MPS AMATO E BASSANINI: ANTONVENETA? LA MIGLIORE OPERAZIONE POSSIBILE!

Scritto il alle 11:30 da icebergfinanza

 

Chi è senza peccato scagli la prima pietra si dice e nella classe dirigente e manageriale di questo Paese di pietre dovrebbero vedersene poche in giro vista l’incompetenza che qua e la hanno dimostrato in questi anni…

MILANO (MF-DJ)–“La conquista della banca Antonveneta da parte di B.Mps? La migliore operazione che potessero fare: io l’avevo suggerita gia’ due anni fa. Purtroppo sia il partito con Massimo D’Alema, sia la finanza rossa con l’Unipol di Giovanni Consorte, sia la Banca d’Italia con Antonio Fazio erano in altri progetti affaccendati”. E’ quanto ha dichiarato Franco Bassanini, ex ministro ds, in un’intervista a Panorama in edicola domani. “Non posso dimenticare cio’ che accadde due anni fa: Fazio impedi’ l’Opa del Monte dei Paschi sulla Bnl per favorire l’Unipol; dopodiche’ Consorte e D’Alema fecero un pressing su Siena perche’ si alleasse con Consorte. Chi difese l’autonomia del Monte, come me e Giuliano Amato, venne emarginato”.  MilanoFinanza

La migliore operazione che potessero fare a qualunque prezzo Bassanini?

Amato e Bassanini, il tandem che reggeva Mps .Amato e Bassanini sono i convitati di pietra nello scandalo Mps. Socialisti,  brillanti professori, insieme all’ex rettore dell’università, Luigi Berlinguer,  nel 2001 spingono Mussari alla presidenza della Fondazione. Leggi il resto su Linkiesta

Ora reggono tutt’altro…

ROMA – Giuliano Amato se li ricorda bene quei mesi. Era l’ estate della macellerie mafiose di Capaci e via D’ Amelio e degli scandali di Tangentopoli. E la speculazione internazionale era scatenata. Così scatenata da attaccare perfino la sterlina. Oltre che la nostra liretta. Per difenderla la Banca d’ Italia di Carlo Azeglio Ciampi era stata costretta a svenarsi: al 30 ottobre del 1992 aveva bruciato riserve valutarie per 52 mila miliardi. Mentre il discredito stava per travolgere la classe politica che aveva governato per 45 anni, il Paese danzava insomma sull’ orlo della crisi finanziaria. Ad Amato e al suo ministro Piero Barucci toccava il compito di salvarci dal baratro. Un salvataggio doloroso (ricordate la manovra da oltre 90 mila miliardi?) e difficilissimo, soprattutto tenendo conto del terremoto che stava investendo la politica.     Ma per dire quanto diverso rispetto ad oggi fosse il clima europeo, a gennaio del 1993 venne collocato con successo sul mercato tedesco un Prestito Italia da 4.500 miliardi. Collocamento curato nientemeno che dalla Deutsche Bank. La stessa banca che giovedì, dopo aver venduto da Londra titoli di stato italiani per 7 miliardi di euro, ha fatto sbottare pubblicamente l’ ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi: «Sono sconvolto. Il caso Deutsche Bank dimostra una mancanza di solidarietà che porta al suicidio anche la Germania».    Benzina sul fuoco di questi giorni, durante i quali si è tornata a respirare quell’ aria fetida e incandescente del 1992. La classe politica di nuovo nel mirino dell’ opinione pubblica, la sfiducia internazionale galoppante, gli speculatori con il coltello fra i denti, il differenziale del rendimento fra i bund tedeschi e i titoli di Stato italiani stabilmente sopra i 300 punti… Per la banca, l’ operazione con la quale ha alleggerito di ben l’ 88% la propria posizione in titoli italiani rientra nella normalità. Del resto, non è forse normale che un grande istituto internazionale che deve rispondere ad azionisti evidentemente interessati solo al profitto e non certamente alle sorti dell’ Italia o della moneta unica europea, venda titoli di un Paese considerato non pienamente affidabile? Sono dinamiche, quelle che governano le grandi banche internazionali, ben note allo stesso Prodi, che prima di scendere in politica è stato anche componente del board della Goldman Sachs. «È il mercato, bellezza…», sembra di leggere fra le righe della lettera con cui il chief country officer di Deutsche Bank, Flavio Valeri, ha replicato alle polemiche di questi giorni. Tenendo comunque a precisare che l’ Italia «resta fondamentale» per la sua banca.     Tanto che circa un anno e mezzo fa i vertici della Deutsche Bank hanno convinto un personaggio d’ eccezione ad accettare l’ incarico di senior advisor: proprio Giuliano Amato, il timoniere di quella terribile estate del 1992, due volte premier, presidente dell’ Antitrust, vice presidente della Convenzione europea e ministro dell’ Interno nell’ ultimo governo di Romano Prodi. Del quale il «Dottor Sottile», come viene spesso definito, è amico da quarant’ anni. «In questo ruolo di nuova creazione», scrisse l’ agenzia Ansa il giorno che la notizia venne resa nota, «Amato supporterà Deutsche Bank in Europa e soprattutto in Italia, portando il suo contributo nell’ interpretazione degli scenari politici e macroeconomici, nella valutazione degli interventi e delle normative del governo e fornendo la propria consulenza ai principali clienti attuali e potenziali della banca».      Sergio Rizzo CorrieredellaSera

Su Repubblica l’ex tesoriere dei DS un certo Sposetti parla di massoneria, di Opus Dei e di Bassanini, che oggi è il presidente della Cassa depositi e prestiti: “Come fa a occupare quel posto? Che ne sa uno come lui della Cassa depositi e prestiti?”.

Peter, che ne pensi Peter…è forse un problema di incompetenza?

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