ITALIA: LA BATTAGLIA DEGLI AVVOLTOI!

Scritto il alle 23:22 da icebergfinanza

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Oltre un anno fa, in epoca non sospetta condivisi con i lettori il rischio di un sequestro totale delle democrazie, il sequestro delle Nazioni e del futuro delle Giovani Generazioni, il domino assoluto di un’oligarchia finanziaria supportata da una classe politica spesso connivente, un intreccio perverso quello tra finanza, politica, imprenditoria, scuole accademiche e media che oscurava l’orizzonte della democrazia.

Questo sarà un lungo articolo, c’è troppo da condividere, la consapevolezza non è questione di un attimo, se non avete tempo ci sono molti altri porti, magari ricolmi di conflitti di interesse, di ideologie, solo due righe e via, buona lettura!

La scorsa settimana è stato proiettato in anteprima il film ” Too big to fail ” …troppo grandi per fallire, un film che racconta i momenti drammatici del fallimento di Lehman Brothers, la nazionalizzazione di AIG e il salvataggio governativo e da parte della Federal Reserve, banca centrale americana, delle maggiori banche d’investimento, i moderni avvoltoi della finanza, avvoltoi che oggi stanno banchettando sulle carcasse delle nazioni indebitate.

Si tratta di un film all’acqua di rose dove si dipingono i principali protagonisti come uomini normali, travolti dalla loro avidità, invece di demoni che hanno perseguito sino in fondo i loro interessi calpestando la dignità di milioni di esseri umani scommettendo sul collasso del mercato immobiliare, dipingendoli come coloro che hanno salvato il mondo dalla Grande Depressione, una depressione che invece è in atto, una depressione strisciante, la Grande Depressione Umana!

Dopo essere riusciti a terrorizzare il Congresso americano con il rischio sistemico, costringendolo ad immettere 700 miliardi di dollari nel sistema, il film si conclude con il governatore Bernanke che sospira sperando che le banche continuino a sostenere l’economia reale nonostante siano tecnicamente fallite, con alla finestra un ironico e diabolico Hank Paulson, segretario al Tesoro americano, che sottolinea… si loro faranno, eccome se lo faranno!

Si non lo hanno fatto e oggi minacciano il big bang, il credit crunch…

Le autorità che regolano il sistema finanziario britannico non hanno gli strumenti concreti per impedire che le banche, allo scopo di adeguarsi ai nuovi requisiti di capitale, taglino l’erogazione di prestiti. Ad ammetterlo è addirittura il numero uno Financial Services Authority, Adair Turner. Lo riferisce il Telegraph.

Nel Regno Unito, in presenza di un’economia ancora molto debole, il problema dei finanziamenti alle imprese è molto sentito.(…)

Dovendo rafforzare i propri livelli di capitale per rientrare nei nuovi requisiti imposti dai regolatori, infatti, le banche potrebbero decidere di chiudere parzialmente i rubinetti del credito. E il presidente della principale authority ha ammesso di avere a disposizione mezzi «abbastanza limitati» per contrastare tale tendenza. Dichiara comunque di voler lavorare nella direzione dell’imposizione di requisiti di capitale più elevati per le attività di trading, in modo da scoraggiare le operazioni più rischiose.

11 Novembre 2011  redazione@valori.it

E ancora…(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Bruxelles, 10 nov – Finora, indica la Commissione, il flusso di credito alle imprese non finanziarie e alle famiglie appare essere stato colpito in scarsa misura dalla crisi in corso, anche perche’ la domanda di credito di basso tono, ma nel prossimo futuro “l’aggiustamento dei bilanci delle banche puo’ avere un impatto negativo sull’attivita’ economica sia in termini di costo del credito sia attraverso la restrizione delle condizioni di credito in particolare se le condizioni di finanziamento delle banche resteranno difficili”. Secondo gli ultimi sondaggi Bce, la domanda di prestiti bancari alle societa’ non finanziarie dell’Eurozona nel terzo trimestre e’ calata per la prima volta in un anno a causa dell’elevata incertezza in un contesto di rallentamento del pil. Visualizza altro Radiocor.ilsole24ore.com

Si lo spauracchio del 2012, Credit Crunch, ma non solo!

Gli avvoltoi della finanza hanno utilizzato il denaro delle Nazioni per scommettere sul loro decesso vendendo assicurazioni sulla morte degli stati sovrani, stati sovrani e comunità europea che a loro volta hanno contribuito ad attirare questi avvoltoi, costruendo l’Europa sulle sabbie mobili dei singoli interessi nazionali, amministrando le Nazioni in maniera fraudolenta e spesso criminale, sovvenzionando quotidianamente la loro permanenza sullo scranno della loro esaltazione ideologica.

Due premesse prima di proseguire sono assolutamente necessarie!

Fa decisamente tenerezza osservare tre ragazzini come Feltri, Ferrara e Sallustri parlare oggi di crimine finanziario solo perchè questo crimine finanziario ha costretto il loro padrone ad abbandonare lo scranno di un potere permeato da un devastante conflitto di interesse per non dire altro, come fa tenerezza la sudditanza assoluta ad un governo tecnocratico imposto dalla finanza internazionale di un centro sinistra che non va oltre la felicità di aver finalmente allontanato l’ombra dei loro peggiori incubi.

Ci sono molte cose che vanno dette, spesso a pensare male si fa peccato ma altrettanto spesso non si sbaglia quasi mai, soprattutto quando le coincidenze abbondano.

Abbiamo già detto delle debolezze strutturali di questo Paese, delle metastasi politiche mafiose e massoniche, della piaga dell’evasione e dell’elusione, delle responsabilità che non risparmiano nessuno sino a raggingere il popolo ma per un blog che da quattro anni cerca di condividere con i suoi lettori il pericolo assoluto di una finanza diventata in tutto e per tutto il braccio delle oligarchie mondiali oltre agli squilibri macroeconomici, per un autore che parla di crisi antropologica piuttosto che di crisi economico/finanziaria non è facile cambiare argomento.

Solo le ideologie accademiche e le ortodossie finanziarie possono continuare a nascondere una finanza fuori controllo, l’opera di un gruppo di terroristi finanziari, il giardino del diavolo, solo un gruppo di esaltati ideologici oggi può continuare a glorificare l’aspetto positivo della speculazione, senza riconoscere le devastazioni sociali e umane che essa produce soprattutto nei confronti delle materie prime agricole.

Goldman Sachs e Deutsche Bank hanno mosso la cresta della montagna dove era depositata la neve che ha scatenato la valanga che si abbattuta sull’Italia e sull’Euro, una strategia di guerra finanziaria che ha dato i suoi frutti, una strategia alla quale hanno partecipato anche i maggiori fondi di investimento globale come Black Rock o studi di consulenza come Boston Consulting Group che oggi, ma solo oggi acquistano o suggeriscono di acquistare il debito pubblico del nostro Paese.

Venerdi gli economisti di Goldman Sachs quella che governa il mondo e l’economia mondiale, hanno suggerito quello che sappiamo da tempo le loro preoccupazioni per due potenziali shock per l’economia americana, il peggioramento della crisi finanziaria europea e udite,udite il sostegno alla loro oligarchia, il rischio che il taglio delle tasse non sia esteso per un altro anno, il Paese di Buffet dove paga qualche migliaio di dollari, meno di un’infermiere guadagnandone milioni. Fantastico in un paese depresso come l’America, dove milioni di persone hanno perso e stanno perdendo la loro casa, il loro lavoro e oltre 47 milioni vivono con i buoni pasto dello stato la priorità è mantenere lo sgravio fiscale ai ricchi. Idioti!

All’economia mondiale basta solo un attacco all’Iran che faccia incendiare il petrolio e poi il gioco è fatto depressione ad oltranza!

Mentre Goldman Sachs, suggerisce e impone senza ritegno un governo tecnico all’Italia scatenando una tempesta speculativa sino al punto di osservare un suo collaboratore, internationa advisor dal 2005, Mario Monti, occuparsi di formare il nuovo governo italiano, il Financial Times, avvoltoio mediatico che ha bombardato in questi mesi il nostro Paese suggerisce che…

“Se c’è sollievo per il fatto che governi screditati siano rimpiazzati, c’è anche risentimento per quello che viene vista come una soluzione imposta dall’Europa, se non, peggio, dalla Germania”, prosegue il Ft, ricordando che il nuovo premier greco, Lucas Papademous, così come il probabile nuovo capo del governo italiano, Mario Monti, sono entrambi ex funzionari europei. “Il nuovo premier greco viene già chiamato ‘l’uomo di Merkel'”, evidenzia.

In entrambi i Paesi, è il suggerimento del quotidiano finanziario, i governi provvisori devono fissare una “agenda chiara per le elezioni”, in modo che gli elettori non si sentano bloccati in un processo di grandi sacrifici. “I due nuovi leader devono anche ammettere che non si potrà raggiungere nulla senza il sostegno popolare – conclude – potrebbero dover lottare per far passare le riforme in parlamento. La risposta sarà allora dare prova di vera leadership. La competenza manageriale non basterà”.(TMNews)

Sia ben chiaro, il nuovo governo va valutato sulla base delle decisioni che verrano prese, soprattutto se serviranno per abbattere con decisione la metastasi dei privilegi che distrugge il nostro Paese anche se non ho poi molta fiducia anche perchè non avrà vita facile ed è proprio qui che si scatenerà l’ennesima battaglia degli avvoltoi politici e finanziari.

Sino a ieri circolava voce che Gianni Letta avrebbe dovuto far parte di questo nuovo governo per garantire il centrodestra, ma forse ben pochi di Voi sanno che…

MILANO – Anche Gianni Letta entra nello straordinario parco di consulenti di Goldman Sachs, una delle banche d’affari più potenti del mondo. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi di Silvio Berlusconi, nonché ex direttore del Tempo di Roma – una lunghissima direzione, dal 1973 al 1987 – è stato nominato consulente dell’advisory board internazionale della banca d’affari americana. Goldman si aspetta dall’abruzzese (è nato ad Avezzano, in provincia di L’Aquila, nel 1935) una «consulenza strategica sulle opportunità di business development, con un focus particolare sull’Italia». Corriere della Sera 18 giugno 2007

Ma non solo anche Romano Prodi e Mario Draghi hanno avuto rapporti di collaborazione e consulenza con Goldman Sachs per non parlare del governo americano e delle maggiori istituzioni monetarie e finanziarie intrise di civil servat ex come ci spiega questa tabella prodotta dalla Mcclatchy Group terzo editore americano

Le fonti che vi propone Icebergfinanza sono facilmente documentabili e spesso e volentieri istituzionali o di spessore, non certo siti o testate telebane.

A molti questi nomi non diranno nulla ma vi posso assicurare che alcuni sono i principali responsabili e protagonisti di questa immensa depressione finanziaria, uomini che passano la porta girevole tra Wall Street e il Governo americano con disinvoltura!

In questi giorni inoltre, è circolato incessantemente il nome di un altro fantasma della tragica storia poliica italiana, Giuliano Amato che ha avuto insieme a Luigi Zingales, della scuola di Chicago la prima pagina del Sole 24 Ore per condividere il suo pensiero, perchè … “con le urne si perdono euro e onore“…

Affascinante decisamente affascinante, a tal punto che Ackermann il ceo di Deutsche Bank quella che ha scaricato sul mercato tutti i suoi titoli di debito italiani giocandoci sopra poi con in CDS, nel febbraio dello scorso anno sottolineava come …

Milano, 05 feb – “Giuliano Amato e’ uno dei piu’ illustri public servant europei e sono lieto di dargli il benvenuto in Deutsche Bank“, ha dichiarato Josef Ackermann, presidente del management board di Deutsche Bank. “La sua decisione di unirsi a noi dimostra la forza della nostra presenza in Italia e il nostro costante impegno a partecipare attivamente allo sviluppo del Paese”.
http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com

Ma certo Deutsche Bank intende partecipare attivamente allo sviluppo del Paese, italiani…move your money, dalle banche tedesche alle banche italiane responsabili, alle banche locali!

“La stessa banca che giovedì, dopo aver venduto da Londra titoli di stato italiani per 7 miliardi di euro, ha fatto sbottare pubblicamente l’ ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi: «Sono sconvolto. Il caso Deutsche Bank dimostra una mancanza di solidarietà che porta al suicidio anche la Germania». Benzina sul fuoco di questi giorni, durante i quali si è tornata a respirare quell’ aria fetida e incandescente del 1992. La classe politica di nuovo nel mirino dell’ opinione pubblica, la sfiducia internazionale galoppante, gli speculatori con il coltello fra i denti, il differenziale del rendimento fra i bund tedeschi e i titoli di Stato italiani stabilmente sopra i 300 punti… Per la banca, l’ operazione con la quale ha alleggerito di ben l’ 88% la propria posizione in titoli italiani rientra nella normalità. Del resto, non è forse normale che un grande istituto internazionale che deve rispondere ad azionisti evidentemente interessati solo al profitto e non certamente alle sorti dell’ Italia o della moneta unica europea, venda titoli di un Paese considerato non pienamente affidabile? Sono dinamiche, quelle che governano le grandi banche internazionali, ben note allo stesso Prodi, che prima di scendere in politica è stato anche componente del board della Goldman Sachs. «È il mercato, bellezza…», sembra di leggere fra le righe della lettera con cui il chief country officer di Deutsche Bank, Flavio Valeri, ha replicato alle polemiche di questi giorni. Tenendo comunque a precisare che l’ Italia «resta fondamentale» per la sua banca. Tanto che circa un anno e mezzo fa i vertici della Deutsche Bank hanno convinto un personaggio d’ eccezione ad accettare l’ incarico di senior advisor: proprio Giuliano Amato, il timoniere di quella terribile estate del 1992, due volte premier, presidente dell’ Antitrust, vice presidente della Convenzione europea e ministro dell’ Interno nell’ ultimo governo di Romano Prodi. Del quale il «Dottor Sottile», come viene spesso definito, è amico da quarant’ anni. «In questo ruolo di nuova creazione», scrisse l’ agenzia Ansa il giorno che la notizia venne resa nota, «Amato supporterà Deutsche Bank in Europa e soprattutto in Italia, portando il suo contributo nell’ interpretazione degli scenari politici e macroeconomici, nella valutazione degli interventi e delle normative del governo e fornendo la propria consulenza ai principali clienti attuali e potenziali della banca». Sergio Rizzo Pagina 2 (30 luglio 2011) –  Corriere della Sera.

Certo è il mercato bellezza è tu ne fai parte, il Capitalismo sta divorando se stesso, la profezoa di Marx si sta avverando, si distruggono posti di lavoro e Nazioni per soddisfare quattro azionisti avidi e due oligarchi esaltati, l’Italia è fallita, l’Italia è finita, agli analisti della domenica, prezzolati, a libro paga si aggiunge anche la fallita Citigroup, prossima candidata alla festa delle nazionalizzazioni del 2012, date un’occhiata ai bilanci, roba da brivido!

E se non bastasse i nostri media continuano ad intervistare il sicario della finanza Soros, quello che fa il filantropo sulle carcasse degli Stati, delle aziende… i debiti dell’Italia e della Spagna sono troppo grandi per essere salvati dice il nostro illuminato speculatore… anche la Lehman Brothers era troppo importante per essere salvata, altro terrore mediatico gratuito, quello che non vi dicono è che la deflagrazione estinguerebbe l’intero sistema finanziario mondiale e l’economia, una depressione, l’unica speranza per rinviare il problema, badate bene rinviare è una Banca centrale europea che stampa moneta o lasciare fallire e quindi nazionalizzare banche già tecnicamente fallite preservando solo risparmi e depositi.
Il vero problema, ha aggiunto il guru finanziario, è che i leader politici europei «non hanno le conoscenze di base su come si muovono i mercati finanziari. Se non cambia nulla, l’Unione Europea entrerà in un processo di disintegrazione. Bisogna fare qualcosa» ha conclude Soros. Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/EjqJh

Ma non è finita qui ve lo ricordate il simbolo dei progressisti, quel Tony Blair che vede armi di distruzione di massa in ogni angolo della terra e che scatenò insieme all’altro esaltato americano Bush una guerra falsificando documenti per renderla legittima? Ebbene il nostro innocente fanciullo ora …

L’ex premier britannico Tony Blair diventerà un consulente part time per la banca americana JPMorgan Chase. Sarà il primo di una serie di incarichi che Blair intende assumere nel settore privato.
Per JPMorgan, Blair userà la sua esperienza e i suoi contatti per «consulenze politiche e strategiche». Non è stato reso noto lo stipendio che intascherà l’ex premier, ma secondo un ‘cacciatore di teste’ di New York , sarà superiore al milione di dollari all’anno.
Jamie Dimon, amministratore delegato della banca, ha affermato che Blair sarà «enormemente prezioso» per la compagnia.
L’ex premier ha detto al Financial Times che intende assumere un piccolo numero di analoghi incarichi con altre società in diversi campi. «Sono sempre stato interessato – ha detto Blair – al commercio e all’impatto della globalizzazione. Attualmente i punti di contatto fra politica ed economia in diverse parti del mondo, inclusi i mercati emergenti, sono molto forti»(Sole24Ore)

I’m sorry mi dispiace se qualcuno si sta svegliando dal paese delle meraviglie ma è cosi che funziona il mondo bellezza e tu te la bevi dalla mattina alla sera, a meno che non incominci ad essere consapevole.

La tastiera è rovente ma io proseguo ad oltranza!

Ma occupiamoci anche della connivenza del mondo accademico, quello di scienziati presunti tali economici che hanno clamorosamente fallito nel loro compito in questa crisi…

In settimana sarò presente ad un’assemblea scolastica e presso un dipartimento universitario per condividere quello che sta accadendo, ma prendo spunto dall’invasione di uno studente bocconiano liberale che mi aveva accusato di parlare di ciò che non conosco visto che sembra che i bocconiani invaderanno il nuovo governo tecnico.

Come ho scritto tempo fa, riportando le parole di un economista americano e non dimenticando che solo l’economia comportamentale, le scienze cognitive, la neuroecononomia, lo studio della storia e del comportamento delle masse mi ha permesso di anticipare prima di molti questa crisi…

Mi sorprende l’entità della catastrofe, ma quello che mi sorprende ancor di più è l’apparente fallimento degli economisti accademici nel prepararsi per il futuro. Sulla scia della crisi mi aspettavo che i dipartimenti economici di tutto il mondo affermassero che bisogna cambiare i modelli impiegati.Il fatto è che abbiamo bisogno sempre meno di teorici di mercati efficienti e sempre più di persone che lavorino (…) sui pregiudizi nozionistici. (…) Abbiamo bisogno di più storici delle politiche monetarie ed economiche e meno ideatori di modelli. Abbiamo bisogno di più economisti come Eichengreens, Shillers, Akerlofs, Reinharts, e Rogoffs e soprattutto come Kindleberger, Minsky, o Bagehot.
Tuttavia, non è questo quello che dicono i dipartimenti economici.

Forse non mi rendo perfettamente conto di quello che sta succedendo. (…) Ma se per caso mi sono perso qualche cambiamento epocale in atto, mi piacerebbe che qualcuno me lo indicasse.

Forse gli economisti accademici perderanno la condivisione delle loro teorie e la loro influenza sugli altri attori -dalle scuole di business ai programmi sulla politica pubblica, ai dipartimenti di scienze politiche, di psicologia e sociologia-. Mentre poi i rettori e gli studenti universitari chiedono più rilevanza ed utilità, forse questi colleghi inizieranno ad insegnare le funzionalità dell’economia lasciando agli accademici una disciplina che insegna semplicemente la teoria della scelta logica.

O forse l’economia rimarrà una disciplina che dimentica gran parte delle nozioni di una volta e che si fa continuamente distrarre, mandare in confusione e negare. Se dovesse veramente succedere, staremo tutti molto peggio.

J. Bradford DeLong, ex assistente segretario al tesoro degli Stati Uniti, è professore di economia presso l’Università della California di Berkeley e ricercatore associato al National Bureau for Economic Research.

Ebbene ieri sul Sole24Ore Luigi Zingales un’altro Chicago Boys, scrive che per Monti l’attende un compito da curatore fallimentare per il nostro Paese, si mentre per la scuola di Chicago senza voler necessariamente generalizzare ci sarebbe bisogno non solo di un curatore fallimentare ma di una rottamazione vera e propria, visto che da quella scuola sono uscite le fallimentari ideologie che ci hanno portato in questa crisi.

Sono talmente permeati della loro ideologia che questi ragazzi continuano a non vedere la metastasi di una finanza fuori controllo, demenziale. Gli Stati sono amministrati spesso da criminali politici ma la finanza è il braccio destro dello oligarchie…

Non si tratta di un colpo di stato dei mercati – come qualcuno vorrebbe far credere –, ma di un tentativo disperato di salvarci da soli e non essere commissariati dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Se i politici temono le lacrime e sangue che un governo tecnico potrebbe imporre, si consolino che la ricetta dell’Fmi sarebbe di gran lunga peggiore. Basta chiedere agli abitanti di tutti quei paesi che hanno sperimentato l’amara medicina dell’Fmi. di Luigi Zingales – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/mPzrR

Ma certo che non si stratta di un colpo di stato ma della manina invisibile del mercato quella di nonna Goldman Sachs & Deutsche Bank che quando vengono in Italia raccontano le favole agli ingenui risparmiatori italiani che magari leggono pure le illuminanti disquisizioni del buon Luigi!
Prosegue il buon Luigi…

Un curatore fallimentare deve essere una persona super partes e rimanere tale. Se ci fosse anche il più vago sospetto che il curatore volesse comprarsi l’azienda, non potrebbe operare serenamente. Per questo l’incarico deve essere dato ad un persona non politica che si impegni a rimanere tale. Assumendo l’indisponibilità di Mario Draghi, la persona ideale è Mario Monti. Dini ed altri personaggi di cui si è parlato sono politici, non super partes. di Luigi Zingales – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/mPzrR

Ma certo la favola continua, quando questi signori avranno dato le dimissioni dai rispettivi datori di lavoro, quelli ai quali devono suggerire dove speculare…ops investire allora saranno super partes anche se il denaro non dorme mai e le sue vie sono infinite.

Mi fermo qui per non andare oltre ma Einstein aveva ragione coloro che non hanno imparato dai loro fallimenti oggi insegnano e continuano a guidare sull’orlo di un burrone un innocente scuolabus nel quale è rinchiuso il futuro delle giovani generazioni!

Auguri, ne abbiamo tutti estremamente bisogno!

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