Mentre in Italia il problema principale da settimane rimane il comune di Roma, noi continuiamo ad occuparci dell’America e dei semi nascosti della prossima crisi.
Tempo fa, come alcuni di Voi ricordano, per errore uscirono sul sito della Fed le previsioni economiche per i prossimi anni, tra cui il costante declino del Pil reale atteso nei prossimi anni. Inutile dire che si tratta pur sempre di pura astrologia-
Inutile dire che le previsioni per il Fed Funds rate e i rendimenti dei Treasuries a 10 anni ci fanno sorridere, ma per il momento fermiamoci qui, visto che si incomincia a parlare di tassi negativi…
La scorsa settimana il governatore della Federal Reserve di New York William Dudley, ha detto che …
Un incremento “ancora possibile” anche durante la riunione di fine ottobre, ha spiegato durante un’intervista all’emittente televisiva Cnbc. Il governatore si è comunque mostrato cauto e, pur sottolineando che “non bisogna dare troppo peso a dati sul lavoro come quelli di settembre”, ha precisato che “un indebolimento dei mercati emergenti potrebbe pesare sull’economia americana” e, quindi, incidere sulle scelte di politica monetaria della Fed. Dudley, inoltre, si è detto “non sorpreso” dalla maggiore volatilità dei mercati man mano che l’aumento del corso del denaro si avvicina. Parlando in via teorica, Dudley ha spiegato che, se ci fosse una brusca frenata dell’economia, “la Fed avrebbe la possibilità di ricorrere a tassi negativi come forma di stimolo”. America 24
L’opzione tassi negativi è stata più volte rifiutata durante la Grande Recessione, ma ora anche tra la Fed questa opzione incomincia a prendere consistenza, visto che secondo Dudley alcune esperienze in Europa suggeriscono che i costi di una tale scelta non dovrebbero superare i benefici.
La scorsa settimana Bernanke ha sostenuto che la paura era quella di uno sviluppo negativo sui mercati monetari, fondi pensione e assicurazioni e che secondo alcuni studi i benefici non erano importanti.
In Europa la BCE, le banche centrali di Svezia, Danimarca e Svizzera hanno già ricorso a tassi negativi.
Ora fate attenzione perchè si tratta di un argomento del quale abbiamo già parlato in questa occasione…
Ma facciamo prima un salto in Michigan intanto dateci un’occhiata perchè l’argomento sta prendendo corpo nelle sedi istituzionali, immaginatevi cosa potrebbe significare per il reddito fisso…
Qui puù che altro si tratta di fantafinanza ma questa è l’idea del professor Kimball dell’università del Michigan…
Qui invece avete una sintesi di quelli che potrebbero, sottolineo potrebbero essere vincenti e perdenti di una simile mossa , sintesi che proviene dall’esperienza svizzera…
Ovviamente siccome nelle finanza e soprattutto nelle banche centrali hanno tutti tante idee ma ben confuse mentre in America si incomincia a parlare di tassi negativi in Europa, dopo per la prima volta si sono sperimentati…
Draghi: i Paesi ad alto debito stiano attenti a possibili rialzi dei tassi
Possibili rialzi dei tassi? Vaste programme direbbe il generale de Gaulle
Draghi: «L’inflazione al 2%? Ci vuole più tempo del previsto»
…siamo soddisfatti del QE, ha perfino superato le nostre aspettative iniziali, ma ci vorrà più del previsto affinché l’inflazione raggiunga livelli che sono vicini al 2%”.
Draghi ha detto che il QE potrebbe cambiare, nuove soluzioni stanno cercando, ovviamente sempre che la prossima Pasqua non sia alta come lo scorso anno, ci mancherebbe.
Preoccuparsi di un possibile rialzo dei tassi quando ci vuole più tempo del previsto per raggiungere un obiettivo di inflazione che viene ogni anno, sistematicamente spostato in la nel tempo da ormai cinque anni?
Qui sotto avete la dinamica della velocità di circolazione della moneta, fondamentale per stimolare l’inflazione…
Thanks to
Chissà forse un giorno anche Mario Draghi arriverà a comprendere che il quantitative easing è essenzialmente deflazionistico, in quanto favorisce l’accumulo di capitale piuttosto che il suo investimento, distorce la giusta allocazione del capitale stesso favorendo la speculazione, restringe i margini di interesse della banche, e tiene in vita aziende fallite che a loro volta falsano la concorrenza.
Nel frattempo ulteriori conferme continuano ad arrivare mentre i mercati si apprestano a celebrare il terzo rimbalzo del gatto morto delle materie prime…
I prezzi all’importazione negli Stati Uniti sono calati in settembre per il terzo mese consecutivo, segno che il dollaro forte e una crescita ancora debole all’estero generano pressioni al ribasso sull’inflazione. Stando a quanto reso noto dal dipartimento del Lavoro americano, i prezzi all’importazione sono scesi dello 0,1%. Gli analisti attendevano un ribasso dello 0,5%. Su base annuale, i prezzi sono in calo del 10,7% rispetto a settembre 2014. Il dato annuale è in calo da 14 mesi di fila. A incidere sul ribasso è stato in particolare il calo dei prezzi di generi alimentari, beni capitali e forniture industriali diverse dal carburante.(…) Da segnalare che i prezzi delle esportazioni sono calati dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 7,4% da settembre 2014, il ribasso maggiore da luglio 2009.
Loro i governatori hanno il compito di infondere fiducia non importa la realtà, noi invece quello di raccontarvi la realtà.
La realtà è che il debito è un’ipoteca futura sulla crescita senza via di uscita e il debito a livello globale è aumentato di oltre il 47 % da quando la ripresa è iniziata, si da quando la ripresa è iniziata.
Per restare in tema, come direbbe Carmen Reinhart, oggi la grande domanda è: dove si nascondono i debiti delle economie emergenti?
In sintesi, anche se i debiti delle economie emergenti sembrano piuttosto moderati confrontandoli con i dati storici, è probabile che siano stati sottostimati, forse di un ampio margine. Se così fosse, l’attuale inversione di tendenza dei flussi di capitale nelle economie emergenti potrebbe essere più ampia di quanto si pensi generalmente, e abbastanza ampia da scatenare una crisi. In questo scenario, è più che mai importante tenere traccia degli opachi vincoli finanziari in continua evoluzione.
Di bene in meglio, avanti di questo passo diventeranno inefficaci anche i tassi negativi, solo la ristrutturazione e il fallimento potranno cancellare l’enorme massa di debito che opprime l’economia mondiale.
Pessimisti? No come sempre, ottimisti ben informati!
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la moneta di riserva mondiale NON può avere tassi negativi e neppure può essere solo elettronica. Non dovrebbe essere difficile capire il perchè. Sarebbe comunque divertente vedere come verrebbero pagate 1) le mazzette che girano per il pianeta e i maggiori corruttori sono sempre i più grandi 2) i flussi di denaro necessari a sostenere le operazioni coperte della CIA i quali non devono apparire in nessuna forma tracciabile 3) le centinaia di miliardi del giro del traffico di armi i cui maggiori beneficiari sono le industrie americane 4) i flussi anch’essi nell’ordine delle centinaia di miliardi del traffico di droga i cui beneficiari maggiori oltre ai vari cartelli sono le banche nord americane campioni del mondo dell’arte del riciclo. Non è difficile poi immaginare come reagirebbero i detentori di capitali in dollari extra USA ovvero che fine farebbero le decine di trilioni di eurodollari. Neppure è difficile immaginare come reagirebbero tutti i paesi che sono stati costretti sinora a usare il dollaro come moneta per il saldo delle partite commerciali. Nel frattempo sia la Cina che la Russia sono prossimead attivare un loro circuito SWIFT. Lo stock in finanza non conta (almeno nel breve) contano i flussi. Avere la moneta di riserva è un privilegio esorbitante ma se ne abusi alla fine della strada c’è l’iperinflazione da rigetto della moneta stessa. La strada è stretta e lo sanno benissimo. Ne scrive da tempo anche Bagnai, il dollaro come moneta di riserva ha iniziato da tempo il suo declino. Beware.