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IPERINFLAZIONE E INFLAZIONE…ATTENTI AL LUPO!

Scritto il alle 12:39 da icebergfinanza

In questi anni Icebergfinanza credo sia stato forse uno dei pochi che in Italia quotidianamente condivideva il rischio di una imponente “DEBT DEFLATION” deflazione da debiti, di un deleveraging generalizzato, cercando di cancellare le isterie e le paranoie inflattive che hanno caratterizzato in questi anni alcuni interpreti della cosidetta scuola asutriaca ma non solo anche economisti, analisti e bloggers che rincorrevano il populismo di un’inflazione che è con noi dalla notte dei tempi, quella che corrode il nostro potere di acquisto, quella che Keynes definiva la via migliore per distruggere il sistema capitalistico svilendo la moneta, mediante un continuo processo di inflazione nel quale i governi possono confiscare, segretamente e inosservati, una grossa parte della ricchezza dei loro cittadini. (John Maynard Keynes, Le conseguenze economiche della pace)

Mai come nel 2011 nel contesto di una crisi sovrana, i bond reali della zona euro hanno sottoperformato in maniera sensibile il già devastante andamento dei bond nominali che hanno perso secondo l’indice settoriale BOFA un importante 4,4 % negli ultimi tre mesi, una sottoperformance che ha riportato perdite superiori al 10 %, la peggiore performance della storia di questo indice.

Ovviamente alcuni non hanno tenuto conto della minore liquidità di questi titoli reali legatiall’inflazione e del fatto che questa tipologia di titoli non era contemplata negli acquisti settimanali della BCE.

Inutile dire che oggi più di ieri chiunque guardi ancora all’inflazione in un contesto di depressione e deflazione europea non ha capito nulla di macroeconomia, nulla di rendimenti e dinamiche degli investimenti.

E’ un pò quello che accade in Italia, dove quotidianamente vi urlano nelle orecchie che l’Italia è fallita, che avrebbe fatto la fine della Grecia, che non c’è più alcuna speranza, dilettanti e terroristi mediatici.

Mai nella Storia della finanza mondiale è fallito un paese che ha 2000 miliardi di debiti a fronte di 13.000 miliardi di ricchezza che anche togliendo quella immobiliare diventano oltre 5000 miliardi, suvvia, non fatevi prendere dal panico, siate razionali e lasciate affogare questi illusionisti nelle loro urla!

Quando arriverà il momento di occuparci dell’inflazione, non prima della metà del decennio in corso Icebergfinanza sarà il primo a cambiare rotta.

Ma diamo un’occhiata a quanto scrive Mario Seminerio sul suo blog in Vacanze austriache per Keynes!

Di fronte alla persistente assenza di iperinflazione (o anche solo di inflazione, a dirla tutta), Stefan Karlsson, economista svedese di scuola Austriaca, giunge ad una puntualizzazione assai preziosa per tutti quelli che proprio non riescono a capire la differenza tra base monetaria ed offerta di moneta, come abbiamo potuto sperimentare tempo addietro davanti alle sdegnate email dei fedeli austriacanti che vedono inflazione dietro ogni angolo di strada.

Scrive dunque Karlsson:

«L’analisi monetaria Austriaca non solo non dice ma, per quanto ne so io, non ha mai detto che aumenti nella base monetaria creano direttamente inflazione da prezzi. E’ solo indirettamente, nella misura in cui essa [la base monetaria, ndPh.] aumenta l’offerta di moneta, che ciò avrà un qualche effetto. E mentre l’offerta di moneta è aumentata negli ultimi anni, l’aumento è stato molto inferiore a quello della base monetaria»

Incredibile, non trovate? Un Austriaco che conosce la distinzione tra base monetaria ed offerta di moneta. Ma non finisce qui: un Austriaco pienamente consapevole del fatto che il prezzo di un bene, di qualsiasi bene, si forma all’intersezione tra domanda ed offerta:

«E anche se alcuni Austriaci talvolta si esprimono come se una maggiore offerta di moneta determinerà necessariamente l’aumento dei prezzi, ciò non è necessariamente vero, se anche la domanda di moneta si innalza»

Aspetta un attimo: “aumento della domanda di moneta”, hai detto? Ma la domanda di moneta non si innalza in modo massimo, giungendo all’accaparramento (hoarding) durante le situazioni di trappola della liquidità, uno dei capisaldi del keynesismo? No, è impossibile che un Austriaco usi un concetto keynesiano per puntellare una propria dissonanza cognitiva. O no?

Quindi, cari amici Austriaci, abbiamo scherzato: la base monetaria non si è (ancora) trasformata in aumento dell’offerta di moneta, visto che il moltiplicatore della medesima è crollato. Quindi smettete di leggere l’aumento delle dimensioni del bilancio delle banche centrali come presagio funesto della Weimar prossima ventura, e concentratevi sull’aumento dell’offerta di moneta, nelle sue varie aggregazioni. Ma sull’aumento espresso in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, mi raccomando. Perché l’illusione monetaria è una gran brutta malattia. Ma soprattutto cercate di studiare di più: avevate il Giappone come benchmark, e lo avete bellamente ignorato. Ora avete di fronte tutto il mondo occidentale, nelle stesse condizioni da sboom di credito e deleveraging: non fatevi scappare anche questa occasione.

Chiusa di Karlsson:

«Quindi, la mancanza di iperinflazione non confuta in alcun modo la teoria Austriaca»

Sarà. Ma allora chissà cosa, tra le evidenze empiriche di questa crisi, è concordante con essa.

Certo quando per anni continui a gridare al lupo, al lupo, prima o poi il lupo salta fuori ma probabilmente accadrà quando le pecore e il gregge si sarà rilassato di fronte alle paranoie e alle isterie dei cani da guardia!

Ma si sa la gente legge assorbe e dimentica in fretta le fesserie che in questi anni in molti hanno scritto e urlato, un conto è l’inflazione reale un altro sono le dinamiche che determinano gli investimenti, ma in questo i dilettanti abbondano.

Ma andiamo avanti e diamo un’occhiata a quanto scrive Cullen Roche nel suo Inflation predictions and broken models riportando le parole di Paul Krugman…

Paul Krugman has really been laying into the hyperinflationists in recent days.  And rightfully so. The hyperinflationists have been astronomically wrong and they’ve ended up hurting a lot of people in recent years.  And these predictions, as Dr. Krugman notes, were based on a model that is completely wrong.  He says:

“Look, the Austrian/Ron Paul types made some very strong predictions about inflation — and rightly, given their model of how the world works. In their version of reality, it really isn’t possible to triple the monetary base without dire effects on the price level. In my version of reality, of course, that’s not only possible but what the model predicts in a liquidity trap.

So since we did indeed triple the monetary base with nothing much happening to inflation, the right lesson to draw is that their model is all wrong. Unfortunately, I see no hint that anyone in that camp is prepared to consider that possibility.”

Nella sostanza una vera e propria trappola della liquidità in una recessione di bilancio, pura debt deflation, recessione da debiti, una situazione nella quale le politiche monetarie non servono a nulla, a nulla servono gli allentamenti quantitativi, le innondazioni di liquidità, perchè questa non è una crisi di liquidità ma di SOLVIBILITA!

Krugman però crede che la spesa pubblica possa cancellare la recessione di bilancio e che qualcosa può fare anche la politica monetaria, perchè se esistono i debitori vi sono anche i creditori che possono essere influenzati dai margini sui tassi di interesse, dall’inflazione attesa e da tutto il resto.

Questo è un errore colossale dice Cullen, i problemi sono ancora più profondi di quello che crede Krugman. Non solo i creditori e debitori sono diversi in un’economia (oggi i debitori sono coloro che fanno mancare il sostegno alla crescita economica così che la
loro mancanza di spesa, il rimborso dei loro  debiti sta avendo un impatto deprimente
insolitamente alto nella crescita economica), ma c’è un equivoco fondamentale nel sistema bancario che si sta verificando.

Alcuni credono che quando le banche centrali fanno allentamento quantitativo stiano stampando denaro, inondando di liquidità i mercati, aumentando la base monetaria, ma non è vero è solo un mito che ha portato al fallimento del QE1 e del QE2 e vedrà il fallimento di qualsiasi ipotetico QE3 e via dicendo….

Per chi fosse interessato con un libero contributo al nostro lavoro sono disponibili due analisi sulla reale situazione fondamentale italiana e sulle prospettive dei mercati obbligazionari nei prossimi mesi…cliccando QUI SOPRA

Dead or BOND

16 commenti Commenta
idiocrazia
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 13:16

ahahhhaah questo articolo è davvero bellissimo 🙂 fortuna non sono un’economista perchè da quel poco che capisco c’è da fare figure di…. davvero dappertutto!

🙂

Giuseppe

icebergfinanza
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 13:49

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

john_ludd
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 14:57

Rendimento del più banale investimento del pianeta, il t-bond 10y negli ultimi 12 mesi +27% negli ultimi 5 anni + 100% poi c’è chi consiglia ancora di comprare azioni, io ho smesso nel 2002 circa e riprenderò quando il p/e dell’unico indice che conta lo s&p500 sarà a 7. Nel frattempo le uniche posizioni apparentemente rischiose sono un pò di short su rame e metalli industriali (così x giocare altrimenti è noia) mentre sono tranquillamente long su bond a rischio zero e volatilità minima e dormo benissimo la notte.

mannoz
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 14:57

bellissimo articolo…report arrivato grazie ancora 😀

john_ludd
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 14:59

… ah dimenticavo… non me importa nulla di fare soldi con altri soldi, mi basta non perdere al netto dell’inflazione e spenderli poco alla volta per le cose che amo, unica ragione valida x possedere soldi.

icebergfinanza
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 15:43

icebergfinanza,

Notizie Economiche
Draghi: più pericoloso di Kim Jong il?
Pubblicato il 19 12 2011 alle 14:09 da Nadia Fusar Poli

DRAGHI – Il dittatore nordcoreano Kim Jong è morto Sabato, ma secondo Daniel Knowles del Telegraph, un altro è ancora vivo: Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (BCE). Il giornalista britannico si riferisce all’intervista che il numero uno della BCE ha accordato all Financial Times, in cui il numero dell’Istituto di Francoforte insiste che la risoluzione della crisi del debito spetta ai leader dei paesi della zona euro, e che questa dipende dalla loro capacità di attuare riforme e adottare una disciplina fiscale.

Draghi, essenzialmente, non deve rendere conto a nessuno – ma, come Kim Jong-il, ha “un potere enorme di energia per renderci la vita difficile. Come? Rifiutando di fare qualsiasi cosa. Anche se i rendimenti dei titoli sovrani sono saliti ulteriormente, il presidente della BCE si aggrappa alla logica che la banca deve proteggere la sua ’credibilità’”, scrive Knowles. Draghi ha respinto la possibilità per la BCE di perseguire una politica di creazione di moneta, con un acquisto massiccio di obbligazioni sovrane come fa la Banca d’Inghilterra, credendo che il quantitative easing avrebbe come effetto quello di “distruggere la credibilità della BCE”.

Nell’intervista al Financial times Draghi afferma che “la cosa importante è ripristinare la fiducia delle persone – cittadini e investitori – nel nostro continente Non otterremo che distruggendo la credibilità della BCE”. Per Knowles, Draghi si rifiuta di capire la portata della crisi in Europa, e se l’Italia fallisse, non sarebbe perché il Paese è insolvente, ma piuttosto perché una combinazione di stretta monetaria e politica fiscale, “sta distruggendo l’economia”. “Parlare di riforma adesso è come dire a un uomo che ha una crisi cardiaca di mangiare meno hamburger”, ha detto il giornalista. Le riforme sono auspicabili, ma i loro benefici non si faranno sentire il prossimo anno, o addirittura nemmeno tra cinque anni, e inevitabilmente, uno dei loro primi effetti sarà quello di produrre una recessione.

Quello che gli eurocrati europei rischiano, è la rivoluzione. La situazione politica appare sempre più simile a quella del 1930. “In tempi normali, il controllo riservato di Draghi, quasi prussiano potrebbe sembrare ammirevole. Ma in questo momento, è follia. Certo, Kim Jong-il ci lascia una Corea del Nord instabile, e dotata della bomba atomica. Ma Draghi è molto più pericoloso di un’arma nucleare: rischia di mettere l’Europa a ferro e fuoco con una rivoluzione” conclude Daniel Knowles.

Fonte: The Telegraph
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idiocrazia
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 17:30

Avevo letto anche io l’intervista di Draghi, stanno davvero correndo il rischio che si sveglino bruscamente in tanti. Ma come è possibile che il suo insegnante di economia fosse il grande Federico Caffè?!?!?!?
Qui fra non molto faranno davvero rimpiangere Mussolini! è a questo che mirano ad arrivare?

Giuseppe

icebergfinanza
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 17:42

idiocrazia@finanza,

Si proprio il mitico Caffè… purtroppo oggi chi non sa imparare insegna! Andrea

dorf001
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 19:39

idiocrazia@finanza,

a proposito di federico caffè. insegnò a migliaia di studenti. era consulente della banca d’italia nel 70-80. gli hanno dedicato una università a roma. scrisse centinaia di libri. suoi allievi famosi. mario draghi. nino galloni. ignazio visco. lui, il prof. non aveva la lingua biforcuta. spiegava a tutti le stesse cose. solo che certa gentaglia come darghi x far carriera vendette l’anima al diavolo . cioè alla goldman sachs. e suoi fratellini. galloni fu nel governo nel 80. lo buttaroon fuori perhcè aveva idee buone, tipo keynesiane. il visco è il capo della banca d’italia. CAFFè lo definifivano un pò comunista. era un pò keynesiano. quindi contro l’imperialismo americano globalista e turbo capitalista. vi posto alcuni filmati interessanti. uno su caffè è questo. http://www.youtube.com/watch?v=XXWkfrF_7Jo

poi c’è un suo allievo attuale, non giovincelllo, che dice cose molto interessanti. il prof. bruno amoroso. qui. http://www.youtube.com/watch?v=AEIbbTRsjaw&feature=related

poi un mio mito. il grande giacinto auriti. boia chi molla, dice. parla di redistribuzione, altro che balle, qui. http://www.youtube.com/watch?v=Pzu6eFaYT_Q&feature=related

poi x buttarla un pò sul ridere vi mando qualcosa sui fertilizzanti. interessante. http://www.youtube.com/watch?v=YT_TtzX35Bk&feature=related

per finire sempre sui fertilizzanti, sentiamo come la pensano i bravi americani. ecco qui. http://www.youtube.com/watch?v=uyGFLlteFD4

buona visione.

by DORF

stanziale
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 20:24

Scusate, qualcuno mi puo’ aiutare a trovare lo spread sul web del sole 24 ore?? Prima era sparato a tutta pagina ogni santo giorno borsistico, ai temoi del celebre articolo “fate presto”. Ora dopo la manovra di questi formidabili tecnici e’ desaparecido….e bravo direttore Napoletano che figura di m…..

john_ludd
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 20:51

icebergfinanza,

Poichè NON sono praticamente mai d’accordo con la stampa britanica e quando avviene è solo un evento momentaneo immediatamente redento da un veloce riesame mentale della situazione di quella nazione, mi preme conoscere la posizione di Iceberg Finanza relativamente a questo o ad altri articoli del Telegraph.

Relativamente alla intervista di Draghi così come ad altre interviste dello stesso o della Merckel o di esponenti della Bundesbank ecc… non dovrebbe essere difficile comprendere che quello che dicono al pubblico non è quello che fanno. Non lo è mai stato nè lo sarà mai.

andrea.mensa
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 21:07

caro Andrea, constato che hai apprezzato il link….. in effetti questo era un punto focale sul quale non son d’accordo con gli “austriaci” …
il prossimo sarà il gold standard…..e vedremo quando verrà fuori….

idiocrazia
Scritto il 19 Dicembre 2011 at 23:32

dorf001@finanza,

Dorf grazie mille per i link, sono sempre tutti molto interessanti ed istruttivi quando li posti stai tranquillo che almeno io li vado sempre a vedere e li rimando ai miei conoscenti 😉

Giuseppe

dorf001
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 01:50

forse sarebbe il caso di dire 2 paroline a mr. krugman, sulla sua cara america. che è sul’orlo del collasso. il “business as usual” porterà all’Apocalisse economica nazionale.

I cinquanta dati del 2011 qui elencati sono quasi troppi folli per essere creduti:

#1 Uno sconvolgente 48 per cento di tutti gli Americani è considerato a “basso reddito” o vive in povertà.

#2 Circa il 57 per cento di tutti i bambini negli Stati Uniti vive in famiglie considerate a “basso reddito” o impoverite.

#3 Se il numero degli americani che “cercano un lavoro” fosse lo stesso di quanto era nel 2007, il tasso “ufficiale” di disoccupazione rilasciato dal governo sarebbe superiore dell’11 per cento.

#4 Il periodo medio di disoccupazione di un lavoratore negli Stati Uniti è ora superiore alle 40 settimane.

#5 Un recente sondaggio ha rilevato che il 77 per cento delle piccole imprese statunitensi non ha in progetto l’assunzione di lavoratori.

#6 Ci sono oggi meno lavori retribuiti negli Stati Uniti di quanti ce ne fossero nel 2000 anche se si sono aggiunte 30 milioni di persone alla popolazione da allora.

#7 Dal dicembre del 2007, il reddito medio delle famiglie negli Stati Uniti è calato del 6,8% se viene calcolata l’inflazione.

#8 Secondo il Bureau of Labor Statistics, 16,6 milioni di Americani erano lavoratori autonomi nel dicembre del 2006. Oggi questo numero si è ridotto a 14,5 milioni.

#9 Un sondaggio di Gallup dell’inizio di quest’anno ha scoperto che circa un americano su cinque che ha un lavoro si vede già come un disoccupato.

#10 Secondo l’autore Paul Osterman, circa il 20 per cento di tutti gli adulti negli USA stanno svolgendo lavori pagati con stipendi a livello di povertà.

#11 Nel 1980 meno del 30% di tutti i lavori negli Stati Uniti erano a basso reddito. Oggi più del 40% di tutti gli impieghi negli Stati Uniti è a basso reddito.

#12 Nel 1969 il 95 per cento di tutti gli uomini tra i 25 e i 54 anni aveva un lavoro. A luglio solo l’81,2 per cento degli uomini di questa fascia di età aveva un lavoro.

#13 Un recente sondaggio ha rilevato che un americano su tre non sarà in grado di pagare il mutuo o l’affitto il mese successivo se dovesse perdere improvvisamente il lavoro.

#14 La Federal Reserve ha recentemente annunciato che la ricchezza totale netta delle famiglie statunitensi è calata del 4,1 per cento solo nel terzo quarto del 2011.

#15 In base a un recente studio condotto dal BlackRock Investment Institute, il rapporto tra debito delle famiglie e reddito negli Stati Uniti è ora del 154 per cento.

#16 Se l’economia ha rallentato, lo stesso hanno fatto i matrimoni. Secondo un’analisi del Pew Research Center, solo il 51 per cento di tutti gli americani che hanno almeno 18 anni sono al momento sposati. Nel 1960 il 72 per cento di tutti gli adulti negli USA erano coniugati.

#17 L’U.S. Postal Service ha perso più di 5 miliardi di dollari nello scorso anno.

#18 A Stockton in California i prezzi delle case sono diminuiti del 64 per cento dal valore di picco del mercato immobiliare.

#19 Il Nevada ha il più alto tasso di sgomberi per mutui non pagati della nazione da 59 mesi consecutivi.

#20 Da non credere, ma il prezzo medio di una casa a Detroit è di circa 6.000 dollari.

#21 Secondo l’U.S. Census Bureau, il 18 per cento di tutte le abitazioni nello stato della Florida è vuoto. Questo dato è del 63 per cento più alto di quanto fosse dieci anni fa.

#22 Nel2011 la costruzione di nuove case negli Stati Uniti è sul punto di stabilire il nuovo minimo di tutti i tempi.

#23 Come ho già scritto in precedenza, il 19 per cento di tutti gli uomini americani tra i 25 e i 34 anni ora vive con i genitori.

#24 Le bollette dell’elettricità negli Stati Uniti sono cresciute più del tasso di inflazione da cinque anni consecutivi.

#25 Secondo i dati del Bureau of Economic Analysis, nel 1980 i costi sanitari assommavano al 9,5% di tutti i consumi individuali. Oggi raggiungono circa il 16,3%.

#26 Uno studio ha scoperto che circa il 41 per cento di tutti gli statunitensi in età lavorativa ha problemi di pagamento dei conti sanitari o sta saldando un debito relativo alle proprie cure.

#27 Se riuscite a crederci, un americano su sette ha almeno dieci carte di credito.

#28 Gli Stati Uniti spendono circa 4 dollari in beni e servizi che vengono dalla Cina per ogni dollaro che la Cina spende per beni e servizi proveniente dagli Stati Uniti.

#29 Si prevede che il passivo commerciale degli USA nel 2011 sarà di 558,2 miliardi di dollari.

#30 La crisi dei pensionati negli Stati Uniti continua a peggiorare. Secondo l’Employee Benefit Research Institute, il 46 per cento di tutti i lavoratori americani ha risparmiato meno di 10.000 dollari per la pensione e il 29 per cento ne ha meno di 1.000.

#31 Oggi. un anziano americano su sei vive sotto la linea federale di povertà.

#32 In base a uno studio appena pubblicato, la paga dei CEO nelle più grandi aziende statunitensi è cresciuta del 36,5% negli ultimi dodici mesi.

#33 Oggi le banche “troppo grandi per fallire” sono più forti che mai. Gli asset totali delle sei maggiori banche statunitensi sono incrementati del 39 per cento tra il 30 settembre 2006 e il 30 settembre 2011.

#34 I sei eredi del fondatore di Wal-Mart Sam Walton hanno un patrimonio netto che corrisponde più o meno a quello del 30 per cento degli Americani col reddito più basso.

#35 Secondo un’analisi dei dati del Census Bureau fatta dal Pew Research Center, la ricchezza media netta delle famiglie capeggiate da chi ha più di 65 anni è 47 volte maggiore della ricchezza media delle famiglie capeggiate da quelli che ne hanno meno di 35.

#36 Se riuscite a crederci, il 37 per cento di tutte le famiglie statunitensi è guidato da individui sotto i 35 anni che hanno un patrimonio netto pari a zero o sotto zero.

#37 La percentuale di americani che vive in estrema povertà (6,7%) è la più alta mai registrata.

#38 I bambini senza una casa negli Stati Uniti sono adesso il 33 per cento in più di quanto fossero nel 2007.

#39 Dal 2007 il numero dei bambini che vivono in condizioni di povertà nello stato della California è incrementato del 30 per cento.

#40 Triste a dirsi, la povertà infantile sta assolutamente esplodendo in tutta l’America. Secondo il National Center fo Children in Poverty, il 36,4% di tutti i bambini di Philadelphia vive in povertà, il 40,1% di tutti i bambini di Atlanta vive in povertà, il 52,6% di tutti i bambini di Cleveland vive in povertà e il 53,6% di tutti i bambini di Detroit vive in povertà.

#41 Oggi un cittadino americano su sette e un bambino su quattro usufruiscono dei buoni alimentari.

#42 Nel 1980 la redistribuzione dei redditi da parte del governo era pari a solo l’11.7% di tutti gli introiti. Oggi assommano a più del 18 per cento.

#43 Uno sbalorditivo 48,5% di tutti gli americani vive in famiglie che ricevono una qualche forma di sussidio. Nel 1983 questo dato era inferiore del 30 per cento.

#44 In questo momento la spesa del governo federale è pari a circa il 24 per cento del PIL. Nel 2001 era solo del 18 per cento.

#45 Per l’anno fiscale 2011 il governo statunitense ha un deficit di bilancio pari a circa 1,3 trilioni di dollari. È il terzo anno consecutivo che il nostro passivo di bilancio ha superato il trilione di dollari.

#46 Se Bill Gates desse ogni centesimo delle proprie fortune al governo statunitense, riuscirebbe a coprire il passivo di bilancio degli USA solo per quindici giorni.

#47 Incredibilmente, il governo statunitense ha ora accumulato un debito totale di 15 trilioni di dollari. Quando Barack Obama salì in carica, il debito nazionale era solo di 10,6 trilioni di dollari.

#48 Se il governo federale iniziasse in questo momento a ripagare il debito nazionale al ritmo di un dollaro al secondo, ci vorrebbero più di 440.000 anni per ripianarlo.

#49 Il debito nazionale degli Stati Uniti è incrementato in media più di 4 miliardi di dollari al giorno dall’inizio dell’amministrazione Obama.

#50 Durante l’amministrazione Obama il governo statunitense ha accumulato più debito di quanto fatto da quando George Washington è salito in carica fino alla presidenza di Bill Clinton.

addirittura vogliono chiudere la FED e stamapre moneta di stato esente da debito. qui tutto. http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9540

ma questa storia l’ho già sentita. vuoi vedere che sti stronzi di americani gli tocca copiare da AURITI?

notte. DORF

icebergfinanza
Scritto il 20 Dicembre 2011 at 05:56

stanziale@finanza,

Guarda su Bloomberg Stanziale.Ciao Andrea

comprooro
Scritto il 23 Dicembre 2011 at 15:34

Salve,
sfogliando il blog mi sono inbattuto in questo post tra inflazione e deflazione e non posso resistere alla tentazione di buttarmi nella mischia. Quando si parla di inflazione e deflazione tra appassionati di economia sembra ci sia un’aria di derby, gli animi si infiammano e le discussioni da intellettuali e cerebrali diventano all’improvviso colorite e viscerali.
Il post di Icebergfinanza è come sempre molto interessante, ma questa volta non ne condivido le conclusioni. La sua tesi è la seguente: il mio blog è nato ed ha parlato sempre della incombente debt deflation che stava per avvolgere e stritolare l’economia finanziaria e poi l’economia reale, a monte di questa situazione c’è un problema fonadamentale di solvibilità a livello di banche globali e poi di Paesi sovrani. Quindi non un banale problema di liquidità (e quindi congiunturale risolvibile con banali contromisure di politica monetaria, e fin qui siamo d’accordo). C’è però da sempre una tribù di strane persone, gli economisti di scuola austriaca che temono come la morte un fenomeno chiamato iperinflazione, ma questo fenomeno l’attenderanno invano perché questo che vediamo è il terreno di coltura per la deflazione, non per l’iperinflazione. In altre parole Andrea dice: ma che siete matti? Parlate di un’incombente ondata di caldo africano, mentre io invece vedo ghiaccio e nebbia in Val Padana. A corroborare questa argomentazione Andrea in pratica afferma di aver colto in fallo Stefan Karlsson, economista di scuola austriaca, che ammette che aumenti dell’offerta di moneta non si riflettono direttamente nell’aumento dei prezzi.
Premetto che stimo moltissimo Stefan Karlsson e apprezzo quello che scrive, mentre al contrario ho una pessima opinione di Krugman. Chi è per me Krugman? E’ un pericoloso ibrido keynesian-ricardiano che nei suoi scritti il più delle volte fa il pompiere, minimizzando la crisi, altre volte fa il cane pastore, allontanando il gregge delle persone medie dal porsi domande troppo profonde sull’economia e i suoi meccanismi. Sempre, poi, in tutto quello che scrive, appare un economista prezzolato al servizio delle multinazionali alla conquista del mondo. Riguardo alla mia ultima affermazione, prima che mi si etichetti come un complottista paranoico senza speranza, vorrei che leggeste l’articolo di Matt Taibbi: The Great American bubble machine su Goldman Sachs. Se volete (vi consiglio di leggerlo tutto e poi rileggerlo), passate direttamente al concetto di Cap and trade, legato all’ambiente ed alle quote di inquinamento consentite. Ma credete veramente che alla GS freghi una cippa dell’ambiente? GS come ho già detto in qualche altro intervento frega soldi con le commissioni, con il front running, con il quote stuffing, ma con il cap and trade farà il salto di qualità. Con il cap and trade gli Usa coscientemente e volontariamente trasferiscono ad una corporation privata CAPACITA’ IMPOSITIVA. GS sarà la prima corporation Sovrana del mondo. Matt Taibbi e Gonzalo Lira sono tra i pochi che scrivono dello scandalo del corporate anarchism. Volete un altro assaggio di corporate anarchism? Lo sapete quanto paga di imposta sul reddito la Princess Cruises, colosso statunitense della crocieristica? L’1,1% (dicasi UNO.UNO) dei redditi. A mio parere si dovrebbe parlare molto di più di corporate anarchism.
Chiusa parentesi torniamo al dibattito tra ghiaccio e fuoco. Karlsson dice che aumenti dell’offerta di moneta a volte non si riflettono direttamente nell’aumento dei prezzi (io aggiungerei NON SUBITO). La questione fondamentale è che i policy makers possono aumentare l’offerta di moneta ma non possono dare una direzione alla stessa, vale a dire puoi portare l’asino alla fonte ma non puoi forzarlo a bere. Ieri a Rai news si assisteva a commenti esilaranti da parte di sedicenti economisti sulle nuove misure di Draghi. “Si spera che la nuova ingente liquidità a buon mercato (1%) e a lunga scadenza (3 anni) spinga le banche verso l’investimento in Btp”. Spera, spera. Una grande banca italiana globalizzata sa fare solo una cosa con i soldi: investire compulsivamente in leva, magari shortando i Btp o longando le commodities. E l’outcome di simili operazioni è la bancarotta dell’Italia e la superinflazione. Il serpente morde sempre la mano di chi lo aiuta. E’ vero, i miliardi della Bce dovrebbero andare a coprire i buchi dei bilanci delle banche, ma vi ricordate i bonus che si sono pagati nel 2008 alla GS? Decine di milioni di dollari, una cifra relativamente piccola mi direte. Io dico che comunque è una piccola quantità di deraro “siphoned out” dal sistema. I timori sull’iperinflazione ci sono. I controlli all’ingresso dei capitali esteri implementati dal Brasile mirano a mantenere la nazionalità brasiliana dei fattori locali di produzione e a prevenire surriscaldamenti dell’economia.
Se basta la dichiarazione di Karlsson a smontare la tesi dell’iperinflazione allora basta l’ammissione del banchiere centrale sull’impossibilità di dare una direzionalità all’offerta di moneta creata per definire questo tipo di politica monetaria come inutile, creatrice di bolle finanziarie e a lungo termine di inflazione senza controllo. Il segretario americano Connolly a chi protestava contro la politica inflazionistica americana usava dire: it’s our currency, but your problem. Io gli avrei replicato con un proverbio locale: Every chicken come (back) home to roost. Mi sembra di vederli, questi polli, euro o dollari che siano, tornare tutti in fila a casa per l’arrosto finale…
Le banche sono bambini con i zolfanelli ed i banchieri centrali stanno sempre con il secchio dell’offerta di moneta in mano per spegnere gli incendi che creano. La verità è che dovremmo levarglieli questi zolfanelli di mano, zolfanelli che gli sono stati dati dai politici, con l’abolizione del glass steagall act.
Ma tutto questo si inserisce in un ulteriore discussione di caratte darwiniano sul destino delle banche come specie che popola la biosfera del mondo finanziario globale. Ho letto l’atro ieri un altro tassello per interpretare il mosaico della finanza globale. Il libro Di Mallaby dal titolo accattivante: More money than God. In questo libro si fa la storia degli hedge fund, dal quantum fund al LTCM ai Tigers, a Tudor Jones. Si narra la loro storia, le loro gesta, in molti casi la loro rovina, gli si da loro il voto e si fa anche (per la gioia di chi segue telefilm come Bones 😉 ) la loro autopsia. Il fondo LTCM di Black Scholes con al timone Meriwether, è affondato perché ha affrontato pesantemente in leva complessi arbitraggi finanziari. Non è affondato perché ha fatto cose complicate, è affondato perché in un’epoca di incertezza non si può fare arbitraggio, gli spreads si ampliano, non si restringono. Altri fondi sono affondati perché si sono diffuse indiscrezioni sulle loro difficoltà finanziarie e sono stati cannibalizzati. Le operazioni di Soros sono state caratterizzate da decisione e spietatezza nei confronti della Lira e della Sterlina, mentre nei confronti del bath abbiamo avuto incentezza e quasi una crisi di coscienza di fronte alle scelte spavalde e pericolose della banca centr. Tailandese. Ma ciò che mi ha colpito è la conclusione del testo. Non si tratta del solito libro moralista che poteva concludersi con “se sono falliti se lo sono meritato”. L’autore invece si domanda: gli hedge fund sono pericolosi? E si risponde sorprendentemente: “molto meno delle banche”. Molti hedge funds sono falliti e questo paradossalmente è buono perché in quasi nessun caso ci sono stati bailing out. Anche per il LTCM, il coinvolgimento della Fed ha riguardato a parere dell’autore solo “la sovrintendenza alle operazioni di sepoltura”. Mentre invece il panorama bancario italiano ed europeo è popolato di zombies che si fanno scudo dei correntisti e delle imprese e li usano come ostaggi per estorcere danaro pubblico. Le banche nel panorama finanziario globale sono un grosso elemento di disturbo che può portare alla rottura della simmetria del sistema. Il problema è il concetto di “head I win, tails YOU lose”. Se madre natura farà il suo lavoro potremmo vedere qualche anno il mondo finanziario come una realtà binaria, popolato da un lato da banche salvadanaio ultrasicure che custodiscono il tuo danaro, non ti danno interesse, ma ti caricano spese di custodia e dall’altro hedge funds enormemente più rischiosi ma in grado di offrire ritorni stratosferici.

Nel frattempo restiamo immersi in questa triste realtà sospesi tra ghiaccio e fiamme.
Andrea scrive che: Quando arriverà il momento di occuparci dell’inflazione, non prima della metà del decennio in corso Icebergfinanza sarà il primo a cambiare rotta.
Il problema è proprio questo, Andrea, non penso proprio che le cose accadono in questo modo lineare. La funzione matematica meno compresa nel mondo finanziario è la funzione esponenziale. La funzione esponenziale altera il ritmo del cambiamento, accelerandolo, allunga lo spazio e comprime il tempo.
Piuttosto le cose potrebbero svolgersi in questo modo:
http://gonzalolira.blogspot.com/2010/08/how-hyperinflation-will-happen.html
Nell’articolo linkato risalente a più di un anno fa Gonzalo Lira parla di come potrebbe innescarsi l’iperinflazione in Usa e predice il suo apparire per la fine di quest’anno. Potrebbe essere frettolosamente archiviato come una previsione sbagliata, ma il messaggio da portare a casa è che questo fenomeno potrebbe scatenarsi in un nanosecondo. Pensando da trader la prima cosa che mi viene in mente è uno dei più noti proverbi a Wall Street. “Quando c’è un massimo o un minimo in Borsa non ti avvertono suonando un campanello. Se si guarda un grafico di borsa statico, stampato su un foglio, si può pensare che dopotutto il trading sia molto facile. Si compra all’incrocio tra due medie mobili, quando il mercato ha formato il bottom, si vende quando le due medie si incrociano nuovamente, al top. E magari si pensa di poter centrare il top o il bottom del mercato. Prova a centrarlo il bottom di un mercato se ci riesci. In realtà un grafico di borsa lo devi vedere mentre si dipana, quel bastardo! In realtà il mercato può serpeggiare pigramente per mesi al di sopra di un supporto o al di sotto di una resistenza, poi all’improvviso mentre ti gratti il naso, in un paio di secondi fa il cammino che non ha fatto in due anni e mentre hai a che fare con il requoting del tuo forex broker o con la sospensione per eccesso di rialzo, l’evento aspettato una vita siconsuma in pochi secondi.
L’iperinflazione non ha a che fare con la moneta offerta o stampata, immessa o non immessa sul mercato, data alle banche o a main street, sterilizzata o meno.
L’iperinflazione è un animale completamente diverso.
Come dice Martin Armstrong, “it’s all about confidence”. La fiducia… ci vogliono anni a costruirla… e qualche istante a distruggerla. Quanto c’è voluto per costruire la fiducia e la democrazia in Tunisia? Decenni. Quanto c’è voluto a distruggerla? Il tempo che un povero Cristo, laureato e disoccupato, a cui lo Stato ha negato anche la possibilità di vendere frutta e verdura, ha impiegato a bruciare vivo.

In conclusione vorrei fare l’ennesima recensione bibliografica: David Hackett Fischer: The Great Wave, price revolutions and the rhythm of History. La polpa del libro può essere così riassunta: i grandi imperi finiscono tutti allo stesso modo: crisi fiscale dello Stato e rivoluzione dei prezzi.
Allora, amici miei non stiamo rivivendo i disastri del 1929. Chiamate il doctor Who! Il Tardis impazzito ci ha proiettato nel 1340 e la storia si prende beffe di noi. Al posto delle famiglie dei Bardi e dei Peruzzi abbiamo Goldman Sachs e JPMorgan, ed al posto di Re Giorgio di Inghilterra abbiamo Giorgio Napolitano.

Auguri a tutti

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