TRA CRESCITA ED AUSTERITA’… L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA!

Scritto il alle 07:33 da icebergfinanza

 

Su Voci dall’estero , l’altra faccia della medagli su crescita ed austerità, dove Carmen traduce per noi un pezzo apparso su…

Voxeu  nel quale, Panizza e Presbitero entrano nel dibattito sull’austerità con uno studio che smonta il luogo comune che un debito elevato è da abbattere perché riduce la crescita di un paese: è vero invece che un debito riduce la crescita quando si applicano misure di austerità…

Tengo a ribadire che in un contesto inedito di una crisi che non ha alcun precedente nell’intensità di correlazione e sistemicità nella storia, ritengo opportuno prendere in considerazione tutte le variabili che possono aiutare a trovare le migliori soluzione per cercare perlomeno di ammortizzare gli inevitabili effetti di questa vera e propria depressione.

di Ugo Panizza e Andrea Presbitero

I paesi con un alto debito pubblico tendono a crescere lentamente – una correlazione usata spesso per giustificare l’austerità. Questo articolo presenta nuove dimostrazioni che sfidano questo punto di vista. Gli autori sottolineano che la correlazione non implica causalità – potrebbe essere che sia la crescita lenta a causare un debito elevato. Essi sostengono che i politici dovrebbero essere prudenti – perchè ancora non si è mai visto che il taglio del debito stimoli la crescita.

Non è quello che non sai che ti mette nei guai. E’ proprio quello che sai per certo che lo farà. Mark Twain

Alti livelli di debito pubblico riducono la crescita economica? Si tratta di una questione politica importante. Una risposta positiva implica che, anche se efficaci nel breve-periodo, le politiche fiscali espansive che aumentano il rapporto debito-PIL possono ridurre la crescita di lungo periodo, e quindi in parte (o completamente) annullare gli effetti positivi dello stimolo fiscale. 

La maggior parte dei politici sembrano pensare che il debito riduca la crescita. Questa visione è in linea con i risultati di una crescente letteratura empirica che dimostra che esiste una correlazione negativa tra debito pubblico e crescita economica, e scopre che questa correlazione diventa particolarmente forte quando il debito pubblico si avvicina al 100% del PIL (Reinhart e Rogoff 2010a, 2010b; Kumar e Woo 2010; Cecchetti et al 2011).

Debito e Crescita, cosa provoca cosa?

Correlazione, tuttavia, non implica causalità. Il legame tra debito e crescita potrebbe essere provocato dal fatto che è la bassa crescita economica che porta ad alti livelli di debito pubblico (Krugman 2010). Stabilire la presenza di un nesso di causalità che va dal debito alla crescita richiede di trovare ciò che gli economisti chiamano una ‘ variabile strumentale’ .

In un nuovo paper (Panizza e Presbitero 2012), proponiamo una nuova variabile strumentale che ci permette di respingere l’idea che il debito provochi un rallentamento della crescita nei paesi OCSE. Confermiamo la ben nota correlazione tra debito e crescita, ma dimostriamo che il debito non ha un effetto causale sulla crescita. La discussione è un po’ tecnica, e qui la omettiamo, ma i lettori interessati possono trovare tutti i dettagli nella sezione 2 del nostro paper. 

Per rispondere alla domanda “Alti livelli di debito pubblico, riducono la crescita economica?” seguiamo la procedura econometrica di cercare di respingere l’affermazione che “il debito non ha effetti sulla crescita”. La nostra ricerca mostra che questa proposizione non può essere rifiutata, quindi potrebbe anche darsi che sia vero. Non possiamo, tuttavia, esserne sicuri. Pensate ad un processo per omicidio in cui la giuria trova che l’imputato non può essere dimostrato colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio”. Questo certamente suggerisce che sia innocente, ma il processo non ha stabilito l’innocenza, quindi, tecnicamente, non possiamo affermare che la giuria lo ha dichiarato innocente.

Infatti, nessuno dei lavori presenti in letteratura sui collegamenti tra debito e crescita può affermare con sicurezza che il debito ha un effetto causale sulla crescita economica. In questa luce, rimandiamo i lettori alla saggezza di Mark Twain:  è importante saper valutare il grado della nostra ignoranza economica.

Implicazioni politiche: politica di bilancio responsabile e prestatori di ultima istanza

Crediamo che i nostri risultati siano importanti per l’attuale dibattito sulla politica di bilancio (si veda il Dibattito su Vox iniziato da Corsetti 2012). Ci potrebbero essere molte buone (o cattive) ragioni per l’austerità fiscale, anche durante le recessioni. Noi non vogliamo entrare qui in quel dibattito. Tuttavia, non esiste alcuna prova che un alto debito pubblico danneggi la futura crescita nelle economie avanzate. Pertanto, dato lo stato delle nostre conoscenze attuali, crediamo che il rapporto debito-crescita non dovrebbe essere usato come argomento a sostegno del risanamento dei conti pubblici.

Il fatto che non troviamo un effetto negativo del debito sulla crescita non significa che i paesi siano in grado di sostenere qualsiasi livello di debito. C’è chiaramente un livello di debito oltre il quale il debito diventa insostenibile, e un rapporto debito-PIL che diventa eccessivo manifesta tutti i suoi effetti distorsivi. Quello che i nostri risultati sembrano indicare, tuttavia, è che nel nostro campione le economie avanzate sono ancora al di sotto della soglia alla quale il debito inizia ad avere un effetto negativo sulla crescita.

Noi crediamo che vi sia un  canale sottile attraverso il quale alti livelli di debito pubblico possono avere un effetto negativo sulla crescita. In presenza di equilibri multipli, un governo pienamente solvente con un alto livello di indebitamento può decidere di mettere in atto politiche di bilancio restrittive volte a ridurre la probabilità che un cambiamento nei sentimenti degli investitori possa spingere il paese verso l’equilibrio negativo.

Queste politiche, a loro volta, possono ridurre la crescita (Perotti 2012), soprattutto se attuate durante una recessione (tali politiche possono anche essere controproducenti e aumentare il rapporto debito-PIL, DeLong e Summers 2012, UNCTAD 2011). In questo caso, sarebbe vero che il debito riduce la crescita, ma solo perché l’elevato debito porta a politiche di panico e di contrazione.

Mentre una tale interpretazione giustifica politiche a lungo termine volte a ridurre i livelli del debito, essa implica anche che i paesi non devono attuare politiche restrittive nel mezzo di una recessione. E proprio queste politiche sono la ragione dell’effetto negativo del debito sulla crescita. Eppure i politici, messi sotto pressione dal mercato, potrebbero non trovare alternativa. È per questo che abbiamo bisogno di politiche di bilancio responsabili e prestatori di ultima istanza in grado di escludere gli equilibri multipli (De Grauwe 2011).

Conclusione 

La nostra lettura dell’evidenza empirica sul collegamento debito-crescita nelle economie avanzate è:

– Ci sono molti studi che dimostrano che il debito pubblico è correlato negativamente con la crescita economica. – Non c’è nessuno studio che offra una dimostrazione convincente di un nesso causale che vada dal debito alla crescita.

Il nostro nuovo studio suggerisce che un tale nesso di causalità non esiste (più precisamente, il nostro studio non rifiuta l’ipotesi che non vi è alcun impatto del debito sulla crescita). 

Ci rendiamo conto che i nostri risultati sono controversi. Anche se siamo convinti della solidità dei nostri risultati, sappiamo che i lettori scettici troveranno il modo di sfidare la nostra strategia. Tuttavia, i primi due punti sono incontrovertibili. La prova che il debito pubblico ha un effetto causale sulla crescita economica deve ancora essere data.

Come ho più volte sottolineato in questi mesi non si può curare una metastasi come una depressione economica o una debt deflation con austerità e pareggi di bilancio, come la storia più volte insegna.

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5 commenti Commenta
giobbe8871
Scritto il 13 Agosto 2012 at 13:12

Andrea Mazzalai , uomo saggio. 😉
Non si può ridurre il debito nè con aumento di tasse , nè con la vendita di beni :mrgreen: come stanno a fare oggi i nostri Capi :mrgreen:

giobbe8871
Scritto il 13 Agosto 2012 at 13:15

il debito pubblico va diminuito significativamente , almeno al 90 % rispetto al PIL.
Ma nell’arco di 20 anni, e pensando e facendo strategie per la crescita economica che coinvolga famiglie ed imprese. e che non favorisca sempre e solo gli oligarchici di me.r.da. 😈

giobbe8871
Scritto il 13 Agosto 2012 at 13:17

1% di taglio del debito pubblico l’anno. Non di più. Altrimenti Rivoluzione ! :mrgreen: oppure la fuga-emigrazione in Brasile e Canadà 😉 8)

giobbe8871
Scritto il 13 Agosto 2012 at 13:19

Quando arriveranno i schei da Lugano-Berna ? sui depositi dei nostri connazionali pien de schei e ladri e anti-italiani ? 😈 :mrgreen:

andrea.mensa
Scritto il 14 Agosto 2012 at 11:28

caro Capitano,
evidentemente io sarò riduttivo nelle mie interpretazioni, ma mi sembra che si inventino problemi, e quindi soluzioni solo perchè non si affronta la questione con semplicità.
Ci provo , quindi.
Il debito, sino a quando trovo qualcuno che me lo rinnovi, non è un problema.
Il problema nasce quando per rinnovarlo mi chiedono interessi troppo alti.
Sono gli interessi che, quando li sottraggo al ritorno che può dare il prelievo ( pagamento di interessi anzichè ospedali, sanita, welfare, ecc… ) cosa che distrae risorse pubbliche verso i detentori del debito (privati), riducono e strozzano la crescita.
Quindi, fino a che, con elevato debito, i creditori si accontentano di poco interesse, allora il tutto non è un problema, ma lo diventa nel momento in cui i creditori attuano il “ricatto del creditore”.
Se prendiamo il default come una minaccia verso il debitore, allora il creditore potrà strozzare fino all’ultimo respiro il debitore, ed ecco allora che l’entità del debito diventa IL PROBLEMA, per eccellenza ( ma ripeto, non per il debito in se ma per l’entità degli interessi che possono essere richiesti quando la “fiducia” sulla solvibilità, viene meno. Notare anche come tale fiducia, essendo un parametro non oggettivo, possa essere manovrata in modo arbitrario dal creditore).
Ecco che allora diventa importante almeno l’avanzo primario.
Se il debitore, oltre al rinnovo del debito pregresso ( al netto degli interessi) NON ha bisogno di nuove risorse, e quindi è autosufficiente alla sopravvivenza, potrebbe tranquillamente ignorare la minaccia default.
Cosa che ovviamente non può fare se per vivere ha bisogno di altro credito che gli verrebbe rifiutato.
Ma, con avanzo primario, perchè temere così tanto il default ?
Restare sotto l’arbitrio del creditore che può così far crescere a suo piacimento gli interessi, e quindi rendere sempre più difficile sia il loro pagamento, e assurdo anche il solo pensiero del rimborso del capitale, non è demenziale ? Rispondere al creditore che alza l’asticella degli interessi, fino a rendere impossibile la diminuzione del debito, dicendo “caro debitore, non mi serve nuovo denaro, ma i debiti in scadenza invece che domani te li rimborso tra 10 anni, e ad interesse 0, così avrò i mezzi per farlo” non sarebbe l’unico discorso serio, accettando anche eventualmente le sanzioni che il creditore potrebbe imporre ? Sempre che ne sia capace ? E se a fare tale discorso fossero tanti debitori, cosa potrebbe fare il creditore ? Pippe…… questo potrebbe fare, perchè in presenza di avanzo primario, si attuerebbe quello che invece è il “ricatto del creditore”.
Nella società civile non è forse previsto il “concordato preventivo” ? E anche, eventualmente il fallimento ? E allora perchè averne il terrore a livello nazione ?
Ecco perchè tutto il problema è mal posto.
Aspetto risposta dai “terroristi del debito”.

ps. io un’idea del perchè si applichi questo modo di pensare, ce l’ho.
E la ragione è che i famosi “mercati” che in tutta autonomia e arbitrarietà possono permettersi questo ricatto che soffoca le nazioni, e le popolazioni povere in esse, non sono altro che i “ricchi” che vivono e vegetano con lauti introiti in interessi sui debiti sovrani posseduti, ma si nascondono accuratamente, mimetizzandosi assieme al resto della popolazione, proprio all’interno delle stesse nazioni, comprando, corrompendo e condizionando gli stessi governanti e media e creando questo stato di tensione e paura, verso un babau che non dovrebbe generare invece alcun timore , almeno raggiunte le condizioni sopra esposte.

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