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FINANZA PREDATORIA: IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI!
Come spesso accade in tempo di crisi, dove qua e la si intravvedono le carcasse di questo sistema, fallimenti e squilibri che il turbocapitalismo ha prodotto, avvoltoi e sciacalli si moltiplicano sorvolando o annusando occasioni indimenticabili spesso insanguinate.
Lo scorso mese Anna Maria Tarantola vice direttrice generale della Banca d’Italia ha sottolineato come la crisi abbia aperto immense praterie sconfinate per gli avvoltoi della criminalità organizzata in seguito ad una sensibile contrazione dell’accesso al credito, praterie sconfinate scoperte nella prima metà del 2010, oltre 15.000 operazioni sospette ben oltre l’intero ammontare del 2008 e il doppio del 2009.
Fiumi di denaro sporco o insaguinato che vengono decontaminati immettendolo attraverso operazioni finanziarie nei canali dell’economia, attraverso l’acquisizione di attività legittime. Non si tratta di milioni ma di miliardi di euro, cifre di fronte alle quali le finanziarie dei governi italiani impallidiscono. Truffe, frodi e manipolazioni sono l’essenza in tempo di crisi, dove gli sciacalli agiscono indisturbati, socializzando le perdite. Su oltre 20.000 operazioni sospette realizzate nel 2009, almeno 15.000 hanno prodotto indagini giustificate.
Tornando alla finanza, non è difficile ricordare quante volte, le autorità, economisti o esperti del settore hanno giustificato la presenza di hedge fund, private equity e speculatori in generale come fornitori indispensabili di liquidità, equilibrio nei mercati, stabilizzatori unici, stimolatori di efficienza, indispensabili operatori che determinano le fluttuazioni dei prezzi. Eppure nelle pieghe della finanza speculativa, qua e la si nascondo sciacalli ed avvoltoi.
Come scrive il sempre puntuale e stimolante mensile VALORI, al quale consiglio vivamente di abbonarsi per una visione che va oltre la nebbia dell’ufficialità di questo tempo, dove si raccontano leggende metropolitane ad uso e costume del sistema.
Ne abbiamo già parlato altre volte, facendo riferimento agli investimenti "armati" ma non solo, alla mancanza di consapevolezza di dove vanno i nostri investimenti, in quali società e progetti vengono confluiti.
Amplificando e semplificando l’esempio è affascinante e allo stesso tempo terrificante osservare come la liquidità immessa nel sistema dalle autorità monetarie e dagli Stati sia servita per speculare contro gli Stati stessi, nella recente primavera di fuoco europea.
Il recente successo del newyorkese FG Hemisphere, specializzato negli investimenti “alternativi”, è un campanello d’allarme per le nazioni più povere del Pianeta. I fondi avvoltoio hanno ancora fame. E continuano ad attaccare.
ULTIMO IN ORDINE DI TEMPO SI CHIAMA FG HEMISPHERE. È un fondo con base a New York, che da tempo si è specializzato nel segmento degli investimenti “alternativi”. Non ama farsi pubblicità, ma nelle ultime settimane è balzato, suo malgrado, agli onori delle cronache per aver compiuto un’impresa che ha dell’incredibile. Grazie alla sentenza favorevole di un tribunale di Hong Kong, FG ha ottenuto il pignoramento delle concessioni che la Cina dovrà pagare alla Repubblica Democratica del Congo nell’ambito di un maxi progetto di estrazione mineraria. Un passo in avanti decisivo verso l’incasso di un credito di oltre 100 milioni di dollari vantato nei confronti del Paese a ricano. Ma anche l’ultimo capitolo di una storia che non conosce vergogna.
Affari d’oro. La vicenda aveva preso il via nel lontano 1980 quando il governo dell’allora Zaire contrasse un debito con la società jugoslava EnergoInvest per la realizzazione di una linea di trasmissione elettrica tra le città di Bukavu e Goma. Quando nel 1991 Kinshasa dichiarò di non poter pagare il debito, EnergoInvest ricorse al giudizio dell’International Chamber of Commerce ottenendo una sentenza di risarcimento pari a 11,7 milioni di dollari (cui andava aggiunto un interesse del 9%). Ma recuperare il credito restava un’impresa difficile, meglio trovare qualcuno che si facesse carico dell’operazione. Fu allora che la FG Hemisphere entrò in scena. La compagnia, fondata dagli ex consulenti di Morgan Stanley, Peter Grossman e Keith Fogerty, acquisì i diritti sul credito e si lanciò all’attacco. A colpi di sentenze, interessi maturati e penali caricate, il credito crebbe fino quasi a decuplicarsi. Praticamente l’affare del secolo. Quelli come FG Hemisphere si definiscono fondi distressed, ma gli osservatori li hanno da tempo ribattezzati vulture, avvoltoi. Lasciano i loro nidi domiciliati in paradisi naturali e fiscali come Bahamas o Isole Cayman e volano bassi, preferibilmente sulle savane dell’Africa subsahariana, alla ricerca di debiti mai saldati. Acquisiscono a prezzo scontato, portano i governi in tribunale e ottengono risarcimenti da capogiro, allungando le mani su ogni entrata possibile: dalle concessioni per lo sfruttamento delle risorse naturali fino agli aiuti internazionali allo sviluppo. Secondo l’African Development Bank i rendimenti finali possono raggiungere anche il 2000%. Lo sanno bene finanzieri d’assalto come Michael Sheehan, che nel 1999, attraverso il suo fondo domiciliato alle Isole Vergini Britanniche – tale Donegal International – aveva acquisito per tre milioni di dollari un debito contratto vent’anni prima dallo Zambia con la Romania per l’acquisto di macchinari agricoli. L’investimento ha reso cinque volte l’esborso iniziale. Una storia assurda, come tante altre, del resto. Da quando, all’inizio del XXI secolo, le grandi istituzioni sovranazionali hanno avviato la cancellazione dei loro crediti attraverso l’Heavily Indebted Poor Countries (Hipc) Initiave, fondi poco noti come Camdex, Gracechurch o Antwerp Investments hanno dato vita a un’orgia speculativa senza precedenti vanificando qualsiasi iniziativa di ristrutturazione.
Informazioni carenti. Difficile calcolare il ricavo complessivo ottenuto dai vulture negli ultimi anni spolpando le casse di nazioni come Uganda, Tanzania, Congo Brazzaville o Camerun. Un rapporto congiunto Fondo monetario internazionale/World Bank datato 2007 parlava di almeno 1 miliardo di dollari (a fronte di una spesa iniziale di 427 milioni), ma la cifra potrebbe essere di gran lunga superiore. Nell’agosto 2009, il quotidiano britannico Guardian ha stimato che, negli ultimi anni, almeno 54 società avessero trascinato in tribunale 12 Paesi reclamando complessivamente 1,8 miliardi di dollari. Un mese più tardi, il Fmi e l’International Development Association hanno segnalato un drastico calo delle cause legali tra i fondi e le nazioni del programma Hipc: dalle 54 nel 2008 alle 14 attive nel settembre scorso. Ma è una notizia solo parzialmente attendibile. «Ci sono molti casi in cui le nazioni stesse non rendono noti perché hanno deciso di fare un accordo con i fondi e temono che la pubblicità possa mettere a repentaglio l’intesa», spiega Nick Dearden, direttore della Jubilee Debt Campaign, una delle più importanti iniziative di cancellazione debitoria del mondo. «Le informazioni sono molto irregolari, è uno dei problemi del nostro lavoro». Stati Uniti e Gran Bretagna, principali sedi delle contese legali, stanno studiando nuove leggi per contrastare gli avvoltoi, ma la strada è ancora lunga e ad oggi non esiste nessuna norma in grado di porre un limite massimo agli interessi che i fondi possono caricare sui debiti .
USA E GRAN BRETAGNA: LA LEGGE PUO’ ATTENDERE.
Impedire ai fondi avvoltoio di utilizzare i tribunali di di sua Maestà per reclamare i crediti vantati (e gonfiati) nei confronti delle nazioni più povere e indebitate del Pianeta. È l’obiettivo della proposta di legge attualmente in discussione nel Parlamento britannico. Dopo aver passato due letture alla Camera bassa, la norma ha già diviso il mondo politico. Se da un lato sono in molti a giudicare il provvedimento un passo in avanti nella lotta alla povertà, c’è anche chi, soprattutto nell’opposizione conservatrice, teme che la riforma possa scoraggiare nuovi investimenti condannando così le nazioni Hipc alla perenne depressione economica. Non è ancora chiaro ad oggi se il Parlamento britannico riuscirà ad esprimere un voto definitivo prima delle elezioni politiche del prossimo 3 giugno. Secondo il Financial Times, i tribunali britannici ospitano il 20% delle cause intentate dai vulture funds nel mondo. Una quota notevole, ma pur sempre inferiore a quella compensata dalle corti Usa, sedi di una contesa legale su tre. Attualmente, il Congresso sta esaminando due pr ovvedimenti in materia. Il primo, conosciuto come “Stop Vulture Funds Act”, intende fissare al 6% l’interesse massimo caricabile dai fondi sui crediti vantati. Il secondo, denominato “Judgment Evading Foreign States Accountability Act”, vorrebbe, però, proibire alle nazioni che hanno casi legali pendenti di accedere al mercato dei capitali statunitense. Entrambe le proposte sono ancora alle fasi preliminare della discussione. Matteo Cavallito
La cena dei predatori può continuare….e a noi non resta che stare a guardare gli avvoltoi che banchettano e gli sciacalli e le iene che ridono alle spalle della nostra inconsapevolezza, in fondo cosa possiamo fare noi comuni mortali si sente sussurrare, noi non possiamo farci nulla.
Consapevolezza e responsabilità, oltre ad investimenti responsabili e consumi critici, sono le migliori armi con le quali possiamo rispondere alle risate degli sciacalli, senza dimenticare che uomini e donne consapevoli possono esercitare pressioni non indifferenti per indirizzare scelte politiche ed economiche future, dopo l’epoca glaciale che sta attraversando il nostro tempo.
SI ANDREA, E’ L’IGNORANZA CHE HA PORTATO IL POPOLO ALLA TOTALE APATIA ATTUALE,GRAZIE PER AVERCI DONATO CONSAPEVOLEZZA !!![..] SABATO, 14 AGOSTO 2010 FINANZA PREDATORIA: IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI! Come spesso accade in tempo di crisi, dove qua e la si intravvedono le carcasse di questo sistema, fallimenti e squilibri che il turbocapitalismo ha prodotto, avvoltoi e s [..]
SI ANDREA, E’ L’IGNORANZA CHE HA PORTATO IL POPOLO ALLA TOTALE APATIA ATTUALE,GRAZIE PER AVERCI DONATO CONSAPEVOLEZZA !!![..] SABATO, 14 AGOSTO 2010 FINANZA PREDATORIA: IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI! Come spesso accade in tempo di crisi, dove qua e la si intravvedono le carcasse di questo sistema, fallimenti e squilibri che il turbocapitalismo ha prodotto, avvoltoi e s [..]
SI ANDREA, E’ L’IGNORANZA CHE HA PORTATO IL POPOLO ALLA TOTALE APATIA ATTUALE,GRAZIE PER AVERCI DONATO CONSAPEVOLEZZA !!![..] SABATO, 14 AGOSTO 2010 FINANZA PREDATORIA: IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI! Come spesso accade in tempo di crisi, dove qua e la si intravvedono le carcasse di questo sistema, fallimenti e squilibri che il turbocapitalismo ha prodotto, avvoltoi e s [..]
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Cos'è che conduce alla paralisi della volontà?L'ignoranza conduce alla paralisi della volontà.Se non sappiamo cosa ci aspetta, non abbiamo modo di calcolare i rischi.Per le autorità, insofferenti dei vincoli che una democrazia vitale e tenace impone ai detentori del potere, tale impotenza dell'elettorato, legata alla sua ignoranza, la sua diffusa sfiducia nell'efficacia del dissenso e la sua indisponibilità a farsi coinvolgere sul piano politico sono fonti di capitale politico assolutamente necessarie e gradite.Il dominio conseguito mediante la deliberata coltivazione dell'ignoranza e dell'incertezza(badate bene I G N O R A Z A e I N C E R T E Z Z A ), infatti, è più affidabile e costa meno del potere fondato sull'esaustiva disamina dei fatti e sullo sforzo prolungato di raggiungere un accordo circa la fondatezza dei problemi e i metodi meno rischiosi per affrontarli.L'ignoranza politica perpetua se stessa E LA CORDA INTRECCIATA DELL'IGNORANZA E DELL'INAZION E FA SEMPRE COMODO QUANDO SI DEVE METTERE IL BAVAGLIO O LEGARE LE MANI ALLA DEMOCRAZIA.ABBIAMO BISOGNO DELL'EDUCAZIONE PERMANENTE PER AVERE LA POSSIBILITA' DI SCEGLIERE.MA NE ABBIAMO ANCOR PIU' BISOGNO PER SALVAGUARDARE L,E CONDIZIONI CHE RENDONO LE SCELTE ACCESSIBILI E ALLA NOSTRA PORTATA.( Zygmunt Bauman, Vite di Corsa, come salvarsi dalla tirannia dell'effimero, ed.Il Mulino)Valentina