Un rapido riassunto dei principali dati macroeconomici che hanno interessato l’economia americana e mondiale nei primi giorni della settimana, mettendo in evidenza le principali novità alcune delle quali trattate nell’ultimo manoscritto.
Partiamo da un’importante dichiarazione degli analisti della banca americana JPMorgan i quali hanno dichiarato che secondo loro l’indice PMI survey è molto più affidabile rispetto all’indice ISM survey, sia per quanto riguarda l’industria manifatturiera, che per quanto riguarda il settore dei servizi.
Se prendiamo ad esempio l’ultimo PMI manifatturiero MARKIT possiamo notare che in realtà il rimbalzo ipotizzato come vedremo dall’indice ISM è un’illusione ottica, visto che come abbiamo più volte sottolineato in questi mesi la recessione della manifattura americana è palese sia nella produzione che negli ordinativi, passando per l’occupazione.
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Nulla di nuovo neanche in Cina al momento…
Calma piatta a livello globale ormai da anni e anni …
Tra l’altro basterebbe osservare come anche uno dei pochi motori che sino a poco tempo fa funzionavano, il settore delle costruzioni stia nuovamente perdendo colpi…
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Sino a prova contraria una piccola inversione è in atto anche nelle vendite di auto…
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Prima di proseguire vorrei fare notare che a sorpresa la Banca centrale australiana dopoun periodo di stabilità ha nuovamente abbassato i tassi al 1,75 %, il che conferma il nostro scenario condiviso nell’autunno del 2014 uno scenario deflativo che non risparmierà neppure l’Australia e la Nuova Zelanda…
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E veniamo quindi ai dati di ieri, giornata davvero ricca di sorprese…
Partiamo dall’occupazione del settore privato ADP …
Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e dall’agenzia che si occupa di preparare le buste paga Automatic Data Processing, il mese scorso sono stati creati 156.000 posti di lavoro, mentre le stime erano per un rialzo di 196.000. (America 24)
40.000 posti in meno rispetto alle aspettative non sono uno scherzo soprattutto se si pensa che il settore dei servizi è passato dai 189.000 posti di marzo ai 166.000 di aprile, l’occupazione nel settore costruzioni si è ridotta di 4.000 unità e quella relativa all’industria manifatturiera ha perso ulteriori 13.000 posti oltre ai 3.000 del mese precedente. Lo sviluppo dell’occupazione sembra notevolmente rallentato con debolezza diffusa in tutti i settori.
In attesa del dato “istituzionale” di domani la sintesi è che tutti gli indicatori sia privati che isituzionali segnano una chiara battuta di arresto per l’occupazione americana, a meno che non si siano inventati altri migliaia di occupati come barman o camerieri.
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Buone notizie sembrano arrivare dagli ordinativi all’industria peccato che la dinamica delle scorte influirà in maniera negativa sulle prospettive del secondo trimestre …
Ordini a fabbriche Usa +1,1% a marzo, oltre le stime
Gli ordini alle fabbriche americane sono tornati a salire di buon passo dopo essersi attestati in calo in sette dei precedenti otto mesi. Il dato segnala un miglioramento del comparto manifatturiero. Secondo quanto reso noto dal Dipartimento del Commercio, il dato è salito dell’1,1%, mentre gli analisti attendevano una crescita dello 0,8%. In febbraio il dato era sceso dell’1,9% (rivisto al ribasso dal -1,7% della prima stima). Nel primo trimestre gli ordini sono scesi del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le scorte sono cresciute dello 0,2% (America 24)
Verrebbe da dire, di revisione in revisione verso la recessione, ma lasciamo perdere, noi non abbiamo alcuna fretta. Se fai uno 0,3 % meglio delle attese ti esalti, dimenticando che il mese precedente hai dovuto rivedere i dati al ribasso dello 0,2 %, ma questo come sappiamo fa parte del gioco.
Questa è la realtà visiva il resto chiacchiere …
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Interessante anche la dinamica della bilancia commerciale con le importazioni in continua contrazione, segno che i consumi continuano a diminuire…
In marzo le esportazioni sono scese dello 0,9%, mentre le importazioni sono diminuite del 3,6%. In marzo le importazioni di beni e servizi si sono attestate al minimo da febbraio 2011, con quelle di petrolio al minimo da settembre 2002. L’export di cibi e bevande si è attestato al punto più basso da settembre 2010, quello di forniture industriali al minimo da febbraio 2010 e quello di beni di consumo al minimo da marzo 2013. Nei primi tre mesi dell’anno l’import americano è sceso del 4,5% e l’export del 5,4%. (America 24)
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Fattore positivo per la revisione del pil che potrebbe salire a 0,9% dal 0,5 % della prima lettura ma come potete vedere qui sotto dalle revisione del GDPNOW nulla di importante…
Calo delle produttività, aumento delle pressioni sul costo del lavoro, miglioramento di entrambi gli indici PMI e ISM dei servizi completano la batteria di dati di questo inizio settimana, che come potete vedere è nato all’insegna di quanto vi avevamo preannunciato con Machiavelli ribasso dei mercati e del petrolio.
Inoltre dobbiamo ricordare che il 58% del debito US va in scadenza nei prossimi 3 anni! Ovvero miliaia di miliardi da rifinanziare. Se una cosa simile fosse presente in Italia tutti a gridare alla non sostenibilita’ per gli US nemmeno uno straccio di articolo!
Nessuno e’ piu’ cieco di chi non vuol vedere!