CARPE DIEM, L’ ATTIMO FUGGENTE!

Scritto il alle 19:54 da icebergfinanza

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Sul sito della VOCE Fabrizio Ranchetti, docente di Economia politica e Politica economica presso l’Università di Pisa, condivide il suo pensiero:

" La crisi ha cambiato tutto: l’economia, le istituzioni finanziarie, il nostro modo di fare politica economica e la nostra teoria economica. Eppure, per i programmi di insegnamento universitari, tutto resta come prima. Come trenta anni fa, gli studenti seguono prima un corso di microeconomia e poi uno di macro. Il problema è la separazione netta tra le due parti. I docenti dovrebbero invece affrontare fin dall’inizio, direttamente e in un modo adeguato, le questioni che la realtà economica contemporanea pone davanti agli occhi, nella vita e nelle tasche di tutti.(…) Si discute molto, e giustamente, seppur spesso nel modo giuridico-formale tipico della cultura del nostro paese, di riforma dell’università e di formazione delle classi dirigenti, la quale non può che avvenire principalmente nelle università. Un fatto, tuttavia, colpisce. Non si discute mai dei contenuti dell’insegnamento. Queste bellissime scatole che disegniamo, serviranno a insegnare che cosa? Su ciò, non una parola. Eppure, il contenuto e il modo dell’insegnamento non sono affatto cose scontate, non sono qualcosa di cui ci si potrà occupare, se mai, dopo, a riforma avvenuta (quando?) – come se i saperi fossero qualcosa di distaccato dalle istituzioni che ci diamo e abbiamo e da quanto accade nel mondo in cui viviamo, e pertanto dati una volta per tutte. È una questione urgente, che va discussa e affrontata subito e che, per di più, ha il vantaggio di poter essere risolta subito, senza dover introdurre alcuna nuova legge o regolamento.

Un fatto, tuttavia, colpisce. Non si discute mai dei contenuti(…) Eppure, il contenuto e il modo dell’insegnamento non sono affatto cose scontate, non sono qualcosa di cui ci si potrà occupare, se mai, dopo (…)

Non è una novità, questa in fondo, limportanti sono le nozioni, in un mondo nel quale, l’ideologia, il fondamentalismo, portano spesso ad un punto nel quale, " le nozioni non sono altro che un mezzo, e quasi un pretesto, per comunicare una certa visione delle cose, più importante delle cose stesse! "

" La più grave crisi economica e finanziaria dalla Grande Depressione del secolo scorso non può avere cambiato profondamente, come ha fatto, l’economia, le istituzioni finanziarie, il nostro modo di fare politica economica e la nostra teoria economica, e non anche il nostro modo di insegnare l’economia. Ma, se andiamo a vedere i programmi di insegnamento, tutto risulta essere come prima (prima, cioè, della crisi): business as usual, nell’insegnamento dell’economia."

Tutto oggi è ancora "business as usual" ,  tutto come prima in fondo, come nella crisi, questa volta è diverso, stiamo facendo le cose in maniera adeguata, abbiamo imparato dagli errori  del passato, i vecchi parametri di valutazione sono obsoleti, non valgono più oggi. Sino a quando come diceva Truman, non scorgi la recessione e lla crisi aggirarsi tra la vita del tuo vicino, facendoli perdere il lavoro, senza toccare la tua sensibilità, sino a quando tocca a te, e allora diventa depressione e nulla è più " business ad usual".

Qualcuno si è mai chiesto in realtà, quante università mondiali ed italiane hanno nelle loro biblioteche, la " Teoria dei sentimenti morali " di Adam Smith, universalemente riconosciuto come padre dell’economia, attraverso il suo "Ricchezza delle Nazioni", dimenticando che prima di tutto,  fu sopratutto, un professore di scienze morali all’università di Cambridge!

Naturalmente non si tratta solo di questo, ma proseguiamo con l’intervento del professor Ranchetti, uno scatto di orgoglio che mi affascina…

si possono e si devono fare anche corsi più attuali e interessanti per gli studenti (molti dei quali non faranno mai gli economisti, e c’è da stupirsene, se continuiamo a proseguire coi vecchi programmi?) mostrando loro subito la rilevanza assoluta delle cose che insegniamo. Che cosa diremmo di un fisico che insegnasse oggi la fisica come la si insegnava trent’anni fa? Di uno storico contemporaneo che, dopo l’11 settembre, non mettesse al centro del suo insegnamento lo scontro tra Islam e mondo occidentale? O di un medico che non insegnasse le più recenti terapie? Non potremmo, una volta tanto, cercare anche noi di essere all’altezza del nostro tempo, di non essere sempre in ritardo, e di fare come fanno a Stanford? Noi “economisti politici” non ci lamentiamo forse sempre di perdere studenti a favore di altre materie e del loro disinteresse verso la nostra disciplina? Certo che se continuiamo a insegnare l’economia senza affrontare fin dall’inizio, direttamente e in un modo adeguato, le questioni che la realtà economica contemporanea pone davanti agli occhi, nella vita, e nelle tasche di tutti, perseverando in un tipo di insegnamento obsoleto e stantio, in formale ossequio a un presunto rigore (che, nella sostanza, non c’è, e che comunque può essere meglio sviluppato in corsi più avanzati) e in sostanziale e colpevole acquiescenza alle nostre inveterate abitudini accademiche e alla nostra pigrizia intellettuale, non ci potremo davvero più lamentare. E agli occhi del mondo che ci guarda e che continua ad aspettarsi da noi una guida sicura nella presente tempesta (penso qui soprattutto alla nuove generazioni), confermeremmo soltanto la nostra inettitudine, il nostro declino e la nostra irrilevanza. O, almeno, di gran parte della nostra professione."

…le questioni che la realtà economica contemporanea pone davanti agli occhi, nella vita, e nelle tasche di tutti…

Tempo fa, cercando di mettere le basi per un progetto innovativo di insegnamento della finanza e dell’economia nelle scuole, queste furono le mie riflessioni, riflessioni di un uomo, che crede fermamente alla natura morale dell’economia.

" Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo." … ecco l’utopia del professor Keting, nell’ Attimo fuggente, ma le utopie sono contaggiose quando nascono dalle macerie di una presunta scienza.         

Non è facile sintetizzare l’oceano di pensieri e di visioni che, quotidianamente, vengono accarezzati dalla brezza di un sogno, un sogno che spesso mi spinge sino ai confini dell’ utopia, l’unica isola al mondo che l’uomo ama visitare incessantemente.
 
Credo sia importante incominciare ad immaginare un rotta che vada al di la del semplice trapasso delle nozioni, una rotta che aiuti a tracciare una navigazione presente e futura,  che guardi al di la dell’orizzonte scientifico dell’economia e della finanza.
 
Oggi serve un’alternativa, un’alternativa che vada al di la della natura scientifica dell’economia, una “scienza” che non sia solo razionalità o un insieme di analisi e numeri, una “scienza” che pensa di conoscere il prezzo di tutto, ma che spesso non comprende il valore di niente.
 
Come diceva Pascal, “…il cuore ha ragioni che la ragione non conosce…”
 
L’ innovazione e la creatività, così importanti in campo economico, non possano essere confinate alla sola visione materiale dell’esistenza umana, ma devono necessariamente essere abbinate ad emozioni, sentimenti e valori.
 
E’ importante riuscire a dipingere la prospettiva di un’economia che,  non sia confinata alla sola efficacia di una strategia che guarda sempre e solo al massimo risultato possibile ma che tenda alla ricerca di un risultato responsabile e sostenibile, in grado di favorire l’interesse collettivo.
 
Ecco perché secondo la mia visione è essenziale che attraverso le nuove generazioni si diffonda una cultura economico/finanziaria che superi le nozioni tecniche peraltro fondamentali, per una maggiore consapevolezza e responsabilità sociale, una cultura che vada al di la di qualsiasi ideologia. Le ideologie, gli integralismi distruggono le idee e confinano la passione in un grigio e oscuro sentiero, dove si diventa ostaggio del pensiero di qualche illustre e defunto economista o filosofo.
 
Ecco quindi che nasce per molti, l’utopia di disegnare un sistema economico che vada contro l’interesse di una ristretta cerca di elites, un sistema basato sulla reciprocità, sull’interesse reciproco.
 
Innovativo, sarebbe inoltre un insegnamento che miri alla comprensione del punto di vista dell’altro, della prospettiva dalla quale guarda il mondo, anche quando non è la nostra prospettiva. Condividere diverse visioni dell’orizzonte economico/finanziario, significa consentire alla consapevolezza di ogni singola identità, di scoprire la sua strada, la sua rotta, quali di queste visioni è in sintonia con il proprio modo di percepire l’economia.
 
La storia invece ci insegna che spesso le teorie economiche, talvolta le stesse ideologie e le loro derivazioni finanziarie, sono in grado di “sequestrare” la vita democratica, scuole e università, specialmente nei momenti di crisi profonda, come quella attuale, ma non solo.
 
Che si tratti di teorie neoclassiche, piuttosto che keynesiane o austriache, sino a giungere a quella che ha monopolizzato gli ultimi trenta/quaranta anni ovvero quella monetarista, che si tratti di statistica, piuttosto che di econometria o teorie quantistiche, di monopolizzazione del pensiero spesso si tratta e di conseguenza si insegna.
 
Ecco quindi che al fallimento di una teoria si inserisce prontamente un’altra visione delle cose, che si propone come unica e irrinunciabile soluzione al problema, visione spesso figlia di ideologie e dottrine che rifiutano ogni tipo di confronto.
 
Non è facile intravedere la stella polare di una cultura disinteressata, l’amore per le tradizioni, la fiducia in un sistema educativo in grado di far crescere un individuo attraverso i carismi dell’arte, della scienza, della letteratura, della spiritualità.
 
Si tratta spesso di una stella offuscata dal qualunquismo imperante dei nostri giorni, dal relativismo, superficiale negazione della verità e dell’etica.
 
Nella dimensione etica dei comportamenti, il relativismo odierno, nega la presenza di norme o valori morali, nega la loro validità assoluta e sottolinea come in realtà l’etica sia un situazione contingente che si adatta all’evoluzione dei tempi e della cultura, attraverso il continuo mutamento del senso delle cose e della vita.
 
Come alcuni sostengono… “(…) La ricerca delle radici umane profonde della crisi, porta a tentativi di modificare la natura umana, tentativi futili e anche intrinsecamente molto più pericolosi.” 
 
Non è forse la natura umana la sorgente di ogni teoria o di ogni comportamento economico, perché quindi non provare a  modificare la sorgente di comportamenti figli del mistero della Vita stessa, quasi che ogni essere umano fosse figlio del suo destino ed incapace di modificare il proprio pensiero.
 
Sembra quasi che, valori, concetti, nozioni di ieri,  non siano in grado di accompagnare l’uomo di oggi, attraverso un progresso che abbisogna sempre di nuovi orizzonti, dimenticando spesso l’insegnamento della Storia.
 
E’ triste alle volte costatare come  il dogma assoluto del mercato con le sue leggi, abbia sequestrato la libertà intellettuale delle giovani generazioni, manipolando e proponendo valori ritenuti  “innovativi” spesso tracciati sulla sabbia piuttosto che scolpiti nella roccia.
 
Ora, se la disumanizzazione ha un costo in fin dei conti limitato nel caso di quelle discipline che si possono scomporre in dati o nozioni o tecniche, il discorso cambia, e la perdita è irreparabile, là dove le nozioni non sono altro che un mezzo, e quasi un pretesto, per comunicare una certa visione delle cose, più importante delle cose stesse!"
 
Ho bene a mente, questo passaggio di Claudio Giunta, che insegna letteratura italiana all’Università di Trento, il quale dice che la rivoluzione culturale in corso è quella che, nello spazio di un paio di generazioni, ha fatto dei media il principale veicolo dell’istruzione, al posto della famiglia e della scuola, una rivoluzione che ha portato la cultura pop a occupare buona parte dello spazio che apparteneva alla cultura d’élite; e che ha costretto la scuola e l’università ad aggiornare i loro programmi secondo questa nuova tavola dei valori.
 
 “ Non è detto che questo sia un male. Il buon tempo antico era pieno di discriminazioni, retorica e pseudo-valori accettati solo per acquiescenza. E i media e le nuove arti di massa – canzone, cinema, video, fumetti – producono anche cose meravigliose. Ma ci sono due problemi. Il primo è che questo modello culturale adeguato ai tempi è totalitario: non sta semplicemente a fianco dei modelli tradizionali ma tende a sostituirli in toto. Il secondo è che il rovescio di un’acculturazione aggiornata ai tempi è l’oblio. La sconcertante mancanza di senso storico che si nota nei giovani non è forse la giusta reazione di difesa alla massa di sempre nuovi prodotti culturali che li assedia? Solo che questa de-tradizionalizzazione non esaurisce i suoi effetti nel campo culturale. Essa sta modificando anche il modo in cui percepiamo noi stessi all’interno della società, tra l’altro perché ridefinisce (e vanifica) quelle che nel mondo di ieri erano considerate virtù: la fedeltà al luogo d’origine, il senso d’appartenenza a una comunità, la responsabilità nei confronti dei posteri. Per questo, oggi, il discorso sull’istruzione e sulla cultura è tanto importante: perché la posta in gioco non è "quali libri leggeranno i nostri figli" ma "in che genere di mondo si troveranno a vivere".
 
Certo, il problema non è tanto quali libri leggeranno i nostri figli, quali e quante nozioni riusciranno ad assorbire, ma in che genere di mondo si troveranno a vivere, quale sarà l’ambiente che condizionerà il loro modo di essere, quale filosofia di vita accompagnerà la loro esistenza.
 
Ecco quindi che,  dopo aver esplorato quello che ritengo uno dei punti essenziali di un innovativo e creativo programma di insegnamento dell’economia e della finanza, la Storia, quella che va oltre la manipolazione di sistema, è un’altra utile compagna di viaggio per i nostri ragazzi.
 
La sconcertante mancanza di senso storico, che si nota nei giovani è spesso figlia della sconcertante mancanza di senso storico che proviene dai genitori, dalla famiglia, dalla scuola e dalla società.
 
Il rispetto per le tradizioni, per gli usi, per i costumi, la testimonianza in questo senso è un valore che colpisce i giovani, più di mille parole.
 
Forse in questo sta il fascino del passato come riflessione sulla storia dell’uomo, una riflessione che non deve assolutamente diventare una prigione per il presente e il futuro.
 
Ricordare per riflettere e progettare per passare all’azione.
 
Il premio nobel Amartya Sen, da sempre richiama il distacco che è avvenuto tra l’economia e l’etica, secondo il quale, è sorprendente il carattere consapevolmente “non etico” dell’economia moderna e l’evoluzione di questa disciplina in gran parte quale derivato dell’etica. 
 
Per quale motivo oggi è necessario promuovere una maggiore cultura finanziaria nella nostra società?
 
Forse per consentire di migliorare la conoscenza di prodotti e strumenti, concetti economici e finanziari, sviluppando abilità necessarie ad una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità che l’economia e la finanza offrono o piuttosto per sapersi difendere dalla complessità di un sistema che spesso mira alla massimizzazione dell’interesse del singolo a scapito di quello della collettività?
 
Credo che sia l’insieme delle due cose, anche se il carattere “consapevolmente non etico” dell’economia moderna ci aiuta a comprendere che la natura dell’uomo, quella consapevolmente non etica, prevarrà sempre in nome del profitto, alla base di ogni sistema capitalistico.
 
I consumatori americani hanno spesso sottoscritto mutui subprime, incapaci di comprenderne la complessità e l’opacità, senza dimenticare che talvolta l’innovazione finanziaria è il risultato dell’ esaltazione e avidità di un sistema che privilegia innanzitutto il massimo risultato con il minimo sforzo possibile, spesso accompagnati da una cronica mancanza di trasparenza.
 
ACCESSIBILITA’ e SEMPLICITA’ dei prodotti e del linguaggio economico.
 
Si dice che i paesi anglosassoni hanno un livello di alfabetizzazione finanziaria superiore a quello del nostro paese, paesi nei quali si incomincia ad insegnare rudimentali concetti di economia e finanza, sin dalle scuole elementari. Nonostante tutto ciò non ha impedito a Stati Uniti e Inghilterra di essere i paesi che hanno generato questa crisi, paesi che l’hanno maggiormente subita.
Credo che da sempre la natura umana è affascinata e attratta sia dalla semplicità che dalla complessità, due concetti simili al giorno e alla notte, ma è innegabile che non possiamo coltivare il valore della semplicità se non abbiamo conosciuto il mondo della complessità.
Mi riesce difficile riuscire a scindere l’essenza stessa della crisi attuale che identifico più nella sua natura antropologica, piuttosto che solo economica o finanziaria, una crisi che stimola la ricerca di una maggiore consapevolezza nei confronti dell’economia e della finanza, una consapevolezza che possa portare a colmare il vuoto che una sorta di deficit educativo finanziario sembra accompagnare la nostra società.
Non nego la fondamentale importanza delle materie scientifiche, ma allo stesso tempo ritengo importante, che nelle nostre università, si vada oltre, immergendosi nella storia, storia delle crisi economiche, nella filosofia, nel pensiero economico, scoprendo il significato dell’economia civile e smettendola di considerare la finanza etica un settore di nicchia. Chiamatelo capitalismo responsabile, finanza responsabile, se non vi piace la parola Etica, ma toglliamoci di dosso quel retaggio culturale secondo il quale, non esiste responsabilità o solidarietà nell’economia e nella finanza. 
Ritengo innanzitutto essenziale una completa complementarietà tra la cultura umanistica e quella scientifica, una complementarietà che vada oltre gli aspetti tecnici dove alcune scuole di pensiero vedono necessario un bilanciamento della cosiddetta formazione umanistica con quella scientifica.
 
“ La ricostruzione della scienza economica deve partire dalle università. Per cominciare, i corsi di laurea in economia devo allargare lo sguardo, prendendo per esempio il motto keynesiano “l’ Economia è una scienza morale e non naturale”. Oltre alle materie consuete, microeconomia e macroeconomia di base, si devono studiare la storia economica e politica, la storia del pensiero economico, la filosofia morale e politica e la sociologia. Il peso della componente matematica deve essere drasticamente limitato….(…)[3]
 
Ecco quindi la necessità di una maggiore formazione umanistica, non solo partendo dalle università ma sin dalle scuole primarie, scuole che non dovrebbero limitarsi ad un esclusivo trapasso di nozioni, ma che dovrebbero aiutare l’individuo a comprendere anche l’essenza stessa della vita, l’essenza del donare e del ricevere:
 
" Noi leggiamo e scriviamo poesie perché è carino, noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma  la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.[4]
 
In un recente rapporto speciale del settimanale americano Business Week dal titolo “Financial Literacy. The Time is now” si sostiene che prima si incomincia a fare educazione finanziaria ai ragazzi meglio è. Le buone abitudini si imparano da piccoli, ecco perché l’importanza della testimonianza come sostenevo poc’anzi, le abitudini verso il denaro, a come spenderlo, come guadagnarlo, risparmiarlo e perché no donarlo.
 
Il tutto è confermato anche dal recente esperimento effettuato dal Ministero dell’Istruzione e dalla Banca d’Italia, in una serie di lezioni sulla moneta e sugli strumenti alternativi al contante, i cui risultati hanno evidenziato che gli alunni delle scuole elementari hanno saputo dimostrare una maggiore naturale predisposizione a recepire gli stimoli esterni, con percentuali positive di risposta ai test, superiori a quelle degli studenti delle scuole medie anche se con livelli di difficoltà diversi.
 
Guardando il tutto da un punto di vista utilitaristico e razionale, forse un giorno potremmo  assistere ad un sistema nel quale, l’utilità di un individuo non sarà riconosciuta solo dalle sue competenze scientifiche ma anche dalla sua competenza filosofica e umanistica.
 
Talvolta è proprio quando crediamo di conoscere o comprendere qualcosa che probabilmente dobbiamo ancora imparare a guardarla da un’altra prospettiva.
 
 " Per continuare  a pensare e desiderare un mondo migliore, abbiamo bisogno di stare fuori dall’acquario del pensiero comune, e dalla sua enorme forza di persuasione. Probabilmente i pesci dell’acquario pensano che quello sia l’unico mondo possibile. Noi invece sappiamo che non è così, anche se l’acqua che ci permette di vivere – quella dell’acquario appunto – è anche quella che ci tiene prigionieri." [5]
Qualcuno, come Francesco Daveri e Fausto Panunzi, QUI, direbbe, che è tutto questione di incentivi, in fondo è uno dei primi concetti che si imparano nei corsi di economia, chiedendosi perchè ….  in Italia politica economica, scienza delle finanze ed economia applicata sono addirittura gruppi disciplinari diversi da economia politica? E perché la presenza di gruppi disciplinari come politica economica, scienza delle finanze ed economia applicata sopravvive a ogni riforma? La risposta temiamo sia semplice: frazionare i docenti di una disciplina come l’economia in vari gruppetti disciplinari serve a mantenere in essere monopoli concorsuali e altre rendite di posizione come quella di avere il proprio corso come esame obbligatorio. Insomma, ad evitare una “eccessiva” concorrenza prima e dopo i fatidici concorsi, magari con la giustificazione di difendere la specificità della “scuola italiana”.
Ma alle volte esistono anche gli incentivi, il cui premio finale, corriposnde alla stima e all’affetto delle persone, combinando l’interesse materiale con quello relazionale, incentivi che molto probabilmente, oggi in economia, ben pochi insegnano, tutti presi esclusivamente da formule o riferimenti matematici, dietro i quali, l’uomo scompare.
 


[3] “Perché gli economisti non hanno visto la recessione.” Robert Skidelky Sole24Ore
[4]   Frase tratta dal film “ l’ Attimo fuggente. “ pronunciata dal professor Keating.
[5]   Tratto da un’editoriale di Altraeconomia ad opera di Miriam Giovanzana allora direttrice responsabile del mensile.
 
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44 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 07:05

Caro Capitano
hai dato vita in questo post ad una delle tue riflessioni più vere e più autentiche, hai toccato il centro del problema.

La divaricazione tra senso morale ed economia è la madre di questa crisi. Se l’economia è la "legge della casa" e se la casa è abitata da più di una persona come si fa, nel discipinarla, a prescindere dalle regole del vivere civile insieme?

Ecco la fonte di TUTTI i problemi. Il fatto di pensare che la morale (= regola in base alla quale l’uomo agisce) sia qualche cosa di avulso dall’economia (= legge della casa). Il che significherebbe che il mondo sarebbe abitato da macchine…e il modo comune attuale di ragionare è, incredibilmente, questo

La situazione è talmente imbarbarita che è stato espunto dal dialogo economico l’elemento della condotta morale. Altro sarebbe poi, una volta guadagnata questa nozione di base, discutere di QUALE morale. Morale cattolica? Morale agnostica? In fondo la morale Kantiana vede l’altro uomo come fine e non come mezzo ed in questo è assolutamente simile alla morale cattolica….

Cari amici, abbiamo toccato il centro di tutti i problemi. Questo è il nodo, gli altri sono solo tutti conseguenza della soluzione del problema a monte, vale a dire della necessaria incorporazione della morale nell’economia.

Un caro saluto a tutti
Daniele

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 09:54

"La ricerca della Conoscenza e del Sapere….tra percezione e realtà…"

Dire che condivido pienamente il tuo post Capitano è dir poco!…
Sono perfettamente in linea con il tuo pensiero e con il tuo sentire…

“Il sapere è della stessa natura della libertà, così come l’ha definita Amartya Sen: riesce ad essere il più potente mezzo per lo sviluppo delle persone, delle impresse, dei territori solo se viene assunto come il fine dello sviluppo stesso”.

Forse abbiamo smarrito la strada, nella scuola…nella famiglia…ma ciò non significa che non la si possa ritrovare…incamminandoci verso un più edificante sentire…in fondo ogni giorno ci è concesso di fare meglio del giorno precedente o no!?

Già E. Morin in "Riforma del pensiero" e "politica della civilizzazione", si interroga su informazione e conoscenza…e sul suo valore

“l’informazione è una materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare", una conoscenza "costantemente rivisitata e riveduta dal pensiero", il quale a sua volta "è oggi più che mai il capitale più prezioso per l’individuo e la società". L’indebolimento di una percezione globale conduce all’indebolimento del senso della responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame con la propria città: "la conoscenza tecnica è riservata agli esperti" e "mentre l’esperto perde la capacità di concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza".
Secondo Morin è necessario raccogliere queste sfide attraverso la
riforma dell’insegnamento e la riforma del pensiero: "è la riforma di pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza per rispondere a queste sfide e che permetterebbe il legame delle due culture disgiunte. …si tratta dell’attitudine a organizzare la conoscenza". Per spiegare questo concetto Morin richiama una frase di Michel de Montaigne: "È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena".

Egli perciò distingue tra "una testa nel quale il sapere è accumulato e non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso" e una "testa ben fatta", che comporta "un’attitudine generale a porre e a trattare i problemi; principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso".
Secondo Morin, una "testa ben fatta", mettendo fine alla separazione tra le due culture, consentirebbe di rispondere alle formidabili sfide della globalità e della complessità nella vita quotidiana, sociale, politica, nazionale e mondiale.

"Le persone intelligenti usano tale loro dote per imporre a piacimento il proprio pensiero, a torto o a ragione, e cercano di far approvare qualunque cosa vogliano con i loro ragionamenti arguti. Questo è un insulto all’intelligenga.
Niente di ciò che è compiuto avrà valore, se manca di verità" Hagakure

Anche Stanley I. Greenspan, nel suo L’intelligenza del cuore, tanto per citarne alcuni, pone la sua attenzione su come cambiare di segno i valori della società e dare alle esperienze emotive maggiore importanza nel progetto della nostra vita personale e collettiva. “L’attenzione all’esperienza soggettiva non è un esercizio puramente umanitario o estetico, ma è cruciale per la sopravvivenza umana..”

"Se il cuore è aperto e puro, non c’è spazio per il danno; e al livello più profondo, amore e volontà sono una cosa sola". Morihei Ueshiba

Il cammino che ci attente, è arduo e tortuoso e non possiamo esimerci dalle nostre responsabilità,…
Il prezzo ne sono certa…varrà l’impegno, se autentico e se non faremo del’egoismo e dell’individualismo, ancora una volta, la nostra bandiera., si tratta di spazzar via i fantasmi del passato, che albeggiano nelle nostre coscienze…per edificare qualcosa di nuovo, con occhi e animo nuovo…

Combatti contro il tuo male e combatterai contro il male del mondo.

Buona giornata
Valentina

p.s Grazie davvero Capitano per ciò che instancabilmente condividi con noi…nulla di semplice e scontato in tutto ciò!

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 10:01

"Che si tratti di teorie neoclassiche, piuttosto che keynesiane o austriache, sino a giungere a quella che ha monopolizzato gli ultimi trenta/quaranta anni ovvero quella monetarista, che si tratti di statistica, piuttosto che di econometria o teorie quantistiche, di monopolizzazione del pensiero spesso si tratta e di conseguenza si insegna."

Bah considerazioni assolutamente semplicistiche e deprimenti.

1. le teorie austriache è dal 1960 che sono bannate dalle università: i tre professori di diritto tributario delle università di tre città vicine alle mie non sanno neanche cosa voglia dire misesiano, quando  mi sono qualificato tale mi hanno chiesto se ero ebreo! PROFESSORI ORDINARI! Le uniche cose che si studiano  e conoscono a modo loro sono neoclassiche, keynesiane, monetariste: insomma socialiste del welfare/warfare.
2. Mi parli di media da non rinnegare: si ma valà dai non scherziamo, media pesata come stabilita dalla statistica (etimologia: scienza dello STATO) adottata dalla Federal Reserve. Ma sei serio o stai scherzando. E’ da decenni che ci fregano con concetti come P.i.l., inflazione programmata e calcolata, poi hanno introdotto l’inflazione percepita, quando qualcuno cominciava a capire lo scollamento. Ma percepita vuol dire che non è vera o non dobbiamo considerarla tale.
Come vedrai nel sito della banca d’Italia per le definizioni e gli studi dell’inflazione parlano sempre di metodi sperimentali, che mutano anno per anno……..
3. Parliamo di etica, materia insegnata da Hayek e da nessun economista di altre "teorie", come le chiami e di econo-etica ecco qua tanto per cominciare:
http://ideashaveconsequences.org/econo-etica-ribaltiamo-la-visuale/leo

Ma perchè necessariamente bisogna creare la teoria economica Mazzalai, quella del Folletto, quella di Marco Cacco, ed invece non studiare una cosa che non si conosce affatto e poi svillupparla come, ad esempio, fa Francesco
http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=340:riflessioni-su-gold-standard-e-soluzioni-alternative&catid=21:scuola-austriaca-di-economia&Itemid=51.

In realtà da qualche parte del mondo in un Università reale (e non statale vero HOPPE!) esiste un certo Huerta de Soto che oltre ad essere il miglior storico dell’economia vivente (vedi l’enciclopedico http://mises.org/books/desoto.pdf, chi ha il coraggio di leggerlo capirà molto anche considerando che gli è valso la cattedra all’Università "Reale" ), insegna agli studenti la migliore economo-etica ( vedi le lezioni tradotte da Francesco su Usemlab dove sono presenti i video originali delle lezioni universitarie).

Mi piace molto la differenza tra i termini "democrazia" e "Reale": strano vero il termine Reale sembra una cosa con la R maiuscola, assume tutt’altro significato con la r minuscola): ed anche questo mi attirerà gli strali di quelli che non pensano, ma ringrazio Hoppe di avermi fatto capire e non mi curo di quelli che non sanno quello che fanno.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 10:03

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 10:03

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 10:25

In un commento ad un post precedente Valentina dice "Fateci caso i problemi nascono, quando perdiamo il legame originario con le cose…con il tutto". Considerazione ineccepibile. Ma quando e perchè si manifesta questa dissoluzione del legame?
Il discorso ontologico prima e metafisico poi hanno sempre riconosciuto il legame della vita dell’uomo con l’essere. Il dovere per l’uomo, una volta stabilita la "verità" del legame, era di riuscire a conoscere il senso dell’essere e realizzarlo nel mondano attraverso i comportamenti, attraverso una definizione e un’applicazione "etica" dell’esistenza.
Con lo sviluppo del pensiero moderno il legame con l’essere si scioglie poichè naufraga il tentativo di poter conoscere "razionalmente" l’essere. La ragione riesce meglio a definire il reale partendo dall’osservazione del mondo cercando di confermare le ipotesi che l’intelletto proietta. Per far questo è necessario scindere i legami, isolare le parti e osservarle nella loro possibile singolarità.
Le ragioni del cuore di Pascal sono le ragioni di chi capisce che l’isolamento non è sostenibile e la ragione può e deve seguire le regole-ragioni del cuore, aver "fede" e "fiducia" nell’alterità che fonda pur sempre l’esistenza.
Tra la certezza ipotetica (paradosso e contraddizione della cultura occidentale contemporanea) del metodo scientifico tecnico-produttivo e la fede-fiducia delle ragioni del cuore, dell’etica, della responsabilità, in questo enorme conflitto, vince colui che è più forte, vince la tracotanza di che è certo rispetto all’onesta debolezza di chi alimenta la fede attraverso il dubbio.
Tuttavia il sistema tecnico produttivo per poter articolare tutta la sua potenza isola l’uomo, lo forma, lo istruisce specializzandolo, e nella specializzazione l’uomo non riconosce più il tutto ma la parte di cui si occupa e segue le ragioni per cui è programmato, la produzione e il consumo.
A questo punto, nel sistema, l’uomo non è più il fine, colui verso il quale bisogna proiettarsi e per il quale lavorare, ma è il mezzo che permette al sistema di incrementare la sua potenza. L’uomo non controlla più il sistema ma è travolto dal volano frenetico del suo movimento. Quando però il sistema mostra delle crepe, la pessima qualità della vita per esempio,  o l’insostenibilità ecologica ambientale energetica e via dicendo, la certezza viene meno, appare la "sfiducia". Il paradosso della certezza ipotetica mostra il suo vero contenuto il suo vero volto,  pessimismo, paura, "sfiducia" appunto. Proprio quella che Andrea, a ragione, ritiene essere la causa principale di questa crisi.
Le ragioni dell’essere sono quelle del legame originario che nessun dio e nessun uomo potrà mai scindere. Queste ragioni indicano la bellezza e la gioia, sta a noi ascoltarle e raccontarle. Queste ragioni ci permetteranno di superare la barrusca e ci indicheranno la rotta.
Pierluigi Grasso

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 11:10

….

…. copia e salva … da meditare attentamente,  stampa, … carta canta !

Grazie ancora.

Un commento immediato … istintivo ( … il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. ) : c’e’ troppa separazione tra il pensare ed il fare.

Lo studente che intraprende un lungo percorso specialistico … si confina troppo in quel mondo ( ormai tutto e’ solo specialistico ).
Avra’ certamente ebbrezza di conoscenza, poi, ma sara’ molto slegato dalla realta’ perche’ quel sapere difficilmente sara’ fattivo per le sue mani, per il suo provvedere, confinato nel potere di altri … 
Mente e corpo richiedono simmetria perche’ l’una dice all’altra, corregge, incoraggia: e’ un gioco di equilibrio, la nostra stessa natura.

Fare un passo indietro per poterne fare due avanti ?
Penso di si

Il lavoro e’ un diritto … perche’ e’ nell’esistere, e’ la nostra stessa immagine, bella si … ma funzionale allo scopo, eccome funzionale !
Non deve essere mediato, non deve essere gravato … prima, ma reso libero perche’ assecondi il naturale divenire … che passa attraverso il pensare/fare.
Processo estremamente interdisciplinare  ( .. entropia, entropia …! )  come di fatto la realta’ ormai ci pone davanti ( conquiste della societa-conoscenza moltiplicata-impegno ).
Poi , ecco, la relazione al di fuori dell’io, del " se " verso gli " altri " … la societa’ … .

Questo mi sembra il passaggio cruciale, differenziale nel nostro tempo … Penso : " ri-nascimento – ritornare all’ "originale” , dono nella creatura, valore smarrito … ma Superiore, fondamentale …..  !).

arcsùlon

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 11:19

Suvvia Folletto, hai capito benissimo a cosa mi riferisco, se ieri la scuola di Chicago, ha monopolizzato il pensiero dominante, domani toccherà alla teoria keynesia e chissà in futuro a quella austriaca.

E’ inutile che mi ricordi la ghetizzazione della scuola austriaca è nella prassi, come hanno getizzato per anni, la debt deflation di Fisher e le teorie di Minsky, che vengono accennate da anni, ma mai realmente prese in considerazioni, vista l’ esaltazione collettiva per la  Efficient Market Hypothesis (EMH)

Non serve che mi rammenti chi è Huerta de Soto, conosco Francesco che stimo ma non per questo sempre le nostre visioni coincidono sempre, ci mancherebbe.

Tu mi parli di media etimologica o scienza di stato e mi proponi come grafico quello CPI NSA dedotto dal governativo BLS, quale coerenza, Sono anni che spiego l’inattendibilità dei dati ufficiali, della reale inflazione mascherata in passato, della farsa continua del PIL. Ma di cosa stiamo parlando, mentre il sistema si esalta per un aumento dei prezzi delle case io spiego che è un’illusione e cerco di interpretare i dati sviscerandoli, senza ascoltare le sirene. D’accordo non vuoi ammettere e riconoscere le dinamiche deflative in atto, sei libero di farlo, ma non arrampicarti sui vetri di un’inflazione che resterà un’ombra per almeno altri tre anni, se non cinque, poi ne riparleremo.

Per quanto riguarda il concetto di Etica, comprendo il fascino che Hayek ha su di te, lo conosco, ma non è quella l’Etica di cui parlo, ma nella scientificità non esiste alternativa.

Se a qualcuno da fastidio esporare l’uomo in rapporto all’economia e alla finanza, se la filosofia infastidisce, se la "spiritualità" qualunque essa sia, deve essere lasciata in un cassetto quando si scende nell’arena del capitalismo, bene, ognuno è libero di esprimere le sue opinioni, io continuo ad esplorare. Se qualcuno pensa che sia un ingenuo, lo stesso posso pensare io di lui, in fondo "questa volta è diverso" "nulla cambia, tutto è per sempre uguale" vero…sino a quando la Storia, non ti sbatte in faccia la Realtà di un cambiamento, sempre che qualcuno non pensi che siamo ancora rimasti all’età della pietra.

Di teorie, di scuole di pensiero, ve ne sono già molte, ma tutte hanno i loro limiti, tutte nessuna esclusa. Piano, piano lentamente, le esploro tutte, ma nessuna mi affascina realmente, troppo lontane dalla Realtà, poco disposte a scendere dal loro piedistallo, in maniera particolare attraverso i loro interpreti integralisti e fondamentalisti.

Andrea
 

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 11:43

#7

La teoria Keynesiana ha monopolizzato il mondo da sempre, non da domani.

Il Quantitative Easing Keynesiano è evidente dal piano Marshall, all’uscita dalla finestra aurea di Nixon per finanziare la guerra del Vietnam, fino alle presse Weimeriane partire con il crollo del Nasdaq/ colpo di stato dell’ 11/9 fino a quelle in corso in questi giorni.

I dati della CPI NSA sono quelli corretti da Shadow.Stat ed hanno la stessa validità di quello che tu proponi: NULLA. Forse un pochino di più perchè la rielaborazione è NON GOVERNATIVA (Vedi Grecia).

Non c’è nulla di più distante dalla scientificità della Scuola Austriaca: tu parli di natura umana, Mises ci illustra l’AZIONE UMANA, quale stimolo di ogni cosa ed accusa sempre lo Scientismo e l’utilizzo della numerologia dell’econometria.

Se arrampicarsi sugli specchi dell’inflazione significa valutare i prezzi di acquisto di beni e servizi di 10 anni fà rispetto a quelli di adesso: credo che sto salendo in pompa magna su una scala marmorea antisdrucciolevole portato su da dei portantini forzosi…….non valutaimao l’inflazione da un anno all’altro dai suvvia!

Libero di non essere affascinato dalle scuole, ma Ti inviterò a far parte della nuova squadra di tappezzieri e posatori di carta da parati  fra qualche mese, e non fra qualche anno:
"alla fine della crisi la nuova tendenza per gli interni sarà, tra le altre, anche la carta da parati in euro. Ci saranno anche un sacco di versioni. La versione economica e più popolare da 5 euro mentre nelle abitazioni dei deflazionisti più benestanti potrete ammirare la versione da 500 euro."
http://nsdottorx.blogspot.com/2010/02/roubinis-bullshits_11.html

In realtà il tema che voglio dibattere è proprio l’economo-etica austriaca, che è proprio la parte più ghettizzata e più nascosta della stessa e nel contempo la più importante: il punto di partenza è : "Se qualcuno rigetta il laissez faire in base alla fallibilità dell’uomo e alla sua debolezza morale, uno deve per gli stessi motivi ugualmente rigettare ogni forma di azione da parte del governo" -Ludwig von Mises-.

Vediamo se qualcuno vuole andare avanti.

Il Folletto

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 13:28

Non credo che abbiamo bisogno di una nuova, ennesima teoria economica, che ci venga a spiegare, dopo, che cosa si sarebbe dovuto fare.
Credo invece che si debbano spiegare gli avvenimenti correnti sulla base delle teorie classiche, si tratterebbe di una applicazione reale, aggiornata e avvincente.
Di teorie economiche che hanno insegnato che cosa fare ne abbiamo avuto a iosa, come abbiamo avuto le ideologie che ci prendevano e facevano dividere in fazioni opposte, richiedendo una adesione emotiva, viscerale, da tifo calcistico.
I rischi del mercato mi sembra siano sempre gli stessi, se qualche decennio fa il campo era ristretto ad ogni Piazza Affari, ora sono esasperati dalla estensione a livello mondiale e alla possibilità di partecipazione di un maggior numero di individui.
Non ho nessuna voglia di parteggiare per una teoria o l’altra, ma voglio capire subito chi sta operando per farmi perdere il lavoro, i risparmi, il futuro e quali rimedi posso fare.
Mi sono espresso in prima persona, ma è sottinteso che solo dalla comprensione e diffusione collettiva di queste nozioni nasce la possibilità  di difesa.
Il motivo principale per cui seguo questo blog è la comprensione, spero che ci sarà in futuro anche spazio per la difesa collettiva

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 14:09

Folletto,

"…ed anche questo mi attirerà gli strali di quelli che non pensano, …"

Magari potrebbero attirare gi strali di quelli che NON LA PENSANO COME TE che è DIVERSO da QUELLI CHE NON PENSANO.

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 14:20

La più grave crisi economica e finanziaria dalla Grande Depressione del secolo scorso non può avere cambiato profondamente, come ha fatto, l’economia, le istituzioni finanziarie, il nostro modo di fare politica economica e la nostra teoria economica, e non anche il nostro modo di insegnare l’economia. Ma, se andiamo a vedere i programmi di insegnamento, tutto risulta essere come prima (prima, cioè, della crisi): business as usual, nell’insegnamento dell’economia."

In riferimento a questo passo dell’articolo mi chiedo, avendo un figlio iscritto alla Facoltà di Economia delle Imprese Finanziarie, quanto di quello che oggi sta studiando con i metodi classici ( i testi piu aggiornati sono del 2007) sarà utile domani (tra 4 o 5 anni) in un contesto dove l’inssegnamento dell’Economia sarebbe da rivedere? E quali prospettive lavorative potrebbe avere se le famose "Regole del gioco" a detta di tanti politici ed economisti devono cambiare?

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 14:33

“Abbandonati semplicemente alle correnti…e Issiamo una Vela…”

Su una spiaggia sabbiosa dove il suolo è soffice, esteso e mutevole, le parole dicono: “Questa è la riva”.
Su uno scoglio aguzzo, dove il suolo è duro, angusto e immutabile, le parole dicono: “Questa è la riva”.
In che punto della sconfinata spiaggia bianca si trova il luogo chiamato riva? Quale incostante granello di sabbia demarca la riva? O quale spazio tra quali granelli? E le pozze lasciate sulla marea fanno parte della riva? Nell’eterno mutare della sabbia e del mare, come si fa a trovare la riva? Oppure è nascosta nell’immobilità del mutamento?

Nella totalità delle cose, le parole sono parti. Se la natura delle parti sono le parole, allora la natura della totalità è il silenzio. Se con una sola parola infrangi l’immobilità silenziosa della totalità inespressa s’innesca il processo della separazione.

Dividi il mare dalla terra e poi separali con la riva. Ecco come i pensieri si tendono inganni di parole.
…Con la coscienza vigile e imparziale, apriti dolcemente e senza pensare. Ed eccolo là…senza parole incapaci di spiegare, senza pensieri incapaci di capire.


La cedevolezza dell’acqua riconosce la durezza della pietra; il movimento delle onde dà un senso all’immobilità degli scogli.

Una cosa definisce un’altra.
Ma se definisci una cosa, se trovi una sola differenza, all’improvviso compaiono differenza dappertutto. Allora i pensieri prendono a succedersi in un circolo vizioso alla ricerca di ciò che c’era prima delle differenze.

Nella danza della riva delle onde e degli scogli, le domande sono sempre sbagliate, le risposte non sono mai definitive, la ricerca non ha mai fine.

Per trovare una via che non sia quella delle onde e degli scogli, per prima cosa scegli l’una o l’altra.
Infine né l’una né l’altra
. Il saggio sceglie la riva senza riva.

Nella danza della riva delle differenze c’è un punto fermo in cui non ci sono domande. Né risposte, né ricerche.
Sebbene il pensiero sia una ricerca fatta con i pensieri, non può trovare l’immobilità. Sebbene la comprensione sia una ricerca fatta con le domande, non può trovare l’immobilità. La totalità è inconsapevolezza delle differenze e non cerca.

Quando ci apriamo al vento e al mare, il vento ci penetra con il suo respiro e il mare si riversa dentro di noi fino a mutarci. Poi il vento diventa i pensieri del nostro pensiero e il mare la forza del nostro agire.Quando torniamo alla terra e alle parole, conserviamo la sconfinatezza.
Con le nostre menti pensiamo come il vento; coi nostri corpi agiamo come il mare.
Niente è limitato come le parole; niente è sconfinato come lo spazio che le racchiude.
Nel vasto movimento del vento e del mare, le parole sono i luoghi dove ci rifugiamo e gettiamo l’ancora,dove freniamo la rotta della comprensione e della consapevolezza

Per giungere a questa consapevolezza Basta stare esattamente nel punto in cui ci troviamo, nel corpo della Grande madre, e respirare insieme a ogni cosa la Totalità Comune.
Una totalità armoniosa richiede ripartizione, e dalla ripartizione nasce un bisogno che va al di là dei nostri interessi egoistici, che riconosce che non c’è soltanto al nostra ostinazione distinta e personale…e..
Allora guardiamo senza parole.Ascoltiamo il silenzio. Lasciamo parlare il vuoto. E poi ci abbandoniamo semplicemente alle correnti e issiamo una Vela.
(Ray Grigg, Il Tao della Barca)

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 17:59

" quando ci apriamo al vento e al mare, il vento ci penetra con il suo respiro e il mare si riversa dentro di noi fino a mutarci. "

ri-autenticita’ primigenia ?

" .. poi il vento diventa i pensieri del nostro pensiero e il mare la forza del nostro agire. "

energia rinnovata ?

" quando torniamo alla terra e alle parole, conserviamo la sconfinatezza. "

equilibrio ricomposto ?

" .. con le nostre menti pensiamo come il vento; coi nostri corpi agiamo come il mare. "

il nuovo progetto ?

" Niente è limitato come le parole; niente è sconfinato come lo spazio che le racchiude ".

gia’ !

arcsùlon

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 18:09

l’unico che ha capito tutto è arcsùlon.
i problemi sono nati proprio per l’estrema smaterializzazione dei nostri lavori.
ci sono sempre più servizi e studenti.
però non si vive di poesia e di bei modelli economici, ma di frutta, verdura  carne e cose materiali. e se le facciamo produrre sempre a qualcun’altro, in casa o delocalizzando, prima o poi il castello finanziario crolla.

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 18:20

Le Università non cambiano?

Bene, confido molto nella capacità personale di ciascuno studente di economia, in questo caso, di imparare a documentarsi sulle origini del pensiero economico, sui percorsi e momenti di criticità degli insegnamenti proposti durante le lezioni cercando autonomamente soluzioni, nuove interpretazioni. E non solo dai libri. Basta anche muoversi fuori dai confini per scoprire come le diversità siano un arricchimento. Passare qualche anno nella Nazione sulla cui economia si vuole scrivere: si parla con chi ha l’esperienza per tramandare, si osserva, si va a scartabellare negli archivi. FAre ricerca per capire il passato e intuire come possa evolversi il futuro. Poi mettere a punto dei nuovi modelli epurati dagli errori. Il problema non sono solo gli economisti. L’economia è fatta dagli uomini che vivono, che lavorano, che consumano, che decidono, scelgono, che inseguono ideali sostenibili o bramosie di potere. E dalla coscienza di ciascuno. 

Parag Khanna, Huntington, mi danno una nuova visione del mondo ad esempio, ma anche David S. Landes, insieme alle grandi ed umili menti ad esempio. 

Perché avete sempre l’impressione che noi studenti siamo solo dei soldatini che eseguono ordini, totalmente privi di una mente critica, privi di iniziativa?

Ci insegnano le basi, ma spetta pure a noi cercare di indagare e capire e riflettere o diventeremmo dei cloni di chi ci ha preceduti.. ripeteremmo tutti gli errori per non aver avuto il coraggio di essere autentici e di ammettere i limiti, di prenderci responsabilità.

Io ho scelto di non conformarmi a tutto quello che mi viene proposto, a costo di venire isolato.
I miei amici agiscono esattamente come me.
Molti dei miei docenti anche.
I polli seguano il gallo di turno; ma questo accade naturalmente nella vita di tutti i giorni. 
Ecco, credo che la speranza si coltivi anche nel coraggio di essere se stessi, puri indagatori. "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta" diceva qualcuno…

Siamo esseri liberi e pensanti. Molto preoccupati, purtroppo…
Giorgio

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 18:31

Il virus nichilista che contagia il capitalismo
di Ettore Gotti Tedeschi

 

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Nel riflettere su cause, conseguenze e soluzioni di questa crisi economica, ritengo che non sia il capitalismo a dover avere sensi di colpa bensì piuttosto il moralismo perduto. Ciò perché l’origine vera della crisi è di ordine morale. Il comportamento dell’uomo economico operante in un sistema capitalistico è regolato dal suo pensiero. Se la crisi è nel suo pensiero si trasferirà inesorabilmente nelle azioni, perciò ritengo che se qualcuno debba aver "sensi di colpa" sia piuttosto chi ha avuto la responsabilità morale di ispirare tali comportamenti.
Non è poi così difficile risalire a questa responsabilità. Essa risiede nel pensiero nichilista che ha confuso le ultime generazioni dissacrando l’uomo, riducendolo ad animale intelligente da soddisfare appunto solo materialmente. Pertanto trovo ingiusto responsabilizzare uno strumento, come il capitalismo, anziché chi lo ha mal usato perché mal ispirato.

Il mondo dell’impresa non è in contraddizione con il pensiero etico o non etico, sono due cose diverse. Il primo spiega cosa fare, il secondo spiega perché. Già Sant’Agostino scrisse che da oriente a occidente sta disteso un gigantesco malato contagiato da un virus universale che non provoca malattie fisiche, ma nelle idee e perciò nel comportamento. Perché se lo spirito è malato lo diventa anche il comportamento, economico in specifico.
Questo virus, questo pensiero nichilista che rifiuta ogni valore e verità oggettiva e porta a considerare l’uomo solo un animale intelligente da soddisfare materialmente, impedisce all’uomo di fare vera economia arrivando a ignorare persino le leggi di economia naturale e negare la vita, camuffare le leggi economiche, barare nel loro uso. In pratica sovvertendo le leggi stesse dell’economia, come è successo negli ultimi anni. È il nichilismo il nemico dell’economia per l’uomo.

Ora, oltre a fare tanti progetti di soluzione della crisi, sarebbe bene cercare di lavorare anche sulle idee, distinguendo che cosa è mezzo da che cosa è fine, e pertanto smettendo di riconoscere all’economia una sua autonomia morale, facendola tornare alla responsabilità personale di chi fa economia. Ma anche il senso di responsabilità personale, essendosi un po’ affievolito, deve essere rieducato perché le scelte economiche producono effetti sociali e morali importanti.
È "come e perchè" queste leggi economiche sono applicate che spiega se si sta facendo o no vera economia. Deve anche esser rieducata perché mentre gli strumenti economici sono diventati piuttosto sofisticati (si pensi ai famosi prodotti finanziari derivati), l’uomo sembra aver avuto una evoluzione inversa di maturità nella conoscenza e sapienza.
Così questi strumenti tendono a sfuggirgli di mano… (come predisse Giovanni Paolo II nella Sollecitudo). Provocando e gestendo questa crisi, l’uomo immaturo ha dimostrato di saper sprecare molte risorse anziche valorizzarle; ha sostenuto uno sviluppo economico incompleto, fittizio e persino falsato; non ha operato per la distribuzione della ricchezza come avrebbe dovuto.

La presunta autonomia morale, sempre nichilista, dell’economia ha portato a prescindere relativisticamente da valori e regole etiche, spingendo al massimo egoismo e ricerca del piacere e potere. Non solo, lo ha portato a credere che etico sia solo ciò che si tocca. Che sia il profitto in quanto tale (prescindendo da come si è creato) o le cose disponibili in un sistema consumistico e materialistico.
Sì, c’è una crisi morale alla base di questa economica, c’è una crisi che si fonda sulla certezza che solo la libertà totale (anche irresponsabile e ignorante) può condurre alla conquista della verità, anziché il contrario. Che cioè la vera libertà nasca solo dall’accettazione di una verità originale.
Senza questa verità, per esempio, la soluzione di questa crisi nel nostro paese si potrebbe trovare a breve in una bella bolla edilizia condita da dosi massiccie d’inflazione (con evidenti vantaggi e svantaggi), anziché in un giusto periodo di austerità condita da sobrietà dovuta, dato un benessere precedente insostenibile.
Persino Bertrand Russell scrisse profeticamente che, senza il senso morale civile, le comunità spariscono e senza morale privata la loro sopravvivenza non ha valore… In fondo se, ragionando nichilisticamente, la vita umana non ha un senso, perché mai dovrebbe averlo l’economia? La risposta si trova nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 18:32

Scusate ho riportato interalmente un articolo un poco lungo ma mi sembrava valesse a pena

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 19:06

Discussione molto accademica, fate come Bernanke e Trichet : stampa…che ti passa.

Scritto il 13 Febbraio 2010 at 21:55

Concordo con l’Anonimo #19, discussione molto accademica (ma piacevole da leggere….per comprendere!!!)

Vorrei fare un esempio pratico rispondendo al #21 di ieri di Il Cuculo69:
 
Per iniziare vorrei ricordare che le Aziende sane e che danno buoni profitti in genere non sono quotate in borsa, oppure sono "saldamente" in mano ai Proprietari………..le altre sono nelle mani delle "sanguisughe".

Se il prezzo non copre i costi di un prodotto……semplicemente non verrà prodotto e venduto.

Se la concorrenza cerca di entrare in un mercato reddittizio scontando il prezzo di vendita……la soluzione è "farla fuori" (nel senso letterale della parola) con tutti i mezzi possibili a disposizione.

Altrimenti è meglio chiudere l’Azienda e cambiare lavoro (darsi da fare!!!!)

Un saluto

SD

utente anonimo
Scritto il 13 Febbraio 2010 at 23:32

 Non voglio sembrare arrogante o irrispettoso delle altrui idee, ma cosa volete che ne sappia la gente di " …..politica economica, scienza delle finanze, economia applicata….."  i discorsi accademici, in questo caso, non servono assolutamente a nulla e non aiutano a capire i problemi.

Alla gente bisogna parlare con parole semplici, la gente è stata ingannata proprio dall’uso di un linguaggio volutamente incomprensibile.
Questa crisi è stata generata da persone che hanno messo sù un gigantesco mucchio di derivati, giocando con il futuro delle personequi bisognerebbe  parlare di responsabilità penali, altro che "etica"!!!

Pensate forse che i banchieri in Goldman o di JPMorgan non sappiano perfettamente cosa fanno!!
Loro se ne "fottono" (perdonate il termine ma è l’unico che rende bene il concetto) dell’operaio licenziato o del piccolo imprenditore che fallisce, a loro interessa solo guadagnare.

Dal punto di vista culturale queste persone valgono zero! Il loro essere snob serve solo a mascherare la loro profonda ignoranza, dato che non producendo nulla, e non hanno nessun valore di riferimento.

In quanto al valore delle Università Italiane e in modo particolare al loro insegnamento  nel settore economico-finanziario, vi posso assicurare che, a dir poco, sono del tutto "non considerate".
Io non sono un esterofilo, ma semplicemente constato (fortunatamente per noi) che in Italia si capisce poco o nulla di  finanza (o finanza strutturata) e solo grazie alla mostruosa ignoranza di buona parte dei nostri banchieri (grazie alle nostre pessime università), che la crisi bancaria in Italia ha fatto danni circoscritti.(….non tutto il male viene per nuocere!).

Ve lo immaginate un Tanzi , un Riccucci, un Fiorani o un Fazio che capissero realmente di prodotti finanziari altamente strutturati?
Prima di essere beccati avrebbero fatto danni cento volte superiori!
Perfino il vecchio Roberto Calvi, già negli anni ’80, se li sarebbe messi tutti tranquillamente nel taschino.

La cultura serve nella misura in cui riesci  a confrontarti e a capire il prossimo, l’idea che invece molti ne hanno, è quella di una vera e propria arma per stare al disopra degli altri.

-IL Compasso-

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 10:13

Buongiorno
sul mio blog ho pubblicato un pò di analisi, dove parlo del Canada (ma non solo) come una delle poche alternative e dei modelli da seguire.

http://www.borsadocchiaperti.blogspot.com
(The Hawk)

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 11:57

Ciao Andrea,

è in effetti la nemesi del Turbo-capitalismo, hanno sbordato i limiti del confronto capitalistico classico (dove tutti curano il proprio orto per presentare uniti un vallata splendidamente fiorita…), per sconfinare in pirateria economica e morale. Un progetto auto-catalizzante, hanno dato carburante, hanno modificato i piani rendendoli inclinati, reso servili sindacati che tutelano dipendendi indifesi dall’alto e dalla massa "extracomunitaria" dal basso, hanno tolto le scale mobili per usare inflazioni come sistemi tampone economici…. queste erano idee 40 anni fa… le hanno pensate, le hanno strutturate e da astratte sono state poi lentamente plasmate ed inserite nel quotidiano vivere.
Erano ideee quelle e sono idee le tue/nostre sarà il destino poi che selezionerà…
Non so se una repubblica cooperativa sarà finalmente la terza via che toglierà dal nostro giogo questa destra-sinistra oramai atavica.
Ma credere comunque nelle idee ed abbraccare l’etica è l’unico investimento nel tempo con capitale garantito.
Se almeno una regione come il Trentino, di fatto per casualità naturali-ambientali e sociali, fosse l’avanguardia di tali utopie comincieremo a chiamarle sogni e poi idee e come 40 anni fa….

Max73

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 13:28

il prof Keting nell’Attimo Fuggente faceva il mestiere più difficile del mondo….è quello che tocca a noi genitori, educatori, formatori, o anche semplicemente …..adulti in una società che vuole essere civile.

mettere i ragazzi in condizione di capire ….cosa vogliono dalla vita….e dar loro gli strumenti per raggiungere quell’obiettivo che deve essere ambizioso ma raggiungibile, possibile ma difficile, condiviso ma personale….

le buone abitudini si prendono da piccoli..è talmente vero che dobbiamo insegnare loro prestissimo a guardarsi dentro, a capire cause e conseguenze di ogni loro atteggiamento, a capire il premio o la punizione, a cercare la gratificazione non necessariamente materiale.

questo tipo di formazione è senza dubbio umanistica e necessaria al giusto approccio ed alla comprensione di ciò che studiano e apprendono in forma nozionistica e scientifica, indispensabili strumenti per il progresso, ma l’utilizzo di questi strumenti fa la differenza.

ben venga ogni ordine di conoscenza e di sapere, non saranno mai sufficienti, lo scibile è sconfinato e ..come dice Taleb..ciò che non sappiamo è infinatemente più grande di ciò che conosciamo e quindi un atteggiamento di umiltà e di rispetto per l’altro è indispensabile alla crescita per  essere predisposti a ricevere ulteriori saperi.

non ci possiamo pemettere di delegare ai media o alla rete il compito della formazione e della crescita delle nuove generazioni, così come il valore dei nostri ragazzi non dipenderà dal numero di libri letti o studiati, ma dalla curiosità e dall’entusiasmo di esplorare sempre nuovi territori senza mai perdere di vista la natura dell’uomo come animale sociale ed i comportamenti che mette in atto.

in fin dei conti si tratta sempre di equilibrio, nutrire il cervello ma anche il cuore, studiare la storia ma anche i mercati, massimo profitto e minimo sforzo è legge economica perchè di solito la strada più semplice è quella giusta ed è ciò che pratichiamo anche nelle cose più piccole, trasmettere ciò che è difficile con linguaggio chiaro e semplice è un’attitudine obbligatoria per i maestri che vogliano definirsi tali in qualsiasi campo.

mi fermo, le riflessioni sollecitate da questo post sono talmente vaste che rischierei……

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 14:08

C’è sintonia, neanche tanto sottile con molti compagni di viaggio…(vorrei fare nomi, ma rischierei di dimenticare qualcuno), anche con il Folletto, in un commento che non è di queste parti, vado a memoria, dove se non sbaglio dici quando ciò che conterà sarà l’Uomo, solo l’Uomo, oltre i confini territoriali e l’appartenenza, penso di aver compreso bene…
Si l’immaginazione…la meraviglia…”gracav…perché di meraviglia…in meraviglia si dischiude il mondo”..perché non si vive sola di poesia, ma anche di poesia…ben venga tutto ciò che scuote l’animo e la mente, ciò che ti fa fermare a riflettere su quella precaria connessione con il Tutto, si Pierlugi, che un giorno distrattamente, abbiamo reciso…
Già arcsulon, già!…”Per colmare la distanza che ci separa da una Consapevolezza Nuova e non immediatamente ovvia. In questo modo si raggiunge una forma particolare di penetrazione, delicata e personale, qualcosa che si avvicina più all’intuizione che alla spiegazione.” (R.Grigg)

Navighiamo…navighiamo
Valentina

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 14:31

Meraviglia…Intuizione….Immaginazione..“Di meraviglia…in meraviglia…si dischiude il mondo…”

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 15:01

Grandi analisi, in questo sito.
 
Ma poi vedo si parla dell’Uomo (con la U maiuscola).
 
Sono due cose interessanti (l’Economia e l’Uomo), ma c’entrano poco l’una con l’altra. Nel senso che sono gli uomini che fanno l’economia, ma gli uomini mica sono cambiati tanto da 5.000 anni a questa parte. Sono gli stessi, hanno gli stessi bisogni, speranze, attese, Omero come Catullo, Saffo come Leopardi.
 
Ecco, manca in questo il nostro capitano : nel dare soluzioni credibili. Io vivo la crisi, ma sono felice e sto bene, che c’entra, però mica vengo a dire qui quello che faccio e perché sto bene con me e col mondo.
Si dica : qui si parla di soluzioni individuali alla crisi attuale o di soluzioni economiche e politiche. Se è la prima ipotesi, non me ne faccio niente, c’è chi ne parla più e meglio di voi.

Se la soluzione economica è un approccio solidale dico ad Andrea che sta sbagliando strada, i poteri forti se lo mangeranno, nessuna solidarietà possibile, almeno su base ampia, tra esponenti della specie umana.

 E’ veramente questa per lui la cosa che ci porterà fuori dalla crisi del capitalismo?

Va capito che il capitalismo ha svolto (benone) la sua funzione ma ora va trovato qualcosa d’altro? E’ tutto qui il problema, tutto qui.

Gianni

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 17:50

L’uomo occidentale dipende completamente dall’apparato tecnico, è un uomo protesi e questa dipendenza sembra non potersi spezzare.Tutto rientra nel sitema tecnico, qualsiasi azione o gesto quotidiano l’uomo compie ha bisogno del sostegno di questo apparato. Ormai viviamo nel paradosso, infatti l’uomo se vuole salvare se stesso e il pianeta dal predominio della tecnica lo può fare solo con l’aiuto della tecnica, e la tecnica non ha etica. Il circolo è vizioso e uscirne, se non impossibile, sembra improbabile, visto soprattutto le tendenze delle società occidentali.

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 18:41

Io ho frequentato e concluso la facoltà di economia, per cui qualcosa penso di poterlo aggiungere a questo interessante post.

Allora, forse prima di tutto è il caso di ricordare a chi non è pratico del mondo universitario che, a differenza di quanto accade nella scuola superiore, non esiste un programma ministeriale al quale il docente dell’insegnamento tal dei tali deve attenersi. Pertanto un docente decide lui quali testi far studiare, quali argomenti reputa interessante, come si svolge l’esame ecc ecc. Diciamolo sennò si fa un gran minestrone.

Per quanto mi riguarda l’esperienza universitaria è stata altamente positiva e formativa, mi ha dato la possibilità di apprendere e soprattutto trovare la voglia di approfondire e farmi interessare ai temi economici che oggi la realtà ci continua a proporre. I programmi son stati (a parte qualche corso) sempre ben strutturati e capaci di andare oltre a dibattiti di tutti i giorni più da salotti per politici che altro. Un esempio? La diatriba inflazione sì, inflazione no, anzi deflazione. Elementi interessanti, per carità, ma che vengono proposti e sparati sulla massa senza se e senza ma. Che senso ha parlare di inflazione senza raffronti su basi almeno decennali di potere d’acquisto/salari tipo? Per non parlare poi di dati settoriali. O di singole realtà. Realtà qual’è ad esempio quella dei mercati azionari da 10 mesi a questa parte. E’ o non è inflazione derivante dalla grande quantità di moneta avuta dal sistema finanziario riversata sui mercati e quindi scaturente naturalmente un’impennata dei prezzi (valori azionari) di portata storica?

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 19:41

@28

Se proprio sicuro, caro Anonimo, che solo la tecnica possa salvare l’uomo, attendiamo che la crisi, arrivi sino a dentro le case, che swcavi la coscienza della gente, e poi vedremo se basta la tecnica per uscire da questa spirale.

@27

Grazie Gianni, ma dire che Uomo ed Economia centrano poco, è come dire che la Terra non ha bisogno del Sole.
Non ho l’ambizione di dare soluzioni, specialmente in un sistema che si sta disperatamente aggrappando alle sue ultime illusioni, non do soluzione, offrò vie alternative, non certe massive, non adatte a tutti, ma facilmente esplorabili, in maniera particolare quando il fallimento del turbo capitalismo sarà evidente nella disgregazione sociale. Non importa se parliamo di cooperazione o di economia sociale di mercato, non di economia civile, piuttosto che social business o democrazia partecipativa aziendale, ciò che importa è che questo capitalismo, non il capitalismo è finito, finito, anche se qualcuno si illude ancora di viverne gli utlimi bagliori, come quelli di un impero, quello del turbo capitalismo, del neoliberismo demenziale, impero giunto alla fine della sua nemesi.

Caro Gianni, non vorrai mica che cerchi di far cambiare idea, ad un branco di bisonti che ormai sono decenni che pensano a correre e correre, senza avere alternative, solo perchè i loro capi branco, gli insegnato che non esistono alternative!

Certo i poteri forti si mangiano la solidarietà, in fondo sono l’antitesi stessa della solidarietà, ma le rivoluzioni fanno presto a scoppiare in particolarmodo quando la disgregazione sociale diventa evidente. Ciò che ci porterà fuori da questa crisi, non è ancora stato scritto, perchè questa crisi durerà tutto il tempo necessario a scrivere pagine epocali di cambiamento, non necessariamente sempre positive.

Caro Gianni, sarebbe meglio chiamarlo UTILITARISMO, quello è il suo vero nome e in quanto al compito che a svolto, ci vorrebbero anni, per comprendere a fondo  la sua UTILITA’

Cara Gracav, come altri compagni di viaggio, per fortuna qualcuno si concentra sul post, piuttosto che vagheggiare con argomenti ormai tritti e ritritti.

Hai centrato il problema, Keating, mette i suoi ragazzi in condizione di comprendere, di capire, di essere consapevoli, non gli violenta come spesso accade, ma non sempre per fortuna con le ideologie imperanti.

" non ci possiamo pemettere di delegare ai media o alla rete il compito della formazione e della crescita delle nuove generazioni, così come il valore dei nostri ragazzi non dipenderà dal numero di libri letti o studiati, ma dalla curiosità e dall’entusiasmo di esplorare sempre nuovi territori senza mai perdere di vista la natura dell’uomo come animale sociale ed i comportamenti che mette in atto."

CHAPEAU Gracav….non fermati!

Caro Max73, non è solo in Trentino che esistono isole all’avanguardia, in Italia esistono molti amministrazioni virtuose, anche se spesso decisamente interessate, visto la dinamica della politica, ma come dici tu, molte utopie, sono diventati sogni, poi idee e progetti e infine realtà

Caro Compasso, di accademico, in questo blog, non vi è nulla, solo la tensione a parlare in parole semplici, anche se non sono materie facili e banalizzabili. Questa crisi è stata creata da un mucchio di gente che dovrebbe essere incriminata per crimini contro l’umanità, ma una certa parte di umanità, era accondiscendente, amava cullarsi nei sogni, nella crescita infinita, e tuttora rinnega la realtà e preferisce continuare a vivere nel suo castello incantato.

Ai piani alti, avidità arroganza e demenzialità, hanno esaltato solo quello che ai piani bassi è stato loro delegato per "ignoranza", "disinteresse", "ingenuità" e  colpevole "inconsapevolezza". Dove pensi che oggi, nonostante tutto la gente comune stia investendo i suoi soldi, in maniera responsabile, consapevole o altro?

" La cultura serve nella misura in cui riesci  a confrontarti e a capire il prossimo, l’idea che invece molti ne hanno, è quella di una vera e propria arma per stare al disopra degli altri."

Non per nulla le dittature e le presunte democrazie non amano la troppa cultura, gli animali pensanti!

Caro Cuculo…bel colpo, piano, piano arrivano tutti alla CRISI ANTROPOLOGICA, ognuno con il suo tempo, ma di tempo ce ne sarà abbastanza.

" Ciò perché l’origine vera della crisi è di ordine morale. Il comportamento dell’uomo economico operante in un sistema capitalistico è regolato dal suo pensiero. Se la crisi è nel suo pensiero si trasferirà inesorabilmente nelle azioni, perciò ritengo che se qualcuno debba aver "sensi di colpa" sia piuttosto chi ha avuto la responsabilità morale di ispirare tali comportamenti.
Non è poi così difficile risalire a questa responsabilità. Essa risiede nel pensiero nichilista che ha confuso le ultime generazioni dissacrando l’uomo, riducendolo ad animale intelligente da soddisfare appunto solo materialmente.

Se poi si scopre la crisi Antropologica per difendere il Capitalismo, allora di tempo ce ne vuole ancora molto, molto di più di quanto sembra.

Questo virus, questo pensiero nichilista che rifiuta ogni valore e verità oggettiva e porta a considerare l’uomo solo un animale intelligente da soddisfare materialmente, impedisce all’uomo di fare vera economia arrivando a ignorare persino le leggi di economia naturale e negare la vita, camuffare le leggi economiche, barare nel loro uso. In pratica sovvertendo le leggi stesse dell’economia, come è successo negli ultimi anni. È il nichilismo il nemico dell’economia per l’uomo.

(…) smettendo di riconoscere all’economia una sua autonomia morale, facendola tornare alla responsabilità personale di chi fa economia. (…)
Ma anche il senso di responsabilità personale, essendosi un po’ affievolito, deve essere rieducato perché le scelte economiche producono effetti sociali e morali importanti.

Caro Giorgio, ecco perchè credo nella giovani generazioni
….Perché avete sempre l’impressione che noi studenti siamo solo dei soldatini che eseguono ordini, totalmente privi di una mente critica, privi di iniziativa?
Tu pensi che starei qui a scrivere, se non sapessi dopo oltre 20 anni passati con le giovani generazioni, che molti di loro, non tutti ovviamente, hanno una capacità critica che semina speranza!

Ma non finisce qui questo argomento, è al chiave di lettura per il futuro, non quello prossimo, ma quello dei nostri figli e nipoti, qualcosa che va al di la della comprensioni di menti obsolete ed arcaiche, che da sempre ragionano con il passato e il presente.

Nella notte, " Archimede e la sua leva finanziaria" saranno in Viaggio verso i sostenitori di Icebergfinanza. E’ un’analisi fiume sulla base di dati empirici, provenienti da fonti di assoluta affidabilità e serietà, dalla quale mi aspetto , molti più rimandi di quelli avuti in passato.

Un abbraccio Andrea

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 20:00

Caro @29

E’ importante ciò che hai riportato, è importante sapere che nelle Università vi è una libertà da parte del docente, quando non è puro condizionamento alle correnti di pensiero, che esistono e sono molto più forti di quello che siamo in grado di comprendere.

E’ ovvio che il mio post non intende generalizzare, ma è altrettanto ovvio, che per buona parte del sistema, quello che ho scritto è una prassi.

"Che senso ha parlare di inflazione senza raffronti su basi almeno decennali di potere d’acquisto/salari tipo? Per non parlare poi di dati settoriali. O di singole realtà. Realtà qual’è ad esempio quella dei mercati azionari da 10 mesi a questa parte. E’ o non è inflazione derivante dalla grande quantità di moneta avuta dal sistema finanziario riversata sui mercati e quindi scaturente naturalmente un’impennata dei prezzi (valori azionari) di portata storica?

Carmen Reinhart, ha recentemente dichiarato che non ha nessun senso, parlare di dinamiche alluvionali se si prendono in considerazione solo gli ultimi 25 anni di dinamiche alluvionali, abbiamo bisogno di almeno 100 anni e magari non bastano pure quelli.

Io sono risalito sino alla prima vera e propria Depressione della storia, quella della fine ‘800, ho esplorato Grande Depressione e Lost decade e anche se il pensiero dominante è incentrato solo e sempre sulla parola inflazione, questi periodi hanno il marcio della deflazione buona o cattiva a seconda del periodo. E’ chiaro a tutti che la quantità di moneta in circolazione è potenziale sintomo di inflazione, ma solo e sempre se circola rapidamente nell’economia reale. Se salgono i valori azionari o le materie prime, si tratta solo di asset inflatio e sino a quando non si riversa nell’economia, resta sempre e solo asset inflation. Prima o poi succederà, ma non sino a quando le dinamiche deflative della disoccupazione, dell’immobiliare, del settore automobilistico, dei default progressivi, non si saranno concluse.

Qualcuno è terrorizzato dall’alto livello delle riserve bancarie….bene basta che le banche centrali ne trasformino una parte in riserve obbligatorie e abbiamo risolto il problema anche se non è cosi facile.

@28

Se proprio sicuro, caro Anonimo, che solo la tecnica possa salvare l’uomo, attendiamo che la crisi, arrivi sino a dentro le case, che swcavi la coscienza della gente, e poi vedremo se basta la tecnica per uscire da questa spirale.

@27

Grazie Gianni, ma dire che Uomo ed Economia centrano poco, è come dire che la Terra non ha bisogno del Sole.
Non ho l’ambizione di dare soluzioni, specialmente in un sistema che si sta disperatamente aggrappando alle sue ultime illusioni, non do soluzione, offrò vie alternative, non certe massive, non adatte a tutti, ma facilmente esplorabili, in maniera particolare quando il fallimento del turbo capitalismo sarà evidente nella disgregazione sociale. Non importa se parliamo di cooperazione o di economia sociale di mercato, non di economia civile, piuttosto che social business o democrazia partecipativa aziendale, ciò che importa è che questo capitalismo, non il capitalismo è finito, finito, anche se qualcuno si illude ancora di viverne gli utlimi bagliori, come quelli di un impero, quello del turbo capitalismo, del neoliberismo demenziale, impero giunto alla fine della sua nemesi.

Caro Gianni, non vorrai mica che cerchi di far cambiare idea, ad un branco di bisonti che ormai sono decenni che pensano a correre e correre, senza avere alternative, solo perchè i loro capi branco, gli insegnato che non esistono alternative!

Certo i poteri forti si mangiano la solidarietà, in fondo sono l’antitesi stessa della solidarietà, ma le rivoluzioni fanno presto a scoppiare in particolarmodo quando la disgregazione sociale diventa evidente. Ciò che ci porterà fuori da questa crisi, non è ancora stato scritto, perchè questa crisi durerà tutto il tempo necessario a scrivere pagine epocali di cambiamento, non necessariamente sempre positive.

Caro Gianni, sarebbe meglio chiamarlo UTILITARISMO, quello è il suo vero nome e in quanto al compito che a svolto, ci vorrebbero anni, per comprendere a fondo  la sua UTILITA’

Cara Gracav, come altri compagni di viaggio, per fortuna qualcuno si concentra sul post, piuttosto che vagheggiare con argomenti ormai tritti e ritritti.

Hai centrato il problema, Keating, mette i suoi ragazzi in condizione di comprendere, di capire, di essere consapevoli, non gli violenta come spesso accade, ma non sempre per fortuna con le ideologie imperanti.

" non ci possiamo pemettere di delegare ai media o alla rete il compito della formazione e della crescita delle nuove generazioni, così come il valore dei nostri ragazzi non dipenderà dal numero di libri letti o studiati, ma dalla curiosità e dall’entusiasmo di esplorare sempre nuovi territori senza mai perdere di vista la natura dell’uomo come animale sociale ed i comportamenti che mette in atto."

CHAPEAU Gracav….non fermati!

Caro Max73, non è solo in Trentino che esistono isole all’avanguardia, in Italia esistono molti amministrazioni virtuose, anche se spesso decisamente interessate, visto la dinamica della politica, ma come dici tu, molte utopie, sono diventati sogni, poi idee e progetti e infine realtà

Caro Compasso, di accademico, in questo blog, non vi è nulla, solo la tensione a parlare in parole semplici, anche se non sono materie facili e banalizzabili. Questa crisi è stata creata da un mucchio di gente che dovrebbe essere incriminata per crimini contro l’umanità, ma una certa parte di umanità, era accondiscendente, amava cullarsi nei sogni, nella crescita infinita, e tuttora rinnega la realtà e preferisce continuare a vivere nel suo castello incantato.

Ai piani alti, avidità arroganza e demenzialità, hanno esaltato solo quello che ai piani bassi è stato loro delegato per "ignoranza", "disinteresse", "ingenuità" e  colpevole "inconsapevolezza". Dove pensi che oggi, nonostante tutto la gente comune stia investendo i suoi soldi, in maniera responsabile, consapevole o altro?

" La cultura serve nella misura in cui riesci  a confrontarti e a capire il prossimo, l’idea che invece molti ne hanno, è quella di una vera e propria arma per stare al disopra degli altri."

Non per nulla le dittature e le presunte democrazie non amano la troppa cultura, gli animali pensanti!

Caro Cuculo…bel colpo, piano, piano arrivano tutti alla CRISI ANTROPOLOGICA, ognuno con il suo tempo, ma di tempo ce ne sarà abbastanza.

" Ciò perché l’origine vera della crisi è di ordine morale. Il comportamento dell’uomo economico operante in un sistema capitalistico è regolato dal suo pensiero. Se la crisi è nel suo pensiero si trasferirà inesorabilmente nelle azioni, perciò ritengo che se qualcuno debba aver "sensi di colpa" sia piuttosto chi ha avuto la responsabilità morale di ispirare tali comportamenti.
Non è poi così difficile risalire a questa responsabilità. Essa risiede nel pensiero nichilista che ha confuso le ultime generazioni dissacrando l’uomo, riducendolo ad animale intelligente da soddisfare appunto solo materialmente.

Se poi si scopre la crisi Antropologica per difendere il Capitalismo, allora di tempo ce ne vuole ancora molto, molto di più di quanto sembra.

Questo virus, questo pensiero nichilista che rifiuta ogni valore e verità oggettiva e porta a considerare l’uomo solo un animale intelligente da soddisfare materialmente, impedisce all’uomo di fare vera economia arrivando a ignorare persino le leggi di economia naturale e negare la vita, camuffare le leggi economiche, barare nel loro uso. In pratica sovvertendo le leggi stesse dell’economia, come è successo negli ultimi anni. È il nichilismo il nemico dell’economia per l’uomo.

(…) smettendo di riconoscere all’economia una sua autonomia morale, facendola tornare alla responsabilità personale di chi fa economia. (…)
Ma anche il senso di responsabilità personale, essendosi un po’ affievolito, deve essere rieducato perché le scelte economiche producono effetti sociali e morali importanti.

Caro Giorgio, ecco perchè credo nella giovani generazioni
….Perché avete sempre l’impressione che noi studenti siamo solo dei soldatini che eseguono ordini, totalmente privi di una mente critica, privi di iniziativa?
Tu pensi che starei qui a scrivere, se non sapessi dopo oltre 20 anni passati con le giovani generazioni, che molti di loro, non tutti ovviamente, hanno una capacità critica che semina speranza!

Ma non finisce qui questo argomento, è al chiave di lettura per il futuro, non quello prossimo, ma quello dei nostri figli e nipoti, qualcosa che va al di la della comprensioni di menti obsolete ed arcaiche, che da sempre ragionano con il passato e il presente.

Nella notte, " Archimede e la sua leva …

Scritto il 14 Febbraio 2010 at 20:51

Molti spunti interessanti, ma a volte ho il dubbio che tali spunti si richiudano da soli, per come sono impostati. Forse perchè l’economia è una disciplina troppo seria per essere lasciata agli economisti.

Un primo dubbio ce l’ho su Keynes, la sua teoria generale mi fa pensare a Il nome della rosa di Umberto Eco, perchè il nome è un detournement. Non esiste una teroria generale di Keynes ma molte osservazioni basate sulla pratica, sul confronto con la realtà.

Mi diverte poi in particolare il folletto, che parla in toni elegiaci del laissez faire. Mi ricorda la filastrocca del gatto che si morde la coda e non sa che la coda è sua.
Che cos’è il laissez faire?
E’ il lasciar agire liberamente il mercato.
Ma il mercato è una creazione umana, la quale in assenza di regolamentazione si trasforma in differenti relazioni tra venditore ed acquirente. Ad esempio il mafioso che si fa pagare la protezione da un esercizio commerciale agisce in una modalità libera dagli intralci dello stato, ma non è mercato.

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 22:07

buonasera,
vi leggo sempre, con interesse, vi trovo (non tutti ma certamente mazzalai lo è come lo è il folletto) preparati e dediti alle vostre idee però a me sembra molto opportuno tirare una bella riga

andrea, non hai soluzioni ma suggerisci solo alternative ok giusto perfetto è lodevole MA NON DIMETICARE CHE SEI UN PRIVILEGGIATO  e c’è tanta gente, la stessa gente che più di tutte subisce le conseguenze di questa crisi come di altre in passato, che NON HA ALTERNATIVE

IL COMPASSO come sopra….

il cuculo come sopra……(mi permetto anche di aggiungere, senza offesa, che spesso dai tuoi interventi ricevo la spiacevole sensazione di disonestà intellettuale, ma lascio il beneficio del dubbio….)

il folletto idemmmm

tutti gli altri che hanno competenze ……..idem

occhio che per gran parte della gente NON CI SONO NEMMENO ALTERNATIVE IPOTETICHE per cui vi invito a tenere in considerazione questo aspetto altrimente finite con il diventare un salottino fine a se stesso e destinato a perdere interesse con il passare del tempo

saluti  a tutti

utente anonimo
Scritto il 14 Febbraio 2010 at 23:40

Poveri illusi

Secondo il Financial Times Deutschland, la banca ipotecaria tedesca Hypo Real Estate (HRE), già salvata dal governo federale da sicuro fallimento, avrebbe una esposizione al debito greco pari a 4 miliardi di euro. Se questa esposizione dovesse essere svalutata a zero, ad HRE servirebbe una ricostituzione della sua base di capitale per 100 miliardi di euro, dato il grado di leva finanziaria con cui opera

utente anonimo
Scritto il 15 Febbraio 2010 at 00:02

La storia non è fatta dalle buone intenzioni. E’ fatta da chi riesce ad adattare i suoi bisogni a quello che lo circonda in quel momento.
 
 Oggi comanda la finanza globalizzata. Chi si muove in un’ottica di analisi economica non può prescindere da questo, dal fatto che conta quello che realizza effettivamente, non quello che si vorrebbe realizzare.

E’ finito il capitalismo, non QUESTO capitalismo. Nel XVI secolo i comuni erano fattore di sviluppo. Oggi mica sono finiti i comuni, hanno i sindaci, gli assessori, esistono ma non sono fattore di sviluppo, nessuno pensa che andando in un altro comune sarà avvantaggiato perché la corporazione dei commercianti del comune dove andrà a ad abitare è forte.

Il capitalismo è finito come motore di sviluppo, è finito un sistema economico (devo ripeterlo? come motore di sviluppo) che voleva fornire cibo, manufatti industriali e servizi basandosi sul profitto del produttore di questi beni. Ha raggiunto il suo obiettivo, l’ha fatto bene, passiamo ad altro!

Per esemplificare, ci saranno cinque aziende che producono automobili, faranno profitti, i suoi azionisti saranno ricchi. Ma non serve che qualche "animal spirit" apra una nuova azienda che produce macchine, chi l’ha fatto finora, è sopravvissuto, sa essere nei primi cinque produttori al mondo, bene, gli altri non servono.

Sappiamo produrre tutto quello che serve (compatibilmente con i limiti del mondo che ci ospita). Andiamo oltre.
A fare cosa? questo è un bel dibattito, per me ci vuole più stato, i bisogni sono bisogni pubblici. Il resto (l’Uomo, la Speranza, il Futuro) sono tutte minchiate. Almeno per chi vuole dare soluzioni al fatto che in un paese come l’Italia 60 milioni di persone si alzino al mattino e si muovano in modo tale da stare discretamente bene, essendo motivati e possibilmente felici, arrivando a sera con qualcosa da mangiare e senza aver fatto troppi danni al pianeta che ci ospita.
Cosa gli facciamo fare? economia solidale? Ma dai, ma davvero?

La politica sa governare i periodi di sviluppo, è assolutamente incapace di governare le transizioni. Ora comanda l’economia, può esserci Merkel, Sarkozy, Obama, Putin o Berlusconi, il risultato è sempre quello.

Può essere che il mio modo di vedere le cose non sia condiviso da molti; dico che un vantaggio ce l’ho, a me sembra tutto ovvio e scontato, vedevo avanzare la fine del capitalismo (ripeto, solo per evitare che si dica "il capitalismo non è finito", intendo la fine del capitalismo come motore di sviluppo), la vedevo avanzare negli anni ’90, ne studiavo già allora i segnali di crisi nel fatto che se in una famiglia non lavoravano in due le cose andavano male (fino alla fine dei ’70 si stava bene con un reddito, benone con due. i miei suoceri impiegati statali dopo la guerra cambiavano casa, migliorandola, ogni tre anni).

Vedevo avanzare la crisi quando la società di credito al consumo per cui lavoravo decise di cartolarizzare i suoi crediti per poterne fare altri senza sforare i parametri : da allora su chi comprava qualcosa a rate doveva guadagnare non solo la mia società di credito al consumo ma anche quella che aveva cartolarizzato. Puah!

Siamo nella storia, questo dico, la storia va guardata, cambiarla troppo non si riesce, la storia è soprattutto storia dell’economia, cioè dei modi in cui gli individui entrano in rapporto tra loro.
 
Non pretendiamo di dare lezioni, se le banche hanno fatto quello che tutti sappiamo non sono loro che hanno cambiato la storia dell’economia, si sono solo inserite sulla fase terminale del capitalismo, non sono loro che lo hanno fatto affondare, si sono approfittate di un organismo in decadenza, la colpa non è loro (grande sbaglio che leggo troppo spesso, chi pensa che la finanza sia stata la causa no, no e ancora no).
 
Si sono appofittate di un organismo debole, nell’economia prevale la legge del più forte, il problema è del capitalismo, quanti sono stati contenti di avere un figlio che portava casa un sacco di soldi sprecando la sua intelligenza in un’attività socialmente dannosa come la finanza strutturata?

Quali economie solidali, non c’è spazio (non dico che non sarebbe bello, dico solo che ci parla di economia non può prescindere da come è fatto l’uomo).
Per modificare il mondo in cui viviamo non servono nè emozioni né scomuniche, serve solo lavoro, cercare la strada giusta per far passare bene gli 80 anni che si trascorrono da queste parti. Alla maggior parte dei 60 milioni di cittadini italiani o dei miliardi di cittadini del mondo.

Le motivazioni, è la cosa più importante, far capire/credere che la nostra giornata è stata utile perchè c’è un mondo da costruire, un futuro più bello, degli obiettivi da raggiungere. Mica facile, sarebbe il compito della politica, oggi la politica ci insegna che è importante più soldi e gnocca, apparire, non essere.

Se poi uno ha interessi religiosi, culturali o filosofici sono il primo io ad averne. Ma non su http://www.icebergfinanza.splinder.com.

Gianni

utente anonimo
Scritto il 15 Febbraio 2010 at 00:02

La storia non è fatta dalle buone intenzioni. E’ fatta da chi riesce ad adattare i suoi bisogni a quello che lo circonda in quel momento.
 
 Oggi comanda la finanza globalizzata. Chi si muove in un’ottica di analisi economica non può prescindere da questo, dal fatto che conta quello che realizza effettivamente, non quello che si vorrebbe realizzare.

E’ finito il capitalismo, non QUESTO capitalismo. Nel XVI secolo i comuni erano fattore di sviluppo. Oggi mica sono finiti i comuni, hanno i sindaci, gli assessori, esistono ma non sono fattore di sviluppo, nessuno pensa che andando in un altro comune sarà avvantaggiato perché la corporazione dei commercianti del comune dove andrà a ad abitare è forte.

Il capitalismo è finito come motore di sviluppo, è finito un sistema economico (devo ripeterlo? come motore di sviluppo) che voleva fornire cibo, manufatti industriali e servizi basandosi sul profitto del produttore di questi beni. Ha raggiunto il suo obiettivo, l’ha fatto bene, passiamo ad altro!

Per esemplificare, ci saranno cinque aziende che producono automobili, faranno profitti, i suoi azionisti saranno ricchi. Ma non serve che qualche "animal spirit" apra una nuova azienda che produce macchine, chi l’ha fatto finora, è sopravvissuto, sa essere nei primi cinque produttori al mondo, bene, gli altri non servono.

Sappiamo produrre tutto quello che serve (compatibilmente con i limiti del mondo che ci ospita). Andiamo oltre.
A fare cosa? questo è un bel dibattito, per me ci vuole più stato, i bisogni sono bisogni pubblici. Il resto (l’Uomo, la Speranza, il Futuro) sono tutte minchiate. Almeno per chi vuole dare soluzioni al fatto che in un paese come l’Italia 60 milioni di persone si alzino al mattino e si muovano in modo tale da stare discretamente bene, essendo motivati e possibilmente felici, arrivando a sera con qualcosa da mangiare e senza aver fatto troppi danni al pianeta che ci ospita.
Cosa gli facciamo fare? economia solidale? Ma dai, ma davvero?

La politica sa governare i periodi di sviluppo, è assolutamente incapace di governare le transizioni. Ora comanda l’economia, può esserci Merkel, Sarkozy, Obama, Putin o Berlusconi, il risultato è sempre quello.

Può essere che il mio modo di vedere le cose non sia condiviso da molti; dico che un vantaggio ce l’ho, a me sembra tutto ovvio e scontato, vedevo avanzare la fine del capitalismo (ripeto, solo per evitare che si dica "il capitalismo non è finito", intendo la fine del capitalismo come motore di sviluppo), la vedevo avanzare negli anni ’90, ne studiavo già allora i segnali di crisi nel fatto che se in una famiglia non lavoravano in due le cose andavano male (fino alla fine dei ’70 si stava bene con un reddito, benone con due. i miei suoceri impiegati statali dopo la guerra cambiavano casa, migliorandola, ogni tre anni).

Vedevo avanzare la crisi quando la società di credito al consumo per cui lavoravo decise di cartolarizzare i suoi crediti per poterne fare altri senza sforare i parametri : da allora su chi comprava qualcosa a rate doveva guadagnare non solo la mia società di credito al consumo ma anche quella che aveva cartolarizzato. Puah!

Siamo nella storia, questo dico, la storia va guardata, cambiarla troppo non si riesce, la storia è soprattutto storia dell’economia, cioè dei modi in cui gli individui entrano in rapporto tra loro.
 
Non pretendiamo di dare lezioni, se le banche hanno fatto quello che tutti sappiamo non sono loro che hanno cambiato la storia dell’economia, si sono solo inserite sulla fase terminale del capitalismo, non sono loro che lo hanno fatto affondare, si sono approfittate di un organismo in decadenza, la colpa non è loro (grande sbaglio che leggo troppo spesso, chi pensa che la finanza sia stata la causa no, no e ancora no).
 
Si sono appofittate di un organismo debole, nell’economia prevale la legge del più forte, il problema è del capitalismo, quanti sono stati contenti di avere un figlio che portava casa un sacco di soldi sprecando la sua intelligenza in un’attività socialmente dannosa come la finanza strutturata?

Quali economie solidali, non c’è spazio (non dico che non sarebbe bello, dico solo che ci parla di economia non può prescindere da come è fatto l’uomo).
Per modificare il mondo in cui viviamo non servono nè emozioni né scomuniche, serve solo lavoro, cercare la strada giusta per far passare bene gli 80 anni che si trascorrono da queste parti. Alla maggior parte dei 60 milioni di cittadini italiani o dei miliardi di cittadini del mondo.

Le motivazioni, è la cosa più importante, far capire/credere che la nostra giornata è stata utile perchè c’è un mondo da costruire, un futuro più bello, degli obiettivi da raggiungere. Mica facile, sarebbe il compito della politica, oggi la politica ci insegna che è importante più soldi e gnocca, apparire, non essere.

Se poi uno ha interessi religiosi, culturali o filosofici sono il primo io ad averne. Ma non su http://www.icebergfinanza.splinder.com.

Gianni

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 01:03

sollecitata…rischio…

" La cultura serve nella misura in cui riesci  a confrontarti e a capire il prossimo, l’idea che invece molti ne hanno, è quella di una vera e propria arma per stare al di sopra degli altri.

rischio di indignarmi più del dovuto con i saccenti, con coloro che si ritengono….. una minoranza pensante…..che dispensano cultura….quale cultura???? 

mi spiace per questi individui ma la maggioranza è pensante, è la nostra natura, basta sollecitarla ed il più ignorante degli uomini tira fuori una logica ed una chiarezza di idee sbalorditiva al pari dei bimbi che ti disarmano soltanto con tre parole.

ci sono le macchine che provvedono per noi ad elaborare dati, numeri, funzioni, correlazioni, proiezioni e previsioni, modelli e comportamenti, ma orientarsi è cosa difficile, orientarsi è un diritto irrinunciabile e la minoranza avida e demente che detiene i mezzi per determinare gli eventi non potrà arrogarsi questo diritto.

questo va insegnato ai giovani, la cultura è ascoltare, osservare, saper leggere fra le righe, possono divorare libri e formule, ma  non restare imprigionati da essi, da ideologie, da etichette, è un processo che  va attentamente governato insieme a loro.

risulta molto difficoltoso ed improbabile….star dietro i tempi che ti corrono avanti, essere costantemente aggiornati sul nuovo, correre  e correre ma per andare dove?????
come possiamo essere dei riferimenti per i giovani se ne sappiamo meno di loro?????
ebbene, non è la quantità di informazioni che definisce una guida, un maestro di vita o docente che sia, ma la relazione che si crea, essere in grado di dare una cosa in più tutte le volte che ci viene richiesto.

la cultura non può essere  un’arma di offesa per definizione, si chiamerebbe in altro modo…

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 02:04

E un uomo disse: Parlaci della Conoscenza di sé.
Ed egli disse:
I vostri cuori conoscono in silenzio i segreti dei giorni e delle notti.
Ma gli orecchi hanno sete di sentire quello che il cuore già conosce.
Vorreste sapere con parole quello che avete sempre saputo nella mente.
Vorreste toccare con le dita il corpo nudo dei sogni.
Ed è bene che lo facciate:
La sorgente sotterranea della vostra anima dovrà venire alla luce e scorrere mormorando verso il mare;
E il tesoro della vostra infinita profondità sarà rivelato ai vostri occhi.
Ma non usate bilance per pesare quell’ignoto tesoro;
E non sondate le profondità della vostra conoscenza con lo scandaglio o la pertica.
Poiché l’io è un mare sconfinato e immisurabile.
. . . . .
Non dite: "Ho trovato la verità"; dite piuttosto: "Ho trovato una verità".
Non dite: "Ho trovato il sentiero dell’anima".
Dite piuttosto: "Sul mio sentiero ho incontrato l’anima in cammino".
Perché l’anima cammina in tutti i sentieri.
L’anima non cammina sopra un filo, né cresce come una canna.
L’anima apre se stessa come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.

Allora un maestro disse: Parlaci dell’Insegnamento.
Ed egli disse:
Nessuno può rivelarvi se non quello che già cova semi addormentato nell’albore della vostra conoscenza.
Il maestro che passeggia all’ombra del tempio, tra i seguaci, non elargisce la sua saggezza,
ma piuttosto il suo amore e la sua fede.
Se egli è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza;
vi condurrà fino alla soglia della vostra mente.
L’astronomo può parlarvi di come intende lo spazio, ma non può darvi il proprio intendimento.
Il musicista può cantarvi il ritmo che è dovunque nel mondo,
ma non può darvi l’orecchio che ferma il ritmo, né la voce che gli fa eco.
E chi è versato nella scienza dei numeri può descrivervi le regioni dei pesi e delle misure,
ma non può condurvi laggiù.
Perché la visione d’un uomo non può prestare le sue ali a un altro uomo.
E come ciascuno di voi sta da solo nella sapienza di Dio,
così ciascuno di voi deve essere solo nel suo conoscere Dio, e nel comprendere la terra.
(K.Gibran)
 

Una di "quelle cose" che ho imparato ad amare, lungo il viaggio….
Buona notte
Valentina

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 09:11

Nulla di personale Gianni, potrei dare la vita perchè Tu possa continuare ad esprime il tuo pensiero, ma non lo condivido proprio, alcune cose forse, ma in generale, nutro una qualche resistenza…

Libero di non crederci ,"ma le minchiate " di cui parli, rappresentano spesso, e hanno rappresentato, per chi le voglia ascoltare, quel "punto di appoggio da cui si "sollverà" il mondo"…se vogliamo citare Archimede…

e quel Tuo :

"Se poi uno ha interessi religiosi, culturali o filosofici sono il primo io ad averne. Ma non su http://www.icebergfinanza.splinder.com."

bhe!! è un’affermazione apparentemente di forte convinzione, ma  non nutro le certezze che hai Tu, e men che meno, ho l’autorevolezza per dire di cosa possiamo parlare e dove; Apprezzo questo viaggio proprio perchè, senza alcuna forzatura è ricco di rimandi, perchè ritengo che la visuale, da cui si pone, per guardare le cose non procede a compartimenti stagni, come del resto non lo sono le nostre semplici vite, nujlla di ovvio o semplice e scontato in tutto ciò.

Alcuni interrogativi risuonano nella mia mente:

Tutto spetta alla politica??? Cos’è la politica???

Cari saluti
Navighiamo…Navighiamo
Valentina

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 11:07

Carissimi,

mi ci vuole tutt’oggi a leggerVi tutti.
nel fine settimana mi sono persa a fare le "bugie" o se volete chiamarle "frappe" per figli,nipoti ed amici…………..
 le vostre "riflessioni" meritano un attenta lettura,cosa che farò.

Grazie,come sempre ad Andrea, questi sono i post che mi toccano di più e di conseguenza anche i commenti di quasi tutta la ciurma.
Abbiamo bisogno di Umanità, di Carità ( Amore e non elemosina ) .

A presto, buona giornata a tutti

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 12:47

Anonimo  #33

è difficile parlare di "disonestà intellettuale" senza offesa.

Non mi offendo solo per il fatto che non sei un interlocutore, visto che non hai neanche il coraggio di intervenire con un nome fosse anche un nick name.

E’ questa la tua idea di onestà intellettuale?

ad maiora.

Scritto il 15 Febbraio 2010 at 19:11

Ringrazio di cuore SD per aver citato Eduardo Galeano, grande giornalista, scrittore.. poeta…attento alle trematiche sociali…forse uno scrittore di “minchiate” direbbe Gianni; i video non li avevo ancora visti, ho un rapporto molto cartaceo con le cose… ma questo pezzo mi è molto caro…

Sempre a proposito di cosa bisognerebbe “insegnare” e praticare…Immaginare:

"Abbiamo una sola certezza: nel ventunesimo secolo, se ancora saremo qui, tutti noi saremo gente del passato millennio. E benche’ non possiamo indovinare il tempo che sara’, possiamo avere almeno il diritto di immaginare come desideriamo che sia.
Nel 1948 e nel 1976, le Nazioni Unite proclamarono le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanita’ non ha altro che il diritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante?
Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile:
l’aria sara’ pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; la gente non sara’ guidata dalla automobile, non sara’ programmata dai calcolatori, ne’ sara’ comprata dal supermercato, ne’ osservata dalla televisione; la televisione cessera’ d’essere il membro piu’ importante della famiglia e sara’ trattato come una lavatrice o un ferro da stiro; la gente lavorera’ per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungera’ il delitto di stupidita’ che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il servizio militare; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne’ paragoneranno la qualita’ della vita alla quantita’ delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennita’ non sara’ piu’ una virtu’, e nessuno prendera’ sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e ne’ per fortuna ne’ per sfortuna, la canaglia si trasformera’ in virtuoso cavaliere; nessuno sara’ considerato eroe o tonto perche’ fa quel che crede giusto invece di fare cio’ che piu’ gli conviene; il mondo non sara’ piu’ in guerra contro i poveri, ma contro la poverta’, e l’industria militare sara’ costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sara’ una mercanzia, ne’ sara’ la comunicazione un’affare, perche’ cibo e comunicazione sono diritti umani; nessuno morira’ di fame, perche’ nessuno morira’ d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perche’ non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perche’ non ci saranno bambini ricchi; l’educazione non sara’ il privilegio di chi puo’ pagarla; la polizia non sara’ la maledizione di chi non puo’ comprarla; la giustizia e la liberta’, gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; una donna nera, sara’ presidente del Brasile e un’altra donna nera, sara’ presidente degli Stati Uniti d’America; una donna india governera’ il Guatemala e un’altra il Peru’; in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, poiche’ rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria; la Santa Chiesa correggera’ gli errori delle tavole di Mose’, e il sesto comandamento ordinera’ di festeggiare il corpo; la Chiesa stessa dettera’ un altro comandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poiche’ costoro sono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto, giacche’ le frontiere del mondo e del tempo non conteranno piu’ nulla; la perfezione continuera’ ad essere il noioso privilegio degli dei; pero’, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sara’ vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo."

http://ospiti.peacelink.it/buone/materiali/BNMateriali004.htm

http://www.umanisti.it/movimento_umanista.html
Campagna Umanistica per la pace il futuro si può cambiare

Non siamo fossili, qualcuno potrà anche pensare che abbiamo le stesse esigenze di un tempo, ma non siamo fossili …
Ecco a cosa mi riferivo, quando in un mio commento ho utilizzato la U di uomo, maiuscola e citato un commento, che condivido, che non si trova qui, del Folletto, e mi permetto di riportare integralmente:

“Scusa se insisto ma il mio desiderio è che migliorino le persone, di qualsiasi paese esse siano.

Il paese spero diventerà una cosa molto meno importante dell’uomo in se stesso, a differenza di quanto avviene adesso.

Meno Stato, più civiltà.

Corruptissima republica plurimae leges.

Con stima

Il Folletto”
(Commento del 07/febbraio)

Desideri…Speranze…Illusioni…Utopie…”minchiate” come direbbe qualcuno!!???…..BhE!, io non potrei farne/vivere senza!!

Buona Navigazione, Compagni di Viaggio…
Valentina

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