La quota cinese delle esportazioni globali ha raggiunto un record nel secondo trimestre, quasi il 20%. Il costante rafforzamento delle esportazioni ha aiutato la Cina a registrare surplus mensili (nelle merci) di circa $ 60 miliardi in luglio e agosto.
E dal lato del deficit del libro mastro ci sono … gli Stati Uniti. Il deficit commerciale degli Stati Uniti (beni e servizi) ha superato i 60 miliardi di dollari a luglio, il livello più alto da molti anni .
The pattern of global trade imbalances today is very simple.
On the surplus side, there is basically China
And on the deficit side, there is basically just the United Stateshttps://t.co/jmnMPgrCeS pic.twitter.com/ptqh1KJ1Xu
— Brad Setser (@Brad_Setser) September 8, 2020
Ora aprite bene le orecchie, così vi togliete dalla testa la fine del dollaro, sempre che qualcuno ci arrivi a comprendere le cose semplici, come funziona il commercio mondiale…
La necessità di un disavanzo statunitense per compensare i surplus asiatici (e gli avanzi asiatici per colmare il deficit statunitense) è in qualche modo confermata da tempo . Ciò che colpisce però è che la pandemia ha portato a una compressione della maggior parte degli altri squilibri commerciali, quindi quasi tutto ciò che rimane ora è il grande surplus cinese (dal 2 ° trimestre in poi) e l’altrettanto grande deficit degli Stati Uniti (dal 2 ° trimestre in poi).
In sintesi un fallimento totale la politica commerciale di Donal Trump, non parliamo poi dell’Europa perché la situazione è ancora più allarmante, soprattutto per quanto riguarda la Germania.
Ci sono ovviamente altri flussi commerciali: l’Europa ha un surplus con gli Stati Uniti che è in parte compensato dal suo deficit con la Cina, l’Australia ha un surplus con la Cina che è compensato da un deficit con gli Stati Uniti e così via. Ma il surplus dell’UE si è ridotto con la riduzione degli scambi (anche il surplus dell’UE è molto inferiore a quello della zona euro).
Chi l’avrebbe previsto un anno fa, dice Brad Sester?
… c’è anche una dinamica politica che suggerisce che il rinnovato squilibrio trans-pacifico potrebbe essere durevole. Come ha notato Michael Pettis, la Cina ha risposto alla pandemia con politiche a sostegno delle imprese e della produzione ed è stata molto contenuta nel suo sostegno diretto al reddito per i consumatori e le famiglie.
Gli Stati Uniti, al contrario, hanno fornito molto sostegno alle famiglie, almeno inizialmente.
La risposta fiscale della Cina è generalmente stimata essere di gran lunga inferiore rispetto al 2009, mentre la risposta degli Stati Uniti (ad oggi) è stata più audace. Quel differenziale politico – più l’ attuale gestione del tasso di cambio della Cina che ha mantenuto lo yuan relativamente debole – potrebbe rafforzare il ritorno degli squilibri commerciali in stile pre-2008
Forse Trump non se ne è accorto o forse preferisce far finta di nulla, ma la Cina lo ha messo nel sacco.
Nel frattempo con tassi bassi si attenua l’esplosione che ha coinvolto i mutuatari americani con tasso di insolvenza sui mutui che era arrivato vicino ai livelli della crisi subprime.
Sebbene ciò rappresenti un miglioramento significativo, ci sono ancora quasi 2 milioni di mutuatari insolventi sui pagamenti dei mutui rispetto a febbraio prima della pandemia e pensare che c’è qualcuno che mira a rialzare i tassi a lungo termine.
Domani Lady Gaga, proverà a dire qualcosa di sensato sull’inflazione, dopo essere stata messa con le spalle al muro dalla Fed, come ho scritto un paio di settimane fa, la BCE non può in alcuna maniera intervenire modificando i suoi obiettivi di inflazione, senza il consenso della… Germania.
Al di la delle varie analisi che circolano sugli effetti degli obiettivi di inflazione media proposti, quello che era già certo da prima ovvero tassi bassi per decenni è oggi confermato dalle scelte di politica monetaria della FED.
L’Europa è in deflazione e ci resterà, punto e basta!
Dirà qualcosa sull’euro certamente, ridurrà le proprie stime sull’inflazione per i prossimi mesi, ma non sposterà di un millimetro il destino degli eventi.
Due giorni fa Trump ha dichiarato:
“Quindi, quando si menziona la parola decoupling, è una parola interessante”, ha detto Trump a una conferenza stampa del Labor Day alla Casa Bianca in cui ha promesso di riportare lavoro in America dalla Cina.
“Perdiamo miliardi di dollari e se non facessimo affari con loro non perderemmo miliardi di dollari. Si chiama decoupling, quindi inizierai a pensarci “”Se Biden vince, vince la Cina, perché la Cina sarà proprietaria di questo paese”, ha detto.
“Trasformeremo l’America nella superpotenza manifatturiera del mondo e porremo fine alla nostra dipendenza dalla Cina una volta per tutte. Che si tratti di decoupling o di tariffe massicce come ho già fatto, porremo fine alla nostra dipendenza dalla Cina, perché non possiamo fare affidamento sulla Cina “, ha detto Trump.
Peccato che come abbiamo già visto 4 anni sono stati un fallimento in questo senso, non puoi cambiare da un momento all’altro 20 anni di storia, di dominio del dollaro, di acquisti di treasuries da parte della Cina perché diversamente non saprebbe dove metterli questi dollari. Io me la immagino la Apple che riporta tutto in America, pagare gli operai americani con un pugno di riso, come sta facendo con i cinesi, i prezzi aumenterebbero e l’inflazione esploderebbe sempre che i salari siano tali da permettere alle aziende di trasferire i costi ai consumatori. Poi Powell aumenterebbe i tassi come piace a Donald e il dollaro si rafforzerebbe facendo crollare le esportazioni con tanti auguri ad America First.
Gli equilibri commerciali oggi sono tali che basta davvero un nulla per scatenare un uragano, non ci sarà alcun euro forte nei prossimi anni, un dollaro forte è nell’interesse del consumatore americano, conta “solo” per il 70 % del pil, perdere potere di acquisto oggi sarebbe un brutto biglietto da visita per Trump.
“Vogliamo un dollaro stabile”, dice Mnuchin. “Il dollaro riflette un mucchio di soldi che tornano negli Stati Uniti … è la valuta di riserva del mondo e la proteggeremo”
Spero che il messaggio sia sufficientemente chiaro, poi tutto può succedere!
I polli siamo noi a seguire gli US, certo dobbiamo boicottare le fonti fossili russe come petrolio e gas, il petrolio lo comprano loro dalla russia, gli US importano piu’ petrolio dell’europa dalla russia strano no? Per il gas non lo dobbiamo comprare dai russi ma dagli americani, poveri babbei se pensate che facciano i nostri interessi rilegette la storia di Mattei e dell’Eni che gli yankee volevano chiudere per renderci dipendenti energeticamente.