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ADAM SMITH: TEORIA DEI SENTIMENTI MORALI, L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA!

Scritto il alle 14:12 da icebergfinanza

 

Non ho idea di come viene dipinto il pensiero di Adam Smith nelle nostre università, se prevale l’insegnamento della ” Ricchezza delle nazioni” o esiste anche un continuo riferimento alla sua ” Teoria dei sentimenti morali”, ma credo che oggi la libertà del mercato, l’interesse del singolo non possono prescindere in alcun modo dall’interesse collettivo.

Ho l’impressione che in questi anni manipolando il pensiero di Adam Smith si sia nascosto in realtà il suo messaggio ovvero il BENE COMUNE!

Sarebbe bello che qualche studente che segue il nostro blog e sono tanti ve lo assicuro, ce lo raccontasse.

Scrive sull’ LINKIESTA Alessandro Montesi che … Il 9 marzo del 1776 veniva pubblicata “La ricchezza delle nazioni”, bibbia  dei moderni studi economici e testo fondamentale del pensiero liberale. Vi  proponiamo una lettura ragionata di quel libro, diventato, nel tempo, una specie  di compendio di slogan del liberismo da bar. Mentre invece un suo studio attento  aiuta a capire che lo Stato e le regole, per Smith, erano molto importanti. E lo  erano, perfino, le norme a tutela degli operai.

…ricorrendo alle parole di Noam Chomsky: “Tutti leggnoo solo il primo  paragrafo delle ricchezza della nazioni dove viene esaltata l’importanza e la  magnificenza della divisione del lavoro. Ma poche persone sono arrivate cento  pagine più avanti, dove Smith precisa che la divisione del lavoro distruggerà  l’anima umana rendendo le persone creature stupide ed ignoranti. Per questo in  ogni società civilizzata lo Stato deve necessariamente prendere delle misure in  modo tale da prevenire che la divisione del lavoro raggiunga i suoi limiti”.

Ed è in questo primo libro che Smith attacca, fortemente, le “Caste”. Vengono ripetutamente criticati quei politici o individui che grazie  alla loro influenza (politica ed economica) riescono a manipolare il  funzionamento del governo per poterne trarre un proprio vantaggio a scapito  dell’interesse della comunità. Viene precisato come l’interesse della comunità  deve necessariamente essere garantito dallo Stato e come associazioni quali  oligopoli, banchieri internazionali, trade unions possano ostacolare l’interesse  comune. Queste “istituzioni” che operano in un mercato comune, secondo Smith,  nei loro incontri pianificano delle cospirazione contro la collettività, e  questo il più delle volte attraverso l’aumento del prezzo dei beni che  producono. Quello che viene proposto contro queste lobby, sono delle dure leggi  per riportare all’interno del mercato giustizia e libertà. È evidente l’utilità  di questa riflessione per capire ciò che succede oggi giorno nel mercato delle  materie prime, in assoluto nel mercato del grano, regolato da grandi lobby o più  esattamente oligopoli. È importante ricordare che nel caso della Compagnia  inglese delle Indie orientali, cioè di una società privata che aveva conseguito  un dominio monopolistico sul proprio mercato, Smith si dichiarò a favore del  controllo pubblico.

Pensando alla Cina e alla Germania sentite cosa diceva Smith… (…) Le politiche dei mercantilisti erano orientate verso forti esportazioni e  poche importazioni, questo per garantire un saldo attivo nelle casse dello  Stato. Smith critica apertamente queste politiche economiche poiché favorendo  solo le esportazioni, quello che si va a creare è una restrizione del mercato  generale.

È in questo volume, più precisamente all’interno del secondo  capitolo che compare, per la seconda volta, il concetto della mano invisibile  (la prima volta venne citato nella Teoria dei sentimenti morali). Si può  ritenere che la mano invisibile (o la mano della Provvidenza) discenda  direttamente dall’individualismo-illuministico settecentesco: «Non è dalla  benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio – dice Smith – che ci  aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione del loro personale  interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro egoismo (self-love), e  parliamo dei loro vantaggi, e mai delle loro necessità».  E ancora: ciascun  individuo impiegando il proprio capitale in modo da dare il massimo valore al  suo prodotto «mira soltanto al proprio guadagno» ed «è condotto da una mano  invisibile a promuovere un fine che non entrava nelle sue intenzioni».

Secondo Amartya Sen, premio nobel per l’Economia nel 1998,  questo è stato uno dei passi più abusati della teoria smitthiana. Il Premio  Nobel e docente di Harvard, fa notare come nel pensiero di Smith lo scambio, è  si un beneficio per il funzionamento del mercato, ma anche come la ricerca del  solo interesse personale non sia utile per il beneficio della società.
Infatti, analizzando la Teoria dei Sentimenti Morali in una sua pubblicazione,  Sen fa notare, come Smith nel libro precisi che la prudenza sia la virtù più  utile all’individuo ma anche che “l’umanità, la giustizia, la generosità e lo  spirito pubblico (public spirit) sono le qualità più utili per gli altri”.
Secondo la rivisitazione di Sen del pensiero di Adam Smith: «Un’economia di  mercato per essere di successo richiede diversi valori che includono la fiducia  reciproca e la fiducia nell’altro».

Agli albori di Icebergfinanza scrissi un post dal titolo LamoraledellafavolaEconomia, Etica e il fenomeno subprime…

Adam Smith nel suo capolavoro dal nome “La Ricchezza delle nazioni” scolpisce una frase che diventerà la memoria fossile della scienza economica moderna.“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione che questi hanno per il proprio interesse personale. Non ci
rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro egoismo, e ad essi parliamo dei loro vantaggi e non delle nostre necessità “.

La potenza della “Mano invisibile” l’atteggiamento autointeressato dell’individuo singolo, delle società, si trasforma in un beneficio indiretto a favore della collettività e dell’individuo stesso.

“Non è dalla benevolenza dei prestatori o dei mediatori di ipoteca che ci aspettiamo la possibilità di accedere al sogno della vita, ovvero l’acquisto di una casa, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse…..”

Secondo quanto scrive Armatya Sen, nel suo libro “Etica ed economia “ è cosa alquanto ironica che questo “particolare godimento” sia stato attribuito allo stesso Smith dai suoi troppo entusiastici ammiratori, che hanno fatto di lui il “guru” dell’interesse personale, in
contrasto con ciò che egli ha veramente detto.

Non vi è alcun ombra di dubbio che la possibilità concessa a larga parte della popolazione americana con redditi e disponibilità mediamente insufficienti che diversamente non avrebbe mai potuto accedere alla realizzazione del “Grande sogno americano” può essere considerata come una buona intenzione che si incammina verso l’ignoto.

L’ingegneria finanziaria e in questo caso ipotecaria, ha permesso a coloro che non si qualificavano per i prestiti cosiddetti “prime” l’accesso a formule quantomeno ibride che presupponevano tassi di partenza ai minimi storici ma un premio oneroso da pagare sotto forma di un più alto tasso applicato.

Ovviamente non di tutta un’erba si può farne un fascio. L’innovazione del cosiddetto “fenomeno subprime” prende le sue radici dalla legge Community Reinvestment Act, ovvero la normativa che disciplina l’erogazione di servizi da parte degli istituti di credito anche ai clienti con fasce di reddito più basse. Il Cra, come è più comunemente nota la disciplina, è stato introdotto nel 1977 e ha prodotto alcuni “indubbi benefici”, a partire dal maggior numero di possessori di case rispetto al passato.

Ovviamente come spesso talvolta accadde la bontà dello strumento, della normativa viene annacquata dall’uso e dalle intenzioni di chi la mette in pratica.

Aristotele nella sua “Etica Nicomachea” che abbiamo spesso richiamato in questo blog rispetto al fine di raggiungere il “bene umano” evidenziava come “ certo esso è desiderabile anche quando riguarda una sola persona, ma è più bello e più divino se riguarda un popolo e le città”.

Ovviamente queste splendide parole assumono un sapore amaro di fronte all’applicazione teorica della CRA nel contesto di ciò che stà avvenendo particolarmente in alcuni stati americani ed alla sua popolazione.

Ma la morale della favola stà sempre in un principio unico, che si ripete nei tempi indissolubile.

L’egoismo del singolo, non porterà mai al benessere della società, l’economia e la finanza senza etica, o valori sono scienze realmente tristi, non tanto per i loro contenuti, per la loro utilità, quanto per quelli che sono i risultati finali, conseguenza di un uso
edonistico.

La teoria economica dominante identifica la razionalità del comportamento umano con la massimizzazione dell’interesse personale.

Se qualcuno di voi si ricorda ne abbiamo già parlato a proposito della CSR, Responsabilità Sociale dell’Impresa, ovvero la nascita di una responsabilità aziendale che all’interno delle strategie imprenditoriali tiene in considerazione la gestione di problematiche etiche e sociali, tutto il contrario quindi del pensiero dominante di Milton Friedman, secondo il quale i manager devono operare nell’interesse esclusivo degli
azionisti e non risolvere problemi sociali con i soldi degli altri.

Amartya Sen, invece richiama il distacco che è avvenuto tra l’economia e l’etica, secondo il quale è sorprendente il carattere consapevolmente “non etico” dell’economia moderna e l’evoluzione di questa disciplina in gran parte quale derivato dell’etica.

Come abbiamo visto spesso in passato, Adam Smith, è stato principalmente un professore di Filosofia Morale all’Università di Glasgow, che ha scritto la “Teoria dei sentimenti morali” il suo primo saggio, un’opera che attira l’attenzione del filosofo Hume e quella di molti studenti dell’epoca che raggiungono Glasgow attirati dall’idea di assistere alle sue lezioni e diventa uno degli argomenti di conversazione preferiti dell’epoca.

Seguendo l’approccio basato sui sentimenti, Adam Smith descrive nella Teoria dei sentimenti morali appunto, un sistema morale fondato sul principio di simpatia che comporta l’immedesimazione nelle passioni e nei sentimenti altrui e che differisce dalla benevolenza e dall’ altruismo pur non sostituendosi all’egoismo.

Per simpatia, sentimento innato nell’uomo, va intesa la capacità di identificarsi
nell’altro, la capacità di mettersi al posto dell’altro e a comprenderne i sentimenti in modo da potere ottenere l’apprezzamento e l’approvazione altrui.

Da questo sentimento gli individui deducono regole morali di comportamento.

La coscienza morale non è allora un principio razionale interiore, ma, scaturendo
dal rapporto simpatetico che l’uomo ha con gli altri uomini, presenta un carattere prevalentemente sociale e intersoggettivo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith)

In sostanza ciò, evidenzia come lo stesso Adam Smith ritenesse l’interesse
personale come frutto di quella “prudenza” che presuppone un interessamento all’altro, che si immedesima nelle sue passioni o nei suoi sentimenti.

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6 commenti Commenta
kry
Scritto il 16 Marzo 2012 at 17:30

Ciao Andrea, al momento sono arrivato a metà post (che fatica) e mi sono domandato: degli appartenenti alla casta quanti hanno letto il primo paragrafo, credo gran pochi. Mi fa piacere che ci siano tanti studenti che seguono il blog se oltre a loro ci fossero pure quelli della casta sarei più contento, avremmo la certezza che capirebbero meglio le problematiche del paese e farebbero meno la figura degli ignoranti quando vengono intervistati per misurare il loro grado culturale. ( ora continuo la lettura).

icebergfinanza
Scritto il 16 Marzo 2012 at 18:08

kry@finanza,

Tranquillo sono tutti li…nessuna defezione! Lo so che ai fa fatica, fottere gli altri costa meno e rende di più…sino a quando un bel giorno!

andmoney
Scritto il 16 Marzo 2012 at 18:58

Qualche spunto di riflessione alternativo (si avrà l’apertura mentale per leggerlo?):

http://www.grandeoriente-democratico.com/Barack_Obama_Mario_Draghi_e_Mario_Monti_tre_modi_diversi_di_essere_Massoni.html

polifilo
Scritto il 16 Marzo 2012 at 22:05

Sono contento che finalmente ritorni l’argomento della parte etica nella finanza, che era stato un appuntamento settimanale nel vecchio formato del blog.
Forse è un argomento poco usato dove si tratta di argomenti finanziari, perché sembra che lo stimolo per le persone a occuparsi di denaro sia solo l’avidità e il desiderio di arricchirsi a spese degli altri.
Quando si vede che tutti gli avvenimenti convergono nel sottrarre al debole per consentire l’accumulazione del forte, nasce un senso di disgusto che suggerirebbe di occuparsi di altre cose più utili. Ma così facendo si lascia campo libero alla ingiustizia e al furto.
Bisogna far conoscere le malefatte dei campioni del libero mercato e raccontare le piccole, ingenue e rinfrescanti esperienze di un’economia diversa.
Se la produzione di beni materiali per il consumo potrebbe non essere più il fine principale della nostra società, forse possiamo pensare di compensare con la produzione di prodotti sociali, cioè di beni e servizi che migliorino il modo di vivere.
E’ diventata una abitudine a cui non riflettiamo più, quando andiamo nel centri commerciali e ci portiamo a casa oggetti per i quali non abbiamo spazio e che saremo costretti a gettare.
Mi piacerebbe trovare un supermercato dell’amicizia e della collaborazione!
Lo so che sono fantasie, ma è venerdì sera e i listini sono chiusi, possiamo tralasciare per un momento i grafici e guardarci dentro.
Bentornato Capitano Andrea.

icebergfinanza
Scritto il 17 Marzo 2012 at 08:41

polifilo@finanza, Grazie Polifilo ma qua e le riflessioni sull ‘Etica e la Responsabilità non mancano mai ma se riesco l’appuntamento di fine settimana con I Mondi Alternativi riprende

dorf001
Scritto il 17 Marzo 2012 at 19:32

la questione morale. ecco un vero uomo onesto. non ce ne sono più cosi’. la truffa della moneta debito. studiate bene. e la sua teoria è tuttora viva. qui. http://www.youtube.com/watch?v=ds9BNf7Zg6g

by DORF

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