NAZIONALIZZAZIONI….IL BATTITO DELLA FARFALLA CONTINUA!

Scritto il alle 08:20 da icebergfinanza

Come il battito della farfalla ormai anche il concetto di nazionalizzazione sta via via assumendo le dimensioni di un possibile uragano che inesorabilmente si abbatterà sul sistema finanziario, un uragano che è sinonimo del fallimento stesso di un sistema che è ormai al suo crepuscolo.

Questa crisi in sostanza è anche il fallimento delle ideologie di questi ultimi anni oltre ad alcune correnti di pensiero accademico che sono state spazzate via da questa affascinante nemesi. 

Il fatto che si sostenga la nazionalizzazione, l’ennesima socializzazione delle perdite non vuol dire che questa sia la migliore soluzione. Da sempre sostengo che la finanza ha preso in ostaggio la democrazia, l’economia reale, la vita delle persone.

Il rischio sistemico non esiste solo per la finanza, ma è dieci volte più pericoloso nell’economia reale, un rischio sistemico che si evidenzia nella perdita di milioni di posti di lavoro, in milioni di lacrime umane. Possiamo parlare per mesi ed anni di libero mercato o di nazionalizzazione, di capitalismo o socialismo, ma alla fine si tratta sempre e solo di ideologie che dimenticano l’uomo.

Nel fine settimana al vertice di Berlino si parla di "nuovo ordine mondiale", parola affascinante, regolamentazione dei prodotti finanziari, nuove regole per gli hedge funds ……coloro che non collaborano saranno soggetti a sanzioni molto concrete di dice…..no al protezionismo anche se per togliere di mezzo la leggenda della globalizzazione un ritorno al passato non farebbe male alle nostre economie……local integrato dal global……basta delocalizzazioni selvagge ed outsorcing sfrenato…..messaggi chiari e regole certe per far tornare la fiducia…..sanzioni ai paradisi fiscali sempre che qualche politico non abbia qualche deposito….fondi di investimento ad alto rischio ed agenzie di rating nel mirino, quante volte abbiamo sentito questo parole….sarà la volta buona…ai posteri l’ardua sentenza!

Si è parlato anche di priorità all’occupazione, meglio tardi che mai….ma la notizia del giorno come direbbe il nostro Compasso è che non tutto il vino si fa con l’uva……disposizioni vincolanti alle banche di costituire in tempi di prosperità riserve per la crisi, si perchè questa crisi ha dimostrato che la riserva frazionata è pur sempre una leggenda e che non tutti gli impieghi si fanno con i depositi……basta rivolrgersi ad un istituto assicuratore (…..vedi AIG ) che garantisca dietro un premio i requisiti neccessari per espandere il credito ( …..vedi istituzioni finanziarie europee )

Tornando per un istante alle nostre nazionalizzazioni……

" Senate Banking Committee Chairman Christopher Dodd said it may be necessary to nationalize some banks for a short time ……… Nazionalizzazione temporanea….

" I don’t welcome that at all, but I could see how it’s possible il may happen, " Dodd said in an interview on Bloomberg Television’s " Political Capital with Al Hunt" to be broadcast later today. “I’m concerned that we may end up having to do that, at least for a short time.” 

Bank of America e Citigroup, due banche tecnicamente fallite, ecco le candidate alla prossima nazionalizzazione, anche se con tutti gli aiuti che hanno ricevuto sono in sostanza già di proprietà statale……….peccato che comunque la pensi Dodd…..sul Wall Street Journal si segnala che…..

" Amid fears that Citigroup Inc. and Bank of America Corp. could be on the verge of being nationalized, the White House gave assurances that it prefers banks to remain out of the government’s hands. …..

"This administration continues to strongly believe that a privately held banking system is the correct way to go, ensuring that they are regulated sufficiently by this government," White House spokesman Robert Gibbs said Friday. "That’s been our belief for quite some time, and we continue to have that."

Questa è la convinzione dell’amministrazione americana o di Summers e Geithner, è la convinzione di Obama o dei suoi consiglieri o delle lobbies finanziarie che cercano di evitare a qualunque costo il fallimento del sistema, socializzando le perdite senza alcuna nazionalizzazione che comporterebbe l’estinzione di qualunque azionista in circolazione?

In maniera discreta hanno isolato il leggendario Volcker che continua imperturbabile a condividere le sue idee e le sue perplessità……"Mother of all Financial Crisis in US" e ancora …….

Volcker said industrial production around the world was declining even more rapidly than in the United States, which is itself under severe strain. 

"I don’t remember any time, maybe even in the Great Depression, when things went down quite so fast, quite so uniformly around the world," Volcker said.

In fondo nulla da dire, la produzione industriale è in declino in tutto il mondo spesso in maniera più profonda e rapida che negli stessi Stati Uniti…..( sempre che i dati corrispondano alla verità…….) e Volcker non ricorda nessun altro momento forse neanche nella Grande Depressione in cui tutto è crollato sincronicamente e uniformemente  con la stessa velocità, lo riporta Reuters, per noi non è una novità, peccato che nessuno o quasi legga la Storia!

Questa è una visione di insieme che ci ha proposto Paul Kedrosky presa dalla OECD ovvero la Organisation for Economic Co-Operation and Development.

oecd-1

oecd-2

 

…..questa invece è una panoramica dalla Fed di SaintLouis…….

Fred Graph

Graph: Industrial Production Index

                                         Thanks to Stlouisfed.org

I mercati azionari non hanno gradito la presunta nazionalizzazione, in fondo di questi tempi gradiscono ben poco in mezzo alla nebbia eterna, ma oggi io torno a sottolineare che sino ad ieri comunque la si voglia vedere i mercati erano fondamentalmentalmente sopravvalutati andate a dare un’occhiata agli earnings dell’ultimo trimestre, provate a guardare oltre l’orizzonte e calcolatevi il P/E ratio che verrà.

Un’eventuale nazionalizzazione anche se temporanea, farebbe sparire gli azionisti, ecco le paure dei mercati a proposito di nazionalizzazione, ecco spiegata la debacle dei finanziari ma il portavoce Gibbs sottolinea che l’amministrazione americana ha ben chiaro quale sistema il loro paese ha e continuerà ad avere.

Recentemente Yves Smith autore di "Naked Capitalism" ha sottolineato come uno dei problemi di parlare di nazionalizzazione è che c’è poco consenso sul significato della parola ma che ha il forte sospetto che sostenitori ed avversari possono trovare un terreno comune molto di più di quello che sono in grado di realizzare. Mike Shedlock invece sostiene che sino a quando non si farà luce sulle garanzie e sulla sorte degli azionisti nessuno sa realmente quale è il livello di rischio per il contribuente……..a proposito se anche il fantasma di Greenspan parla di nazionalizzazione, visti i precedenti è meglio non farla affatto.

Nazionalizzare temporaneamente nessuno è in favore di una nazionalizzazione definitiva nel libero mercato, sarebbe un ritorno al passato. Roubini dice che…

“The idea that government will fork out trillions of dollars to try to rescue financial institutions, and throw more money after bad dollars, is not appealing because then the fiscal cost is much larger. So rather than being seen as something Bolshevik, nationalization is seen as pragmatic. Paradoxically, the proposal is more market-friendly than the alternative of zombie banks.” In any case, Republicans must now temper their reactions, he says.  “The kind of government interference in the economy that we saw in the last year of Bush was unprecedented. MARKETWATCH

 ….in fondo durante l’amministrazione la leggenda del libero mercato era diventata poco o più che una fiaba….secondo Nouriel entro 6 mesi anche questa amministrazione cambierà idea.

Nel frattempo si annunciano per oggi le linee guida per il misterioso " Stress Test " con comunicazione non più tardi di mercoledi dei peggiori scenari possibili in conseguenza…..ma la mia domanda oggi è questa, questo test serve a dimostrare che il sistema è fallito e quindi a procedere ad una eventuale nazionalizzazione o a dimostrare che questo sistema può continuare all’infinito nell’ombra sino a quando all’improvviso la memoria del sol levante non ritorna dalla storia….Krugman sottolinea come ……

‘I’m shocked, shocked to discover that Citibank and BofA need massive public aid’, and they put them into receivership.

……un autentico buco nero questo sistema, in fondo i debiti sono stati creati dal nulla come i sostenitori di Icebergfinanza ben conoscono, senza alcuna garanzia.

Per quanto riguarda l’affidabilità di questo test ebbene Yves Smith ritorna a condividere le sue perplessità Now It’s Official: Stress Test Results Pre-Determined  dateci un’occhiata

Ora ritornando alla realtà fondamentale e per rispondere ad una domanda di un nostro vecchio amico, Ivan la prossima settimana avremo per l’ennesima volta i dati relativi al mercato immobiliare, centro di gravità permanente di questa crisi ed in particolare il termometro del CASE/SHILLER Home Prices Index. E possibile che i dati relativi alle vendite di abitazioni esistenti migliorino grazie alla "distorsione" delle foreclosures prima di peggiorare ulteriormente mentre per quanto riguarda le nuove abitazioni al momento poche speranze.

In alcuni grafici del  precedente post L’ombra della Farfalla Subprime abbiamo visto come lentamente l’irrazionalità immobiliare si stia ricomponendo ma come nonostante tutto i prezzi delle case mediamente sono ancora distanti dalla realtà dei redditi e in alcuni casi degli affitti, come sottolineato più volte in America dovremo ancora scendere mediamente di un 10/15 % nella peggiore ipotesi ma si tratta sempre e solo di proiezioni che devono essere costantemente aggiornate. Non c’è alcun dubbio che siamo ormai vicini alla fase più cruenta di questa discesa anche se ci vorranno anni per ritrovare un equilibrio e riprendere un’eventuale salita.

Ovviamente quando si parla di media non si tiene in considerazione che in alcuni stati questa discesa è ormai prossima alla fine, mentre in altri spesso siamo ancora a metà strada. Lo stesso discorso vale per la nostra Italia, strutturalmente meglio impostata dell’America, dove mediamente non si è assistito a fenomeni di eccessiva finanza creativa e dove una delle più alte percentuali di risparmio privato mondiale assicura una lenta e comunque strutturale ricomposizione degli eccessi.

Tutti sappiamo che in alcune zone d’Italia con il prezzo di un miniappartamento si può acquistare una villa con giardino in un’altra zona, sappiamo che territorio, vetustà, destinazione ed altri fattori contribuiscono a determinare il prezzo di un immobile, ma non vi è alcun dubbio che oggi anche in Italia, spesso il prezzo di un immobile non ha nessun rapporto con i redditi medi, che in alcuni casi non ha alcun rapporto con la dimensione degli affitti.

Senza la politica monetaria di questi anni, ben pochi avrebbero potuto permettersi un appartamento, un’abitazione, la speculazione ha giocato anche da noi un ruolo determinante ed inevitabilmente questa speculazione ci ricondurrà nel tempo ad un nuovo punto di equilibrio, probabilmente in maniera meno indolore di quanto è accaduto nel resto del mondo, in maniera diversificata da paese a paese, da città a città, da regione a regione, dal nord al sud.

Ci vorranno anni per ritrovare un giusto equilibrio, chi sostiene che si tratti di domani o dopodomani non ama la verità.

In No housing recovery before further declines Barry Ritholtz sottolinea attraverso un’analisi apparsa su Barron’s dal titolo Double Trouble come in America la strada sia ancora lunga….. 

"At a glance, they both relate the same message: House prices are still too high, and not by a modest amount, either."

…..foreclosures, eccesso di inventari e disoccupazione impediranno nel tempo una sostanziale veloce ripresa del mercato e un’altrettanto simile veloce dinamica nel riequilibrio dei prezzi.

Un’ ultima ed evidente provocazione…..perchè non nazionalizzare l’intero sistema immobiliare, magari anche solo temporaneamente!

Oggi più che mai " la Verità è Figlia del Tempo " nella realtà fondamentale e nelle costanti ed irreali luci in fondo al tunnel che quotidianamente vi vengono raccontate. Ci sarà il tempo di rinascere ma solo dopo aver preso coscienza sino in fondo dell’irrazionalità di questo sistema, sino a quando la consapevolezza avrà raggiunto più persone comuni possibili,  questo è Icebergfinanza, un piccolo porto sicuro nella " Tempesta Perfetta ".

   

Icebergfinanza come un cantastorie che si  esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!

 

Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……….

  

La "filosofia" di  Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!

Per sostenere ICEBERGFINANZA clicca qui sotto

 

Said one high-level official, “I think the market is missing that the whole intent of this process is to show that the banks have enough capital for even worse outcomes than we currently envision and to show there’sa program in place to give banks access to that capital if they need it.”

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24 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 10:27

Buongiorno

Ottimo articolo del Capitano Andrea e riguardo all’immobiliare Italiano, vi confermo che nella mia zona è crisi, è quasi tutto fermo, gran parte di chi investe i propri soldi nell’immobiliare (agenzie immobiliari, costruttori) è in attesa di tempi migliori……gli unici che continuano a lavorare (un pò) sono i grandi, sono i grossi gruppi che forse…..hanno liquidità da investire hehehe; magari guadagnata gli anni passati…….

Per finire voglio commentare la provocazione di Andrea sulla nazionalizzazione del mercato immobiliare; io sono d’accordo così almeno potremo fare un censimento delle “unità abitative” a disposizione e fissare un prezzo di base REALE, secondo il rapporto abitanti/abitazioni….ci sarà da divertirsi…..

SD

P.S. e se ci fosse una sta-mega bolla edilizia hihihi, cosa succede!!

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 10:37

Ops..mi sono dimenticato una cosa (sono di fretta e devo scappare), vorrei ricordare che un “unità abitativa”, molti anni fà era un tetto e un letto per dormire, oggi è un mini appartamento (circa 4 stanze+garages)

Ri-saluto

SD

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 11:22

Un saluto ad Andrea e a tutto l’equipaggio di questo fantastico veliero.
Personalmente spero vivamente che la crisi faccia pulizia anche da noi in Italia perchè è indiscusso che anche da noi vige la pessima abitudine di concedersi uno stile di vita che il più delle volte uno non può permettersi, vuoi per la facilità di chiedere un prestito, vuoi per la facilità con cui ancora si trova qualcuno che “garantisca” con una firma, vuoi perchè c’è sempre il “Pantalone” dei genitori dietro, che al posto di responsabilizzare, aiutano sempre senza se e senza ma.
Nel parcheggio dell’azienda dove lavoro non sembra un parcheggio da umili operai o impiegati, sembra un ritrovo del Rotary….Suv, BMW,Mercedes….
Mio nonna mi diceva sempre “non fare mai debiti, falli solo se strettamente necessario per vivere, se hai soldi ti compri quello che vuoi, altrimenti fai senza e rimandi”.
Oggi? Vetusto oramai, ascoltiamo pure quel piduista di Berlusconi….spendete….fate girare l’economia….parola di uno che di soldi ne ha fatti girare (con Craxi).
Penso che bisognerebbe ritrovare l’equilibrio della generazione del dopo guerra, quella che ha fatto realmente uscire l’Italia dal disastro economico.
Un saluto.
Makarov

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 12:26

Lascio un bellissimo video dove Rubini vi spiega come stanno le cose….altro che i giornali in Italia.

Video di Rubini:
http://video.google.com/googleplayer.swf?showShareButtons=true&docId=8756406809823061337%3A968000%3A2393000&hl=en title=”vai al Video”

Makarov

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 12:26

Lascio un bellissimo video dove Rubini vi spiega come stanno le cose….altro che i giornali in Italia.

Video di Rubini:
http://video.google.com/googleplayer.swf?showShareButtons=true&docId=8756406809823061337%3A968000%3A2393000&hl=en title=”vai al Video”

Makarov

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 12:26

Lascio un bellissimo video dove Rubini vi spiega come stanno le cose….altro che i giornali in Italia.

Video di Rubini:
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Makarov

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 12:26

Lascio un bellissimo video dove Rubini vi spiega come stanno le cose….altro che i giornali in Italia.

Video di Rubini:
http://video.google.com/googleplayer.swf?showShareButtons=true&docId=8756406809823061337%3A968000%3A2393000&hl=en title=”vai al Video”

Makarov

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 12:28

Che bello sentire parlare di realtà italiana! Ci si dovrebbe dare appuntamento una volta alla settimana e parlare un po’ di più del nostro terrritorio. Proporre le iniziative intraprese di buona gestione e le difficoltà.
Una puntata di Report in versione familiare….. che ne pensate?

Scritto il 23 Febbraio 2009 at 13:51

Grazie Makarov per il tuo intervento e per la segnalazione, un saluto anche a Te,
grazie anche a #5 si…..che bello..
alla ricerca di una italianità perduta, una coscienza civile assopita..ritorniamo ad essere gente..
nelle Nostre città.. nei nostri quartieri..che sono una risorsa..non è negandoli che si risolvono i problemi…
e facciamo sempre caparbiamente dell’ onestà un motivo di orgoglio…
Non sono ambientalista come schema concettuale o ideologia, ma se rispettare con umiltà e orgoglio il territorio e le risorse che ci sono state donate è essere ambientalista… ..allora sono ambientalista..non come corrente politicizzata ma con convinzione come filosofia di Vita…
Credo da sempre nel Locale di cui ci parla il Capitano…
“Non possiamo replicare all’ infinito il nostro modello di consumo e di produzione
“come se” gli inquinamenti di ogni sorta fossero solo una percezione della mente e
il riscaldamento climatico un gadget elettorale.”
..
la decrescita è un arte di vivere bene, in accordo con il mondo.
Un’ arte di vivere con arte..
..
La via della decrescita non è né il rifiuto né l’ accettazione del mondo.
Essa è sia il rifiuto che
l’ accettazione.
Conviene rifiutare il mondo (l’ immondo) dell’ economia della crescita,
e accettare la vita come una gioia, secondo la formula di William Morris
(To accept life itself as a pleasure).
La decrescita sarà gioiosa o non sraà.”
(Serge Latouche, il Tao della decrescita. Aam Terra Nuova)
ama la Terra come te stesso, Christoph Baker. Editrice missionaria italia.
…..
Quella del fuoco è una storia antica.
Mi piacerebbe,
con un sentimento di utile ordine
rispettando le leggi
della natura,
aiutare la mia terra con un incendio:
un caldo incendio purificatore.
(Ritorno al fuoco, ecologia profonda per il Nuovo millennio, Gary Snyder, ed. Coniglio)
grazie anche oggi Capitano
Valentina

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 14:25

Non oso pensare alla “nazionalizzazione all’italiana” gestito da 3monti e il berluscazza …… e poi la successiva privatizzazione stile Alitalia.
Meglio il default a questo punto !!!!!!
Matteo

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 14:29

è il signoraggio bancario la causa tragica e completamente sconosciuta.é il cancro finanziario che divora il 5% annuo del PIL mondiale e con la sua crescita anatocista ha raggiunto valori multipli dello stesso PIL mondiale.I detentori di questi immensi capitali sono purtroppo pronti a tutto pur di non perdere il POTERE TOTALE.

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 15:38

In Italia non vedo le condizioni di una bolla immobilire per diverse ragioni:

– La crescita dei prezzi è stata più contenuta rispetto ad altri paesi
– Sulle case nuove almeno il 20% è stato pagato in nero al costruttore
– Le banche non hanno quasi mai concesso mutui per più dell’ 80% del valore
– Gli Italiani per lo più nella loro casa ci abitano e sono poco mobili
– Pratiche tipo MEW non sono penetrate significativamente

Certamente ci sono delle aree dove il prezzo di vendita è arrivato al doppio della somma
del costo del terreno + oneri di urbanizzazione + costi di costruzione.
In queste aree il nuovo (costruzioni già avviate) si sta ridimensionando creando problemi al
nuovo già finito. Per cui mi aspetto che non si apriranno nuovi cantieri finchè non si sarà esaurita
l’offerta degli immobili nuovi attualmente in costruzione.

Questo ragionamento vale nei paesi dove si può chiedere facilmente l’urbanizzazione di un terreno agricolo.

Naturalmente non vale nelle aree urbane, nelle zone costiere e nelle aree montane turistiche ovvero
la maggior parte degli immobili.

Certo ci sarà stagnazione e forse anche un po’ di ritracciamento in aree dove c’è stata speculazione
e ci sono molti imprenditori che hanno in carico molti appartamenti e non sono ancora riusciti a rientrare dei
costi ed hanno la bancha che preme.

Poi il fatto che in Italia non sia sufficiente mettere le chiavi di casa in una busta e restituirle alla
banca aiuta a far si che sulla casa si tiene duro.

ad maiora
Il Cuculo

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 15:47

nazionalizzazione significa che ognuno di noi ne compra un pò.
e allora io voglio la mia parte di azioni!

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 17:22

mmm…. secondo me ha ragione matteo #7 (quasi quasi … una citazione religiosa).

Il concetto di “nazionalizzazione di una banca” è già molto discutibile in paesi dove esiste un minimo di democrazia e legalità, in un paese come il nostro direi che si trasformerebbe nella “grande abbuffata” …. e non dei cittadini.

Ricordiamoci comunque che in tempi ancora remoti alcuni “spensierati” vaticinavano le disgrazie argentine anche per l’italico stivale. Speriamo che si “sbagliassero” …..

Per l’ottimista #9 …. perchè pensi che il nostro sistema immobiliare sia veramente diverso da quello americano e quindi abbia un futuro migliore?
Certo le differenze ci sono ….. ma nella sostanza abbiamo un mercato che ha creato un valore assolutamente fittizio sulla base di una enorme speculazione, assistita e protetta da banche e politica (non mi sembra una situazione tanto diversa no?).

Così mentre lo stipendio dei normali “lavoratori” (brutta parola in certi “salotti” suona quasi come comunisti) è rimasto ancorato al rinnovo di “contratti” da operetta, dove il “genio” di turno tagliava la reale retribuzione alle famiglie, il prezzo delle case (e degli stipendi che “contano”) saliva con ritmi “argentini”, sicuramente più reali degli stipendi per i “barboni”, ma troppo gonfiati per motivi di “alta” speculazione (vi siete già scordati le verie dinastie di palazzinari, per esempio?)

Ora questo mercato si scontra con questa crisi generata da tanta …. “leggerezza” nella gestione di tutta la ricchezza creata o inventata.

Quando “Unidebit” e altri non potranno più tenere fermi i pignoramenti … cosa succederà al nostro bel mercato, pieno di cenerentole che costano al m2 varie volte lo stipendio mensile di un insegnante o di un impiegato?

Cosa succederà quando non sarà possibile vendere a prezzi “stellari” semplicemente perchè di lavoratori da “spennare” con lo stipendio fisso, magari pure minimo c’è ne saranno sempre meno?

Francia R

utente anonimo
Scritto il 23 Febbraio 2009 at 18:07

Schiller (quello del famoso indice) sostiene che il mercato azionario americano sia ancora troppo caro del 40% e ritiene che la discesa dei prezzi delle case dal picco sia solo a metà.
Su alcuni blog americani molti investitori vedono 400.
In altre parole il “nostro” 600 è molto ottimistico.

In effetti in questi ultimi due anni le nostre peggiori aspettative e visioni sono state ampiamente riviste in negativo dalla realtà.

Siamo i soliti inguaribili ottimisti!

Marco

Scritto il 23 Febbraio 2009 at 22:10

L’ora più buia precede l’alba

Scritto il 23 Febbraio 2009 at 22:37

E’ ancora presto per conoscere l’ora più buia, se l’inverno sussurasse che ha nel cuore la primavera chi gli crederebbe…….ma l’inverno è ancora lungo ancor più lungo di quanto possiate immaginare.

Se Marco avesse letto una delle analisi “dedicate” saprebbe che quota 600 è solo una tappa intermedia di questa crisi e che il probabile epilogo risale ai valori dell’ormai lontano 1993……..come detto spesso stiamo per assistere ad una nuova ………onda fondamentale, probabilmente la più imponente e profonda che questa crisi ricordi.

Nel lontano luglio 2007 sussurrai di lasciare qualunque speranza, qualunque illusione, per ritirarsi sulla riva del fiume…….Fabio ne è testimone più di tutti …..la memoria di quel lontano e non sospetto luglio con il bene che ti voglio…….

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, insieme abbiamo rivisitato la Storia, la stessa Storia che chiunque dimentica è destinato a rivivere…..abbiamo scoperto insieme ed analizzato i sintomi della Grande Depressione……questa nei sintomi e nella dinamica è molto più grave di quello che possiate immaginare, più grave dell’ottimismo di maniera dei Vostri governanti e consiglieri……..la ” Lost Decade ” e la Grande Deflazione….sino a giungere alle nazionalizzazioni di nordica memoria……eppure dopo aver negato anche l’attuale amministrazione Obama dovrà nazionalizzare parzialmente dicono loro Citigroup…..scommettiamo che lo sarà interamente entro la fine dell’anno e poi chi ancora certo che UBS e DEUTSCHE BANK sono difficili da digerire……non sappiamo se queste nazionalizzazioni serviranno a qualcosa, forse ormai è troppo tardi ….anche oggi AIG già nazionalizzata continua a richiedere iniezioni letali per il contribuente……

Comunque sia non per coloro che hanno condiviso da sempre questo viaggio, non per coloro che hanno condiviso oltre l’orizzonte di questa crisi, nel cuore dell’uomo, nelle vie alternative, ma per coloro che si affacciano solo ora nel nostro veliero…..questo è Icebergfinanza primo in Italia a condividere e farvi scoprire il fenomeno subprime, i SIV & Conduits ed altre magie demenziali della finanza creativa…uno dei pochissimi che da sempre urla che in questa crisi al momento non vi è nessuna luce in fondo al tunnel……sino a quando un giorno dopo il diluvio allora avvisteremo un piccola colomba con un ramoscello di ulivo…..segnale di Pace, segnale di Speranza quello di un mondo nuovo, sostenibile, a misura d’uomo non quello di una nuova speculazione……solo quello di un investimento eticamente sostenibile e consapevolmente condivisibile.

Buona Notte Andrea

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 00:14

se il problema pet taluni è come sbarcare il lunario….per il nostro goverrno la cosa più importante è regalare una vacanza a tutti per mantenere alti i consumi…cose da …..azzi

IL sottosegretario con delega al turismo,Michela Vittoria Brambilla dichiara:

“Il governo ha dato finalmente vita ad una politica nazionale del turismo che non era mai stata fatta in Italia a differenza di altri paesi europei”. Ad affermarlo e’ il sottosegretario con delega al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, in occasione della inaugurazione dell’edizione 2009 della Bit nei padiglioni di Fiera Milano a Rho-Pero.
Il sottosegretario ha ricordato gli interventi del governo a favore del settore “soprattutto per quanto riguarda l’aiuto alle famiglie. Abbiamo lavorato per ripartire i consumi e messo in atto aiuti importanti -ha detto- come i buoni vacanza che possono sostenere le imprese ma anche le famiglie perche’ in un momento non facile come questo non debbano rinunciare alle vacanze”.

vi sembra un paese normale?

non avete pane? allora mangiate le brioches.

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 02:18

FINANZA/ Gli errori di Clinton alla base della crisi

Mentre il Wall Street Journal ci avverte che le banche austriache sono sulla linea del fuoco a causa della loro esposizione nell’Europa dell’Est (con Unicredit-Bank of Austria detentrice del 44,6% di asset tossici su un totale che ammonta a 209,17 miliardi di euro), giova ricordare da dove nasce la follia di cui stiamo pagando il conto.

Se è vero che i titoli tossici sono figli della necessità di trimestrali a doppia cifra da parte delle banche d’affari e non, è altrettanto vero che la matrice della crisi è tutta politica: più che a Wall Street, infatti, bisogna dire grazie alla Casa Bianca per questo disastro. La radice del problema, infatti, non è finanziaria ma politica e i veri responsabili per questo fiasco di dimensioni mondiali non sono i banchieri e nemmeno i repubblicani di George W. Bush bensì i democratici di Bill Clinton.

Ecco perché, come lo ricostruisce il settimanale britannico The Spectator. Esattamente come accade in Europa, anche negli Stati Uniti per intere generazioni le banche hanno negato il credito a persone giudicate potenzialmente a rischio di insolvenza. Ora, la montagna spaventosa di mutui subprime – definiti ormai “tossici” anche dalle istituzioni – e il numero sempre crescente di riscatti sui mutui in atto negli Stati Uniti dimostra però che nel recente passato i banchieri d’Oltreoceano hanno radicalmente mutato atteggiamento cominciando a prestare denaro a persone che si sapeva fin da principio non avrebbero potuto ripagare la somma incassata.

Cosa può averli indotti a un tale mutamento? Il populismo anti-mercatista imperante in questi giorni vorrebbe che la risposta fosse l’avidità, la voglia di dollari facili espandendo il mercato. Invece no, la verità è che le banche sono state minacciate, allettate e alla fine costrette ad abbassare i loro standard di prestito da politici che volevano questo al fine di rispondere a una mera agenda ideologica.

La data di inizio di questa rivoluzione è il 1993, anno dello sbarco sulla scena politica nazionale di Roberta Achtenberg, lesbica, attivista e avvocato dei diritti civili nonché lobbysta per la comunità gay di San Francisco. Bill Clinton le offrì un posto nella sua Amministrazione, per l’esattezza la posizione di assistant secretary dell’ufficio per la Fair Housing and Equal Opportunity del Dipartimento per la casa e lo sviluppo urbano (Hud).

All’epoca la maggior preoccupazione nella strategia immobiliare dell’Amministrazione Clinton era di incrementare il numero di proprietari di casa tra i poveri, soprattutto neri e ispanici. Alla Casa Bianca erano certi che l’ottenere la proprietà dell’immobile in cui si vive avrebbe avuto ripercussioni sociali positive come meno crimine violento, migliori performance scolastiche e maggior senso della comunità.

Ma tra il sogno progressista di Bill Clinton e la sua realizzazione si parava la rigidità del sistema bancario in fatto di depositi cauzionali e puntualità nel pagamento delle rate, due pilastri che spesso poveri e minoranze non erano in grado di onorare. Ecco quindi che l’Amministrazione democratica decise che era giunto il tempo di chiedere alle banche di essere maggiormente “creative”.

Nel frattempo Ms. Achtenberg era indaffarata nel creare ovunque nel paese una rete di controllo, gestita da investigatori e avvocati, che passasse al setaccio i conti delle banche al fine di scoprire eventuali pratiche discriminatorie sulla base razziale, di genere o sulle disabilità. L’iperattiva Ms. Achtenberg pensava infatti che il razzismo fosse uno dei fattori principali nel non consentire alle minoranze di avere un livello di proprietà immobiliare pari a quello dei bianchi.

Nonostante fosse cosciente del fatto che non era possibile cambiare la testa della gente per legge, sia lei che il ministro della Giustizia, Janet Reno, decisero che era però possibile cambiare per legge l’atteggiamento delle banche. Il primo passo fu instaurare una sorta di apartheid al contrario nei confronti delle banche. Dato che i suoi investigatori e avvocati avevano scoperto poco o niente riguardo presunti pregiudizi da parte degli istituti di credito, si arrivò al paradosso del voler dimostrare il «trattamento di disparità frutto del razzismo istituzionale».

Cosa significa questa follia è presto detto: se una banca bocciava proporzionalmente più richieste di prestiti a neri che a bianchi era nei fatti razzista e doveva sobbarcarsi l’onore delle prova nel dimostrare il contrario o affrontare multe da milioni di dollari. A partire dal 1994 furono decine i casi del genere. Il delirio assunse dimensioni psichiatriche nel 1995 quando Ms. Achtenberg si sentì in obbligò di rendere noto che la dizione “master bedroom” sulle locandine che pubblicizzano case in vendita era vietata perché aveva «reminiscenze schiavistiche e patriarcali». Le banche, a quel punto, capirono che non restava altro da fare se non adattarsi al nuovo corso: tre quarti della porcheria che ha intossicato il mercato è stata emessa da loro.

Dalla metà degli anni Novanta cominciarono ad abbandonare i loro rigorosi criteri di prestito: i mutui erano concessi con solo il 3% di deposito richiesto o addirittura senza alcun deposito. Si scatenò una vera e propria corsa a chi offriva denaro e mutui facili a poveri e minoranze: tra il 1994 e il 1999 il numero di afro-americani e latini che comprò casa aumentò di due milioni.

Le banche nazionali (le nostre popolari, per capirci), responsabili per il rimanente quarto di prestiti subprime in circolo, furono messe sotto un differente tipo di pressione da parte dell’Amministrazione Clinton al fine di aumentare i loro prestiti a poveri e minoranze. Furono infatti posti in essere cambiamenti radicali nel Community Reinvestment Act (Cra) per dar vita a un sistema nel quale le banche venivano valutate in base al numero di prestiti offerti a cittadini della zona a basso reddito.

Un buon rating Cra fu reso necessario come conditio sine qua non per ottenere il via libera dai regolatori per fusioni, acquisizioni, espansioni o apertura di nuove filiali: nel dorato mondo dell’egualitarismo clintoniano aver pochi poveri e insolventi tra i propri clienti era un dramma per il business plan di una banca. Allo stesso tempo il governo fece pressione su Freddie Mac e Fannie Mae (le due agenzie semigovernative salvate dall’Amministrazione Bush all’inizio di settembre) affinché aiutassero l’espansione dei prestiti per mutui agevolati tra cittadini con basso o medio reddito e acquistassero dalle banche i subprime, ampliando enormemente il ruolo delle agenzie para-statali nel mercato immobiliare americano con l’effetto di indurre gli operatori a confidare nella implicita garanzia pubblica su tutti quei mutui.

Il resto è storia recente: la bolla che si gonfia fino a esplodere, gli stipendi che scendono invece di salire, le rate dei mutui non pagate, le ripossessioni e soprattutto derivati di derivati di derivati finiti ovunque negli asset di banche commerciali e d’investimento attraverso impacchettamenti ritenuti sicuri e lucrosi poiché garantiti tecnicamente dallo Stato attraverso i due giganti parastatali.

E lo Stato, nei fatti, salvando due mesi fa Fannie Mae e Freddie Mac ha garantito davvero quei mutui evitando un crollo di massa ma ha anche giocoforza spalancato le porte dell’inferno concretizzatosi nel crash borsistico di inizio ottobre e all’effetto domino cui stiamo assistendo e di cui non si vede la fine.

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 04:17

Caro utente anonimo, permettemi dissentire dal tuo pensiero.
Pensare e affermare che la colpa di quello che è successo è dell’amministrazione democratica di Clinton, è come dire che negli ultimi otto anni, il governo repubblicano di Bush era in vacanza sulla luna.
Parlare di banche come vittime del sistema mi sembra alquanto ardito.
Sono le banche ad aver fatto pressione sulla politica affinchè le severe norme per la concessione dei prestiti venissero allentate.
Mai vista una banca chiedere maggiore severità, riguardo le norme per la concessione dei prestiti!
Mi sembra che tu voglia dimostrare che la colpa della crisi è delle minoranze e delle persone meno abbiette, che “irresponsabilmente” hanno contratto debiti che poi non sono stati capaci di onorare!

Magari anche le cartolizzazionei dei mutui e subprime è colpa dell’esercito di “imbroglioni”.che hanno chiesto un mutuo per comprarsi una casa.

Qui ci dimentichiamo chi in questa crisi ha fatto soldi a palate, in primis i banchieri e gli speculatori immobiliari.
Ad oggi ancora non sono venuti a galla, gli incredibili giochi di prestigio che hanno compiuto quasi tutte le banche. Il modo il cui si sono agirate le norme sulla riserva frazionaria (già di se per se ridotta al minimo).
Ma quello che forse non verrà mai a galla è il modo in cui quasi tutti gestiscono le grandi società per azioni.
Ma questo è uno scandalo che oggi il sistema non si può permettere, del resto è una discussione che è perfino inutile iniziare.
Quando si guarda un probblema con i paraocchi dell’ideologia, si finisce solo per appioppare a qualcuno il ruolo di un capro espiatorio.

-IL Compasso-

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 05:56

La situazione italiana del mercato immobiliare non è paragonabile a quella USA:
a) l’italiano è sostanzialmente stanziale, mentre i cittadini USA hanno una notevole propensione a spostarsi, seguendo il lavoro;
b) l’acquisto con mutuo al 100% (o oltre) è un fenomeno che in Italia ha riguardato una parte non estremamente significativa della popolazione (per lo più immigrati) soltanto dal 2003 al 2007;
c) la “consistenza” stessa degli immobili è diversa: non quattro assi di legno, ma mattoni e calcestruzzo.
d) psicologicamente la casa ha avuto nel nostro Paese una funzione diversa: quella di garantire un porto sicuro per i risparmi altrimenti erosi dall’inflazione.

Questo non vuol dire che la situazione da noi sia rosea:
a) la vendita di appartamente nuovi si è sostanzialmente bloccata, anche in conseguenza del mutato atteggiamento degli istituti di credito. Pensate che Unicredit Banca per la casa (ora “assorbita” nella risistemazione del gruppo) ha previsto di erogare per il corrente anno il 25% rispetto all’anno prima)
b) si assiste ad un incremento delle procedure esecutive (anche se non drammatico come negli USA). Il problema è che gli immobili rimangono invenduti per mancanza di acquirenti. Aste deserte.
c) Anche l’usato non si vende: i venditori non hanno ancora compreso come i valori che avevano in mente siano irrealistici e che devono scendere di prezzo.

Dove andremo?
Certamente verso un ridimensionamento del valori immobiliari. Occorre al riguardo tenere presente questi punti:
a) In molte cittadine e nei paesi non esiste negli attuali prezzi una corposa plusvalenza. Il costo effettivo di una costruzione di buona qualità è di circa 1000 euro/mq, al quale deve essere aggiunto il prezzo dell’area, gli oneri di urbanizzazione, i costi di progettazione, gli oneri finanziari. Si potrebbe indicare per lo più ulteriori 500 euro/mq. Questo non vale nel meridione (prezzi più bassi) e nelle località di pregio nonchè nelle grandi città, ove le aree (se si trovano) hanno prezzi folli.
b) il mercato potrebbe scendere nelle grandi città in cui le posizioni di pregio hanno prezzi anche superiori ai 10.000 euro/mq, nelle cinture semicentrali di queste città (nelle quali appartamenti in palazzine modeste vengono venduti comunque a 3000/4000 euro/mq), nelle località turistiche (5000/10.000 euro/mq.)
c) occorre tener conto che non si è ancora compreso come la nostre case siano energivore. Questa componente non va sottovalutata. Se ci pensiamo bene un appartamento in una palazzina anni ’70 vale la quota parte dell’area su cui sorge, detratte le spese di demolizione e di smaltimento, Gli impianti infatti non sono più a norma, le mura perimetrali sono un colabrodo energetico, gli infissi pure… etc.

Premessa la considerazione di questi componenti, paradossalmente l’unica speranza per il mercato immobiliare sarebbe una ripresa… dell’inflazione, ciò di cui per ora non si vede nemmeno l’ombra

Un caro saluto a tutti
Daniele

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 12:23

Mi permetto di aggiungere alcune mie banali considerazioni ai commenti di Compasso e Daniele (che condivido) nei confronti del post # 16.

Naturalmente, il #16 tira la botta e nasconde la mano dietro l’anonimato, quasi che un qualunque nome, nick o segno di riconoscimento inventato lì per lì possa in qualche modo renderlo identificabile ai più (per quello c’è l’IP, stimabile #16).
Che bello “firmare” le proprie opinioni, anche con un nome fittizio… Ma questo è un altro discorso che attiene più spesso al “coraggio” di sostenere le proprie opinioni di fronte a tutti ed all’idea che il poterle eventualmente modificare, con il dialogo e il confronto, sia segno di intelligenza e maturità intellettuale.

Decisamente, la ricostruzione che #16 ci riporta dal settimanale inglese The Spectator è singolare e senza dubbio ideologicamente orientata. Forse c’era un articolo di segno opposto che il nostro volenteroso #16 ci ha censurato, mancando ogni riferimento alla data della pubblicazione e all’autore?

Molte affermazioni e ricostruzioni “storiche” dell’articolo, già ad una lettura da “prima impressione”, lasciano più di qualche perplessità sulle reali teorie che si vogliono dimostrare. Le Banche e gli operatori finanziari vittime di “poveri” e di “subculture”?
Ma per favore!

Di base c’è volutamente un intento discriminatorio: tutta la colpa della crisi economica originata dai subprime è evidentemente da addossare alle minoranze “povere” (di che?), possibilmente quelle danno più fastidio (a chi?), quelle nere (che dire di Obama?), le ispaniche (perchè i rom e gli albanesi li abbiamo noi in Europa?) e soprattutto la lobby GLBT – Gay, Lesbian, Bisex e Trans – (i figli reietti e abbietti delle famiglie per bene?) in primis.
All’appello mancano gli arabi (ma forse i terroristi kamikaze non hanno l’abitudine di acquistare casa a credito?) e gli ebrei (ma forse sono gli stessi banchieri di Goldman Sachs o di Merryl Linch?)…

Non si capisce, per esempio, perchè rivesta carattere di notizia e assuma rilevanza economica-finanziaria il fatto che la signora Roberta Achtenberg sia lesbica e attivista GLBT. Cosa c’entra la sessualità di una persona con il suo lavoro? E soprattutto che connessione può avere il gusto sessuale di questa signora, ai tempi ultraquarantenne, con la crisi economica?
(cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Roberta_Achtenberg, cioè una Harvey Milk al femminile)

La perversione (o la stupidità, come dice Benigni) del pensiero è già tutta qui…

Straordinario anche come le conseguenze del “raggiro” perpetrato dalla masse bisognose a danno delle banche-vittime abbia preso una piega talmente imponente da sfuggire a qualsiasi organo di controllo indipendente dalla politica.
Dove erano i controllori, probabilmente tutti “wasp”?

Che dire della frase (cito #16) “soprattutto derivati di derivati di derivati finiti ovunque negli asset di banche commerciali e d’investimento attraverso impacchettamenti ritenuti sicuri e lucrosi poiché garantiti tecnicamente dallo Stato attraverso i due giganti parastatali”?
Il delirio di onnipotenza nell’agire di banche private e dei rispettivi organi di gestione e controllo, l’avidità di potere e di denaro attraverso l’ingegneria finanziaria “creativa”, lo sfruttamento dei molti a favore di pochi ecc nulla hanno a che vedere con le presunte “responsabilità” delle minoranze etniche, sociali, sessuali, religiose ipotizzate dall’articolo…

Anonimo #16, le altre bolle finanziarie (petrolio, hi-tech, materie prime ecc) come le giustifichi?

Ci preoccupiamo solo del protezionismo economico?

Buona giornata

Marco Colacci
🙂

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 14:41

a Marco Colacci e a tutti gli altri
le mie scuse.

nel copio e incollo mi è sfuggita la riga del nome dell’autore dell’articolo: Mauro Bottarelli pubblicato da Notiziario.net

e per il momento voglio rimanere “anonimo”.

utente anonimo
Scritto il 24 Febbraio 2009 at 22:06

Al di là delle esagerazioni, c’è stato sicuramente una complicità dell’amministrazione. Ed è un dato di fatto che quando le banche non erogavano certi mutui erano accusate di discriminazione e le ” vittime” sono state tra l’altro difese dall’avvocato Barack Obama e con successo!.
Solo un dato di fatto.
RobertoLara

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