http://www.floornature.net/articoli/articolo.php?id=409&sez=3&lang=it
Con l’espressione "Mark to market" secondo Wikipedia si intende un metodo di valutazione in base al quale il valore di uno strumento o contratto finanziario è sistematicamente aggiustato in funzione dei prezzi correnti di mercato.
Un’altra definizione raccolta su internet identifica il " Mark to Market " con modelli gestionali del rischio di credito che oltre all’inadempienza della controparte, considerano anche la possibilità che il semplice deterioramento del merito di credito del prenditore generi un abbassamento di grado d’investimento comportando automaticamente una diminuzione del valore di mercato degli attivi in bilancio e di conseguenza una possibile svalutazione.
Abbiamo già visto insieme in un articolo apparso sul FinancialTimes dal titolo True impact of mark-to-market accounting in the credit crisis il potenziale decelleratore finanziario del modello in questione che Tobias Adrian della Fed di New York che gli amici del blog hanno già conosciuto e Hyun Song Shin della Princeton University nel loro LIQUIDITY_&_LEVERAGE trattano in relazione all’utilizzo della leva finanziaria.
Sembra chiaro nell’articolo l’impatto dell’introduzione di questo nuovo modello, una leva più o meno costante nei bilanci delle istituzioni finanziarie, una leva che dovrebbe funzionare esponenzialmente in senso contrario creando un " negative feedback loops " con un impatto distruttivo su ogni tipo di prodotto strutturato, prezzi degli immobili o quotazioni azionarie. Sul FINANCIALTIMES abbiamo già visto un articolo che ricorda come nel 1993 negli Stati Uniti è stata approvata una regola che ha spianato la strada al " market to market " una regola memore della US Saving & Loan Crisis, quando le perdite furono nascoste tramite il cosidetto concetto del " costo storico ", costo storico che in fondo portò al dissesto della Enron!
Ebbene la creatività americana è arrivata a risolvere il problema alla radice, una creatività che proviene direttamente dalla SEC Securities and Exchange Commission che in una sua lettera alle società………( from NORRISBLOG_NYTIMES )
The Securities and Exchange Commission is out today with a letter to companies that own a lot of financial instruments whose current market value must be reported to shareholders. For more than a few companies, disclosing market values is neither easy nor convenient.
Ebbene i lettori conoscono il famigerato terzo livello, livello nel quale ormai sono stivati assets in quantità tale da superare il capitale netto delle istituzioni finanziarie. Un effetto diretto sui bilanci che porterà ad un’ulteriore contrazione del credito, svendita di assets che a loro volta portano ad una riduzione dei valori con conseguenti svalutazioni da parte dell’intero sistema. Un modello che nelle fasi di euforia non comportava nessun problema ma che oggi con un esemplare effetto boomerang sta ritornando sui suoi passi.
Più volte avevo prospettato la soluzione più semplice al complesso problema del modello " mark to market " una delle ennesime soluzioni che ci ha abbituati il mercato, ovvero un " time out " in piena regola, la sospensione a tempo determinato del modello in questione.
Ma la SEC americana sembrerebbe aver fatto un passo avanti: ignorare completamente i prezzi di mercato se non corrispondono alla realtà in sintesi se non piaciono.
"Under SFAS 157, it is appropriate for you to consider actual market prices, or observable inputs, even when the market is less liquid than historical market volumes, unless those prices are the result of a forced liquidation or distress sale .
…….a meno che i prezzi non siano il risultato di una liquidazione forzata o una vendita " disperata "…..diversamente suggerisce la SEC quando i prezzi non sono disponibili è appropriato utilizzare " unobservable inputs " che riflettano l’ipotesi soggettiva di quello che il mercato avrebbe altrimenti prezzato….
Floyd sostiene che questo è un invito a nozze per la soggettività di Wall Street la quale pensa che oggi ogni vendita è una vendita forzata, vi sono intere categorie di CDO in cui la maggior parte se non tutti sono vendite forzate in base all’eco delle margin calls ovvero chiamate di margine.
Semplicemente geniale la creatività istituzionale americana, chissà per quale motivo la stessa regola non viene applicata ai mutuatari possessori di abitazioni che spesso hanno un valore inferiore al mutuo contratto, se la loro condizione presuppone una vendita " forzata " dell’abitazione in base alle margin calls chiamate in foreclosure, pignoramenti forzati per l’irreale valutazione del mercato alle loro proprietà non sarebbe un’idea permettere anche a loro di depositare temporaneamente nel terzo livello della loro immaginazione l’impossibilità di onorare una rata o attendere tempi migliori.
In fondo Goldman Sachs ritiene che miliardo su, miliardo giù 460 o 1200 miliardi di perdite o svalutazioni sono solo un tunnel buio dove ognuno vede al luce che trova.
Confesso di aver esagerato, ma non vi è nulla da scherzare, oggi si stanno superando tutti i limiti, nella finanza creativa piuttosto che nella creatività della banche centrali o nelle interpretazioni delle regole di bilancio utilizzando sistemi al limite della legalità.
In fondo la fonte dell’eterna giovinezza, forse esiste davvero nella fantasia di un mercato che non vuole prendere atto della realtà.
Sono curioso di sapere quale sarà o è attualmente il ruolo delle società di revisione, quelle perle che ai tempi di Enron & Worldcom lasciarono un’impronta indimenticabile.
Ma torniamo a noi, alla frenesia del mercato, quella sensazione che stia per inaugurarsi un rimbalzo di alcune settimane, alcuni di Voi vivono questa frenesia ma torno a riconfermare le mie visioni semplici ma efficaci, ripeto visioni non per pirati o corsari degli oceani finanziari, ma per navigatori di lungo medio e lungo termine, CASH IS KING & IN GOLD WE TRUST!
Per cash da ormai tempo immemorabile consiglio tranquille isole tropicali dal clima euribor, clima di breve termine, clima da verificare attentamente a seconda della patrimonialità dell’emittente, senza lasciarsi sedurre da spread esotici.
Ebbene credo proprio che per i prossimi mesi …Aprile non ti scoprire…di Maggio non ti fidare e per Giugno fa quel che ti pare…..ma di Giugno parleremo a tempo debito.
Ho sempre cercato di corredare ogni visione di riferimenti, notizie, analisi che potessero rendere consapevole il lettore di quanto stesse accadendo, un lavoro in più ma indispensabile per poter valutare e analizzare ogni mia visione. Nessuna speranza di nessun tipo per il trimestre che verrà, chi mi segue da tempo conosce l’oceano del realismo, lo stesso realismo che oggi molti navigatori stanno attraversando provenienti da orizzonti di ottimismo infinito.
Alcuni analisti sostengono che il mercato abbia scontato ogni uragano e tempesta possibile, ogni scenario che non preveda improvvisi e innaspettati shock esogeni. Beata innocenza, di quale scenario parlano coloro che non riescono a vedere a un metro dalla nebbia di questo tempo, un cieca fiducia nelle proprietà terapeutiche di una banca centrale che in passato ha dimostrato di sottovalutare ripetutamente il contagio subprime elogiando il sistema economico e finanziario americano?
Ebbene il nome di questo blog Icebergfinanza è sinonimo di attenzione ai pericoli nascosti sotto gli iceberg che girano indisturbati per l’oceano finanziario dal gennaio dello scorso anno, ne abbiamo avvistati ed esplorati a centinaia insieme, nessuno ripeto nessuno prima di allora aveva preso in seria considerazione il fenomeno subprime.
Nasceva cosi con LA_GRANDE_DERIVA_DELL’ICEBERG_IMMOBILIARE AMERICANO un viaggio attraverso i segreti e la massa nascosta di uno dei fenomeni più irrazionali della storia della finanza mondiale un viaggio che trovava la sua consapevolezza nel post dal titolo LA_TORRE_DI_BABELE:_SUBPRIME,_SOLO_LA_PUNTA_DI_UN_ICEBERG datato 4 aprile 2007. Confesso che rileggendo i primi post di questo viaggio ho provato una sensazione di brivido infinito, quasi una mano, un destino superiore avesse guidato questa atttraversata.
Ebbene nel corso della settimana vedremo di analizzare insieme tutti i perchè dell’illusione di un mercato che insieme alla National Association of Realtors mese dopo mese intravede la luce in fondo al tunnel, un’analisi dettagliata con cifre e riferimenti che ci aiuteranno a comprendere quanto lunga sia ancora la dinamica deflattiva del mercato immobiliare americano. Un appuntamento da non perdere!
Torniamo ora nell’oceano del realismo cercando di comprendere insieme il motivo per cui a breve a parte qualche rimbalzo tecnico la tendenza principale è destinata a proseguire.
Spesso in passato ho evidenziato l’assoluta convinzione che il mercato non fosse in grado di scontare sino in fondo gli sviluppi futuri di questa crisi ed in maniera particolare la sua correlazione sistemica. Tralasciando per un attimo il fenomeno subprime, il credit crunch e la paralisi del mercato dei prodotti strutturati, ritengo che non si sia preso in seria considerazione il potenziale recessivo dell’economia e il suo contagio attraverso i profitti delle imprese. Esportazioni e turismo non sono assolutamente in grado di tenere a galla l’economia americana ed oggi più che mai le prospettive di utile sono sopravvalutate, non tanto nel settore finanziario quanto nella generalità degli altri settori.
Queste sono le attese per il primo trimestre dell’anno:
Thanks to BESPOKEINVEST
Ebbene si tratta di un quadro ancora abbastanza rassicurante viste le previsioni di una pronta ripresa dalla seconda metà dell’anno grazie a, pensate Voi, 500/1000 dollari unatantum nelle tasche dell’eroico consumatore americano e sgravi fiscali per le aziende americane da investire in un ambiente recessivo.
PAUL_KASRIEL uno dei miei economisti preferiti ci aiuta a comprendere sino in fondo cosa ci aspetta.
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Con il rilascio definitivo del PIL del quarto trimestre del 2007 il Commerce Department ha rilasciato anche la stima definitiva degli utili societari, stima che vede una contrazione per la prima volta dal 2001 con la variante dollaro che ha sostenuto " artificialmente " le corporate estere. La crescita totale dei profitti ha registrato un incremento inclusi gli earnings di oltremare del 2,7 % contro il 13,2 % del 2006, la crescita più lenta dalla recessione del 2001. I profitti interni sono scesi del 3 % per la prima volta dalla stessa recessione del 2001. IL US corporate capital spending dipende in larga parte dai profitti generati all’interno della nazione e non da quelli esteri come sostiene David Rosenberg capo economista della Merrill Lynch.
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Chart 1 Grafico 1
Il mercato ha identificato la caduta dei profitti con la debolezza dei profitti del settore finanziario , escluso il settore finanziario o quasi il resto è tutto roseo. Kasriel ricorda che entrambi i settori sono scesi nel corso del 2007 del 3,7 % per i nonfinancial e dell’ 1,8 % per i financial primo o calo dal 1998.
Chart 2 Grafico 2
La debole crescita dei profitti aziendali nel 2007 e le negative implicazioni per il 2008 generano cattive aspettative per la spesa in conto capitale ovvero gli investimenti e per quanto riguarda le operazioni di buy backs che lo scorso anno hanno raggiunto il record di 677 miliardi .
Ecco quindi spiegata la relativa tenuta dei mercati americani lo scorso anno e il sospetto che l’anno in corso vedrà una sensibile riduzione di questo tipo di sostegno al mercato.
Questa è informazione finanziaria, da questi dati potete avere un’idea di quello che ci aspetta nel corso dell’anno.
Ora vorrei segnalarvi un’altro iceberg in circolazione, le famigerate CREDIT CARDS attraverso quest post di RESEARCHCAP dal titolo Warning Signs Seen in Rising Credit Card Delinquencies, un report di CREDIT SIGHTS che testimonia come le insolvenze i default nelle carte di credito sono in aumento.
While not ready to sound the alarm, CreditSights sees warning signs in the rising rate of credit card debt delinquencies.
In a new survey of US credit card Asset-Backed Security collateral performance, CreditSights finds and that pool performance has deteriorated significantly over the course of the last eight months. “Despite that deterioration, however, credit card ABS collateral delinquencies are still well within the normal historical range, and the ratings on credit card ABS senior tranches appear to be safe for now.”
….nonostante questo, nonostante il deterioramento, tuttavia le credit card ABS collateral delinquencies sono ancora ben al di sotto della normale serie storica e i rating sulle ABS senior tranches delle carte di credito sembrano essere sicure per ora, sembrerebbero, potrebbero, chissà sempre che l’onda della disoccupazione non travolga questo oceano di debito esponenziale……..
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we find some worrying evidence that delinquencies are rising more rapidly than what might have been historically normal given recent trends in unemployment……quindi date le attuali condizioni economiche gli obbligazionisti degli ABS credit card ovvero bond garantiti dalle sottostanti carte di credito potrebbero aver qualche problemino in futuro, più di quanto si potesse attendere, meno di quanto nessuno abbia mai voluto analizzare aggiungo io.
A parte forse qualche piccolo o grande pesce di aprile dall’indice ISM Manifatturiero nei prezzi pagati per le merci, la settimana entrante ci riserverà una batteria di dati impressionanti dal mondo del lavoro, un ulteriore termometro dell’economia americana, occupazione degli indici ISM e della Automatic Data Processing ovvero il settore privato, sussidi di disoccupazione sino ai payrolls di venerdì, dati da far tremare il dollaro, in compagnia del Chicago PMI, degli ordini all’industria, passando per l’ormai anemica spesa delle costruzioni.
Dall’ HELP_WANTED_INDEX del Conference Board pubblicato il 27 marzo nessuna novità per il resto sappiamo come stanno andando i sussidi di disoccupazione e se vogliamo a scendere nei dettagli aiutandoci con gli indicatori che stanno incominciando ad uscire basta ricordare che l’ EMPIRE_STATE_MANIFACTURING_SURVEY della Fed di New York segnala un sostanziale nulla di fatto nell’occupazione mentre il PHILADELPHIA_FED_INDEX ricorda che …..Indexes Suggest Weakness Continues!
Per quanto riguarda l’occupazione ……Continued weakness was also evident this month in responses about employment and hours worked. The percentage of firms reporting a decrease in employment (20 percent) was slightly higher than the percentage reporting an increase (15 percent), and the current employment index fell from 2.5 to -4.7, its second negative reading in three months. Weakness was most evident this month in hours worked: 21 percent indicated declines in average hours worked; 11 percent reported increases. The average workweek index dropped from -3.9 in February to -10.0 this month.
Nel frattempo Lehman Brothers se mai non bastassero i problemi relativi alla sua liquidità vera o presunta si ritrova con problemino MADE_IN_JAPAN e UBS vara un piccolissimo aumento di capitale per ben 16.1_billion di franchi svizzeri. UBS inoltre ……UBS Lowers Price of Security Seen as ‘Cash’ from
WSJonline. ovvero si tratta solo di un problemino di liquidità, leggetevi questo post perchè le sorprese non sono finite, non sono affatto finite.
Auction-rate securities are long-term bonds that were treated as short-term securities because investors could sell them at auctions that took place every few weeks, which also served to reset the interest rate the bonds paid. Auction-rate securities generally paid higher yields than savings accounts or money-market funds, so they became popular among investors looking for safe places to park cash. That has meant investors’ can’t get their cash, which in many cases was being stashed for immediate needs such as tuition, home down payment or medical needs.
Si riapre il totodefault!
Gli occhi dei mercati non mancheranno di essere puntati sull’appuntamento di mercoledi con la testimonianza di Bernanke davanti al Joint Economic Committee testimonianza che si preannuncia di notevole interesse.
Dite la verità, dove le trovate tutte queste notizie in un condensato di consapevolezza, corredato da una brezza che dirada la nebbia di questo tempo. Meditate gente meditate.
thanks to BUSINESSWEEK
sempre grande il nostro capitano.
L’america sta malissimo e lo abbiamo capito , almeno chi ti legge,e i problemi saranno riversati in tutto il mondo;ma da parte europea, se si esclude l’eredità yankee,abbiamo le stesse colpe.
in maniera + chiara: abbiamo anche qui in volumi gli stessi grossi problemi di subprime ,credit card ,ecc…o è solo un problema americano che dovremmo però pagare tutti ?
maat