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GRECIA: LA SANTABARBARA STA PER ESPLODERE!
I fantasmi che vagavano nei saloni del trattato di Versailles stanno reclamando la loro memoria mentre in Europa un manipolo di tecnocrati i cui armadi sono pieni di scheletri sembra stiano giocando con il fuoco…
(ASCA-AFP) – Atene, 15 feb – Molti paesi dell’area euro ”non ci vogliono”. Lo ha detto il ministro greco delle finanze Evangelos Venizelos spiegando che sta tentando di ”convincere” i partner della moneta unica che la Grecia puo’ ”riuscire” a restare nell’euro.
”Bisogna dire la verita’ al popolo greco – ha detto – e cioe’ che molti paesi dell’area euro non ci vogliono piu’. E bisogna convincerli che la Grecia puo’ riscire a restare per le prossime generazioni, per i nostri figli”.
”Il Paese si trova sul filo del rasoio” ha aggiunto riferendosi ai negoziati in corso per il nuovo piano di aiuti internazionale, mettendo in guardia tutti quelli che ”giocano con il fuoco all’esterno come all’interno del Paese, alcuni con le torce, altri con i fiammiferi. In tutti i casi il pericolo e’ grande”.
I politici e tecnocratici tedeschi hanno la memoria molto corta soprattutto dopo aver lasciato passare invano ormai due anni con il classico cerino in mano…
«Vogliamo fare di tutto per aiutare la Grecia a uscire dalla crisi. Quel che vediamo in questi giorni è molto meno di quello che potrebbe succederle se i tentativi di tenerla nell’area euro dovessero fallire» ha avvertito ieri il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble. «Tuttavia oggi siamo molto meglio preparati ad affrontare un eventuale crollo rispetto a due anni fa». Niente concessioni ma un diktat esplicito. Neanche Olli Rehn, il commissario Ue competente, è disposto a demordere dalla linea dura: «Conosco la situazione in cui vivono i greci. Sfortunatamente hanno vissuto per troppo tempo sopra i loro mezzi». di Adriana Cerretelli – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/NV07E
La Bundesbank non e’ disposta a concedere alla Grecia un taglio del debito nei suoi confronti. Lo annuncia in un’intervista al quotidiano economico ‘Handelsblatt’ il presidente della Buba, Jens Weidmann, secondo il quale ‘le banche di emissione non possono regalare il patrimonio loro affidato’. Per il manager ‘il punto decisivo e’ che a noi non e’ consentito rinunciare alle esigenze nei confronti di uno Stato. Cio’ costituirebbe una forma di finanziamento monetario di Stato’. Weidmann esprime anche forti dubbi sulla possibilita’ di attuazione delle riforme in Grecia, precisando che ‘quanto deciso finora rappresenta un passo importante, ma decisiva alla fine e’ l’applicazione delle misure e per arrivarci e’ necessaria un’amministrazione che le applichi ed una popolazione che le sostenga’.Repubblica
Come abbiamo visto in molti dimenticano la storia e Mauro Bottarelli sul .SUSSIDIARIO ci ricorda che…
(…) Ho letto con un brivido il commento del lettore Martin Moeller alle toccanti parole di Dimitri Deliolanes, riguardo la situazione greca e le responsabilità europee. Non entro di nuovo nella questione, ma al netto del proverbiale rigore tedesco (molto affievolito, in verità, quando si tratta di ricattare Atene, vincolando gli aiuti alle commesse di armi per l’esercito), ricordo a Moeller che nel 1953 l’Accordo sul debito di Londra vide Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia e Grecia garantire a Konrad Adenauer un bell’haircut del 50% su tutto il debito tedesco, pari al 70% di sollievo sulle scadenze più a breve. Inoltre, ci fu una moratoria di 5 anni sul pagamento degli interessi. Questo garantì alla Germania di ricostruire la sua economia dopo la guerra (da essa stessa scatenata) ed evitare di finire del tutto sotto il giogo sovietico: non fu indolore la scelta, visto che la Gran Bretagna dovette presentarsi a Washington con il capello in mano per ottenere prestiti e la stessa Grecia, oggi tanto vituperata, rinunciò alle compensazioni di guerra che le spettavano.
Tutto questo avvenne nei confronti di una nazione che non aveva truccato i conti, fatto uno swap un po’ birichino e permesso ai suoi cittadini di vivere al di sopra di standard sostenibili dal welfare, ma che aveva portato morte e distruzione in Europa, con il corollario di 6 milioni di ebrei sterminati in nome dell’ideologia di uno psicopatico austriaco che i tedeschi avevano scelto come loro leader. Caro Moeller, va bene la legge della responsabilità e del “chi rompe paga”, ma se nel 1953 fossero stati duri verso il suo Paese un decimo di come lei lo è oggi con la Grecia, probabilmente parlerebbe russo.
Affascina osservare che qualcuno crede di minacciare la libertà e la democrazia del popolo greco rinviando gli aiuti a dopo le elezioni di aprile!
Una cosa è certa la Grecia è fallita ma dopo aver seminato in mezza Europa credito subprime e fobie iperinflattive, dopo aver cercato di barattare un pugno di mosche per due sottomarini tedeschi, francamente la misura è stata abbondantemente superata senza dimenticare le enormi responsabilità del popolo greco e dei suoi criminali politici.
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Una nota sulle osservazioni “storiche” di Bottarelli. Il fatto che le potenze occidentali abbiano deciso di “aiutare” Adenauer a fare quello che a loro serviva (cioè riarmare la Germania sotto stretto controllo NATO) non è stato dovuto a generosità: è stato solo conseguenza della decisione anglo-americana di difendere la ripartizione dell’Europa “concordata” a Yalta / Potsdam. Nessuno, a Londra, Parigi o Washington, ha mai pensato di lasciare all’Unione Sovietica le zone di controllo occidentale della Germania (che loro – i vincitori – avevano diviso). Anzi: quando Stalin propose la riunificazione tedesca nel quadro di una “neutralizzazione” della Germania, il “cancelliere degli alleati” (per riprendere la definizione di Adenauer data, al Bundestag, dal leader socialdemocratico Schumacher, che ben sapeva di cosa stesse parlando) fece esattamente ciò che gli chiedevano i suoi “santi patroni” occidentali: rifiutò recisamente. Il trattato di Londra sulle riparazioni tedesche va visto in quest’ottica: Washington voleva una Germania in grado di contribuire attivamente alla difesa degli interessi occidentali in Europa. Non era assolutamente una questione di generosità. Un paragone con la problematica greca è quindi, diciamo cosí, poco pertinente. Se vogliamo parlare di Storia cerchiamo di restare onesti – e di non dire sciocchezze.
Va bene, non era generosità.
Ma ha permesso ai tedeschi di continuare a vivere con dignità, dopo che loro stessi avevano messo a ferro e fuoco più di mezza Europa e qualcosa di più.
La stessa dignità che qualcuno vorrebbe garantire anche ai greci, che hanno molto meno colpe dei tedeschi di allora. Ma che forse hanno la colpa di non contar nulla e di non essere così “strategici” come i post-nazisti.
Schwefelwolf ma tu veramente pensi che la proposta di stalin era volta ad aiutare il popolo tedesco?e la befana viene il 7 gennaio?e chiaro che ognuno aveva i suoi interessi ma col senno del poi la germania con le scelte “americane”non mi sembra ci abbia rimesso,nel
caso russo non penso che oggi la germania starebbe nelle condizioni in cui e’,e questo anche grazie ai piigs,non lo dimentichiamo,che hanno pagato una grossa fetta della riunificazione,non lo dimentichiamo…..ma gia’ la memoria dei tedeschi e’ sempre stata labile,altrimenti non avrebbero scatenato e perso due guerre…….e non e’ detto che anche questa terza,commerciale non gli si ritorca contro,i presupposti ci sono.
Troppo generosi sono stati lo zio Sam e la zia perfida Albione nei confronti della Crande Germania.
T’è capiì ? Wolf 😆
i tedeschi ? gente che vuole imporsi sempre e solo con la forza e la violenza sugli altri.
Barbari del ..azzo 8)
ci hanno scippato anche SouthStreem si si
Ma vedremo come andrà alla fine.
Alla BCE c’è un italiano e non un crucco, e per giunta amico degli Inglesi e Americani più che dei Crucchi. 😆
io mi scavo la tomba come hanno fatto a Cefalonia i miei connazionali. 😈
T’è capì Wolf ? 😀
La proposta di Stalin era volta a scardinare il progetto americano in Europa e la riunificazione tedesca era un prezzo che Stalin era disposto a pagare. Con una Germania riunita e demilitarizzata in Centro Europa la posizione americana sarebbe stata certamente molto meno forte – a vantaggio delle vecchie potenze europee (Russia in primis). La posizione di Stalin era pertanto primariamente finalizzata ad arginare il progetto roosveltiano del “one world”, dell’impero (USA) senza confini. Lo “zio Joe” non era certo “Babbo Natale” – come non lo erano però neanche i nostri “liberatori”.
Hanno vinto, ovviamente, i nostri “liberatori”, che dopo la Germania si sono mangiati anche gli imperi coloniali inglesi e francesi. Sempre, naturalmente, per generoso amore della democrazia. Pax americana, appunto.
Non condivido l’idea della “dignità” lasciata ai tedeschi. Al contrario: dopo la guerra i tedeschi sono stati sottoposti ad un ferreo programma di “re-education”, sono stati costretti a rinunciare alla propria Storia ed alla propria identità nazionale. Si sono visti imporre una “Costituzione” made in USA (con qualche “correzione” francese). Si sono visti prescrivere un’obbligo di approvazione su quasi tutte le proprie decisioni interne (dalla fondazione di partiti alla pubblicazione di giornali). Lo “statuto d’occupazione” – ufficialmente terminato (ma non poi del tutto) con il Trattato “4+2” del settembre 1990 – ha de factu e da jure condizionato la vita tedesca fino ai giorni nostri. Questa sarebbe – a tuo avviso – una vita dignitosa?
I tedeschi hanno fatto buon viso a cattivo gioco, e si sono buttati sull’economia e sulla produzione. Stanno bene e possono bere tutta la birra che vogliono. Ma non sono liberi di decidere del proprio destino. E questo, a mio avviso, non è un bel modo di vivere – anche se favorisce i sonni tranquilli del resto d’Europa (peraltro facilmente turbati nel momento i cui questi cattivi tedeschi osano rifiutarsi di pagare troppi conti altrui).
Per quanto concerne l’origine delle due guerre mondiali – ed in particolare della prima – consiglierei di leggere il libro di Keynes “Sulle conseguenze economiche del trattato di pace” (di Versailles del 1919). E Keynes non era tedesco.
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I primi passi dell’unione europea sono stati fatti da chi aveva negli occhi la enorme devastazione di due guerre mondiali, la pace fatta tra Francia e Germania e la ricostruzione effetto del sostegno americano con il piano Marshall ha convinto i politici più accorti che poteva esistere un’area economica di maggior peso nei confronti del resto del mondo ( che allora erano solo gli USA ).
A distanza di cinquanta anni lo scenario è cambiato, l’apertura dei mercati mondiali ha fatto pensare a qualcuno che poteva mantenere un mercato ampio locale esteso all’Europa e nello stesso tempo competere autonomamente nel resto del mondo.
La CE ha tenuto conto all’inizio delle differenze di sviluppo tra le varie aree e ha stabilito dei fondi di solidarietà per facilitare una maggiore uniformità.
Le aree più sviluppate si facevano quindi carico di aiutare quelle in difficoltà, ed era comunque loro interesse perché ad un maggior reddito prodotto corrispondeva una maggiore domanda di beni e servizi evoluti.
Col tempo la gestione della comunità è diventata sempre più una macchina complessa e lontana dagli ideali. La introduzione dell’euro e l’allargamento dei paesi membri non ha fatto che irrigidire le scelte.
Dal trattato di Maastricht non si parla più di aiuti, ma di sanzioni a chi esce dal patto di stabilità, non interessa di fornire le condizioni perché un paese cresca ma solo perché non abbia debito eccessivo, mantenendo così sempre di più la situazione esistente.
Sarà pure che la Grecia ha truccato i conti ( ma qualcuno ha controllato o avevano tutti interesse a far finta che tutto andasse bene?) e deve rendere conto dei propri debiti, ma ci stiamo comportando come il creditore che non ha pietà.
Viviamo in una europa dei popoli che stanno assieme per aiutarsi o siamo in mano ad avidi personaggi che pensano solo al tornaconto immediato?
Nessuno ha il coraggio di reagire perché hanno creato la categoria PIIGS per tenerli sotto ricatto: il primo che alza la testa gli alziamo lo spread.
Dopo la Grecia toccherà al Portogallo e poi …
Allo stato dei fatti forse è troppo tardi, ma l’unica soluzione che vedo è che gli stati deboli si aiutino a vicenda contro i forti! Se andiamo avanti così saranno fatti fuori uno ad uno, è solo questione di tempo.