PANICO A WALL STREET!

Scritto il alle 14:00 da icebergfinanza

 

Non più tardi di un mese fa in piena euforia natalizia…

L’America corre, Pil a +5%: record dal 2003

Usa: Pil +5% nel terzo trimestre Brindano le Borse

Usa, la ripresa accelera: Pil +5% nel terzo trimestre

Il Pil è in volo (+5%) Così l’America dà l’addio alla crisi …

… e via dicendo, un’escalation su chi le sparava più grasse sino a quando qualche giorno fa Obama, ha dichiarato ufficialmente che la crisi è finita!

Poi all’improvviso il Pil scende ben oltre le espettative e si dimezza tornando alla sua dimensione reale ovvero 2,6% nell’ultimo trimestre, vicino alla media degli ultimi quattro anni, ovvero il new normal, quel 2 % che ci accompagnerà ancora per molti anni.

Una spettacolare analisi della Fed di San Francisco, da sempre la nostra fucina preferita di piccole perle, dichiara il persistente sovraottimismo a proposito della crescita economica negli ultimi anni da parte della Federal Reserve.

Non che si tratti di una novità per noi, infatti le previsioni in campo economico e i loro risultati riescono a far apparire seria anche l’astrologia come diceva il buon J.K.Galbraith, ma vederlo scritto da loro acquista una luce particolare Persistent Overoptimism about Economic Growth.

SEP central tendency midpoint forecasts: 2011–13

“(…) Le possibili spiegazioni per questo fallimento comprendono i mancati segnali di avvertimento circa l’accumulo di squilibri prima della crisi, una sovrastima dell’efficacia della politica monetaria a seguito di una recessione di bilancio, e la naturale tendenza dei previsori ad estrapolare i dati più recenti.

Sintesi da manuale non servirebbe aggiungere nulla, tranne che i banchieri centrali e i loro maghi merlino, non hanno ancora capito nulla di questa crisi o stanno disperatamente cercando di infondere fiducia sulla base della liquidità che come abbiamo visto non serve a nulla, perchè questa non è una crisi di liquidità ma di fiducia e soprattutto una debt deflation.

In un pollaio come i mercati, disperatamente ogni giorno servono buone notizie, non la realtà e le volpi ci sanno fare, forniscono il mangime delle illusioni.

I dati usciti oggi, demoliscono una volta per tutte le balle spaziali che in questi ultimi mesi sono uscite sulla crescita americana, ma soprattutto, demoliscono il dato sui consumi dell’ultimo trimestre del 2014 come leggerete in un’intervista in uscita domani su BusinessCommunity.it

A dicembre i consumatori americani hanno tagliato i consumi al passo più rapido dal 2009, comprando meno auto e furgoni e spendendo meno per l’energia, nonostante il deciso ribasso dei prezzi del petrolio. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio, le spese per consumi sono scese dello 0,3%, il primo calo da gennaio 2014, in linea con le previsioni degli analisti. In novembre il dato era cresciuto dello 0,5% (rivisto al ribasso dal +0,6% della prima stima). I redditi personali sono cresciuti dello 0,3%, più del rialzo dello 0,2% atteso dagli analisti. I redditi disponibili reali, che tengono conto di tasse e inflazione, sono aumentati dello 0,5%. Il tasso di risparmio è salito al 4,9%, dal 4,3% di novembre. ( America24)

Venerdì dopo il dato sul Pil …

Cresce la spesa dei consumatori
La spesa dei consumatori americani è l’unico punto luminoso in questo scenario, con i dati che hanno mostrato la crescita della fiducia dei consumatori negli Stati Uniti nel mese gennaio – il suo livello più alto da 11 anni – grazie alle migliori prospettive di lavoro e salario.

Ieri invece… Usa, spesa consumi a dicembre segna calo più marcato da 2009

WASHINGTON, 2 febbraio (Reuters) – La spesa dei consumatori statunitensi ha segnato il calo più marcato dalla fine del 2009 nel mese di dicembre, segnalando come le famiglie abbiano riservato al risparmio il reddito extra derivante dal calo dei prezzi da carburanti che, tuttavia, nei prossimi mesi dovrebbe dare sostegno all’economia.

Dovrebbe, potrebbe, chissà!

I numeri odierni sono già stati conteggiati nella prima stima del Pil Usa relativo al quarto trimestre, che venerdì ha evidenziato un rallentamento della crescita dell’economia americana nei mesi invernali, mentre la spesa per consumi ha segnato l’incremento annuo più marcato dal 2006.

Balle! E domani vedremo il perchè!

Inoltre sempre ieri è uscito il dato relativo all’indice manifatturiero ISM…

In gennaio l’Ism manifatturiero, l’indice che misura la performance del settore manifatturiero negli Stati Uniti, ha continuato a rallentare. L’indice di riferimento redatto dall’Institute for Supply Management è calato a 53,5 punti, dai 55,1 punti di dicembre, e al livello più basso da gennaio 2014. Gli analisti avevano previsto un calo a 54,3 punti. (…)  Guardando alle singole componenti, quella sulla produzione è scesa da 57,7 a 56,5 punti, mentre quella dell’occupazione è calata da 56 a 54,1 punti. La componente relativa ai nuovi ordini è scesa da 57,8 a 52,9 punti, mentre quella dei prezzi è diminuita da 38,5 a 35 punti.

La sintesi ve la faccio io, ovvero esportazioni in rallentamento, importazioni al rialzo e quindi variazione negativa per la prossima bilancia commerciale, prezzi che sentono odore di deflazione, portafoglio ordini in continua contrazione, inventari e magazzini in aumento in quanto i consumi scendono e un generale rallentamento della crescita ovunque.

Ah…dimenticavo, il titolo, panico a Wall Street è solo uno specchietto per le allodole, in realtà le cattive notizie sull’economia reale piacciono agli operatori, sanno che la Fed non ne indovina una e che il QE4 è dietro l’angolo, pronto per il 2016 se non prima.

Come dicono dalle nostre parti, la verità è figlia del tempo, appuntamento a domani!

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30 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 15:21

“il new normal, quel 2 % che ci accompagnerà ancora per molti anni…”

non penso proprio. Una volta terminata la deflagrazione della grande bolla dello shale oil accompagnata dalla bolla sorella delle tar sands e considerando che il picco del petrolio convenzionale è avvenuto nel 2005, mancheranno 3 – 4 milioni di barili / giorno anche solo per avere crescita ZERO. A me pare che anche tu Andrea sia diventato un cornucopista solo di diversa specie. Eppure quello che dovrebbe essere il tuo autore preferito, James figlio di J.K. , questo racconta da un pò di tempo, segno che i pochi che hanno una risposta sono quelli che hanno visto, analizzato e quantificato il rapporto diretto tra crescita e disponibilità di risorse energetiche a basso costo.

Il miracolo americano degli anni 50 e 60 venne costruito sull’autonomia energetica e l’imposizione di un prezzo politico del petrolio da parte della TRC un’agenzia governativa presa poi a modello dall’OPEC …

“…Throughout much of the twentieth century, the price of U.S. petroleum was heavily regulated through production or price controls. In the post World War II era, U.S. oil prices at the wellhead averaged $28.52 per barrel adjusted for inflation to 2010 dollars. In the absence of price controls, the U.S. price would have tracked the world price averaging near $30.54. Over the same post war period, the median for the domestic and the adjusted world price of crude oil was $20.53 in 2010 prices. Adjusted for inflation, from 1947 to 2010 oil prices only exceeded $20.53 per barrel 50 percent of the time…”

Poi un giorno, non furono più autosufficenti, persero il controllo del prezzo a favore di cartello straniero e PUF ! … era il 1973, l’inizio del declino, rintuzzato da dosi massive di debito, ovvero i patrimoni contabili dei partecipanti ai cosidetti mercati, e ora pronto a ripartire in una nuova e ben più rapida e distruttiva fase, lo chiamano crollo.

E un’altro dei tuoi prediletti, il prof. James Hamilton ha ben documentato come TUTTE le recessioni dal 1970 in poi tranne una sono legate a rapidi cambiamenti del prezzo del petrolio.

2% di crescita reale ? quelli sono i tempi che furono !

Kopits, Steven (2014) Presentation at Columbia University
“Oil Demand and Growth: A Supply-Constrained View,”

David J. Murphy and Charles A. S. Hall
College of Environmental Science and Forestry, State University of New York, Syracuse, New York (2011)
“Energy return on investment, peak oil, and the end
of economic growth”

Hamilton, James D. (2013). “Oil Prices, Exhaustible Resources, and Economic Growth,” in Handbook of Energy and Climate Change, pp. 29-57

Hamilton, James D. (2014). “The Changing Face of World Oil Markets” Department of Economics University of California, San Diego

faustino
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 15:52

john_ludd@finanza,

Grazie per i tuoi punti di vista.

icebergfinanza
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 15:59

john_ludd@finanza,

… dedotte le recessioni, depressioni e bolle varie. Il 2 % verrà ricordato come il massimo risultato dei tempi d’oro del 21 secolo, i ruggenti anni…

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 15:59

faustino@finanza,

spero servano a provare a guardare un tantino più in là dei 6 mesi al massimo cui ormai la gente non riesce più ad andare. Ciao.

reragno
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:01

nuovi ordini -3,4% W la locomotiva americana.

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:04

icebergfinanza,

TRUE

si può vivere benissimo (meglio ?) anche senza cambiare telefono ogni anno, ma per tanti rimbambiti totali… sai che delusione… MARKET, GROWTH !

Domandona Andrea… spacco un pò i maroni… o sono ancora nel campo dell’accettabile ? HI !

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:06

reragno@finanzaonline,

Bullish ! QE4 ! Yeah !

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:08

icebergfinanza,

pare che il 10y alemmano sia sotto quello giappano, AH AH AH

chi poteva immaginarlo… chi, chi, chi ?

bullish !

aorlansky60
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:16

…vi fornisco un argomento forse ancora più sinistro degli effetti della caduta dei prezzi del greggio :

ho letto da qualche parte, da uno dei tanti articoli a tema economico che mi sono passati sotto gli occhi recentemente, che ciò che il sistema finanziario mondiale (FED in primis, esempio poi seguito da BoE, BoJ e per ultimo BCE) ha iniziato da alcuni anni (2010) è un gioco praticamente impossibile da fermare e da cui uscire :

il fattore del denaro gratis (tassi zero) unito al fattore dell’immissione di liquidità (Q.E.”a gogo”) richiede via via sempre più immissione in un giro vorticoso inarrestabile, pena un nuovo crollo dell’economia convalescente, nella quale parlare di rialzo dei tassi, anche in misura moderata, è cosa (quasi)impossibile da fare.

Non è questione di “se” ma di “quando” avverrà un CRAK gigantesco, secondo quel redattore.

Anche sull’onda del debito mondiale ulteriormente accresciutosi del +40% rispetto al livello pre-crisi 2008 -stima attuale 160.000 miliardi di US $, cifra spaventosa e incredibile, ma forse l’esatta entità l’uomo ormai non è nemmeno più in grado di controllarla…

da dati altrettanto recenti, sembra che le 5 grandi sorelle americane della finanza – JPMorgan, GoldmanS, BofA, CityB, MorganS – abbiano in pancia a decantare qualcosa come 280.000 miliardi di US $ totali di cartolarizzazioni legate a prodotti DERIVATI, in un vortice ancora più “dangerous” ed inestricabile del primo.

Se si considerano anche tutti gli altri grandi colossi mondiali del credito (inglesi, francesi, tedeschi, svizzeri, etc…) la stima del numero legato ai prodotti derivati sfonda i 600.000(seicentomila) miliardi di US $ alla fine del 2014…

Scrive quel redattore :
“I mercati dei prodotti derivati sono complessi e opachi. Di fatto sono delle scommesse, più che investimenti.
Sono stati architettati modelli informatici di gestione per proteggere le banche dai rischi potenziali, ma questi modelli si basano su supposizioni umane. Quando si produce un evento eccezionale dai connotati prettamente negativi, questi modelli si trovano in un terreno sconosciuto, con conseguenze derivanti sconosciute, facilmente immaginabili al peggio che non è stato possibile prevedere.”

Chi (e cosa) è in grado di fornire un minimo di garanzia a questa ENORME cifra teorica ???

Così come lo faccio io, qualcuno dei big di queste banche ed istituti -tipo FMI- si pone mai questa domanda ???…

icebergfinanza
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:17

john_ludd@finanza,

Delicatezza ci vuole sai che coccolone per i crauti che non possono pià condirli con l’inflazione…

icebergfinanza
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:24

aorlansky60,

Socializzazione delle perdite e privatizzazione dei guadagni…

phitio
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:25

John, stavo appena per scrivere un commento del tuo stesso tenore, non appena letta quella frase del 2% per molti anni a venire… Come al solito riesci a scriverlo meglio ed ad argomentarlo meglio di me 🙂

stanziale
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:32

aorlansky60,

Infatti e’ un esperimento mai visto prima, crescono a bestia in maniera esponenziale crediti e debiti…io l’ho sempre postati gli articoli sui debiti , che sono impagabili (impagabili, si intende, con il lavoro…)anche per la bis il crollo doveva gia’ essere avvenuto…ma prima o poi un sacco di gente (o tutti?) si faranno male…

phitio
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:42

Dalle stime degli analisti, le sorgenti di petrolio convenzionale stanno perdendo una capacita’ produttiva di 6 milioni di barili di petrolio al giorno ogni anno.

Per quanto riguarda lo shale, era previsto un incremento marginale di circa 500.000 barili al giorno all’anno per un paio di anni, ma il crollo del prezzo ha travolto questa previsione. Il numero di rigs per la trivellaazione in funzione sta crollando verticalmente di settimana in settimana, questo implica un sostanziale stop in pochi mesi di nuove trivellazioni. COmbinato con il tasso elevatissimo di esaurimento dei pozzi di fracking (si perde l’80% in sue anni di vita) equivale ad un ulteriore sostanziale crollo produttivo. Io non volevo crederci, ma temo che quella proiezione IEA che diceva avremmo avuto un calo del 50% della produzione petrolifera per il 2020 rischia di essere del tutto realistico.

aorlansky60
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 16:50

@Icebergfinanza :

Andrea, non metto in dubbio la tua risposta; un concetto di comodo a vantaggio di pochi e a danno di molti (inconsapevoli)

ma le mie perplessità sull’argomento restano :

che il mondo, tutto il mondo economico/industriale/civilizzato, sia ormai edificato su fondamente fragilissime costituite in prevalenza da “carta e numeri” è assodato;

partendo da questa considerazione, i rischi per me sono due :

1) che un qualche guru della finanza, dalla credibilità accertata a livello mondiale si alzi una mattina, ed intervistato spari che “tutto questo è ridicolo e non più sostenibile“… con effetto a catena imprevedibile (o forse si)??…

2) l’ipotesi più sinistra : che quei “modelli” software di cui accennavo prima, progettati e architettati dall’uomo per proteggere dai rischi potenziali tutte le banche che se ne sono fatti carico, per un qualche motivo imprevisto impazziscano improvvisamente scatenando in un millisecondo una sorta di apocalisse informatica su CDS e cartolarizzazioni varie…

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 18:47

phitio@finanza,

no il 50% è impossibile; una parte della produzione persa viene rimpiazzata, l’Iraq può (potrebbe) incrementare la produzione da 3,5 a 5 forse anche 6 milioni b/g. La Libia produce la metà di quel che potrebbe. Tendo a fidarmi di quanto scrivono Laherrere, Akelett o Padzek (shale e tar sands esclusi). Il primo (ex direttore generale della ricerca petrolifera in Total nonchè ideatore dei metodi sismici per la ricerca di campi offshore) aggiorna le sue proiezioni con regolarità ed è l’autore del primo seminale articolo sul peak oil apparso su Scientific American nel 1998. Le ipotesi di Laherrere e Campbell si sono poi puntualmente verificate. Essendo un empirista, tendo a stare dalla parte di chi operando sui dati è stato in grado in passato di fornire previsioni che hanno superato la prova del tempo. In linea di massima la produzione globale tenderà a scendere non del 6% ma del 6% più il rimpiazzo la cui parte principale tuttavia è shale, tar sands, deep water, il cui costo di pareggio è dagli 80-90$ in su (e chi investe non lo fa per pareggiare, un TIR del 15% è il minimo atteso).

Naturalmente chi legge questa mia è confuso, perchè avrà certamente letto che lo shale è competitivo anche a 70$ (quando il WTI era a 80) poi a 60$ quando il WTI era sceso a 70 etc… Ma chi scrive queste corbellerie ? Ovvio. Chi è parte in causa, con conflitti di interesse grandi come un pianeta… le grandi banche di investimento… Wall Street… che dopo avere finanziato la bolla delle dotcom e quella dei subprime lo ha fatto di nuovo con lo shale. E chi ha permesso questa ennesima nefandezza ? Le banche centrali, FED in primis, che elargendo denaro a costo zero hanno creato una mega bolla globale del credito con zero possibilità di essere risolta. Adesso i fenomeni straparlano di aumento dei tassi e sono anni che le banche di investimento invitano i gonzi a vendere treasuries mentre loro li comprano a piene mani per poi rivenderli alla FED quando il prezzo non sarà più comprimibile, con il prossimo QE4. Lo stesso fa Draghi mentre eserciti di stragonzi ballano felici senza capire come al solito una beata minchia: è l’ennesimo bail out delle banche. Fortunatamente (anche se tutti si faranno molto male) è l’ultimo. Non puoi stampare petrolio e quello sta in Arabia e a casa dello zio Vladimir che avendo 11.000 testate atomiche le userà tutte quante se qualcuno prova a mettere le dita nella sua marmellata.

Ma c’è un aspetto che non viene preso in considerazione, anzi due. Innanzitutto il picco della produzione teorica è già probabilmente stato anticipato dal PICCO DELLA DOMANDA, in quanto decenni di compressione dei redditi disponibili non permettono al cittadino mediano di molti paesi OCSE di consumare come in passato e, volente o meno, lo hanno messo a dieta di BTU. Punto secondo, che smentirebbe il primo, la domanda sarebbe invece in forte crescita nei paesi non OCSE dove il valore aggiunto di 1 litro di benzina è molte volte che da noi. Quei paesi tuttavia sono inibiti all’acquisto di quantità maggiori in quanto il petrolio lo devono pagare in dollari, una valuta che non controllano e che gli americani tentano di difendere fino alle estreme conseguenze. Come si può o dovrebbe comprendere, l’argomento non è solo tecnicamente complesso ma totalmente intrattabile da un punto di vista speculativo abbracciando tutto, economia, finanza, geopolitica e in fin dei conti la sopravvivenza stessa di quel resta o resterebbe dell’attuale civiltà moderna.

Questo è quanto scrive Arthur Berman sullo produzione di shale oil (è un rispettato geologo petrolifero con 30 anni di esperienza per le maggiori majors):

http://petroleumtruthreport.blogspot.de/2015/01/tight-oil-production-will-fade-quickly.html

silvio66
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 19:00

john_ludd@finanza,

Ciao John, ultimamente con la contemporaneità di alta disoccupazione e deflazione si è conclamato il fallimento delle teorie liberali. Che fine ha fatto la gran balla dell’inflazione da costi introdotta con la crisi del 73, servita per cestinare il Keynes e tutte le sue fastidiose analisi sulla domanda globale. Sono tutte balle le crisi derivanti dal petrolio. Come disse friedman, si può salire buttando dollari dall’elicottero e il 2 non è poi cosi male. Per quanto riguarda il debito espresso in pezzi di carta come bond e moneta che possono tranquillamente stampare non vedo problemi legati alla rimborsabilità.

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 19:55

silvio66@finanza,

la rimborsabilità del debito, il suo rinnovo ad libitum etc… sono temi sui quali si consuma un sacco di parole ma che sono irrilevanti dato il modo in cui vengono trattati. Tu che fai, mangi azioni, bond, mattoni ? Metti BTP nel serbatoio della tua auto ? Finchè un numero molto limitato dello stock di beni finanziari scende dal piano finanziario a quello reale tutto sembra sostenersi nell’aria senza problemi. Ma un numero sempre maggiore di persone non produce più alcunchè, un numero sempre maggiore di persone andrà in pensione e dovrà convertire quello stock di bond/azioni in carta moneta per andare a comprare pane e benzina CHE DEVONO ESSERE PRODOTTI DA QUALCUN ALTRO ASSAI PROBABILMENTE RESIDENTE FUORI DAL TUO PAESE. Quanto pensi sia liquido il piano finanziario se le banche centrali sono costrette a pomparci dentro trilioni a turno ? Come credi salgano le quotazioni di questo o di quello se nuovo denaro elettronico non entra nel piano finanziario ? Io e te possiamo scambiarci in continuazione lo stesso certificato ma una volta raggiunto un valore massimo in funzione della liquidità che possedevamo all’inizio del gioco, quello non sale più. Deve arrivare un terzo con denaro elettronico nuovo. E se io o te quel certificato lo dobbiamo vendere perchè dobbiamo comprare pane e salame e la stessa idea l’hanno altri X mila che succede ? Sei forse uno di quelli che pensa che le banche centrali ti compreranno le azioni/bond che hai per permetterti di convertirle in pane e salame ? Nossignore, questi stanno comprando tempo sperando che giunga crescita economica reale che crei nuovo capitale, nuovo pane, nuova benzina. Continuare a confondere il denaro con il capitale, lo stock con i flussi non depone a un esito felice. Il mercato finanziario è oggi un mezzo di controllo sociale per tenere tranquilli ancora per un pò quel 20-30 percento che costituisce la base elettorale o comunque il riferimento dell’attuale oligarchia al potere. E poi ci sono gli altri… la stampa è totalmente occidente/centrica, siamo talmente abituati a pensare che gli altri la fuori sono lì per servire noi come hanno fatto (a cannonate) negli ultimi due secoli che mica lo vediamo quel muro di cemento lì davanti. Ci hanno insegnato da piccoli che non esiste. Sai che male !

Relativamente all’inflazione da costi, esiste eccome, come tu faccia negarla è un mistero misterioso. E’ una brutta bestia perchè procede a salti. Un anno c’è e l’anno dopo magari non più. Ma se il tuo potere di acquisto nel frattempo non ha tenuto il passo, ecco che qualcosa nel mentre hai perso, per sempre. Citare Friedmann che non ne ha azzeccata una, un ideologo che ha prodotto più danni di Hitler (perchè più duraturi), mentre l’oggi conferma ogni giorno quanto la teoria monetarista sia superificiale e puramente ideologica, mi sembra davvero fuori luogo. Relativamente a Keynes, te lo dico da non economista, beh il problema è l’esercito di ignoranti che cita Keynes senza sapere cosa effettivamente abbia scritto. Gente che prende una posizione senza sapere quale sia. L’ignoranza, l’ideologia e il mero preconcetto imperversano oggi come quando la “terra era piatta”. Ciao.

stanziale
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 19:58

?? Il brent segna un +5,72 in questo momento, e’ 3 giorni che cresce…che sia (anche) lo swap yuan-rublo?

john_ludd
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 20:39

stanziale@finanza,

Speculazione, algoritmi che cercano il bottom per fare il colpaccio. Vediamo quando esce il dato sulle scorte se cambiano idea. Gli ultimi dati madeintheiues fanno schifo, risultato = storno sui titoli governativi, dollaro giù, euro su, borse su. Vai a capire te che c’è programmato dentro gli algos che determinano tra 2/3 e 4/5 di tutti gli scambi. Ci dormi la notte ? Io sì.

Do algos dream of electric sheeps ?

signor pomata
Scritto il 3 Febbraio 2015 at 23:41

mi scuserai andrea ma non riesco più a godermi un bel nulla figurarsi qualche punto di rialzo su un titolo di debito che oramai non riesco più nemmeno a capire se a un certo punto varrà veramente qualcosa o sarà tutta carta e nemmeno vera ma elettronica.
Nonostante in questo veliero se ne sia parlato più volte con ricerche più o meno veritiere e opinioni più o meno fondate il sospetto è che dove ci stiamo dirigendo non lo sappia nessuno e men meno loro che conducono.
La deflazione è conclamata ma tutti fanno finta di nulla anzi dicono che è buono, i consumi scendono e la domanda è inconsistente ma tutti fanno finta di nulla anzi dicono che è buono perche se le cose continuano ad andare male i prezzi delle obbligazioni grazie alla depressione e delle borse grazie alla liquidità saliranno …quindi tutto bene.
Abbiamo fatto mille discorsi su economia fondata su petrolio, una materia prima in via di estinzione o almeno in rapido degrado poi ci ritroviamo i prezzi a livelli risibili ma….anche questo è un bene dicono perche la bolletta energetica costa meno.
In pratica ogni cosa che accade sembra che sia desiderata e che in futuro porterà meraviglie.
Poi mi chiudo in me stesso, faccio due conti e vedo che la mia famiglia( io mia moglie e mio figlio) nonostante abbia due persone che lavorano a tempo indeterminato non riesce a risparmiare nulla…nulla.
Non facciamo vacanze , non vestiamo firmato e non abbiamo nessun tipo di debito e abbiamo una casa di proprietà.
Abbiamo una piccola somma di denaro sul conto corrente ma è la medesima cifra tra alti e bassi oramai da 5-6 anni.
Non sono un luminare ma il tutto per me non è normale,e non posso fare a meno di pensare che esiste anche la possibilità che qualcosa vada storto tipo che uno perda il lavoro o una malattia o qualsiasi cosa che accade vivendo la propria vita.
Ci siamo ridotti a lavorare per vivere e per continuare a lavorare e vivere a fare a meno di tutto.
Ossia tentiamo di dare a vedere che la scelta è nostra ma obbiettivamente io non ho scelta.
Non dimenticando che io sono un fortunato, e se avessi un mutuo da pagare???
Il sospetto che questo stia avvenendo a milioni di persone nel silenzio generale è più di un sospetto.
La mia paura è che arriveremo a un punto che non potranno più nascondere i fatti con le storielle e il mercato, quello che abbiamo vissuto nel 2008-2009 sarà nulla a confronto e milioni di persone rimarranno disoccupate e costrette a vivere di stenti.
Un nonsenso, un mondo inondato dai soldi e milioni di persone che dovranno vivere con degli spicci.
In un mondo in cui le aziende producono robotizzate milioni di quintali di cibo al giorno avremo gente che muore di fame…..
Parli spesso di verità figlia del tempo, io associo il detto al fatto che un giorno il mercato ti darà ragione ma, quel detto potrebbe essere associato anche alla storia .
Quella storia che nel 1929 riporto a più miti consigli i potenti di turno impauriti dai danni provocati a milioni di persone indirettamente o direttamente.
Impauriti dalla rabbia e collera che montava tra la gente che oramai non aveva nulla da perdere e quindi tutto da guadagnare.
Da quella paura rifiori un pensiero sociale che riusci a sopravvivere fino al 1980 l” inizio di questa penosa storia.
Non ho alcuna voglia di vivere quei periodi ma, al punto in cui siamo e con il pensiero dominante circolante è la mia unica e fosca previsione, la storia tende a ripetersi con diverse sfumature.
Un saluto capitano.

dostojevsky
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 01:34

l’analogia con willy il coyote che cammina incosciente nel vuoto finché non ne prende coscienza è ancora quella che calza di più per quanto riguarda la maggiorparte. una piccola parte spinge tutto fino alle estreme conseguenze perché dietro di sé ha fatto ormai terra bruciata. non che sia impresa difficile, spingere, in questi tempi si fa già da sé a gara a chi si lancia più in là e basta giusto dare una pacca sulla spalla all’uomo medio e dirgli “avanti tutta, corri tranquillo, è tutto come deve essere” e questo si fionda ancora più in là.

beh, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto fare i conti con questi tempi e adesso tocca a noi, che dire? io credo che quando l’ombra della fine si fa avanti tutto fa più paura perché questa nasconde anche le ancora fioche luci di un altro inizio, e non si sa di che natura sarà né è facile immaginarlo a questo punto. di sicuro è il momento ideale per prendersi una pausa e trovare serenità, far andare avanti il gregge e avere cura di sé, in tutti i sensi possibili. questa farsa andrà avanti ancora per un po’ e personalmente fa piacere ci sia ancora a qualcuno a commentarla che non stia correndo oltre il precipizio, e quanto folle possa sembrare vederli, e viceversa debba sembrare a loro.

di sicuro chi sta davvero a suo agio con quel che fa e che è è già in un buon punto in questa grande crisi. saluti!

aorlansky60
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 08:11

John Ludd ha scritto :

Non puoi stampare petrolio e quello sta in Arabia e a casa dello zio Vladimir che avendo 11.000 testate atomiche le userà tutte quante se qualcuno prova a mettere le dita nella sua marmellata.

… … … …

Ti conosco da poco leggendoti, John, e devo dire che scrivi concetti e argomenti sempre sensati e difficilmente controvertibili; ciò che ho estrapolato qui dal tuo lungo intervento è una di queste, secondo me.

Il dollaro americano non fu scelto a caso quale riferimento su cui agganciare tutte le altre valute e per quotare alcune materie prime e metalli di riferimento; quando fu attuato ciò, il dollaro era la valuta dello stato sovrano economicamente più forte nel capitalismo occidentale ma sopratutto quest’ultimo poteva vantare l’arsenale militare più potente del mondo (e gli yankees non lesinavano la spesa pubblica per potenziarlo; anche indebitandosi, anno dopo anno).

Stuzzicando la Russia e Putin ultimamente, sembra che l’occidente abbia completamente dimenticato qual’era il ruolo dell’ex USSR nella bilancia mondiale tra stati sovrani, cosa ha ereditato la Russia dal regime sovietico (non solo vodka balalaike e gelo, ma anche il secondo esercito e arsenale militare in ordine di numero e potenza, e ho dei dubbi se sia da porre in seconda posizione attualmente…) e soprattutto il cinismo e la determinazione di uno come Vladimir (cresciuto alla scuola Kgb) a difendere i propri interessi…

icebergfinanza
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 08:53

signor pomata@finanzaonline,

No la verità è figlia del tempo non è associato ai mercati, quelli ci hanno già dato ragione più volte non è a quello che mi riferisco ma alla realtà economico/sociale.

phitio
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 10:01

john_ludd@finanza,

Mi spiace, John, ma quella proiezione della IEA a cui mi riferisco fa parte del loro outlook annuale del 2013 e tiene conto dell’andamento della produzione in assenza di adeguati investimenti. Il fatto e’ che una parte importante di progetti di sviluppo sono stati tagliati o posticipati negli ultimi due anni, a causa dell’escalation pazzesca dei costi (la stima era che i costi di ricerca e sviluppo di nuovi gacimenti negli ultimi sei anni sono cresciuti di circa l’11% anno su anno) . QUindi il rimpiazzo di cui parli ha preso due colpi serissimi, sial dal lato conventional oli che dal lato tight oil. Se vai sul blog di ugo bardi, ci sono un paio di post molto chiari sulla situazione attuale. Il grafico del crollo delle rigs del fracking e’ emblematico.

aorlansky60
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 10:06

Non centra molto con tematiche economiche dibattute in questo blog, ma appena letta questa agenzia a me sono venuti i brividi :

https://it.finance.yahoo.com/notizie/addio-badge-arriva-il-microchip-sottopelle-144844215.html

… … …

sapevo già che era pratica in uso in ambito militare, e avevo sempre letto dell’ipotesi di apllicazione in campo civile come una possibilità ancora futurista molto lontana dall’avverarsi, ma adesso…

Curioso che provenga dalla Svezia, che reputavo un paese “serio” (rispetto a molti altri) ma cribbio, allora anche da quelle parti hanno problemi di assenteismo di personale ???…

Ciò che mi fà pensare tetro è poi che, oltre alla possibilità di “timbrare en passant”, le aziende ma sopratutto IL SISTEMA non ti dirà mai quelli che saranno i campi di applicazione oltre le normali attività di default che quel “coso” sarà in grado di fare, gestire (e magari monitorare…)

Altra cosa per me inaccettabile, il fatto di dovere prestare parte del mio corpo biologico per ospitare un congegno elettronico (per uno come me che rifiuta anche solo tatuaggi, piercing e via dicendo, questa possibilità NON ESISTE proprio.)

Le prospettive di applicazione che tale tecnologia racchiude nel proprio potenziale sono illimitate… già mi immagino i gestionali e i decisionali che gongolano all’idea…

in conclusione, penso che stiamo rasentando il teorema di Orwell e del suo “1984” :
controllo assoluto del branco di bestiame, “anyhow, anyway, anywhere”

alessandroecristina
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 11:43

aorlansky60,

QUELLE PAROLE CHE NELL’ANTICHITA’ AVEVANO UN SIGNIFICATO MISTERIOSO,oggi appaiono sinistramente MOLTO più chiare ,non trovi caro Aorlansky60….:-((( « Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. » (Apocalisse 13,16-18)

aorlansky60
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 12:04

@AlessandroeCristina

Interessante quello che mi fai notare… il Libro di Rivelazione è uno dei pochi che non ho ancora letto dell’intera BIBBIA, (credo di averlo lasciato per ultimo, consapevole che sia di difficile interpretazione, in attesa di affrontarlo, prima o poi…)

…a volte, quando mi fermo a riflettere, penso che noi esseri umani moderni, presi tra mille pensieri e preoccupazioni, abbiamo perso (se mai l’abbiamo posseduto) il senso della direzione dato dalla saggezza… a volte mi dico che la storia che stiamo vivendo e che hanno vissuto i nostri padri e i nostri antenati sia stata già scritta, e Uno solo conosce l’inizio, il presente e la fine.

kry
Scritto il 4 Febbraio 2015 at 14:03

aorlansky60

…a volte, quando mi fermo a riflettere, penso che noi esseri umani moderni, presi tra mille pensieri e preoccupazioni, abbiamo perso (se mai l’abbiamo posseduto) il senso della direzione dato dalla saggezza…

….. ha innalzato gli UMILI e ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. Ciao.

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