NEBBIA ETERNA…UNA PICCOLA SPERANZA DALLA NUOVA REGOLA CONTABILE SFAS157

Scritto il alle 07:36 da icebergfinanza

http://www.ladonnadelmare.com/Foto_%20Varie/Inverno6.jpg

E chissà se il cristallo non è la nebbia che si dilegua? ( Gibran )

Spesso ho associato in passato questa stagione irrazionale di finanza creativa con la nebbia eterna che tutto avvolge, tutto copre sino a rendere impossibile la fiducia in un sistema che giorno dopo giorno lotta per la sua stessa trasparenza, la trasparenza di un cristallo, un’utopia dei nostri giorni.

Un’utopia inseguita attraverso una costante e continua ricerca di una maggiore trasparenza, attraverso l’istituzione di numerosi organismi, direttive e codici di condotta che purtroppo non sono riusciti ad evitare in passato ed ai nostri giorni, l’irrazionalità di un sistema, quello finanziario, che accanto alla influenza positiva dell’innovazione si trova a convivere con l’edonismo fine a se stesso, di strumenti e operazioni che nulla hanno a che fare con la la crescita del sistema stesso.

Ciò che accadde nel sistema finanziario non è altro che la fotocopia di quanto accadde nella società di oggi, dove talvolta la mancanza di fiducia è associata non solo alla mancanza di trasparenza ma alla complessità di una società che confonde l’innovazione con la ricerca  del proprio interesse, del massimo risultato con il minimo sforzo.

La fiducia nella vita è spesso associata alla trasparenza di una persona e questo è un concetto che dovrebbe essere alla base di ogni libera società.

A partire dalla SEC o CONSOB di turno, le cui attività sono rivolte alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano, continuando con la AGCM Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato per esempio vigilando sulla pubblicità ingannevole o il Garante per la Privacy con codici deontologici e di condotta, proseguendo per la nuova nata BASILEA 2 con responsabilità, cooperazione e integrazione tra impresa e istituto di credito, arrivando sino alla recente introduzione delle MIFID Market in Financial Instruments Directive con la sua tutela dell’investitore ed innovazione in tema di vigilanza attraverso regole di condotta e disciplina del conflitto di interesse, il mondo finanziario si è dotato di strumenti che sino ad oggi hanno spesso fallito non tanto per la bontà della loro finalità, quanto per la mancanza di vigilanza in nome del libero mercato.

Fiducia, trasparenza, senso di giustizia, autenticità, rispetto sono termini che nella Giungla del Business, sono relegati come trofei, appesi alle pareti come ricordi lontani di battute di caccia, trofei che testimoniano il ricordo di valori ormai scomparsi o perlomeno dimenticati.

Nella Giungla del Business, nell’Arena del Capitalismo, per fortuna esistono ancora delle Oasi di trasparenza, cristalli fragili, dimenticati eppure cristalli che da soli tengono in piedi l’intero sistema, attraverso operatori che fanno dell’etica professionale un fondamento irrinunciabile.

Tornando per un attimo agli innumerevoli organi di vigilanza, dalle banche centrali agli organismi governativi e sovrannazionali istituiti in passato, confesso che faccio fatica ad ingoiare il recente censimento in atto tra le varie istituzioni finanziarie, per scoprire quanti veicoli finanziari oggi sono presenti al di fuori del sistema stesso, fuori dai bilanci, quasi fosse una sorpresa per le stesse istituzioni, per gli stessi organi di vigilanza.

"Ogni crisi lascia i policymaker scossi dalla povertà delle loro capacità previsive. Se è talvolta possibile vedere con chiarezza i fattori di rischio è però impossibile predire il momento che il mercato sceglierà per avviare la crisi, le precise forme che questa assumerà, i passi decisivi per la sua propagazione. Ogni episodio di turbolenza è per le autorità una lezione sui limiti delle informazioni a loro disposizione, ma anche uno stimolo a perseverare nella loro azione. " ( Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia. )

“L’innovazione ha portato una moltitudine di nuovi prodotti come i prestiti subprime e il credito di nicchia per gli immigranti (…). Dove un tempo ai clienti più marginali sarebbe stato semplicemente negato il credito, ora i prestatori sono in grado di giudicare con efficienza il rischio di quei clienti e di prezzarlo appropriatamente. ( Alan Greenspan ex Governatore della Federal Reserve )

Questi sono solo due esempi di come le stesse autorità direttamente o indirettamente ammettono i loro limiti nella capacità di comprendere fenomeni evolutivi o innovativi che potenzialmente nascondo delle crisi sistemiche, ma come ben sapete io non sono affatto d’accordo con questa dimostrazione di impotenza.

Il limite del " buon senso " non è cosi invisibile come si vuol far credere, in quanto permettere attività fuori bilancio, ad alto rischio con effetti leva su strumenti di cui i loro stessi creatori non conoscono le origini e il contenuto risulta alquanto antiquato nel rispetto della capacità del libero mercato di autoregolamentarsi.

La notizia che la Sec sta indagando su accordi intercorsi tra alcune banche ed hedge fund per verificare se tali accordi servano solo a differire nel tempo le perdite legate alla crisi dei subprime non dovrebbe destare stupore in quanto non è altro che il risultato di un sistema che tende a privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

Cosa può esserci di meglio che utilizzare veicoli finanziari opaci come gli hedge fund per farsi comprare una stagnante commercial paper per qualche miliarduccio di dollaro garantendo il riacquisto con la promessa di profitti stellari evitando così di ammettere in maniera trasparente la sofferenza attuale destinandola a momenti migliori.

No cari compagni di viaggio, questo per noi non è un fulmine a ciel sereno o opaco come si voglia, questo è solo uno degli innumerevoli esempi di questa stagione di finanza creativa che io spesso in passato vi ho segnalato e se ci pensate bene non è altro che la stessa filosofia del finanziamento ai Vulture Fund che abbiamo già visto in precedenza.

Abbiamo già visto l’escamotage di finanziare i cosidetti " VULTURE FUND " per permettere loro di comprare la cadaverica commercial paper o quei fantasmi di CDOs o CLOs che si voglia, da parte delle istituzioni finanziarie con impieghi, finanzaimenti concessi a questi fondi a tassi di favore.

Torno a ripetere che non è assolutamente possibile che uno entri in un Casinò, si diverta sino a che continua a vincere e poi improvvisamente quando cambia l’aria si rifiuti di uscire dalla sala da gioco incassando le perdite.

Chi mi conosce sa che amo Gillian Tett giornalista ed esperto dei mercati finanziari per il FINANCIAL_TIMES per le sue analisi o le sue intriganti investigazioni come questa perla relativa al " BARATTO " finanziario dove i revisori dei conti della grandi banche memori dell’esperienza ENRON stanno spingendo per una più equa linea di valutazione degli strumenti finanziari.

Gillian ha scoperto tramite un suo amico del mondo finanziario che alcuni portafogli legati ai titoli subprime sono stati furtivamente ricalcolati facendo ricorso ad una tattica normalmente associata più con i mercati del terzo mondo che con l’alta finanza: il baratto.

Tuttavia mentre alcuni considerano passata la crisi di questa estate e vedono la normalizzazione, il mondo del credito resta sorprendetemente tormenatto da alto livello di paura e diffidenza.

La prospettiva legata agli strumenti collegati al mercato immobiliare riflesso dall’indice ABX di cui credo esserne stato il primo ad aver comunicato l’esistenza ancora questa primavera, un indice imperfetto in quanto esistente da due anni e forse poco commerciato.

Come dice Gillian Tett l’indice ABX e company, oggi è nell’infelice posizione di essere il solo strumento facilmente disponibile per misurare il sentimento di un mondo opaco come quello relativo ai derivati subprime e a questo punto anche di derivati garantiti, vista la clamorosa debacle del segmento tripla e doppia A.

La debacle dell’indice ABX denominato BBB è caduto di circa l’80 % ( Don’t cry for me Argentina ricorda tanto la parabola dei tangobonds ) ma la caduta dei cosidetti pezzi da novanta ovvero AAA o AA crollati del 20/50 % è perlomeno disastrosa.

US mortgage-backed securities

Gillian nel suo articolo ricorda inoltre come noi abbiamo già visto insieme che le istituzioni finanziarie hanno spesso valorizzato questi strumenti secondo modelli fatti in casa al terzo livello e che sembrerebbe che per fortuna alcune realtà e i loro revisori hanno incominciato a combattere questo approccio diluitivo e che quindi non vi è da meravigliarsi se alcune banche sono state costrette ad aumentare le svalutazioni.

Purtroppo però, come spesso accadde mentre alcune realtà finanziarie e i suoi revisori cercano di adeguarsi alla realtà, vi sono altre fasce del sistema finanziario che non sono ancora state sfiorate dalla piena esplosione della trasparenza, nella vana speranza che la crisi immobiliare o degli indici ABX sia momentanea.

Secondo il mitico Gillian, questa nuova ondata di paura è improbabile che svanisca rapidamente, come un’improvviso ma per me non inaspettato, shock secondario da chiamare se si vuole " la seconda parte del CREDIT CRUNCH STORY 2007 "

Per concludere inoltre è mia premura lasciarvi con un’altra perla, un’anticipazione di MARKETWATCH.com secondo la quale dal 15 novembre una nuova norma contabile richiederebbe la divulgazione degli assets di mercato le cui valutazioni sono state fatte secondo il famoso "TERZO LIVELLO" la nuova regola contabile della SFAS157.

"They are being held, hidden on the books of major corporations and institutions, as management places their best-guess valuations that are almost always grossly overvalued!

Some firms began breaking down their financial assets into three levels at the start of their current fiscal year, which began in December, when they adopted early a new accounting standard related to fair, or market, value measurement. All U.S. companies will have to begin using it for financial years starting after Nov. 15. "

Questo inoltre è un’ulteriore post trovato su THEBUSINESS:CO.UK inglese che vi aiuterà a comprendere la piccola rivoluzione, la nuova piccola speranza nella dissolovenza di questa nebbia eterna.

"Under accounting standards SFAS 157 and 159, set by the Financial Accounting Standards Board (FASB), U.S. banks will be obliged to reveal the hierarchy of

Thanks to FINANCIALTIMES

those assets from Nov. 15. They will be marked Level 1, 2, 3 according to the ease of valuing them. Some investment banks have already started doing it. 

Similar standards are already in place in Europe under IAS 39 and IFRS7.

Level 1 asset valuations pick market prices, level 3 assets are illiquid and lack observable market prices while level 2 assets fall between the two.

It’s the level 3 assets that must concern investors more than ever as they are marked to in-house models. Those models are more art than science and are subject to the banks’ judgment.

Much of the attention of such Level 3 assets has been focussed on mortgage-related assets. But they also include complex derivative contracts, credit card receivables, loans linked to leveraged "

Ora vi lascio per qualche tempo, questo post ed altri erano già in cantiere, ci sentiremo attraverso i commenti e qualche sorpresa o novità che le prossime settimane di certo ci riserveranno.

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34 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 5 Novembre 2007 at 10:03

Ottimo post Andrea che tocca numerosi punti che mi stanno a cuore. Su un solo punto dissento. Il sistema finanziario non é irrazionale.
Leggiamo la definizione di rationalità di Wikipedia: “Dal latino “ratio” (motivo, senso, ragione), il termine razionalità è definito sistematicamente da Max Weber che distingue tra “razionalità in base al valore” (o Wertrational, determinata dalla volontà dell’attore di seguire un criterio valoriale che definisce il modo in cui operare) e “razionalità in base al fine” (o Zweckrational, determinata dalla volontà dell’attore di raggiungere specifici obiettivi).”
Nella finanza esiste un solo valore – i soldi – ed un solo obiettivo – il guadagno. Seguendo questa semplice regola, si spiega il comportamento di qualsiasi attore nel sistema finanziario. Questa é la triste e cruda realtà che negli ultimi anni ha imperato fino all’eccesso.
C’é purtroppo effettivamente da sperare che arrivi una profonda crisi poiché solo in queste condizioni il sistema ha una possibilità di correggersi. Non ho però molta speranza. Negli ultimi anni abbiamo visto che le crisi sono state utilizzate solo per trovare nuovi mezzi e sistemi per arraffare ed aggirare le regole. I problemi stanno nella natura dell’uomo ma qui arriviamo in un campo diverso da quello della finanza ed il tema é talmente complesso da non poter essere trattato in questa sede.
Ciao Andrea e buon riposo.
Michele

utente anonimo
Scritto il 5 Novembre 2007 at 17:34

Ciao Michele 🙂
Cosa ci vedi di razionale in un atteggiamento che persegue il giadagno contro ogni buon senso?
Se osservassi un tizio arrampicarsi su un ramo sottilissimo per prendere una mela, potrei benissimo comprendere che è guidato dall’avidità per quella mela, ma che il prezzo che potrebbe pagare sarebbe il più alto e definitivo.
E’ davvero un attegiamento razionale che guida quell’uomo?

NOn credo. Semplicemente la sua irrazionalità stà nel selezionare arbitrariamente i termini della situazione secondo una scala di valori non oggettiva.

La razionalità deve basarsi su valutazioni il più possibile oggettive. L’oggettività si basa prevalentemente su misurazioni dirette, punti di vista il più differenziati possibile, in parole povere una riduzione ai minimi termini e scetticismo costante, che poi sono le basi della vera scienza.

Invece in economia sono spesso solo un mucchio di aspirazioni truccate con grafici a muovere le danze.
E una visione intrinsecamente parziale del tutto,che secondo me è il difetto essenziale dell’egoismo.

Saluti
Pierluigi

utente anonimo
Scritto il 5 Novembre 2007 at 17:39

Una puntualizzazione: riduzione ai minimi termini non vuol dire eliminazione della complessità ma solo scrematura degli aspetti superflui della questione sotto esame, e che spesso sono legati a pregiudizio dell’osservatore.

Saluti
Pierluigi

utente anonimo
Scritto il 5 Novembre 2007 at 20:38

Sono entrato e… il nostro Capitano non ha rallentato… ha raddoppiato 😀 urrà

Caro capitano, dosa le energie; siamo con te 😀

Cari compagni, il viaggio continua

Marcoeco

Scritto il 5 Novembre 2007 at 21:02

Carissimo Michele,
spesso ho sentito in te il desiderio ti tener fuori l’etica dalla finanza di scindere questo mondo da tutto ciò che non riguarda la realizzazione di un profitto, infatti la finanza….è quella scienza che studia le modalità di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione.

Il pensiero unico di Milton Friedman che non ammette ostacoli o intoppi, ne di carattere sociale, ne di carattere ambientale, al perseguimento del massimo obiettivo, ovvero un pensiero che rifiuta come abbiamo già visto la CSR ovvero Responsabilità Sociale d’Impresa o la cosidetta TEORIA degli STAKEHOLDER ovvero quella corrente di pensiero che crede che i diritti della società prevalgono sui diritti di proprietà degli azionisti attraverso un processo di condivisione aziendale.

In fondo io e te la pensiamo allo stesso modo, forse le sfumature sono minime, ma come dice Pierluigi non può essere considerato razionale il perseguimento di un obiettivo con qualsiasi mezzo e contro qualsiasi logica, solo perchè …..il fine giustifica il mezzo.

Altra breve considerazione la vedrei nel cambiamento, se esiste la finanza con la sua finalità questa non può escludere a priori la presenza di una finanza etica che come insegna Adam Smith l’interesse personale và pur sempre ricercato secondo logiche morali.

Quindi si tratta di scegliere tra il pensiero devastante talvolta di Milton Friedman o quello innovativo ed alternativo della CSR o STAKEHOLDER che sia senza scomodare un fenomeno come il MICROCREDITO che è pur sempre la ” FINANZA DELLA FELICITA’ ” delle cose semplici, dei grandi risultati con il nulla!

Ciao Andrea

Scritto il 5 Novembre 2007 at 21:56

Divagando vorrei fare ora alcune considerazioni di carattere puramente tecnico ed ironico.

In questi ultimi giorni come nella notte di San Lorenzo sono piovuti numerosi HINDEMBURGER OMEN sul cielo stellato di Wall Street e giorno dopo giorno la mia visione che vedeva il mercato in caduta dalla fine di luglio sino a novembre stà avverandosi, questo per dire che abbinando una visione tecnica con l’analisi fondamentale e con una navigazione realistica si può sempre ottenere il vento a favore.

Non ho mai cambiato la mia visione anche quando il tempo sembrava volgere al bello forse perchè le cause di questa crisi vanno ben al di là della semplice correzione o solita crisi finanziaria.

Invece il vento della Finanza è in grado di portare le analisi e i pensieri verso un mondo irreale, fà cambiare opinioni un giorno si e un giorno no e si riempie di tempeste ed uragani che si alternano a brezze piacevoli per alcuni, non per molti.

Sorrido spesso quando vedo gli indici americani che in nome del “LIBERO MERCATO” vicini al punto di rottura improvvisamente volano verso la parità…. (date un’occhiata al grafico intraday degli indici …) sorrido e penso all’analisi tecnica così relativa in questi frangenti di libera creatività finanziaria.

Penso che oggi Citigroup ha comunicato al mondo che l’indice ABX è irrazionale e quindi non affidabile per valutare i loro asset e mi chiedo che valutazione hanno fatto per arrivare a “soli” 11 miliardi di dollari di svalutazione.

Date un’occhiata a questo post….

quasi 135 miliardi di dollari al ” TERZO LIVELLO “……..inferno puro!

http://www.marketwatch.com/news/story/citigroup-reports-1348-billion-level/story.aspx?guid=%7BC06333CB%2DC985%2D4B41%2DA7B2%2D1699184BBA4E%7D………..e se qualcuno insegna ad un profano di informatica come si fà a linkare in questi commenti gliene sarei grato.

E torno a sorridere pensando alle parole di Prince ex ceo di Citi che profetizzò al mondo intero che finchè siamo in ballo è meglio ballare sin che suona l’orchestra!

Oggi l’orchestra si è sciolta ognuno per suo conto e come sempre se le mie previsioni non sono errate a rimetterci sarà l’economia con la contrazione del credito, che fermerà gli investimenti personali e corporate, con la salita dei tassi a lungo termine gravidi di inflazione e così via di nuovo verso il destino, il destino del Titanic e della sua Orchestra!

Buona Notte Andrea!

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 10:57

Ciao Pierluigi,
l’immagine del tizio sul ramo sottilissimo mi piace molto. Chi é questo tizio? Forse Stan O’Neal o Charles Prince? Il primo é il CEO della Merrill Lynch, ha perso con i subprime 8.4Mia di USD ed é stato licenziato con con una buona uscita di 161.5 Mio di USD oltre naturalmente al magro salario degli 5 anni di attività (70 Mio di USD). Il secondo é invece il suo sfortunato compagno della Citigroup. Il buco da lui provocato é di 17.5 Mia di USD (11 annunciati ieri che si sommano ai 6.5 dell’ultimo risultato trimestrale). Prince ha guadagnato 53 Mio negli ultimi 5 anni e la sua buona uscita dovrebbe essere sui 100 Mio di USD (stanno ancora facendo i calcoli..).
Ironia a parte ho capito il tuo esempio. Il problema é che chi si avventura sull’albero normalmente non ha idea dello spessore del ramo, l’unica cosa che lo interessa é la mela! I protagonisti della finanza stanno con i piedi ben posati per terra e colgono le mele senza rischi sotto forma di salari, bonus, commissioni e buoneuscite. Chi resta sul ramo quando si rompe é la collettività che paga le perdite.
Nessuno sa quanto é spesso il ramo ma tutti, nel loro piccolo, hanno bisogno della mela. Questo vale nella finanza come in qualsiasi attività giornaliera. Non si tratta di “valutare la situazione secondo una scala di valori non oggettiva”. Si tratta di valutare la situazione al meglio delle proprie capacità e poi prendere delle decisioni.
Se razionalmente pensi che di non avere abbastanza informazioni per una valutazione oggettiva basta star lontano dai rami e dalle mele!
🙂 Michele

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 11:19

Carissimo Andrea,
non sto tentando di tener fuori l’etica dalla finanza. La verità é che mi piacerebbe vedere esattamente il contrario. Purtroppo la mia é una visione oggettiva della situazione. Non sono un sostenitore di Friedman o di Macchiavelli ma mi sono reso conto che le forze che si oppongono al dio denaro (scritto in piccolo!) ed allo staripante potere del materialismo nella nostra società sono scarse. Le imprese riconoscono i bisogni ed i diritti degli Stakeholders quasi come un male necessario. Purtroppo senza collaboratori, clienti, fornitori, ecc. un’azienda non può esistere e di conseguenza degli standard minimi di etica e morale devono essere mantenuti. La finanza etica é una goccia nel mare. La Grameen Bank, vincitrice del premio Nobel per la pace 2006, ha prestato in 24 anni di esistenza 6 Mia di USD, un terzo delle perdite annunciate da Citigroup nell’ultimo trimestre.
Siamo ormai arrivati al punto che i shareholders (vale a dire noi con i soldi della cassa pensione) non hanno più niente da dire, sono i managers delle multinazionali a dettare le regole del gioco.
L’unica ragione per cui mi piacerebbe vedere una crisi di vaste dimensioni é perché questa sembra essere l’unica via d’uscita a questa perversa situazione. Solo che i perdenti in uno scenario di questo tipo sarebbero ancora i piccoli e i deboli e non i vari Prince, O’Neal o Ospel.
Michele

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 13:31

Ragazzi ditemi che scherzate…volete dire che il top dog di Merril Lynch se ne’ andato con quella montagna di soldi…per aver lasciato un buco tale !!!!
Scusate ma piu’che competenti mi paiono D….quenti…
Un saluto
Massimo

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 16:00

ho letto con “orrore” l’articolo relativo al level 3 di Citigroup. 135 miliardi di dollari sono una cifra spaventosa. Ancor più spaventoso è il fatto che Citigroup è una banca commerciale quindi stiamo parlando di depositi di correntisti, risparmi, fondi pensione ecc. ecc. mandati in fumo. E questo è solo l’inizio, altro che Northern Rock!! Mi vengono i brividi al solo pensiero di quello che potrebbe succedere se e quando la Fed sarà costretta a smetterla di rifinanziare questi “mostri” marci fino alle ossa lasciandoli al loro destino. Altro che corsa allo sportello……

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 16:48

Caro Michele, il fatto che i CEO delle banche finiscano per guadagnare cifre astronomiche sia che facciano bene sia che facciano male, mi porta a dire che il sistema non sta allocando correttamente e ragionevolmente le responsabilita’.

Io farei guadagnare e pagare i CEO di tasca propria in porporzione ai buoni risultati e alle perdite.
Vedrete poi che ci pensano su due volte a fare gli idioti con i soldi degli altri. Lo stesso vale per i consigli di amministrazione!

A quanto pare l’etica alligna bene quando si rischia anche il proprio sedere, e non solo quello degli altri!

Forse queste situazioni sono figlie della totale irresponsabilita’ di persone che non rischiano nulla, perche scommettono con soldi altrui.
Non posso credere che il sistema capitalismo permetta simili situazioni gestionali palesemente inefficienti e pericolose, ma a quanto pare e’ cosi!

Saluti
Pierluigi

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 18:16

Capitano … si ti è utile vai a questo link

che ti spiega come fare i link … ^_^ !

Vedo che funzia l’ html nei commenti !
By Fabio

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 18:16

Capitano … si ti è utile vai a questo link

che ti spiega come fare i link … ^_^ !

Vedo che funzia l’ html nei commenti !
By Fabio

utente anonimo
Scritto il 6 Novembre 2007 at 19:17

Quando si riuscirà a capire bene quanta spazzatura è arrivata in Italia e quanto le nostre banche sono esposte al Fenomeno Subprime? E poi il mercato immobiliare fino a quando riuscirà a mantenere le posizioni attuali e a non subire un crollo visto che le sofferenze sono in aumento, l’inflazione reale è alta ed il petrolio adesso segna un nuovo recod’

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 11:47

Salve a tutti,
sono arrivato su questo Blog solo oggi, ho letto per un paio di ore i vari posts e mi prendo la libertà di un commento non richiesto, sicuramente controcorrente e del quale mi scuso in anticipo nel caso vada ad urtare la suscettibilità di qualcuno. Il PROFITTO A TUTTI I COSTI, questo mi sembra il punto centrale, ebbene il fatto che che vi stupiate di quanto TUTTI facciano per rimanere attaccati alle proprie poltrone e relativi compensi si può giustificare solo con la giovane età dei partecipanti a questo Blog, permettete di dirlo a qualcuno che viaggia speditamente verso i cinquanta e che da oltre venti naviga sui mercati finanziari. E’ SEMPRE STATO COSI. Cambiano i modi , sempre più sofisticati, la denominazione delle operazioni, un esempio per tutti: i VULTURE FUND sono tutt’altro che nuovi: fino agli anni ottanta queste operazioni si chiamavano “riporti staccati”; meno sofisticate nella denominazione ma identiche nel principio, non voglio annoiarvi con i dettagli, ma vi prego di credermi. Chi seguirà i vari CEO e CFO “dimissionati” non sarà nè migliore nè peggiore, imparerà dagli errori del predecessore, e sarà più furbo, troverà il modo di fare soldi anche in mezzo alla bufera, anzi come mi disse uno dei miei primi capi, un banchiere svizzero importante, durante una delle tante crisi dei mercati fianziari a cui ho assistito e partecipato, ” …..perche ricordati è nel casino che si fanno i soldi”. Chiaro a tutti ? Funziona così fin dalla notte dei tempi. E’ il perseguimento di obiettivi strettamente personali che ha cambiato il mondo dall’Homo Sapiens in poi, e non spetta a me esprimere giudizi di merito al riguardo, ma cosi è. Vi lascio con un ammonimento e una speranza. L’ammonimento: diffidate dei censori, di chi vuol fare qualcosa solo per il bene della comunità, dei difensori pubblici e consentitemi una citazione dall’Eneide, Laocoonte: “Timeo danaos et dona ferentes”. La speranza sta in un altra citazione, questa di Jules Verne: ” Solo quello che alcuni uomini riesco a immaginare, altri riusciranno a realizzarlo”. Coraggio ma la strada è molto lunga.
Giancarlo

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 12:28

Caro Giancarlo,

la tua opinione è rispettabilissima e sicuramente frutto di molti anni di esperienza. Ma permettimi di dirti che il fatto che sia SEMPRE STATO COSI’ non significa che sia GIUSTO!

cordialmente,
Marco

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 14:12

Giancarlo,
grazie per il punto di vista, io pur non essendo giovane pero’ non lo condivido ! Se il DENARO e solo quello e’ il valore trainante allora Al Capone sarebbe sicuramente meglio di Madre Teresa di Calcutta…ma chissa perche’ dal profondo del nostro animo qualcosa ci dice che non e’ vero!
Un saluto
Massimo

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 14:32

Sono propio courioso come sapranno accettare un po’ tutti gli economisti, che stiamo vivendo le prime fasi di contrazione della superbolla petrolifera, o meglio della superbolla delle energie fossili, iniziata 150 anni fa.

Chissa’ forse vedremo petrolio a 150$ entro il 2008 , a 250$ entro il 2009, poi magari non si quotera’ piu’ in dollari perche’ il dollaro sara’ evaporato.

Va beh, mi fermo qui

Pierluigi

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 16:17

chi mi sa spiegare, come puo’ un azienda perdere 39 mld si dollari (GM), oltre 2 volte la sua capitalizzazione di borsa, in pratica oggi ha un P.N. negativo, e comunque perde solo il 3 -4% –
non mi rispondente con l’irrazionalita’, perchè vi assicuro che una persona che esce dal manicomio capisce che qualco non quadra.
Friz..

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 17:19

Ciao Fritz,
ormai la razionalita’ non esiste… il problema sono di nuovo i sub-prime…umilmente nessuna concorrenza al Capitano ma se vai sul sito della SEC alle comunicazioni obbligatorie nella nota allegata alla triestrale di GM ci trovi che:

A significant negative factor was the company’s three-year historical cumulative loss in the third quarter of 2007 in the U.S., Canada and Germany on an adjusted basis. Another significant factor was the ongoing weakness at GMAC Financial Services related to its Residential Capital, LLC (ResCap) mortgage business, including substantial U.S. losses incurred in 2007.

Link: http://yahoo.brand.edgar-online.com/fetchFilingFrameset.aspx?dcn=0000040730-07-000041&Type=HTML

Ma dove se li siano fumati i soldi non e’chiaro di certo con la logica del contadino risulta:

Quotazione GM +35 USD
Perdita per azione -68 USD
Saldo per azione = -33 USD

Ossia chi ha una azione GM dovrebbe tirare fuori 33 USD per coprire i non-cash loss !!!!

A meno che la matematica non sia un’ opinione.

Saluti
Massimo

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 17:49

Non vorrei disturbare il Capitano ma qui c’è aria di tempesta…..
Se GM perde in questo modo figuriamoci i bilanci (quelli veri ) delle banche.

Ciao a tutti
Mas

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 17:58

Segnaliamo quindi l’ingresso tempestoso della crisi economica innescata dai subprime nell’economia reale.
Queste cifre sono da bancarotta con chiusura di buona parte delle attività, e conseguente crollo degli impieghi manifatturieri, sia diretti che nell’indotto. Quanti posti di lavoro dovrà tagliare la GM?

Pierluigi

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 18:30

Ciao Massimo, scusa ma piccolo richiamo metodologico, quotazione gm per azione – perdita per azione = saldo per azione vale solo e soltanto se il prezzo x azione è pari al patrimonio netto per azione, che nulla ha in comune con la capitalizzazione di borsa. GM non sarebbe la prima e l’unica che tratta a sconto sul patrimonio netto specie tra i totoli ciclici. Detto questo, non ho avuto tempo e modo di verificare, era solo per correttezza di metodo.
un saluto
giancarlo

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 19:02

ho letto sul sito della GM che si tratta di perdite non-cash, altrimenti sarebbe davvero fallita all’istante. Da quello che ho potuto capire, in passato avevano iscritto a bilancio utili gonfiati da supposti benefici fiscali futuri che poi non ci sono stati. Quindi la svalutazione di oggi era solo per dire: scusate ma fino ad oggi vi abbiamo presi in giro presentandovi bilanci taroccati. Insomma vi abbiamo presi sempre per il ……
quindi solo un piccolo problemino di fiducia sui dati comunicati in passato (39 MLD!!). Da qui la perdita di solo 4% (che significa chissà quante altre ce ne stanno raccontando). Si salvi chi può!!

Marco

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 21:09

Grazie Giancarlo, come hai visto ho ben precisato…LA LOGICA DEL CONTADINO…grazie dell’ informazione adesso provo a cercare e seguire il tuo consiglio…e fare l’ analista fai da te.
Saluti e grazie di nuovo.
Massimo

Scritto il 7 Novembre 2007 at 21:13

Marco,
mi aiuti a capire cosa sono le perdite non-cash, che magari le applico al mio bilancio familiare, alla paghetta di mia figlia e alla carta di credito di mia moglie e sono l’ uomo piu’ contento del mondo…o son perdite e ho perso soldi veri ed allora gli azionisti mi inseguono con i forconi o avevo gonfiato i risultati ed allora dovrei finire in galera per falso in bilancio o forse abbiamo perso l’ abitudine a chiamare le cose come sono…un grazie e chi mi risulve il problema delle perdite non-cash !
Massimo

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 21:44

EVOLUZIONE

Ad un discepolo che si lamentava dei propri limiti il maestro disse:

” E’ vero sei limitato, ma hai notato che oggi riesci a fare delle cose che avresti ritenuto impossibili quindici anni fà? Cos’è cambiato?”

“Sono cambiate le mie capacità!”

“No se cambiato tu!”

“E non è la stessa cosa?”

“No. Tu sei quello che pensi di essere. Quando il tuo modo di pensare è cambiato, tu sei cambiato.”

Caro Giancarlo coloro che sono suscettibili al cambiamento amano stupirsi di ogni alba od ogni tramonto della Storia, e sono consapevoli che solo affrontando la Realtà, il cambiamento non è solo figlio dei sogni e dell’Utopia.

Non esiste età per sognare, non esiste età per uscire dall’apatia di un mondo che ama lo ” STATUS QUO ” e non serve aver navigato per venti cento anni negli oceani finanziari.

L’innocenza è il tesoro supremo dei bimbi, l’ingenuità forse non solo dei bimbi ma ingenuo e qui spero veramente di non urtare la suscettibilità di alcuno, è colui che si siede sul ” MITO ” dello “STATUS QUO” il mito del compromesso, dell’equilibrio perfetto, qualunque esso sia.

La notte dei tempi si stà spegnendo,gli obiettivi restano sempre gli stessi, il lupo e l’agnello non cambiano, ma la consapevolezza nasce dal cambiamento di coloro che giorno dopo giorno non si addormentano felici che in fondo cosi è e cosi resterà sempre!

Cari compagni di viaggio, non vi lascio con nessuno ammonimento a differenza di Giancarlo ne voglio donare speranze che solo il Vostro Cuore contiene……ma un giorno il maestro disse all’uomo di affari:

Come il pesce muore sulla terra asciutta, così tu muori quando resti intrappolato nel mondo, il pesce deve tornare nell’acqua e tu devi tornare alla solitudine.

L’uomo d’affari atterrito disse: ” Devo rinunciare ai miei affari ed entrare in convento? ”

“No, no. Continua nei tuoi affari ed entra nel tuo Cuore. ”

Ciao Andrea

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 22:47

Hai visto che quando ho parlato che no sarebbe stato ottobre ma novembre rosso ci avevo preso. E non è finita qui. Almeno fino a metà sett prossima vedremo rosso.
Poi rally fine a fine anno
Indi ricrollo, ripresina a marzo e ORSO da fine aprile e finalmente potremo andarci a godere un paio di anni di aria pura.
(questo era il bollettino per i naviganti)
Ciao a tutti
Giulio
Ci risentiamo per verificare questi step

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 23:06

Beh, mi pare logico chiudere con un bel articolo sul mercato immobiliare…
Approposito, un benvenuto al NUOVO navigante Giancarlo.

In USA almeno li cacciano
Maurizio Blondet
06/11/2007
Charles O. “Chuck” Prince, IIICitigroup ha ammesso che i prestiti e muti concessi a debitori sub-prime, e che aveva come «attivi» nei libri contabili, hanno perso 17 miliardi di dollari del loro presunto valore pre-crisi. Conseguenza immediata: il suo presidente e direttore esecutivo (CEO) Charles Princes III detto Chuck, è stato messo alla porta.
«Chuck» era per Wall Street il «padrone dell’universo», a capo della più grande banca del mondo: Citigroup ha 200 milioni di clienti in un centinaio di Paesi, 340 mila dipendenti, e un valore di mercato – anche dopo la batosta – sui 200 miliardi di dollari.
«Chuck» Prince aveva esagerato in acquisizioni all’estero (come Tanzi): solo per comprare la banca giapponese Nikko aveva da poco speso 12 miliardi di dollari, ovviamente a credito.
Era potente, la banca gli passava il jet privato, immensi benefit e colossali bonus: ora è un disoccupato.
Lo aveva preceduto di qualche giorno Stan O’Neal, CEO di Merrill Lynch, praticamente fallita per eccesso di sub-prime e di debiti: anche lui licenziato di botto.
Altri potentissimi lo seguiranno.
Le banche speculative americane hanno cercato di nascondere per qualche settimana la perdita di valore dei loro «attivi» di escrementi.
Ora, a quanto pare, non più.
Se non dicono tutta la verità, la ammettono in parte.
Sbattono fuori i responsabili e dichiarano: ciò che valeva 100, ora vale 50.
Il guaio del sistema era che, poniamo, l’immobiliare che aveva costruito quelle case in California e le aveva vendute, non s’era tenuta quei mutui aspettando che dessero il loro reddito fino alla scadenza, magari trentennale.
Per aver denaro fresco per nuovi investimenti, aveva portato i mutui a Merrill Lynch e Citi, le quali li avevano «cartolarizzati».
Ossia confezionati in pacchetti, tipo obbligazioni, e rifilati ai più vari investitori esteri, asiatici ed europei.
Al più, per far credere che credevano a quel valore 100 irreale e truffaldino, un po’ di quelle obbligazioni le avevano tenute in casa.

Questo è il problema: la banca d’affari deve ridurre il suo «attivo», e anche chi ha comprato lo sterco deve dimezzarne il valore nel proprio portafoglio.
Ma quegli «attivi» che valevano cento nel mondo dei sogni dell’avidità ed ora valgono la metà, sono pur sempre case e immobili gravati da ipoteca, e di cui se non tutti ma parecchi debitori continuano a pagare i ratei dei mutui.
Roba fisica, di mattoni e cemento, e che dà una rendita.
Un valore ce l’hanno.
Si tratta di stabilire quale, condizione essenziale per far ripartire il mercato.
Con brutale chiarezza, la banca truffatrice americana licenzia i suoi re e rimette sul mercato quello sterco: «A 100 non la vendiamo, ve la offriamo a 50: chi vuol comprare?».
E’ la grande liquidazione.
Ma a quel prezzo, lo sterco torna ad essere mattone, cemento e rendita.
Anche l’impresa immobiliare che s’è liberata da quei mutui dubbi facendoseli coriandolizzare da Merrill e disperdere come tossici nell’ambiente, può ripensarci: a 50, con la crisi immobiliare che c’è, può convenirle ricomprarne un po’, dalla banca o dagli investitori rassegnati a svendere.
Naturalmente, è più probabile che la ditta immobiliare non riesca a comprare niente, perché ha preso una batosta troppo grossa: allora dichiara fallimento, e le sue case e immobili tornano sul mercato a prezzi da fallimento.
Per molte famiglie è la rovina.
Ma per altri, sono occasioni d’oro: pagano le case poco, e il poco va a coprire il debito emesso nel giro vorticoso degli anni folli.
Quanto agli investitori che hanno comprato a 100 i sub-prime, visto che Merril e City svendono ormai a 50, non possono far altro che imitarle: e mettere in vendita anche loro a 50, accollandosi la perdita secca.
Ma col prezzo a 50, ci possono essere – e di fatto ci sono – altri speculatori-investitori interessati: quelle obbligazioni a metà prezzo sono immobili fisici che rendono ratei, sia pure intermittenti e incerti.
I nuovi speculatori hanno l’acquolina in bocca, e per buoni motivi: quelle cose che altri non vogliono comprare a 50 perché spaventati dalla crisi possono valere, fra un anno o due, anche 70. Questi ardimentosi possono trovare banche disposte a prestare loro il denaro per comprare a 50 ciò che può valere di più.
Conseguenza: il denaro riprende a scorrere.
L’incubo della crisi di liquidità, anzi d’insolvenza, che paralizza il business, può essere superato.
Brutale ma chiaro.
In USA.

Ma cosa credete che accadrà in Italia?
Abbiamo Comuni e Regioni intere che si sono messe nella pancia incredibili derivati, e che ora diventano perdite via via colossali, estese per decenni futuri.
Bisognerebbe sbattere via i sindaci e i governatori colpevoli, contabilizzare le perdite che hanno fatto subìre a noi contribuenti, farli pagare coi loro patrimoni quel che è possibile, e per il resto incassare la perdita.
Anche le banche italiane sono nelle stesse condizioni: cacciare i presidenti sarebbe la prima cura. Poi, gli azionisti, di tasca loro, dovrebbero coprire le perdite.
Invece no.
Qui, Bankitalia e tutti gli altri mentitori banchieri ci ripetono che le loro esposizioni sono «marginali».
I Comuni e le Regioni fanno finta di niente, alcuni perché sicuri che le loro clientele camorristiche li faranno rieleggere, altri perché sicuri che ad affrontare il problema dei derivati nascosti e sempre più costosi (l’effetto-leva) sarà il sindaco o governatore dell’opposizione, quando salirà sulla poltrona.
Funzione, segretezza, irresponsabilità.
L’effetto finale sarà la crisi «alla giapponese».
Perché anche il Giappone, negli anni ‘90, si trovò ad affrontare un crollo dei prezzi immobiliari, saliti alle stelle.
Le banche giapponesi, che avevano prestato a man bassa a chi comprava beni immobili sopravvalutati fino all’assurdo (un solo quartiere di Tokio, la Ginza, valeva allora quanto l’intera California), non vollero scrivere «50» nei loro libri contabili, là dove avevano scritto 100.
Non riconobbero le perdite dei loro «attivi», perché meno attivi significa meno creazione di moneta dal nulla.
Tutti gli altri investitori che avevano comprato quegli attivi a 100, ovviamente, non furono disposti a vendere a meno, visto che le banche continuavano ad insistere che quegli immobili valevano 100. Ma le banche non compravano più a cento dagli speculatori-investitori: mercato fermo.
Le compagnie immobiliari, a ricomprarsi le loro obbligazioni a 100, non ci pensavano nemmeno, ben sapendo che il valore era diminuito.
Le banche giapponesi si rallegrarono del trucco: non stavano perdendo niente.

Questo fu vero, ma solo all’inizio.
I prezzi degli immobili calavano, inesorabili.
Le compagnie immobiliari, coi profitti via via limati, finirono sull’orlo della bancarotta: il fiume degli yen che serviva loro per pagare i loro ratei di debiti contratti con le banche s’era ridotto ad un rigagnolo.
Le banche dovettero fare prestiti nuovi a quelle aziende in agonia: soldi che servivano alle moribonde per pagare i ratei alle banche stesse, in modo che le banche potessero dichiarare che quei prestiti erano ancora «funzionanti», che rendevano, dunque che non dovevano essere svalutati.
A poco a poco – anzi, fin troppo rapidamente –- tutta l’attività delle banche giapponesi si ridusse a fare prestiti, sempre più colossali, a quei loro debitori sull’orlo della bancarotta, anzi già di fatto fallite.
Con ciò, dovevano rifiutare credito ad altre imprese che l’avrebbero meritato, do
vettero rinunciare a finanziare nuove idee e nuove aziende.
Anche gli investitori nelle immobiliari decotte, ma che ancora pagavano i loro ratei di debito con denaro prestato dalle banche creditrici (dei veri morti viventi), si guardarono bene dal dichiarare le perdite subìte, che sapevano benissimo di aver subito: perché farlo, se le banche avevano ancora quei valori nei libri a 100?
Aspettiamo, aspettiamo: forse il mercato risale.
O se no, forse riusciamo a trovare qualche gonzo disposto a comprare a 100, prezzo garantito (sulla carta) dalle banche.
Naturalmente, in questa attesa, gli investitori persero l’appetito – e persino i mezzi – per qualunque nuovo investimento.
Di fatto, si chiusero ad ogni occasione di finanziamento migliore e ulteriore.
Risultato: la paralisi e il declino dell’economia nipponica, che negli anni ‘70-80 era la più dinamica della storia.
L’attività bancaria (apertura di nuovi fidi) si ridusse praticamente a nulla.
Conseguenza, deflazione, riduzione della velocità del sistema-Paese, suicidi di manager messi in una stanza a far nulla per evitare loro la vergogna di essere licenziati.

Tassi d’interesse bassissimi, e nessuno che voleva più indebitarsi.
Tanto bassi che sulla rovina del Giappone è prosperato il «carry trade»: gli speculatori mondiali prendevano a prestito a tasso zero a Tokio, e compravano BOT americani, o qualunque altro titolo di debito, che rendeva il 4%.
Un puro parassitismo, che ha alimentato il falso boom finanziario di questi anni, e una quantità di bolle in giro per il mondo.
Ancor oggi, nonostante la ripresina indotta dalla Cina che compra macchinari giapponesi, le banche nipponiche soffrono di questo strano male: esibiscono attivi enormi, che sono -…

Scritto il 7 Novembre 2007 at 23:09

Tassi d’interesse bassissimi, e nessuno che voleva più indebitarsi.
Tanto bassi che sulla rovina del Giappone è prosperato il «carry trade»: gli speculatori mondiali prendevano a prestito a tasso zero a Tokio, e compravano BOT americani, o qualunque altro titolo di debito, che rendeva il 4%.
Un puro parassitismo, che ha alimentato il falso boom finanziario di questi anni, e una quantità di bolle in giro per il mondo.
Ancor oggi, nonostante la ripresina indotta dalla Cina che compra macchinari giapponesi, le banche nipponiche soffrono di questo strano male: esibiscono attivi enormi, che sono – assurdamente – addirittura superiori al loro valore di mercato come banche; le loro azioni infatti sono calate, perché tutti sanno che quegli attivi valgono non più cento, e nemmeno forse 50, anzi forse nemmeno 30. Nessuno lo sa, finchè le banche non si decidono a svendere, come imbonitori al mercato: «Non ve lo dò a 90, non ve lo dò a 60, ma ve lo dò a 30. Mi voglio rovinare. Chi compra a 30?».
Magari qualcuno comprerebbe, a 30.
Ma prima, bisognava licenziare i grandi capi, e in Giappone non si fa.
Bisognava dichiarare che era stata fatta un’immensa cretinata, e le banche non lo ammettono.
La stessa cosa avviene da noi in Italia.
Bisognerebbe sbattere fuori i governatori irresponsabili, i sindaci incapaci che ci hanno indebitato a nostra insaputa per cifre inaccertabili; bisognerebbe che la Polizia li arrestasse e li obbligasse a rispondere coi loro patrimoni personali (ne hanno accumulato un bel po’), non perché quei patrimoni bastino a colmare il buco che hanno scavato nelle nostre tasche, ma almeno per dare una lezione di responsabilità.
Bisognerebbe che Bankitalia dichiarasse interdetti i banchieri di grido, mettesse in piazza i loro panni sporchi, rivelasse la vera natura dei loro «attivi», e la vera entità della loro «sofferenze».
Vi pare possibile?
No, da noi non si fa.

Risultato: per salvare la Casta, dieci anni di declino.
Riduzione ulteriore degli investimenti sani per imprese che hanno bisogno di credito per crescere (per i Tanzi e i furbetti del quartierino targato PCI i fidi ci saranno sempre), disoccupazione e precariato sempre più profondo, tasse più esose, rincari e riduzioni dei salari reali e dei consumi.
E’ quel che stiamo vivendo sulla nostra carne, in fondo.
Solo, durerà di più, e farà male in misura maggiore.

Maurizio Blondet

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Ciao a tutti.
Marco Gallarateuberalles

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 23:10

Caro Giulio ……

il rally di fine anno sarà di pura celluloide….come le perdite virtuali di General Motors… come la sensazione di questa Storia che puntuale si ripete…..il Rally della REALTA’

…..a proposito domani torno al timone….mi prudono le mani!

Ciao Andrea

utente anonimo
Scritto il 7 Novembre 2007 at 23:28

Ed infatti caro Andrea poi ci sarà il primo vero crollo, perchè alla terza volta che si riparlerà delle stesse storie qualcuno comincerà pure a crederci.
Ciao (con stima e affetto)
Giulio

utente anonimo
Scritto il 8 Novembre 2007 at 09:38

Caro Massimo,

ti spiego cosa sono le perdite non-cash. Praticamente quando fai un bilancio puoi inserire tra le imposte dei “proventi” (imposte con segno positivo) qualora tu abbia la certezza di avere in futuro, in seguito a determinati investimenti effettuati, dei benefici fiscali previsti dalla legge. Quindi hai un provento non-cash. Se poi però la condizione di beneficio non si realizza sarai costretto prima o poi a stornare quegli utili fittizzi e di conseguenza avrai una perdita non-cash. Dal punto di vista finanziario le due operazioni non hanno impatto ma dal punto di vista della rappresentazione del bilancio molto perchè stai gonfiando il l’utile di oggi su “presunti” benefici futuri.
Da un punto di vista borsistico la cosa si traduce così:

Patrimonio netto = 100
Quotazione = 100

utili “fittizzi” = 50
Patrimonio Netto = 150
Quotazione = 100 (gli analisti non sono fessi quindi l’azione quoterà a sconto rispetto al PN)

storno gli utili fittizzi = -50
Patrimonio Netto = 100
Quotazione = 100

questo risponde al perchè i titoli ieri non hanno azzerato il loro valore, semplicemente perchè già scontavano “l’invenzione contabile”
Questo però pone seri dubbi sulla trasparenza dei bilanci e sulla bontà delle comunicazioni aziendali sul vero stato di salute delle imprese.

un saluto
Marco

Anonimo
Scritto il 8 Novembre 2007 at 14:17

Grazie mille Marco,
sei stato chiarissimo…
Un saluto
Massimo

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