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UNICREDIT: L’OMBRA DEL CREDIT CRUNCH 2012!

Scritto il alle 07:03 da icebergfinanza

Era l’8 dicembre dello scorso anno quando all’improvviso … Per resistere a shock particolarmente sfavorevoli, le banche italiane hanno bisogno di una ricapitalizzazione pari a 15,4 miliardi di euro. La stima arriva dall’Autorità bancaria europea (Eba), l’organismo che dal primo gennaio di quest’anno ha il compito di sorvegliare il mercato bancario dell’Unione. Alle banche europee nel loro complesso servirebbero invece 114,7 miliardi di euro di nuovo capitale. In particolare, agli istituti di credito della Germania occorrerebbero 13,1 mld; a quelle francesi 7,3 mld, 26,2 mld per quelle spagnole.

Si 26,2 mld per il sistema finanziario spagnolo sino all’altro ieri quando il nuovo ministro dell’economia spagnolo, ex fallita Lehman Brothers ha sussurrato che ci vogliono addirittura 50 mld per ricapitalizzare l’intero sistema finanziario spagnolo! Ed ancora oggi c’è qualche povero ingenuo che crede ancora al differenziale tra Spagna e Italia!

Non c’è un solo motivo oggi per giustificare l’ampio differenziale con Spagna e Germania, non un solo motivo se non la speculazione, con un gruppo di dementi pscicopatici che quotidianamente trascorre le sue giornate su una tastiera tradando miliardi di euro, alla faccia dello starnazzare quotidiano di media e blog che si sforzano di giustificare tale livelli, ripeto nessun motivo.

Lasciate perdere al momento le leggende metropolitane sulla fuga di capitali dall’ Italia e sulla loro intensità, sino ad oggi è una cosa assolutamente fisiologica, di questo ne parleremo in uno specifico post che esplorerà la storia, probabilmente all’interno dell’analisi ” ANNO 2012: L’esplosione del debito ”

Inutile ripetere che la metodologia richiesta dall’ EBA un ente fantasma e opaco, che richiedere di svalutare il rischio sovrano nei portafogli delle banche dopo che si è chiuso un occhio per quanto riguarda l’immondizia subprime e per gli strumenti derivati strutturali è assolutamente demenziale.

Inoltre patetico è osservare l’agitazione quotidiana di qualche speculatore politico o qualche populista dell’ultima ora  che continua a suggerire di costringere le banche ad utilizzare la liquidità per sostenere il credito o i nostri titoli di stato, razionalmente non è possibile farlo in una situazione nella quale non appena imbarchi nel bilancio un qualsiasi titolo di stato dell’area euro ( …tralasciando emessi dagli sciacalli e paranoici tedeschi ) ti tocca svalutare il valore in portafoglio.

Dove erano questi illuminati quando si trattava di respingere le demenziali richieste dell’EBA in un contesto assolutamente tragico e delicato, come quello attuale?

Ma veniamo alla questione relativa all’ombra del credit crunch senza dimenticare che la Banca d’Italia aveva affermato che … Quale Autorità di vigilanza nazionale, la Banca d’Italia annuncia che esaminerà insieme all’Eba «i piani con lo scopo specifico che essi non pregiudichino la capacità delle banche di finanziare le economie nell’attuale fase congiunturale». di Stefano Natoli – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/A6aQo

Parole, parole, parole…soltanto parole e chiacchere!

Ebbene ieri la mia attenzione è stata attratta dal seguente articolo,apparso su BorsaItaliana ignorato dalla stampa ufficiale più presa a sottolineare il collasso delle quotazioni e dei diritti Unicredit, un articolo  più eloquente di mille chiacchere, di cui mi limito a riportare solo i passaggi essenziali…
MILANO (MF-DJ)–“Al momento, la nostra banca ha un eccesso di credito rispetto alla raccolta diretta. Lo squilibrio e’ notevole e ci impone sia di limitare l’espansione in modo selettivo scegliendo le operazioni che ci interessano di piu’ in termini di ritorni commerciali e reddituali sia di migliorare la qualita’ del credito”.  Inizia cosi’ un documento, di cui MF Dowjones e’ entrata in possesso, che e’ stato distribuito qualche giorno fa alle filiali di Unicredit per fornire indicazioni generali in merito all’erogazione del credito.

Il faro di Piazza Cordusio e’ puntato soprattutto sui nuovi clienti del gruppo che dovessero richiedere finanziamenti. “E’ opportuno un periodo di sperimentazione, da valutare di volta in volta prima di impegnarci con operazioni a medio termine, a prescindere dalla presenza di un consorzio di garanzia”, chiarisce infatti il documento.

Il giro di vite non risparmia neppure rapporti ormai consolidati con clienti di vecchia data. “Proposte di incremento fido o di nuovo affidamento dovrebbero essere valutate solo per clienti con rating da 1 a 5. L’atteggiamento dovrebbe essere di mantenimento su clienti con rating 6. Le proposte con rating superiore dovranno essere opportunamente valutate”, spiega infatti la nota interna, “per valutare se e in che termini la situazione possa evolvere positivamente, considerando che i clienti dovrebbero essere messi a conoscenza che in caso contrario, prima o poi, si arrivera’ all’opportunita’ di concordare un rientro”.

“La clientela che ci richiede fidi o prestiti viene giudicata in base a una scala di rating che va da 1 a 9, dove 1 equivale a rischio insolvenza pari a zero e dove 5 oggi rappresenta un’asticella da non superare”, ha chiarito una fonte del gruppo, aggiungendo che “il rating viene fornito in modo automatico da un software a conclusione della pratica. Vengono presi in considerazione sia dati di bilancio sia dell’analisi andamentale, eventuali insoluti e andamento del settore merceologico di appartenenza”.

Ad ogni modo, sia che si tratti di vecchi o di nuovi clienti, l’input che arriva in questo momento dalla direzione del gruppo e’ che le operazioni di prestito e finanziamento che vengono inoltrate al Polo Crediti (la struttura cui spetta la valutazione di gran parte delle pratiche, mentre la decisione su un numero piu’ limitato spetta ai direttori di filiale, ndr) dovrebbero essere “di gran lunga minori in numero di quanto rileviamo invece adesso”.

Il documento entra poi nel merito delle operazioni che il gruppo milanese guidato da Federico Ghizzoni e’ disposto a sostenere. “Non siamo disponibili a consolidare i debiti dei clienti se non nell’ambito di un piano di ristrutturazione che non preveda altre vie d’uscita. In ogni caso non ci sostituiamo al debito delle altre banche o al leasing, non sosteniamo il contenzioso dei clienti salvo che non si tratti di crediti che abbiamo anticipato noi e per i quali non siano state commesse irregolarita’”.

“Non ci interessa finanziare il trading di qualunque natura esso sia, l’immobiliare speculativo, il campo finanziario”, prosegue poi il documento, specificando che – nella lista delle societa’ che per tipologia di business dovranno essere escluse dai finanziamenti – rientrano “le immobiliari, le holding, le societa’ estere e quelle controllate da soggetti esteri per natura fiscale, le finanziarie di qualunque genere, le commerciali che non mostrino elementi strutturali tali da renderle affidabili e – con le dovute eccezioni – le concessionarie auto”. (…)“. oscar.bodini@mfdowjones.it

«Non ci aspettavamo un calo del titolo in Borsa di questa entità, che va al di là della flessione fisiologica attesa, dovuto a fattori tecnici e a fattori di carattere più generale. Ma questo non tocca la bontà dell’operazione». «L’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, assolutamente certo perchè comunque tutto sottoscritto dal consorzio di collocamento, consentirà a Unicredit di essere fra le banche meglio capitalizzate d’Europa», ha affermato l’ad. «Ma, soprattutto, avremo le risorse necessarie per finanziare adeguatamente lo sviluppo della banca e per contribuire in modo importante al rilancio delle economie nelle quali operiamo… amo amo amo!
Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/DD083

Inutile girarci intorno inatteso è una parola che non ha senso! Accettare uno sconto incredibile come quello imposto dall’armata brancaleone del consorzio di garanzia più affollato della recente storia è stato un errore clamoroso…clamoroso!

 

 

Due semplici considerazioni finali al di la della valutazione complessiva che ci ha portati a condividere la naturale ombra di un credit crunc 2012 generalizzato sul territorio europeo mentre in America sappiamo quello che è avvenuto.

Al di là delle motivazioni che hanno portato Unicredit ad escludere le operazioni finanziarie di trading immobiliare ma non solo, mi auguro, anche se ci credo poco, che sia giunta al termine la stagione dei cosiddetti “furbetti del quartierino” e che certe banche incomincino ad indirizzare il credito in maniera responsabile, socialmente sostenibile a favore della comunità, che siano sino in fondo banche del territorio, a sostegno del territorio e delle iniziative non esclusivamente speculative, tralasciando l’idea della massimizzazione del profitto attraverso operazioni di breve respiro altamente speculative!

Inoltre un messaggio chiaro a tutti coloro che ancora oggi credono che l’Italia possa essere esente da una sensibile correzione degli eccessi immobiliari che qui e la hanno caratterizzato la nostra penisola. Non vi sarà mai il collasso immobiliare che hanno subito la maggior parte dei paesi interessati ma un sano e necessario ridimensionamento è nell’ordine delle cose!

Meditate gente, meditate!

Ma di questo ed altro ne parleremo nel post in preparazione la prossima settimana, per tutti gli amici e sostenitori di Icebergfinanza, ANNO 2012:L’ESPLOSIONE DEL DEBITO! per coloro che lo vogliono sostenere anche economicamente, osserveremo da vicino probabili iceberg e stelle polari del 2012, un anno che passerà alla storia in una maniera o nell’altra, un anno decisivo per la futura intensità della tempesta perfetta, una tempesta che ci accompagnerà ancora per qualche anno, al di là dell’immaginazione dei mercati finanziari e della gente comune. ORIZZONTE 2012…SENZA DIMENTICARE LA STORIA!

18 commenti Commenta
billbill
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 09:08

Ecco la sintesi e la soluzione.

Per meglio comprendere la crisi
di Savino Frigiola .
Giova ribadire che, contrariamente alle comuni convinzioni, le crisi economiche come l’attuale e tutte le altre che si sono succedute, sino alla più famosa del 1929, non sono accadimenti ineluttabili che piovono dal cielo o capitano per cause arcane ed imprevedibili, ma sono la risultanza di rigorose pianificazioni realizzate a tavolino da inimmaginabili organismi legati agli ambienti finanziari e monetari. La tecnica utilizzata per realizzare questi disastri economici è quasi sempre la stessa: drastica riduzione sul territorio della circolazione monetaria e delle risorse finanziarie indispensabili al funzionamento del sistema produttivo e distributivo, terapia che si accompagna quasi sempre al ritardo dei pagamenti da parte dello Stato e Pubbliche Amministrazioni. (attualmente il mercato attende pagamenti per oltre 70 miliardi di Euro pari a 2 manovre).

Le crisi vengono organizzate essenzialmente, alla pari di tutte le guerre guerreggiate, per impossessarsi dei beni e sistemi produttivi appartenenti ad altri, per farli confluire alle grandi multinazionali controllate dall’apparato bancario-monetario. Ciò avviene nei confronti delle strutture di loro interesse, mentre per le altre o per quelle appartenenti a settori merceologici ritenute non interessanti o già da loro possedute, vengono lasciate fallire per eliminare la concorrenza ed appropriarsi delle relative quote di mercato, così liberate. L’innovazione in questa ultima crisi, rispetto alle altre che si sono succedute, consiste nell’aver esteso l’attacco oltre che al solito apparato privato produttivo e distributivo, anche al sistema bancario (le piccole banche all’estero vengono lasciate fallire, ed in Italia fagocitate dalle più grosse) ed agli Stati.

L’attacco frontale agli Stati, al nostro in particolare, perpetrato dai banchieri, mira a razziare i beni pubblici ancora rimasti (i loro servitori infatti in ogni occasione invocano le privatizzazioni), ed a spremere sempre più il mercato con l’inasprimento fiscale per garantire il pagamento degli interessi, in aumento, sul debito pubblico e per continuare a sottrarre quote di sovranità allo Stato (in questo caso con l’aggravante della complicità del Presidente della Repubblica che invece di attenersi alla Costituzione opera di concerto con i banchieri) al fine di rendere sempre più avvolgente l’azione di controllo sui cittadini da parte dell’apparato bancario e monetario. A questa strategia risponde il non celato desiderio d’impadronirsi degli strumenti e della gestione dei servizi pubblici (privatizzazioni) per incrementare ulteriormente la propria capacità di condizionamento, come sempre si verifica quando una formazione privata si trova a gestire, in clima di monopolio, i servizi pubblici di prima necessità quali: nettezza urbana, rifiuti, distribuzione dell’acqua, energia, trasporti, ecc. Tutto il taglieggiamento ed il condizionamento operato dai banchieri avviene utilizzando lo strumento del debito pubblico e privato, da loro stessi costruito, dopo essere riusciti, complici i politici corrotti e compiacenti, ad estromettere lo Stato dall’esercizio della funzione pubblica quale è l’emissione e la gestione monetaria. A riprova, ora che operano all’interno del Governo in prima persona, il primo provvedimento realizzato è stato l’aumento del prelievo fiscale, in tutte le direzioni a danno dello sviluppo economico e del sociale, per potersi garantire il pagamento degli interessi sul debito pubblico, che loro stessi, in combutta con i loro peggiori elementi annidati all’interno delle agenzie di rating, fanno lievitare.

Centrata la diagnosi, sino a prova di smentita, la terapia è semplice quanto risolutiva: occorre smettere di produrre il debito. Lo Stato invece di comprare i soldi dai banchieri privati pagandoli al valore facciale con i propri titoli di debito gravati da subito d’interessi passivi, che alimentano il perverso mercato finanziario, deve ritornare ad emettere la propria moneta in nome e per conto dei propri cittadini, come ha ben saputo fare per cento anni, dal 1874 al 1975 (data dell’ultima emissione monetaria diretta), ancor meglio ora giacché risulta acclarato il “valore convenzionale della moneta” (v. G. Auriti). Non solo, senza indebitarsi e senza condizionamenti lo Stato dispone delle risorse indispensabili per far ripartire l’economia, l’occupazione e mantenere lo stato sociale (ritenuto dal Governo Monti troppo esteso e costoso), ma può accedere immediatamente al club delle grandi Nazioni le quali, in forza di convenzioni bilaterali sottoscritte fra loro, hanno stabilito di regolare il proprio interscambio commerciale pagando ognuno con la propria moneta nazionale. La recentissima convenzione in tal senso sottoscritta tra la Cina ed il Giappone, superando i loro aspri ed atavici contrasti, sta’ a dimostrare che, contrariamente agli anatemi lanciati dai prezzolati profeti di sventura, si può benissimo convivere senza il Dollaro, ma anche senza l’Euro. Il prossimo anno sarà peggiore di quello passato…, ma se servisse a far capire…. Molti auguri in tal senso.

Chi avesse letto http://www.signoraggio.com/signoraggio_isignorideldenaro.html
queste cose le aveva già capite.

Per quanto riguarda Cortina, mi sembra un altro acchiappa polli di regime. I polli, ben inteso, sono quelli che plaudono all’operazione: forse che l’elenco delle auto di lusso ed i relativi controlli, così come le barche a Portofino, non lo si poteva ottenere prima e completo per tutta Italia? C’era bisogno di andare a Cortina o a Portofino? Ma mi facciano il piacere!!!!! Il risultato è forse che Cortina e Portofino avranno meno turisti e allora…. tutti a Napoli in vacanza!!!! o forse in Svizzera, in Francia (neve e mare), in Austria. Tanti auguri al turismo del Trentino e della Valle d’Aosta. A proposito, penso che con queste misure l’industria delle imbarcazioni da diporto, già calata di suo del 45% lo scorso anno, sia definitivamente KAPUTT!!!!

atomictonto
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 09:39

Se vai a Londra i dementi psicopatici li puoi anche vedere come fossero una massa di pesci dentro delle “bocce” di vetro…basta prendere il treno della Northern che va da Heathrow verso High Barnet, attraversa tutta Londra usando parte delle rotaie sopraelevate della metro.
Dopo uno spettacolare passaggio sul Tamigi in zona London Bridge la sopraelevata si addentra in un dedalo di palazzotti di vetro, sui 10-20 piani, dove si possono vedere come in un acquario centinai dei sopracitati psicopatici attaccati a monitor e mouse pieni di grafici intenti a speculare e rovinare aziende, persone, consorzi, banche, famiglie e società varie.
Quell’acquario surreale rappresenta un buon 50% dell’economia di sua maesta (la vecchia), che per il resto produce qualche servizio di ingegnerizzazione, della tecnologia nucleare, degli aereoplani che non compra nessuno tranne la vecchia stessa (la BAER) e bancali su bancali di salsicce e fagioli in scatola.
L’aqcuario, tra l’altro, è collocato sulle più ampie, profonde e indecenti sabbie mobili di debito finanziario del mondo, persino più orrende della fossa di follia dei derivati in pancia alla Goldman Sachs (35 trillioni di dollari!!), anch’essa piena di psicopatici che sono forse gli unici ad apprezzare le salsicce con fagioli dei loro soci d’oltremanica.
Penso che entro qualche anno, prima o poi, il panorama dalle parti di London Bridge cambierà radicalmente,gli acquari si svuoteranno e si vedranno un sacco di scatole di cartone al posto degli psicopatici che invece si potranno visionare dalle parti di Camden o Portobello, sdraiati al suolo ubriachi e pieni di salsicce e fagioli.

lacan2
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 11:06

riferendomi all’articolo, purtroppo non è solo Unicredit a dare quelle direttive alla rete per la gestione del credito.
Le istituzioni sembrano o non vogliono coordinare i vari interventi volti a ristabilire un minimo di normalità: mi chiedo a cosa servano le (buone) misure della Bce se l’Eba non riconosce la dannosità delle direttive impartite.
La mano destra pare non sapere quello che fa la mano sinistra..

comprooro
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 12:38

billbill@finanza,

Billbill,
sono totalmente d’accordo, bisogna smettere di produrre debito. Questo perchè la produttività marginale del debito è diventata negativa. Accanirsi a voler crescere con il vecchio paradigma dell’espansione creditizia equivale a lanciarsi con la propria auto a 100kmh contro un muro di calcestruzzo… ci si fa male. Siamo giunti alla fase in cui una dose supplementare di eroina non regala al debt junkie neanche un breve viaggio di mezz’ora.
Quanto ad Unicredit, tante parole inutili. Voi vi accanireste a voler riempire un secchio con un grosso foro alla base? It’s the financial leverage, stupid. Non è una questione di governance, di intrighi politici. La grande banca globale in leva è un modello di business che tra pochi anni si potrà ammirare solo in un museo della finanza.
Siamo in questo vicolo cieco perchè il pensiero economico è asservito agli interessi delle banche e non viceversa le banche ispirate dal pensiero economico innovativo, che apre la strada alle prossime generazioni.
Siamo nell’era del debito, bond age… se togli lo spazio diventa bondage e non è piacevole.
Per finire, visto che siamo nel 2012, in televisione c’è Supernatural e tutti parlano di apocalisse, vi dico chi sono secondo me i quattro cavalieri: tre economisti morti ed un demone barbuto.
Il primo cavaliere si chiama David Ricardo, e ha portato la disoccupazione. Altro che specializzazione produttiva, il sogno americato è finito nei sobborghi di Shangai, gli stipendi delle operaie della Omsa con la delocalizzazione sono al 70% tornati nelle tasche del padrone e al 30% sono finiti in Serbia. A proposito, voi credete veramente che l’Europa sia unita in nome del lavoro e dei lavoratori. Svegliatevi, l’Europa unita fa comodo solo alle multinazionali. Ecco perché l’UE è sempre in espansione. Funziona così. Gli industriali globali delocalizzano in un Paese martoriato dalla crisi e dalla guerra civile, con una moneta da terzo mondo, e lì comprano tutto lavoro compreso per un pezzo di pane. Poi la Serbia diventa membro UE, così i loro prodotti arrivano senza dazio, con il bollino dell’Unione Europea, nei nostri supermarket. Abbasso l’Europa unita, viva i no global.
Il secondo cavaliere si chiama Milton Friedman e ci ha portato quella che chiamo l’illusione della meccanica celeste nell’economia. Tutti pensano che la politica monetaria sia attuata in una stanza piena di bottoni e leve nella quale basta azionare il comando con su scritto tasso di interesse e si ottiene l’effetto desiderato: stimolo dell’economia, leggermente inflazionistico oppure stretta creditizia e contenimento dei prezzi. Nulla di più sbagliato. Sotto un sottile e fragile velo newtoniano ribolle un universo quantico incomprensibile ai più. In questo universo non suonano le rassicuranti campane gaussiane, siamo invece in una palude piena di sabbie mobili, di cigni neri e di trasformate di Fisher. Signori, benvenuti in Extremistan… ad i viaggiatori provenienti da Città del Vaticano dico: vi trovate in quel punto della cartina dove c’è scritto “Hic sunt Leones”.
Gli amanti degli animali sono cortesemente invitati a non molestare i gatti: sono tutti gatti di Schrodinger, vivi e morti allo stesso tempo… I primi ad apparire erano inglesi e scozzesi. Ce ne sono un paio che portano al collo un ciondolo. Una croce bianca in campo rosso, sono molto grandi. C’è un gattone francofono che assomiglia a Garfield ed è particolarmente grande… è grande 2 volte e mezza il Belgio. Ci sono anche due gattoni italiani e una vecchia gatta nata nel 1400.
Il secondo cavaliere ha tra i suoi poteri quello di far comparire all’improvviso il quarto ed ultimo per la resa dei conti finale.
Il Terzo cavaliere si chiama Keynes, è il profeta della Spesa pubblica ed ha scatenato sulla Terra un mostro chiamato Leviatano. Il Leviatano è lo Stato che nasce in teoria per tutelare i deboli e gli ultimi. I maligni invece dicono serva a perpetrare il potere e la schiavitù. Lo Stato dice che è lì per aiutarti, ed intanto succhia le tue risorse attraverso imposte, tasse, accise. Quando c’è la crisi lo Stato ti aumenta l’Iva, quando ti servirebbe la mobilità, aumenta l’accisa sui carburanti, lascia collassare il trasporto pubblico locale, distrugge 800 posti di lavoro e i treni notturni a lunga percorrenza pechè il gregge deve usare il treno degli amici, NTV. E’ questa l’essenza del crony capitalism, il capitalismo degli amici.
Quando cresce a sufficienza il Leviatano taglia il cordone ombelicale con la propria mission, diventa autoreferenziale e non deve più rendere conto a nessuno. E’ come il paradigma dei lavori pubblici. Se hai iniziato a costruire il Ponte sullo Stretto non puoi più tornare indietro, perché altrimenti… tutti quei soldi spesi…. È un peccato. E’ un meccanismo psicologico per creare una situazione di servitù… Una specie di incaprettamento mentale…
Quindi buona fortuna a chi vuole smantellare il Leviatano. I potenti si diranno favorevoli a questa operazione, ma chiederanno sacrifici a chi abita i piani bassi della piramide sociale. Ma se si vuoi demolire una casa devi partire dall’alto, altrimenti ti cadrà addosso.
Il Leviatano può morire solo di morte violenta, oppure dopo una lenta agonia chiamata crisi fiscale dello Stato. Ed ecco la vergognosa, servile, schifosa, vomitevole, putrida stampa nazionale che addita al popolo i nuovi untori, gli evasori fiscali. Seminatori di discordia. Un side show montato ad arte per far si che si azzuffino i poveri tra di loro. Ma come si può comparare un commerciante che non fa lo scontrino con un cavaliere della Repubblica che ha patteggiato una sentenza che lo ha condannato per favoreggiamento ad associazione mafiosa, che schiva l’ostacolo del certificato antimafia come Alberto Tomba faceva nel super G. Non c’è partita, ma state certi che sarà il primo dei due ad essere pubblicamente lapidato. E pensare che c’è ancora chi grida contro i pregiudizi religiosi, razziali, sessisti. Nulla di più fuorviante. Nel campo finale dell’Armagheddon si affrontano due soli schieramenti: have vs have nots.
Il quarto cavaliere è barbuto, il suo nome di battesimo è Ben Shalom, ma non porta la pace. Porta al mondo occidentale la currency crisis e l’iperinflazione. Non sentirete in lontananza gli zoccoli del suo cavallo. Si materializzerà all’improvviso. E’ già tra noi sotto forma di quantitative easing, di bolle finanziarie nelle commodities. Per compiere il proprio lavoro si servirà dell’avidità delle ricche elite e della disperazione della massa dei non abbienti. Si prenderà cura del prezzo del petrolio, degli alimenti e delle medicine, del mercato dei derivati, delle banche insolventi che garantiranno il valore nominale dei debiti con i loro correntisti, ed anche dei Paesi sovrani che onoreranno le loro obbligazioni con monopoly money.

icebergfinanza
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 13:24

comprooro@finanzaonline,

Pe l’inflazione c’è ancora tempo qualche anno ancora! Il quarto cavaliere può attendere! Per quanto riguarda l’iperinflazione lasciamo perdere, non si rianima un cadavere!

comprooro
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 14:47

icebergfinanza,

L’iperinflazione è come una fuga di gas in quanto a meccanismo di creazione. Una notte intera per la saturazione dell’ambiente, un click per l’innesco. Quello che trovo veramente strano è la forza con la quale si vuol negare l’esistenza del fenomeno, quasi a volerlo esorcizzare. Finchè tutti noi, me compreso facciamo gli sboroni e discutiamo amenamente di massimi sistemi, cpi, core cpi eccetera, l’inflazione può sembrare lontana, ma quando iniziamo a parlare di spesa certi scenari, prospettati qui, come sul sito di mike shedlock o su quello di karl denninger, semplicemente non sono coerenti con la realtà.
Se in borsa è il tema dello spread che ci tiene tutti con il fiato sospeso, al supermercato bisogna fare i conti con un fenomeno altrettanto allarmante: il tubetto di dentifricio da 100ml è invia di estinzione, soppiantato dal più snello 75ml ad un prezzo impercettibilmente inferiore. Di questi esempi potrei farne altri come ad esmpio le vaschette di crudo ad 1 euro: contengono 60g di alimento per un prezzo al kg di € 16,66. Si potrà dire: è un problema di logistica, di cattivi raccolti, di commercianti truffaldini, ma mentiremmo solo a noi stessi.
Non stanno finendo contemporaneamente petrolio oro argento rame grano riso ecc.
Non è peak oil, è flood dollar.
Chi spera di andare a fare la spesa in piena crisi e comprare il dentifricio grande a 50 centesimi è destinato alla frustrazione di un cartellino che segna un euro e ottanta o peggio ancora all’angoscia di una scaffale vuoto.
Su main street c’è un film horror che sta andando da un paio di anni in prima visione e che si chiama margin squeeze. Vai a mangiare la pizza al tuo ristorante, quello che non ti ha mai deluso, e ti imbatti in uno di questi due scenari:
1) mangi la tua solita buona pizza a due euro in più
2) mangi la pizza al solito prezzo, ma la mozzarella ha il retrogusto di polistirolo.
Più chiaro di così non so rendere il concetto.
Naturalmente non sono un avventista che aspetta la catastrofe nascosto in un bunker.
Ne vedremo di cose strane, quest’anno ad esempio potrebbe essere l’anno del dollaro. Di sicuro il 2012 sarà un anno “risk off”. Negli anni risk off il dollaro la fa da padrone. Mi sa che investirò qualcosa in treasuries americani (che rendono lo 0,375%) e magari guadagnarò più di quelli con il conto deposito al 4,5%.
Questo naturalmente fino a che Ben Shalom non metterà in moto la stampante e, credetemi, lo farà.
E se avete perso la rotta in questa Bond-Age leggete Von Mises, Rothbard, Antal Fekete e ricordate: l’oro è la moneta dei Re, l’argento è la moneta dei mercanti, il debito è la moneta degli schiavi.

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:05

Grazie Capitan Andrea, per le news relative ai prestiti-impieghi di Unicredit. 😀

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:07

Ho un amico all’interno di Unicredit che mi conferma da tempo quanto tu hai scritto sapientemente. 8)

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:08

Non metterei al rango di DOGMA gli scritti del pur grandissimo e coraggiosissimo prof. Giacinto Auriti.

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:10

Lo Stato quando ha emesso direttamente la moneta non è sempre stato ONESTO. 👿 :mrgreen:

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:11

billbill@finanza,

Non metterei al rango di DOGMA gli scritti del pur grandissimo e coraggiosissimo prof. Giacinto Auriti.

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:26

Per attenuare la morsa dello SPREAD basterebbe attuare il Progetto Guarino , e una ristrutturazione del nostro debito pubblico, mediante una rimodulazione della durata, emettendo 400 miliardi di euro con titoli al PORTATORE, ESENTI da Tax, di taglio picoolo, molto piccolo, es. 100 euro e con un tasso del 2 -3% annuo, un pagherò decennale, quindi pagabile alla scadenza a 120-130 !

ma Super Mario non lo ha fatto, nè credo lo farà. 👿

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:28

…mi sono dimenticato di dire a proposito del Bot People auspicabile, che sia destinabile, collocabile solo alle persone fisiche residenti in Italia. No a stranieri , no a banche, no a società di capitale.
Chiaro ? 8) 😆

giobbe8871
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 15:30

Ve li ricordate i gettoni telefonici ? Che noi tutti utilizzavamo non solo come credito telefonico Sip , ma come una monetina di 200£.
Provate a riflettere su quello che ho scritto 8)

john_ludd
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 21:42

comprooro@finanzaonline,

Se uno crede alla possibilità di iperinflazione (ma anche solo di inflazione al 7-8 percento) farebbe bene ad avere un 20-25 percento in oro. Se poi è intelligente e quindi ha qualche dubbio farebbe bene ad avere un 20-25 percento di treasuries o similia. Il resto cash da mettere da una parte o dall’altra a seconda di quanto avviene.

Se invece uno crede alla deflazione (ma anche solo a inflazione core attorno all’ 1%) farebbe bene ad avere un 20-25 percento in treasuries o similia. Se poi è intelligente e quindi ha qualche dubbio farebbe bene ad avere un 20-25 percento in oro. Il resto cash da mettere da una parte o dall’altra a seconda di quanto avviene.

Non è difficile.

icebergfinanza
Scritto il 10 Gennaio 2012 at 22:20

comprooro@finanzaonline,

I’m sorry…, l’iperinflazione è una questione politica e non monetaria, ma si sa dalle parti della scuola austriaca si fa fatica a digerire la questione.

Sarà affascinante osservare cosa accadrà ai discepoli dell’oro quando sarà tornato a più miti consigli in attesa di decollare definitivamente verso territori inesplorati ma questa è un’altra storia e c’è tempo molto più tempo di quello che chiunque sia disposto a credere.
Andrea

comprooro
Scritto il 11 Gennaio 2012 at 11:21

icebergfinanza,

La parola chiave per comprendere inflazione è una sola, come dice Martin Armstrong (il Kondratieff del XXI secolo) Confidence. E la fiducia non è un fenomeno che risponde a dinamiche lineari. E’ più un animale del bestiario di Nassim Taleb. Forse abbiamo un po’ di tempo, ma fare affidamento sul tempo può essere un suicidio. y= e^x…La cosa più orribile del fenomeno in questione non è il decollo dei prezzi, ma il collasso della funzione tempo. E tanto per tornare alla metafora del trading, le fosse sono piene di trader che hanno aspettato troppo e sono entrati in un “crowded trade”.
E a chi dice che l’iperinflaz. è una questione politica, rispondo dicendo che nei prossimi anni la politica verrà fatta “at a point of a gun”.
Ricorda questo: i gradi di libertà di politici e banchieri centrali saranno sempre meno di quanto pensi tu.

Concludendo, penso di aver chiarito a sufficienza il mio pensiero: sono libertarian, no global, antieuropeista, promotore dell’honest money, discepolo degli economisti di scuola austriaca.
Vorrei sapere da Te, Andrea, senza vis polemica, di chi sei discepolo e quali libri leggi.
In fondo, anche se sono austriaco, sono pur sempre un trader e, come tale, sempre pronto a fare un’inversione a U concettuale.
Saluti

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