Chi ci segue da tempo sa che siamo stati i primi in Italia a coniare il termine il buco con la banca intorno a proposito di Deutsche Bank da tempi non certo sospetti mettiamo in guardia i lettori sul rischio nascosto nelle più grandi banche del mondo.
Nel 2008 il nostro modellino preferito riusci ad identificare con precisione quasi assoluta ben 9 delle prime dieci banche americane più a rischio, banche poi fallite, nazionalizzate o assorbite. Ma fermiamoci qui per il momento, i lettori di Machiavelli sanno a quali banche ci riferiamo, i prossimi mesi nonostante l’ondata di liquidità in arrivo, promettono cose davvero interessanti nel settore finanziario.
Nel fine settimana mi è capitato di leggere questo pezzo scritto da un senatore della Repubblica del partito democratico, membro della 6° commissione permanente Finanza e tesoro…
La notizia è circolata in questi ultimi mesi ed è grossa: pare che l’ammontare di strumenti derivati in mano alla Deutsche Bank – che non è la banca centrale tedesca, quella si chiama Bundesbank, bensì un istituto privato – abbia raggiunto la stratosferica cifra di 54.700 miliardi di euro, pari a venti volte il Pil tedesco e cinque volte quello dell’eurozona.
Nessuno vuole demonizzare i derivati, intendiamoci. Una simile notizia, tuttavia, non può non interrogare la politica e la stessa Bce sulla giustezza del “metro” utilizzato per la valutazione dei rischi. Ad esempio: come mai, in presenza di un simile iceberg di rischio potenziale, la Deutsche Bank ha potuto così brillantemente superare gli esami della vigilanza europea?
(…) Eccoci arrivati al punto: perché quelli del Jst hanno guardato al microscopio il portafoglio degli impieghi prefigurando per l’Italia scenari macroeconomici ai limiti della catastrofe, mentre eguale prudenza, ad esempio, non è stata usata nella valutazione dei derivati?
Non ci resta che sorridere! Primo la notizia non circola da mesi ma da anni, sono anni che noi riportiamo la reale situazione delle banche tedesche e soprattutto di Deutsche Bank; secondo spero che qualcuno scherza cadendo dal pero quando solo oggi si domanda per quale motivo si cerca il pelo nell’uovo per i titoli di Stato nei bilanci delle banche italiane e non la trave derivata presente nei bilancia di Deutsche Bank ma non solo di mezzo sistema finanziario tedesco, ancora oggi infarcito di immondizia subprime americana.
L’augurio è che si tratti di pura ingenuità! Noi abbiamo già scritto tanto su DB, forse troppo, spesso nell’indifferenza generale, quindi di in questa sede ci limiteremo a condividere alcuni articoli davvero ben fatti.
Per chi vuole approfondire, essere più consapevole nonostante la difficoltà dell’argomento suggerisco di leggersi come
Per chi invece non ha tempo o voglia, per cancellare le solite fesserie sui derivati che circolano in rete e sui quotidiani mainstream, suggerisco la seguente sintesi…
“Il rischio vero viene da altri stati periferici: Italia e Spagna su tutti. Qui, un intervento diretto della BCE sarebbe vietato dai Trattati, potendo agire -in certi limiti- solo sul secondario, sul modello QE -OMT, con la conseguenza che le banche, per proteggersi sarebbero indotte ad acquistare -dagli istituti di credito di rilevanza sistemica- derivati sulle stesse controparti dei derivati presenti sui loro bilanci, proprio come successe -ancora una volta- nell’ambito della crisi subprime. Ad esempio Goldman, che aveva acquistato CDS da AIG per tutelarsi dal rischio subprime, acquistò CDS sulla stessa AIG, per tutelarsi dal rischio di un suo fallimento. Da chi li aveva comprati? Li aveva comprati anche da Lehman e Citigroup, rispettivamente fallita ed oggeto di bail-out pubblico durante la crisi. Col fallimento di AIG (poi salvata dallo stato) tutta la catena del netting bilaterale saltò per aria, ragion per cui dovettero intervenire gli stati onde evitare che i trilioni di esposizioni in derivati, valessero – in termini di perdite- per il loro essere “lordi” e non “netti”. E chi ha la più elevata esposizione lorda in derivati? Deutsche Bank.”
Il resto leggetevelo tutto di un fiato qui …STORIE DI ORDINARIO GAMBLING FINANZIARIO
Perchè non solo Deutsche Bank?
Ecco per quale motivo i prossimi mesi hanno l’aria di poter diventare davvero interessanti…
Come abbiamo già visto, le casse di risparmio tedesche sono in chiara difficoltà solo per i tassi bassi imposti dalla BCE, figurarsi nei prossimi mesi.
Consiglio Ue rinuncia a completamento accelerato Unione bancaria dopo opposizione Germania
BRUXELLES (Reuters) – Ieri sera i leader dell’Unione Europea, di fronte all’opposizione della Germania, hanno rinunciato al progetto di completamento accelerato dell’Unione bancaria attraverso un sistema di garanzie dei depositi a livello europeo.E’ quanto riferito da alcuni diplomatici. I colloqui su come creare questo schema di garanzie sui depositi si sono interrotti e probabilmente ora si progredirà per gradi, negli anni.I leader europei hanno infatti deciso di non fare alcun riferimento diretto a questo sistema di garanzie.
Come sempre la Germania impone e gli altri ubbidiscono! Pare addirittura che i tedeschi e soprattutto la Bundesbank abbiano ripetutamente chiesto di riconsiderare l’esposizione delle varie banche alla luce del reale rischio Paese, ovvero non considerare “risk free” i titoli di Stato dei vari Paesi europei, chiaro il concetto?
Chissà se il senatore del Pd è in grado di fare uno più uno, magari ricordando a Schauble o Weidmann che il problema sono i derivati di Deutsche Bank e non i titoli di Stato italiani o altro.
Magari chiedendosi per quale motivo risulti incomprensibile l’ orientamento Ue su utilizzo Fondo garanzia per il salvataggio di Carife, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti e legittimo invece il quotidiano e occulto salvataggio delle banche tedesche da parte della Germania, forse riusciamo a fare un passo in avanti, sempre che non servi il famoso disegnino alla lavagna.
Sorridere intanto fa la notizia che alle banche greche mancano 14,4 miliardi
Mettetevi il cuore in pace la mancanza di capitale la faranno pagare agli azionisti, agli obbligazionisti e in ultima battuta ai grandi depositanti, ovvero in parole semplici BAIL IN
Vi ricordate l’ultima opzione di una debt deflation? Default di massa o ristrutturazione dei debito e cosa è il BAIL IN se non una ristrutturazione del debito a carico non più questa volta del contribuente ma del depositante?
Vedremo come andrà a finire con le nostre quattro banche italiane, importante è non generalizzare ci sono ancora banche con bilanci sostenibili in circolazione.
Nel frattempo anche in America si incomincia a mettere le mani davanti.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – New York, 30 ott – La Federal Reserve si prepara a votare una proposta che forzerebbe sei delle otto piu’ grandi banche americane a emettere nuovo debito a lungo termine per 120 miliardi di dollari complessivi. La logica e’ la seguente: se un istituto finanziario subisce molte perdite al punto da bruciare interamente i suoi capitali, gli investitori che hanno acquistato quelle obbligazioni sarebbero i primi a subirne le perdite e non i contribuenti. Di fatto si passerebbe dai classici “bail-out” visti nell’ultima crisi finanziaria, cioe’ i salvataggi ad opera del governo, a dei “bail-in” in cui il denaro raccolto dalle banche con l’emissione di debito verrebbe usato per ricapitalizzare un nuovo istituto in salute. La proposta in questione stabilisce il livello minimo della cosiddetta “total loss-absorbing capacity” (Tlac), la capacita’ di assorbire le perdite totali, una sorta di linea di difesa nel caso di crisi. La proposta della Fed, che raccogliera’ commenti prima di renderla definitiva e farla rispettare entro il gennaio 2022, include un livello minimo di Tlac pari al 18% degli asset rischiosi di un gruppo. Come riferito dal governatore della banca centrale Usa Janet Yellen, la nuova regola “ridurrebbe notevolmente i rischi per i contribuenti e la minaccia alla stabilita’ finanziaria derivante dal fallimento di queste istituzioni”.
Per chi non l’avesse ancora capito, il quantitative easing, la continua e costante immissione di liquidità nei mercati è destinato quasi esclusivamente alla ricomposizione della base patrimoniale di un sistema bancario diversamente fallito, il salvataggio di Stati che hanno socializzato a loro volta le perdite del sistema bancario, trasferendone l’onere sui contribuenti attraverso l’aumento delle tasse o la riduzione dello stato sociale o la deflazione salariale.
Il resto è puro contorno o meglio le chiacchiere di quattro amici al bar!
Buona consapevolezza…
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buongiorno compagni di viaggio e buongiorno a te, Capitano.
Articolo illuminante, un altro che si aggiunge alla tua encomiabile lista… Collegando i tuoi due articoli odierni, segnalo che le banche tedesche sono anche fortemente esposte verso il commercio mondiale e complice il forte calo registrato e che poi continuerà ancora, questo inciderà in maniera pesante sui bilanci di queste, soprattutto sparkasse e quindi continuerà a piovere sul bagnato…
Spero solo che ci sia più consapevolezza, più lungimiranza…
pparlavo stamattina con un commercialista… 85 enne, ancora in piena attività… mi raccontava la pianura ferrarese dopo il passaggio del fronte, la loro tenacia nel riprendersi, sudore e sacrifici.. però vi abbiamo lasciato un bel paese … mi ha raccontato diversi aneddoti riguardo alle banche locali… eppure era un’ottima banca… riguardo alle imprese locali… eppure suo babbo dormiva 3 ore a notte per lasciare un’ottima azienda ai figli… ora è fallita….
Che tristezza!!!