JUMPING FINANZIARIO: Indebitamento totale e derivati estremi, un mix di adrenalina pura!
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“L’attuale deficit di bilancio statunitense potrebbe avere gravi ripercussioni sulla crescita economica del paese nei prossimi decenni e pesare sulle spalle delle generazioni future!”, ha affermato il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, durante un’audizione alla commissione bilancio del senato. “L’espansione del debito potrebbe innescare una crisi dalla quale si uscirebbe solo con drastici tagli alla spesa o con forti rialzi di tasse.”
La quiete prima della tempesta e….. la quiete dopo la tempesta!
In un discorso solenne alla New York University, in concomitanza con la riunione del G 7 finanziario riunitosi a Washington, il messaggio suona come un indirizzo chiaro e netto alla comunità finanziaria: “LAISSEZ FAIRE!”
Non c’è alcun bisogno di introdurre regolamenti, limitazioni, trasparenze a questi benefattori dell’umanita’, vanno lasciati liberi di assicurare liquidità e stabilità al mercato.
Tutto e il contrario di tutto!
Ci si spaventa per il debito monumentale di una nazione come gli Stati Uniti e si benedice il debito derivato, l’ingegneria finanziaria, l’effetto stabilizzatore della premiata ditta “ HEDGE & PRIVATE EQUITY”.
Si potrebbe pensare che forse qualcuno ha frainteso per l’ennesima volta il pensiero di Bernanke, del nostro timoniere, il capitano della nave, colui che conosce… i segreti dell’economia prossima ventura.
Li conosce talmente bene che ieri il governatore della banca centrale europea Trichet, citando un rapporto della BCE (http://www.ecb.int/pub/pdf/other/largebanksandprivateequity200704en.pdf?bcsi_scan_A7B6634E3D60DE1D=1) ha messo in guardia dall’uso esplosivo dei derivati, degli strumenti sintetici e dalla loro opacità, definendoli una fonte di potenziale preoccupazione!
(http://www.ft.com/cms/s/1a1b6912-edcf-11db-8584-000b5df10621.html ) “ Gli investitori aggressivi visualizzano un attitudine ad un maggiore “ risk-taking” e i loro bilanci non sono necessariamente abbastanza resistenti per sostenere scosse importanti e un incremento della volatilità”.
Benvenuto nella Banda del Gufo, signor Trichet!
Secondo il rapporto della BCE i private equità rappresentano solamente un rischio a distanza per l’industria finanziaria europea! Una “prova limitata”, un “potenziale rischio sistemico”, tutto sottovoce finche la possibilità non diverrà realtà.
Ken Lewis, chief-executive di Bank of America ha sostenuto che i derivati non eliminano il rischio lo ridistribuiscono semplicemente!
Ho il terribile sospetto che la “sottovalutazione globale” è solo all’inizio, la stessa sottovalutazione che ha permesso alla Federal Reserve, di assistere addormentata al timone, mentre la corazzata “ SUBPRIME “ si dirigeva a pieno regime verso l’ iceberg dell’inevitabile resa dei conti.
Signori, se questo è il nostro comandante, la nostra nave si chiama Titanic e le probabilità di evitare l’affondamento sono ridotte alle probabilità del destino.
Gli interessi del libero mercato non conoscono ostacoli, e l’impero finanziario di circa 2000 miliardi di dollari su cui poggia la corazzata “ HEDGE” è un oceano che si è innalzato ad un ritmo del 500 % negli ultimi tre anni.
Non a caso Inghilterra e Stati Uniti paesi natali di ben 195 fondi che amministrano da soli quasi 1000 miliardi di dollari si oppongono da tempo ad un controllo adeguato di questi fondi, corazzate capaci di distruggere come è successo per il fondo Amaranth, in settembre, più del 70 % del proprio patrimonio per scommettere su un inverno glaciale attraverso i future sul gas naturale, corazzate capaci di affondare il vertice della Deutsche Boerse .
Fondi che hanno le loro cabine di regia nei migliori centri offshore mondiali, fondi che inventano le migliori alchimie finanziarie immaginabili, che sfidano il rischio attraverso la leva finanziaria, utilizzando tutte le strategie short immaginabili appena il vento in poppa incomincia a calare, fondi che hanno avuto l’onore di presenziare al G7 finanziario seduti fianco a fianco con ministri, governatori di banche centrali per raccontare quanto bene fanno all’umanità finanziaria, in maniera disinteressata, quasi passionale.
Fondi che a San Francisco, nel congresso MARHedge di martedì hanno scoperto che le possibilità di rendimenti sopra il mercato si stanno assottigliando per colpa del numero sempre crescente della concorrenza, che i loro costi rendono sempre meno attraenti le loro performance.
E cosi su Marketwatch.com si scopre che i loro rappresentati si sono dimostrati particolarmente interessati ai prodotti sintetici derivati, “short-selling” una tecnica usata per scommettere in maniera pesante contro il mercato!
Se loro si interessano particolarmente a questi strumenti, io incomincerei a preoccuparmi seriamente.
Un mercato che in fase di ripiegamento o di caduta libera viene amplificato da questi strumenti, può condurre al panico totale!
Ma tant’è, fa parte del gioco che l’industria finanziaria ha inventato per rendere più emozionante, il noioso orizzonte dell’investitore!
In un precedente articolo sollevai la questione del “margin debt” ricordando come il short interest salì quasi del 10% in marzo, ebbene la scorsa settimana siamo tornati sui massimi nell’utilizzo del credito per investire in borsa e sommando alla marginazione i massimi nell’utilizzo degli LBOs, i profitti in discesa, gli investimenti in contrazione e il mercato immobiliare in rotta di collisione abbiamo la ricetta per comprendere l’orizzonte economico-finanziario.
Tempo fa lessi l’opinione di un ex manager di hedge fund che sosteneva come le istituzioni finanziarie siano diventate esse stesse un enorme hedge fund.
Bene, proprio ieri, Alessandro Merli sul Sole 24 ore, ha richiamato la prospettiva che le cinque banche più attive sui mercati internazionali, con le sole posizioni di trading superano le dimensioni totali degli hedge fund. Di fatto, secondo Merli, i veri colossi degli hedge stanno dentro le banche di investimento, che derivano una misura crescente dei propri utili dalle operazioni di trading appunto, unità interne che investono i capitali delle banche che finanziano a loro volta gli hedge fund e i private equity. Ogni iniziativa quindi di controllo su questi fondi non può prescindere da questi colossi finanziari.
E non importa se qualcuno si è inventato il Financial Stabilty Forum, la Fsa inglese, il “nuovo” Monetary International Fund che pur in maniera naif, cercano di svolgere il loro compito di fari, di segnalatori di insidie e pericoli.
Ora per fare un paragone forse ardito rispetto a questi fondi e particolarmente alle ultime operazioni di private equity, a questo “ capitalismo senza capitale” userei la “legge di Gresham” ovvero la moneta cattiva che scaccia quella buona , le operazioni predominanti di leveragebyout, gli investimenti fatti utilizzando la leva quasi totalitaria del debito tendono a soppiantare i “capitali reali”,capitali di rischio che provengono da profitti ed investimenti.
Secondo l’economista Nouriel Roubini, grande gufo reale ma dotato di una capacità di sintesi ed analisi non indifferenti, prendendo a riferimento il colossale inganno del mercato “subprime”, è il trionfo della più terribile forma di benessere corporativo:
“ LA PRIVATIZZAZIONE DEI PROFITTI NELL’EUFORIA E LA SOCIALIZZAZIONE DELLE PERDITE NELLA DEPRESSIONE!”
Si partecipa con entusiasmo alla realizzazione del profitto individuale per poi delegare la cura e la riabilitazione alla partecipazione sociale e statale!
Secondo Roubini, le virtù del capitalismo selvaggio di frontiera, come nel vecchio West, presuppongono che alcune teorie che condannarono e identificarono le cause della Grande Depressione nell’intervento dello Stato stiano vivendo il loro momento di gloria nel declinare ogni regolazione dell’economia e dei sistemi finanziari.
Per i maestri del libero mercato, le bolle finanziarie nascono dalle regole eccessive e dalle errate politiche monetarie!
Il vecchio Keynes si starà rivoltando nella tomba!
Nouriel ricorda che il capitalismo non regolamentato, non stabilizzato senza politiche anticicliche monetarie e fiscali porta agli eccessi immobiliari, del debito, alle recessioni economiche e che le grandi depressioni e le recessioni sono nate tutte dalla mancanza di sorveglianza, di moderazione, di ragionevolezza.
Secondo Oscar Wilde, la morale è semplicemente l’atteggiamento che adottiamo nei confronti di individui che personalmente non ci piacciono, di cui siamo invidiosi, ma permettetemi, in questo preciso istante storico preferisco viaggiare su una zattera che essere in prima classe sul mitico Titanic.
Detto tra noi, mi sembra che alla fine i problemi di oggi non siano diversi da quelli di sempre, anche se gli si può dare nomi diversi; alla fine si tratta sempre di gestione del rischio. La preoccupazione attuale nasce dall’effetto leva che, tuttavia, per determinare ciriticità, dev’essere accompagnato da un livello di capitale esposto non adeguato: logica VaR insomma. In questo senso, gli shock di volatilità possono creare davvero grossi problemi, come è successo per il gestore “geniale” del fondo Amaranth. La verità è che le bolle ci saranno sempre, perchè non esistono finchè non siamo d’accordo in tanti. Quindi, come mia regola generale, meglio approcciarsi comprando sul mercato i “rischi giusti”, piuttosto che quelli “sbagliati(mal pagati, come sui corporate bond di tipo speculativo).