DEUTSCHE BANK E GERMANIA… LA SAGRA DELLA FOBIA!

Scritto il alle 13:05 da icebergfinanza

 Fobie Psicoterapia. Fobie e Farmaci

Worst Yet to Come as Crisis Rescue Cash Ebbs, Deutsche Bank Says titolava la scorsa settimana Bloomberg a proposito del rischio credit default swap di alcuni paesi europei grazie alla lungimiranza degli scienziati di Deutsche Bank il nostro candidato numero uno al fallimento nei prossimi anni!

Worst Yet to Come as Crisis Rescue Cash Ebbs, Deutsche Bank

Il peggio forse deve ancora venire nella crisi finanziaria globale, non appena l’influenza dell’intervento della Banca centrale europea si affievolisce, nella sagra della fobia invece siamo solo all’inizio.

Credit-default swap prices imply that four or more European nations may suffer so-called credit events such as having to restructure their debt, strategists led by Jim Reid and Nick Burns said in a note. The Markit iTraxx SovX Western Europe Index of contracts on 15 governments including Spain and Italy jumped 26 percent in the past month as the region’s crisis flared up.

Che facciamo glielo dite Voi a questi illuminati che la piattaforma Markit è decisamente inattendibile con tutti i suoi pseudo indicatori, visto che come ho scritto recentemente La Markit sviluppa dati indipendenti, valutazioni e trade processing in tutti i settori per garantire trasparenza, ridurre i rischi e migliorare l’efficienza operativa. Tra i suoi clienti si annoverano le istituzioni più autorevoli che operano nel mercato finanziario.

A proposito di Markit consiglio alle candide anime che fanno riferimento a questa società di leggersi questo articolo Bloomberg per comprendere come gira il mondo della finanza. Questa sarebbe una società di servizi finanziari indipendente, talmente indipendente che il maggior azionista è JPMorgan e il secondo Bank of America, poi RBS e l’immancabile Goldman Sachs, tutto assolutamente indipendente.

Mi raccomando però delicatamente perchè non vorrei che queste anime candire si prendessero un coccolone…

“Se si avvicina anche solo vagamente l’eventualita’ che questi default si materializzino – avvisa il team di strategist londinesi guidato da Jim Reid e Nick Burns – allora i prossimi cinque anni di default aziendali e finanziari potrebbero essere peggiori degli ultimi cinque, che a quel punto diventerebbero con il senno di poi anni relativamente calmi”. “Molto, conclude la nota, dipendera’ da quanto denaro stampato da Draghi potra’ essere tollerato, fiscalmente siamo al limite”.

I tassi di probabilita’ di un default sono rimasti in linea con gli standard storici tra il 2001 e il 2007, grazie all'”intervento senza precedenti” delle autorita’ di politica monetaria in Europa e in Usa.

Interessante sono inoltre le considerazioni di questo pezzo apparso su Byoblu di Claudio Messora premio Ischia Internazionale del Giornalismo che si ricollegano alla domanda che ho spesso condiviso in questi mesi sul perchè il Tesoro italiano insiste a lasciare il privilegio di piazzare i nostri titoli di Stato a banche come Deutsche Bank che lo scorso hanno hanno speculato contro il nostro Paese…

Eppure anche questa sarebbe trasparenza: se io mi indebito voglio sapere con chi. Sapendolo, tra le altre cose, riesco anche a tutelarmi rispetto a possibili operazioni di speculazione, magari ottenute dando una spintarella allo spread prima dell’asta, così da alzare i rendimenti. Se so chi ci guadagna, ho uno strumento in più per tentare di risalire a eventuali comportamenti scorretti.

Invece si sa solo che ci sono degli “specialisti”, selezionati mediante speciali graduatorie, che hanno diritto ad accaparrarsi il 10% garantito dei BOT ad ogni emissione. Gli specialisti del 2011, per esempio, erano nell’ordine: 1) Barclays Bank PLC; 2) Banca IMI S.P.A.; 3) Unicredit Bank A.G.; 4) JP Morgan Securities LTD; 5) Deutsche Bank A.G e via via fino a Morgan Stanley & Co.

Curioso che tra gli specialisti con diritto di acquisto sui nostri titoli di stato ci sia anche la Deutsche Bank, che è direttamente collegata ai tedeschi, quelli che da tutta questa storia ci guadagnano.

Sì, perché una delle recenti aste di Bund è andata perfino deserta in quanto, dato l’ampio spread, avrebbe garantito rendimenti perfino negativi.

Il che significa che in Germania arrivano soldi freschi ad ogni emissione praticamente gratis. Perché? Semplice: se lo spread è alto, succede che alla Merkel arrivano fiumi di denaro, per via della presunta affidabilità dell’investimento.

Il che si traduce in ricchezza reale per il paese, in liquidità da usare per i prestiti alle aziende, quindi in prodotto interno lordo e conseguentemente in benessere. Il che, una volta di più, si traduce in un ulteriore impoverimento delle economie del sud Europa, che soffocano o vengono acquisite a prezzi stracciati: la massa monetaria è quella e la BCE non ne crea, senza ritirarne in altre forme.

Di contro, chi vuole “osare” diversifica puntando una parte del gruzzoletto in titoli italiani (e ben il 48% del debito pubblico italiano è detenuto all’estero). Quindi la Deutsche Bank acquista i titoli italiani per le speculazioni più impavide e gli viene pure garantita una prelazione del 10% sulle emissioni. Vengono a fare caccia grossa da noi, insomma, come quel nonfatemidirecosa di Jaun Carlos fa con gli elefanti. E noi gli diamo pure una esclusiva “tessera gold”.

Lo stesso spread si determina mediante gli scambi dei titoli di stato sul mercato secondario (piazza affari e, soprattutto, la borsa londinese). Tu che hai comprato da un’asta di BOT, per esempio, ti rivendi le tue quote a chi se le vuole comprare, a un prezzo che è conseguenza diretta delle logiche di compravendita (viziate o meno). Anche qui: provate a capire chi vende cosa e a quanto. Cercate uno storico. Non lo sa nessuno. Forse le banche e magari la borsa. Cioè le élite finanziarie. E certo, gli “specialisti”. Il cittadino non ha modo di risalire a questi dati. Eppure sono soldi nostri, in fondo, e i movimenti che vengono fatti, come lo scambio delle figurine dei calciatori, determinano quanto saremo più poveri nel prossimo futuro: non avremmo forse diritto ad avere, anzi pretendere trasparenza assoluta? Non dovrebbe il Dipartimento del Tesoro pubblicare i volumi di titoli scambiati anche sul mercato secondario, magari con i dettagli relativi ai traffici più voluminosi, quelli che possono essere a rischio? Non se lo chiedi a loro, certo: sarebbe come chiedere a Gambadilegno se ritiene giusto consegnarci una mappa dettagliata dei suoi prossimi colpi. Ma secondo noi, che siamo quelli che viviamo sulla nostra pelle l’austerity che deriva da questi giochetti, dovrebbe? Dovrebbe, sì! La finanza controlla la democrazia: non è forse ora che la democrazia inizi a controllare la finanza?

Dobbiamo chiedere trasparenza totale sugli acquirenti del nostro debito e su tutti i movimenti successivi che, a partire dalle nostre emissioni di titoli, vengono fatti. Solo così potremo iniziare a controllare eventuali mosse speculative che sono ormai i più grandi crimini contro l’umanità. Se tecnicamente non si può fare, si stabiliscano nuove regole e nuovi strumenti per farlo, perché l’uomo deve essere al di sopra di qualsiasi altra cosa. Sempre.

Francamente questi tedeschi incominciano a godere troppo della loro impunità, osservando il loro Bundino al cioccolato scalare nuovi massimi storici portando il decennale al 1,64 % con la prospettiva di continuare a rifinanziare il loro debito e i generosi aumenti salariali sacrificando quotidianamente un pezzo di Europa alla volta per le loro idiozie accademiche sul pareggio di bilancio in piena depressione o sui rischi di un’inflazione che esiste solo nella mente perversa dei discendenti di Enrico I detto l’ Uccellatore!

Urlano quotidianamente che i loro soldini servono per sostenere le cicale meridionali ma non hanno il coraggio di dire che i soldini che loro mettono insieme agli altri paesi nei vari fondi servono solo per ripagare i fallimenti dello loro banchette di carta. Peccato davvero perchè ho molti amici in Germania e Austria e non credo possibile che un popolo intero si stia facendo abbindolare da queste leggende metropolitane anche se la storia insegna in contrario.

Anche l”economista tedesco Werner Sinn uno eurofobico dalla nascita ritiene la pace in Europa in pericolo. “Da vicini di casa, siamo diventati creditori e debitori”  VOCI DALLA GERMANIA

“Il paziente è malato, assume oppio, si è abituato all’oppio, e noi gliene diamo sempre di piu'”. Così l’economista Hans Werner Sinn vede il dilemma della Grecia e dei paesi Euro. Nella sua presentazione all’Accademia Austriaca delle Scienze di Vienna, ha mostrato mercoledi sera un quadro desolante. Si è pronunciato contro il “Club Med”, come lui chiama senza rispetto i paesi del sud Europa, che dovranno essere sostenuti forse per sempre. “Pagheremo per 10 anni e poi saremo sempre al punto di inizio”.

Figurarsi noi è un decennio che paghiamo le conseguenze dell’unificazione tedesca grazie ai livello di cambio imposti ad ogni singolo Paese con l’unione europea.

La stampante di denaro in cantina Il problema fondamentale della mancanza di competitività è stato coperto per almeno 10 anni dall’Euro. “Adesso invece arriva la verità”. Conclusione: in Portogallo i prezzi sono del 35 % troppo alti, in Grecia del 30 %, in Spagna e Francia del 20 % e in Italia del 15 %. Questa perdita di competitività sarebbe “il principale problema dell’Europa”, ci dice Sinn e aggiunge :” Da qui potrebbe arrivare la rottura dell’Euro, e molto probabilmente arriverà”. Dopo il fallimento Lehmann, quando dalle banche non affluiva piu’ denaro, il “party del sud Europa” è andato felicemente avanti. “Ciascuno aveva una stampante di denaro in cantina”, dice Sinn, che naturalmente sa, che il denaro non deve essere piu’ stampato,  per essere portato in circolazione. “Viene creato al computer”. La conseguenza :”Il sistema Euro è in una fase esplosiva, ma al rallentatore” Ma perché la BCE richiede sempre minori garanzie, quando gli stati si rifinanziano? Sinn: “Perchè il “Club Med” sotto la guida francese ha il 70 % dei voti nel consiglio della BCE”.  Sinn continua poi descrivendo un futuro alquanto cupo. La difesa ad ogni costo dell’Euro potrebbe essere comprensibile ” se almeno la moneta unica garantisse la pace in Europa”. Ma con tutte le garanzie offerte per la Grecia e gli altri paesi, “si sta seminando la discordia” e constata: “Da vicini di casa siamo diventati creditori e debitori”.

Ma quale discordia è la gente fobica e pericolosa come Sinn e altri come Weidmann con le loro paranoie che nascondono altre verità che mettono in pericolo la stabilità e la pace in Europa. Signori è giunto il momento di fare esplodere in faccia alla Germania le conseguenze della rottura dell’ Euro!

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13 commenti Commenta
stanziale
Scritto il 24 Aprile 2012 at 13:33

Io ho fatto conto che i soldi che devo pagare in piu’, per esempio dalla triplicazione delle tasse sulla casa, altro non e’ che la tassa sull’euro, il cui ricavato poi l’ineffabile rag. Montimer porta alla Merkel nei suoi incontri mensili con lei. C’e’ qualcosa di sbagliato nel mio modo di pensare?

stanziale
Scritto il 24 Aprile 2012 at 13:37

I tedeschi mi ricordano la Juve. Si lamentano, piangono, ma era solo un astuto modo per fottere gli altri.

ilcuculo
Scritto il 24 Aprile 2012 at 14:35

Seguiamo il percorso logico, giusto per spiegare il processo in parole semplici:

I cittadini si indebitano a costi relativamente bassi presso le banche e gonfiano la bolla immobiliare.

Tutti a costruire immobili, ben al di la, in molti casi, dei reali fabbisogni (vedi Costa Brava per esempio)

Le banche si riempiono di attivi “garantiti” da un valore presunto degli immobili, finanziano gli acquirenti ma anche pesantemente i costruttori.

Scoppia la crisi, calano i valori, manca il lavoro, manca la liquidità, le banche vanno in GRAVE sofferenza.

I paesi più indebitati cominciano a soffrire perchè le banche non riescono più a garantire la copertura delle emissioni di Bond Governativi e inoltre vengono penalizzate per quelli che già detengono, quindi tutti a vendere titoli sul secondario e gli spread crescono.

Soluzione 1
Le banche falliscono, gli stati nazionalizzano le banche con il supporto della BCE, tutelando i risparmiatori e fottendo gli azionisti

Soluzione 2
LA BCE elargisce un prestito monster alle banche all’1% con il quale acquistare titoli a breve e medio termine a tassi da 2%, 5%, 7% magari 10%. Le banche fanno utili su questo semplice meccanismo e si sistemano un po’ a spese dei contribuenti che devono ripagare questi interessi.

Visto che è stata scelta la busta n°2 vediamo cosa succede quando e se gli stati fossero in difficoltà ad onorare questi debiti a questi interessi. A quel punto resterebbe solo la soluzione 1 ma di nuovo al costo di un intervento della BCE perchè gli stati non avrebbero da soli la forza di nazionalizzare grandi istituti bancari.

Ma se questa è l’evoluzione, si domanda, dove sono finiti i 1000 miliardi della BCE ?

Chi vuole rispondere?

icebergfinanza
Scritto il 24 Aprile 2012 at 15:05

…perchè gli stati non avrebbero da soli la forza di nazionalizzare grandi istituti bancari.

No Cuculo la nazionalizzazione la pagano azionisti e in parte obbligazionisti il resto è fuffa contabile sino al momento in cui qualche anno dopo le banche saranno rimesse sul mercato con plusvalenze a fare del contribuente! Andrea

stanziale
Scritto il 24 Aprile 2012 at 15:08

@il cuculo=risposta (forse) non seria = per me e’ chiaro: alla fine alla Germania. Sotto forma di altre tasse del lacche’ che abbiamo al governo.

ilcuculo
Scritto il 24 Aprile 2012 at 15:41

icebergfinanza,

E chi garantisce i risparmiatori ?

nicolsson
Scritto il 24 Aprile 2012 at 15:42

e intanto:Flash Usa: l’indcie S&P Case Shiller crolla sui minimi del 2002
Nel mese di febbraio l’indice S&p Case-Shiller, che misura l’andamento dei prezzi delle case nelle 20 maggiori città degli Stati Uniti, si è attestato a 134,2 punti, sul livello più basso da ottobre 2002, in calo del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il dato ha deluso le attese degli analisti che puntavano ad una contrazione più contenuta del 3,4%. Rispetto a gennaio l’indice ha segnato un rialzo dello 0,2%.

kry
Scritto il 24 Aprile 2012 at 16:28

Sin era di ritorno da un viaggio in grecia dove stava verificando lo stato di salute del paese e con tutto l’oppio che girava…………a vienna vaneggiava.
ilcuculo@finanza,

Risparmiatori? Quali,ce ne sono ancora?

icebergfinanza
Scritto il 24 Aprile 2012 at 17:08

ilcuculo@finanza,

Lo Stato ultima frontiera non certo la Banca Centrale in tutt’altre faccende affacendata come quando deve scegliere se preservare i risparmio o i suoi azionisti.
Piuttosto chi garantisce i risparmiatori dal gran numero di ciarlatani ed illusionisti che popolano la finanza e che su internet dispensano quotidianamente mirabolanti consigli per gli acquisti in Italia e all’Estero alle massaie di Voghera ?

bergasim
Scritto il 24 Aprile 2012 at 17:55

icebergfinanza,

Concordo

bergasim
Scritto il 24 Aprile 2012 at 18:02

Oggi pochi hanno voglia di capire e mettersi in discussione continuamente, molti non hanno voglia di imparare un bel nulla ma in compenso hanno una gran voglia di scrivere fesserie e dire parole al vento.
Ovviamente il capitano rientra nella prima fascia, il problema e che i capitani scarseggiano e i gragari abbondano ed su questo che chi tira i fili conta.
La Cultura ha un valore inestimabile, peccato che i paesi culla della cultura, Grecia ed Italia in primis, siano rappresentino i i vecchi barbari della fien dell’impero romano.

aglio
Scritto il 24 Aprile 2012 at 18:16

Quanti anni sono trascosi dal fallimento Lehman?
Quali interventi concreti sono stati fatti per togliere la “fuffa”, o almeno per impedire che aumentasse?

Purtroppo, anche vedendo i punti su cui bisognerebbe intervenire, la nostra reale capacità di intervento è minima.
Ad esempio: se si imponesse che i prodotti derivati li può usare solo chi ha veramente gli asset da “coprire” dal rischio, avete idea di quale volume di “fuffa” verrebbe tolto di mezzo? (e comunque, meglio ancora se si abolissero del tutto…)
Ma quale potere abbiamo di far applicare una norma in tal senso?

Per alcuni aspetti si può “lavorare su se stessi” e diffondere consapevolezza, ma per cambiare davvero le cose serve un coinvolgimento “di massa” per innescare un simile cambiamento.

O un intervento divino (che comunque non è poi un’idea così remota… visto che negli uomni non c’è da riporre una gran fede).

Buon vento.

giobbe8871
Scritto il 24 Aprile 2012 at 21:51

stanziale@finanza,

Concordo .

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