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FATE PRESTO! SALVIAMO LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA!
E’ passato ormai un mese dal lancio della petizione “Fate presto! Salviamo la piccola e media impresa” e nonostante la splendido sostegno di un manipolo di amici e compagni di viaggio e agli amici di METEOECONOMY siamo rimasti a sole 1450 firme.
Se qualcuno si illude veramente che il recente decreto con calma e per piacere, possa cambiare la situazione non ha capito nulla. Senza l’intervento e la liquidità della BCE che raggiunga direttamente l’economia non c’è futuro in Europa!
Tanto ci pensarà il governo Amato a rivitalizzare l’economia!
Ho l’impressione che il detto .. “.è recessione quando tutti intorno a te perdono il posto di lavoro mentre diventa depressione quando perdi il Tuo sia più attuale che mai!”
Inoltre su oltre 50 associazione di categoria contattate per diffondere la petizione, solo una ripeto una anche se importante ha pubblicato sul suo sito l’appello.
Lasciamo perdere giornalisti ed editorialisti italiani intenti a lustrare il proprio ego twittando gossip quotidianamente, di quelli nessuna traccia anzi!
Vedremo nei prossimi giorni se quest’ultimo appello sortirà qualche risultato diversamente è giunto il momento di ritirarsi e occuparsi di altre cose!
Semplicemente grazie a coloro che hanno sostenuto questa piccola iniziativa!
Oggi ho bisogno del Vostro aiuto per scatenare una tempesta perfetta di sensibilizzazione per accogliere l’urlo disperato che proviene dalle nostre piccole e medie imprese, di cui molti di Voi ganno parte, ho intenzione di condividere con Voi cari compagni di viaggio un’iniziativa partita ieri che mira a sensibilizzare attraverso la consapevolezza dell’opinione pubblica e soprattutto delle istituzioni politiche e finanziarie di questo Paese sul problema del corto circuito tra imprese e credito che sta destabilizzando buona parte delle piccole e medie imprese virtuose di questo Paese.
La questione finanziaria è solo uno dei tanti problemi con i quali combattono quotidianamente le nostre imprese, oltre ad una insopportabile oppressione fiscale e burocratica e una sostanziale trappola valutaria che si aggiunge ai problemi strutturali che da sempre contraddistinguono le nostre aziende.
Ricordo a tutti che per firmare la petizione basta solo nome e cognome e una mail di riferimento e nient’altro, solo un pò di buona volontà e sensibilità verso un problema che coinvolge tutti nessuno escluso.
Come abbiamo spesso condiviso, il nostro Paese ha un’economia la cui colonna vertebrale è costituita da milioni di piccole e medie imprese, microimprese, cooperative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT nel 2010 circa il 95 % delle aziende italiane aveva meno di 10 dipendenti con una media inferiore a 4 dipendenti per azienda e da lavoro a circa il 47,8 % della forza lavoro complessiva, generando valore aggiunto per circa 708 miliardi di euro.
Nel 2011 secondo FondazioneImpresa le imprese fino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62% dei giovani occupati nel periodo. Le microimprese, quelle che hanno meno di 10 addetti, hanno assunto complessivamente 240 mila giovani, il 50% del totale dei nuovi giovani assunti. Di contro la grande impresa (da 50 addetti in su) ha assunto solo il 17,4% dei giovani nell’ultimo anno.
Si aggiunga che il mondo cooperativo con circa 1,4 milioni di lavoratori, in Italia contribuisce al 7,4% dell’occupazione secondo dati Censis con un aumento dal 2007 al 2011 del 8 % dei livelli di occupazione, unico settore in controtendenza nella crisi.
Come avrete notato nelle ultime settimane ho più volte posto la “provocazione” secondo la quale, non si riesce a comprendere al di la delle limitazioni statutarie, per quale motivo la Banca d’Italia o la BCE non possano intervenire fornendo liquidità alle PMI europee come hanno fatto con il sistema bancario, con politiche monetarie non convenzionali, scontando i crediti commerciali verso le pubbliche amministrazioni statali, attraverso la formula dello sconto pro soluto con la cessione del proprio credito alla banca la quale lo utilizzerà per accedere ad ulteriore liquidità presso la BCE .
Fatta questa premessa ecco per quale motivo oggi Icebergfinanza lancia una nuova petizione su …
CHANGE.ORG
dal titolo FATE PRESTO SALVATE LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA , per mettere in risalto una discussione che troppo spesso avviene nelle seconde pagine o nelle sale ovattate delle discussioni accademiche, senza coinvolgere l’economia reale o la gente comune, con lo scopo di sensibilizzare l’ opinione pubblica e le forze politiche e istituzionali del nostro Paese, nei confronti di una soluzione che potrebbe dare una svolta decisiva allo scongelamento del credito in tutta Europa, anche se oggi i problemi sono strutturali e vanno bel al di la di questa iniziativa.
Una goccia nell’oceano che può diventare tsunami, con il Vostro aiuto, attraverso contatti, mail, forum, social network, Facebool, Twitter, Google, Linkedin e via dicendo, nei commenti su giornali on line, per portare all’attenzione una possibile soluzione che attenui la stretta creditizia e riporti un pò di fiducia nel rapporto con le istituzioni.
Questo è il testo della petizione…
Alla cortese attenzione del Parlamento Italiano, Europeo, alla Banca d’Italia e alla Banca Centrale Europea
Da sempre, le piccole e medie imprese sono le fondamenta sulla quale poggia l’intera economia europea, 23 milioni di piccole e medie imprese che rappresentano circa il 99% delle aziende e sono un motore chiave per la crescita economica, l’innovazione, l’occupazione e l’integrazione sociale.
In Italia nel 2011, secondo una ricerca di Fondazione Impresa, le imprese e le cooperative sino a 15 addetti hanno assunto oltre il 62 % dei giovani occupati nel periodo, il 50 % dei quali assunti da imprese con meno di 10 addetti.
L’attuale situazione di corto circuito tra imprese e credito, determinato in parte dalla parziale sottocapitalizzazione bancaria e cronica di molte imprese e dalla spirale negativa depressionaria che sta colpendo il nostro Paese, inevitabile conseguenza di politiche economiche non adeguate alla situazione, sta distruggendo progressivamente il tessuto economico di un Paese basato sulla specializzazione e creatività, da sempre nostri punti di forza, con il rischio di disperdere per sempre saperi e abilità, competenze e professionalità.
E’ ormai chiaro a tutti che il corto circuito tra imprese e credito non colpisce in maniera omogenea tutti gli Stati dell’Unione Europa, conseguenza diretta di una situazione di squilibri strutturali interni ed esterni che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Secondo alcune fonti ufficiali ad oggi alcune PMI italiane vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione centrale, Regioni ed Enti Locali per circa 70/80 miliardi di euro, con un ritardo medio di circa 180 giorni nei pagamenti. Inutile ricordare i numerosi effetti placebo di singole iniziative da parte della Cassa Depositi e Prestiti e dell’ABI, sino al recentissimo decreto del Governo Monti sulla certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, che allo stato attuale sembra non funzionare, per mancanza di trasparenza e informazioni tra il MEF e il sistema bancario.
Ecco quindi, per quale motivo ritengo indispensabile cercare attraverso un serio confronto tra le istituzioni politiche e finanziarie europee, una soluzione che permetta alle imprese di ottenere il credito necessario alla propria sopravvivenza, attraverso la cessione pro soluto dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, nella stessa maniera in cui si è permesso alle banche europee di poter rifinanziarsi in cambio di garanzie su vari collaterali, come ad esempio i nostri titoli di Stato, ma non solo, anche obbligazioni emesse con la stessa garanzia statale.
E’ quindi necessario che vi sia da parte della Banca d’Italia e da parte della Banca Centrale Europea la disponibilità ad accettare come collaterale da parte delle banche, anche crediti commerciali nei confronti delle PA, che le stesse banche sconteranno direttamente alle imprese creditrici, a tassi che si avvicinino il più possibile a quelli ai quali possono accedere le stesse istituzioni bancarie.
Solo così probabilmente, sarà possibile provare ad arginare l’emorragia del credito che sta colpendo le nostre imprese più virtuose, nel bel mezzo di un’autentica tempesta perfetta, provando a far ripartire uno dei motori fondamentali della nostra economia e dell’economia europea, soprattutto un motore in grado di ridare fiducia e speranza alle giovani generazioni.
Cordiali saluti Andrea Mazzalai
Stiamo parlando appunto dei crediti che le PMI italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione che ammontano secondo alcune stime ad oltre 80 miliardi di euro di cui almeno il 70 % in carico agli enti locali, con un ritardo medio di 180 giorni contro i 36 della Germania.
E’ evidente il rischio di un nuovo ” credit crunch “ soprattutto se si dimentica come la sostanziale sottocapitalizzazione delle imprese e di buona parte degli istituti finanziari del Paese, sia tra le cause oggettive delle cautele con cui le banche al momento erogano il credito, credito troppo spesso in passato incautamente e abbondantemente elargito, tollerando questo fenomeno .
Tenete presente che secondo l’Eurostat sino ad oggi i debiti delle PA non sono conteggiati nel debito pubblico e quindi in teoria non vanno a toccare il famigerato patto di stabilità.
Inutile ricordare l’effetto placebo ottenuto dai 2 miliardi euro di plafond messo a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti o dai 10 miliardi relativi al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese messo a disposizione dall’ABI o ancora i 70 miliardi , congelati da una certificazione online dei crediti vantati nei confronti della PA, istituita per decreto dal Governo Monti, che allo stato attuale non funziona, per mancanza di trasparenza e informazioni tra le banche e il MEF.
E’ quindi di venerdì, la notizia secondo la quale, i sindaci dell’ANCI sono pronti a tutto, anche ad infrangere il patto di stabilità interno pur di salvare milioni di piccole e medie imprese, pagando 8/9 miliardi di crediti riferiti ad circa 20 mila appalti già assegnati.
Ho letto in questi giorni alcune proposte che propongono di portare definitivamente a galla il debito cosidetto occulto, considerandola solo una questione contabile, già scontata dai mercati, attraverso l’emissione di nuovo debito, sottolineando come apprezzerebbero questa soluzione di “trasparenza” ignorando un nuovo aumento del rapporto debito/pil.
Senza dimenticare che oggi, il problema principale resta la gabbia valutaria contro la quale quotidianamente le nostre piccole e medie imprese sono obbligate a combattere.
Solo una goccia nell’oceano che potrebbe diventare tsunami, un battito della farfalla che potrebbe scatenare una tempesta perfetta, maggiore attenzione su un settore fondamentale e decisivo per il futuro del nostro Paese.
Un abbraccio e grazie dell’attenzione Andrea.
Condivido nuovamente. La confondono tra le mille trappole che girano in rete. Insistiamo.
Casaleggio: “facciamo fallire tranquillamente le imprese, il mercato reagirà.” Non mi fate incazzare con quella copia di idioti perché esplodo!
Casaleggio: “facciamo fallire tranquillamente le imprese, il mercato reagirà.”Non mi fate incazzare con quella copia di idioti perché esplodo!
Grillo e Casaleggio sono 2 folli fuori di testa.
Si sono incontrati ed è scoccata la stessa pericolosa alchimia che scocco tra Goebbels e Hitler, uno esperto di comunicazione e l’altro urlatore di piazza nato.
Il primo vaneggia ed ha indottrinato il secondo che ha trovato modo di sfogare le sue frustrazioni e la sua megalomania.
Proverei con letta, l’hanno appena incaricato e sembrava sensibile alle piccole imprese.
La filosofia è tanto peggio(per l’Italia) tanto meglio (per 5 stelle)questa è la cinica tattica della coppietta!
non è una bella cosa, ma fa impressione:
http://www.cervedgroup.com/ilcontatoredelleimpresechechiudono
Casaleggio e Grillo non sono NAZIONALISTI come lo erano Hitler e tutti le SS e Gestapo
Chiaroooo ?
Mazzalai dopo il Festival dell’economia di TN …. facciamo la nostra Lega Imprenditoriale d’Azione ?
<A href="mailto:gebs74@borse.it">gebs74@borse.it</A>,
…probabilmente la gente partecipa se è colpita emotivamente, o se gentilmente sollecitata.
Per esperienza ho provato prima a condividere l’iniziativa con il tasto share, non ottenendo risultati ho inviato alle stesse persone una mail di auguri di Buona Pasqua invitandoli a firmare la petizione allegata…..bene tutti ( 10 persone ) lo hanno fatto!
In conclusione, ……forse tocca a noi impegnarci di più.
ciao
anna:wink:
ogni tanto vengo preso anche io da 5 minuti di complottismo. Come hanno fatto due cazzoni così a mettere su un movimento che prende il 25% ? Perché è stata studiata troppo bene, troppo per due cazzoni così.
… poi mi rendo conto che forse siamo solo un paese di vecchi e con troppi giovani rimbecilliti dai social network gente che non riesce a guardarti negli occhi perché non è abituata a vedere un essere umano… e allora spero invece che sia un bel complotto, molto più tranquillizzante.
Forse vale la pena di segnalargli l’iniziativa di ICEBERGFINANZA
o dite che preferiscono fare da sè per alimentare il proprio ego?
http://www.beppegrillo.it/2013/04/o_si_aiutano_le.html#commenti
“O si aiutano le PMI o si muore”
Particolare di “Happy new year 2010” di Skyshaper
A Roma si stanno dividendo le ossa e le poltrone della Seconda Repubblica. Nel frattempo l’economia non aspetta. Ogni minuto chiude un’impresa. Questo autunno potremmo raggiungere il punto di non ritorno. Il MoVimento 5 Stelle ha nel suo programma due punti fondamentali: la solidarietà sociale, attraverso il reddito di cittadinanza, e le misure per le PMI. Il tessuto delle PMI si sta deteriorando come una grande tela di ragno i cui filamenti di seta si rompono uno a uno fino alla sua completa distruzione. Senza questa tela l’Italia è spacciata. La finanza pubblica si regge grazie ad essa. In questi mesi vi sono stati numerosi contatti con piccoli e medi imprenditori e persone del M5S. Ci chiedono di aiutarli a sopravvivere. Molti sono alla canna del gas e ci guardano come se fossimo la loro ultima possibilità di salvezza. La politica finora seguita dal governo è stata l’aumento delle tasse su privati, imprese, consumi. Un’impostazione suicida che sta trasformando il Paese in un deserto e che ha come obiettivo di mantenere inalterati i privilegi, gli sprechi e i costi della politica e di porre al vertice della piramide le banche e la finanza al posto della produzione.
Ho incontrato insieme a Casaleggio molte imprese e associazioni collegate a ConfAPRI, i cui componenti rappresentano circa un milione di imprenditori, una rete fra imprenditori, manager, professionisti e esperti appartenenti o rappresentanti gruppi, associazioni, imprese e persone. Confapri condivide la maggior parte dei punti del nostro programma e si è resa disponibile per supportare le proposte di legge presenti nel nostro programma. Le prime che saranno presentate in Parlamento, di assoluta urgenza per tenere in vita le imprese sono:
– Abolizione dell’IRAP. Un’assurda tassa sull’occupazione. Più un’impresa assume, più si indebita per crescere, più è tassata. L’IRAP va ridotta gradualmente a partire dal 2013, per essere annullata entro il 2014. Con l’IRAP le imprese più ricche e senza occupati pagano il 32% circa di tasse, mentre le imprese più povere e indebitate, con numerosi lavoratori, pagano fino all’80% di tasse. L’IRAP come riportato in uno studio* dell’Istituto Bruno Leoni può essere coperta rapportando i nostri costi della politica a quelli delle Nazioni europee.
– Pagamento dell’IVA solo a incasso avvenuto. L’IVA va pagata allo Stato quando incassata (questo oltre a sospendere l’incremento dell’IVA prevista dal 1° luglio). Il pagamento dell’IVA quando incassata non produrrà differenze di gettito sostanziali, ma uno spostamento del gettito.
– Sblocco immediato dei circa 120 miliardi di euro dovuti dallo Stato e dagli Enti alle imprese, anche attraverso l’anticipo e lo sconto in pro-soluto presso la Cassa Depositi e Prestiti o presso le banche (gli interessi saranno a carico dell’Ente debitore e non a carico dell’impresa). La misura include anche che i pagamenti, fra Stato, Enti e privati, non dovranno mai superare i 60 giorni, con l’automatico riconoscimento, in caso di ritardo, di interessi dell’8% più tasso BCE o di altri costi documentati causati dal ritardo.
Queste misure vanno approvate al più presto dal Parlamento dopo la loro presentazione da parte del M5S. Non abbiamo più tempo.
Trovo davvero gravi le vostre affermazioni sul movimento cinque stelle e ancor piu’ grave che nessuno sia intervenuto
in difesa di ragazzi che hanno ottenuto quel 25% grz a del semplice volontariato rinunciando a tantissimi soldi
per dare il buon esempio a tutti.Un esempio di coerenza e amore per la nostra Costituzione.
Buon 25 aprile.
si si ora , dopo avergli dato il mio, e molti altri voti, mi devo mettere a 90 ai bravi ragazzi del M5S
ma vaff….
oggi è la Festa della LIBERAZIONE dai Nazisti ( i fascisti avevano già rinunciato alle armi tranne la Decima Mas)
ma è la festa anche di San Marco, patrono della Grandissima Venezia. 😉 😆
Beppe Grillo & Casaleggio col loro Partito altro non sono che un parafulmine, un modo per non perdere voti….un modo non del tutto originale per ostacolare il Vero Cambiamento. Ostacolare il cambiamento
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Andrea, fatto…
ma xchè le firme siano ferme ad un migliaio e mezzo circa
non so spiegarmelo
probabilmente molta gente ignora quello che sta succedendo in realtà.
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