DRAGHI, BCE, FINANCIAL TIMES: LA FINE DELL’EURO…LEGGENDE METROPOLITANE!

Scritto il alle 07:20 da icebergfinanza

Josè Saramago amava ricordare che è un difetto comune degli uomini quello di dire più facilmente quello che credono che gli altri vogliano sentire piuttosto che attenersi alla verità, tuttavia purchè gli uomini possano attenersi alla verità, dovrenno prima conoscere gli errori e poi commetterli.

Sono mesi che alla Banca centrale europea si sussurra una verità e dietro le quinte se ne mette in pratica un’altra, anche perchè come ha detto Draghi, per quanto impresentabile la moneta unica è irreversibile.

In inghilterra gli eredi di Wiston Churchill passano il tempo a inventarsi scenari da Apocalisse nella zona euro, studiano piani di evacuazione dei propri cittadini come il demenziale articolo del  Times che prevede la possibilità di inviare navi ed autobus in Spagna e Portogallo nel caso che le banche di quei paesi dovessero collassare sotto la depressione immobiliare, che negli ultimi mesi sta amplificandosi.

Come più volte Icebergfinanza in questi mesi vi ha raccontato, consiglio agli inglesi di dare un’occhiata a casa propria perchè la vera atomica mondiale è in Inghilterra altro che zona euro, un fondo gli ispettori delle agenzie di rating che dovrebbero controllare le armi di distruzioni di massa nascoste nel sistema finanziario sono lautamente pagati per far finta di nulla…idioti!

 

 

 

Vi prego non chiedetemi perchè in Italia nessuno ne gli analisti, ne la stampa ufficiale evidenzia gli enormi squilibri delle altre nazioni, perchè ho l’impressione che il livello di cultura e conoscenza economico/finanziaria dei nostri media sia pari a zero, diversamente fa tutto parte di un disegno prestabilito.

(ANSA) – BRUXELLES, 19 DIC – ”Non ho nessun dubbio sulla irreversibilita’ dell’euro”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, rispondendo ad una domanda sul titolo dell’intervista pubblicata oggi dal Financial Times in cui si avverte su rischi di rottura dell’eurozona. ”Molti, soprattutto fuori dall’Eurozona, passano il tempo a elaborare scenari catastrofici sull’euro, ma penso che sia necessaria un’analisi trasparente dell’enorme costo che elucubrazioni di questo tipo possono significare”.

Sul FattoQuotidiano  si resta raggelato e costernati di fronte all’intervista di Draghi al Financial Times, non comprendendo la versione mister Hyde e dottor Jackyll del buon Draghi…

È difficile spiegare a un pubblico non esperto l’enormità del contenuto. Anche perché il Governatore della Bce in realtà non dice nulla di nuovo. Per la prima volta, assembla in modo coerente le sue dichiarazioni dell’ultimo mese, presenta una “teoria generale” della crisi, indica come secondo lui ne possiamo uscire, spiega le intenzioni della Bce senza ambiguità. (O forse eravamo noi che ci eravamo illusi). Semplicemente, Draghi ignora tutti i progressi della scienza economica degli ultimi 80 anni, e annuncia che la crisi va affrontata con le politiche già utilizzate fra il 1929 e il 1933 (con risultati catastrofici). Gli interventi della Bce degli ultimi mesi sono un’anomalia passeggera, dettata dalla necessità (cioè dalla realtà. Ah! La realtà … sempre tra i piedi!).  Riassumo alcuni passi.

Mario Draghi – Non c’è trade-off fra le politiche fiscali di austerità, da un lato, e la crescita o il recupero di competitività dall’altro. Non nego che la restrizione fiscale possa provocare una contrazione economica nel breve periodo … 

Financial Times – Lei non crede, al contrario, che alcuni paesi stiano cadendo nella classica “trappola del debitore”? [NdA: una spirale simile a quella greca: austerità, recessione,caduta della base imponibile,aumento del deficit, nuova austerità …]

MD – Lei vede un’alternativa migliore?

FT – Forse qualcuno potrebbe lasciare l’Euro! (ps..sono paranoici questi inglesi aggiungo io…va be essere euroscettici, ma per favore si tengano le loro paranoie)
MD – Non li aiuterebbe … La svalutazione crea solo inflazione …
FT – Ma l’Italia negli anni Ottanta [ha ridotto l’inflazione mentre svalutava la lira] …
MD – Guardi, uscire dall’Euro significa rompere i Trattati Europei … E quando si comincia così, non si sa mai dove si va a finire …
FT – … Lei chiede ai governi europei di potenziare l’Efsf, ma … [i mercati hanno mostrato di non credere nell’Efsf]. Forse sarebbe il caso che la Bce si attivasse, almeno per sostenere l’Efsf …
MD –  … la gente deve accettare il fatto che noi resteremo nell’alveo del nostro mandato
FT –  … Ma non c’è nulla nello Statuto della Bce che limiti gli acquisti di titoli pubblici … o altri interventi … simili a quelli di altre banche centrali … Usa e Uk …
MD – Non credo che distruggere la credibilità della Bce sia una buona idea. (sic!)

(…) Per quanto incredibile, siamo nelle mani di fanatici incompetenti. Mi vien voglia di emigrare. Ma dove?

Certo ma dove se la devastazione è totale in questa depressione, magari in Australia dove anche li stanno testando il loro fragile sistema bancario, loro dicono per la disintegrazione dell’euro, ma io suggerisco per lo scoppio della loro bolla immobiliare!

Io invece credo che il buon Draghi sappia quello che sta facendo predica bene ma razzola altrettanto bene, come abbiamo visto lo tsunami di liquidità che sta per raggiungere la zona euro ha le dimensioni da poter far impallidire tutti gli interventi della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea, ma chi vivrà vedrà!

Certo che gli inglesi ne hanno di fantasia se un giornalista del Telegraph, si sempre lui il più feroce avversario dell’ Europa Unita, è arrivato a paragonare Draghi al dittatore nordcoreano Kim Jong, morto sabato scorso…

DRAGHI – Il dittatore nordcoreano Kim Jong è morto Sabato, ma secondo Daniel Knowles del Telegraph, un altro è ancora vivo: Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (BCE). Il giornalista britannico si riferisce all’intervista che il numero uno della BCE ha accordato all Financial Times, in cui il numero dell’Istituto di Francoforte insiste che la risoluzione della crisi del debito spetta ai leader dei paesi della zona euro, e che questa dipende dalla loro capacità di attuare riforme e adottare una disciplina fiscale.

Draghi, essenzialmente, non deve rendere conto a nessuno – ma, come Kim Jong-il, ha “un potere enorme di energia per renderci la vita difficile. Come? Rifiutando di fare qualsiasi cosa. Anche se i rendimenti dei titoli sovrani sono saliti ulteriormente, il presidente della BCE si aggrappa alla logica che la banca deve proteggere la sua ’credibilità’”, scrive Knowles. Draghi ha respinto la possibilità per la BCE di perseguire una politica di creazione di moneta, con un acquisto massiccio di obbligazioni sovrane come fa la Banca d’Inghilterra, credendo che il quantitative easing avrebbe come effetto quello di “distruggere la credibilità della BCE”.

Sveglia inglesi, sveglia Knowles, la BCE lo sta già facendo da tempo, settimanalmente tiene in piedi la baracca europea che Voi inglesi e americani state cercando di affondare con le Vostre psicoanalisi da quattro soldi, sveglia!

Che poi il gioco del politicamente corretto imponga di non dichiararlo ufficialmente è un’altro discorso, soprattutto quando dietro hai un pugno di accademici dilettanti come quelli che siedono alla Bundesbank, immersi nelle loro isterie e paranoie inflattive che come abbiamo visto ieri sono reliquie di un passato che ha dimenticato cosa significhi una depressione, una imponente deflazione da debiti!

Nell’intervista al Financial times Draghi afferma che “la cosa importante è ripristinare la fiducia delle persone – cittadini e investitori – nel nostro continente Non otterremo che distruggendo la credibilità della BCE”.  Per Knowles, Draghi si rifiuta di capire la portata della crisi in Europa, e se l’Italia fallisse, non sarebbe perché il Paese è insolvente, ma piuttosto perché una combinazione di stretta monetaria e politica fiscale, “sta distruggendo l’economia”.

Santo Cielo, un inglese che sussurra che se l’Italia fallisce non è perchè non è solvente ma perchè è colpa della BCE e dei Governi…mi sono commosso, l’Italia è un Paese solvente, incredibile detto da un inglese, assolutamente incredibile, se lo sapessero tutte le oche che quotidianamente starnazzano nel nostro Paese sulla fine dell’Italia ci rimarrebbero male!

“Parlare di riforma adesso è come dire a un uomo che ha una crisi cardiaca di mangiare meno hamburger”, ha detto il giornalista. Le riforme sono auspicabili, ma i loro benefici non si faranno sentire il prossimo anno, o addirittura nemmeno tra cinque anni, e inevitabilmente, uno dei loro primi effetti sarà quello di produrre una recessione.

Quello che gli eurocrati europei rischiano, è la rivoluzione. La situazione politica appare sempre più simile a quella del 1930.  “In tempi normali, il controllo riservato di Draghi, quasi prussiano potrebbe sembrare ammirevole. Ma in questo momento, è follia. Certo, Kim Jong-il ci lascia una Corea del Nord instabile, e dotata della bomba atomica. Ma Draghi è molto più pericoloso di un’arma nucleare: rischia di mettere l’Europa a ferro e fuoco con una rivoluzione” conclude Daniel Knowles. Fonte: The Telegraph tratto da Forexinfo

Sono mesi che il Telegraph e i suoi terroristi mediatici urlano quotidianamente la fine dell’Euro, senza un minimo di senso di autocritica per un Paese di carta come il loro che è sostenuto solo dalla creazione di moneta della loro banca centrale, quella si che foraggia inflazione che distrugge il potere di acquisto del povero popolo inglese.

Figurarsi se i tecnocrati della BCE lasciano fallire l’Euro, figurarsi se amano veder bruciare il proprio stipendio, la propria indipendenza, il proprio potere assoluto!

I rischi in questo caso ci sono, i rischi di nazionalismo e protezionismo, ma finiamola di chiedere liquidità in un mondo che ha un unico problema, la solvibilità di mezzo sistema finanziario mondiale, di moltissime banche che devono essere nazionalizzate e non lasciate come mele marce in mezzo al cestino dell’economia mondiale.

Quanto tempo manca alla Verità, quanto tempo manca ad una nuova Norimberga della Finanza e della Politica senza dimenticare centinaia di giornalisti quotidianamente al servizio della menzogna e della falsità?

Per chi fosse interessato con un libero contributo al nostro lavoro sono disponibili due analisi sulla reale situazione fondamentale italiana e sulle prospettive dei mercati obbligazionari nei prossimi mesi…cliccando QUI SOPRA Inoltre per fine anno è in preparazione un’analisi dettagliata sulle prospettive, rischi ed opportunità per il prossimo anno dedicata solo a coloro che hanno sostenuto in questi anni il nostro lavoro o vorranno liberamente farlo.

Per il proseguimento della nostra avventura, molto dipenderà anche dalla sensibilità di ognuno nel sostenere il nostro lavoro quotidiano.

Dead or BOND

 

 

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comprooro
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 09:15

Salve,
sono un trader con alterne fortune da diversi anni, nonchè studioso e appassionato di economia. Negli ultimi sei anni ho letto letto un pò a 360 gradi la saggistica in tema di trading economia e finanza e mi sono fatto un’idea abbastanza chiara si cosa ha condotto l’Italia sull’orlo del baratro.
Tutto ha inizio nel 1997. In quell’anno il nostro Primo Ministro Romano Prodi in carica dal maggio 1996 compie una poderosa opera di propaganda per “spingere” il prodotto “Italia nell’Euro”, a volte decantando le virtù della nuova Unione Monetaria, a volte ammonendo gli euro scettici che l’Italia fuori dall’Europa non ha futuro. Noi tutti ci ricordiamo di questo e ricordiamo anche che non eravamo molto in linea con i tre parametri di Maastricht. Alla fine noi entrammo comunque nell’Euro; sul parametro del debito pubblico l’Unione Europea chiuse bonariamente tutti e due gli occhi, mentre per quanto riguarda il parametro debito/Pil, si verificò una sorta di miracolo e vi fu un miglioramento deciso di questo rapporto. Io personalmente credo nei miracoli, ma i miracoli di solito accadono a Lourdes o in chiesa, mentre la finanza è il terreno dove piuttosto si assiste a giochi di prestigio. Cosa è successo esattamente nel 1997? Un promotore finanziario chiamato Romano Prodi ci ha venduto per conto della banca per cui aveva lavorato e lavorava nascostamente (Goldman Sachs) un prestito sotto forma di derivato finanziario. (Per i patiti della finanza trattasi di un interest rate swap). Il tasso iniziale su questa operazione era del –16%. Si, avete letto bene. Ci hanno prestato 100 + 16 di interesse loro a noi. I conti sono andati a posto per un po’, poi è arrivata la mazzata. E’ quello che è successo ai privati che in America hanno sottoscritto i famigerati ARM mortgage (per 2000 dollari al mese puoi permetterti di comprare una mega mansion, un villone, finchè dopo il più impercettibile aumento del costo del denaro non puoi permetterti più la villa).
L’operazione Prodi è documentata dall’autorevolissimo e anonimo (autorevolissimo perché anonimo) blog finanziario Zerohedge (e dall’italianissimo prof. Gustavo Piga).

http://www.zerohedge.com/article/step-aside-greece-how-gustavo-piga-exposed-europes-enron-2001-focusing-italys-libor-minus-16

Qualcosa di simile è successo con la Grecia ed è stato documentato dallo stesso blog.
Nei giorni nostri sono arrivati i conti da pagare, ma chi o cosa ci ha messo sulla graticola?
Ecco:

http://www.zerohedge.com/article/here-are-most-actively-traded-names-goldmans-dark-pool-or-why-big-money-fascinated-italy

la risposta è: Sigmax. Che cos’è sigmax. E’ una dark pool, una piattaforma di trading proprietario. A cosa serve una dark pool? Una dark pool è come una borsa al di fuori della borsa, dove domanda e offerta per un determinato titolo si incontrano. E’ al di fuori ed al di sopra delle regole. Tutti hanno un tornaconto nell’operare all’interno di una dark pool.
Il tornaconto per l’investitore è la segretezza. Un investitore che voglia investire una somma superiore ad una determinata soglia sul mercato delle commodities statunitense deve rendere nota la propria identità, l’entità della posizione aperta e la motivazione quale che sia. Ha cioè un obbligo di disclosure. Sulle dark pools non è così. Puoi passare un ordine anonimamente, magari un iceberg order, cioè un ordine che non appare nella sua vera dimensione, ma la cui parte visibile è molto più piccola. Ciò è l’ideale per chi è “too big to trade” (dicesi di soggetti che se entrassero sul mercato con tutta la loro forza creerebbero enormi perturbazioni e ripercussioni sui prezzi, magari io avessi questi problemi).
Il tornaconto per la banca è il frontrunning. Cos’è il front running? E’ un sistema straordinario per arricchirsi in maniera indecente, un centesimo alla volta. Supponiamo che io sia una banca e che un cliente mi chieda di comprare un’azione fiat sulla mia piattaforma sigma x. Io banca compro l’azione sulla borsa italiana a 4 euro e in un microsecondo la rivendo al mio cliente su sigma x al modico prezzo di 4.01. E voi mi direte: e che sarà mai un centesimo? Su sigma x passa qualcosa come un quarto degli scambi del NYSE. Quindi se sul New York Stock Exchange si scambiano ogni giorno miliardi di dollari in azioni, il proprietario di Sigma x racimola ogni giorno in questo modo cifre superiori ai 100000 dollari, che beninteso non sono commissioni. Quelle sono a parte. Questi soldi sono una cresta invisibile della quale in alcuni casi il comune cliente retail non è neanche consapevole (se si può chiamare retail il cliente “whealthy” con un patrimonio nell’ordine di svariati milioni di dollari).
Ma la dark pool è l’orgoglio del banchiere globale perché con essa il banchiere stesso può fare la politica e la guerra. Infatti il blog zerohedge ha annunciato sin dal mese di giugno che l’Italia sarebbe affondata, ben prima che il Cav. Fosse richiamato urgentemente dalle vacanze estive per mettere una pezza all’ondata speculativa che stava travolgendo lo stivale. Zerohedge possiede abilità divinatorie? No, semplicemente è appassionato di statistica e monitora periodicamente l’attività di sigma x e di altre dark pools (o navi corsare a questo punto?).
Ma veniamo alla politica. Perché qualcuno alla SEC americana (l’equivalente della Consob) non prende semplicemente Goldman Sachs e compagnia e li mette sulla graticola?
Per tre ordini di motivi: innanzitutto perché Goldman è stato un grande, forse il più grande contributor alla campagna presidenziale di Obama, che sarà anche esponente di una minoranza etnica nera, ma non è un esponente degli “have not” americani. Secondo, perché Goldman, oltre ad essere una grande banca globale è anche, per molte securities (titoli), un liquidity provider. Cosa vuol dire liquidity provider?. Liquidity provider è chi permette ad un mercato di funzionare, fornendo la liquidità necessaria. Quando in borsa si verifica un crash gli scambi verrebbero a cessare perché tutti i piccoli operatori si metterebbero in gruppo in lettera. Nel caso contrario abbiamo il melt up, una indiscrezione e tutti a comprare un titolo, che alla fine viene sospeso per eccesso di rialzo. Il liquidity provider appunto è la banca che vende quando tutti comprano e compra quando tutti vendono, e nel frattempo che fa questo, realizza bei soldoni. La funzione di liquidity provider è fondamentale nell’ottica di garantire sempre e comunque il funzionamento dei mercati e a partire dal crollo del 1987, negli Usa opera il plunge protection team che garantisce proprio questo. Indubbiamente il governo usa ha perdonato e perdonerà ai liquidity provider più di un peccato veniale per l’assolvimento di questa funzione che oramai è attinente al campo della sicurezza nazionale. Proteggere il mercato da un crollo è qualcosa che semplicemente fa a pugni con il libero mercato e con il capitalismo correttamente inteso. Bisogna liberarsi dal preconcetto che quando la borsa sale è bello, mentre quando scende è una tragedia. Un crollo di borsa è qualcosa di utilissimo al sistema capitalistico perché punisce attraverso fallimenti e bancarotta i capitalisti che hanno allocato male il proprio capitale. Un mercato che non crolla di tanto in tanto è un mercato che non ha più un sistema immunitario e che, alla prossima crisi, cadrà a terra privo di vita. Ma a Washington non la pensano così e fin dalla fine del 1987 si è affermata la necessità di proteggere il mercato di borsa anche a costo di non avere più un mercato libero. Il pernicioso fenomeno dell’high frequency trading è collegato sia al front running e quindi alla possibilità per le grandi banche globali di guadagnare milioni di dollari “un penny alla volta”, sia alla possibilità, attraverso di esso, di mantenere un’apparenza di mercato funzionante e tonico. Ormai sempre più spesso gli addetti ai lavori sono testimoni di giornate borsistiche in cui il mercato sale pur in assenza di volumi crescenti. I guru dell’analisi tecnica , una disciplina molto seguita dal popolo dei trader affermano semplicemente che questa situazione è inverosimile. Molti autorevolissimi blog finanziari hanno una spiegazione unanime di questo fenomeno: c’è una rete di grandi banche globali che si scambiano vorticosamente (come una partita di ping pong) questi titoli alla velocità della luce, generando volumi fittizi anche nel contesto di un mercato asfittico e non popolato di clienti retail. Questa viene ad essere una rete di protezione che sostiene soprattutto le principali blue chips mondiali, ma a volte qualcosa va storto ed abbiamo un “flash crash”. Che cos’è un flash crash? All’improvviso un titolo importante, dall’ampio flottante perde in un paio di secondi anche percentuali di oltre il 20% per poi recuperare qualche secondo dopo. I giornali parlano di “fat finger”, cioè di errori materiali avvenuti in qualche sala trading il cui operatore vende erroneamente 10000 titoli invece di 1000 titoli. La storia non regge. Più plausibile è la teoria che attribuisce la colpa al trading automatico ed ad “algoritmi impazziti”. La cosa se vera non ci è di alcun conforto, perché testimonia un mercato enormemente fragile. Un’altra ragion d’essere dell’hft è la possibilità di generare confusione sui mercati in quella che ritengo sia una vera e propria tecnica di guerra applicata ai mercati finanziari. In buona sostanza l’hft serve a generare una “cognitive fog”, una cortina di fumo che non consente a molti operatori economici di comprendere pienamente la tendenza di medio lungo termine dei mercati e quindi di posizionarsi correttamente. Vi è da dire di più: anche se il trader ha una corretta visione di dove andrà il mercato a medio e lungo termine, l’hft viene incontro agli interessi dei grandi operatori di mercato a discapito dei piccoli, delle “weak hands”. In particolare, uno dei pattern più frequentemente visti nei grafici di qualsiasi titolo oggetto di trading è lo “shake out”. In cosa consiste? E’ come la finta di Maradona. Quando le grandi banche globali debbono entrare su un titolo, fanno finta di comprare quando debbono vendere e viceversa. In questo modo abbiamo il trigging dello stop loss. Lo stop loss è il massimo livello di perdita che un trader ritiene di poter sopportare. Ad esempio io compro il petrolio a 100 dollari, con una stop loss a 98 dollari. Una grande banca globale che ha una grande piattaforma di trader proprietario e sa anche che la stragrande maggioranza dei suoi clienti ha lo stop loss a 98, se vuole comprare del petrolio, ha convenienza a pilotare il prezzo al ribasso fino a 98, a quella cifra la maggioranza degli ordini di acquisto dei pesci piccoli saranno chiusi. Siccome il trading è un gioco a somma zero, le perdite dei piccoli trader saranno i profitti della banca che gestisce la piattaforma, la stessa inoltre avrà il vantaggio di acquistare il titolo ad un prezzo inferiore, perché se tutti gli stop loss sono a 98, la loro esecuzione porterà ad un’ondata di vendite che potrebbe portare il prezzo a 96 o più giù.
Quindi le grandi banche globali fanno profitti con le commisioni di trading, con il frontrunning, ma anche con questo divertente sport (per loro) che è la caccia agli stop loss. Ma perché i trader non mettono gli stop loss più larghi? Perché operano in leva finanziaria, ed uno stop loss più largo potrebbe costargli un sacco di soldi ed, al limite, una margin call.
A questo punto ritengo opportuno scusarmi per questa lunga digressione nell’universo del trading, ma un concetto fondamentale da chiarire é che chi vuole sapere realmente cosa sia questa crisi deve necessariamente capire la filosofia del trading ed i suoi paradossi. Il lettore più attento ha già capito quanto sia lontana la filosofia di base che governa wall street, rispetto a quella che governa le nostre vite su main street (l’economia reale). Si pensi al pattern dello shake out e si pensi a cosa potrebbe succedere se qualcuno applicasse questa filosofia nel mondo reale, magari alla guida di un auto: io metto la freccia a sinistra, inizio a sterzare e poi… all’improvviso giro a destra? Riuscite ad immaginare il risultato?
C’è un libro fantastico, scritto negli anni 80 che descrive minuziosamente gli aspetti aberranti di questa filosofia dell’inganno, il suo titolo dice tutto: The liar’s poker. E’ stato scritto dallo straordinario Michael Lewis, ed è la bibbia che deve conoscere a menadito chi vuole fare un colloquio per essere assunto alla Goldman Sachs.
Ma torniamo ai concetti di leva finanziaria e di margin call. Leva finanziaria è quella che io utilizzo ogni giorno sul mio conto forex per comprare e vendere valute. Essa ti dà la possibilità di aumentare il capitale impiegato nell’investimento prescelto e quindi moltiplicare il profitto (e le perdite!) potenziali. Ad esempio io ho 1000 euro sul mio conto forex e utilizzo 200 euro per comprare argento a leva 100. Cosa vuol dire? Vuol dire che in realtà io investo 20000 euro (che non ho) e che ho la possibilità di guadagnare 2000 euro (non male) se l’argento sale del 10%. Ma è sufficiente che l’argento scenda del 5% per vedere il mio capitale svanire e per ricevere la lettera dal mio broker che mi notifica di aver chiuso il mio conto perché ho bruciato tutti i miei soldi. Che matti questi trader… La triste realtà è che tutte le grandi banche globali e anche la banca presso la quale avete depositato i vostri soldi opera in leva finanziaria. Se la vostra banca opera in leva 50 è sufficiente un calo del 2% dei suoi asset (investimenti) per vedere il suo capitale spazzato via. Ecco perché c’è in Italia Europa e Usa la corsa agli aumenti di capitale per gli istituti di credito, ecco perché non vi levate più di torno il direttore della vostra banca, finchè non vi comprate almeno 100 sue obbligazioni. Ed ecco un’altra ragione perché le grandi banche globali non sono punite per le loro malefatte, ma anzi sono salvate con i soldi dei contribuenti, com’è avvenuto nel 2008. Se io sbaglio a fare un trade sono finito e non mi salva nessuno. Una grande banca globale ha al contrario milioni di clienti che usa come ostaggi, quando chiede soldi ai governi. Ma se dovremo pagare sempre più tasse per salvare le banche allora siamo finiti. Pensate che Dexia, una grande banca globale belga, ha asset pari al 250% del pil belga. Per salvarla i cittadini belgi non dovrebbero mangiare bere o respirare per due anni e mezzo!
Ma torniamo alla nostra triste storia italiana. La bufera estiva ha travolto il Cavaliere e lo ha disarcionato, Mario Draghi (un Goldman Sachs alumni) si è insediato nella Bce ed a palazzo Chigi approda l’altro super Mario (ex GS anche lui).
Chi sono questi due personaggi? Il giudizio negativo su di loro da parte di qualche italiano potrebbe essere frutto di invidia, allora leggete questi due articoli in inglese:

http://www.zerohedge.com/news/guest-post-mario-draghi-hawk-whom
http://www.zerohedge.com/news/mike-krieger-exposes-three-card-monti

Mario Monti è descritto come l’ufficiale di riscossione che si occuperà di riscuotere i crediti vantati dai banchieri globali, in un modo o nell’altro e completare quindi l’opera di Prodi che invece ci aveva venduto questo prestito che, più che un prestito si è rivelato una cravatta. Certo all’orizzonte c’è la possibilità di nuovi prestiti all’Italia da parte del Fmi, ma questa non la ritengo una buona notizia. Basta chiedere in Argentina o in Cile cosa ha fatto il fondo monetario internazionale e le devastazioni che ha portato nell’economia reale. Oppure si può leggere il meraviglioso libro Shock economy, scritto dalla giornalista canadese nonché ideologa del movimento No global, Naomi Klein.
Siamo di fronte quindi ad uno scenario già visto, come nel 1992, il panfilo Britannia e gli accordi per vendere ai soliti noti gli asset più golosi di un’agonizzante Italia e i cittadini con il cerino in mano e i conti da pagare.
Dobbiamo tirare la cinghia e giù la scure sui trasporti pubblici e si scoprono ad esempio gli altarini della ferrovia circumvesuviana. Negli ultimi anni i bassoliniani strapagati dirigenti della circum, con i fondi europei hanno costruito una stazione ogni 100 metri ed hanno costruito gallerie sotto la lava del vesuvio (che è difficile e costoso traforare), danneggiando abitazioni (centinaia di migliaia di euro in risarcimenti) e togliendo lavoro ai casellanti (contenimento della spesa pubblica e rilancio dell’occupazione 😉 ). Ed ora ogni giorno che passa c’è uno di questi scandali alla luce del sole.
Mi viene in mente una storia che si raccontava dopo il terremoto del 1980 dalle mie parti. Pescatori della mia zona raccontavano che la domenica del 23 nov del 1980, 12 ore prima del terremoto, ogni sorta di pesce abissale era stato avvistato e a volte pescato, a pochi metri di profondità, dalla temibile murena al mostruoso grongo. Sembra proprio che questa crisi economica abbia scosso dai nostri fondali melmosi ogni sorta di mostro e lo abbia spinto in superficie.
Il blog dei lavoratori della Circumvesuviana si chiama circumvesuvianando ed è stato oscurato dai permalosi vertici aziendali.
Ne sentiremo molte altre di queste storie, ma torniamo ai 2 super mario e ai doni che recano. Monti ci porta più tasse, mentre Draghi, la prima cosa che ha fatto insediandosi sul trono della Bce è stata il taglio del costo del denaro, che poi ha tagliato nuovamente. Una bella notizia? Non credo proprio. Negli ultimi 40 anni un aumento del livello del debito ha portato in dono all’economia qualche punto percentuale in più di pil. Oggi assistiamo però ad un avvenimento epocale: la produttività marginale del debito è diventata negativa. Che significa? Praticamente significa che ogni nuovo dollaro o euro stampati non portano ad un aumento del pil, ma ad una contrazione dell’economia. Il debito pubblico o privato che sia, assunto in grandi dosi, porta alle stesse conseguenze dell’abuso di eroina: per ottenere lo stesso effetto occorrono dosi maggiori e sempre maggiori, finchè arriva l’overdose. Ecco perché la cura non fa che peggiorare la malattia.
Ed ecco un altro importante filone di indagine: il dibattito sui blog finanziari tra coloro che attendono la depressione dei prezzi e coloro che si aspettano l’iperinflazione. E’ qualcosa di veramente affascinante vedere come si azzuffano su internet i sostenitori delle due tesi contrapposte.
Sul blog zerohedge.com si sono fronteggiati da un lato Gonzalo Lira, paladino della teoria dell’iperinflazione e dall’altro Michael Shedlock, paladino della teoria della deflazione. A mio parere ha vinto ai punti Gonzalo Lira con un post strepitoso che ha raccolto più di 1000 commenti . Egli sostiene, come del resto altri autorevoli (a mio parere) blogger, (fofoa.blogspot) che nell’attuale panorama economico ed in un mondo di monete nazionali non più ancorate al valore dell’oro, non sia possibile una deflazione dei prezzi. Questa tendenza è supportata dalle evidenze empiriche di cui posso parlare personalmente, in quanto persona che ogni sabato mattina va a fare la spesa.
Ma non si era detto che nella grande crisi del 1929 tutti avevano difficoltà a guadagnare anche un solo dollaro e che i prezzi di tutte le merci calavano vertiginosamente facendo fallire i commercianti? E cosa succede invece oggi? E’ difficile avere un lavoro e guadagnare ma i prezzi aumentano a vista d’occhio. Si iniziano a vedere negli hard discount cose che si sono viste solo in Argentina ai tempi dell’iperinflazione. In quella nazione nei negozi i fabbricanti di shampoo alle prese con il margin squeeze, vale a dire con margini sempre più risicati, iniziarono a diluire con acqua lo shampoo nelle bottiglie e a fabbricare confezioni sempre più piccole a prezzo invariato. Ho più di 40 anni ma non avevo mai visto prima d’ora in vendita confezioni di prosciutto crudo con dentro solo 60 g del prezioso alimento. I giornali parlano di peak oil di peak water, peak everything. Sta finendo contemporaneamente il petrolio, l’acqua, l’oro, l’argento. E che ca***, voi mica ci crederete? Io non credo al peak everything, io credo al flood dollar. Siamo stati investiti da un mare di dollari, che non ha investito sfortunatamente main street, ma ha salvato i banchieri globali e gli ha consentito in piena crisi di pagarsi milioni di dollari di bonus e di tornare ad investire in leva finanziaria questa volta sul terreno delle commodities, facendo lievitare tutti i prezzi.
Tutto ciò non lascia presagire niente di buono. Tutto ciò ci fa capire anche che il vero responsabile dei disordini in Egitto e Libia non è un dittatore cattivo (tra l’altro fiancheggiato fino all’altro ieri dall’occidente (leggete Perkins, Confessions of an economic hitman)), ma un uomo barbuto che risponde al nome di Ben Bernanke ed è il capo della Federal Reserve ed ha da pochi mesi un emulo in Europa che risponde al nome di Mario Draghi.
Riassumendo abbiamo di fronte a noi uno scenario che ha visto le banche globali che hanno creato bolle finanziarie globali (si legga The great american bubble machine, di Matt Taibbi), una volta scoppiate le quali abbiamo avuto il trasferimento delle conseguenze sul cittadino comune, come teorizzato dall’ottimo Gordon T. Long nell’articolo “Shifting the risk to the innocent”.

E adesso cosa succederà? L’uomo qualunque è in questi giorni bombardato dai media: c’è chi dice che l’euro si dissolverà domani, c’è chi dice che è tutto un complotto americano, la Germania un giorno ci vuole salvare, l’altro ci vuole buttare in mare. La Grecia prima afferma di non avere bisogno di aiuto, poi chiede aiuto alla Germania e all’Fmi, poi dice che farà di tutto per restare nell’Euro, poi dice di voler abbandonare la moneta unica. A mettere ordine in tutto questo caos ci pensa Jim Rickards con un suo recentissimo e sensazionale libro dal titolo Currency Wars.
Ebbene si, siamo nel mezzo di una vera e propria guerra mondiale delle valute. Questa guerra è stata iniziata dagli Usa che già nel lontano 1985 con il Plaza Agreement iniziarono una svalutazione concordata del dollaro nei confronti dello yen giapponese, che è costata al paese del sol levante venti anni di recessione. Si, perché nelle currency wars chi non svaluta la propria moneta perde.
Ma perché gli Stati Uniti hanno iniziato questa guerra? Perché alla fine della II guerra mondiale erano nella invidiabile posizione di detentori dell’unica valuta accettata universalmente come valuta di riserva, quello che era definito da De Gaulle come un esorbitante privilegio. Naturalmente poterono per oltre mezzo secolo comprare con pezzi di carta dei beni reali in tutto il mondo, poi, come sottolineato da Bill Bonner in “Empire of debt” la nave americana incominciò ad imbarcare acqua, in particolare erano i Twin deficit a tirarla a fondo. Il mostruoso debito pubblico (si veda l’U.S. debt clock) ed il deficit della bilancia commerciale.
Quindi come abbiamo detto il primo colpo di cannone nella currency war di fine millennio fu sparato dagli Usa contro il Giappone e di fatto vanificò il tentativo nipponico di scalzare gli Usa dal gradino di prima economia del pianeta. A distanza di venti anni è emerso un nuovo concorrente che per conquistare la vetta di prima economia del pianeta non può far altro che esportare nel paese che detiene la valuta di riserva mondiale. Il nuovo concorrente è la Cina. Migliaia di fabbriche (e posti di lavoro sono stati esportati in Cina dagli Usa, tutto ciò a discapito della classe media usa ed a vantaggio di una plutocrazia composta solo dallo o,1% della popolazione usa che è divenuta oscenamente ricca. Quando lo squilibrio è divenuto troppo evidente, gli Usa hanno invitato sempre più minacciosamente il regime cinese a rivalutare la propria moneta che è artificialmente tenuta ad un cambio fisso nei confronti del dollaro. Memori della sfortunata esperienza giapponese, i dirigenti cinesi hanno mantenuto il peg tra yuan e dollaro, consentendo solo minimamente alla loro moneta di apprezzarsi nei confronti del biglietto verde. A questo punto entra in gioco Ben Bernanke (e prima di lui Greenspam, per gli amici Greenscam) che inizia a svalutare la moneta Usa con una politica espansiva senza precedenti che ha determinato la creazione di bolle speculative a ripetizione, dalla tech bubble (quanto ci sarebbe da dire a proposito delle IPO di inizio millennio) alla real estate bubble fino ai giorni nostri. La Cina cerca di mantenere il peg al dollaro, ma tutto ciò ha il prezzo di importare un’inflazione sempre maggiore e la cosa sta diventando dolorosa.
E l’Europa? In questa asperrima guerra delle valute l’Europa è solo uno dei tanti fronti.
Innanzitutto il patto scellerato tra banchieri artisti della truffa, governi sciagurati che si indebitano e cinici burocrati europei che sono in una situazione di doppio vantaggio: se l’Euro va bene è merito loro, se va male hanno l’occasione di chiedere ancora più integrazione europea e quindi più potere.
Poi le mosse dei burattinai.
Gli Usa che sono nel mondo reale l’alleato atlantico, nella guerra delle valute sono i grandi manipolatori della valuta europea, vogliono un euro il più forte possibile, ma non troppo altrimenti l’europa entra in recessione ed il fallimento delle banche o degli stati europei trascina con sé le grandi banche globali americane. I cinesi vogliono un euro forte nel quale diversificare le loro sterminate riserve valutarie. Le loro banche non sono strettamente legate a quelle europee, ma è comunque loro interesse venire in soccorso dell’euro, che rimane un grande mercato per i loro prodotti. La Germania fa la parte più brutta, non è ciò che appare. I tedeschi non sono i paladini del rigore economico e non hanno la paranoia del rigore monetario e la paura dell’iperinflazione che loro stessi sperimentarono nel 1923. Questo perché sono anch’essi un gigante dell’export come la Cina e quindi vogliono una moneta non troppo forte e contrariamente alle chiacchiere dell’euro del Nord non vogliono che nessuno lasci l’unione europea perché questo gli farebbe perdere il mercato dell’Europa del Sud che rappresenta il 60% del loro export. Quindi non vogliono cacciarci, al contrario si adopereranno anche loro per salvarci.
Una buona notizia, allora, l’euro non cadrà, almeno non subito. Certo… questione di punti di vista.
Questo vuole dire anche che le banche continueranno ad essere sommerse da asset spazzatura e che i popoli dei Paesi del Sud Europa dovranno affrontare l’austerity o la più nera povertà per far si che le fabbriche di Detroit e di Shangai (NON TERMINI IMERESE O POMIGLIANO D’ARCO) continuino a funzionare.
Un’ultima cosa molto interessante. C’è un’altra guerra che è combattuta nella guerra. Almeno dal 1971. E’ la guerra dei banchieri centrali contro l’oro, come scritto dallo scomparso banchiere elvetico Ferdinand Lips nel suo stupendo libro Gold Wars. I banchieri centrali odiano l’oro perché come moneta è un prodotto migliore rispetto alle loro svalutate monete di carta; è un po’ come paragonare il Barbera all’aceto. Questa guerra è molto sporca e fatta di accuse infamanti come il caso dell’oro degli ebrei di Auschwitz montato ad arte per spingere la Banca centrare elvetica a vendere il suo stock di metallo e ad unirsi al concerto dei banchieri svalutatori. Questa guerra sta causando il declino della Svizzera, stretta tra Agenzie delle entrate, ansiose di tassare i propri cittadini e le proprie banche che stanno giocando anche loro col fuoco della leva finanziaria.
Eppure l’oro è il santo patrono dei risparmiatori e dei lavoratori. Se gli Usa nel 71 non avessero abbandonato il gold standard, per frenare il drenaggio dell’oro dai loro forzieri avrebbero dovuto forzatamente equilibrare la loro bilancia commerciale, e questo avrebbe fermato l’emorragia di posti di lavoro dagli Usa e dal mondo occidentale verso l’estremo oriente.
Sarà proprio l’oro a vincere la guerra delle valute.
Purtroppo per noi però, questa guerra non dichiarata lascerà macerie fumanti ovunque.

PORTELLO
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 10:34

Grazie per il commento comprooro
ma credi veramente che alla fine l oro vincera’? stessa cosa per l argento?
e quando credi cio’ possa accadere?

kry
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 10:51

comprooro@finanzaonline,

Complimenti per il commento,direi un post,non vorrei però che la penultima riga sia di parte o mi faccio influenzare dal nome?

john_ludd
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 11:32

L’oro non può vincere la guerra delle valute. Con tutti i limiti dell’attuale sistema monetario, il sistema aureo è peggio. Troppo rigido, la storia racconta che durante il sistema aureo le recessioni erano più lunghe e più estreme. Questo non vuole dire che il sistema fiat dollaro centrico vada preservato. Gli anglo sassoni hanno fatto pessimo uso dell’esorbitante privilegio del disporre della moneta di riserva che gli va tolto. Un giorno avremo un sistema fiat basato su un basket di valute pesate per l’effettivo peso delle economie sottostanti, che potrebbe anche comprende l’oro come stabilizzatore.

Questo non vuol dire che l’oro sia privo di valore. Al contrario, ma non è purtroppo un investimento x tutti. Indipendentemente dal fatto che siano vere o false le manipolazioni del prezzo di cui tanto si scrive, resta il fatto che ha una certa volatilità poco compatibile con il risparmiatore che detiene liquidità pari a uno, due o tre anni in termini dei propri costi. Esempio: supponiamo che un signore possieda casa e spenda 25.000 euro all’anno. Semplificando al massimo, se possiede 500.000 euro allora può vivere senza percepire redditi x 10 anni conservando il 50% del proprio capitale. Questo signore farebbe bene ad allocare una porzione assai significativa dei rimanenti 250.000 in oro indipendentemente dal prezzo di oggi (visto che l’orizzonte temporale è oltre i 10 anni) come precauzione contro un’inflazione che oggi è molto bassa ma anche come sicurezza contro eventi apparentemente impossibili come il crollo del sistema finanziario, il fallimento delle banche e il default dei debiti sovrani. Ovvio che lo deve detenere personalmente, fuori dal sistema finanziario e possibilmente senza che nessuno, compreso lo stato, lo sappia.

Ma la platea di chi possiede liquidità importanti è alquanto limitata, cioè come sempre, il non ricco subisce la situazione attuale e nel caso di elevata inflazione tra qualche anno, finirà rovinato del tutto. Il ricco, se è accorto, se la cava, se invece non è accorto finirà gruppo dei rovinati.

ciaula
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 14:24

comprooro@finanzaonline,

Bell’analisi, bravo.

icebergfinanza
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 14:24

LONDRA – La Gran Bretagna non deve perdere il posto al “tavolo delle decisioni” in Europa. La posizione oltranzista presa dal premier David Cameron al summit Ue è controproducente perché la crisi dell’euro mette a rischio tre milioni di posti di lavoro nel Regno Unito. Questo l’appello lanciato oggi da venti uomini d’affari tra i più noti e rispettati del Paese.
«È nell’interesse della Gran Bretagna che l’euro sopravviva e quindi dobbiamo fare tutto il possibile e fare i passi necessari per garantire la sua sopravvivenza», hanno scritto nella lettera businessmen tra i quali il fondatore del gruppo Virgin Richard Branson, il ceo del colosso pubblicitario Martin Sorrell, il presidente di British Telecom Mike Rake, il ceo di Eurostar Nicolas Petrovic e il presidente di Rio Tinto Jan du Plessis. «È imperativo che non siamo esclusi quando le decisioni importanti vengono prese, e per questo nei prossimi mesi dobbiamo cogliere tutte le opportunità di tornare a coinvolgere la Gran Bretagna nel processo decisionale in Europa», scrivono i venti uomini d’affari, che rappresentano settori dalla farmaceutica all’energia e dalla finanza agli studi legali…ohi ohi!

icebergfinanza
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 14:28

comprooro@finanzaonline,

Bel colpo…anche se per l’oro c’e bisogno di una salutare pausa!

ciaula
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 14:28

Ciao Andrea, ottimo pezzo come al solito.

Perdonami se vado un pò off-topic, ma ho trovato un video in rete molto interessante. Il protagonista è il nostro caro nonnino Napolitano, il saggio presidente tanto amato dalla stampa italiana ed internazionale; la persona perbene, seria ed integerrima che sovrasta il pattume della politica italiana. Quel signore che ha invocato maggiore dignità alla nostra politica e richiesto grandi sacrifici agli italiani…
http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.com/2011/12/il-pessimo-esempio-del-presidente.html

Saluti

comprooro
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 15:09

L’oro vincerà la guerra delle valute. E lo farà a mani basse: Perché?….Perché ha semplicemente tutti dalla sua parte. I banchieri centrali hanno bisogno di svalutare e lo faranno uno dopo l’altro. Avete notato cosa sta succedendo in Svizzera? UBS e CS (sicuramente a questo punto oltre il 35 di leva finanziaria) che scricchiolano paurosamente e saranno nei prox anni o mesi “bailed out”dalla Banca centr. svizzera. Hildebrandt disperato che “pegga” (e quindi lega) il Chf al semiaffondato Euro per evitare la distruzione del settore manifatturiero e turistico della piccola nazione alpina. I ricchi imprenditori europei che da sempre dirottavano i loro capitali a Zurigo e Ginevra sono stati letteralmente “sverniciati” da questa mossa che ha fatto decollare l’eur/chf da 1.01 a oltre 1.21, ed ora sono sgomenti di fronte al fatto che le parole Svizzera e “financial hedge” non sono più sinonimi. I sindacati hanno dichiarato guerra a Monti ed ai dispensatori di olio di ricino, e con questo faranno il gioco dell’oro. Ma non sono soli. In Grecia Italia e Spagna si sta cementando il più grande partico politico transnazionale: Il PSP, che non è una console da regalare a Natale, ma vuol dire Partito della Spesa Pubblica, ed è formato da “debt junkies” di varia estrazione sociale. Si va dai banchieri in leva ai tycoon dei lavori pubblici ai dirigenti della PA che sono stati da sempre abituati a pensare che il loro Peg (piano esecutivo di gestione) deve essere più “lungo” di quello del dirigente dirimpettaio. Per finire con i poveracci che vivono di sussidi e di assistenza pubblica e su questa fanno affidamento non per prosperare, ma per sopravvivere.
Quella del sistema aureo troppo rigido è una frottola inventata dai banchieri centrali per vendere meglio il loro prodotto. La verità è che l’economia è un fenomeno di carattere ciclico (sette anni di vacche grasse e sette anni di vacche magre) e quindi un periodo di depressione economica è inevitabile, con o senza gold standard. E da un periodo di depressione economica si esce in un solo modo: svalutando la propria moneta nei confronti dell’oro. Nel sistema delle floating currencies l’inflazione è per così dire “baked in the cake”, quindi il metallo diventa un peso insopportabile da trascinare per l’economia. Ma la prospettiva dal punto di vista del risparmiatore cambia. Affrontare la depressione economica in un sistema gold standard equivale ad affrontare un’acquazzone con un grosso ombrello, ci si bagna un po’, ma… . Nel sistema delle floating currencies invece l’ombrello non c’è per niente… Per questo dopo il 1971 il risparmiatore è diventata una specie in via di estinzione. Il danaro è diventata una grandezza di flusso non più anche di stock. Le famiglie vivono “from paycheck to paycheck”. Alla filosofia degli ammassi è subentrato il “just in time”. Tutto ciò è pericoloso perché costruisce sacche di fragilità nel sistema. Nassim Taleb dice che la fragilità va combattuta con la ridondanza.
Quanto alla possibilità di un basket di valute al posto del dollaro questa possibilità sarebbe realizzabile a patto di decidere il peso delle rispettive valute. Su questo gli Stati si azzufferanno per mesi… e anni…Intanto il tempo passa e la gente ha iniziato ha votare con i piedi… voltando le spalle alle paper currencies.
Ribadisco: l’oro vincerà la guerra delle valute.
L’ulteriore domanda è: l’investitore in oro vincerà la guerra del risparmio?
La risposta non è facile perché ci sono troppe variabili in gioco. Nel mondo ci sono troppi ladri e troppe Agenzie delle Entrate (i due termini descrivono due soggetti distinti, ma sono fungibili).
Il metallo giallo è l’asset che per antonomasia NON è in grado di generare ritorni economici in quanto improduttivo. Quando inizia a muoversi vuol dire che noi stiamo andando all’indietro. L’oro è il notaio dell’inflazione e della diluizione della base monetaria… e nell’effettuare il suo lavoro non fa sconti, come invece fanno quelli dell’Istat. Quindi nel caso in cui l’oro improduttivo venga tassato avremo lo switch tra la democrazia e la dittatura e (Dio non voglia) saremo alle soglie del mondo di Orwell.
Infine due parole riguardo l’argento. L’oro è tra gli asset che compaiono in bilancio nelle banche centrali. A questo proposito apro una parentesi. Cosa c’è nei bilanci delle banche centrali? Di tutto…Sembra di frugare nelle tasche di Topolino. Nel bilancio della Fed ci sono Cdo, titoli tossici legati alla bolla dei mutui subprime, obbligazioni bancarie, Cds (polizze assicurative che assicurano l’inassicurabile), sub-senior mezzanine tranches del debito di qualcuno che 4 o più anni fa era rispettabile ed ora è saltato per aria, titoli vari che “marked to market” non arriverebbero a 30 su 100. In particolare a Ben Bernanke, in un’audizione del Parlamento Usa è stato chiesto il perché di mantenere l’oro nel bilancio della Fed, lui sapete cosa ha risposto? “Per tradizione”. Ed allora mi viene di pensare: Viva la Tradizione. Se lo avessero chiesto a me avrei risposto: “è l’unica cosa che non puzza…”. L’argento non è nei bilanci delle banche centrali, ma è da sempre un surrogato dell’oro e quindi dovrebbe veder salire il suo valore (il gold silver ratio è in multiyear down trend).
A proposito, tra gli asset dell’Ecb troviamo anche… Ronaldo e Kakà. Forse Draghi non ci salverà dalla depressione ma tra qualche anno potrebbe vincere la Coppa dei Campioni 😉
Un saluto @Icebergfinanza che leggo da molto tempo e grazie a tutti quelli cui è piaciuto il mio post.

mande77
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 15:53

Grazie mille , grazie a voi riesco a capire meglio gli scenari economici globali, mi chiedo come facciano le persone a credere alle favole dalla tv…mah….
Ma per avere contetti di chi scrive ? tipo comprooro? solo per domande e curiosita’.
Grazie ancora.

andrea.mensa
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 17:05

se dovessi dare un nome a comprooro direi Marco Bollettino…. mi son sbagliato ?
complimenti marco per la bella analisi e il bello scritto…

andrea.mensa
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 17:07

ps. se non è Marco, è comunque e sicuramente una persona a lui molto ma molto vicino.

nicolsson
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 17:46

….anche perchè dirlo OGGI (comprooro) è un po comodino…
bisognava avere il pelo di comprarlo a 600 dollari oncia!
Il Capitano ha predetto la dubledip 2 anni fa!

stanziale
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 17:47

@comprooro: interessante ed anche divertente. Complimenti.

icebergfinanza
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 20:20

nicolsson@finanza,

E’ sussurrato ORO quando veleggiava intorno ai 700 dollari…testimonianze scritte! 😀 😀 😀

luigiza
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 20:28

@Comprooro

Grazie per i due commenti.

Ora capisco perchè Andrea utilizza i termini criminali e dementi. E con ragione.

Peccato solamente che neppure tu hai spiegato la genesi di tutto questo casino planetario.
O forse l’hai spiegato ed io non l’ho colto.

john_ludd
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 20:41

comprooro@finanzaonline,

Opinione rispettabile che condivido in buona parte ma continuo a pensare che non ci sarà il ritorno al gold standard. Per arrivare al gold standard l’oro dovrebbe salire di valore di almeno 10 volte. Dovrei sperarlo in realtà, avendo 10% in monete da inizio secolo e avendolo incrementato considerevolmente tra il 2005 e il 2008 ma al contrario spero vada a zero e diventi buono per le otturazioni o per farci qualche pendaglio. Inoltre perpetuerebbe il dominio dello zio Sam che detiene una buona parte delle riserve auree del pianeta e considerando i risultati di questi ultimi decenni è una prospettiva che mi fa venire i brividi. L’oro è stato mal distribuito da madre natura e la sua distribuzione è stata peggiorata da secoli di razzie da parte delle potenze occidentali. Sistema aureo vuole dire aumento a dismisura delle possibilità di guerre e assenza di democrazia per i prossimi secoli, l’uomo che dimentica quel buono che ha prodotto e torna alla preistoria. E’ un opzione put sul genere umano.

ilcuculo
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 22:47

Il problema dell’oro è che è poco per supportare un’economia di miliardi di persone, di fatto sul pianeta ne sono disponibili pochi grammi a testa, secondo è tesaurizzato quindi per defiizione non circolante.
Nessuna economia può espandersi e permettere di migliorare le condizioni di vita degli uomini basandosi sull’oro. Ma forse è questo il punto, chi mette l’oro al centro dell’economia non vuole lo sviluppo umano, forse lo sviluppo umano non è possibile, forse è il peccato originale, la ribellione dell’uomo contro gli dei che lo hanno creato per un destino misero cui l’uomo prometeico ha sempre cercato invano di ribellarsi.
Se si vuole creare un’economia espansiva senza limitazione alla disponibilità di moneta ma senza che la moneta perda di valore l’unica soluzione è legare la moneta alla disponibilità di energia, che come ben sappiamo può essere convertita in qualuque bene reale utile (o inutile) alla vita al benessere ed alla felicità degli esseri umani.
Non dovremmo mai dimenticare che gli uomini hanno il diritto alla felicità, o almeno alla sua ricerca.

tirlusa
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 00:02

Benvenuto anche da parte mia a comprooro.
Domani è il giorno del LTRO, giusto?
Vediamo se ho capito bene come funziona, ho l’impressione che sarà qualcosa di mai visto prima nei suoi effetti complessivi.
Le banche vanno dalla Bce e si fanno prestare moltissimi miliardi di euro, poniamo x, a fronte di un misero 1% di interesse e presentando come collaterali a garanzia x di titoli, anche patacche che non valgono nulla e che grazie a regole contabili compiacenti continuano ad essere valutati 100.
Fin qui tutto mi sembra abbastanza ordinario. Ma se alla prossima asta di LTRO, la chiamo asta perchè non mi vengono termini più azzeccati, io posso utilizzare i titoli che nel frattempo ho comprato grazie alla precedente asta di LTRO, ottenendo ulteriori linee di credito di denaro fresco, l’effetto mi sembra davvero qualcosa di mai visto prima come liquidità che inonderà il sistema. Le banche guadagneranno moltissimi soldi, si sistemeranno patrimonialmente, comprese quelle tedesche così bisognose.
Alla fine di tutta la giostra il cittadino ha pagato il risanamento del sistema bancario.
Gli spreads salivano, si rendevano necessarie manovre aggiuntive e ulteriori per tenere a bada i conti, la Bce non può monetizzare il debito pubblico ed allora si inventa questo LTRO grazie al quale le banche guadagnano la forbice tra i tassi dei titoli che compreranno e l’1% dovuto alla Bce. Se la Bce invece avesse potuto monetizzare il debito, sostanzialmente avrebbe prestato soldi agli Stati all’1%, i cittadini sarebbero stati meno dissanguati e le banche sarebbero fallite.
Alla fine, dietro la finta purezza tedesca, c’è un salvataggio del sistema bancario europeo a spese dei contribuenti, con iva al 21, con pensioni non indicizzate, etc…
Comunque l’idea rischia di funzionare, anche se c’è un chiaro indebolimento e deterioramento della struttura patrimoniale della Bce, almeno a mio parere. Solo che non essendo una società quotata è difficilmente attacabile.

john_ludd
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 10:59

tirlusa@finanza,

Tutto corretto tranne 1) Parlare di struttura patrimoniale di una banca centrale in un sistema fiat è un errato. La BCE o la FED possono crearsi da sè tutto il denaro che serve senza rendere conto a nessuno e senza chiederlo a nessuno. 2) la BCE prende a a garanzia essenzialmente titoli governativi quindi mi è difficile accettare l’idea che sono pezzi di carta “senza valore”

In ogni caso non esiste al mondo nulla di più opaco del bilancio di una banca centrale. Quello che accade nelle segrete stanze della fabbrica della moneta è al di là della comprensione dell’umano normale, direi anzi che ha un qualcosa di demoniaco.

Resta poi il fatto che salvando le banche a spese del cittadino che lavora si azzerano le spese per gli investimenti che sono quelle che servono per far progredire la razza umana. L’unico vantaggio che vedo è che viene comprato un pò di tempo che chi può cercherà di usare per trovare una via di salvezza dal collasso che sarà solo ritardato e più esplosivo.

tirlusa
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 12:17

john_ludd@finanza,

Ok grazie. Se prende come collaterale solo titoli di Stato non posso che darti ragione, pensavo accettassero anche altri collaterali ‘tossici’. Sul punto 1) credo che diciamo la stessa cosa.
L’asta ha raggiunto quasi i 500 miliardi….però il Btp scende

john_ludd
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 12:55

tirlusa@finanza,

Finchè tutto il debito europeo in possesso ai fondi e alla banche anglo americane non sarà stato venduto e riportato in europa i tassi italiani saranno alle stelle. Solo dopo potrà scendere. E’ una guerra tra gente immorale ma che non è per niente stupida anche se capita di leggere commenti di gente anche rispettabile che li accusa di stupidità. Stiamo andando verso un mondo impensabile anche solo un anno fa. I capitali rientrano a casa: quelli americani in USA e quelli europei in Europa. Dopo partirà la fase due: barriere doganali e limiti alla circolazione dei capitali, anzi in USA questi limiti sono già in parte in essere. E’ più complicato per un cittadino USA aprire un conto in Svizzera o altrove che x un italiano. Una finestra di qualche mese per mantenere e guadagnare con una sovra esposizione al dollaro ma poi bisogna essere veloci a venderlo. Questo è quello che penso dopo averci ragionato a lungo, ma non pretendo di possedere la luce della verità.

tirlusa
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 13:45

john_ludd@finanza,

E’ una guerra valutaria tra due blocchi che hanno seguito entrambi una politica monetaria scellerata. Troppo espansiva quella anglosassone, troppo rigida su alcuni punti quella europea a causa della Germania. Io trovo davvero stupido il modo in cui è stata gestita la crisi greca. Si è reso ufficiale che un debito sovrano di uno Stato membro della Ue non è garantito. I costi sono stati enormi, sarebbe stato meglio monetizzare quel debito ed evitare danni peggiori.
Gli Usa sono invece spaventati dalle implicazioni di lungo periodo della loro politica monetaria di cui non possono prevedere tutte le conseguenze, da qui le loro pressioni affinchè la Bce emuli la Fed, mal comune mezzo gaudio. Quanto al dollaro preferisco starne alla larga, mi sono troppo scottato in passato….lo comprai a 1,18, l’ho visto arrivare quasi a 1,60, l’ho venduto a 1,39. Un’esperienza davvero brutta.

john_ludd
Scritto il 21 Dicembre 2011 at 14:08

tirlusa@finanza,

I blocchi sono più di due. I primi due USA+GB e EU hanno in comune una sola cosa, un sistema bancario ipertrofico e invasivo e uno shadow banking system ancora più ipertrofico e vera ragione della crisi finanziaria che affliggerà il pianeta per tutto questo decennio. Se interessa la mia opinione (non migliore di altre ma almeno è la mia) diversifico in moneta estera ma con un approccio diverso: seleziono monete fiat in base ai dati macro, alle prospettive di lungo periodo, alla stabilità sociale ancor prima che i dati economici, alla volatilità storica del cambio e al fatto decisivo se quella moneta è oggetto di carry trade oppure no. Una volta deciso resto sulle posizioni più o meno per sempre aggiustando il portafoglio una volta o due l’anno. Mi considero cittadino del mondo e non ritengo prudente detenere le mie uova nello stesso paniere. Sul nord america il Canada ha fondamentali nettamente migliori degli Usa ma è comunque correlato, il dollaro australiano è troppo legato al carry trade e quindi non un investimento x il lungo termine ma ottimo x il trading. Le monete e i bond dei paesi emergenti sono e saranno esposte al rientro dei capitali in occidente e al credit crunch, saranno una grandissima occasione dopo il 2012. Le monete scandinave e i loro bond per chi le ha comprate qualche mese sono state probabilmente la migliore idea del decennio. La svizzera non è più safe heaven e un sacco di sciocchi hanno buttano una discreta porzione dei loro averi comprandolo a 1,05. Appena possibile la banca centrale svizzera svizzera alzerà il peg almeno a 1,30.

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