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STRONG BUY ITALY!
Ieri ho ricevuto un paio di mail che mi informavano come gli “uomini d’oro” si quelli che fanno il lavoro di dio, raccomandano per il prossimo anno il nostro Paese… La Stampa –
“Milano – Crediamo che l’Italia possa diventare una sorpresa positiva nel 2013, specie considerando il basso livello da cui parte e le opinioni negative che la circondano». Firmato Jim O’ Neill, che per i non addetti ai lavori è il «guru» degli investimenti del colosso bancario americano Goldman Sachs. Dette dall’uomo che è passato alla storia della finanza anche per aver coniato nel 2001 l’acronimo Bric – ossia Brasile, Russia, India e Cina, considerati all’epoca, e non solo all’epoca, i mercati emergenti con più alte prospettive di crescita – sono parole incoraggianti. (…) «Crediamo che il mercato azionario cinese possa finalmente correre e che le azioni in Russia, Brasile e Italia possano andare anch’esse bene».”
Ora come i lettori di Icebergfinanza ben sanno quando il gatto e la volpe parlano bisogna dimenticarsi il campo dei miracoli perchè come abbiamo già visto spesso e volentieri fanno il contrario di quanto predicano a meno che non si tratta dei loro clienti preferiti!
In questi mesi mentre qualche pinguino suggeriva di fuggire in Alaska vendendo tutto, soprattutto titoli di Stato italiani, noi pragmaticamente alla fine di luglio, suggerivamo di stare tranquilli tanto prima o poi arrivava Babbo Natale Mario.
Ricordatevi quando lo spettacolo diventa entusiasmante e il cinema si riempie troppo… !
Ma per il momento niente paura, continuiamo a seguire la proiezione!
“La scommessa italiana di Goldman Sachs è tanto più significativa se si pensa che appena cento giorni fa – era agosto – la stessa banca aveva annunciato un taglio drastico alla sua esposizione sue debito sovrano italiano: dai 2,5 miliardi di dollari in Bot e Btp che aveva in portafoglio alla fine del secondo trimestre era passata a soli 191 milioni di dollari al termine del terzo trimestre. Come a dire una riduzione del 92%. (…) Ma resta il fatto che la stessa banca che ad agosto scaricava sul mercato l’Italia adesso avvisa che da queste parti potrebbe esserci qualche sorpresa positiva.”
Quando leggete questi articoli non dimenticate che le notizie sono già vecchie, perchè i dati reali delle esposizioni diventano pubblici alcuni mesi dopo.
Ci mancherebbe che qualcuno vi faccia conoscere le sue strategie in anticipo!
Non dimenticate GOLDMAN SACHS E LE CINQUE MONETE D‘ORO … – Icebergfinanza
Morgan Stanley invece ci prospetta il nostro … “political cliff” come lo chiama il rapporto di Morgan. Alla fine del mandato di Monti, che scadrà proprio nell’aprile del 2013, si prospetta un punto interrogativo che abbraccia anche le sorti dei mercati, strettamente legate a quelle delle riforme fiscali iniziate dal premier e non portate a termine in toto, almeno per quell’epoca. ( Trendonline )
Aggiungiamoci pure la certezza di ingovernabilità dopo le elezioni etvoilà, lo spread tornerà a salire ma non assisteremo più a crolli dei nostri titoli come quelli visti in passato.
Noi comunque per l’occasione saremo da tempo sulla riva del fiume, poi ci sarà tempo e modo per afferrare un’ulteriore ultima grande occasione!
Non sono i soli, comunque, gli americani, a consigliare ai loro clienti di scommettere sul nostro Paese. Solo poche settimane fa anche gli analisti finanziari di Deutsche Bank hanno scritto che «l’Italia guiderà la ripresa della zona euro». (…) là dove va l’economia italiana, anche l’economia europea seguirà». Anche in questo caso un bel cambio di rotta, visto che un anno e mezzo fa la Deutsche Bank aveva ridotto repentinamente – un taglio dell’88% – la sua esposizione in titoli di Stato italiani.
Altri vecchi volponi di nostra conoscenza quelli di Deutsche Bank, prima o poi prepareranno un’altro scherzetto statene certi.
La finanza, conclude l’articolo, … cerca sempre di gettare lo sguardo un po’ più avanti per individuare possibili guadagni. C’è da sperare che questa volta siano buoni profeti.
Pinocchio,. il gatto e la volpe, il campo dei miracoli … che non esiste!
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Bentornato John
Si quando sono bassi si comprano senza essere troppo timorosi e sapendo che si portano attaccati una libbra di carne del popolo il cui stato li emette.
Per questo secondo me i titoli di stato dovrebbero essere per la stragrande maggioranza una partita interna all’interno di un paese e , abbiamo visto , non si può pensare di usare il mercato dei titoli di stato per comensare gli sbilanci commerciali , perchè, USA/CINA a parte (e comunque prima o poi scoppia) ad un certo punto ti trovi a camminare sul vuoto.
E secondo te i titoli del Burkina Faso si comprano quando sono bassi ? Ah si ? e quando sono bassi ? Per la Grecia non valeva ? a 70 non erano bassi ? … sono andati a 20 ….. Concordo con te invece sull’Italia per una serie di motivi, fra cui quello che un nostro disastro, danneggerebbe troppi nostri competitor … ma generalizzare mi sembra che l’hai sparata un pò grossa …. penso che fra i titoli italiani e del Burkina Faso ci sia ancora un pochino di differenza ….
Ho scritto 10 righe ma tu hai letto solo una parola, Burkina Faso che suona evidentemente molto bene. Quindi ti aiuto un pò e ripeto una intera frase:
“i titoli italiani sono come quelli tedeschi, americani o del Burkina Faso”
Non so quando sono bassi i titoli del Burkina Faso quindi siccome non compro MAI ciò che non conosco li lascio agli altri. So però quando sono bassi i titoli italiani e i BPTi 2041 a 60 erano molto bassi. Oggi il costo medio ponderato del debito pubblico nostrano è al 3,7% ai minimi storici. La curva sotto i 5 anni ha rendimenti reali negativi, e quella lunga è stata compressa dall’acquisto delle banche a caccia di yeld per impiegare il denaro elettronico della BCE. Oggi, così come il debito americano e quello tedesco anche quello italiano non è a buon mercato e non mi interessa. Se il BTPi 2041 sale a 88 sono felice per chi lo compra ora, ma io sono uno molto banale e mi accontento di un 20% in 6 mesi. Se poi non troverò più nulla di interessante da comprare o mi spendo i soldi in barbera e teroldego oppure mi studio i titoli del Burkina Faso.
@@john_ludd:
Ottimo ragionamento John, ottimi anche il Barbera ed il trentino teroldego.
I BTP si sono alzati ma un 4,4% netto con BTP a 15 anni non è male per un prodotto “sicuro” (più di quelli americani e francesi)….o conosci prodotti con rapporti rischio-rendimento migliori?
@@Icebergfinanza
Non è che GS deve ringraziare MM per quello che ha fatto e sta facendo per loro e favorire una sua vittoria pre o post elettorale per mettere le mani su qualche buon boccone italico???
E’ solo un dubbio (Finmeccanica, Ansaldo STS, Ansaldo Energia, Fincantieri, qualche banca meno messa male di loro….)
Di sicuro non c’è niente, solo diversi livelli di rischio. La volatilità è un elemento di rischio e un titolo che in 12 mesi passa da 100 a 75 e poi di nuovo a 100 è un fantastico oggetto di trading e naturalmente il 100% dei titoli finanziari sono oggi oggetti per trading ma per lo più assai meno interessanti. C’è il diffuso errato convincimento che uno che compra BTP o BUND (oppure oro) è un investitore e uno che compra azioni o opzioni è uno speculatore. Sono fesserie. Tutti quelli che comprano titoli finanziari sono speculatori perchè sperano di ricevere un prezzo maggiore di quello pagano o i soldi indietro in qualsiasi momento con tanto di interessi. Ci sono poi speculatori disonesti che abusano di una posizione dominante (cioè la legge non è uguale x tutti), ci sono quelli bravi, quelli meno bravi e quelli fessi che permettono alle prime due categorie lauti pranzi. Poi ci sono gli investitori: il signor Giancarlo che investe i suoi soldi nella sua azienda oppure la signora Maria che investe i suoi soldi pagando al figlio/a una buona università etc…
@@ John_ludd: infatti ho scritto “sicuro” 🙂 più di quelli americani e francesi 🙂
Teoricamente sono tutti investimenti.
Obbligazioni: finanzio aziende, stati e ricevo capitale più interessi.
Azioni: compro parte della proprietà credendo che in futuro varrà di più.
Teoricamente…nella realtà per entrambi mi sembra si sia su un altro pianeta dove il contatto con la realtà si è perso.
Ragazzi che dire… come da copione, l’ultima grande occasione continua, come condiviso nell’ultimo post dedicato. Appuntamento a quota 280!
Mazzalai il link ” GOLDMAN SACHS E LE CINQUE MONETE D‘ORO … ” nn funziona…… Un saluto e grz per quello che fate…. 😉
John un saluto volevo chiederti se hai un sito tuo o scrivi da qualche altra parte…..mi piacerebbe leggerti….apprezzo molto i tuoi interventi qui e su intermarket….
ciromot@finanza: GOLDMAN SACHS E LE CINQUE MONETE D‘ORO
chiedi a google
http://icebergfinanza.finanza.com/2012/09/19/goldman-sachs-e-le-cinque-monete-doro-italiane/
Ci sono più blog che abitanti e non ho molto da dire. Quando non mi trattengo aumento l’entropia del sito di Andrea e di quello di DT. Ciao.
hei speculatori. voi che avete montagne di denari da mettere in bot, cct e altro. perchè non mettete i vostri soldini nella sanità pubblica? magari ora ci potrebbero fare dei bot sopra. quando avrete finito di sbrodolarvi al pensiero del VOGLIO VOGLIO VOGLIO prendere un interesse. perchè DEVO prendere soldi, magari potete anche dare un’occhiata all’ultima porcata del vostro idolo montirobot. tratto dalla trsmisione su rai 2 l’ultima parola. c’era anche il vostro amico tosi. il servo dei banchieri. in specie la cariverona.
QUANDO C’E’ LA SALUTE C’E’ TUTTO…
DI ALBERTO BAGNAI
goofynomics
(Non vi sarà sfuggito, vero? L’hidalgo de la Sierra, proprio lui, il valvassino poco a suo agio con l’ aritmetica e con la dinamica del debito, ha avanzato ieri l’idea che il servizio sanitario nazionale potrebbe non essere sostenibile, e che, caso strano, potrebbero occorrere capitali privati, e in particolare, indovinate un po’… investimenti esteri, da generare attraverso investimenti in ricerca.
Un discorso sconclusionato del quale si capiva benissimo dove volesse andare a parare, tant’è che perfino la ‘zdora, nel solito macabro giochino delle parti, si è adontata: “Io sul tema di tenere un sistema universalistico nella sanità non mollo”… Ecco, brava, non mollare… Soprattutto, che la manica rimboccata non cali, non sia mai! La tua immagine di leader pragmatico ne riceverebbe un colpo immedicabile. E del resto, fra un po’ ti toccherà far la spesa con la carriola, utensile che, notoriamente, mal si sposa coi gemelli da polso…
Segue naturalmente smentita di Balduzzi: ” Abbiamo scherzato”.
Due considerazioni.
La prima è che, come ho cercato di far capire a “L’Ultima Parola” – ma forse sono stato poco efficace – questo tipo di gaffes, come quelle della Fornero, non sono manifestazione di spocchia o ingenuità comunicative, oh no no no, tutt’altro, tutt’altrissimo! Sono invece ben precise, scientifiche, strategie comunicative mirate. Si comincia a far entrare nella testa della gente l’idea che si vuole far attecchire, col principio della vaccinazione. C’è la prima dose, che magari fa venire una piccola reazione allergica – la ‘zdora si adonta – poi ce ne sarà una seconda, una terza, magari aiutate da un piccolo innalzamento dello spread… E la pillola va giù… ma a pagamento!
La seconda è che questo è l’ennesimo quod erat demonstrandum. Il valvassino vuole vendere il nostro paese pezzo per pezzo. E la sanità privatizzata offre ghiotte opportunità per i capitali esteri. Lui dice che sarebbero attirati, questi capitali, dalle nostre politiche di ricerca e di sviluppo – sottinteso: se faremo i bravi, se faremo le politiche giuste, saremo premiati… dalla vendita delle nostre aziende! Andate a dire a un imprenditore che se fa un brevetto deve vendere la sua azienda! Geniale, nemmeno il pezzo di Totò davanti alla fontana di Trevi raggiunge questa comicità. Il problema è un altro. Il problema è che all’estero la nostra sanità pubblica interessa perché molta ricerca, noi, l’abbiamo già fatta, e il nostro sistema non è così disastrato e insostenibile come il Governo vuole far credere. Anzi. Ci sono note eccellenze mondiali, strutture che funzionano, e che possono, se privatizzate, fare bei profitti, da rimpatriare all’estero aggravando la voce “redditi netti” delle partite correnti.
Siccome qualcuno che non ci crede in giro si trova, qualcuno che pensa che la nostra sanità sia da tagliare, da amputare in toto, per consentirvi una valutazione spassionata ed informata riposto qui un utilissimo lavoro di Stefania Gabriele. La ringrazio per avermi dato questa opportunità. Alcuni di voi lo conosceranno, perché è stato pubblicato in Oltre l’austerità. Ho pensato che un ripasso non fosse inutile. Enjoy irresponsibly!)
Stefania Gabriele – Politiche recessive e servizi universali: il caso della sanità
Alberto Bagnai
Fonte: http://goofynomics.blogspot.it
Link: http://goofynomics.blogspot.it/2012/11/quando-ce-la-salute-ce-tutto.html
28.11.2012
by DORF
Se le cazzate dette da Monti le avesse dette Berlusconi, sarebbe successo il finimondo, questo è il problema di una determinata parte di italiani che oggi in maniera VERGOGNOSA fanno finta di nulla fatti salvi quelli che davvero non stanno bene con la testa.
L’altro loro eroe lo ha sverniciato Sapelli su ilsussidiario: Ilva l’ultimo scempio di Prodi, ah già dimenticavo queste storie appartengono alla preistoria e con quello che accade oggi non c’entrano niente vero? FALSI e TRADITORI.
Giuseppe
Era piu’ che altro un avviso all’autore…..l’avevo gia’ cercato su google….grz cmq ….un saluto 😉
Adesso seguono a ruota le stesse notizie: http://www.finanza.com/Finanza/Notizie_Italia/Italia/notizia/Per_Merrill_Lynch_WM_e_l_ora_di_tornare_ad_acquistare_azioni-384561 mi sa che vedremo 250 invece di 280.
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“…Quando leggete questi articoli non dimenticate che le notizie sono già vecchie, perchè i dati reali delle esposizioni diventano pubblici alcuni mesi dopo.”
I dati reali non sono mai pubblici. Con un derivato (contratto privato tra le parti) la banca A vende a B che si impegna a rivendere ad A dopo N mesi etc… solo per essere semplici. E tutto questo va generalizzato: i dati reali sulla consistenza di qualsiasi asset non sono pubblici. Non puoi giocare con mago Merlino e i suoi fratelli.
Detto questo i titoli italiani sono come quelli tedeschi, americani o del Burkina Faso. Solo questione di prezzo: quando sono bassi si comprano, quando sono alti si vendono senza essere troppo timorosi nel primo caso o troppo avidi nel secondo.