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IL SILENZIO DI ANGELINA E POI IL NULLA!
In attesa di ritornare tra i meandri della storia vi lascio con questa splendida sintesi di Federico Fubini apparsa sul Corriere della Sera che condivide l’assoluta mancanza di statura e spessore per l’insieme di marionette che quotidianamente fanno ridere e piangere dalla disperazione, i popoli europei recitando quotidianamente sul palcoscenico della propria vanità, prigionieri del proprio ego e della finanza, in attesa dell’ennesimo inutile e vergognoso summit nel nulla…
Sembra che negli ultimi giorni Angela Merkel abbia investito non poco del suo tempo nel distribuire telefonate in giro per l’Europa. Con i colleghi e compagni di strada politici, in Austria e nella stessa Germania, avrebbe insistito soprattutto su un punto: bisogna smettere di dire che la Grecia può uscire dall’euro. Smettere di parlarne, non aumentare il rumore di fondo, non confondere le idee agli elettori greci, ai contribuenti tedeschi, ai risparmiatori italiani.
Il silenzio è meglio. Se c’è un aspetto che colpisce in questa frattura storica, qualunque ne sarà l’esito, è proprio il silenzio della protagonista principale. Il frastuono delle voci inevitabilmente è alto, ma la persona che siede al centro del sistema in fondo tace. Sempre. Persino quando parla. Angela Merkel può offrire preferenze tattiche, segnali indiretti, soprattutto constatazioni. L’altro giorno per esempio, di fronte al dramma politico in corso a Atene, ha osservato: «Bisogna rispettare il fatto che in Grecia ci saranno nuove elezioni. Chiariremo che vogliamo che la Grecia resti nell’euro ed è su questo che i greci stanno votando».
Ma sono messaggi da artigiano della politica, rese dure ed equivoche dall’usura del potere. Le pressioni costanti che Merkel subisce in Germania — dal fronte europeista con cui forse governerà domani, dai liberali euroscettici con cui governa oggi, dai nostalgici del marco come Hans-Werner Sinn dell’Ifo e parte della Bundesbank — inducono la Cancelliera a frenarsi. Le sue carte restano coperte, la faccia da giocatrice di poker, del traguardo finale com’è nella sua testa nulla che trapeli. Merkel preferisce restare enigmatica, nella speranza che i fatti alla fine parlino per lei.
Se questo silenzio al cuore d’Europa accresce il caos più dello stesso rumore di fondo, non è sorprendente. Lo è ancora meno dal momento che non è la prima volta che qualcuno inizia a temere la fuoriuscita di una nazione dal club europeo.
L’ultima volta che accadde la ricorda Jacques Delors nelle sue Mémoires. Quando il muro di Berlino era appena crollato, dice l’ex presidente della Commissione europea, «in Francia un certo numero di persone temeva che la Germania uscisse dalla Comunità».
Delors corre a Bonn tre giorni dopo la caduta del Muro e sul marciapiede dell’albergo i giornalisti lo accolgono con una sola domanda: «Ha paura?». Il riferimento era ai timori che la nuova Germania «scegliesse un cammino diverso», ricorda Delors, staccandosi dal resto d’Europa. Delors rispose in tedesco: «Ich habe keine Angst! Non ho paura».
Anche allora erano in molti, spiega il vecchio ministro delle Finanze di François Mitterrand, quelli che «tacevano per prudenza o diffidenza» non riuscendo a vedere il punto d’arrivo del caos. Delors invece lo indicava e così lo favoriva: una Germania a pieno diritto riunificata e dentro all’Europa.
Oggi invece non c’è nessuno per dire «Ich habe keine Angst». Al massimo Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario, spiega che l’uscita della Grecia dall’euro «dovrebbe avvenire in modo ordinato»: come fosse razionalmente possibile prevederne tutti gli effetti sul sistema bancario greco, sui risparmiatori negli altri Paesi in crisi che temono una fine uguale, sul sistema di pagamenti della Banca centrale europea che si spezzerebbe fra Bundesbank creditrice e Banca di Grecia debitrice, sulla capacità di Atene di pagare le pensioni e gli stipendi, sui rapporti con la Turchia e con la Russia, sui flussi di migranti lungo l’Ebro.
Anche ai tempi del crac Lehman i tecnocrati del Tesoro americano pensavano di aver previsto tutto.
Non invitarono gli altri a non avere paura, fingevano solo di non averne
Niente a che vedere, nel 2008 come oggi, con le parole con le quali Frankin Delano Roosevelt giurò da presidente nella Grande Depressione:
«Ci riprenderemo e prospereremo. Quindi lasciatemi dire, ci credo fermamente, che la sola cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa: il terrore senza nome, senza ragione, che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso».
Chi immagina oggi in Europa qualcuno a pronunciare parole del genere ai milioni di spagnoli senza lavoro, agli addetti dei call center calabresi a 300 euro al mese, ai greci in coda davanti alle banche?
Non Angela Merkel, non l’appassionato di versetti giapponesi Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, né il suo cauto e sornione dirimpettaio José Manuel Barroso alla Commissione.
Del governo italiano il premio Nobel Amartya Sen osserva che non è democratico, ma imposto dal sistema euro, dimenticando (forse) che in Italia il premier è da sempre eletto dal Parlamento.
Eppure quella che Roosevelt chiamava la «leadership of frankness and vigor» è moneta ancora più in crisi in Europa di quanto non sia l’euro in Grecia.
Se manca quella, l’Europa potrebbe almeno credere al coraggio discreto, a porte chiuse, del loro fondatore Jean Monnet. Nel 1950, andò a trovare il cancelliere Adenauer nel castello di Schaumburg, affacciato sulle rovine di Bonn distrutta dagli Alleati.
Trovò un uomo chiuso, diffidente. «Non poteva credere che gli offrissimo l’eguaglianza», avrebbe poi raccontato Monnet. Quel pomeriggio i due parlarono a lungo. «Vidi poco a poco quel vecchio uomo distendersi e lasciar trapelare l’emozione», scrisse poi Monnet
Il resto della storia è quello che ha portato fino a noi. Fino ad Atene. Ma quale leader oggi è in grado di andare laggiù e poi scrivere delle memorie così?
IL CAOS DEI RUMORI DI FONDO E I SILENZI DI ANGELA MERKEL FUBINI FEDERICO CORRIERE DELLA SERA
Una dettagliata analisi su quanto sta accadendo ” Euro fu…siccome immobile!” è stata inviata a tutto coloro che hanno sostenuto questo viaggio e a disposizione di tutti coloro che vorranno liberamente sostenerci ora…Semplicemente GRAZIE!
Vero!
Ma guarda un po’ che SCENEGGIATA salta fuori con i più illustri “uomini attuali”:
MARIO MER-HOLLANDE
Felicissima sera……!!
Buona sera
Scrivo per commentare i post dell’articolo precedente che parlava della Grecia.
Non capisco perchè in molti siano cosi aggressivi verso il popolo Greco ?
Con il nostro sitema politico, la nostra corruzione e collusione, tutti i vari scandali politici/economici degli ultimi 50 anni, con un DP al 110% circa dovremo essere i prima a starcene zitti………ma per favore almeno statevene zitti.
Il popolo greco probabilmente ha fatto quello che fanno tutti, si alzava la mattina per andare a lovorare, visto che l’attuale Sistema Ecomonico lo impone se si vuole sopravvivere degnamente, e dopo 8-9 ore di lavoro tornava a casa per occuparsi dei fatti propri e della propria famiglia; ed intanto i loro politici, banchieri ed economisti vari facevano incetta di tutte le richezze disponibili e non.
Praticamente la stessa cosa che i nostri facevano in italia……..e VOI dove eravate nel frattempo?
SD
PS:
Io nel frattempo semplicemente mi interessavo delle mie cose, visto che non ho altra alternativa e tempo da dedicare ad altro.
a proposito di sciacalli. sentite cosa dice quella m…. di bini smaghi.
Kevin O’Rourke commenta Lorenzo Bini Smaghi, il quale sostiene che “gli elettori greci sono “irrazionali” nel respingere l’austerità. Come dice O’Rourke, questa è una posizione piuttosto strana da prendere visti i risultati totalmente fallimentari della politica.
Vorrei solo aggiungere che, come persona che segue questa materia abbastanza da vicino, Bini Smaghi dovrebbe essere l’ultima a dare lezioni ai greci su buon senso e sensibilità.
Poche persone sono state, così fortemente insistenti nell’asserire che il piano iniziale della Grecia era sostenibile , che non era necessaria o auspicabile nessuna ristrutturazione del debito , e che tutti gli scettici sulla validità dei vari piani erano solo disinformati.
In un certo senso, L. Bini Smaghi rende l’idea della posizione di tutta l’elite europea in questa crisi: moraleggiante, sentenziosa, sempre dalla parte sbagliata ma sempre convinta che l’altra faccia della medaglia nasconda ignoranti e straccioni.
E’ una cosa sbalorditiva da guardare.
Paul Krugman
dice pippo: ho ascoltato questo essere spregevole dire cose inaudite riguardo alla crisi. stavo quasi per vomitare. avrebbe assolutamente bisogno di un TSO.
dice mario: secondo me oltre al TSO, servirebbe una nuova Norimberga, con capi d’accusa di alto tradimento, istigazione al suicidio, e per concludere, CRIMINI CONTRO L’UMANITà!! SICURAMENTE SMAGHI E COMPAGNIA NON NE USCIREBBERO PULITI!!
guardian, telegraph, new york times, cnn, repubblica… guardavo le fonti ricorrenti degli ultimi articoli, non un gran allegria
ancora: Nel mondo storto in cui viviamo è tutto normale, un mondo in cui un appestato (Obama) teme di essere contagiato dall’ europa, il contagio che temono è quello della veritá che spinge i popoli a chiedere giustizia, a vote a fare giustizia, paesi come Argentina e Islanda hanno prima eseguito i “consigli” del FMI e di tutti i sapienti della economia finanziarizzata abituati a trarre vantaggio dal fare i soldi coi soldi, poi arrivati allo stremo hanno deciso di rimandare al mittente logiche di sviluppo ingiuste e perdenti, ora altri Paesi come la Grecia, arrivata al capolinea della realtá, forse decideranno un destino diverso dalla schiavitú. La persona nominata (bini smaghi)è un “nobile” la monarchia in Italia non esiste piú da anni, esistono ancora i “diritti di nascita” dei bamboccioni, chiaramente tutti voglio difendere il loro status quo ma adesso bisogna capire cosa sia piú conveniente per noi 99%.
Non per niente era uno dei candidati a governare bankitalia al posto di draghi. Della serie: il più pulito ha la rogna.
Tutti finocchi col culo degli altri
dove sono i fucili di bossi? ora servono eccome.
by DORF
SD,
pur da lavoratore dipendente che un lavoratore autonomo questa domanda salvo alcuni casi, non deve farsela,, mi sono costantemente posto la domanda se il valore del mio stipendio ed il valore aggiunto che ero in grado di produrre avessereo un accettabile correlazione. (accettabile ovviamente per chi lo stipendio lo paga).
Fin ad oggi , con qualche fluttuazione , la risposta che ho trovato è stata sempre positiva, e questo , un poco mi a ha tranquillizzato rispetto alla bufera generale. Ma mi rendo conto che è un equilibrio difficile e che necessita molto impegno e senso di responsabilità da parte di tutti.
Ma parlando con altre persone mi rendo conto che questa domanda se la pongono in pochi, per i quali un lavoro è un lavoro ed uno stipendio è uno stipendio , il nesso tra i due è un algoritmo complicato.
Oggi il problema fiscale è diventato dirompente perchè per molti imprenditori pagare le tasse non è più una opzione legata allo tile di vita, alla cilindrata del SUV o dalla meta delle vacanze, oggi le condizioni fiscali sono tali per cui c’è seriamente il rischio che per onorare gli obblighi un imprenditore sia costretto, posto che volgia sopravvivere, a prezzare i suoi servizi al di la del limite oltre il quale i propri clienti riescono a considerare quel servizio appetibile.
Questo meccanismo di fatto porta a due opzioni: Distruggere un mercato un comparto, o spingere gli operatori nel sommerso.
E’ un problema di responsabilità e di visione, ed i entrambi per ora non si vede traccia.
Finchè lo stato pretenderà di intermediare il 50% del PIL mettendoci sopra la sua gabella di burocrazia e corruzione, finchè interi strati di popolazione, in particolare al sud pretenderanno un posto (stipendio) pubblico senza alcun valore aggiuntocorrispondente da produrre.
Finchè i sindacati non accetteranno di considerare il valore degli stipendi commisurato alla rpoduttività, finchè gli imprenditori non accetteranno di condividere con i dipendenti i guadagni oltre che le sofferenze, non potremo rinovare il nostro sistema produttivo e più o meno lentamente scivoleremo…
Questo è successo in Grecia, i cittadini si sono ritrovati in pochi anni molti soldi in tasca e non si sono scomodati a chiedersi da dove venissero, nel dubbio li hanno spesi….
Ultimamente un imprenditore prima di sentirsi costretto a prezzare i suoi servizi per quel che valgono sceglie di cessare l’attività. Io non ho mai sentito che i soldi cadessero dal cielo a differenza della manna per gli ebrei e per i tablet nella pubblicità moderna, e credo che quei greci che si sono ritrovati dei soldi in tasca prima di averli sono andati a chiederli non avendo dubbi su come sperperarli.
Se i Greci per alcuni anni fossero disposti a correre il rischio di doversi cibare solo della loro pesca, olive, pastorizia ecc., potrebbero: uscire dall’euro e ripudiare il debito verso le banche e societa’ tedesche; poi come stato sovrano nazionalizzare , cioe’ riprendersi dai tedeschi, l’aeroporto di Atene, nonche’ alcune autostrade, e la quota di rilievo dei tedeschi nella Ote, la soc. di telecomunicazioni. Potrebbero poi non onorare l’acquisto delle forniture belliche tra cui alcuni sottomarini tedeschi che questi gli hanno imposto nel marzo 2011 con il ricatto degli aiuti che pero’ sono stati pagati da tutti compresi noi italiani. E chiedere poi, con piu’ forza, i danni di guerra mai pagati per l’occupazione nazista. Dopotutto, ognuno sarebbe creditore dell’altro. Peraltro non pagando la quota dei tedeschi, non farebbero neanche default, quindi la crisi sarebbe risolta o alleggerita di parecchio. Qualcuno (Usa?) gli dovrebbe suggerire questo comportamento con i tedeschi. Se lo meritano, quando e’ troppo, e’ troppo.
Se una banca concede credito si assume il rischio che quel credito per un motivo o per l’ altro non venga restituito! Punto! Ora le banche tedesche e la Germania devono finirla di pretendere ciò che hanno consapevolmente offerto per foraggiare la loro economia. Hanno rischiato, hanno perso …Amen! Andrea
sd@finanza: .Il popolo greco probabilmente ha fatto quello che fanno tutti, si alzava la mattina per andare a lovorare, visto che l’attuale Sistema Ecomonico lo impone se si vuole sopravvivere degnamente, e dopo 8-9 ore di lavoro nel frattempo?SDPS:Io nel frattempo semplicemente mi interessavo delle mie cose, visto che non ho altra alternativa e tempo da dedicare ad altro.
SD,
a volte non riesco a capire il senso di alcune tue affermazioni. Ma secondo te esiste un sistema economico dove per vivere degnamente non si debba lavorare?
Certo nella storia è sempre esistita in ogni società una classe di nullafacenti che vivevano …e vivono… senza nulla produrre, alle spalle degli altri, ovviamente rappresentano una stretta minoranza.
Ora che faccio,la prossima rata del mutuo non la pago,o per me è diverso?
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Nel bene e nel male sono sempre gli uomini e quasi mai gli accidenti a determinare il corso della storia.