nonostante tutto, ci puntai in passato quando nel bel mezzo della tempesta ti compravi un BTP con tassi al 7% a 100 e credo che la forza maggiore dell’Italia siano proprio gli italiani, che sono indistruttibili proprio perche’ grandi perdenti (proprio come Fantozzi) ma anche capaci di atti di coraggio enormi in certi momenti, proprio come nel film: La Grande Guerra quando Sordi & C. furono catturati dagli austriaci, assolutamente da rivedere.
Per cui al di la’ della matematica, sono sicuro che ancora una volta che ce la faremo in stile: io speriamo che me la cavo.
Saluti a tutti 🙂
breve il tuo commento lo trovo perfetto, complimenti,hai centrato il problema mancanza di fiducia e divisione totale dell’opinione pubblica.notte
Forse alcuni governi europei si sono immischiati nei criteri degli esami, e il nostro no continuando imperterrito a fare gli affari per gli altri.
E poi dicono che gl’italiani non lavorano ? Ed i tedescgi ????? http://www.oecd-ilibrary.org/employment/average-annual-working-time_20752342-table8
Capisco l’amarezza, ma non siamo così di razza, vedi commento di Madmax.
Bastano i PD per l’autorazzismo, come tu ricordi.
Chi non cura o fà gli interessi italiani non è italiano, è straniero (al massimo €uropeista).
@ LaForzaMotrice
che ha scritto : “Niente è dannoso per l’economia come la paura e la mancanza di fiducia.”
Assolutamente, inequivocabilmente VERO.
ancora : “Siamo troppo divisi, e stiamo affrontando la battaglia già sconfitti, aspettando solo che il primo molli gridando il “si salvi chi può” per poter scappare dando la colpa agli altri. Siamo un mucchio di pezzi di lego che non han capito che se ci mettiamo insieme possiamo far tutto ciò che sogniamo, ma da soli siamo solo pezzetti di plastica colorata.”
…questa la copio e me la metto in cornice, come dovrebbero fare milioni e milioni di italiani per comprendere la verità storica ultra secolare a mostrare che il popolo italiano non riesce mai ad arrivare al livello di anglosassoni e francesi. Purtroppo. 😕
@ Stanziale –
che ha scritto “ammazzeranno ancora di piu’ le loro concorrenti, cioe’ le nostre pmi. il truffone e’ stato che hanno valutato male le banche che prestano all’economia reale e bene quelle che trafficano in derivati, avviamenti fasulli e nel sottobosco del sistema bancario ombra sempre un ramo delle mega banche di merda americane tedesche inglesi francesi.”
a mio modo di vedere l’estratto più significativo del tuo intervento -con il quale concordo integralmente- altre parole che milioni di italiani dovrebbero leggere ma sopratutto COMPRENDERE, COMPRENDERE, COMPRENDERE! in modo che anzichè scendere in strada a prendersela col vento urlandoci dietro, o con “tizio caio” o con “la crisi” detta genericamente implorando “lavoro come diritto”, avrebbero le idee più chiare con chi doversela prendere per davvero. Sarebbe già un inizio per cambiare.
Scusate gente, questo che metto qui sotto e’ piuttosto lungo da leggere, ma il contenuto e’ talmente interessante che mi sembra valga la pena di spenderci sopra una decina di minuto del vostro tempo.
Date tutte le chiacchiere che cisono in giro da parte di sedicenti esperti, “job act” compreso, direi che casca a fagiolo.
Buona lettura
Phitio
INFORMAZIONE LIBERA
Ma loro sono pronti?
Vi chiederanno di “dimenticare il posto fisso” solo finché non lo avrete dimenticato SUL SERIO. Ma quando avrete dimenticato di stare per forza DENTRO l’azienda…
keinpfusch.net – Uriel Fanelli
Ho dovuto – per ragioni di lavoro – assistere all’ennesima convention idiota che cerca di introdurre il TTIP. Hanno provato a proporlo in un comizio in piazza a Düsseldorf, e il tipo che raccontava delle meraviglie del TTIP e’ stato costretto a smettere a furia di fischi. Cosi’ la nuova strategia per convincere la gente che il liberismo e’ giusto consiste nel fare convention “aziendali” , in cui si parla di prodotti, strategie e consulenza, e venderlo – embedded – li’ dentro. Una specie di messaggio subliminale mentre parli di lavoro.
E’ una strategia ancora piu’ fallimentare, dal momento che il lavoratore e’ quello che piu’ teme il TTIP, ma non e’ questo il punto. Quello che mi chiedo e’ se coloro che parlano di “il lavoro come commodity” , che si chiedono se il resto del mondo sia pronto, siano a loro volta pronti.
La mia sensazione riguardo all’argomento e’ che i grandi brand e le grandi aziende stiano li’ a sponsorizzare questo mondo fatto di solo mercato, ove “il lavoro e’ una commodity” , senza percepire di preciso il significato esatto di quel che vogliono.
Ne vendono, cioe’, solo la parte che gli conviene, fingendo di non conoscere la parte che NON conviene loro.
Faccio un esempio: ho aiutato un mio amico italiano (col quale avevo lavorato) a trovare un lavoro qui. Ora, di per se’ non e’ nulla di speciale, ma quando ha lasciato l’azienda per venire qui si e’ sentito dire cose incredibili.
La prima era che il progetto stava per finire e lasciare poco prima della fine sarebbe stato sleale verso l’azienda.
Molto bello, ma per quale ragione si chiede ad una commodity di essere leale? Avete mai accusato il cemento della vostra casa di essere leale? Avete mai pensato alla lealta’ di un sacco di patate che avete comprato? Alla dedizione di un litro di latte?
La verita’ e’ che le commodity, essendo beni indifferenziati legati a domanda ed offerta, vanno ad essere comprate da chi paga meglio. Se io sono una commodity, posso lasciare tra mezz’ora, se qualcuno mi offre di piu’. Il tuo progetto va a puttane? Your problem. Precario io, precario tu.
Ed e’ la parte “precario tu” che questi personaggi non riescono a capire.
Una delle cose che faccio sempre capire al cliente quando inizio una nuova consulenza e’ che , appunto, io come consulente sono una commodity. Essendo una commodity, lui non mi puo’ dire “tu sei parte del mio team”.
Sarebbe come se io aprissi il frigo, guardassi il formaggio e dicessi “da oggi sei un membro della mia famiglia”. In realta’ no, il formaggio e’ una cosa che ho comprato , e’ uguale ad ogni altro formaggio, e poteva comprarlo chiunque altro allo stesso modo. Ovvero, e’ un bene indifferenziato.
Stranamente, quando continuo a tenere nella firma della mia email il nome della MIA azienda , e non di quella del cliente, quando continuo e il mio badge ha ancora la corda della MIA azienda, quando io continuo a chiamare “il cliente” quello che gli interni chiamano “il manager”, il disagio inizia si, ma da parte LORO. Eppure, io HO dimenticato la vecchia economia, e mi sto comportando come una commodity.
La stessa cosa succede come “home office”. Se tu distingui i “membri del tuo team” tra “interni” ed “externals”, poi non ti devi lamentare se gli “externals” lavorano in Home Office. Sono esterni, giusto? “Esterno” e’, a quanto ricordo, un tizio che non e’ interno, ovvero non si suppone essere, topologicamente parlando, nello stesso insieme degli “interni”.
Invece, stranamente, loro passano il tempo ad “esternalizzare”, ma NON quando gli esterni vogliono stare fuori dall’ufficio. Molto interessante, ma questo mi lascia pensare ad una cosa: che questa merda funzionera’ solo fino a quando gli “esterni” continuerano ad essere dei finti interni.
Sospetto che vi chiederanno di “dimenticare il posto fisso” soltanto sino a quando non lo avrete dimenticato SUL SERIO. Perche’ quando avrete dimenticato che bisogna essere per forza DENTRO l’azienda, questa cosa degli “esterni” non gli andra’ piu’ tanto bene. Dovete dimenticare di essere interni, si, ma dovete anche ricordare di lavorare dentro.
Voglio dire, questi passano tutto il tempo a enunciare grandi formule, tipo “voi non dovete piu’ pensare ad un lavoro per tutta la vita”, “non esiste piu’ il posto di lavoro, perche’ tu non avrai piu’ il tuo ufficio sino alla pensione”, “deve finire questa mentalita’ della fabbrica come seconda casa”, ma quando poi la gente FA DAVVERO quel che si dice, allora iniziano a dare di matto.
Dicono che non esistera’ piu’ la fabbrica dove timbri il cartellino, e va benone, ma poi quando la gente mette un OoO e se ne va a portare il cane dal veterinario si incazzano: avevamo detto che non si timbrava piu’ il cartellino, giusto?
Onestamente, la mia politica e’ stata sempre quella di rendere continuamente presente e chiaro che sono un consulente esterno e non un “membro del team”, che io non sono un dipendente ma un consulente, una commodity, per cui se ne vuoi di piu’ paghi di piu’: quando mi chiedono se posso fare degli straordinari dico sempre “per me e’ OK, senti il mio commerciale”, ben sapendo che quello stacchera’ fattura inesorabile, infallibile, totale.
Ma questa cosa, a memoria d’uomo, non ha mai infastidito particolarmente ME, ha sempre infastidito il cliente. Quando ero in Italia, e feci il discorso “loro sono membri del team, io sono un consulente esterno”, uno dei clienti mi disse che stavo destabilizzando il team. Cosi’ gli chiesi per quale motivo stava mettendo la parola “Consulente” nell’indirizo di email che mi aveva assegnato, e si zitti’. Tuttavia so benissimo che la cosa non gli andasse a genio.
La pura e semplice verita’ e’ che tanti cocainomani vanno in giro a dire che bisogna abbandonare la vecchia idea di “posto fisso”, ma quando poi prendono la persona “as a commodity”, pretendono che imiti il vecchio “posto fisso”, diventando leale, avendo spirito di squadra, orari prefissati, quando nessuna commodity fa questo. Quello che viene da chiedersi e’ se IL PREDICATORE sia pronto alla venuta del suo stesso Dio, insomma.
Quando dici questo ti citano sempre la Silicon Valley, dove a sentire loro “se si cazzeggia hai la stanza per il pingpong erotico, ma quando si lavora non c’e’ orologio”. Quasi vero. Quasi.
Ho conosciuto un certo Paul B. Se avete usato dei tool per la gestione di manifesti java, o qualche tool per la gestione di database (sempre scritti in Java), era proprio quel bestione americano li’. Dico bestione perche’ ha l’aria di un tipo non facile da buttar giu’ in un campo da football.
Ora, il Bem ha lavorato per un certo periodo in Europa, tra scandinavia , Germania e Inghilterra, ma ha dovuto smettere. C’era una ragione precisa per questo: lui d’estate non lavora. E’ un freelance, giusto? E’ uno che e’ “imprenditore di se’ stesso”, giusto?
E’ insomma il simbolo di tutto quello che il “CEO of yourself” dovrebbe essere: professionalmente bravissimo, assertivo, preattivo, manda in calore le finte manager inglesi con le sue spalle grosse , e tutto quanto. Pero’ lui non lavora d’estate.
D’estate prende il suo pickup, una tenda, e se ne va in qualche deserto a fare non so cosa. Non e’ il burning man, e’ qualche altra cosa – che non conosco – ma si fa meglio in una tenda nel deserto. So che un anno eha invece piantato la tenda in una spiaggia e ha scoperto il surf, ma l’anno dopo e’ tornato al deserto.
A prescindere da come il Bem passa le estati (sono anni che non lo vedo ) , ha dovuto smettere di farlo in Europa. Perche’? Perche’ le aziende non si fermano in estate. Ma a Paul fegava zero: era lui il CEO di se’ stesso, e se aveva soldi da parte – in realta’ due mesi nel deserto costano quanto una settimana in citta’ , quindi risparmiava – potete chiudere la VOSTRA azienda e andare nel deserto in una tenda, a fare cose misteriose.(1)
E qui siamo ancora al punto di partenza: al lavoratore moderno viene si chiesto di “dimenticare” il posto fisso, ma poi viene chiesto di “ricordare” il posto fisso, quando deve comportarsi ALLO STESSO MODO.
la mia impressione, cioe’, e’ che tutti questi cazzologi assortiti vadano in giro a dire che “e’ finita l’era del posto fisso” , e “e’ finita l’era di un lavoro per tutta la vita”, ” si deve fare come in ammeriga, ammerigameriga, ammerigamerigameriga”, ma poi quando si trovano di fronte alle cose che essi stessi hanno predicato, scopriamo cosa intendevano:
che in termini di DIRITTI dovete dimenticare il posto fisso, ma in termini di DOVERI dovete ricordarvelo, eccome, perche’ dovete ancora comportarvi cosi’.
vorrei vedere cosa succederebbe se un giorno arrivasse qualcuno e convincesse tutti i precari della stessa azienda a lavorare per lui da domani, lasciando scoperta l’azienda. Basta offrire di piu’, giusto?
Allora sarebbe bello fare un bello scherzo a qualche imprenditore, tipo “candid camera”:
Sapendo che gli impiegati precari di quell’aienda sono Y
Sapendo che ogni mese guadagnano X
Riempire il posto di manifestini ove qualcuno cerca Y+1 contrattisti a 1,2*X al mese.
Il contratto inizia fra due giorni, quindi bisogna andarsene senza preavviso.
e poi filmare la reazione del capo quando legge il manifestino.
Chissa’ com’e’, non credo rimarrebbe un fanatico sostenitore del “lavoro come commodity”.
Quindi, ripeto: sono convinto che stia per nascere una nuova generazione di giovani che non “pensano piu’ al lavoro fisso”, quello che mi chiedo e’ se esista una generazione di IMPRENDITORI che non pensa piu’ al lavoro fisso.
Anche perche’ a casa mia le commodity si pagano per quantita’: se vuoi otto ore ne paghi 8, se ne vuoi 10 me ne paghi 10, e cosi’ via.
E cosi’ il buon Paul, compagno di bevute e di stinchi di maiale, adesso e’ tornato in USA: “gli imprenditori europei non capiscono che non esiste piu’ il lavoro fisso”, diceva.
Sti liberisti.
Mi fa ancora piu’ pensare un’altra cosa: il mio ex collega – italianissimo – che oggi lavora in Thailandia. Ad un certo punto ha trovato altro li’, e se n’e’ andato. Oltre alla solita paturnia del “traditore” (ma il lavoro non era una commodity?) che lascia l’azienda a meta’ progetto (del resto, chiunque lasci l’azienda lascia un progetto: tutti lavorano su qualche progetto) e non ha spirito di squadra e non ha lealta’ all’azienda, ha scoperto una cosa interessante.
Quando si era spostato dall’ Italia all’ inghilterra, infatti, aveva venduto la casa. E aveva capito una cosa: nel “mondo globale” dove il “lavoro e’ una commodity”, possedere una casa non ha senso alcuno. Se non esiste piu’ il lavoro sino alla pensione, perche’ dovrebbe esistere la casa sino alla pensione, se nessuno ti fa un contratto per 20 anni, perche’ TU dovresti fare un mutuo per 20 anni?
Ma se aumentiamo la distanza, sino in Thailandia, scopriamo un’altra cosa: che anche possedere un’auto e’ tutta questa figata. Spostare un’automobile sino in Thailandia, da Londra, e’ una spesa inutile ed ingiustificabile.
Cosi’ ha venduto anche l’automobile. E adesso che ha capito la lezione (e cioe’ che siamo nel mondo globale dove lui potrebbe essere a Brasilia domani) , ha detto chiaramente che comprare un’auto non ha alcun senso, che piuttosto conviene rimanere liquidi, e al limite ne affitti una in loco se ti serve.
Ora, vorrei parlare di questo con un costruttore, o con un industriale: perche’ “adesso siamo in un mondo globale” e “non esiste piu’ il posto fisso per tutta la vita” significa proprio questo. Che non venderete piu’ ne’ case ne’ auto.
Nel mondo locale con il posto fisso per tutta la vita, le famiglie comprano una casa e un’automobile, quando non due. Nel mondo globale senza posto fisso per tutta la vita, le persone NON comprano casa e NON comprano automobili. Cosi’ la vera domanda e’: ma gli IMPRENDITORI sono PRONTI a questa cosa che pure ricordano agli altri con tanta enfasi?
Due giorni fa, lupus in fabula, la mia banca tedesca mi ha chiamato. Mi ha fatto notare che ho soldi sul conto e che dovrei farne qualcosa. La mia risposta e’ stata qualcosa come “penso che prima o poi li spendero’, infatti”. Che e’ appunto, quando “fai qualcosa” coi soldi.
Ma la banca voleva che io facessi altro, ovvero che li investissi, ovvero che in qualche modo li immobilizzassi. Se fossimo nel vecchio mondo locale col posto fisso sino alla pensione , probabilmente avrei detto di si’.
Ma oggi devo pensare come se fossi il CEO di me stesso, e solo un cretino immobilizza la cassa della propria azienda in un mondo fatto di rischi ed opportunita’. Se anche i miei rischi sono bassi, io devo “pensare come un imprenditore” e magari domani mi capitera’ un’opportunita’ , perche’ dovrei impegnarmi con la banca per un lungo periodo, quando in un tempo piu’ lungo aumenta la possibilita’ che io trovi delle opportunita’ ? MAgari domani la mia azienda ha degli ottimi risultati, io lo sento dire nei corridoi, e compro un pochino di azioni poco prima dei risultati di Q3. Magari qualche azienda cliente, ove faccio il consulente, annuncera’ ottimi risultati, io lo sento dire alla macchinetta del caffe’ (o a qualche collega che fa il consulente per finance) e voglio approfittarne. Il mondo e’ pieno di opportunita’, no? Quindi, meglio rimanere liquidi.
Insomma, devo ragionare come un CEO, si o no? Siamo nel mondo globale della finanza o no? Perche’ volete che io ragioni come un padre di famiglia di 20 anni fa, quando voi stessi predicate che devo ragionare come un CEO del 2014?
Per comprare il vostro prezioso investimento a cedola fissa?
Cosi’ saro’ molto sincero: quando passo un sabato a base di catering finto-matrix servito da simpatici inservienti in vestito bianco (che mi ricordano tanto Fight Club . Non ho assaggiato nessuna zuppa, per sicurezza) , e sento il solito esaltato cocainomane ventiqualcosa-enne che mi parla del mondo che dovremo affrontare dopo il TTIP (che lui da’ per scontato) , e finisce le slide con una bella
Are you ready?
in rosso, al centro dello schermo, a me viene sempre da rispondere qualcosa come “beh, si”.
Ma poi guardo il mio capo, i miei clienti, le aziende ove faccio consulenza , e mi viene qualche dubbio.
No, loro non sono pronti. I CEO non ragionano come “ceo di se’ stessi”.
Forse perche’ fanno i CEO per qualcun altro, certo, ma il problema non e’ “il perche'”. Non mi interessa sapere che il “CEO di se’ stesso” e’ per forza di cose piu’ robusto del “CEO per qualcun altro”, mi interessa sapere che il “CEO per qualcun altro” non e’ preparato ad avere di fronte milioni di “CEO di se’ stessi”, i quali magari decideranno che d’estate non si lavora perche’ hanno deciso di andare in tenda nel deserto.
O, fatto realmente avvenuto, di trovarsi il 60% dei consulenti in meno durante l’ Oktoberfest.
E in azienda c’erano solo quelli che hanno il lavoro fisso fino alla pensione.
Are YOU ready?
(1) Oggettivamente , non gli ho mai chiesto se ci andasse da solo. Ma non riesco ad immaginare un essere capace di stare due mesi nel deserto con il bem ingrifato tipo maglio industriale ed essere l’unica cosa scopabile a disposizione. O conosce partner molto robusti, quasi indistruttibili, o nel deserto ci va da solo.
Fonte: http://www.keinpfusch.net/2014/10/ma-loro-sono-pronti.html
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=111374&typeb=0&Ma-loro-sono-pronti-
@ Pithio :
molto interessante; piuttosto significativo come feedback – copiato e incollato per leggermelo con calma più di quanto abbia fatto negli ultimi minuti, dai quali però emergono già argomenti FORTI, per es :
“Nel mondo locale con il posto fisso per tutta la vita, le famiglie comprano una casa e un’automobile, quando non due. Nel mondo globale senza posto fisso per tutta la vita, le persone NON comprano casa e NON comprano automobili.”
Nell’economia di una famiglia “standard” da “civiltà dei consumi”, senza ombra di dubbio la casa e l’automobile hanno sempre rappresentato le voci più importanti di bilancio, guarda caso quelle stesse voci che assicurano ricchezza e sostenibilità al sistema stesso (su queste voci ruota tutto, un indotto enorme, si pensi solo a cosa è in grado di muovere “il possesso di un automobile”, TASSE-bolli, assicurazione- CARBURANTI-petrolio- ACCESSORI-pneumatici, GESTORI-autostrade, prima ancora di pensare all’indotto della casa di produzione del prodotto stesso)… ecco perchè la domanda “ma gli imprenditori sono pronti ad uno scenario del genere??? -sopratutto se esso arriva repentinamente aggiungo io-” non è affatto campata per aria…
… … …
“Due giorni fa la mia banca tedesca mi ha chiamato. Mi ha fatto notare che ho soldi sul conto e che dovrei farne qualcosa. La mia risposta e’ stata qualcosa come “penso che prima o poi li spendero’, infatti”. Che e’ appunto, quando “fai qualcosa” coi soldi. Ma la banca voleva che io facessi altro, ovvero che li investissi, ovvero che in qualche modo li immobilizzassi.”
A leggere questo, ci si rende conto di una delle poche fortune di essere italiani e di avere il c/c in una banca italiana,
che non ti farà mai pressione (la mia no di sicuro, almeno fino ad oggi…) per cercare di farti investire (magari in bond della banca stessa…) soldi che alla fine sono pur sempre MIEI (o TUOI per chi legge… ma lo sono davvero, NOSTRI, quei soldi che i numeri ci dicono avere in deposito???… pazzesco, perfino questo dubbio ci stanno inculcando in testa come un tarlo, ultimamente…)
..uno dei rischi da considerare (secondo Basel III) è il rischio legale….
..stress test anyone?
@Phitio
Fantastico, aggiungerei un detto di mio nonno falegname, se vuoi che faccia il lavoro come dici tu, allora il prezzo lo definisco io altrimenti tu mi dici il prezzo ed il lavoro lo faccio come dico io.
Quanto hai descritto e’ la pura realta’ ma il problema e’ nella testa della gente, tanti continuano a piegare il capo ed accettare di tutto, ti faccio un esempio reale: coppia di amici stranieri lui dentista che decidono di trasferirsi in Italia per il fascino del paese, entrambi giovani. Chiede in giro lavoro come dentista ed ovviamente vista l’eta trova soltanto in nero con l’accordo dopo 3 mesi di rivedere la situazione. Secondo voi cosa e’ successo? I 3 mesi sono diventati 4 poi 5 poi 6 stanco gli ha detto che se ne andava la controproposta era di assumere pure la moglie sempre in nero. Che ha fatto? Ha investito su se stesso si e’ aperto il suo studio e siccome parla italiano, inglese, francese e tedesco si e’ concentrato sugli stranieri con ottimi ritorni…apriti cielo per il vecchio datore di lavoro in nero, non e’ stato corretto, gli fa concorrenza, un acccordo lo potevano trovare ecc. ecc.
Insomma seguite il consiglio di Phitio 🙂
Buona giornata
Sembra che dai meandri del DEF di recentissima pubblicazione (la cosa è stata scoperta e messa in luce da alcuni deputati, ed alcuni organi di informazione web ne hanno trattato ieri) sia rispuntata fuori per l’ennesima volta l’Araba Fenice risorta dalle proprie ceneri…
Qual’è l’Araba Fenice per antonomasia in questo paese????
Il ponte sullo stretto. 👿
Dalle cifre emerse dal DEF, si tratterebbe di 1.200.000 milioni di € da destinare alla società Ponte sullo stretto Spa…
no comment.
per essere chiari e spazzare qualsiasi dubbio a chi legge :
io [u]non sono affatto contrario alla realizzazione di opere pubbliche[/u] (ci mancherebbe, sai quanto il ns paese è ancora arretrato in fatto di infrastrutture specie se confrontato ad altri paesi europei) ma nel caso dell’Italia, prima di pensare a costruire quel dannato ponte, c’è un ventaglio di settori che ancora gridano giustizia : vogliamo parlare delle strutture della scuola pubblica dove l’80%(forse anche più) è fatiscente e necessita di urgenti interventi di rinnovamento (e in molti casi di messa in sicurezza vera e propria!!)?????… oppure del dissesto idro-geologico che caratterizza gran parte del ns territorio, che garantirebbe assunzione immediata per moltissimi disoccupati attualmente?????….
Ciò che mi fà rabbia è che si pensa(*) di costruire “un ponte” dedicando ad esso potenziali risorse (abbiamo appena letto da quel comunicato [b]1,2 miliardi di €[/b] SENZA CONSIDERARE QUELLI CHE ERANO GIA’ STATI STANZIATI IN PASSATO!!!!) quando ancora esistono in Italia situazioni carenti (a dir poco, il termine appropriato in molti casi sarebbe “pericolo” vero e proprio) che vanno a toccare direttamente la pelle dei cittadini in prima persona : si pensi di risolvere questi problemi, prima, (e non li ho nemmeno citati tutti) e poi magari ci si potrà dedicare a quel ponte…
(*) ma forse la vera chiave di lettura che chiarisce questo ultra decennale progetto (la società Ponte dello Stretto Spa fu costituita su apposito decreto legislativo nel lontano 1981 con capitali prevalentemente pubblici) è che quel ponte in realtà non si vuole realizzare; ciò che si vuole davvero è mantenere in piedi un progetto e quella dannata società che necessita periodicamente di fondi pubblici per essere sorretta e dare così soldi ad “amici e parenti ed infiltrati” nella più pura tradizione di filosofia di pensiero italiana…
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e meno male che è italiano pure il capo dell’eba!!