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IL BATTITO D'ALI DELLA FARFALLA GIAPPONESE CONTINUA!
Come amava ricordare Keynes, gli economisti si attribuiscono un compito troppo facile e troppo inutile se, nelle stagioni tempestose, possono soltanto dirci che quando la burrasca sarà passata l’oceano sarà calmo.
Diamo un'occhiata all'orizzonte macroeconomico mondiale mentre il mondo osserva la caduta di Atene e si interroga sulla fine un giorno dell'euro e l'altro del dollaro.
L'economia giapponese subisce inevitabilmente gli effetti nefasti della catastrofe nucleare che ha letteralmente messo in ginocchio il paese con una frenata su base annua del 3,7 % che costituisce una contrazione del 0,9 % rispetto all'ultimo trimestre dell'anno. Non dimentichiamo però che il terremoto è stato l'11 di marzo a trimestre ormai concluso e che quindi la dinamica recessiva era già in atto.
Francamente le speranze di una pronta ripresa basata sulla ricostruzione mi sembrano eccessive nel contesto economico globale, una recessione che non farà altro che aggravare la pesante deflazione in essere.
E' ovvio che quanto è accaduto in Giappone non poteva che avere effetti a catena su tutta la filiera manifatturiera mondiale, effetti che in questi ultimi giorni sono evidenti nei primi indici manifatturieri rilasciati in America. Tralasciando l'indice Empire di New York, il Philly Fed del distretto di Philadelphia testimonia un declino generalizzato delle componenti che lo contraddistingono a partire dagli ordini e dal volume delle spedizioni con sottoindici negativi per la prima volta dopo otto mesi. Oltre ai nuovi ordini sono diminuite anche le scorte che hanno sostenuto questa illusoria ripresa al punto tale che ciò potrebbe rappresentare un riequilibrio con la domanda, domanda cresciuta meno della stessa produzione.
E' possibile che nei prossimi mesi la produzione scenderà in assenza di domanda e ovviamente influenzerà negativamente le scorte. Lo Small Business Survey sceso negli ultimi due mesi anticipa una riduzione degli investimenti e delle assunzioni.
L'unica nota positiva arriva dal mercato del lavoro con il sottoindice al livello più alto da oltre quaranta anni ma a questo punto si tratta di un indicatore ritardato che non mancherà di riflettere nei prossimi mesi la frenata dell'economia globale.
Ricordo che la ripresa dell'industria manifatturiera è stata sostenuta dagli incentivi fiscali e dalla svalutazione del dollaro, ma secondo alcuni indicatori sul traffico nei maggiori porti americani le esportazioni stanno tornando a scendere. Per combattere la deflazione interna la Fed ha tentato di inflazionare il mondo emergente.
Anche le vendite al dettaglio e la produzione sono in discesa in Europa, in Inghilterra sono sei mesi che non si cresce. Prepariamoci ad osservare un'ulteriore tornata di ridimensionamento delle prospettive di crescita per il secondo trimestre americano, un'ulteriore ridimensionamento delle favole raccontate in questi mesi, favole che volevano la crescita economica tra il 3 e il 4 %, leggende metropolitane che invece nel secondo semestre, a meno che la Fed non tiri fuori l'ennesimo effimero coniglio bianco, dovranno fare i conti con crescite decisamente recessive o anemiche.
La recente dinamica dei sussidi di disoccupazione in ulteriore declino di 29.000 richieste non tiene conto che la media a quattro settimane salita, resta abbondantemente oltre le 400.000 richieste e precisamente a 439.000.
E' probabilme che nelle prossime settimane il dato si ridimensioni ma sarà importante osservare se la frenata dell'industria manifatturiera farà nuovamente aumentare le richieste settimanali.
Vedremo nei prossimi mesi se e quanto la catastrofe nucleare giapponese avrà influito sulla dinamica complessiva. Nel frattempo restate sintonizzati sulla recessione che verrà. Mi scuso con il lettore se sono troppo pessimista per la sua sensbilità ma purtroppo sono almeno quattro anni che vivo di realismo e ho il difetto di voler condividere questa realtà con chiunque ami la consapevolezza.
Appuntamento a domani con un'intervista esclusiva sulla tempesta che verrà! Per chi fosse interessato a lasciare un libero contributo un'analisi dettagliata sulle prospettive di rendimento che verranno in " Red flag at the beach! "
"Questi post sono la giustificazione del perchè mi piace il tuo blog."
Già Fabio già…direi prorpio di si…e…menomale che ogni tanto ti
"dilunghi"…
Un caro saluto..un abbraccio a presto…prestissimo
Valentina
sarebbe bello risentire il vecchio Compasso
se ci sei batti un colpo
😉
PORTELLO
Già Il Portello..già..spesso, anch'io mi chiedo dove Il Compasso sia finito…
anche solo per un saluto potresti anche farti sentire…suvvia….
Buona giornata marinai…Buon vento!!
Valentina
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Ciao Andrea,
Questi post sono la giustificazione del perchè mi piace il tuo blog. Lo dici anche chiaramente in quello che è il titolo "Questo Blog …NON vuole essere assolutamente una rubrica del tipo “ CONSIGLI AI NAVIGANTI QUINDI…. NON SI DANNO CONSIGLI OPERATIVI!!!!", ma molte volte viene dimenticato.
Per rimanere nello spirito del tuo blog io vorrei discutere sulle cause vere ed originali di "questa", e perchè no se è possibile anche delle altre crisi, non vorrei sempre stare a descriverne solo i sintomi.
Questo è un aspetto che mi è sempre stato molto a cuore. Sono sempre stato perfettamente concorde con te e fin dall'inizio di questo viaggio che gli interventi monetari e di spesa dei vari organi centrali non avrebbero potuto risolvere il problema. Questi, al massimo, avrebbero avuto l'effetto di una buona dose di "anestetico" ad un malato terminale. Nel momento dell'iniezione la sintomatologia si riduce e forse, perchè no, può anche scomparire, ma il decorso reale non cambia. In questo momento stanno terminando gli effetti delle "droghe" pompate nel sistema e, salvo ulteriori nuove invenzioni di nuove droghe, l'attività economica ritorna a manifestare, come dici te, la sua vera condizione: RECESSIONE.
Se poi questa sarà accompagnata più o meno anche da inflazione o da deflazione non credo sia possibile saperlo con certezza. La certezza è solo la diminuzione dell'attività economica nel suo complesso con le conseguenti tensioni sociali che inevitabilmente la accompagnano.
E quest'ultimo è il mio vero timore.
Scusami di nuovo se mi sono dilungato
un saluto