AUSTERITA’ SADOMASO!

Scritto il alle 09:55 da icebergfinanza

C’è un «mito», secondo il quale «è l’Unione europea che impone ai paesi dure politiche» di risanamento dei conti pubblici: non solo «non è vero» – secondo il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso che ha risposto a una domanda a proposito delle accuse arrivate dall’Italia – ma «attribuire le difficoltà legate all’austerità come fanno «molte parti della nostra società all’Unione europea, non è corretto». TEMPO

Giusto per far comprendere al lettore quello che in realtà è accaduto, non è l’Unione europea che impone ai paesi dure politiche di risanamento dei conti pubblici ma la troika, una sorta di triumvirato composto da emissari della Banca centrale europea, del Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea appunto…

Va bene fustigare, redimere e far espiare le colpe altrui, ma se non sbaglio uno dei componenti della troika il Fondo Monetario Internazionale ha ammesso…

I risultati di un nuovo studio dell’Fmi rivelano che i piani di austerità fiscale hanno probabilmente un impatto negativo sulla crescita molto superiore a quanto stimato finora. La conclusione principale per la politica economica è che la riduzione del deficit pubblico deve essere possibilmente più graduale, a meno che i tempi non vengano forzati dalle pressioni di mercato. La discussione, che appassiona gli economisti, ha importanti conseguenze pratiche nel caso dell’Europa, dove molti Paesi contemporaneamente stanno applicando severi programmi di austerità e verte attorno alla misura del cosiddetto moltiplicatore fiscale. Questo descrive il rapporto fra un cambiamento nel deficit pubblico e la crescita dell’economia. Finora, la maggior parte dei modelli utilizzati dalle istituzioni internazionali (fra cui quello della Commissione europea, su cui sono basati i programmi di aggiustamento dei Paesi in difficoltà e le previsioni di crescita) indicava il moltiplicatore fiscale a 0,5: cioè a ogni punto percentuale di taglio del deficit corrisponderebbe mezzo punto di minor crescita. Secondo i nuovi calcoli dell’Fmi, realizzati sotto la guida del capo economista Olivier Blanchard sulla base di dati per 28 economie dallo scoppio della crisi del 2008 a oggi, il moltiplicatore si collocherebbe in realtà fra lo 0,9 e l’1,7. A ogni riduzione del deficit dell’1% del prodotto interno segue quindi una minor crescita nella migliore delle ipotesi quasi equivalente o nella peggiore molto superiore. Bisogna chiedersi, dice lo studio, se gli effetti negativi dei tagli nel breve termine siano stati maggiori del previsto perché i moltiplicatori fiscali sono stati sottostimati. Il rischio è quindi quello di innescare una spirale negativa fra tagli fiscali e recessione. I nuovi risultati sono probabilmente influenzati dal fatto che viviamo un momento economico, dopo la Grande Recessione, in cui i tassi d’interesse sono già vicini allo zero (la politica monetaria non può quindi compensare la restrizione di bilancio), ci sono già ampie risorse inutilizzate (evidenziate tra l’altro dall’alta disoccupazione) e la stretta è sincronizzata fra diversi Paesi. (…) Può sembrare strano che sia il Fondo monetario, considerato il cane da guardia più feroce dell’austerità fiscale, a rivelare che l’impatto del rigore sulla crescita è più pesante di quanto si ritenesse finora. E a predicare quindi gradualismo, invece dell’austerità tutta e subito. E soprattutto evitare l’avvitamento fra tagli, recessione e nuovi tagli. Come sta avvenendo in Grecia e Spagna Alessandro Merli – Il Sole 24 Ore –

Nel fine settimana Machiavelli 2013 …un anno DOUBLE FACE! un post da non perdere dedicato ESCLUSIVAMENTE ai sostenitori di Icebergfinanza e a chi lo vorrà diventare.

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1 commento Commenta
ilcuculo
Scritto il 11 Gennaio 2013 at 13:16

Sarebbe anche bene fare politiche anticicliche basate su investimenti strutturali, si creano opportunità di crescita nel breve e nel lungo periodo e si può migliorare la propria competitività strutturale.

Purtroppo bisogna essere ragionevolmente sicuri che i soldi si spendano per il miglioramento delle infrastrutture pubbliche e non finiscano in tasca privata di mafiosi e politici corrotti.

Perchè lo spread dell’Italia rispetto ai paesi del nord europa e SOPRATTUTO QUESTO,

MAFIA E CORRUZIONE

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