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A PROPOSITO DI MICROCREDITO!
Ho scritto recentemente un pezzo dal titolo gli GLI SCIACALLI DEL MICROCREDITO cercando di condividere alcuni pensieri in relazione alle recenti accuse rivolte al padre del microcredito moderno, Mohammad Yunus.
Leonardo Becchetti, sul blog di Repubblica, la FELICITA'SOSTENIBILE fa un'analisi condivisibile di quanto è accaduto negli ultimi mesi.
" Una serie di disgrazie sembrano abbattersi su colui che è considerato il fondatore del microcredito moderno, Mohammad Yunus, premio nobel per la pace del 2006. Il problema vero è che invece di studiare pregi e limiti delle migliaia di esperienze di microcredito in giro per il mondo si cercano scorciatoie e facili semplificazioni per rispondere sì o no ad una tesi sul presunto ruolo del microcredito come soluzione a tutti i mali dell’umanità.
La Banca Centrale del paese ha chiesto a Yunus di abbandonare la carica di direttore esecutivo della banca perché secondo la legge del paese non è possibile più essere rieletti dopo i 60. Singolare che se ne siano accorti dopo 10 anni perché Yunus oggi ne ha 70. Torna a galla una vecchia storia di diversione di fondi di cui Yunus sarebbe colpevole avendo spostato le risorse provenienti da una donazione norvegese da una società all’altra del gruppo Grameen per ridurre il carico fiscale sulla donazione. Le disavventure di Yunus sono iniziate quando lo stesso ha deciso di entrare in politica per fondare un suo partito e concorrere alla carica di premier. Anche se poi ha desistito questo ha aumentato sensibilmente l’avversione nei suoi confronti da parte degli avversari politici.
L’esperienza di Yunus è la più nota e pubblicizzata ma ci sono molte altre realtà, penso alla Brac proprio in Bangladesh, che hanno la stessa dimensione e una storia di durata simile.
L’approccio di Yunus (che, ripeto, non ha inventato e praticato solo lui) ha tracciato un solco importante sviluppando forme e possibilità di accesso al credito per chi era povero e sprovvisto di garanzie patrimoniali.(…) Negli ultimi anni Yunus ha cercato di costruire joint-ventures con grandi imprese profit con l’obiettivo di produrre beni di largo consumo per la popolazione per alleviare la povertà (il caso Danone). Ho sempre pensato si trattasse di un abbraccio pieno di insidie in quanto c’era e c’è il rischio che le grandi aziende transnazionali utilizzino Yunus per fare greenwashing. Yunus ha pensato in questo modo di aver inventato l’impresa sociale ignorando in questo modo la storia e la tradizione dell’impresa sociale e cooperativa in Italia ed in Europa. Lì mi è sinceramente parso sopra le righe.
Andrea: A dire il vero Yunus esprime solo una sua idea di impresa sociale, confrontandola con la cooperazione, le aziende no-profit e quelle socialmente responsabili.
Nel suo libro a proposito della cooperazione sostiene che …“(…)se cadono nelle mani sbagliate, le cooperative possono anche diventare uno strumento di penetrazione nell’economia che consente guadagni a singoli individui o a gruppi ristretti invece che portare beneficio all’insieme della società. Quando una cooperativa perde di vista le originarie motivazioni sociali si trasforma in pratica in un’azienda orientata alla massimizzazione del profitto, proprio come tutte le altre”.
Il che non significa affatto che il movimento cooperativo non sia il precursore dell'impresa sociale, le deviazioni tipiche di ogni sistema, non possono cancellare la bontà del progetto.
Proseguendo credo che nel successivo passaggio Leonardo abbia ragione.
Al di là degli indubbi meriti (e limiti) di Yunus credo che l’errore in Italia e in altri paesi sia quello di idolatrare la Grameen e di identificarla con il microcredito.
Ad oggi esistono circa 3.000 istituzioni di microcredito in tutti i continenti che servono più di 150 milioni di non bancabili. La microfinanza è un intero settore che fornisce servizi finanziari (assicurazione, credito, liquidità) ai non bancabili in tutto il mondo. Chi fa analisi d’impatto in questo ambito sa bene che ci sono esiti buoni ed esiti meno buoni. Chi giudica il microcredito sulla base del presunto scandalo di questa o di quella organizzazione fa come quel marziano sbarcato sulla terra che conclude che le banche non possono funzionare perché è scoppiato un presunto scandalo in una delle tante banche del mondo. Oppure come quel tale che dice che è dannoso respirare perché in un certo ambiente l’aria è viziata. Certo che la reputazione della Grameen contribuisce spiega per grandissima parte quella del microcredito per i non addetti ai lavori ma è proprio questo il problema.
(…) La verità è che esistono organizzazioni ben gestite che lavorano nell’interesse dei clienti ed altre che cercano di trarne il massimo profitto possibile praticando tassi molto elevati e comportandosi in modo molto simile agli strozzini. Uno dei problemi principali che sconta il microcredito, come ho avuto modo di scrivere anche in uno dei blog precedenti, è proprio il suo essere “parola-mito in libertà”, ovvero un “titolo” avvolto da un’aura positiva di cui tutti si possono fregiare senza alcuna verifica dei criteri che utilizzano per concedere i prestiti. Una delle questioni più importanti di cui si discute di più nel settore è proprio quella di creare sistemi di rating sociale in modo tale da aiutare a distinguere meglio i vari tipi di organizzazioni e il modo in cui esse operano.
Una mossa nella direzione della chiarezza e della trasparenza che servirebbe a separare la realtà dal mito.
Si, dobbiamo tutti imparare a separare il mito dalla realtà!
Si dobbiamo
Il mito di Aladino
I valori della solidarietà nella miseria, del sacrificio nella lotta, del coraggio nella paura non ci sono più.
Aladino ha una lampada nuova con milioni di geni e tentazioni inifinite: la ricerca dell’Eden può seppelire la specie.
In questa corsa inifinita, la sola salvezza è rimasta il senso del limite.
(Giap, un poeta bolognese
http://www.imiti.info/poesie-sui-miti/)
"Sospesi… tra mito e realtà…"
Vale64