Un'atmosfera GENERALmente ELECTRICa!

Scritto il alle 07:34 da icebergfinanza

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In un suo recente discorso Yanet Yellen, governatrice della Fed di San Francisco ha sostenuto che la variazione dei prezzi degli immobili è saldamente legata alla ricchezza delle famiglie che a sua volta influisce sui consumi e quindi sulle prospettive per la costruzione di nuovi alloggi e la loro vendita.

In questi ultimi mesi, i mercati sono ipnotizzati dal fantasma della stagflazione, un misto di stagnazione/recessione e inflazione dimenticando che il centro di gravità permanente rimane in assoluto il mercato immobiliare e la sua stretta correlazione con l’economia reale.

In fondo questa è per gli economisti, la FED e il governo americano è una " recessione mentale " si guarda lo zero virgola più per giustificare un mondo irreale che non esiste più!

Unfortunately, it appears to me that there are at least three reasons for thinking that housing prices have further to fall "…..tre ragioni soltanto dice la Yellen….

a) il rapporto tra prezzi delle abitazioni ed affitti una sorta di price dividend/ratio ancora molto elevato rispetto allo standard storico, il che suggerisce un ulteriore calo prima di trovare un punto di equilibrio ( dal 10 al 15 % ancora secondo le mie previsioni )

b) inventari a livelli record, un eccesso di offerta alimentato dai REOs e dalle foreclosures, in grado di deprimere il settore edile e esercitare una pressione sui prezzi al ribasso.

c) terzo e più importante dalla voce di un governatore abbiamo la conferma alle nostre tesi ovvero che il " bottom line " è che i prezzi delle abitazioni scenderanno per tutto il 2009 e secondo me oltre!

Detto questo Voi sapete che ho sempre avuto una certa stima per la Yellen, in passato in grado di dare ad ogni situazione il suo giusto peso ma……

The Fed “cannot and will not allow a wage-price spiral to develop,” Yellen said today at a conference at the University of California-San Diego.

La Fed non può e non potrà permettere e consentire una spirale inflazionistica accennando anche ad un eventuale aumento dei salari, ma ecco che sorprende l’insolito ottimismo su un’economia che diversamente emana segnali di fumo!

The economy will “grow only modestly for the remainder of the year,” picking up in 2009.  Che stia salendo modestamente lo dicono solo i dati di facciata, consumi, investimenti, occupazione, produzione sono in forte rallentamento e non vedo come potrebbe riprendersi già nel 2009 quando l’effetto trascinamento combinato delle tre crisi influenzerà l’economia reale.

Se qualcuno avesse il tempo di fare un salto nel tempo sino alla mini recessione dell’anno 2001 potrebbe constatare che il PIL era rilevato secondo i dati preliminari in territorio positivo, ma solamente in seguito ad alcune revisioni si constatò che era in realtà negativo per poi scoprire ancora più in la negli anni che non rispettò i canoni due trimestri consecutivi negativi.

Una " recessione mentale " l’estremo tentativo per nascondere una realtà che ormai è paragonabile ad una malattia che non deve fare il suo corso a tutti i costi, quasi a dimenticare che spesso una recessione è quell’evento naturale che permette di riequilibrare ogni sorta di squilibrio. Oggi le banche centrali innondano i mercati di liquidità, vaccinano pesantemente l’economia, la tengono in piedi con medicinali e artifici contabili e monetari che puntualmente portano ad un crollo del paziente.

Il nostro amico Bill ci aveva aiutato con il termine " Sindrome generale di adattamento " la migliore espressione per descrivere la risposta automatica, inconsapevole e sistemica dei mercati a qualsiasi tipo di stress, anche a quelli che normalmente vengono ritenuti piacevoli e utili.

I farmaci, in generale, contribuiscono a mantenere il più a lungo possibile la seconda fase, nascondendo al cervello la reale situazione ecco quanto stà accadendo in questo momento storico, Ma alla fine (esaurimento) si chiede il conto, gli interessi sono altissimi ed il risultato può essere devastante.

La Sindrome Generale di Adattamento rappresenta inizialmente un sistema per proteggere e stimolare l’organismo a "lottare o fuggire" davanti ad una situazione stressante.

In Tempi Difficili avrete maggiori informazioni sulla sindrome in atto.

Detto questo è ora che le nostre vedette incomincino a spaziare su altri orizzonti, puntando sull’Inghilterra dove secondo il Guardian da un sondaggio della Camera di commercio su 5000 aziende evidenzia un calo degli ordini, tagli nell’occupazione, minori investimenti, dati che sono l’anticamera di una recessione, tre mesi ancora per una recessione tecnica.

La recessione farà crollare il prezzo del petrolio e di alcune materie prime, lentamente ed inesorabilmente potrebbe purificare l’aria dall’inflazione, sino a tradursi in un’ulteriore grande tragedia, una deflazione di difficile soluzione, una deflazione che oggi in America si identifica nei mercati mobiliari ed immobiliari.

Abbiamo già visto come il Pending Home sia di nuovo tornato alla realtà, la realtà di un indice che testimonia la salute finanziaria delle famiglie americane, compromessi di acquisto che sono la testimonianza di un contratto che non più prescindere dai redditi presenti e futuri. 

In settimana  la MBA ha comunicato che i tassi sui mutui ipotecari a 30 continuano a salire per non parlare di quelli relativi ai mutui ARMs, figurarsi se all’improvviso la politica monetaria dovesse cambiare direzione!

Nel frattempo mentre si continua a parlare del possibile salvataggio delle due agenzie governative Freddie Mac e Fannie Mae, tecnicamente insolventi, i dati provenienti dal mercato immobiliare testimoniano che il bottom della crisi è ancora lontano anni luce.

Il salto delle foreclosures di un 53 % dal giugno del 2007 è " mitigato " dalla frenata di un 3 % nel mese di giugno, mese e stagione che storicamente viene identificata con il periodo più propizio per le compravendite immobiliari.

Una famiglia su 501 nuclei familiari ha perso la sua abitazione, ha ricevuto un default o un avvertimento ( warned of a pending auction ), oltre 250.000 tra foreclosures, default notices, auction sales notices e REPOs ovvero bank repossessions. Giugno è il secondo mese consecutivo oltre le 250.000 unità con gli stati della California e Florida in testa dove la proporzione diventa una famiglia ogni 192!

Su foreclosurepulse blog della RealtyTrac troverete ogni informazione.

Click to enlarge

Resta infine da segnalare che le richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, il loro spettacolare calo di 58.000 unità è dovuto alla distorsione dell’ Independence Day . Difficilmente l’estate è la stagione dove esplode la ripresa del mercato del lavoro, mercato che come abbiamo visto segnala ormai sei mesi di perdita costante del lavoro, mitigata dal modello statistico stagionale C/N B/D Model!

Resta da vedere in futuro dove e come verranno assorbite le perdite del settore finanziario, al dettaglio ed automobilistico e osservare nella prossima tornata delle trimestrali quanti saranno i licenziamenti comunicati dalle varie corporate. I continuing claims, ovvero i sussidi continuati sono saliti di ulteriori 91.000 unità sino a raggiungere i 3.202.000.

Oggi è il giorno di General Electrics, il termometro per eccellenza dell’economia mondiale, l’atmosfera si fa GENERALmente ELECTRICa! Vedremo se la favola del decoupling volge al termine o se l’effetto trascinamento del dollaro debole e del sostegno dell’economia mondiale si potrà intravedere tra i conti del colosso globalizzato e diversificato americano.

16 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 07:55

Ciao Andrea e grazie per il tuo immenso lavoro. Altre volte in vista dell’uscita di alcuni dati ti sei espresso; per quanto riguarda GE di che avviso sei? I conti migliorano, e le prospettive?
Grazie
PEP

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 13:12

Ciao Andrea,

innanzitutto complimenti per il tuo lavoro. Dalla lettura del tuo articolo deduco indirettamente (correggimi se sbaglio) che tu valuti
positivamente il rialzo dei tassi deciso dalla BCE. Ritieni che questa misura possa fronteggiare l’inflazione? Di sotto ti posto due articoli che la pensano diversamente. Che ne pensi? Sarebbe grandioso se riuscissi a darmi una risposta!
Grazie in ogni caso per il tuo tempo che (ci) dedichi. Ago

Joseph Halevi Draghi Trichet e i salari italiani, il Manifesto 09 Luglio 2008

I giornali di sabato hanno riportato una strabiliante affermazione di Mario Draghi prendendola come oro colato. Invece avrebbe dovuto suscitare delle vivaci reazioni. Difendendo la decisione delle Bce di aumentare i tassi di interesse, Draghi ha sostenuto che la manovra costituisce una protezione dei salari. Infatti l’inflazione erode i salari monetari, per combatterla non si può che aumentare i tassi, proteggendo in tal modo il potere d’acquisto dei lavoratori. Il ragionamento presuppone che l’effetto dell’aumento dei tassi d’interesse sull’economia reale sia minimo e rapidamente riassorbibile. L’impatto del maggior costo del denaro si manifesterebbe principalmente sulla riduzione delle aspettative inflazionistiche, facendo quindi agire gli operatori di conseguenza sul piano dei prezzi.
Questa è pura fantasia. Se l’aumento dei tassi risultasse efficace la riduzione dell’inflazione avverrebbe attraverso la produzione, l’occupazione e la deflazione salariale, comportando un’ulteriore perdita del potere d’acquisto dei salari. A parità di condizioni, un costo del denaro più alto rallenta sia la domanda di investimenti, effettuati tramite il credito, sia la domanda di crediti da parte delle famiglie. La domanda globale ne soffre. La stagnazione della domanda può frenare sostanzialmente la spinta dei prezzi ma solo se questa proviene dall’interno dell’economia. Se invece la fonte è nelle materie prime e nelle derrate alimentari, i costi unitari di tutti i produttori continueranno a lievitare. Nella migliore delle ipotesi gli imprenditori, di fronte alla crisi delle vendite, diventeranno più cauti nel trasferire sui prezzi finali tutto l’aumento dei costi delle materie prime. Pertanto essi accetteranno una compressione dei margini di profitto. Tuttavia quest’ultimo aspetto, segnatamente alla stagnazione della domanda, riduce gli investimenti colpendo l’occupazione. Impauriti, sindacati e lavoratori staranno al gioco lasciando i salari monetari stagnare mentre i prezzi continueanno comunque a crescere per via del trasferimento, ancorchè parziale, dei prezzi delle materie prime sul prodotto finale. Nei confronti dell’inflazione l’aumento dei tassi appare incompleto mentre colpisce sia i salari reali che i margini di profitto delle imprese. Nelle condizioni attuali per essere efficace la Bce dovrebbe generare una recessione europea tale da schiacciare la domanda mondiale di materie prime i cui prezzi sono molto sensibili alla condizioni della domanda e dell’offerta. Fortunatamente nessuno pensa ad una soluzione così radicale. La manovra sui tassi, se si farà sentire, creerà ulteriori vincoli alla già atona economia dell’eurozona senza toccare le radici dell’inflazione. L’idea di affrontarla colpendo i settori e gli elementi che non l’hanno causata è logicamente assurdo e fa parte solo della pressione anche psicologica che, in mancanza di politiche, si vuole scaricare sui salariati, aggravando così la situazione.

INFLAZIONE di Maria Turchetto

Allora, la BCE ha alzato i tassi. La notizia è stata per un giorno sulle prime pagine dei giornali (Berlusconi ha detto che va bene, Sarkozy ha detto che va male, Barroso ha detto che bisogna fidarsi dei banchieri centrali, Tremonti non ha detto nulla ma ha mugugnato contro la speculazione -ci tornerò sopra) e senza una chiara spiegazione di che cosa significhi e che cosa comporti questa misura. Poi è finita nelle pagine economiche, e lì addio, peggio che mai: lì lo fanno apposta a non farci capire un tubo nulla. Lo fanno apposta, ve lo dico io: perché a furia di linguaggi pseudotecnici, gerghi per addetti ai lavori, reticenze, formulette ripetute a vanvera e balle varie anche questa volta ci stanno intortando.
Formuletta ripetuta a vanvera: il rialzo dei tassi è una misura contro l’inflazione. E’ una formuletta reticente, signori miei – dico a voi, caro il mio Trichet e caro il mio Draghi che la ripetete come una litania. Tirate un po’ fuori il vostro vecchio manuale di scienza delle finanze e leggete la frase per intero: il rialzo dei tassi è una misura contro l’inflazione da domanda. Forse è il caso di ridare un’occhiata a tutto il capitolo, già che ci siete: dice senz’altro – qualsiasi sia il manuale su cui ai bei tempi avete dato l’esame – che ci sono diverse cause e diversi tipi di inflazione. I manuali, in genere, ne citano almeno tre: l’inflazione da domanda, appunto; la cosiddetta inflazione inerziale, cioè la famosa spirale prezzi-salari, di cui parlate un po’ troppo spesso per i miei gusti; l’inflazione dovuta ad aumenti dei prezzi in mercati specifici.
Ora, vi pare una inflazione da domanda, quella attuale? No, dico: qui nessuno domanda più niente, né i privati né lo Stato, i consumi sono ai minimi storici, la spesa pubblica tagliata via a fette che peggio non si può, i commercianti piangono come vitelli e noi poveracci piangiamo anche di più – perfino il pane è diventato un lusso.
Vi pare una inflazione inerziale, causata dalla spirale prezzi-salari? Dico, siete scemi o ci prendete per il culo? Ma quale spirale! Qui in Italia, poi! E’ da quel dì che ci avete levato la scala mobile! Dati alla mano – e sono dati recenti – i lavoratori italiani sono il fanalino di coda dei 30 paesi OCSE (i paesi più industrializzati dell’occidente), con salari inferiori del 20% (in termini di potere d’acquisto del 22%) a quelli della media OCSE. Prezzi alti e salari bassi, questa è la realtà. Ma voi imperterriti: “la spirale prezzi-salari”, “la spirale prezzi-salari”, come dire: colpa vostra, allezziti, pretendete sempre troppo e poi ci ritroviamo con l’inflazione. Basta, eh?! Dico a lei, governatore Draghi, e anche a lei, signora Marcegaglia: finitela con questo tormentone, se ve lo sento ripetere un’altra volta vi prendo a manate.
E allora, non sarà mica un’inflazione dovuta ad aumenti di prezzi in mercati specifici? Guarda, direi proprio di sì, e mica bisogna essere delle aquile visto che il prezzo del petrolio è alle stelle – un prezzo che come tutti sanno si ripercuote sulla quasi totalità dei prodotti. Servirà a qualcosa, aver alzato i tassi? Guarda, direi proprio di no, su questo piano mi sembra una misura del tutto ininfluente, ma se per caso mi sbaglio pregherei il signor Draghi di spiegarmelo con pazienza. Ci pensi con calma, governatore. Intanto apro una piccola parentesi.
Una piccola parentesi sulla questione del rincaro del petrolio. Come mai è aumentato tanto? Perché le riserve si stanno esaurendo, perché i produttori producono poco per farci dispetto, perché i paesi emergenti ne chiedono tanto. Sì, sì, per tutto questo. Ma anche per un’altra ragione che quel genio di Jean Claude Trichet nega: per l’effetto della speculazione sui futures. I futures sono dei titoli derivati, cioè dei contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati in borsa, che fanno riferimento ad altre “attività sottostanti” – titoli, indici, valute, merci, crediti. In pratica, e per farvela breve, funzionano come scommesse sulle attività sottostanti: scommetti che quel poveraccio mi rimborserà il mutuo? E’ il contenuto di un derivato sui subprime, quella roba che ha fatto tracollare le borse e traballare molte banche, ve lo ricordate. Scommetti che il prezzo del petrolio salirà dell’altro? E’ il contenuto di un future sul petrolio. Ora è chiaro – anche qui non bisogna essere delle aquile – che se sono stati negoziati tanti futures di questo tipo, c’è un grosso interesse al fatto che il prezzo
del petrolio aumenti per davvero. Grosso interesse, non come il mio che ho puntato 5 euro al gioco del lotto. Loro – gli speculatori – ci hanno puntato un casino di soldi, e un casino di soldi, è chiaro, il mercato del petrolio alla fine lo influenza: è evidente – eppure Trichet lo nega. Come mai lo nega? Perché Trichet, il governatore della BCE, è il banchiere delle banche, e le banche – queste birichine – sui derivati ci hanno speculato parecchio, ultimamente… Ci pensate? Accusare le banche di contribuire all’inflazione? Santo cielo! Chi avrebbe mai questo coraggio? Eppure la faccenda è brutta: nel caso del petrolio – ma lo stesso discorso vale per i futures su altre materie prime – è evidente che il comportamento del capitale finanziario sta penalizzando pesantemente non soltanto famiglie e consumatori – cioè noialtri disgraziati, di cui alle autorità monetarie non potrebbe fregare di meno – ma anche numerosi settori produttivi. Sapete chi ha provato a dirlo? Tremonti. E’ uno dei pochi a dire che il problema è la speculazione, ma mi sa che lo stanno zittendo. Accusare le banche è come lottare contro i mulini a vento, a quanto pare: non c’è modo di spuntarla.
Ma torniamo al nostro Draghi. Gli ho chiesto una spiegazione: me l’avrà data? Tempo, ne ha. Lui decisioni così importanti come quelle del suo collega Trichet non le prende più – ormai le banche centrali dei paesi europei sono state esautorate dalla BCE – è quasi un mezzo pensionato, il nostro Draghi, ha poco da fare e tempo da perdere. Per questo fa tante prediche e tanti discorsi, nemmeno fosse un’autorità politica, che so, il ministro delle finanze o il ministro del tesoro. Allora, avrà trovato il tempo, almeno lui, di dire una parolina sul caro-petrolio e sul perché il rialzo dei tassi dovrebbe risolvere il problema?…

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 13:22

Dal New York Times di oggi

Fannie Mae and Freddie Mac are so big — they own or guarantee roughly half of the nation’s $12 trillion mortgage market — that the thought that they might falter once seemed unimaginable. But now a trickle of worries about the companies, which has been slowly building for years, has suddenly become a torrent.

Un bravo ad Andrea che questa crisi ha previsto da molti molti mesi.

Guido

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 17:28

Capitano!!!
cosa sta succedendo oggi venerdi’ 11 luglio 2008 in America?Ascoltando Bloomberg si ha l’impressione che Freddy and Fanny stiano facendo collassare non solo la finanza ma anche il governo americano.Riunioni straordinarie alla Casa Bianca, dichiarazioni di Bush che responsabilizza i democratici e copertura quasi totale di Bloomberg circa la nazionalizzazione di queste due agenzie.Non sono competente per valutare con obiettività quello che sta succedendo ma ..sembra pero’ che ci sia del panico!!
Marco
Bruxelles, ore 18.

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 17:34

..mi scuso per l’errore:volevo scrivere Fannie e Freddie naturalmente
Marco

Scritto il 11 Luglio 2008 at 18:42

Ciao Marco, sta succedendo semplicemente quello che il mercato immobiliare, la farfalla subprime, quell’insignificante pezzo di economia americana non in grado di contaggiare l’economia, parola di Bernanke, Bush e Paulson, nulla da dire ottimismo istituzionale e mi fermo qui, quello che da mesi vado sottolineando, ovvero che la caduta delle quotazioni ben lungi dal suo bottom ha annullato il patrimonio delle due agenzie federali e al di là delle solite ideologie di mercato è necessaria l’ennesima socializzazione delle perdite con la nazionalizzazione dei due ex giganti d’argilla!

Credo che ben pochi hanno compreso la portata di questa crisi che probabilmente senza l’intervento della Fed e degli Stati Sovrani avrebbe fatto impallidire la Grande Depressione del ’29!

Per quanto riguarda i tassi AGO io non sono d’accordo innanzitutto con al teoria monetarista, la teoria di Milton Friedma che risolve ogni rischio di recessione o deflazione innondando il mercato di liquidità anestetizzando la realtà e stimolando ogni tipo di bolla.

La recessione è il naturale evolversi della fine di un ciclo economico ma oggi non è assolutamente ammessa nel mondo incantato della crescita infinita e quindi oggi non si tratta di essere a favore di questa o quella politica monetaria la teoria della spirale inflazione salari rialzo dei tassi è di natura accademica e se voliamo storica, vallo a spiegare a coloro che non arrivano a fine mese, ma il problema non è oggi cosa è meglio fare ma per quale motivo sulla base di un presunto fantasma deflattivo ieri si è permesso un periodo irripetibile di liquidità che alimenta solo e sempre la speculazione!

Se poi qualcuno vuole ancora convincermi che oggi la volatilità delle materie prime e petrolio in genere sul breve termine non è speculazione favorita dall’indebitamento in dollari lasci perdere e pensi solo ai fondamentali di lungo termine su quelli possiamo discutere il resto sono favole neanche tanto originali.

E settimane che vi raccontano del rimbalzo che verrà, oggi si sente parlare della ormai leggendaria primavera del 2009 come punto di svolta e via via si rimanda nella nebbia eterna!

Icebergfinanza è probabilmente l’unico in Italia insieme a pochi altri e sottolineo Italia, che attraverso analisi e ricerche, notizie riscontrabili ha sviscerato nei minimi particolari ogni momento di questa crisi e credo non vi sia nulla che alla fine non si sia realizzato dal punto di vista fondamentale.

Fortuna? Casualità? Coincidenza?

Si se avessi scritto due righe senza alcun riscontro, si se avessi parlato del nulla, ma è stato un lavoro immenso, spesso solitario, controvento ma al di là di tutto questo l’altra faccia della medaglia è la realtà quotidiana di tutti i giorni sopratutto nei sotterranei dell’Umanità e non è assolutamente ammissibile che il sistema mercatista e monetario sia in mano a delle ideologie che spesso nella loro demenzialità, annullano il lavoro di milioni di persone, le speranze e i sogni per un pugno di dollari!

Avevo solo una certezza, la verità è figlia del tempo, perchè era in corso una sorta di sottovaluzione globale, oggi sono stanco ma sereno, questa avventura non ha modificato la mia situazione economica, non cambierà nulla nella mai vita, ecco la risposta a quanti lasciano qua e la nelle mail il sospetto, sospetto che fa più rumore di fronte ad una condivisione, alla reciprocità, oggi si ragiona solo in termine economici ma si dimentica che spesso non esiste nulla che possa quantificare economicamente la stima di quanti hanno condiviso questo viaggio e messo in salvo i loro risparmi, quanti hanno conosciuto un piccolo scorcio di mondo alternativo, la possibilità di un futuro diverso, uomini e donne che senza rumore e spesso senza interessi contribuiscono alla speranza di ogni alba quotidiana.

Buon fine settimana Andrea

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 18:58

Santo Dio Onnipotente !

———–

WALL STREET ALLE CORDE, SELL SU TUTTI I FRONTI
di WSI
Il Dow Jones viola la soglia degli 11000 punti per la prima volta in due anni. Finanziari stremati dai crolli di Fannie & Freddie. Situazione critica, meeting d’emergenza del governo. Petrolio sopra i $147, poi ritraccia.

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.aspx?art_id=593602

utente anonimo
Scritto il 11 Luglio 2008 at 23:49

Grazie della risposta, Andrea. Comprendo la tua giustificata rabbia contro le iniezioni di liquidità che non stanno facendo altro che alimentare la speculazione sulle materie prime, favorite dall’indebitamento in dollari. Rimango comunque sempre con un dubbio: la decisione della BCE di alzare i tassi come la collochi in questo contesto? Si intende in questo modo frenare la speculazione (un’inversione a 360 gradi rispetto alle iniezioni di liquidità attuate in coordinamento con la FED l’anno scorso)? O innescherà ulteriore pressione ribassista sul dollaro, favorendo dunque la speculazione come hai ricordato nel tuo ultimo commento? In ogni caso, hanno ragione gli autori dei due articoli che ho postato a paventare danni sull’economia reale?
In merito a Friedman, le immissioni di liquidità per risolvere rischi di recessione o deflazione non sono una contraddizione interna alla teoria monetarista e alla sua attenzione al controllo dell’offerta di moneta da parte delle banche centrali?
Sperando di non aver annoiato, tanti saluti. Ago

utente anonimo
Scritto il 12 Luglio 2008 at 00:14

GIALLO E INSIDER TRADING, NOTIZIA FALSA E MAXI RIMBALZO DI FREDDIE

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.aspx?art_id=593656

per sostenere il mercato in caduta libera si è arrivati addirittura a diffondere una notizia falsa nell’ultima ora di contrattazioni! è pazzesco! quali espedienti si inventeranno ancora? quando ci sveglieremo da questo incubo?
Capitan_Ð

utente anonimo
Scritto il 12 Luglio 2008 at 09:25

Cia Andrea, a proposito di canzoni ti ricordi quella dei Genesis…. Land of Confusion …… Roberto.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/07/indymac-bank-fallimento.shtml?uuid=84921f2e-4fe5-11dd-b867-c457b846b38b&type=Libero

Usa: fallisce la IndyMac Bank Si aggrava la crisi finanziaria
di Marco Valsania

Le autorità americane sono state costrette a rilevare la IndyMac Bank, una delle principali casse di risparmio americane specializzate in mutui.
Il collasso dell’istituto, consumatosi nella notte, e’ uno dei piu’ grandi fallimenti bancari nella storia degli Stati Uniti: IndyMac ha asset per 32 miliardi di dollari. L’istituto riaprira’ i battenti lunedi’ mattina sotto la gestione dell’agenzia federale Federal Deposit Insurance Corp. (Fdic).
Il fallimento costera’ alla Fdic, e quindi ai contribuenti, tra i 4 e gli otto miliardi di dollari, prelevati dal suo fondo che assicura i depositi bancari e che oggi dispone di 53 miliardi di dollari. Il collasso piu’ grave tra le banche americane e’ stato, nel 1984, quello della Continental Illinois National Bank & Trust con asset per 40 miliardi di dollari.
Il fallimento di IndyMac e l’intervento governativo sono diventati il segno piu’ evidente del continuo aggravarsi della crisi dei mutui e del credito. Le autorita’ temono che il crack nel settore finanziario non sara’ l’ultimo. Negli ultimi giorni anche la crisi dei colossi dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac ha scatenato voci di possibili e colossali salvataggi pubblici in arrivo.
Nella vicenda di IndyMac una delle agenzie di regolamentazione bancaria, l’Office of Thrift Supervision, ha accusato l’influente senatore democratico Charles Schumer di essere responsabile del fallimento: avrebbe seminato il panico inviando a fine giugno una lettera alle autorita’ che metteva in dubbio la solidita’ finanziaria della banca. Negli undici giorni successivi i risparmiatori hanno ritirato ben 1,3 miliardi in depositi. Ma Schumer ha risposto che la responsabilita’ e’ invece tutta dell’inadeguata supervisione: le autorita’ federali avrebbero dovuto svolgere il loro compito di controllo, impedendo alla banca di utilizzare irresponsabili pratiche nei prestiti immobiliari.

Scritto il 12 Luglio 2008 at 09:43

Nel recente post dal titolo ” SOSPESI NEL VUOTO ” così scrissi con tanto di link di riferimento :

Dopo le preoccupazioni del senatore SCHUMER sulla solvibilità di Indymac, strani rumors circolano a Wall Street!

La lettura della lettera agli stakeholder di Indymac, sul blog della stessa Indymac Bank via Calculated Risk, risulta alquanto inquietante ma ci fà comprendere come la situazione per alcune realtà finanziarie sia in netto peggioramento con un incremento dei rischio default.

Icebergfinanza ha sempre la prua del proprio veliero avanti a tutti in qualunque occasione, ogni visione sino ad oggi si è avverata, un viaggio assolutamente gratuito, gratuità che pochissimi sono in grado di apprezzare, presi a navigare da un sito all’altro alla ricerca di indicazioni e fari spesso in contraddizione, sirene spesso interessate che raccontano favole immaginarie non corrispondenti alla realtà.

Questo è Icebergfinanza, un veliero controvento che da tempo immemorabile ha compreso l’insostenibilità di questo sistema.

Buon fine settimana a tutti!

Andrea

utente anonimo
Scritto il 12 Luglio 2008 at 09:51

GIALLO E INSIDER TRADING, NOTIZIA FALSA E MAXI RIMBALZO DI FREDDIE
di WSI
Il titolo della societa’ di mutui recupera la perdita dal -45% segnato in avvio. Un rumor di Reuters si rivela falso: Ben Bernanke non ha mai garantito la liquidita’ necessaria per salvare la societa’.

utente anonimo
Scritto il 12 Luglio 2008 at 11:04

Senatori USA cercano di arginare la speculazione petrolifera

12 giugno 2008 – Il 2 giugno si sono tenute al Senato le udienze sull’impennata dei prezzi del petrolio e il prof. Michael Greenberg dell’Università del Maryland ha riferito agli esponenti della Commissione Commercio del Senato che il 35% dei future di Intermediate Crude del West Texas trattati negli USA sono finiti nel “mercato nero”, quello in cui non ci sono regole di sorta ma è completamente controllato dagli inglesi.
All’inizio della seduta la sen. Maria Cantwell ha detto: “L’America può rimanere sorpresa dall’apprendere che i nostri mercati dei future petroliferi sono stati sostanzialmente deregolamentati dalle decisioni prese a porte chiuse dalla U.S. Commodity Futures Trading Commission (CFTC). Questa ‘scappatoia di Londra’ insieme alla ‘scappatoia del Dubai’ tengono allo scuro importanti fette del mercato dell’energia. E senza una giusta luce, i manipolatori hanno troppo spazio di manovra”.
Riferendosi alla stessa agenzia di controllo governativa statunitense CFTC un altro testimone ha detto “si è inginocchiata di fronte agli inglesi” quando ha permesso che una grossa parte della speculazione sui future del mercato petrolifero USA sia “regolamentata” dalle autorità di Londra e del Dubai, invece che da quella Americane.
Il 25 maggio la sen. Maria Cantwell e 22 colleghi senatori hanno sottoscritto una lettera in cui si chiede al CTFC di chiudere “la scappatoia di Londra”. Il presidente Walter Lukken ha risposto il 29 maggio assicurando di prendere iniziative, in autunno! Ma questo scambio epistolare da solo è bastato a frenare la folle corsa al rialzo dei prezzi, ha spiegato Greenberger, che sono passati dai 135 ai 125 dollari. A conclusione della seduta la sen. Cantwell ha detto “adesso ci saranno tanti firmatari in più e sono convinta che il CFTC prenderà le misure richieste dall’economia e dalla moralità della popolazione americana”. In caso contrario ha detto che il senato interverrà per imporre con la legge al CFTC di agire.

“La scappatoia di Londra” dietro l’aumento del petrolio

Quando il petrolio raggiungerà i 200 dollari al barile non sarà colpa dei cinesi che vogliono avere l’automobile ma degli speculatori di Londra, hanno spiegato gli esperti alla Commissione Commercio del Senato USA il 2 giugno. Gli esperti hanno confermato che i prezzi petroliferi sono stati spinti in alto dagli speculatori del mercato off-shore delle materie prime che fa capo a Londra, sotto la supervisione delle autorità britanniche, evidentemente consenzienti. A questo fenomeno è stato dato il nome di “scappatoia di Londra”.
Gli esperti ascoltati hanno spiegato che il 35% dei future sul greggio chiamato “West Texas Intermediate” sono trattati sulla piazza di Atlanta, in Georgia, presso la Intercontinental Exchange (ICE) attraverso una sussidiaria di Londra, la International Petroleum Exchange. Quest’ultima fu fondata nel 1980 da un gruppo di speculatori del settore energetico e delle materie prime e fu poi fusa con la ICE nel 2001. Giuridicamente è un off-shore del mercato di Londra sotto la supervisione della British Financial Services Authority (FSA) ed è pertanto al di fuori della giurisdizione della Commodities Futures Trading Commission (CFTC)!
Il prof. Greenberger ha spiegato che nei mercati off-shore controllati dai britannici, un gruppo di banche e di hedge funds “stanno continuando e replicando il crac dei ‘subprime’, con tutti i loro derivati, sui mercati delle materie prime”. Secondo Greenberger circa il 70% dei future del petrolio trattati negli USA sono pura speculazione e il 30% sono fatti da Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan Chase. Greenberger ha aggiunto molto ironicamente che si capisce come mai chi controlla il prezzo del petrolio “abbia previsto” che passerà dai 130 ai 200 dollari il barile.
Le stesse banche ed hedge funds acquistano inoltre grandi quantità di prodotti petroliferi e li tengono fuori dal mercato mentre spingono il dollaro al ribasso, in maniera da spingere al rialzo i prezzi petrolieri. Queste operazioni di incetta non sono solo speculazione, ma manipolazione dei mercati, un fenomeno che è negato dalla CFTC e dalla SEC. Ma “il maggior proprietario di gasolio da riscaldamento nel Nordest è la Morgan Stanley” ha riferito Greenberger.
La FSA britannica ha inoltre consentito a queste banche ed hedge funds di designarsi come traders “commerciali” piuttosto che “finanziari” — presentandosi cioè come se fossero compagnie aeree o distributori di carburanti che hanno bisogno di acquistare prodotti petroliferi a termine, cioè con futures. Di conseguenza non ci sono limiti alle posizioni speculative che essi finiscono per assumere.

http://www.movisol.org/08news128.htm

utente anonimo
Scritto il 12 Luglio 2008 at 16:08

Speculazione sotto gli occhi…scusate, proviamo a ragionare con le nostre teste, avate visto che che tempismo si sono alzati i prezzi alle pompe dei prodotti petroliferi, questa e’ SPECULAZIONE, quando passate dal benzinaio, non abbiate paura a dirlo…se ieri il barile toccava 147 USD come e’ possibile che immadiatamente vi sia stato un aggiornamento immediato, supponiamo che proprio ieri avessimo comprato (fisicamente) un barile, occorreva trasportarlo, stoccarlo, raffinarlo distribuirlo e finalmente arrivava alla pompa, in almeno 110-120gg per cui oggi il pieno lo dovreste pagare ancora al prezzo di qualche mese fa, ma non e’ cosi…perche’ non cominciamo a chiamare le cose con il proprio nome…non guasterebbe a nessuno.
Saluti
Massimo

utente anonimo
Scritto il 13 Luglio 2008 at 12:10

Hai ragione Massimo…
ma in fondo siamo noi tutti che glielo lasciamo fare.
Chissa che la poverta’ riavvicini la gente.

MM

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