UNA QUESTIONE DI REGOLE …..O DI VALORI!

Scritto il alle 22:58 da icebergfinanza

 

……….ma tuttavia purchè l’uomo possa attenersi alla verità, dovrà prima conoscere gli errori e poi commetterli.

Alberto Alesina sul Sole 24 Ore in un pezzo dal titolo " Tanti errori da non ripetere" si avventura in un confronto con la Grande Depressione del ’29 prospettando ordini di grandezza totalmente diversi in riferimento al PIL e alla disoccupazione.

I numerosi errori di allora oggi sono dei punti fermi per il pensiero accademico:

a) il primo fu commesso dalla Fed che ritirava liquidità invece di fornirla al sistema

b) il presidente Hoover non pose il veto alla madre del protezionismo la famigerata Smooth Hawley che diede vita ad una guerra commerciale tra gli USA e il resto del mondo

c) Hoover adottò una strategia punitiva contro gli speculatori di Wall Street in troducendo una serie di pesanti regole che limitavano le operazioni finanziarie

d) Hoover avviò politiche interventiste ( per l’epoca ) sulle contrattazioni salariali obbligando le imprese a non tagliare i salari nominali

e) Hoover infine non capi che in un periodo di recessione bisognava accettare una crescita del deficit pubblico, invece di aumentare le imposte e di molto dando un’lteriore scossa negativa all’economia

Conclude Alesina cricordando che la crisi del ’29 insomma insegna che furono politiche economiche errate a causare le cosneguenze per l’economia reale di una crisi finanziaria. La lezione su cosa fare e non fare è forte e chiara!

Ognuno di Voi che segue Icebergfinanza da tempo conosce i " Sintomi della Grande Depressione ", nei primissimi post del tag di riferimento troverete nei dettagli ogni sintomo di questa crisi rapportato a quanto avvenne nel 1929 e negli anni successivi ma nessuno conosce quello che potrà accadere in seguito alla madre di tutte le crisi finanziarie della Storia!

Questa crisi finanziaria e sottolineo finanziaria  è molto più grave e profonda di quella del 1929, crisi originata inizialmente dal crollo di Wall Street e successivamente avvitatasi in una spirale di fallimenti che come spesso ricordato lo stesso sistema bancario non avendo particolari controlli, poté sviluppare con facilità una politica di credito facile e di speculazioni legate alla borsa, attraverso acquisti diretti o acquisizioni, favorendo operazioni allo scoperto che provocarono il fallimento di molti privati cittadini o delle stesse industrie, ritirando improvvisamente le linee di credito. Il crollo di Wall Street provocò quindi una serie di fallimenti a catena, dai mercati ai privati ed alle industrie, quindi al commercio, ritornando inevitabilmente alle banche.

Anni di studi hanno condotto alle considerazioni del professor Alesina in riferimento agli errori commessi ma oggi la Storia sta per essere riscritta e nessuno può dire con certezza che il non ripercorrere gli errori di quella crisi ci aiuterà ad uscire da un sistema dove l’utilizzo della leva finanziaria ha distrutto qualunque regola di "sostenibilità" finanziaria ed economica, dove il fenomeno subprime e la sua derivazione nel modello delle cartolarizzazioni, con l’illusione della redistribuzione del rischio è fallito sotto l’esaltazione di una finanza che più creativa e demenziale di cosi non poteva essere concepita!

Possiamo temporaneamente sospendere il " mark to market ", sospendere gli short puri o naked che siano, sospendere qualunque regola contabile e posticiparne gli effetti, ridurre a zero i tassi utilizzando la leva monetaria, nazionalizzare l’intero sistema finanziario ma sino a che non usciamo dagli schemi mentali del pensiero accademico puro, nulla potrà cambiare!

In fondo non è compito di un economista diffondere l’etica professionale, il reciproco rispetto ma se vogliamo ricominciare senza dover andare incontro ad una nuova crisi nello spazio di un istante, dobbiamo formare generazioni di manager in grado di comprendere, che solo dal reciproco interesse nasce la sostenibilità di un progetto di lungo termine.

Ciampi osserva che……"Una politica espansiva protratta oltre misura ha drogato il mercato. Ha trasferito al mondo intero una sensazione forte e non sana di euforia. Il risultato finale – prosegue Ciampi – e’ stato che, tra un punto di crisi e l’altro, e’ divampato l’incendio. La fine di questo incendio oggi ancora non si vede, la speranza e’ che la speculazione non continui a soffiare sugli altri punti di crisi determinando cosi’ nuovi dissesti".

…..ed ancora in riferimento alle regole…..Per uscire positivamente dalla crisi "bisogna percorrere" la strada gia’ tracciata dal Financial stability forum per una vigilanza effettiva e una maggiore disciplina: piu’ capitale e meno debito; piu’ trasparenza e piu’ regole, conclude Ciampi.

continuando con Rubin ex segretario al tesoro dell’era Clinton che sottolinea come ……«Bernanke ha ragione quando dice che il regime regolatorio delle banche dovrebbe avere un’applicazione molto più ampia ed essere esteso a tutto le istituzioni che potrebbero provocare un rischio sistemico in caso di fallimento. Poi bisognerebbe incrementare sostanzialmente i requisiti di margine e di capitale, anche se non in questo momento, altrimenti peggioreremmo le cose. I requisiti dovrebbero valere sia a New York che a Londra, anche se varrebbe la pena arrivare a un accordo globale. Inoltre, servono linee guida chiare per il finanziamento fuori bilancio. Infine andrebbe ripensato il sistema di contabilità mark to market: anche se è una questione molto controversa, sarebbe meglio adottare un sistema analogo a quello della contabilizzazione delle riserve per i prestiti bancari». (corriere.it)

…. e tra una regola ed un requisito, nessuno vi parlerà mai di ETICA o di CULTURA FINANZIARIA, di rispetto o di valori, perchè in fondo è solo una questione accademica!

11 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 17 Settembre 2008 at 22:16

sto leggendo adesso un bollettino di guerra.. gli indici americani perdono quasi il 5% nonostante i 200 md di iniezioni di liquidità dei giorni scorsi, e traballano colossi del calibro di Morgan Stanley, Goldman Sachs e Washington Mutual. Addirittura la Fed avrebbe chiesto soldi al tesoro USA in quanto ne sarebbe a corto…
L’oro è aumentato dell’11% in un giorno!!!
E i tiggì non hanno fatto neanche menzione di quello ch’è successo stasera, questo mi fa veramente paura… Ho idea che domani sarà un bel casino…

Buona notte

Roberto.

utente anonimo
Scritto il 17 Settembre 2008 at 22:21

Capitano, mio capitano, con rammarico la rotta del veliero era giusta, tante miglia abbiamo percorso e adesso siamo forse arrivati alle colonne d’ercole, che dividono il noto dall’ ignoto.
Pero’ sperando di fare una cosa a te gradita vorrei provare per un attimo a riprendere il detto di A. Einstain il fisico:

NON POSSIAMO RISOLVERE I PROBLEMI SE CONTINUIAMO A PENSARE NELLO STESSO MODO CON CUI LI ABBIAMO CREATI.

Ossia in questo momento, nel bailame generale, tra le urla degli ammaestratori di folle ci si richiama di nuovo al passato, al vecchio, alla vecchia ricetta che passo dopo passo, con la certezza che non esistono sistemi alternativi ci ha spinto nell’ orrido.

Proviamo come tu sempre fai a pensare fuori dalla scatola a provare a pensare per un attimo ad un qualcosa di piu’ vicino agli uomini che non ai consumatori ! Proviamo in definitiva ad andare oltre e a tal proposito se lo permetti riproporrei il sito http://www.kiva.org a chi magari non lo conosce.
Grazie ancora per il tuo immenso e umanissimo contributo !
Massimo

utente anonimo
Scritto il 17 Settembre 2008 at 22:50

I)Capisco che un posto comodo, asciutto e caldo come una cattedra al’università di Harvard permette diverse licenze poetiche tipiche di chi vive in un mondo ovattato, pero’ il troppo strorpia ed Alesina dovrebbe almeno imparare una buona volta a mettersi d’accordo con se stesso:

“Gli statisti odierni a cominciare dal ministro Giulio Tremonti pare non ci vedano nulla di male, anzi vorrebbero far entrare ancor di più lo Stato in gioco. Personalmente trovo la risposta sbagliata. Vanno privatizzati sia i profitti che le perdite, tenendo lo Stato (cioè tutti noi) il più possibile a debita distanza da chi sbaglia.”
(Quando fallire non è vietato: l’estate delle crisi sventate, Alberto Alesina 2 Settembre 2008)
(sole 24ore)

Gli errori del 1929
“Terzo errore grave fu il mancato intervento del Governo americano dopo i primi fallimenti bancari. Oggi non è stato così, come dimostrano i casi Fannie Mae e Freddie Mac.”
(Alesina: perchè questa crisi è diversa da quella del ’29, 16 settembre 2008)
(sole 24ore)

II) Alesina almeno questo dovrebbe averlo letto:
Molte erano le cause che non andavano bene, cinque punti deboli devono aver esercitato un influsso particolarmente sul disastro finale. Eccoli.
1)LA CATTIVA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO. Nel 1929 i ricchi erano indubitabilmente ricchi. Le cifre non sono del tutto soddisfacenti, ma sembra certo che il 5% della popolazione con redditi piu’ elevati ricevesse quell’anno approssimativamente un terzo dell’intero reddito personale. La proporzione del reddito personale ricevuto sotto forma di interessi, dividendi e rendite (il reddito, parlando in generale, delle categorie agiate) era circa il doppio degli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Questa estremamente diseguale distribuzione del reddito significava che l’economia era basata su un alto livello d’investimenti o su un alto livello di spese in oggetti di consumo di lusso, o su entrambi. I ricchi non possono comprare grandi quantita’ di cibo. Se vogliono utilizzare quanto ricevono, devono impiegarlo in oggetti di lusso o mediante l’investimento, in nuovi impianti e in nuove iniziative. Investimenti e spese di lusso sono entrambi soggetti, inevitabilmente, a influenze piu’ capricciose e a maggiori fluttuazioni della spesa di vitto e alloggio dell’operaio che guadagna 25 dollari ala settimana. Questa coppia di spese di lusso ed investimenti era particolarmente sensibile, si puo’ supporre alle sconvolgenti notizie della borsa nell’ottobre del 1929.
2)LA CATTIVA STRUTTURA SOCIETARIA. Nel novembre del 1929, qualche settimana dopo il tracollo, la Havard Economic Society, come principale ragione per cui non si doveva temere una depressione, adduceva il suo ragionato giudizio secondo cui “gli affari nella maggioranza dei settori sono stati condotti con prudenza e conservatorismo”. La realta’ era che il mondo degli affari americano negli anni venti aveva aperto le sue braccia ospitali a un eccezionale numero di promotori di societa’, CONCUSSIONARI, IMBROGLIONI, IMPOSTORI e TRUFFATORI. Era nella lunga storia di tali attivita’, una specie di alta marea del furto societario. La piu’ grave debolezza societaria risiedeva nella nuova ampia struttura delle holdings e degli investment trusts. Le holdings CONTROLLAVANO VASTI SETTORI DEI SERVIZI DI PUBBLICA UTILITA”, DELLE FERROVIE E DELLE ATTIVITA’ RICREATIVE. Come per gli investment trusts, era costantemente presente il pericolo di una devastazione ad opera del principio della leva alla rovescia. In particolare i dividendi delle compagnie di gestione servivano a pagare gli interessi sulle obbligazioni delle holdings dominanti. L’interruzione dei dividendi significava inadempienza per le obbligazioni, fallimento e collasso di tutta la struttura. In tali circostanze era naturalmente forte la tentazione di ridurre gli investimenti negli impianti delle compagnie di gestione per fare continuare il flusso dei dividendi. Cio’ aumentava le pressioni deflazionistiche che, a loro volta, riducevano gli utili e contribuivano a demolire le piramidi societarie. Quando cio’ avvenne, fu inevitabile una maggiore restrizione nelle spese. Le entrate furono accantonate per il pagamento dei debiti. La contrazione di prestiti per nuovi investimenti divenne impossibile. Sarebbe difficile immaginare un sistema societario meglio ideato per fare continuare e accentuare una spirale deflazionistica.
3)CATTIVA STRUTTURA BANCARIA. Dall’inizio degli anni trenta in poi, a tutta una generazione di americani si e’ parlato, a volte con aria divertita, a volte con indignazione, spesso in tono ingiurioso, delle pratiche bancarie degli ultimi anni venti…..(continua)
4)LO STATO DUBBIO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI. E’ una storia nota. Durante la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti divennero un paese CREDITORE (!!!!!) nei conti internazionali….(continua)
5)IL MISERO STATO DELL’INFORMAZIONE ECONOMICA. Considerare la gente di un’epoca qualsiasi come particolarmente OTTUSA appare vagamente scorretto (continua)…..Eppure sembra certo che gli economisti e i fornitori di consulenza economica negli ultimi anni venti e nei primi trenta fossero eccezionalmente PERVERSI…(continua)

Tratto da: “Il grande crollo” di John K.Galibraith
(Traduzione di Amerigo Guadagnin), CLUB DEGLI EDDITORI – MILANO

Complimenti per il suo blog.

utente anonimo
Scritto il 17 Settembre 2008 at 23:11

L’articolo scritto questa sera dal Capitano Andrea è un pò inquietante, cosa vuol dire? che chi dirige l’economia occidentale lo fà basandosi su regole studiate a tavolino senza considerare che siamo persone e senza essere sicuri del risultato?
Speriamo bene, più passa il tempo e più mi convinco che se in altri paesi e culture ci considerano dei “Barbari” (lo confermo per esperienza personale) è per qualche motivo valido.
Per fortuna che l’occidente ha creato anche l’arte, la scienza pura (no la tecnologia), la matematica, la medicina di Ippocrate ecc. altrimenti la prossima volta che torno in quei paesi dovrei vergognarmi.
SD

utente anonimo
Scritto il 17 Settembre 2008 at 23:41

Grazie Capitano, per l’ottimo lavoro che continui a fare e che condividi con noi della ciurma.
Continuo a seguirti, in silenzio.
Sei un esempio fulgido di cosa può fare ogni essere umano, ognuno di noi.
Con l’umiltà, l’approfondimento, la capacità di imparare dai propri errori, non accontentarsi delle facili spiegazioni.
Io vedo chiaramente quanto duro lavoro c’è stato fino ad ora per diventare un capitano così speciale, quanta umanità, frutto anch’essa di un percorso, di una crescita, di un cammino, vero, autentico.
Qualcuno, leggendoti, potrebbe fare l’errore di considerarti una specie di mago, uno che ci azzecca, e in fondo chi ti ha dipinto come un catastrofista, ti ha attribuito un “sottostante” che non ti riguarda affatto e ci parla invece del loro modo superficiale di guardare il mondo. Qui non si è mai trattatto di essere catastrofisti o ottimisti, qui si è trattato di essere realisti, o provare ad esserlo, di dipingere la realtà finanziaria per quella che è, senza colori che ci possono fare piacere, senza svolazzamenti.
Chi vuol vedere per forza il bicchiere mezzo vuoto O mezzo pieno, si perde la semplice verità del bicchiere “mezzo”, punto e basta.
Chi si professa ottimista in partenza è un fesso secondo me, così come dare a te del catastrofista.
Alla fine i fatti ti hanno dato ragione, ma per noi della ciurma avevi ragione già prima, quando ci insegnavi a leggere i fatti, e non facili previsioni basati sul nulla.
A leggere alcuni analisti mi si è accaponata la pelle in questi mesi, continua a succedere, ti rendi conto della superficialità, della mancanza di argomenti che li portano tuttavia a spararle grosse.
Succede dappertutto nella vita, non soltanto nell’oceano finanziario, di incontrare persone che sulla base del nulla ti dicono “verità”.
Il mio commento, oltre a essere l’occasione per magnificare il lavoro di Andrea e Andrea stesso, vuole essere proprio questo, un invito a tutti noi a metterci davvero in discussione, a farci domande, a crescere magari sbagliando, a non dare niente per scontato, a guardare in faccia la realtà anche quando non ci piace, e sono sicuro che troveremo, chi non cè l’ha già, la bellissima umanità del nostro capitano, la vera ricchezza di un uomo.

Saluti a tutta la ciurma.

S.man

utente anonimo
Scritto il 18 Settembre 2008 at 03:48

la cosa che mi fa veramente incazzare è che ciò che sta succedendo è una conseguenza logica, ma non si è potuta evitare. Quando si spendono 150 milioni $ per un quadro… . Qualcosa non …quadra:-).
Si sono inventati liquidità. Hanno dovuto inventarsi dove impegnarla. da qui lo spreco, in oggetti di lusso, ma non lusso reale, che almeno viene giustificato dalla qualità,ma lusso anch’esso finto, virtuale; una banalissima tshirt a 80 euro perchè è firmata.
Non riuscendo ancora il denaro virtuale a trasformarsi in ricchezza reale, solida, trasformiamola in credito prima, e in debito distribuito poi. Cosi tiene. Forse. Per un pò, poi…

utente anonimo
Scritto il 18 Settembre 2008 at 03:51

si, lo so, il mio commento sopra, n°6, è un pò confuso, ma spero si capisca cosa voglio dire.
Ruggero

utente anonimo
Scritto il 18 Settembre 2008 at 12:00

Ruggero si capisce benissimo quello che vuoi dire.
Probabilmente il quadro era di qualche manager legato a doppio filo a qualche finanziaria (i favori si ricambiano).
Io non l’avrei comprato per 150 milioni di $.
SD

utente anonimo
Scritto il 18 Settembre 2008 at 14:06

in questa situazione quale tipo di investimento è consigliabile?

Scritto il 18 Settembre 2008 at 16:35

Io al momento ho posizioni di Short in etf su gli indici principali, che come strumento sono tra i più sicuri, ma anch’essi possono avere un rischio del fallimento dell’emittente, o almeno credo. Questa dilagante crisi di fiducia nel sistema finanziario è immensa e ci vorrà molto tempo prima che le persone come me che di finanza ne capiscono poco possano ricominciare a credere in qualsiasi prodotto propinato da un assicuratore, un brooker on un impiegato di banca. Questo danno psicologico forse è tra i maggiori che questa crisi produrrà, al di là dei fallimenti di grandi istituzioni finanziarie. Si ritornerà a mettere i soldi sotto il materasso, a comprare lingotti d’oro (ieri in impennata), e se le imprese vorranno finanziamenti per le loro necessità pagheranno a caro prezzo il prestito, con le ripercussioni sul mondo del lavoro. Rispondo anche ad un post di qualche giorno fa a SD, se il sistema salta saranno sempre i pesciolini piccoli come noi a rimetterci, non certo quelli nella sala dei bottoni. Speriamo almeno che serva per rifondare le regole, ma ho i miei dubbi.
Un saluto a tutti i marinai e al Capitano sempre vigile sul ponte del vascello.
Mozart

utente anonimo
Scritto il 18 Settembre 2008 at 21:39

Volevo cercare di spiegare la mia opinione a Mozart. Mi rendo conto che forse non riesco a esprimere il mio modo di vedere l’economia, un pò perchè sarebbe troppo lungo farlo, ed un pò perchè io sono un tecnico e non un economista o uno scrittore.
Ma se la matematica non è un opinione se io ho 1.000 euro e il sistema economico crolla, perdo 1.000 euro; invece chi ha 100.000.000 di euro ne potrebbe perdere 99.000.000, ma poi avrebbe un grosso problema perchè dovrebbe nascondersi per evitare le folle affamate dalla miseria.
SD

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