DALLE RELAZIONI UMANE NASCONO ECONOMIE VIRTUOSE: LE NOSTRE!

Scritto il alle 06:30 da icebergfinanza

Come detto anche ad Assisi, vi sono molti più segnali di speranza nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie di quello che spesso la nostra stessa società è in grado di percepirte,  di quello che i nostri occhi, la mente e il nostro cuore, la nostra conoscenza siano in grado di immaginare. Non sempre è necessario andare alla ricerca di chissà quale soluzione, gli strumenti sono alla portata di ognuno di noi, il nostro tessuto sociale pullula di associazioni, di realtà vive che pulsano, realtà nate dalla creatività e dal bisogno di comunità dell’uomo. Senza il volontariato, questo paese non sarebbe più lo stesso, non avrebbe più alcuna speranza
….Poiché la visione di un uomo non presta le proprie ali a un altro uomo

E un maestro disse:
Parlaci dell’Insegnamento.

E lui disse:
Nessuno può insegnarvi nulla
se non ciò che già sonnecchia nell’albeggiare della vostra conoscenza.
Il maestro che cammina all’ombra del tempio
tra i discepoli non elargisce la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede e il suo amore.
E se davvero è saggio,
non vi invita ad entrare nella dimora del suo sapere,
ma vi guida alla soglia della vostra mente.

L’astronomo può dirvi ciò che sa degli spazi,
ma non può darvi la sua conoscenza.
Il musico può cantarvi la melodia che è nell’aria,
ma non può darvi l’orecchio che fissa il ritmo,
né l’eco che rimanda il suono.
E colui che è esperto nella scienza dei numeri
può descrivervi il mondo del peso e della misura,
ma oltre non può condurvi.
Poiché la visione di un uomo non presta le proprie ali a un altro uomo.
E così come ognuno è solo nella conoscenza di Dio,
ugualmente deve in solitudine conoscere Dio e comprendere la terra.

(Kahlil Gibran)

Non mi stancherò mai di ricordarvelo, ognuno Capitano di se stesso, ognuno di Voi consapevole delle proprie potenzialità, delle risorse infinite nascoste in un essere umano, qualsiasi esso sia. Rivoluzioni dal basso, silenziose, ognuno nelle sue comunità perchè come amava ricordare lo stesso Gibran, la farfalla che svolazza intorno alla lampada finchè non muore è più ammirevole della talpa che vive in una galleria oscura. Abbiamo bisogno di uscire dalle mille galerie oscure della nostra vita per godere della luce delle relazioni umane, qualunque esse siano, abbiamo una mente, un cuore e due mani da offrire.

Si dice che chi passa la propria vita a braccia aperte, difficilmente troverà il tempo per guadagnare, per investire, per diventare ricco, ma altrettanto difficilmente non mancherà di trovare ogni giorno un’Umanità da abbracciare. SI tratta di scegliere! 

«Ormai – spiega Collicelli – tutte le ricerche economiche e sociologiche, anche quelle d’impronta tradizionale, concordano nel dire che l’equazione “più reddito = più felicità” non è vera.Nelle società mature come la nostra, la povertà che crea più disagio non è materiale ma relazionale. Questo fa crollare il nostro livello di soddisfazione di vita, indipendentemente dai livelli di reddito». E infatti, i Paesi più poveri non sono meno felici di quelli ricchi. «Non stupiamoci, dunque, se una ricerca dell’Issp (Programma mondiale delle ricerche sociali) fissa al 71,4% il livello di felicità in Italia a fronte di una media mondiale del 78%».

Da questa situazione, però si può uscire: «Bisogna sostenere – osserva Collicelli nella sua relazione sul convegno Greenaccord – i fattori naturali di protezione. La famiglia, le reti sociali, i programmi di mutuo-aiuto, i sistemi di solidarietà di quartiere e tutti i sistemi di welfare locali.Da cosa dipende la felicità? Scordatevi ricchezza, vita di lusso, auto sportive e consumi sfrenati. Perché – ricerche alla mano – sono tutti fattori che non incidono granché sull’essere felici. «La ricetta è ben altra», afferma Carla Collicelli, sociologa e vicepresidente del Censis, che ha presentato i risultati di alcune ricerche in tal senso durante l’annuale “Forum per la salvaguardia del Creato” organizzato a fine giugno a Pistoia dall’associazione Greenaccord. Eccoli dunque gli elementi su cui puntare: più tempo per la vita di coppia e per la famiglia, stile di vita sobri e sani, mobilità sostenibile, sicurezza del territorio circostante. E ancora: volontariato, relazioni sociali piacevoli, stress sotto controllo, lo sviluppo di una sensibilità ecologica, un lavoro appagante e (perché no) anche una situazione economica soddisfacente. In poche parole, investire su tutto ciò che può farci sentire parte di una comunità". (Valori)

Probabilmente per alcuni sarò ripetitivo, ma probabilmente mai abbastanza, ci sono troppi compagni di viaggio che continuano ogni giorno a salire su questo veliero. Non di sola finanza o economia vive l’uomo, ma allo stesso tempo  abbiamo bisogno di essere consapevoli di questo sistema, di cosa significa l’economia e la finanza per la nostra vista, per non diventare ostaggi di questo sistema, per essere farfalle e non talpe nella nostra vita.

 

 

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8 commenti Commenta
Scritto il 6 Dicembre 2009 at 09:21

Grazieeeeeeee! Capitano!
Ora sto uscendo…ma poi torno!!!
Buona Domenica
Valentina

utente anonimo
Scritto il 6 Dicembre 2009 at 11:14

gli stessi argomenti descritti anche nel libro "la ferita dell’altro" di Bruni Luigino.
formich

utente anonimo
Scritto il 6 Dicembre 2009 at 15:59

Grazieieeeeee

ora sto rientrando…ma poi esco!!!
Buona domenica

Dopo aver visto quello che è successo ieri a Wall Street, siamo ancor più convinti che a muovere la Borsa sia (quasi) solo la liquidità. E che questa liquidità sia soprattutto quella generata da flussi speculativi, come il carry trade sulle valute o la generosa disponibilità di denaro a buon mercato assicurata dalle banche centrali. I fondamentali o la macroeconomia contano nel medio lungo periodo: ma, nel breve, chi opera con i patrimoni di proprietà delle grandi banche, con i fondi quantitativi (ad alta frequenza) o chi fa il day trader di professione guarda ad altri fattori che per comodità definiamo tecnici. E queste categorie di investitori fanno assieme oltre tre quarti dei volumi di Borsa.

Quando il Bureau of Labor Statistics ha annunciato ieri un calo degli occupati nettamente inferiore alle attese, l’S&P è volato in alto, imitato dal petrolio, dal rame e dai rendimenti dei titoli di Stato. E, ovviamente, è risalito il dollaro su tutte le valute. L’unica apparente sorpresa è stato vedere scendere l’oro. Le reazioni erano comprensibili. La Borsa (come pure le materie prime) andava su perché migliorava l’economia. Il dollaro guadagnava perché, migliorando le cose, la Fed avrebbe rialzato prima i tassi: cosicchè anche i Treasury avrebbero finito per rendere di più. Ma l’oro è rimasto un enigma. Perché avrebbe dovuto scendere se lo si acquista a protezione dell’inflazione? Forse s’è voluto semplicemente adeguarne il prezzo (saliva il dollaro), se non fosse che le sue quotazioni si sono ridimensionate anche se espresse in yen o in euro. Ma sull’oro dobbiamo confessare un’ignoranza ancor più profonda che per gli altri mercati, non avendo capito per quali motivi lo stiano comprando gli investitori.

Tutti questi ragionamenti non valevano più un’ora e mezza più tardi. Perché nel tardo pomeriggio, Wall Street ha iniziato a scendere precipitosamente (e così pure hanno fatto petrolio e rame) finendo per un po’ anche negativa. È il solito carry trade, s’è pensato. O, meglio, il suo contrario, visto che in questo caso si sono chiuse le posizione «corte» (ribassiste) sul dollaro. Gli operatori, insomma, si sono ricomprati la valuta Usa, liquidando gli investimenti finanziati in precedenza: azioni, materie prime, bond societari. Il dollaro è difatti risalito a 1,483 sull’euro e ha guadagnato sensibilmente anche sul paniere delle sei maggiori valute, recuperando di fatto i livelli di due mesi fa. Due classi di attività finanziarie non hanno subìto la repentina inversione: i titoli di Stato che hanno proseguito a esprimere rendimenti più alti (segno che qualcuno crede alla ripresa economica) e l’oro che è rimasto a 1.155 $ (segno che la logica che lo muove continua a esserci sconosciuta).

Senza voler scivolare nel meccanicismo, Wall Street continuerà a muoversi nel breve in maniera inversa al dollaro e da questa correlazione dipenderà l’esito del rally di fine d’anno che tanti s’aspettano come fosse una tradizione. Ma un giorno o l’altro anche il carry trade non funzionerà più, quanto meno sul dollaro. E a deciderlo sarà soprattutto la Fed con la sua politica monetaria. Ieri gli operatori attribuivano il 45% di probabilità a un rialzo dei tassi all’1% entro novembre 2010. E per quella data il consenso, nemmeno unanime, vedrebbe un rialzo massimo dello 0,5%: che sarebbe troppo poco per far inceppare il meccanismo del carry trade sul biglietto verde.

Il fatto è che la Fed non sembra affatto intenzionata a modificare politica e mostra di voler credere a una ripresa lenta e insicura (per dirla con le parole di Charles Plosser della Fed di Filadelfia). E curiosamente pure la Casa Bianca tende a smorzare gli entusiasmi. Come giovedì, quando una nota del portavoce segnalava tutta la preoccupazione per una disoccupazione destinata a crescere nei prossimi mesi. Invece ecco il miracolo di appena 11mila posti di lavoro persi a novembre: di fatto l’unica buona notizia giunta dall’economia in settimana. Nella quale l’S&P ha recuperato l’1,3% (+2,6% il Nasdaq) e lo Stoxx il 2,7% (+3,4% Parigi, +3,2% Milano, +2,3% Francoforte, +1,5% Londra).

scusate il copia incolla
Altapata

Scritto il 6 Dicembre 2009 at 18:44

Dice Herbert Otto: "Solo attraverso la continuità dell’interscambio, l’amore ha modo di consolidarsi e approfondirsi, così da coinvolgere ogni aspetto della nostra vita e da estendersi all’intera comunità"…

L’amore ha bisogno di esplicarsi su individui molteplici, su menti innumerrevoli: deve aver modo di esplorare percorsi differenti. Nessuno può assommare in sè tutte queste peculiarità; non può riunire, in tali termini, tutte le creature umane in un singolo individuo. deve pertanto ampliare il più possibile la sua capacità di amare in modo da conglobare nel suo amore l’intera umanità."…
Ciò significa mettere a repentaglio noi stessi…significa buttare alle ortiche vecchi stilemi di vita per addottarne di nuovi;

…Albert Schweitzer ha dichiarato ripetutamente che, sino a quando fosse esistito un singolo individuo che soffriva per fame, solitudine, angoscia e malattia, egli si sarebbe sentito responsabile nei confronti di quell’uomo…
La sua  è stata una vita vissuta al livello più eletto, al culmine della gioia …al massimo della dignità spirituale e morale, e pertanto all’insegna dell’amore trionfante.

La società non ha prodotto molti Schweitzer, …invero essere umani significa essere responsabili.
Molti faticano ad assumersi responsabilità precise…
Quando l’amore si rivela veramente responsabile, dovere di ciscuno è quello di amare ogni altro.
L’uomo non ha scelta, tranne quella di accettare il proprio dovere. Se lo rifiuta, prima o poi scopre che l’altro polo dell’alternativa s’identifica con la solitudine, la distruzione, la disperazione.

Al contrario, assumersi questa responsabilità equivale a lanciarsi in un’impresa costruttiva, gratificante, in continua crescita e trasformazione. Si tratta di impegnarsi personalmente in un processo grazie al quale aiutiamo gli altri a realizzare il loro amore con il nostro contributo personale…significa aiutare gli altri ad amare. Parallelamente, essere aiutati ad amare vuol dire essere amati."

..
L’amore non impone mai una determinata direzione…L’amore è la sua guida, non  un leader perentorio e autoritario. Ognuno di noi è il capo di se stesso:

Costringere qualcuno a seguire la strada che a nostro esclusivo giudizio ci sembra gli si confaccia, vuol dire sospingerlo a forza verso le tenebre.
Ma, rammentiamolo ancora, "gli ucceli nelle caverne non cantano mai", dice Thoreau.

(L.Buscaglia)

p.s Altapatagoinia sono rientrata!!!
Il libro di Luigino Bruni è davvero una lettura affascinante che consiglio ,insieme a quella di Buscaglia!

Valentina

utente anonimo
Scritto il 6 Dicembre 2009 at 21:35

Londra – A tre giorni dal pre budget report che consentirà al cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling di delineare la strategia di politica economica dei prossimi mesi, il governo di Gordon Brown vara altre privatizzazioni. Lunedì sarà reso noto, nel dettaglio, il programma di dismissioni pubbliche anticipato nelle sue linee generali qualche settimana fa. Lo Stato metterà in vendita la società Tote, il totalizzatore per la gestione delle scommesse; High speed 1 rail link, ovvero la linea ferroviaria ad alta velocità che conduce all’Eurotunnel; il Dartford crossing cioè il sistema stradale e di ponti per l’attraversamento del Tamigi lungo uno snodo viabilistico chiave per la Gran Bretagna. Non solo. Andranno all’asta Urenco, la società che gestisce la trasformazione dell’uranio e anche l’ufficio meteorologico. In tutto saranno 18, più di quanto previsto inizialmente, le società che sono ora pubbliche che verranno cedute. Il programma i cui dettagli si conosceranno nelle prossime ore prevede la raccolta di almeno 10 miliardi di sterline. Altre privatizzazioni dovrebbero essere annunciate presto per raggiungere quota 16 miliardi, il target che si è posto il governo di Gordon Brown.

Ad accelerare le dismissioni è l’urgenza finanziaria che incombe su Londra in corsa verso un deficit del 12,5% rispetto al Pil.

Ma secondo voi è bene privatizzare per far cassa?
mi sembra una soluzione momentanea…
Già  in UK  non producono più e vivono di terziario..da dove entrerà la ricchezza dell’Inghilterra?

utente anonimo
Scritto il 6 Dicembre 2009 at 23:45

Cari compagni di viaggio,
 
domenica scorsa ad ASSISI, poco dopo la colazione e prima di
salutarci
con gli amici conosciuti il giorno precedente e con altri conosciuti a TRENTO,
discutevamo del più e del meno delle nostre esperienze professionali e non,
quando alla fine dopo aver io raccontato alcune mie esperienze; nonna CCP,
donna dal carattere forte e di una sensibilità straordinaria, mi invitava a non
tenermele per me, perchè per quanto io li ritenessi di poco conto, secondo lei
dovevano essere divulgate e potevano essere d’aiuto anche ad altri.
 
 
Si stava parlando di banche e del pelo sullo stomaco che molti bancari, per
fortuna non tutti, addetti all’ufficio titoli, devono avere nello svolgere il proprio
lavoro quotidianamente a contatto con la clientela.
 
Raccontavo di un signore ultra settantenne  conosciuto nello
studio di un mio amico fisiatra che mi raccontava la sua disavventura
accorsagli qualche mese prima.
 
Eravamo all’inizio del 2001, disperato e nel suo drammatico racconto,
veniva fuori tuuta la sua disperazione per essere stato derubato di tutti
i suoi risparmi di una vita, e il dramma  era tanto  profondo che senza
accorgersi si beveva le lacrime, che fuoruscivano senza pianto ed  abbondanti
dai suoi occhi.
 
Cosa era successo?
A metà giugno dell’anno 2000, venivano a scadenza i BTP
che aveva acquistato precedentemente e che erano oltre che i risparmi
anche i proventi di un appartamentino che aveva venduto negli anni precedenti.
 
Prima della scadenza, alcuni giorni prima si era recato presso la sua banca,
dove aveva rapporti da più di 40 anni per decidere come reinvestire la somma
in scadenza(240 milioni di vecchie lire) e lamentandosi del diminuito rendimento
delle nuove emissioni, si vedeva subito proporre da parte del "consigliori finanziario"
qualcosa di più sastanzioso, una obbligazione che in 6 mesi avrebbe reso ben il 16,8%.
(penso che in internet si può ancora trovare qualcosa relativo all’emissione di allora)
 
Ai dubbi espressi dal risparmiatore il nostro consigliori provvedeva ad elencare
le enormi virtù di questa nuova società telefonica che secondo lui era più solida dello
stato, per cui il nostro "amico" non si è limitato a fargli sottoscrivere soltanto qualche
decina di milioni, ma l’intera somma, considerate le enormi provviggioni  che avrebbe percepito  e con cui venivano
compensati dalle banche erogatrici del prestito obbligazionario subordinato accordato
alla Tiscali, rischio che veniva cosi scaricato sulle spalle spesso di ignari Risparmiatori.
 
Per farla breve, dopo avere firmato tutte le scartoffie del caso, il  consigliori
finanziario bancario raccomandava al cliente di presentarsi presso la banca prima
di Natale per riscuotere "i frutti di tale investimento", cosa che puntualmente il nostro amico
ha fatto.
 
Ma allorquando si è presentato, prima di Natale, allo sportello ha notato subito che tra gli impiegati
della banca quel giorno non c’era il signore con cui aveva parlato a giugno e chiedendo
di lui, un altro impiegato lo informava che ERA STATO TRASFERITO IN ALTRA SEDE
e che proprio lui aveva preso il suo posto ed era li per "in che cosa posso esserLe utile?".
 
Impietrito apprendeva che non vi erano "frutti da ritirare" , ma ahimè il suo investimento
che doveva dare una cedola sostanziosa, purtroppo aveva sfondato il "livello soglia o barriera" e si era
trasformato da obbligazioni in azioni e purtroppo il titolo Tiscali era stato colpito da uina
ondata di vendita che aveva quasi azzerato l’investimento, per cui fatti due conti, il nostro amico
era stato depauperato dell’oltre il 90% dei suoi RISPARMI.
 
Perchè questa mia esondazione anche oggi? perchè apprendo dal sole 24 ore di oggi
domenica 6 dicembre a pagina 27 dall’articolo scritto da Marco Liera , che a distanza di
quasi 10 anni …….IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
 
Si parla dell’emissione convertibile della Banca Popolare di Milano, dove si parla di angherie
subite da vari clienti che  si sono trovati nel loro DOSSIER TITOLI  tali obbligazione che come
è evidenziato nel prospetto informativo, vi è oltre il 68% di probabilità di azzerare il capitale
investito…….
……ora si scopre, continua l’articolo, che nei mesi passati, pur di collocare il bond convertendo,
agli sportelli BPM si sono verificate "varie anomalie": sono state registrate le sottoscrizioni come
se fossero state "effettuate su iniziativa del cliente" e sono stati "forzati" i profili dei clienti per renderli
adeguati  all’operazione di acquisto del titolo in questione.
 
E udite udite…..la CONSOB ha constatato le anomalie ed ha intimato alla BPM di cessare tali pratiche.
 
Che dire ……che le nostre "belle menti politiche, di tutti e due gli schieramenti" nel
frattempo, distruggendo l’Amazzonia per il malloppo di carte da firmare ci hanno
rifilato la MIFID …..la più grande truffa a mio modesto parere legalizzata……
 
in altra occasione cercherò di tediarvi ancora,  raccontandovi,  in forma leggera, su come avviene, non sempre, ma anche,  "la profilazione del cliente"…….
 
Mi scuso per averla fatta lunga anche questa volta
 
ed invio un caro saluto a tutti
nonno Carpe diem
 
 

Scritto il 7 Dicembre 2009 at 01:40

per ccp 12100. sappi che quando era ancora cardinale, ratzinger parlò x ben 5 volte, quindi 5 ore con AURITI. questo papa sà TUTTO di usura, banche, signoraggio, riserva frazionaria, reddito di cittadinanza. e come uscirne. se solo si decidesse a parlare!!!! lettera aperta ai vescovi di AURITI. di qulache anno fà. lui si muoveva, eccome!! SENZA LA PROPRIETÀ POPOLARE DELLA MONETA È IMPOSSIBILE ATTUARE LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA. di Giacinto Auriti Lettera aperta ai Vescovi parte prima Attualità della Dottrina Sociale della Chiesa, Giacinto Auriti La Dottrina Sociale della Chiesa è sinteticamente ed esaurientemente formulata in cinque parole del Pater Noster: “…dacci oggi il nostro pane quotidiano…”. Qui la parola più importante non è “pane”, ma “nostro” che sta a significare che non bisogna dare solo il pane, ma anche il diritto di pretenderlo, cioè la “proprietà”. Il pane soddisfa il bisogno di mangiare comune a tutti gli esseri viventi. Il diritto di pretendere, che distingue l’uomo dalla bestia, soddisfa il bisogno di giustizia, il bisogno della certezza del diritto e conferisce all’uomo la dignità giuridica di essere “soggetto”, non “oggetto”, di diritto. Sorge a questo punto la domanda: “come è possibile dare all’origine la proprietà del pane a chi non ha il diritto di pretenderla? E’ ovvio che se do il pane a chi non è proprietario il gesto è riconducibile alla categoria dell’ ”elemosina” , non del “ diritto sociale ”. Ecco perché ”De Gasperi, (…) affidando la politica economica ad uomini come Einaudi e La Malfa, prese congedo dalla dottrina sociale della Chiesa. (…) Come è stato giustamente osservato, De Gasperi non si limitò ad una semplice revisione della dottrina sociale della Chiesa (…), fece qualcosa di più definitivo e sotto molti punti di vista stupefacente : la cancellò con un solo tratto di penna (…) Realizzò l’egemonia della Democrazia Cristiana in Italia (…) secondo una linea che si ricollegò (…) più alla prassi degli statisti liberali dell’Italia prefascista che alla tradizione della dottrina sociale cattolica. (cfr. Giuseppe Bedeschi., Le ideologie politiche in Italia dalla Costituente al centrismo, Torino, 2003, p. 27). La verità è che la dottrina sociale della Chiesa non poteva essere realizzata perché mancava la parte relativa al sistema monetario : la scoperta del valore indotto per la proprietà popolare della moneta. La moneta era ancora concepita come titolo di credito rappresentativo della riserva di proprietà della banca. Con la fine degli accordi di Bretton Woods abbiamo avuto la conferma storica, oltre a quella scientifica (cfr. Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario, Edigrafital, Teramo, 1993, p. 41 e ss.), che la riserva non serve. Una volta dimostrato che il valore monetario è causato non da chi emette, ma da chi accetta la moneta per convenzione sociale, ne va attribuita gratuitamente la proprietà, a titolo originario al portatore come reddito di cittadinanza, perché è lui stesso che, accettandola, ne crea il valore, senza alcun costo. Ecco perché la moneta, all’atto dell’emissione, deve essere accreditata (e non addebitata) alla collettività nazionale. In tal modo può essere realizzata la dottrina sociale della Chiesa solo con la giustizia monetaria che consente ad ognuno di comprare con la sua moneta il suo pane. Con la proprietà popolare della moneta si può creare finalmente la convergenza di forze politiche finora contrapposte ed incompatibili. Le sinistre la devono accettare perché – avendo la moneta un potere d’acquisto pari alla totalità dei beni reali misurati o misurabili nel valore – realizza concretamente e senza debito, la “proprietà di popolo” anche dei beni reali. Le destre la devono accettare come “socializzazione della moneta” cioè come bene perseguito non con la formula del mero godimento economico (in conformità delle tesi del nichilismo giuridico della lotta di classe) ma come diritto della persona con contenuto patrimoniale. I liberali la devono accettare in quanto si realizza il disposto del 2° co. dell’art. 42 della Costituzione che dispone l’accesso alla proprietà per tutti e potenzia l’economia di mercato. Infatti con questo progetto, per finanziare i produttori, si “finanziano” i consumatori che è l’unico modo per promuovere secondo giustizia l’economia di mercato. I cattolici la devono accettare perché altrimenti la dottrina sociale della Chiesa viene relegata nella soffitta delle utopie dimenticate. Si dà infatti, ad ognuno, non l’elemosina, ma il suo denaro per comprare il suo pane in piena dignità giuridica. Si realizza così la società organica della democrazia integrale in cui il popolo non ha solo la sovranità politica, ma anche quella monetaria. (cfr. G. Auriti, Il Paese dell’Utopia, la risposta alle cinque domande di Ezra Pound, Tabula fati, Chieti 2002, p. 39 e ss.). L’unica condizione perché questo progetto si realizzi è che gli operatori non facciano parte della categoria, storicamente nefasta, dei camerieri dei banchieri. Lettera aperta ai Vescovi parte seconda Con la scoperta del valore indotto come misura del valore e valore della misura, si è finalmente scoperta la verità monetaria. Poiché la proprietà della moneta deve essere di chi ne crea il valore e non di chi ne fa il simbolo, la moneta deve nascere, a titolo originario, di proprietà di chi l’accetta, e non di chi la emette. Da ciò consegue che, all’atto dell’emissione, la moneta va accreditata come reddito di cittadinanza e non addebitata come attualmente avviene.. Quando la banca centrale emette la moneta prestandola, poiché prestare è prerogativa del proprietario, trasforma la collettività da proprietaria in debitrice del proprio denaro. Ecco perché la c.d. moneta nominale è diventata corpo del reato di truffa di dimensioni planetarie. Mancando la consapevolezza che la moneta è gravata dall’equivalente “debito da signoraggio” (analogo all’ipoteca che grava sugli immobili) il cittadino si illude di disporre della proprietà della sua moneta perché quando la spende trasferisce anche l’equivalente debito non dovuto e, quando l’incassa, acquista anche il medesimo, equivalente debito causato dalla truffa professionalmente realizzata dalle banche centrali. Dilaga così il malessere sociale dell’insolvenza ineluttabile per debiti non dovuti, che può essere eliminata solo sostituendo alla moneta nominale, debito del portatore, la moneta di valore indotto, proprietà del portatore. In questo sistema è impossibile attuare il messaggio del Pater noster: “…dacci oggi il nostro pane quotidiano”, mentre l’unico realmente operante è quello del Deuteronomio: “…Presta al povero…”. Il povero infatti diventa tale perché trasformato da proprietario in debitore del proprio denaro. Ciò spiega anche la differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento, e cioè tra ebraismo e cristianesimo, ossia tra “prestare” e “dare”. Poiché la moneta, come misura del valore e valore della misura, ha un potere d’acquisto pari a tutti i beni economici che si possono acquistare, ne duplica specularmente il valore. Il portatore della moneta può comprare, a libera scelta, i beni offerti sul mercato, a condizione che gli sia assegnato, secondo giustizia, all’atto dell’emissione, la sua quota di reddito monetario di cittadinanza, a titolo di “proprietà” e non di “debito”. Per dare ad ognuno la proprietà del “suo” pane occorre dargli la proprietà della “sua” moneta per comprarlo. Oggi le banche, prestando all’atto dell’emissione la moneta di costo nullo e senza riserva, sono in grado di elargire, a costo nullo, prestiti illimitati e/o pretenderne la restituzione. Oggi le banche sono le “chiese di Satana” e le banche centrali le relative “cattedrali”, perché si spaccia per valore monetario, l’elemosina concessa in prestito dal truffatore al truffato. Senza la proprietà popolare della moneta la Dottrina Sociale della Chiesa non è attuabile. E
cco perché Satana si è appropriato della moneta e si è storicamente realizzata una tradizione satanica che ha trasformato i popoli da proprietari in debitori da signoraggio del proprio denaro, vittime di una truffa mostruosamente immane. San Francesco l’aveva capito. Ecco perché consentì ai padri questuanti di accettare solo l’obolo di beni reali e vietò di accettare la moneta-elemosina di Satana. Per sconfiggere Satana e dare attuazione alla Dottrina Sociale della Chiesa si deve fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta come fondamentale ed universale atto di giustizia. DORF

utente anonimo
Scritto il 7 Dicembre 2009 at 02:38

Dorf hai ragione e’ proprio un mondo di satanassi nessuno ti conosce piu’ se non hai la moneta persino il ricovero non sa che farsene delle garanzie di beni reali  anche i religiosi  ti chiedono la moneta di satana  insomma senza satana non vai da nessuna parte.Belle robe, ciao Lucifero.

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