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INFLAZIONE O DEFLAZIONE: UN CONCORSO DI BELLEZZA!

Scritto il alle 07:08 da icebergfinanza

John Maynerd Keynes amava riportare la metafora del concorso di bellezza, per spiegare l’arte della speculazione, ovvero la necessità di indovinare non tanto quale ragazza vincerà alla fine il concorso di bellezza, in quanto spesso le nostre sensazioni, le nostre emozioni poco contano, ma di comprendere come avrebbe votato la maggior parte dei giurati.

In realtà, nella scelta tra inflazione e deflazione, oggi non conta tanto quello che pensano i giurati, in fondo ben pochi hanno saputo comprendere la "bellezza" della madre di tutte le crisi, ma quale dei due fenomeni monetari riceverà nel tempo lo scettro di "dittatura" sull’economia.

Sandra Pianalto, governatrice della Federal Reserve di Cleveland, lo scorso anno, in un suo intervento, condivise la sua umiliazione per non aver saputo comprendere la devastante e terribile "bellezza" della madre di tutte le crisi…(The financial crisis of the past two years has been a humbling experience for me as a Federal Reserve policymaker.)

I giurati della Federal Reserve, con il loro presidente Bernanke, hanno premiato erroneamente la bellezza della fondamentale solidità del sistema finanziario, immobiliare ed economico americano. Nei prossimi anni, lo stesso presidente di giuria, con il suo ideale fondamentalista di bellezza economica, fondato sull’anoressia della politica monetaria, deciderà chi potrà ambire al trono di "strega" dell’economia, tra inflazione e deflazione, anche se oggi la realtà è evidente e le conseguenze no tarderanno a rivelarsi.

Ieri Obama, circondato dal fallimento di una riforma finanziaria latente ed evanescente, circondato dai fantasmi di un sistema finanziario corrotto e autoreverenziale, figlio di un’esaltazione senza limite, fratello d eccessi esponenziali, ha minacciato il sistema finanziario americano…vogliamo indietro i nostri soldi e gli avremo sino all’ultimo centesimo.

Al di la del necessario populismo, in una situazione sociale al limite dell’implosione, le grandi firme della finanza, coloro che si sono trovate "involontariamente" nel bel mezzo della tempesta perfetta, come ha sostenuto il ceo di Goldman, Blankfein, ricordano di aver restituito quasi tutto sino all’ultimo centesimo a differenza del settore automobilistico e assicurativo. Nella peggiore delle ipotesi, saranno costrette a diminuire l’erogazione del credito, una minaccia che lascia il tempo che trova.

Se qualcuno avesse l’occasione, sarebbe interessante far capire loro, che probabilmente non si tratta solo di credito non disponibile, ma di vera e proprio creditofobia, l’economia reale non necessita necessariamente di nuovo credito, ma di una lunga fase di deleveraging, necessaria per assorbire una lunga stagione di eccessi.

Proprio il riferimento agli aiuti al sistema assicurativo ed in particolare ad AIG, mi fa ricordare la monumentale metafora usata dal presidente della commissione di inchiesta federale sulle cause e sulle responsabilità della crisi, Phil Angelides, riportata da Mario Platero, in riferimento alla speculazione messa in atto da Goldman Sachs, che prevedeva operazioni simultanee di collocamento e contestuale vendita a breve sul mercato, di pacchetti di titoli tossici.

«Perdoni la franchezza, ma a me questa sembra la storia di uno che vende un’auto sapendo che è guasta e poi fa un assicurazione a suo vantaggio sulla vita del guidatore che l’ha compra " 

Meravigliosa, anche se il banchiere di Dio, ha risposto che i  compratori non erano degli sprovveduti, erano i più grandi professionisti sul mercato: " Vendiamo dei prodotti, ma non possiamo garantire il profitto, il mercato non funziona così. "

Oltre alla risposta magistrale dello stesso presidente della commissione che rispondeva di conoscere perfettamente il funzionamento del mercato, peccato che chi comprava erano i fondi pensione dei poliziotti della sua stessa provincia, sarebbe interessante chiedere a Blankfein se oltre ad aver stipulato una polizza a proprio vantaggio sulla vita di coloro che compravano quelle meravigliose auto da corsa, magari non avesse mandato in giro meccanici travestiti da legali per accelerare l’usura del motore del sistema immobiliare, o meglio la sua dinamica di pignoramento.

Se date un’occhiata al campo dei miracoli capiterete di cosa sto parlando, in quanto secondo una indagine pubblicata su Mcclatchydc.com , sarebbero stati inviati avvocati in tutto il paese, per rientrare in possesso delle abitazioni in seguito a fallimento, magari accelerandone la dinamica, molti dei quali senza reddito o credito, ma comunque in possesso di mutui subprime, perchè Wall Street aveva permesso a loro di qualificarsi per tali mutui.

Tralascio volutamente la vicenda AIG della quale abbiamo già sviscerato ogni angolo nascosto, anche se sembra che anche in questo caso, le polizze assicurative stipulate sulla presunta dipartita del gigante assicurativo americano, venivano trattate sulla base di informazioni riservate, rifilandole a coloro che vivevano terrorizzati la possibilità di implosione.

Ma tornando a noi e al nostro concorso di bellezza, non sempre diventa importante l’ideale di bellezza, e allora, ascoltando Keynes, indipendentemente da ciò che in realtà accadrà, ovvero dalla presenza di una persistente deflazione, diventa interessante cercare di comprendere come voteranno i giurati della Federal Reserve.

Sia Dundley, della Fed di New York, che Evans, il quale non avrà diritto di voto nei prossimi FOMC, incontri della stessa Fed, per decidere le politiche di manovra monetaria, hanno sussurrato l’impegno a tenere i tassi fermi per un determinato periodo di tempo, minimo sei mesi, ma Dundley, con diritto di voto permanente, ha sottolineato come potrebbero restare bassi per almeno uno o due anni, ripercorrendo un recente discorso di Bullard ( St. Louis ) nuovo entrato con diritto di voto per il 2010.

Certo altri come Plosser e Hoenig, hanno espresso posizioni differenti, grandi timori per un’inflazione ectoplasma, per le sue aspettative, ma più che crederci realmente, secondo me, continuano a volerle alimentare, ma non da oggi, ormai dal lontano 2007.

NEW YORK (Reuters) – La Federal Reserve dovrà aumentare i tassi di interesse in quanto l’economia migliora o rischiare di perdere la fiducia del pubblico nel suo impegno a mantenere l’inflazione bassa e stabile, un top Federal Reserve policy maker ha detto Martedì.

Plosser ha sostenuto che le aspettative sono ben ancorate ma che vi è una notevole incertezza tra i due e i cinque anni. Un passo alla volta mister Plosser!

Plosser è da sempre un falco antinflazione, una sorta di giapponese su un’isola deserta che continua a combattere una guerra finita, al momento, e ha ribadito che la Fed deve essere preventiva.

Se non riesce a farlo, le aspettative di inflazione in aumento potrebbe spingere i lavoratori a chiedere salari più alti e le imprese a chiedere prezzi più alti per scongiurare la prospettiva di maggiori costi, dandocosì via a una raffica di inflazione".

Per un bel po di tempo, nessuno avrà il coraggio di alzare i prezzi e nessuno avrà il coraggio di richiedere un aumento dello stipendio in un mare di disoccupazione.

Alcuni funzionari della Fed hanno suggerito di continuare o ampliare gli acquisti di titoli MBS, ovvero con sottostante immobiliare, al di la della scadenza di marzo, per sostenere una debole ripresa e prevenire l’interruzione della riprsa dei mercati immobiliari. Per Plosser ciò non deve avvenire, il programma di sostegno deve finire e in fondo non ha tutti i torti, vediamo se il sistema sta in piedi da solo, ma la risposta la sappiamo già, siamo nella parte finale dell’occhio del ciclone di una autentica depressione.

" Credo che sia importante che lo facciamo, e che riduciamo la nostra partecipazione in questo mercato, in modo che il mercato privato, può nuovamente riprendere un ruolo significativo. Esso non può farlo finché la Fed è l’operatore dominante", ha detto.

Ineccepibile, ma la realtà ha dimostrato ( vedesi il crollo dell’indice Pending Home o la fine delle rottamazioni…) che non appena si toglie il sostegno si rischia una depressione, per totale mancanza di fiducia nel futuro.

Plosser,che  sarà membro votante nel 2011, si aspetta una crescita del 3/3,5 % nei prossimi due anni, esercitando pressione sull’inflazione. Pura illusione. Per lui l’aumento deve avvenire prima che il tasso di disoccupazione ricominci a scendere, in caso contrario, tassi troppo bassi, seminano i semi di una nuova crisi e possono essere potenzialmente distorsivi per i mercati.  Perfettamente d’accordo, ma era meglio pensarci prima, prima di continuare a seminare bolle per tutto il decennio.

Plosser ha anche affermato che i prezzi del mercato immobiliare sembrano stabilizzarsi e che i consumi, dimostrano una incoraggiante ripresa, al di la della distorsione del petrolio e del fattore benzina. Chissà di quali dati parlava, visto le vendite al dettaglio di ieri, visto che il mercato immobiliare vivrà, molto probabilmente,  una sorta di nuova recessione, nell’ordine di altri 10 punti percentuali di perdita, prima che sia finita l’onda delle reimpostazioni dei mutui ARMs e Alt-a.

Era il 17 aprile del 2007, quasi un secolo fa, quando Plosser a Cherry Hill nel New Jersey dichiarava come riportato dal Sole 24 Ore : " E’ importante che la Riserva Federale mantenga tutta la sua attenzione sull’inflazione’. Ques’ultima continua a muoversi a ‘livelli spiacevolmente elevati’. Alle incertezze sulla congiuntura Usa contribuisce anche il  settore immobiliare che e’ comunque piu’ stabile rispetto a tre-quattro mesi fa. "

Contestualizzate il tutto e avete la capacità di previsione di uno dei tanti governatori della Fed, stiamo parlando di aprile 2007. Ma se tutto ciò non basta, andiamo direttamente al 22 luglio del 2008 e precisamente a Washington, non dimenticando che due mesi più tardi falliva Lehman Brothers, ma i segnali di crisi e l’inizio della recessione era già stata ufficializzata, mentre la disoccupazione continuava a salire:

" La politica monetaria  statunitense, e’ ancora molto accomodante e mantenere questo orientamento per troppo tempo peggiora il problema dell’inflazione che e’ gia’ troppo elevata e lontana dal nostro target di stabilita’ dei prezzi. Una stretta si rendera’ necessaria, per evitare ulteriori danni all’economia e un’ascesa delle attese di inflazione. La banca centrale deve tenere d’occhio sia l’andamento della crescita sia quello dell’inflazione e quest’ultima e’ in aumento, ha aggiunto Plosser, secondo il quale, tuttavia, la situazione e’ molto diversa da quella degli anni ’70 e gli Usa non corrono, quindi, il rischio di stagflazione. Il momento piu’ adeguato per cambiare il corso di politica monetaria dipende da come si evolve l’economia, ma credo che sara’ meglio muoversi prima piuttosto che troppo tardi e anche prima che il mercato del lavoro e i mercati finanziari si siano definitivamente ripresi." (Sole 24 Ore)

Ora tralasciando per un istante il fondamentalismo monetarista del capo supremo della Federal Reserve, Bernanke, non ci resta che esplorare il pensiero di coloro che nel 2010 avranno diritto di voto nei vari FOMC che decideranno la politica monetaria.

Federalreserve.gov   prevede che oltre ai cinque componenti del Board of Governors, ovvero Bernanke, Kohn il vice, la Duke, Warsh e Tarullo, ( che ben difficilmente potrebbero contrastare il fondamentalismo monetarista di Bernanke e anche del suo vice che ha già ribadito il concetto di tassi bassi per lungo tempo) e alla presenza fissa della Fed di New York con il governatore Dudley, la rotazione tra i quattro diversi  rappresentanti delle varie Fed regionali. Nel 2010, quindi toccherà a Bullard ( St.Louis ) Hoenig (Kansas) Pianalto (Cleveland ) e
Rosengren (Boston). Come potete vedere qui sotto, nel 2011 toccherà invece a Chicago, Philadelphia, Dallas e Minneapolis.
 

Il meccanismo di voto all’interno del FOMC

                                                      
                |        2009        |        2010       |        2011       
  ————–+——————-+——————-+——————- 
                       
Members    |  New York         |  New York          |  New York         
                |  Chicago           |  Cleveland         |  Chicago           
                |  Richmond         |  Boston             |  Philadelphia     
                |  Atlanta            |  St. Louis          |  Dallas           
                |  San Francisco    |  Kansas City      |  Minneapolis       
                                                                             

Sentiamo il recente pensiero dei nuovi quattro governatori con diritto di voto per il 2010:

Bullard:  " La Federal Reserve dovrebbe prolungare il programma di acquisto di titoli cartolarizzati (Mbs) oltre la scadenza prestabilita di marzo. Lo ha detto James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, intervenendo ad un forum a Shanghai. La Fed, che detiene attualmente 909 miliardi di dollari di Mbs, dovrebbe continuare gli acquisti e quindi le iniezioni di liquidità nel sistema, "inizialmente a livelli bassi" e, successivamente, controllare attentamente le condizioni dell’economia e del mercato, ha precisato Bullard. La questione verrà affrontata al prossimo Fomc di gennaio. Bullard, considerato un falco della Fed, ha sottolineato l’importanza dei provvedimenti di tipo quantitativo, come il programma di acquisto titoli, lamentando l’incapacità degli investitori di comprendere quanto sia allenata la politica della Fed. "E’ deludente vedere quanto il mercato sia focalizzato solo sui tassi di interesse", ha detto Bullard secondo cui c’è "ancora la convinzione che la politica monetaria sia strettamente legata all’andamento dei tassi di interesse, e questo nonostante il successo dei provvedimenti di tipo quantitativo adottati l’anno scorso". Bullard ha ribadito che i tassi Usa "resteranno bassi ancora per un certo tempo". Parlando dei deludenti dati occupazionali Usa di dicembre, Bullard ha sottolineato che "non erano cosi’ diversi dalle attese da indurre a un cambio di politica". Non mancano comunque i segnali incoraggianti come la stabilizzazione dei consumi e del mercato immobiliare Usa, la riduzione degli spread creditizi e il continuo miglioramento dei mercati finanziari.
( Italia Oggi )

Hoenig: (ASCA-MarketNews) – Kansas City, 7 gen – Moderato ottimismo sul futuro dell’economia Usa da parte di Thomas Hoenig, presidente della Federal Reserve di Kansas City, uno dei falchi della banca centrale Usa. In un suo intervento odierno a Kansas City, Hoenig ha ammonito sui rischi ”di mantenere per troppo tempo” una politica monetaria troppo espansiva: non solo rischi di inflazione e di errata allocazione delle risorse, ma anche impedimenti a una vera ripresa economica e finanziaria.

Hoenig ha ribadito la sua convinzione per un ritorno a una politica monetaria ”piu’ equilibrata” meglio ”farlo prima che dopo”. Una posizione sostenuta dalle previsioni economiche sull’economia Usa: nel 2010 ci sono ”buone chance che il Pil cresca ben al di sopra del 3%, forse piu’ vicino al 4%”, ha spiegato il banchiere centrale.

Rosengren: in un recente discorso ad Hatford nel Connecticut, Rosengren ha sottolineato come la crescita di posti di lavoro sarà probabilmente lenta e la disoccupazione rimarrà elevata il che giustifica bassi tassi di interesse. " Employment growth “will not likely be rapid enough to put a large dent in the unemployment rate,” Rosengren said in a speech today in Hartford, Connecticut. “This should allow for accommodative monetary policy to continue to support the economy until the underlying demand of consumers and businesses becomes self-sustaining.” "Questo dovrebbe consentire una politica monetaria accomodante, che continui a sostenere
l’economia finché la domanda di fondo dei consumatori e delle imprese si autoalimenta".

Pianalto: Per quando riguarda Sandra Pianalto, non vi sono recenti dichiarazioni ma se andiamo sul sito della Fed di Clevelandfed nei primi giorni di ottobre2009 dichiarò in una riflessione dal titolo " Emerging from Recession: Implications for Growth, Inflation, and Monetary Policy " che data la sua aspettativa di una ripresa graduale e data l’enorme quantità di debolezza per l’economia, ci si potrebbe aspettare di concludere che l’inflazione non è affatto un rischio, o addirittura che siamo a rischio di un’ulteriore disinflazione. ( …a differenza dellaYelen, la Pianalto non vuole usare la parola deflazione! )
Tuttavia, alcune persone credono ancora l’inflazione è un grave rischio sulla base del deficit degli Stati Uniti in espansione fiscale e le azioni senza precedenti prese dalla Federal Reserve.  Questi punti critici fanno riferimento alle grandi dimensioni del vilancio della Federal Reserve ai rischi per il suo equilibrio e mettono in discussione la volontà del FOMC ad alzare i tassi, quando arriverà il momento di farlo. Essi citano anche le preoccupazioni, che la Federal Reserve dovrà cedere alle pressioni politiche, e monetizzare il debito federale."  Devo dire che io non condivido questi punti di vista.  Come i verbali delle ultime riunioni del FOMC rivelano, una varietà di strumenti sono stati sviluppati per garantire la possibilità di ritirare senza intoppi e al momento opportuno tutta la liquidità. "

Come già sottolineato spesso, ora abbiamo il pensiero dei principali giurati per l’anno 2010 e credo che sulla base di questa rapida analisi non vedremo alcun aumento di tasso in nessuna parte dell’anno. Quello che deciderà il mercato è un’altra storia, ma secondo la mia opinione, sarà pura illusione.

Se qualcuno vuole esplorare un nuovo contributo suggerisco di leggersi questo pezzo su Naked Capitalism,  “Why Bernanke’s Defense of Super Low Interest Rates Does Not Hold Up”, un contributo decisamente accademico per scoprire il pensiero del presidente dei giurati. Ciò non vuole assolutamente dire che il suo ideale di bellezza sia quello, giusto, Voi tutti conoscete il mio punto di vista su Bernanke e sulla sua ideologia, ma se le decisioni di politica monetaria prossime passeranno sempre dalla sua persona, è importante cercare di comprenderne l’ideologia e il fondamentalismo monetarista.

Abbiamo sviscerato in lungo e in largo le motivazioni per le quali non vi sarà ombra di inflazione reale nei prossimi anni, ( non confondiamo il tutto con l’inflazione da monopolio, da cartello, da mancanza di concorrenza che esiste tuttora in Italia…), e la perfetta fusione tra il Minsky Moment, punto di massima espansiione di ogni eccesso finanziario e la "Debt Deflation " di Irving Fisher, che descrive in maniera esemplare quanto è accaduto in questa crisi, in quella della Grande Depressione e nella " Lost decade" giapponese, sono la nostra stella polare per eccellenza, per comprendere quanto è in realtà avvenuto.

Martin Wolf in un recente intervento sul Financial Times, tradotto su il  SOLE24ORE riportando le parole di Richard Koo, grande esperto di "Lost Decade" della Nomura Research, ci dice che …

" (…) Secondo Koo, un’economia dove chi è troppo indebitato dedica i propri sforzi a saldare il debito ha le seguenti tre caratteristiche: l’offerta di credito e di liquidità bancaria cessa di crescere, non perché le banche non siano disposte a prestare, ma perché le aziende e le famiglie non vogliono prendere soldi in prestito; la politica monetaria convenzionale è in gran parte inefficace; e il desiderio del settore privato di migliorare la propria situazione patrimoniale fa emergere lo stato come prestatore di ultima istanza.

Il risultato è che tutti gli sforzi di "normalizzare" la politica monetaria e di bilancio falliscono, fino a quando l’aggiustamento patrimoniale del settore privato non è completato.

Non avrei potuto trovare migliori parole per farvi comprendere quanto sta avvenendo sintetizzandole in due righe, certo ci sarà sempre quello che dirà che la storia del Giappone è tritta e ritritta, aria fritta, che noi siamo diversi, che i giapponesi non spenderebbero un centesimo comunque e che invece gli americani venderebbero l’anima per continuare a consumare, magari ancora a debito, ma si tratta come spesso accade di visioni superficiali, che lasciano il tempo che trovano, suggerite da coloro che non amano analizzare in profondità.

Come ho già sottolineato ad Assisi, non sempre deflazione significa depressione, o viceversa, esiste anche la deflazione buona, positiva, anche se forse non sembra questo il caso.

Ma forse…. è qualcosa che e’ dentro me  ma nella mente tua non c’e’. Capire tu non puoi  ( o forse non vuoi ) tu chiamale se vuoi emozioni tu chiamale se vuoi emozioni…o forse se vuoi tu chiamala deflazione!

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Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……….

122 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 08:06

Andrea,

Gary North continua a bombardare

http://www.marketoracle.co.uk/Article16483.html

Come la mettiamo.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 10:22

Capitano,
sostanzialmente concordo che con i consumi fermi e poco denaro in mano "alla gente" lo scenario più sensato sia la deflazione, ma che succederebbe se le banche, piene di liquidità come otri gonfi, scoppiassero come dei palloncini pieni di acqua e "gavettonassero" il mercato di liquidità? Ci potrebbe essere una "svampata" iperinflattiva dove tutti i redditi fissi rimangono al palo e si trovano non in braghe di tela, ma molto peggio, con tutti gli assets di qualche valore concentrati nelle poche mani rapaci di chi detiene la vera liquidità? Uno scenario del genere non mi sembra impossibile e significherebbe sostanzialmente l’apertura di un medio evo di rivolte per le strade, di tutti contro tutti… E’ fantascienza pensarlo? Mi auguro proprio di sì…

Luigi

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 11:07

C’è anche un altro problema forse più importante: cosa succederà se  tra qualche anno i debiti sovrani diventeranno insostenibili?

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 12:31

Tra qualche anno?
Molto prima, amico mio, molto prima…
Se il debitore ha un cospicuo arsenale nucleare e basi militari in tutto il mondo, probabilmente si cercherà di far finta di niente il più a lungo possibile, per gli altri, come la Grecia e , forse, noi, ci sono i Lanzichenecchi del FMI…

Ciao

Luigi

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 13:20

Buon giorno a tutti, vorrei sapere se qualcuno e’ a conoscenza della consuetudine o l’obbligo da parte dei tribunali di comunicare a domicilio tramite posta al pubblico la possibilita’ di partecipare ad aste per l’acquisto di fabbricati posti in vendita giudiziaria. Lo chiedo perche mi e’ arrivata una lettera da parte del tribunale di Milano nella quale mi si chiede se voglio partecipare ad un asta nel mio comune di residenza. Di solito, mi dicono, ci sono le mani forti molto presenti a queste aste, e quindi non c’e’ bisogno di pubblicizzare piu’ di tanto l’asta. Grazie per l’attenzione. Paolo 1

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 14:20

Il tribunale di monza manda di tanto in tanto degli avvisi di aste giudiziarie elencando i beni all’incanto, le modalità di partecipazione, e le date.

Normalmente ci sono immobili, autovetture, attrezzature industriali, gioielli, arredi ed altro

Scritto il 15 Gennaio 2010 at 15:52

andate a vedere il miglior blog di finanza del 2010:
http://financialmarket-tradingefinanza.blogspot.com/

Scritto il 15 Gennaio 2010 at 15:52

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utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 16:44

PREFERISCO VEDERE MISS. VENEZUELA.

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 16:57

Luigi, vedo che la pensi come me, ma la mia (#3) era anche una domanda  per ANDREA che su questo punto NON secondario (con debiti statli insostenibili scenari di iperinflazione o default  non sono a mio parere inverosimili) è piuttosto…reticente.
ciao

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 17:11

INFLAZIONE DA MONOPOLIO , per indicare che gli aumenti li fanno solo i "boiardi" di Stato.

ben detto Mazzalai !!!!

giobbe 1971

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 18:14

@9
Lo scenario iperinflattivo lo vedo solo se, le banche (o chi per loro) decidono di aprire le chiuse e di inondare il "mondo reale" con milioni di metri cubi di carta verde comprandosi tutto il comprabile, altrimenti, siccome a valle delle chiuse c’è grande arsura, i prezzi rimarranno al palo. Dato però che il debito degli Stati è stato travasato a monte delle dighe, se i manovratori delle chiuse decidessero di passare a riscuotere, i default potrebbero avvenire in presenza di deflazione.
Dopo aver inventato l’economia idraulica, spero di non essere caduto troppo nel ridicolo per stasera!

Ciao!

Luigi

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 18:30

Certamente Luigi: iperinflazione o default+depressione+deflazione sono 2 possibili scenari  alternativi in caso (non inverosimile) di insostenibilità dei debiti statali ed è su questo aspetto che tu come me,credo, aspetti un commento da Andrea.
In questo contesto credo che  il tasso decennale  abbia anche la funzione di  indicatore di pericolo/fiducia.
ciao
ps. la tua economia idraulica è un buon modello …come quando si spiega il circuito elettrico con la similitudine idraulica.

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 20:37

WASHINGTON (Reuters) – As many as 80 million Americans have been infected with H1N1 swine flu, up to 16,000 have been killed and more than 360,000 hospitalized, the U.S. Centers for Disease Control and Prevention said on Friday

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 20:45

 Vi spiego perche’ l’ inflazione non esplodera’…se sale l’ inflazione salgono i tassi sugli enormi debiti pubblici che andrebbero in default non riuscendo a ripagare interessi sul  debito con tassi al 5%-7%. Invece adesso con tassi intorno allo 0,5%-1% la situazione debitoria degli stati e’ come congelata per cui sostenibile. Il vero dubbio e’ come uscirne, se andiamo in deflazione i debiti pesano di piu’ se si va in inflazione salta il banco…capito il cul de sac ?
Saluti
Massimo

Scritto il 15 Gennaio 2010 at 21:45

Massimo,

non è un cul de sac, visto che sia la deflazione che l’inflazione sono deleterie, è un cammino su un sentiero stretto ed esposto da entrambe le parti

Scritto il 15 Gennaio 2010 at 22:02

….e tu lascialo bombardare, è disperatamente alla ricerca di qualcosa che lo aiuti a cancellare la parola deflazione nella concezione keynesiana del termine, una sorta di integralismo della scuola austriaca che vuole rovesciare il concetto di inflazione, vedendolo solo e sempre come conseguenza dell’offerta di moneta. " I consumatori giapponesi sono diventati sensibili al prezzo" oppure " al contrario di alcuni anni fa, solo le cose a buon mercato si vendono bene in Giappone " e ancora " negozi alla W-Mart, sono ovunque in Giappone, un autentico boom, luoghi che vendono merci a prezzo ridotto, stanno spuntando dappertutto e forse questo alimenta la percezione di deflazione."

Ma per favore i negozi alla Wal Mart li hanno inventati in America e non mi sembra che in quel paese abbiano alimentato la percezione di deflazione, concorrenza, innovazione, mercati infiniti, hanno solo prodotto la deflazione buona, positiva, la naturale riduzione dei prezzi, non certo quella prodotta da una depressione immobiliare o finanziaria.
La deflazione immobiliare, quella si che ha prodotto uno squarcio nella sicurezza e nella sensazione di ricchezza patrimoniale degli americani, quella finanziaria, ha tranciato fondi pensioni e patrimoni mobiliari i cui portafogli abbondano tra le famiglie americane. Se non vi è lavoro, non vi sono consumi e i prezzi scendono inevitabilmente sino ad un nuovo equilibrio che non è quello naturale prodotto dalla concorrenza.

Deflazione non significa solo prezzi al consumo, ma anche deflazione immobiliare, finanziaria, occupazionale, produttiva.

Per molti più anni di quello che siamo in grado di percepire, l’eccesso di debito non ci accompagnerà, ma se non lo avete ancora compreso, la creditofobia e la paura di prestare denaro in un ambiente potenzialmente e decisamente insolvente, fara si che nessuno si precipiterà a richiedere o offrire il fiume di denaro che le banche detengono a riserva anche perchè nella realtà quel denaro non esiste.

Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune. Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta.

Pur osservando la dinamica deflativa in atto ho sempre sostenuto che in un ambiente come quello prodotto da questa crisi, ma anche prima, l’oro sarebbe stato bene rifugio sia contro l’inflazione che contro la deflazione.

Per quanto riguarda il debito, il terrore ad onde alterne per i default governativi, date un’occhiata a quanto accadrà alle imprese.  Pensare ad assicurarsi contro il default di Stati Uniti o Inghilterra è come assicurarsi contro la possibilità che una meteora prenda in pieno la nostra casa, decisamente assurdo.

Non c’è alcun bisogno di approfondimenti accademici per comprendere i possibili effetti di simili default, sono problemi reali, ma sono default che avverranno dopo quelli personali e aziendali.

I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica. Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà.

Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà, creare inflazione non è un’arte che dipende sempre e solo da una evidenza storica, se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. 

Andrea

Scritto il 15 Gennaio 2010 at 22:39

…nessuno si precipiterà a richiedere o offrire il fiume di denaro che le banche detengono a riserva anche perchè nella realtà quel denaro non esiste !

Chapeau

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 23:35

per chi vuol leggere Michele Nista segnalo il sito:

http://www.microborsa.blogspot.com

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 23:35

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utente anonimo
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utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 23:35

per chi vuol leggere Michele Nista segnalo il sito:

http://www.microborsa.blogspot.com

utente anonimo
Scritto il 15 Gennaio 2010 at 23:35

per chi vuol leggere Michele Nista segnalo il sito:

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utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 00:18

"Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune.

Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta."

Inflazione ha un unico significato, diverso.

"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà."

Quale selezione oggi, visto il rischio sistemico e la perdita di valore delle currencies?

"Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà"

Non significa neanche l’opposto.

"se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. "

Il ciclo economico così come è stato gestito porterà infine al crack up bomb.

"I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica."

Si comprando i titoli con moneta fresca di stampa: il sistema finanziario si avviterà su se stesso.
Si sta inflazionando il mercato finanziario con un’enorme quantità di currency (concetto molto diverso da money) che viene moltiplicata dal laverage e come previsto dall’economia austriaca si stanno inflazionando i valori di borsa (equities e quant altro), come aumenterebbero i valori in mainstreet se la currency vi fosse rovesciata.

Quest inflazione non giustifica dal fatturato delle aziende è una jattura pazzesca, perchè obnubila i real value.

Ne vedremo delle belle.

The “PIGS” – Portugal, Italy, Greece and Spain (or “PIIGS,” if you want to include Ireland) – aren’t in very good fiscal shape. And they aren’t alone. Iceland has already gone over the edge. The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors. Money is nothing more than paper and ink, backed by the full faith and credit of the issuer. When investors find that their faith in the issuer is shaken, the value of that currency erodes. Additional sovereign-debt downgrades from ratings agencies are but one potential trigger of a currency crisis.

Con Stima

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 00:18

"Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune.

Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta."

Inflazione ha un unico significato, diverso.

"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà."

Quale selezione oggi, visto il rischio sistemico e la perdita di valore delle currencies?

"Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà"

Non significa neanche l’opposto.

"se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. "

Il ciclo economico così come è stato gestito porterà infine al crack up bomb.

"I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica."

Si comprando i titoli con moneta fresca di stampa: il sistema finanziario si avviterà su se stesso.
Si sta inflazionando il mercato finanziario con un’enorme quantità di currency (concetto molto diverso da money) che viene moltiplicata dal laverage e come previsto dall’economia austriaca si stanno inflazionando i valori di borsa (equities e quant altro), come aumenterebbero i valori in mainstreet se la currency vi fosse rovesciata.

Quest inflazione non giustifica dal fatturato delle aziende è una jattura pazzesca, perchè obnubila i real value.

Ne vedremo delle belle.

The “PIGS” – Portugal, Italy, Greece and Spain (or “PIIGS,” if you want to include Ireland) – aren’t in very good fiscal shape. And they aren’t alone. Iceland has already gone over the edge. The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors. Money is nothing more than paper and ink, backed by the full faith and credit of the issuer. When investors find that their faith in the issuer is shaken, the value of that currency erodes. Additional sovereign-debt downgrades from ratings agencies are but one potential trigger of a currency crisis.

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Il Folletto

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Scritto il 16 Gennaio 2010 at 00:18

"Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune.

Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta."

Inflazione ha un unico significato, diverso.

"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà."

Quale selezione oggi, visto il rischio sistemico e la perdita di valore delle currencies?

"Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà"

Non significa neanche l’opposto.

"se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. "

Il ciclo economico così come è stato gestito porterà infine al crack up bomb.

"I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica."

Si comprando i titoli con moneta fresca di stampa: il sistema finanziario si avviterà su se stesso.
Si sta inflazionando il mercato finanziario con un’enorme quantità di currency (concetto molto diverso da money) che viene moltiplicata dal laverage e come previsto dall’economia austriaca si stanno inflazionando i valori di borsa (equities e quant altro), come aumenterebbero i valori in mainstreet se la currency vi fosse rovesciata.

Quest inflazione non giustifica dal fatturato delle aziende è una jattura pazzesca, perchè obnubila i real value.

Ne vedremo delle belle.

The “PIGS” – Portugal, Italy, Greece and Spain (or “PIIGS,” if you want to include Ireland) – aren’t in very good fiscal shape. And they aren’t alone. Iceland has already gone over the edge. The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors. Money is nothing more than paper and ink, backed by the full faith and credit of the issuer. When investors find that their faith in the issuer is shaken, the value of that currency erodes. Additional sovereign-debt downgrades from ratings agencies are but one potential trigger of a currency crisis.

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utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 00:18

"Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune.

Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta."

Inflazione ha un unico significato, diverso.

"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà."

Quale selezione oggi, visto il rischio sistemico e la perdita di valore delle currencies?

"Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà"

Non significa neanche l’opposto.

"se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. "

Il ciclo economico così come è stato gestito porterà infine al crack up bomb.

"I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica."

Si comprando i titoli con moneta fresca di stampa: il sistema finanziario si avviterà su se stesso.
Si sta inflazionando il mercato finanziario con un’enorme quantità di currency (concetto molto diverso da money) che viene moltiplicata dal laverage e come previsto dall’economia austriaca si stanno inflazionando i valori di borsa (equities e quant altro), come aumenterebbero i valori in mainstreet se la currency vi fosse rovesciata.

Quest inflazione non giustifica dal fatturato delle aziende è una jattura pazzesca, perchè obnubila i real value.

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The “PIGS” – Portugal, Italy, Greece and Spain (or “PIIGS,” if you want to include Ireland) – aren’t in very good fiscal shape. And they aren’t alone. Iceland has already gone over the edge. The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors. Money is nothing more than paper and ink, backed by the full faith and credit of the issuer. When investors find that their faith in the issuer is shaken, the value of that currency erodes. Additional sovereign-debt downgrades from ratings agencies are but one potential trigger of a currency crisis.

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utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 00:18

"Lasciamo stare i riferimenti accademici alle dinamiche della moneta. usiamo termini comprensibili alla gente comune.

Oggi parliamo di dinamiche, di aspettative, non di inflazione vista come calo generalizzato dei prezzi o come diretta conseguenza delle dinamiche di offerta della moneta."

Inflazione ha un unico significato, diverso.

"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione, ma lasciamo stare le favole e concentriamoci sulla realtà."

Quale selezione oggi, visto il rischio sistemico e la perdita di valore delle currencies?

"Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà"

Non significa neanche l’opposto.

"se il credito, la moneta non entra in circolazione nell’economia reale e non accelera,  si può sognare, immaginare, ma non necessariamente la storia si ripete. "

Il ciclo economico così come è stato gestito porterà infine al crack up bomb.

"I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica."

Si comprando i titoli con moneta fresca di stampa: il sistema finanziario si avviterà su se stesso.
Si sta inflazionando il mercato finanziario con un’enorme quantità di currency (concetto molto diverso da money) che viene moltiplicata dal laverage e come previsto dall’economia austriaca si stanno inflazionando i valori di borsa (equities e quant altro), come aumenterebbero i valori in mainstreet se la currency vi fosse rovesciata.

Quest inflazione non giustifica dal fatturato delle aziende è una jattura pazzesca, perchè obnubila i real value.

Ne vedremo delle belle.

The “PIGS” – Portugal, Italy, Greece and Spain (or “PIIGS,” if you want to include Ireland) – aren’t in very good fiscal shape. And they aren’t alone. Iceland has already gone over the edge. The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors. Money is nothing more than paper and ink, backed by the full faith and credit of the issuer. When investors find that their faith in the issuer is shaken, the value of that currency erodes. Additional sovereign-debt downgrades from ratings agencies are but one potential trigger of a currency crisis.

Con Stima

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 02:17

Per Folletto…sui PIGS

I PIGS sono una simpatica invenzione degli anglosassoni sui simpatici mediterranei, pero’ direi che per gli UK che si tratta della ricerca pagliuzza, ma diciamo pure paletto, negli dei PIGS in quanto non vogliono vedere la trave o travona nei loro occhi.

Dai un’ ochiata a questo:

http://www.economicshelp.org/blog/uk-economy/uk-national-debt/

Se fosse vero, ma non doveri dubitare i sudditi di sua maesta’ Elisabetta son passati da un debito del 35% (sul GDP) nel 2007 al 60% nel 2009…mica male quasi un +100% in due anni altro che PIGS, ed il problemino loro e’ che son pure fuori zona Euro, il tutto passato praticamante inosservato.

Negli UK adesso tanti hanno veramente paura delle conseguenze di un possibile taglio della spesa (anche perche’ ormai c’e’ poco da tagliare) nei servizi pubblici.

Saluti
Massimo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 03:06

Folletto hai completamente ragione,tenere il necessario e spendere tutto prima che quei finocchi dell’inflazione facciano la sorpresa di mettercelo in quel posto a tutti.Ciao miss venezuela

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:06

Non capisco questa irrazionale certezza che l’Euro Vi aiuterà: sarà il primo sistema monetario ad implodere.

Questa irrazionale certezza che l’Italia abbia i conti messi meglio dell’UK, che le banche italiane non siano messe come tutte le altre.

Ricordatevi siamo il paese di Pulcinella.

La componente del PIL dovuta al settore  finanziario rispetto a quella industriale,,,,,,,,,anche i falsificatori statali del pil l’hanno capito.

La dissocupazione ufficiale italiana è già al 10,3% .

L’altro ieri ad un convegno dell’Aspen Institute:
"Per Fini bisogna ridare la fiducia alle statistiche e se il pil non è sufficiente è importante cominiciare a valutare, accanto ai dati economici, quali altri elementi da prendere in considerazione. Ma guai ad archiviare il prodotto interno lordo. Tremonti ritiene il pil molto datato perchè è stato inventato (?) prima della globalizzazione…mi sembra che l’economia italiana abbia una configurazione non completamente catturata dal pil"

Scriveva Catanzano:

"La statistica è una nobile e antica scienza, ma può essere usata con l’intento criminale di diffondere la superstizione e oscurare la verità.
Lo Stato, fornitore per eccellenza della statistica, calcola molti numeri per tentare di pianificare, di programmare, di prevedere e soprattutto per dare l’impressione di controllare le conseguenze dei suoi stessi atti. Tra questi numeri statali più che statistici, l’indice che misura l’aumento dei prezzi al consumo, erroneamente definito inflazione, è particolarmente importante nel modo popolare di vedere.

Le interminabili polemiche sulla composizione del paniere dei beni e dei pesi assegnati, dimostrano che il buon senso non può essere troppo a lungo ingannato. Lo Stato da parte sua, di fronte ai continui attacchi, chiama in campo la scienza, facendo sfoggio di decine di migliaia di rilevazioni, di matematiche avanzate, di certificazioni insindacabili e di esperti pareri.
Per smascherare l’inadeguatezza della composizione del cosiddetto paniere basterebbe però ricordare che i beni immobili sono sorprendentemente esclusi, benché costituiscano una voce preponderante nella spesa degli individui. Con poco più acume, potremmo osservare che i pesi di un paniere, anche rappresentativo, potrebbero essere scelti in modo arbitrario, per rispondere alle attese e agli interessi del selezionatore e non a quelle della scienza. Potremmo addirittura arrivare a lamentare che di uno stesso bene ne esistono molte fogge e qualità, e che, adeguatamente scelte, l’influenza sull’indice potrebbe essere mitigata o accresciuta a piacere. A voler essere, infine, davvero pignoli, potremmo volere che la misurazione sia effettuata rispetto a un qualche riferimento “0”, cioè universalmente fissato come il metro di Sévres. Ci accorgeremmo presto che ad ogni nuovo prodotto da inserire o da togliere, tale riferimento fisso non avrebbe più alcun senso, poiché ogni paniere non potrebbe più essere confrontato con il paniere precedente, e, inutile dirlo, con quello di partenza.

Ma una critica ben più feroce può essere fatta a tanta non-scienza.
Il mondo fisico, in cui la matematica e la statistica funzionano egregiamente, sembra qualitativo, ma risponde a leggi matematiche abbastanza precise: possiamo pensare “Il fumo sale verso il cielo”, ma la verità scientifica, per quel che siamo oggi in grado di capire, è che le molecole di fumo seguono una formulazione molto complessa della semplice legge Forza = Massa x Accelerazione.
L’economia invece sembra all’apparenza governata dalla matematica, poiché la presenza dei numeri è schiacciante, mentre in verità l’aspetto davvero decisivo è assolutamente qualitativo. Per esempio, chi paga un bene a un certo prezzo esprime un giudizio, cioè una preferenza di un bene a un altro. Chi rinuncia all’acquisto giudica migliore la possibilità di risparmiare e scegliere in futuro e così via, senza nessun utilizzo reale della matematica.
Sorge da qui il pensiero osceno che il prezzo, anche se è espresso in numeri, non abbia nulla a che fare con la matematica. E in effetti il prezzo non è un’unità di misura del valore in senso fisico, come il metro o il chilogrammo per il peso di una cosa. Infatti, il valore non è intrinseco alla cosa che si vende e si compra. Le cose hanno il valore che l’individuo attribuisce loro secondo la rappresentazione del bisogno futuro, sia dal lato della domanda, che da quello dell’offerta: in ultima analisi sono le preferenze individuali e temporali del compratore e del venditore che “fanno il prezzo”, siano esse frivole o dettate dai più sacrosanti motivi della sopravvivenza.

Il fatto che i prezzi siano espressi in numeri, ha fatto però credere a molti che tali numeri possano essere trattati dalla matematica con la stessa naturalezza con cui si trattano le cose, e che posseggano dunque un’unità di misura. Ma questo è falso. Non disponiamo del coefficiente di trasformazione del prezzo delle patate da Oslo a Palermo, né del coefficiente di trasformazione del prezzo delle carote tra il 1992 e il 2002, alla maniera con cui tra etto e chilogrammo usiamo un fattore 10. Il confronto tra i prezzi futuri e passati è un’operazione di enorme complessità che ogni persona compie ogni giorno, ma su basi cognitive assai più larghe, inconsciamente imprenditoriali o incomprensibilmente sentimentali, relazionando i beni alle esperienze e alle contingenze proprie, e in definitiva a quell’irriproducibile caleidoscopio che è la sua vita. Possono quattro somme e una percentuale contenere, elaborare e restituire queste informazioni non per una persona sola, il che sarebbe già impossibile, ma addirittura per milioni di individui contemporaneamente, e poi definirsi da sé scienza?"
" Eppure il dato dell’inflazione è propinato addirittura con decimali all’apparenza molto scientifici. Ma sono decimali di cosa?"

Alcuni cattivi grandi maestri hanno perpetrato o permesso, o semplicemente non impedito, o non ostacolato a sufficienza, quest’abuso della ragione. Proprio tra gli economisti, spinti dall’invidia verso i successi riscossi dalla matematica nel descrivere e prevedere il comportamento del mondo fisico, è possibile trovare il maggior numero di ammalati di questo sterile pitagorismo.
Le persone comuni, invece di fidarsi del proprio giudizio, unica vera rappresentazione scientifica della variazione dei prezzi, sono preda di superstizioni matematiche, prodotte industrialmente da professionisti pagati con il circolante stampato, con autorizzazione e beneficio dello Stato, dai supremi sacerdoti della moneta. Quello stesso circolante che, prodotto dal nulla in quantità sempre maggiori, è la vera, unica e dimenticata causa dell’innaturale e ormai secolare aumento dei prezzi. Produttori, controllori, misuratori, accademici difensori, tutti beneficiari dell’inflazione del circolante, sono uniti in una formidabile congrega con il fine di consumare tutto senza produrre nulla.
Nei paramenti sacri di gessato blu, avvolti da pestilenziali volute di numeri senza senso, essi emergono dai moderni templi della finanza, per farsi riverire, se non adorare, e misurare compiaciuti l’ingenuità di chi li ascolta."

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=5998

Il Folletto

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:13

@20

Nel mio post era scritto

The United States, the United Kingdom, and countless other economies are struggling. And that reality has ignited a crisis of confidence about fiat currencies in the minds of many investors.

Struggling significa in grande sforzo o il lotta, in difficoltà: non mi pare si parlasse solo dei PIIGS.

Il senso è che date le enormi difficoltà di tutti i paesi trainanti ed anche quelli minori (ad esempio i PIIGS) può causarsi una crisi valutaria a breve, la conseguenza di una crisi valutaria se va bene è una svalutazione, se comporta crisi di confidenza, crea iperinflazione, che non è MAI un fenomeno economico, ma psicologico alla faccia dei grandi maestri avvolti nei loro vestiti gessati dentro i loro uffici marmorei…..

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:31

We have a really big flightless bird Down Under called the Emu. I will not draw absolute parallels between the European Monetary Union (EMU) and the Emu, even in jest, however the Euro looks like it will appear flightless at best this year. Perhaps the myth that they (Emu’s) bury their head in the sand when facing danger may come true for the EMU this year however don’t count on it. Dire monetary events may force a change of heart and a dose of reality. This region will not be the only source of upheaval and volatility this year.
The game has changed guys, things are not back to normal and the international spin machine will not make things any better. Spin will not help any more than excessive stimulus funds could which was, after all, a dangerous policy “solution” that flagged further flippant & flagrant disregard for monetary history by the Central Banks. You cannot print wealth or spend your way out of debt. Bailing out the banks shifted the mess onto the Government balance sheets to avoid a total collapse of life as we know it. This can only come to an ugly end as the piper still has to be paid eventually.
Shifting the mess from the banking sector to Government is much like cleaning up your kitchen by throwing the dishes and food scraps into the bathroom.  This makes the kitchen look nice and perhaps you can then do some cooking however try using the bathroom and see how you go then.
The public are still mostly clueless to the fact that this set of economic circumstances is nothing like any of the recessions faced since the great depression.
Europe is a problematic economic region and now the stronger economies of Germany and France are also faltering. Of course Spain, Italy and Greece found out that their monetary policy arsenal of sovereign interest rate controls were no longer available under a joint currency. This year is shaping up even worse for Europe than the US as things potentially come to a crunch. The US hogged the limelight last year for all the wrong reasons and none of those conditions have really changed to any significant degree.
Could we see new sovereign near or actual defaults this year? Structural imbalances still abound in most parts of Europe but what about Japan?  As the IMF said of the global economy; "Nonetheless, vulnerabilities remain and complacency must be avoided."
Yesterday, the European Central Bank (ECB) met, kept rates unchanged, as expected, but then in the press conference after the meeting ECB President Trichet, threw what the markets believed to be a cat among the pigeons when he said something about Greece being responsible for their debts… This led traders to believe that Greece won’t be able to pawn off their bad bonds to the ECB, like was done here in the U.S. with U.S. banks dropping off their toxic waste bonds at the Fed..

Greece is nothing compared to California! California is the world’s 8th largest economy (it’s in the top ten, but floats around, so for today, I’m going to say 8th largest!) Greece? It probably isn’t even in the top 50! So… Why does the euro get beaten like a rented mule (no animals were hurt here!) and the dollar skips to my Lou around California’s problems?
U.S. Retail Sales for December, were a negative -.3%! For December? Yes, for December!

Insomma mettereste la mano sul fuoco che pensare ad assicurarsi contro il default di Stati Uniti o Inghilterra è come assicurarsi contro la possibilità che una meteora prenda in pieno la nostra casa…………………….Immaginare non significa che l’immaginazione possa diventare realtà………………..

Preferisco tenermi i miei dubbi, sperando che non diventino certezze, perchè non voglio fare la fine dell’Emu e tenere la testa sotto la sabbia.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:37

TEORIA DEL CICLO ECONOMICO

Mises formulò la grande teoria del ciclo economico. Nella economia di mercato, funzionale e armoniosa, si inserisce l’espansione del credito bancario e monetario, incoraggiata e appoggiata dai governi e dalle proprie banche centrali. Non appena le banche aumentano l’offerta di moneta (banconote o depositi) e prestano la nuova moneta alle imprese, esse spingono il tasso di interesse al di sotto del tasso “naturale” o delle preferenze temporali, cioè il tasso di libero mercato che riflette le proporzioni di consumo e investimento scelte volontariamente dal pubblico.
 
Non appena il tasso di interesse viene abbassato artificialmente, le imprese prendono a prestito nuovo denaro ed espandono la struttura produttiva, aumentando gli investimenti, in particolar modo nei processi “remoti” della produzione: processi molto lunghi, macchinari, materie prime industriali e così via. La nuova moneta viene usata per alzare i salari e gli altri costi e per trasferire le risorse in queste “alte” classi di investimento. Quando in seguito i lavoratori e gli altri produttori ricevono la nuova moneta, essi la spendono con le vecchie proporzioni, non avendo modificato le loro preferenze temporali. Ciò significa che il pubblico non riesce a risparmiare abbastanza per partecipare alle nuove ed alte classi di investimento; il collasso di quelle imprese e di quegli investimenti diventa quindi inevitabile.
 
La recessione o depressione è allora vista come un inevitabile riassetto del sistema produttivo con il quale il mercato liquida gli investimenti improduttivi in eccesso, causati dal boom inflazionistico, e ritorna alla proporzione consumo/investimento preferita dai consumatori.
 
Così Mises, per la prima volta, integrò la spiegazione del ciclo economico con la analisi “microeconomica” generale. L’espansione inflazionistica della massa monetaria, causata dal sistema bancario di matrice governativa, provoca investimenti eccessivi nell’industria dei beni capitali e scarsi investimenti nei beni di consumo; la “recessione” o “depressione” è il processo necessario con il quale il mercato liquida le distorsioni del boom e ritorna ad un sistema produttivo di libero mercato organizzato per essere al servizio dei consumatori. La ripresa arriva quando questo processo di assestamento è terminato.
 
Le politiche da adottare implicite nella teoria di Mises sono diametralmente opposte a quelle in auge oggi, siano esse “keynesiane” o post “keynesiane”. Se i governi e i loro sistemi bancari stanno gonfiando gli aggregati creditizi, la prescrizione di Mises consiste nel (a) fermare la successiva corsa inflazionistica e (b) non interferire con la recessione, non appoggiare l’aumento dei salari, dei prezzi, dei consumi o degli investimenti improduttivi, così da permettere al necessario processo di liquidazione di fare il proprio corso il più velocemente e facilmente possibile. La prescrizione è esattamente la stessa se l’economia è già in recessione.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:52

LA TEORIA DELLA MONETA E DEL CREDITO
 
La maggiore lacuna di cui si accorse Mises era rappresentata dall’analisi della moneta. È vero che gli Austriaci avevano risolto la questione dei prezzi relativi sia per i beni di consumo che per tutti i fattori di produzione. Ma, il denaro, dai tempi degli economisti classici, aveva sempre avuto un posto a se stante, non soggetto cioè alle analisi concernenti il resto del sistema economico. Questa separazione esisteva sia per i primi Austriaci che per gli altri neoclassici europei e americani; il denaro e il “livello dei prezzi” venivano sempre più analizzati separatamente dal resto dell’economia di mercato. Stiamo ora raccogliendo i risultati infelici di questa sofferta scissione tra “micro” e “macro” economia. La microeconomia, grosso modo è basata sulle azioni dei singoli consumatori e produttori; tuttavia, nel momento in cui gli economisti analizzano la moneta ricadiamo di colpo in un interminabile insieme di aggregati irreali: aggregati relativi alla moneta, ai “livelli di prezzo”, al “prodotto nazionale” e alle spese. Isolata dai principi dell’azione individuale, la “macroeconomia” è passata da un errore all’altro. Nei primi decenni del ventesimo secolo, questa errata separazione stava già trovando sviluppo nel lavoro dell’americano Irving Fisher, che formulò le elaborate teorie dei “livelli di prezzo” e delle “velocità”, teorie che, tuttavia, prescindevano da qualsiasi riferimento all’azione individuale e non trovavano integrazione nella più valida teoria delle analisi  “microeconomiche” neoclassiche.
 
Ludwig von Mises si propose di eliminare questa scissione provando a innestare l’economia della moneta e del suo potere d’acquisto (erroneamente chiamato “livello di prezzo”) sulle analisi Austriache dell’individuo e dell’economia di mercato, in modo da elaborare una grande teoria economica integrata che potesse spiegare l’intero sistema economico. Mises raggiunse questo eccezionale risultato, nel 1912, con la sua prima opera: La Teoria della Moneta e del Credito ( Theorie des Geldes und der Umlaufsmittel ). Un’opera illuminante e di straordinario acume degna dello stesso Böhm-Bawerk. Finalmente l’economia era un insieme compatto, un corpo integrato di analisi basate sull’azione individuale; non ci sarebbe stata più scissione tra moneta e prezzi relativi, tra micro e macro. La visione meccanicistica di Fisher delle relazioni automatiche tra la quantità di moneta e il livello dei prezzi, delle “velocità di circolazione” e dei “rapporti di scambio”   fu definitivamente demolita da Mises a favore di una applicazione della teoria marginale di utilità integrata alla domanda e offerta di denaro stesso.
 
Nel caso di specie, Mises mostrò chiaramente che, così come il prezzo di ciascun bene era determinato dalla quantità disponibile e dalla intensità della domanda del consumatore per quel bene medesimo (basata sulla sua utilità marginale) così anche il “prezzo” o potere d’acquisto dell’unità di moneta veniva determinato dal mercato seguendo le stesse modalità. La domanda di moneta è una domanda per detenere contante (nel proprio portafoglio piuttosto che in banca, da poter spendere, prima o poi, in beni utili e servizi). L’utilità marginale dell’unità di moneta (il dollaro, il franco o l’oncia d’oro) determina l’intensità della domanda di denaro contante; l’interazione tra la quantità di moneta disponibile e la domanda della stessa determina invece il “prezzo” del dollaro (cioè la quantità di beni che il dollaro può comprare). Mises condivise la “teoria quantitativa” classica: un aumento nell’offerta di dollaro o di once d’oro porta alla diminuzione del suo valore o “prezzo” (porta cioè a un rialzo nei prezzi di altri beni e servizi); tuttavia, egli riformulò in modo considerevole questa primordiale teoria e la inserì nel contesto delle generali analisi economiche. Mises dimostrò che questa relazione è appena proporzionale: un aumento nell’offerta di denaro tenderà ad abbassarne il valore, tuttavia in quale percentuale ciò si verifichi, nel caso si verifichi realmente, dipende tuttavia da cosa succede all’utilità marginale di denaro, quindi dalla domanda di contante. Inoltre Mises dimostrò che la “quantità di moneta” non aumenta di colpo: il flusso di moneta viene iniettato in un dato momento nel sistema economico e i prezzi aumentano solo quando la nuova moneta si diffonde capillarmente in ogni settore dell’economia. Se il governo stampa nuova moneta e la spende diciamo in graffette, non avremo solo un semplice aumento del “livello di prezzo” come asseriscono gli economisti non Austriaci, ma avremo un aumento prima del reddito dei produttori di graffette e dei prezzi delle graffette quindi in seguito dei prezzi dei fornitori dell’industria delle graffette e così via. In tal modo un aumento dell’offerta di moneta porta a una variazione dei prezzi perlomeno temporanea e può anche portare a una variazione permanente dei redditi.
 
Mises mostrò anche la correttezza di una teoria di Ricardo, e dei suoi immediati seguaci, che aveva precorso i tempi ed era stata per troppo tempo dimenticata: oltre a favorire gli usi industriali o di consumo dell’oro, un aumento dell’offerta di moneta non porta nessun tipo di beneficio sociale. Mentre un incremento dei fattori di produzione quali la terra, il lavoro e il capitale, determinano un aumento nella produzione e un miglioramento della qualità della vita, un aumento nell’offerta di moneta può solo abbassarne il potere d’acquisto, esso non incrementa la produzione. Se il denaro di ogni individuo, sia esso nel portafoglio o nel conto in banca, fosse magicamente triplicato durante la notte, la società non ne trarrebbe nessun giovamento. Ma Mises dimostrò che la grande attrattiva della “inflazione” (un aumento della quantità di moneta) sta proprio nel fatto che nessuno riceve la stessa quantità di moneta nello stesso momento; a ricevere per primi la nuova moneta sono invece il governo e i destinatari degli acquisti e delle sovvenzioni governative. Il loro reddito aumenta prima che i prezzi salgano, mentre i cittadini, che ottengono un aumento di reddito alla fine della catena (o, coloro che, come i pensionati, non ricevono affatto nuova moneta), ne vengono danneggiati in quanto il prezzo delle cose che comprano sale prima che essi possano effettivamente godere di un aumento del reddito. In breve, l’attrattiva dell’inflazione sta proprio nel fatto che, grazie ad essa, il governo e altri gruppi di potere economico riescono silenziosamente ma efficacemente a trarne dei benefici a spese della popolazione priva di potere politico.
 
Mises dimostrò che l’inflazione – un incremento dell’offerta di moneta – è un processo di tassazione e ridistribuzione di ricchezza. In una economia di libero mercato in via di sviluppo in cui non ci sono iniezioni di nuova moneta da parte del governo, i prezzi generalmente scendono mentre aumenta l’offerta di beni e servizi. La discesa dei prezzi e dei costi fu proprio l’indicazione bene accetta della espansione industriale avvenuta durante gran parte del diciannovesimo secolo.
 
Applicando l’utilità marginale alla moneta, Mises doveva risolvere la questione del cosiddetto “Dilemma Austriaco” ritenuta, da quasi tutti gli economisti, irrisolvibile. Gli economisti riuscivano a spiegarsi che il prezzo delle uova, dei cavalli o del pane era determinato dalle rispettive utilità marginali degli stessi; tuttavia, a differenza dei beni che sono richiesti per essere consumati, il denaro è richiesto e mantenuto in contanti per comprare altri beni. Nessuno, quindi, può richiedere moneta (e avere una utilità marginale per la stessa) a meno che essa non esista già, ed eserciti un prezzo e un potere d’acquisto sul mercato. Ma allora come si può spiegare il prezzo della moneta in termini di utilità marginale se la moneta, al fine di essere richiesta, ha bisogno di un valore preesistente? Mises con il suo “Teorema della Regressione” risolse il “DIlemma Austriaco” in uno dei suoi più importanti successi teorici: egli dimostrò che si poteva logicamente ritrovare il significato della domanda di moneta nei tempi antichi in cui essa non era moneta ma una materia prima comodamente utilizzata per il baratto; in breve, cioè, nei tempi in cui la moneta-materia prima (per esempio oro o argento) veniva domandata esclusivamente per le sue qualità di materia prima sia consumabile che utilizzabile nel baratto. Non solo Mises portò a termine la spiegazione logica del prezzo del potere d’acquisto della moneta, le sue scoperte ebbero anche altre importanti implicazioni. Prima fra tutte il fatto che la moneta potesse solo trovare origine in una maniera: grazie alla diretta …

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:56

domanda nel libero mercato come una utile materia prima. Ciò voleva dire che la moneta non aveva avuto origine per opera del governo, che dichiarava qualcosa avere valore di moneta, né era riconducibile a qualche particolare contratto sociale; essa si era potuta sviluppare a partire da una materia prima generalmente utile e preziosa. Prima di lui Carl Menger aveva cercato di dimostrare che la moneta fosse nata in questo modo, ma solo Mises stabilì la assoluta necessità di questa origine sul mercato.
 
Ciò aveva anche ulteriori implicazioni. In contrasto con le opinioni della maggior parte degli economisti di allora e di oggi, la “moneta” non è solamente un’unità arbitraria o un pezzo di carta chiamato arbitrariamente dal governo “dollaro”, “sterlina”, “franco”, etc. La moneta deve aver trovato origine in un bene utile: come l’oro e l’argento. L’unità originale, l’unità di misura e di scambio, non era il “franco” o il “marco” ma il grammo di oro o l’oncia di argento. In sostanza l’unità monetaria è una unità di peso di un valore specifico, un bene prodotto dal mercato. Non c’è infatti da meravigliarsi che tutti i nomi delle valute: dollaro, sterlina, franco e così via provengono dai nomi delle unità di peso dell’oro e argento. Persino nell’odierno caos monetario, lo statuto degli Stati Uniti definisce il dollaro come un trentacinquesimo (ora un quarantaduesimo) di una oncia d’oro.
 
Questa analisi, unita alla argomentazione di Mises sui mali sociali provocati dall’aumento, da parte del governo, dell’offerta di prodotti arbitrari quali il “dollaro” e il “franco”, indica la strada per una totale separazione tra i governi e i sistemi economici. L’essenza della moneta è il peso di oro o argento, ciò significa che si potrebbe ricominciare a considerare questi pesi come le unità di misura e il mezzo per gli scambi monetari. Il gold standard, ben lontano dall’essere un barbarico feticcio o un altro strumento arbitrario del governo, sarebbe capace di fornire una moneta prodotta esclusivamente dal mercato e sul mercato e non soggetta alle tendenze  inflazionistiche e ridistributive di un governo coercitivo. Avere una moneta sana e non governativa significa vivere in un mondo in cui i prezzi e i costi diminuiscono all’aumentare della produttività.
 
Questi sono solo alcuni dei risultati raggiunti da Mises nella sua monumentale Teoria della Moneta e del Credito . Mises chiarì anche il ruolo delle banche nell’offerta di moneta e provò che un sistema bancario, libero dal controllo e dalle direttive governative, non si risolverebbe in una incontrollata espansione inflazionistica della moneta, bensì in un sistema in cui le banche sarebbero costrette, dalle richieste di pagamento, a una sana non-inflazionistica politica di “moneta tangibile”. La maggior parte degli economisti ritiene che la Banca Centrale (il controllo del sistema bancario da parte di una banca governativa come nel sistema della Federal Reserve) sia necessaria affinché il governo possa contenere le tendenze inflazionistiche delle banche private. Tuttavia Mises dimostrò che il ruolo delle banche centrali è stato esattamente l’opposto: liberare le banche dalle restrizioni che il libero mercato impone alle loro attività, stimolarle e spingerle nell’espansione inflazionistica causata dai loro prestiti e depositi. Il sistema centrale bancario, come sapevano bene i suoi primi fautori, è stato e sarà sempre uno strumento inflazionistico per liberare le banche dalle limitazioni del mercato.
 
Un altro importante risultato raggiunto nella Teoria della Moneta e del Credito fu quello di sradicare alcune anomalie non basate sull’azione individuale che avevano rovinato il concetto Austriaco di utilità marginale. In contraddizione con la loro metodologia di concentrarsi sulle azioni reali dell’individuo, gli Austriaci avevano condiviso le analisi di Jevons e Walras sull’utilità marginale, le quali consideravano quest’ultima come una quantità matematicamente misurabile. Ancora oggi, qualsiasi libro di economia spiega l’utilità marginale in termini di “utili”, di unità che sono presumibilmente soggette a addizioni, moltiplicazioni e altre operazioni matematiche. Uno studente che attribuisse ben poco senso alla frase “assegno un valore di 4 unità a quella libbra di burro”, avrebbe assolutamente ragione. Partendo da una giusta intuizione di un suo studente al seminario di   Böhm-Bawerk, il ceco Franz Cuhel, Mises rifiutò categoricamente l’idea che l’utilità marginale fosse in alcun modo misurabile e mostrò che l’utilità marginale è una rigorosa classificazione ordinale, nella quale l’individuo elenca i suoi valori secondo dei gradi di preferenze (“preferisco A a B e B a C”) senza prendere in considerazione nessuna unità mitologica o quantità di utilità.
 
Se non ha alcun senso dire che un individuo può “misurare la propria utilità”, allora ha ancora meno senso cercare di paragonare le utilità tra le persone nella società. Ciononostante gli statisti e gli egualitari hanno cercato di usare la teoria della utilità durante tutto questo secolo. Se si può dire che l’utilità marginale di un dollaro di ciascuna persona diminuisce quando essa accumula più denaro allora, allo stesso modo, si potrebbe dire che il governo può aumentare la “utilità sociale” togliendo un dollaro all’uomo ricco, il quale lo valuta poco, dandolo al povero che lo valuterà sicuramente di più. Mises, dimostrando che le utilità non possono essere misurate, eliminò completamente il caso della utilità marginale delle politiche egualitarie dello Stato. Tuttavia, mentre in generale gli economisti sono favorevoli all’idea che l’utilità non può essere paragonata fra gli individui, essi si permettono di andare avanti e cercano di paragonare e valutare “benefici sociali” e “costi sociali”.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:57

ovviamente da Francesco Carbone, usemlab.com

Il F.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 10:58

 
Sta diventando sempre più evidente che la debacle e il fallimento dello statalismo stanno proprio portando verso quel risanamento e che la minoranza pensante, che Mises sperava di raggiungere, sta aumentando velocemente. Se noi dovessimo essere davvero sulla soglia di una rinascita dello spirito di libertà, allora la rinascita sarebbe il coronamento della vita e del pensiero di un uomo insigne e straordinario.

Scritto il 16 Gennaio 2010 at 11:04

Deflazione /inflazione, non posso non riportare alla Vostra attenzione ciò che scrisse il Capitano in un atro suo imponente lavoro al riguardo..oltre ogni teoria economica/accademica, non per essere riduttiva o semplicistica,ma l’essenza è qua (ne è uscito un volantino per l’incontro ad Assisi sulla questione vero capitano!)
Un concetto che mi sta molto a cuore e che non dimentico, che è inciso a caratteri cubitali nella mia mente:

..Inflazione o deflazione cambiano il corso dei cicli economici, possono travolgere la vita di una famiglia e allora la filosofia lascia il tempo che trova. (allora
le teorie economiche ed accademiche lasciano sempre il tempo che trovano aggiungo io)
continua…
Non credo alla iperinflazione e non credo alla depressione pura, alla deflazione distruttiva, preferisco esplorare un equilibrio che è essenzialmente deflativo,….
Ecco perché parliamo di prospettive economiche, ecco perché contemporaneamente esploriamo ma
non solo l’aspetto “scientifico” di questa crisi, ma anche quello filosofico e antropologico.
Vi sono momenti nei quali, di fronte alle avversità della vita, conta l’uomo e la sua forza interire, la sua essenza.”
Non lo trovate un concetto universalmente valido e bellissimo, che travalica il tempo e ogni storia e teoria economica.

Bhe! Con questo ho terminato tutto ciò che avrei voluto dirvi in questi giorni, ma non c’ero riuscita
Ora, davvero buona giornata!!

Capitanooooooooooo
Grazie per questo intensissimo viaggio…
Vento in poppa, sempre!!!
Valentina

p.s ora con il nuovo materiale che ha fornito ilFoletto, passerò un’altra settima in silenzio…è un’impresa starti dietro. ..mi tocca rilleggere tutti gli articoli di F.Carbone. L’hai conosciuto?Mente brillante…
Il Capitano non è certo da meno e non scherza, poliedriche personalità che ammiro.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:23

MA guarda un po’ chi si rivede  !!!!!
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:24


intendevo  il link che non riesco mai a postare
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:24


intendevo  il link che non riesco mai a postare
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:24


intendevo  il link che non riesco mai a postare
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:24


intendevo  il link che non riesco mai a postare
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:24


intendevo  il link che non riesco mai a postare
matteo

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 12:54

MILANO (Reuters) – Il sistema bancario italiano è destinato a dover affrontare un altro anno difficile nel 2010 e potrebbe verificarsi qualche declassamento a livello di singoli istituti, secondo quanto riferito a un quotidiano dal capo analista di Moody’s per le banche italiane, Henry MacNevin.

MacNevin ha puntualizzato che complessivamente le banche italiane sono ben capitalizzate e i profitti dovrebbero stabilizzarsi nel 2010.
"Il 2010 sarà senza dubbio un anno difficile… il settore bancario in Italia resterà sotto pressione fino al 2011 e le sofferenze avranno un effetto pesante sui bilanci delle banche, ma non tanto da scatenare una crisi", ha spiegato MacNevin in un’intervista con il quotidiano Borsa & Finanza.
"Le banche italiane sono relativamente ben posizionate e non ci aspettiamo una migrazione di rating, ma potrebbe esserci qualche declassamento a livello di singoli istituti", ha aggiunto.
Sono molto poche le banche italiane che hanno usufruito degli aiuti del governo per affrontare la crisi economica.
UniCredit, una della maggiori banche del Paese, è impegnata in un aumento di capitale fino a 4 miliardi di euro e la principale concorrente Intesa Sanpaolo è impegnata a vendere asset per raccogliere fondi.
"In generale sarebbe utile continuare con iniziative mirate a rinforzare un po’ il capitale", ha precisato MacNevin. "Non siamo in una situazione di emergenza ma è bene conservare una certa prudenza".
L’analista ha precisato che la qualità degli asset nel settore si è deteriorata meno di quanto si aspettasse Moody’s.
"Vediamo un rischio maggiore sul fronte corporate, perché le società sono più indebitate con debiti a breve termine: qui forse l’impatto sarà più pesante" che nei crediti relativi ai finanziamenti al consumo, nelle carte di credito e nei mutui, secondo quanto puntualizzato da MacNevin.
— Sul sito http://www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su http://www.twitter.com/reuters_italia
 
*******************************
VORREI FARVI UNA DOMANDA:

Se la Grecia non mette a posto i suoi conti cosa puo’ accadere…

In settimana tutti I SOLONI europei sono corsi a far visita a Papandreou (primo ministro greco) per cercare di rasserenare gli animi.

Ma se VOI foste Papandreu che opzione scegliereste fra:
1) Taglio di spesa pubblica (welfare) e aumento delle tasse per rientrare dal debito. Soluzione impopolarissima in un paese che è già in rivolta. Il suo governo verrebbe spazzato via o contestato pesantemente.

2) Non aumento le tasse e lascio il debito andar male, a quel punto l’Europa mi multa (e la multa non la pago). Tanto, per ora la BCE accetta ancora le mie obbligazioni (debito) per rifinanziare l’intero sistema finanziario ellenico)
(anche l’Italia riceve liquidità dalla BCE a fronte dell’enorme stock di debito pubblico in mano alle banche – e non ai risparmiatori).
Fra qualche mese la BCE si rifiuterà di rifinanziarmi? Allora la Grecia sarà inadempiente e con le casse prosciugate. I creditori della Grecia rimarranno con carta straccia. L’europa sarà costretta a cacciare la Grecia dall’euro e ci sarà la creazione di una DRACMA2 svalutata del 60%.
Scelta piu’ populista e che potrebbe permettere a Papandreou di rimanere in sella.
Tuttavia se questa fosse la via scelta dai greci….cosa accadrebbe pochi giorni dopo alle obbligazioni irlandesi, spagnole, inglesi, italiane???
Sarebbe un vero massacro è l’euro due SAREBBE L’UNICA SOLUZIONE.

Papandreou lo sa e punta al ricatto. Se VOI non mi salvate…io vi faccio affondare tutti insieme.
E’ ovvio che questa situazione continuerà a pesare sulla valuta europea, in attesa che si trovi una soluzione…

***********
Le difficolta’ della Grecia danneggeranno l’euro. Lo sostiene il cancelliere tedesco Angela Merkel che prevede "tempi difficili" per la moneta europea. Le parole della Merkel, riportate dall’agenzia Bloomberg, sono state pronunciate nel corso di un forum privato ospitato dal giornale Die Welt.

Infatti l’euro venerdì ha cominciato a scendere sul dollaro.

PENSATE CHE QUALCUNO SOSTIENE CHE L’EUROPA E’ MESSA MEGLIO DEGLI USA!!!

Invece sarà molto probabile vedere un euro sempre piu’ debole nei prossimi mesi. Da qui a pensare che il dollaro si debba rafforzare per forza è difficile, ma essendo tutti corti di dollari (ANCHE PER EFFETTO CARRY TRADE) , non è impossibile pensare che per qualche mese il dollaro non si muova al rialzo sull’euro.

Se questo dovesse accadere, le immense posizioni in carry trades (in dollari) si dovranno chiudere e le borse europee (così come le obbligazioni a tasso fisso) saranno soggette a una discesa (anche importante).

————————————

L’oro continuera’ la sua risalita come detto oramai da 20 mesi su questo blog).
Se c’è depressione l’oro è bene rifugio
Se c’è inflazione da svalutazione delle monete, l’oro è bene rifugio.
RICORDO CHE PER ROUBINI L’ORO E’ DESTINATO A CROLLARE. Per noi no. Rimane una delle poche assicurazioni dal rischio EURO 2 in mano agli investitori

Altre assicurazioni sono gli investimenti in paesi poco indebitati (dove le famiglie sono poco indebitate e quindi tendono a non diminuire i consumi).
Per tale motivo MERCATO LIBERO ha organizzato il viaggio in Brasile in tempi non sospetti e ora sta per chiudere il progetto MERCATO LIBERO VILLAGE.

L’euro due brucierebbe in pochi giorni il 40% dei propri risparmi (così come accaduto in Islanda). I risparmi di una vita depositati in banca (anche se investiti in bund tedeschi) vedrebbero una svalutazione del 40%. Infatti la vendita dei bund tedeschi avverrebbe in REGIME DI CAMBI FISSI E BLOCCATI, quindi sarebbe comunque penalizzante.

L’unica soluzione è la diversificazione fisica DEI RISPARMI (come spiegato da oramai 20 mesi su questo blog in decine di articoli).

Ricordo a tutti due date importanti per chi vuole valutare l’acquisto di protezione dalla creazione dell’euro 2.

Due occasioni (senza impegno) per imparare qualcosa sugli investimenti immobiliari in BRASILE, la terra dei Mondiali di calcio e delle Olimpiadi.

Torino lunedì 25 gennaio presso gli uffici della Imoplanet

Milano, martedì 26 gennaio, presso gli uffici di Mercato Libero
LA PARTECIPAZIONE ALL’INCONTRO E’ LIBERA. Chi è interessato è pregato di inviare la sua richiesta a

mercatiliberi@gmail.com

indicando nome cognome, telefono e se interessato all’incontro di Milano o Torino. Sarà nostra cura entro settimana prossima comunicare in dettaglio luogo e ora agli interessati.

MERCATO LIBERO VILLAGE PER MOLTI MA NON PER TUTTI

Scritto il 16 Gennaio 2010 at 14:38

Mi domando se l’idea che l’economia sia una scienza non si alla base della maggior parte dei problemi economici e sociali che si sono avuti da quanto Adam Smith ha cominciato a estrarre la disciplina dall’ambito filosofico per ortarla in ambito scientifico.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 15:58

@34

Esatto cuculo69 hai centrato bene il problema, l’economia è stata trasformata  in scienza dalla mentalità scientista.

La lotta delle teorie scientifiche contro l’oscurantismo religioso è durata così a lungo, che quando le materie scientifiche si sono affermate e non serviva più che i novelli Galilei abiurassero le proprie scoperte, la mentalità scientifica ha invaso anche i campi che non li sono propri o ha pervaso del tutto campi in cui poteva essere applicata fino ad un certo punto.
Lo scientismo ha sforato ed ha corroso molto, scientismo e positivismo hanno creato il socialismo e la statistica asservita allo stao.

Guarda ora la lotta tra banca d’Italia e governo  sui dati della disoccupazione ora al 10,3% e le preoccupazioni di Tremonti e Fini sul superamento del pil come indice affidabile.

E la cosa bella è che si continua a fare PREVISIONI sulla base di numeri che non servono allo scopo.

"La statistica è una nobile e antica scienza, ma può essere usata con l’intento criminale di diffondere la superstizione e oscurare la verità.
Lo Stato, fornitore per eccellenza della statistica, calcola molti numeri per tentare di pianificare, di programmare, di prevedere e soprattutto per dare l’impressione di controllare le conseguenze dei suoi stessi atti. Tra questi numeri statali più che statistici, l’indice che misura l’aumento dei prezzi al consumo, erroneamente definito inflazione, è particolarmente importante nel modo popolare di vedere.

Le interminabili polemiche sulla composizione del paniere dei beni e dei pesi assegnati, dimostrano che il buon senso non può essere troppo a lungo ingannato. Lo Stato da parte sua, di fronte ai continui attacchi, chiama in campo la scienza, facendo sfoggio di decine di migliaia di rilevazioni, di matematiche avanzate, di certificazioni insindacabili e di esperti pareri.
Per smascherare l’inadeguatezza della composizione del cosiddetto paniere basterebbe però ricordare che i beni immobili sono sorprendentemente esclusi, benché costituiscano una voce preponderante nella spesa degli individui. Con poco più acume, potremmo osservare che i pesi di un paniere, anche rappresentativo, potrebbero essere scelti in modo arbitrario, per rispondere alle attese e agli interessi del selezionatore e non a quelle della scienza. Potremmo addirittura arrivare a lamentare che di uno stesso bene ne esistono molte fogge e qualità, e che, adeguatamente scelte, l’influenza sull’indice potrebbe essere mitigata o accresciuta a piacere. A voler essere, infine, davvero pignoli, potremmo volere che la misurazione sia effettuata rispetto a un qualche riferimento “0”, cioè universalmente fissato come il metro di Sévres. Ci accorgeremmo presto che ad ogni nuovo prodotto da inserire o da togliere, tale riferimento fisso non avrebbe più alcun senso, poiché ogni paniere non potrebbe più essere confrontato con il paniere precedente, e, inutile dirlo, con quello di partenza.

Ma una critica ben più feroce può essere fatta a tanta non-scienza. "
Alessandro Catazano http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=5998

Sempre Catanzano
L’ampliarsi della divergenza tra le valutazioni individuali delle persone e le misurazioni scientiste delle Autorità in materia di aumento dei prezzi, è un effetto dell’impiego di sistemi monetari basati sulla moneta creata dal nulla. Altri deplorevoli effetti sono le omelie dei demagoghi sulla necessità di controllare i prezzi, e le litanie popolari rivolte alle stesse Autorità, in merito all’immoralità di fantomatici speculatori che si arricchirebbero indebitamente vendendo cose proprie a valori troppo alti.

–continua–

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:06

"Così, sul controllo dei prezzi, ragionava Ludwig Von Mises nel 1927, dopo aver visto la rivoluzione d’Ottobre in Russia (1917), il regime autarchico italiano, e vissuto il caos dei governi provvisori succedutisi al crollo dell’Impero Austro-Ungarico (1918). La sua teoria aspetterà confutazioni ancora per molto tempo, mentre ha trovato conferme, per quel che valgono, nella Germania nazista e, fino ai giorni nostri, ovunque l’ignoranza bruta in materia di prezzi si sia divisa tra popolo e potere costituito.

Durante la Grande Depressione, persino gli Stati Uniti non furono immuni a pesantissime politiche socialiste. L’irresponsabile stampa di denaro attuata dalla neonata (1913) Federal Reserve nel decennio "degli anni ruggenti" (1920-1929), aveva l’infantile pretesa di generare un’espansione economica illimitata, ma causò la più (fino ad ora) spaventosa catastrofe economica della storia. Il pasticcio illiberale attuato da F.D. Roosvelt, e passato alla storia col nome di "New Deal", si articolò nei seguenti punti:

– sistema bancario e mercato azionario sotto il controllo dello Stato;
– stampa di denaro fino alla svalutazione del dollaro da 20$/oncia d’oro a 35$/oncia, per permettere alla folla di debitori di non pagare parte del dovuto ai creditori (fino a quel momento la valuta cartacea era stata un’obbligazione al portatore che lo Stato rimborsava con la precisa quantità d’oro indicata sulla banconota);
– divieto di possesso di lingotti d’oro (abrogato solo il 31 dicembre 1974);
– possibilità per il debitore di onorare in dollari cartacei un contratto esplicitamente sottoscritto in oro;
– opere pubbliche e lavori sociali (rimboschimento!) per impiegare i disoccupati;
– imposizione di prezzi massimi per molti beni e di prezzi minimi per i salari;
– imposizione del numero massimo di ore di lavoro;
– sovvenzioni arbitrarie a taluni settori produttivi a scapito di altri;
– sussidi di disoccupazione e piani statali d’assicurazione, d’invalidità e vecchiaia.

Franklin Delano fu rieletto, ma pestò nel mortaio un’economia già frantumata, impedendo la discesa, anche d’un solo decimale, della disoccupazione (25%!), il cui dramma fu brillantemente risolto spedendo, tra bandiere e fanfare, i disoccupati in guerra (1941). Solo il Leviatano di Hobbes, coordinando al meglio le sue molle e i suoi cardani meccanici in preda a delirio olistico-costruttivista, avrebbe potuto fare peggio.

Oggi ancora, ad ogni aumento dei prezzi, i demagoghi, alcuni ignoranti come somari, altri diabolicamente colti, sberciano che l’Autorità congeli i prezzi, il cui aumento è a lei stessa imputabile.

Di contro, il diritto alla deflazione rimane universalmente ignorato, almeno finché agli individui farà difetto la coscienza che alcuni, invece di lavorare, si stampano legalmente i denari per i propri costosi bisogni.

Se si deve sognare è sempre bene farlo in grande. Quindi, chiedete pure prezzi bassi decretati dall’Autorità, iniziando, per cortesia, dai beni extra-lusso, come yacht e castelli vista lago. Preparatevi però a fare lunghe file, al termine delle quali rimarremo spesso a bocca asciutta, calcando anche quelle per beni più modesti, come il pane."
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=5734

"La statistica moderna è nata ai primi del Novecento per soddisfare legittime esigenze del mondo scientifico in ambito fisico e naturalistico e in tali campi continua ad essere una formidabile e insostituibile alleata dello scienziato. Ma il suo uso improprio in economia, inaugurato, guarda caso, da tribali regimi totalitari, e poi la sua più demente applicazione in campo economico, l’econometria, tentano di trattare gli individui e le loro scelte, come fossero atomi o sassi, dotati di traiettorie, velocità e accelerazioni cartesianamente definite.

Alcuni cattivi grandi maestri hanno perpetrato o permesso, o semplicemente non impedito, o non ostacolato a sufficienza, quest’abuso della ragione. Proprio tra gli economisti, spinti dall’invidia verso i successi riscossi dalla matematica nel descrivere e prevedere il comportamento del mondo fisico, è possibile trovare il maggior numero di ammalati di questo sterile pitagorismo.
Le persone comuni, invece di fidarsi del proprio giudizio, unica vera rappresentazione scientifica della variazione dei prezzi, sono preda di superstizioni matematiche, prodotte industrialmente da professionisti pagati con il circolante stampato, con autorizzazione e beneficio dello Stato, dai supremi sacerdoti della moneta. Quello stesso circolante che, prodotto dal nulla in quantità sempre maggiori, è la vera, unica e dimenticata causa dell’innaturale e ormai secolare aumento dei prezzi. Produttori, controllori, misuratori, accademici difensori, tutti beneficiari dell’inflazione del circolante, sono uniti in una formidabile congrega con il fine di consumare tutto senza produrre nulla.
Nei paramenti sacri di gessato blu, avvolti da pestilenziali volute di numeri senza senso, essi emergono dai moderni templi della finanza, per farsi riverire, se non adorare, e misurare compiaciuti l’ingenuità di chi li ascolta."
(di nuovo http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=5998)

Cuculo69 avanti così!

Il Folletto

P.S.: e non consideriamo l’ingenuità di  pensare all’Euro 1 e all’Euro2, quando imploderà l’euro altro che Europa a due velocità, bensì quello che forse giustamente non vuole considerare come ipotesi Andrea.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:41

By that time, I had learned about Adam Smith and the law of supply and demand. The decision by the U.S. Government to suppress the price of gold and keep it at $35 (along with its allies in the London Gold Pool) was the height of foolishness. Prices are determined by supply and demand. An important factor in the demand for all goods is the supply of money. And the supply of money had been increasing dramatically over the past 35 years. To anyone who understood the political situation at that time (and knew that the printing of money was going to continue, the conclusion was simple. All prices, most especially the price of gold (which had lagged most other goods), had to go up.

The conclusion was simple, but few others understood it. Henry Reuss, at that time the chairman of the House Banking Committee, announced that the price of gold would fall to something on the order of $6 or $8 per ounce. Actually, gold briefly dipped a few cents below $35 in 1970, and then it was off to the races.

The puzzling thing was that, as gold climbed above $800/oz. (in early 1980), the entire official economic community refused to admit that it had happened. It was one thing to fail to predict the rise in gold in advance. That merely shows one to be an incompetent economist. But these people failed to comprehend (or admit) the rise in gold AFTER IT HAD HAPPENED. This was no longer just a matter of being stupid. It was a matter of being so incredibly stupid that there is no word in the English language (or any other language) to describe it.

Gradually I realized what had happened. Everybody in economics who had some kind of a title was a blithering idiot. None of them had any knowledge at all. Harvard had defrauded me when it told me that its professors were economists, and this same fraud was being perpetrated over the entire world on a much larger scale.

Gradually I was able to piece together what had happened. When FDR took office in 1933, he rammed a bill through Congress (in one day) taking the country off the gold standard and giving the commercial bankers the privilege to create money. They still have that privilege today.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:41

FDR did not rob from the rich to give to the poor. FDR (as noted) gave the commercial bankers the privilege to create money and used this to rob from the poor (i.e., Sam Craig) and give to the rich. The banker’s creation of money was controlled by the Federal Reserve (America’s third central bank), a Government agency controlled by the bankers.  The bankers secured these positions by bribing (excuse me, donating to the campaigns of) politicians.  Notice that during the “crisis” of autumn 2008 both McCain and Obama came up with the same solution. “The bankers ought to print more money.”  That money is being printed as we speak (which is why the current theory that there is a danger of “deflation” is nuts).
As the bankers created money, general prices in the U.S. began to rise (and have risen pretty much steadily ever since 1933). The bankers were able to make more loans with this newly created money and profited from the interest on these loans. The bankers’ big loan customers were able to profit from the lower interest rates (which accompanied the creation of money). And Sam Craig found that he could buy fewer goods when he went to the store. But he was confused by the whole thing and did not want to take the time to think about economics or politics. So he voted Democratic anyway. Prior to the New Deal the average American working man increased his real wages by 60% in a 30 year period. (See the wage series in Historical Statistics of the United States, published by the Commerce Dept.)  In the next generation that slowed, and starting in 1972 it has been in decline.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:43

once the bankers acquired the privilege to create money out of nothing, they needed intellectual cover. They needed a group of intellectuals who would  explain to the public that allowing them to print money was for the benefit of the whole society. They found a couple of sycophants, William Trufant Foster and Waddill Catchings, who argued that paper money was the “road to plenty” for a society. Foster and Catchings were considered crackpots by the economists of the day.  Then Keynes entered the scene and put a little twist on the Foster and Catchings theory. He called it progressive and liberal. A collection of hacks and frauds then jumped on the Keynesian ship and are known as the economists of the mid-20th century.
This is why VIRTUALLY EVERYTHING YOU HAVE BEEN TAUGHT IS A LIE. And all the authority figures to whom you look are charlatans or ignoramuses. Can you imagine a person who entered the field of economics after 1980? You had the gold bugs, who had been dramatically right. And you had the stock bugs, who had been dramatically wrong.  And who did these people choose to learn their economics from? They chose to learn their economics from the people who had been wrong.  So they graduate business school believing that we do not have to balance the Federal budget and that printing money does not lower its value. (Actually,  this happens in many areas of society.  If your marriage is in trouble and you go to a marriage counselor. Then you find that the counselor is divorced. He couldn’t save his own marriage.  Again, when Reggie Lewis collapsed on the basketball floor in 1993, the Boston Celtics hired a “dream team” of 12 cardiologists. One of the 12 cardiologists then died of the same disease for which he was treating Lewis.  He couldn’t even save his own life.)
Who do you want giving you advice?  The divorced marriage counselor, the dead doctor or the establishment economist?  Who do you want?  The fellow with the title or the fellow who can do the job?
Well, here we are again. We went through this whole thing in the 1970s. The vast majority of the people listened to those with fancy titles. They lost 76% of their wealth in real terms. They gave up an opportunity to multiply their real wealth by a factor of 12. That was the first upswing of the commodity pendulum. Now we are in the second upswing of the commodity pendulum.  And it appears that the vast majority are going to make the same mistake again.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:49

When you run a fractional reserve currency system on a country with savings. It’s a beautiful illusion that works wondrefully at counterfeiting the will and assets of the people in the system. Once the savings are gone you begin to look like zimbabwe.
So when Sheila Bair says. We are not zimbabwe, your deposits are absolutely safe. She means. Oh fuck we are not doing our magic any more. We are zimbabwe. Rotating bond crash ala Russia. Rotating deeply hidden mortgage security fraud in fannie freddie and social security/healthcare. Doesn’t matter. It’ll all come to the surface.
 
Ok, so there is a way forward that avoids hyper-inflation.
1) Arrest Dick Cheney (http://www.ae911truth.org).
2) Pardon GWB (too stupid to know which way to hold a child’s book).
3) Send a Hallmark FU card to China. (Please accept this complete collection of James Bond movies from UA in place of all Treasury instruments in your possession.)
4) Replace Timmy, Larry and the other stooges with Volcker.
5) Restore rule of law in the US.
6) End the absurd wars of occupation.
7) Tell the Isreal that they need to dump the Nazi gig and recognize that Palestinians are people, too.
8) Send Hank Paulson, Robbie Rubin, Jimmy Dimon and anybody that they know to prison.
9) Don’t forget Cash and Carry over at Treasury.
10) Staff the SEC with people who care about enforcing securities laws.
11) Drop the income tax in favor of some sort of VAT.
12) (Better yet, just shut down the Federal govt and let the individual states sort things out.)
13) Give Bennie a bus ticket back to Princeton.
14) Tell the Saudi ruling family that they can have a really, really nice compound in Switzerland with all the dancing girls they want in place of all the oil in their country or they can ask the Shah’s son how his imperial majesty is managing these days.
15) Ask Abu Dhabi who builds palm shaped islands at the edge of a greasy sea just to cover them with ugly McMansions and expects it to be a sensible business.  Also, a side question on why you would build an indoor ski facility in the desert instead of an nice outdoor surfing venue.  Just ‘cause I’m sort of curious.
16) um…. make a nice five cent cigar?

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:49

When you run a fractional reserve currency system on a country with savings. It’s a beautiful illusion that works wondrefully at counterfeiting the will and assets of the people in the system. Once the savings are gone you begin to look like zimbabwe.
So when Sheila Bair says. We are not zimbabwe, your deposits are absolutely safe. She means. Oh fuck we are not doing our magic any more. We are zimbabwe. Rotating bond crash ala Russia. Rotating deeply hidden mortgage security fraud in fannie freddie and social security/healthcare. Doesn’t matter. It’ll all come to the surface.
 
Ok, so there is a way forward that avoids hyper-inflation.
1) Arrest Dick Cheney (http://www.ae911truth.org).
2) Pardon GWB (too stupid to know which way to hold a child’s book).
3) Send a Hallmark FU card to China. (Please accept this complete collection of James Bond movies from UA in place of all Treasury instruments in your possession.)
4) Replace Timmy, Larry and the other stooges with Volcker.
5) Restore rule of law in the US.
6) End the absurd wars of occupation.
7) Tell the Isreal that they need to dump the Nazi gig and recognize that Palestinians are people, too.
8) Send Hank Paulson, Robbie Rubin, Jimmy Dimon and anybody that they know to prison.
9) Don’t forget Cash and Carry over at Treasury.
10) Staff the SEC with people who care about enforcing securities laws.
11) Drop the income tax in favor of some sort of VAT.
12) (Better yet, just shut down the Federal govt and let the individual states sort things out.)
13) Give Bennie a bus ticket back to Princeton.
14) Tell the Saudi ruling family that they can have a really, really nice compound in Switzerland with all the dancing girls they want in place of all the oil in their country or they can ask the Shah’s son how his imperial majesty is managing these days.
15) Ask Abu Dhabi who builds palm shaped islands at the edge of a greasy sea just to cover them with ugly McMansions and expects it to be a sensible business.  Also, a side question on why you would build an indoor ski facility in the desert instead of an nice outdoor surfing venue.  Just ‘cause I’m sort of curious.
16) um…. make a nice five cent cigar?

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:49

When you run a fractional reserve currency system on a country with savings. It’s a beautiful illusion that works wondrefully at counterfeiting the will and assets of the people in the system. Once the savings are gone you begin to look like zimbabwe.
So when Sheila Bair says. We are not zimbabwe, your deposits are absolutely safe. She means. Oh fuck we are not doing our magic any more. We are zimbabwe. Rotating bond crash ala Russia. Rotating deeply hidden mortgage security fraud in fannie freddie and social security/healthcare. Doesn’t matter. It’ll all come to the surface.
 
Ok, so there is a way forward that avoids hyper-inflation.
1) Arrest Dick Cheney (http://www.ae911truth.org).
2) Pardon GWB (too stupid to know which way to hold a child’s book).
3) Send a Hallmark FU card to China. (Please accept this complete collection of James Bond movies from UA in place of all Treasury instruments in your possession.)
4) Replace Timmy, Larry and the other stooges with Volcker.
5) Restore rule of law in the US.
6) End the absurd wars of occupation.
7) Tell the Isreal that they need to dump the Nazi gig and recognize that Palestinians are people, too.
8) Send Hank Paulson, Robbie Rubin, Jimmy Dimon and anybody that they know to prison.
9) Don’t forget Cash and Carry over at Treasury.
10) Staff the SEC with people who care about enforcing securities laws.
11) Drop the income tax in favor of some sort of VAT.
12) (Better yet, just shut down the Federal govt and let the individual states sort things out.)
13) Give Bennie a bus ticket back to Princeton.
14) Tell the Saudi ruling family that they can have a really, really nice compound in Switzerland with all the dancing girls they want in place of all the oil in their country or they can ask the Shah’s son how his imperial majesty is managing these days.
15) Ask Abu Dhabi who builds palm shaped islands at the edge of a greasy sea just to cover them with ugly McMansions and expects it to be a sensible business.  Also, a side question on why you would build an indoor ski facility in the desert instead of an nice outdoor surfing venue.  Just ‘cause I’m sort of curious.
16) um…. make a nice five cent cigar?

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:49

When you run a fractional reserve currency system on a country with savings. It’s a beautiful illusion that works wondrefully at counterfeiting the will and assets of the people in the system. Once the savings are gone you begin to look like zimbabwe.
So when Sheila Bair says. We are not zimbabwe, your deposits are absolutely safe. She means. Oh fuck we are not doing our magic any more. We are zimbabwe. Rotating bond crash ala Russia. Rotating deeply hidden mortgage security fraud in fannie freddie and social security/healthcare. Doesn’t matter. It’ll all come to the surface.
 
Ok, so there is a way forward that avoids hyper-inflation.
1) Arrest Dick Cheney (http://www.ae911truth.org).
2) Pardon GWB (too stupid to know which way to hold a child’s book).
3) Send a Hallmark FU card to China. (Please accept this complete collection of James Bond movies from UA in place of all Treasury instruments in your possession.)
4) Replace Timmy, Larry and the other stooges with Volcker.
5) Restore rule of law in the US.
6) End the absurd wars of occupation.
7) Tell the Isreal that they need to dump the Nazi gig and recognize that Palestinians are people, too.
8) Send Hank Paulson, Robbie Rubin, Jimmy Dimon and anybody that they know to prison.
9) Don’t forget Cash and Carry over at Treasury.
10) Staff the SEC with people who care about enforcing securities laws.
11) Drop the income tax in favor of some sort of VAT.
12) (Better yet, just shut down the Federal govt and let the individual states sort things out.)
13) Give Bennie a bus ticket back to Princeton.
14) Tell the Saudi ruling family that they can have a really, really nice compound in Switzerland with all the dancing girls they want in place of all the oil in their country or they can ask the Shah’s son how his imperial majesty is managing these days.
15) Ask Abu Dhabi who builds palm shaped islands at the edge of a greasy sea just to cover them with ugly McMansions and expects it to be a sensible business.  Also, a side question on why you would build an indoor ski facility in the desert instead of an nice outdoor surfing venue.  Just ‘cause I’m sort of curious.
16) um…. make a nice five cent cigar?

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:49

When you run a fractional reserve currency system on a country with savings. It’s a beautiful illusion that works wondrefully at counterfeiting the will and assets of the people in the system. Once the savings are gone you begin to look like zimbabwe.
So when Sheila Bair says. We are not zimbabwe, your deposits are absolutely safe. She means. Oh fuck we are not doing our magic any more. We are zimbabwe. Rotating bond crash ala Russia. Rotating deeply hidden mortgage security fraud in fannie freddie and social security/healthcare. Doesn’t matter. It’ll all come to the surface.
 
Ok, so there is a way forward that avoids hyper-inflation.
1) Arrest Dick Cheney (http://www.ae911truth.org).
2) Pardon GWB (too stupid to know which way to hold a child’s book).
3) Send a Hallmark FU card to China. (Please accept this complete collection of James Bond movies from UA in place of all Treasury instruments in your possession.)
4) Replace Timmy, Larry and the other stooges with Volcker.
5) Restore rule of law in the US.
6) End the absurd wars of occupation.
7) Tell the Isreal that they need to dump the Nazi gig and recognize that Palestinians are people, too.
8) Send Hank Paulson, Robbie Rubin, Jimmy Dimon and anybody that they know to prison.
9) Don’t forget Cash and Carry over at Treasury.
10) Staff the SEC with people who care about enforcing securities laws.
11) Drop the income tax in favor of some sort of VAT.
12) (Better yet, just shut down the Federal govt and let the individual states sort things out.)
13) Give Bennie a bus ticket back to Princeton.
14) Tell the Saudi ruling family that they can have a really, really nice compound in Switzerland with all the dancing girls they want in place of all the oil in their country or they can ask the Shah’s son how his imperial majesty is managing these days.
15) Ask Abu Dhabi who builds palm shaped islands at the edge of a greasy sea just to cover them with ugly McMansions and expects it to be a sensible business.  Also, a side question on why you would build an indoor ski facility in the desert instead of an nice outdoor surfing venue.  Just ‘cause I’m sort of curious.
16) um…. make a nice five cent cigar?

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 16:52

When Helicopter Ben stops sending cash to China via the AIG black hole and the Fannie / Freddie black holes, China will start quietly dumping dollars and will have a good portion of their dollars spent on commodities before anyone notices.  This will cause the hyperinflation.  The chance of this is a lower probability event now.  But the probability increases the longer we continue this financial charade.  Maybe we should relocate Wall St. to Orlando.

The US Banks are using borrowed Fed money to create its reserves!

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 18:37

I tassi possono essere tenuti artificialmente bassi per molto più tempo di quanto il mercato sia in grado di percepire e state pur certi che ben difficilmente qualcuno lascerà andare deserta una qualsiasi asta strategica. Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione…

Vero, in Giappone la cosa sta andando per le lunghe, ma prima o dopo si dovrà trovare una soluzione dato che il debito non può salire all’infinito, ed in Grecia  od in Italia ci lasceranno tranquilli per altri 5-10 anni a macinare debito su debito, riducendo le tasse (magari solo ai…ricchi !) ed aumentando la spesa pubblica?
Il problema  concreto nostro non è tra deflazione od inflazione, ma il pericolo di vivere l’esperienza dell’Argentina.
In quel caso probabilmente anche l’oro o gli investimenti in obbligazioni straniere servirebbero a poco, perchè verrebbero liquidati "d’ufficio" ad un prezzo imposto dal governo.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 19:04

#34
infatti Hoppe è di base un filosofo e guarda caso il suo pensiero, come quello di altri di cui parleremo pian piano (in primis Bastiat),  rompe il suicidio dell’economia dovuto al fatto che si considera una scienza ed è perciò finita nel vortice scientista (che ci farà fare una brutta fine per inciso)

tuo cuggino

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 20:08

@32

Si ma clicca il grafico con inflation wih shadowstat CPI.

Comunque se vogliamo parlare di Econo-etica (così una volta del tutto smettiamo di usare la parola sociale) ecco qua;

http://ideashaveconsequences.org/econo-etica-ribaltiamo-la-visuale/leo

In una situazione del genere dove si è tutti nella stessa barca e dove l’unica possibilità di assistenza tempestiva può arrivare dai propri “vicini” è ottimale arrivare ad un equilibrio economico di tipo solidaristico. D’altra parte le comunità nascono proprio per questo: avvantaggiarsi di un reciproco aiuto consci della fragilità come singoli.
Questa aggregazione solidale non è quindi mossa da una semplice volontà di essere solidali, bensì è il risultato di una libera e individuale analisi di costi e benefici di situazioni alternative: prestare assistenza riducendo i propri rischi o sostenere i rischi privatizzando il risultato. Siccome solo nei corsi universitari di risk management e nelle banche si guarda alla media dei rischi attesi e non alla possibilità di un rischio bassissimo ma totalmente distruttivo (i famosi “cigni neri”), in passato è stato ottimale “socializzare gli utili” e sostenere una impostazione solidaristica della società, ma i tempi cambiano, le società cambiano portando aggregazioni e organizzazioni diverse, e non è detto che certe impostazioni di fondo restino ottimali.
Se consideriamo infatti una società molto più ampia e interconnessa di quella antica rurale, una società di tipo “cittadino” attuale in cui i componenti sono per lo più tutti finalmente raggiungibili diventa opportuna una tendenziale specializzazione del lavoro e delle attività economiche. Così come non esiste più il bazaar che vende verdure detersivi chiodi e lenzuola lasciando il posto a quattro diversi negozi dislocati magari in luoghi diversi, anche il lavoro si specializza, e l’individuo può soddisfare il proprio bisogno alimentare e altre situazioni potenzialmente rischiose anche se il prodotto del proprio lavoro è solo uno scooter o un servizio di contabilità.

la Solidarietà è un risultato economicamente giustificato; il fatto che a qualcuno piaccia tale assetto per motivi romantici (nella brutta accezione sentimentalistica del termine) comporta che la Solidarietà diventi un “valore” (individuale, e non generale), ma questo non rovescia i nessi causali. Non c’è etica senza fatti a motivarla, e i fatti restano che li giudichiamo o meno.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 21:25

"La competizione tra piccoli Stati per avere soggetti da tassare li mette in conflitto fra loro. Il risultato storico di secoli di conflitti fra diversi paesi è stato che pochi di questi sono riusciti ad allargare i propri territori, mentre altri sono stati eliminati o incorporati.: Naturalmente, sono diversi fattori  a determinare quali Stati vincono in questo processo di eliminazione concorrenziale, ma a lungo termine il fattore decisivo risulta essere la quantità relativa di risorse economiche a disposizione di un governo. Tassando e regolamentando, gli Stati non contribuiscono positivamente alla creazione di ricchezza economica. Al contrario, attingono come parassiti dalla ricchezza esistente.
Comunque possono influenzare negativamente la quantità della medesima, Ceteris paribus, minore è l’onere fiscale e il fardello della regolamentazione imposto da un governo alla sua economia, più la sua popolazione tende a  crescere (per ragioni interne e per fattori d’immigrazione) e più crescerà la quantità di ricchezza nazionale da cui lo Stato potrà attingere per sostenere il suo conflitto con gli Stati vicini. Per questo, la centralizzazione rappresenta spesso un fenomeno progressivo.
Gli Stati che tassano e regolamentano al minimo le proprie economie – gli Stati liberali – in genere riescono ad espandere il loro territorio a spese di quelli non liberali.  Questo spiega lo scoppio della Rivoluzione industriale in Inghilterra e in Francia. Spiega perchè durante il XIX secolo l’Europa occidentale arrivò a dominare il resto del mondo (invece del contrario). E spiega, anche e soprattutto, l’ascesa degli Stati Uniti al rango di superpotenza durante il XX secolo.
Tuttavia man mano che gli Stati relativamente più liberali sconfiggono quelli meno liberali (cioè più i territori sono vasti, più i concorrenti sono distanti e meno numerosi, e quindi più costosa l’emigrazione internazionale), tali Stati avranno sempre meno incentivi a continuare la loro politica di liberismo nazionale. Avvicinandosi allo Stato unico mondiale, scompaiono tutte le possibilità di "votare con i piedi" contro uno Stato. Dovunque si vada, si ritrovano le stesse strutture fiscali e di regolamentazione.. Eliminato così il problema dell’imigrazione, viene meno uno dei principali freni all’espansione degli Stati. Questo spiega gli sviluppi del XX secolo: con la la Prima guerra mondiale e ancora di più con la Seconda, gli Stati Uniti hanno ottenuto l’egemonia sull’Europa occidentale e sono diventati gli eredi dei vasti imperi coloniali.. L’istituzione di una pax americana ha rappresentato un passo decisivo in direzione dell’unificazione globale. Infatti, in tutto il periodo gli Stati Uniti, l’Europa occidentale e gran parte del resto del mondo hanno registrato una drammatica e costante crescita del potere dei governi, della tassazione e dell’espropriazione regolamentatrice.
Alla luce della teoria e della storia sociale ed economica, quindi, si possono ben sostenere le ragioni della secessione.
Inizialmente, secessione non significa altro che spostare il controllo sulla ricchezza nazionale da un grande governo centrale ad uno più piccolo e regionale. Dipende in gran parte dalla politica regionale, se questo porterà a maggiore o minore integrazione economica e benessere. Comunque, la secessione di per sè ha un impatto positivo sulla produzione, perchè una delle più importanti cause della secessione è che i secessionisti sono convinti che essi e il loro territorio siano stati sfruttati da altri. Gli sloveni si sentivano sistematicamente derubati dai serbi e dal governo centrale iugoslavo da questi dominato; i baltici non sopportavano di dover pagare le tasse ai russi e al governo russo dell’Unione Sovietica. In virtù della secessione, le relazioni nazionale egemoniche sono sostituite da relazioni estere contrattuali e mutuamente vantaggiose. Al posto dell’integrazione FORZATA si ha una separazione VOLONTARIA. L’integrazione forzata genera inevitabilmente tensioni, odi e conflitti, come dimostra la necessità di prendere misure quali il busing, il blocco degli affitti, l’affirmative action, le leggi contro la discriminazione e, come spiegheremo tra breve, la "libera immigrazione".
La separazione volontaria, al contrario, porta alla pace e all’armonia. In regime di integrazione forzata è facile imputare gli errori a un gruppo o a una cultura "straniera" e rivendicare tutti i successi come propri; di conseguenza non c’è motivo per le varie culture di imparare l’una dall’altra.
In un regime nel quale si sia "separati ma uguali", si è costretti ad affrontare la realtà non solo della differenza culturale, ma soprattutto dei gradi vistosamente diversi del progresso culturale. Soltanto un apprendimento discriminatorio, può aiutare un popolo secessionista a migliorare o mantenere la sua posizione vis-à-vis con un popolo concorrente. Esso deve imitare, assimilare, se possibile migliorare, la capacità, la particolarità, le prassi e le regole caratteristiche delle società più avanzate ed evitare quelle caratteristiche delle società meno avanzate. Invece di promuovere un appiattimento culturale, come accade nell’integrazione forzata, la secessione stimola un processo cooperativo di selezione e progresso culturale.

H:H: Hoppe   "Democrazia: il dio che ha fallito"

tuo cuggino

Scritto il 16 Gennaio 2010 at 22:13

"Chi vuole considerare l’economia come una scienza è improbabile che riesca a muoversi verso un mondo reale."  JK Galbraith

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:06

Responsabilità.

Scrive Andrea nel post n 16:
…"Verrà di nuovo il tempo nel quale, l’unico rifugio saranno in bond governativi, con una logica e dovuta selezione"…

questa è una affermazione grave, di cui Andrea si deve prendere la giusta responsabilità, per i prossimi anni…nei confronti dei suoi lettori…
nei prossimi anni, c’è un notevole rischio che siano proprio le obbligazioni a tasso fisso, governative e non,  a far più danno per i risparmiatori…

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:22

(…) continua

su Forbes di oggi, Nouriel Roubini  in pratica mette in guardia allo stesso modo…

In 2009, downgrades and debt auction failures in countries like the UK, Greece, Ireland and Spain were a stark reminder that unless advanced economies begin to put their fiscal houses in order, investors and rating agencies will likely turn from friends to foes. The severe recession, combined with a financial crisis during 2008-09, worsened the fiscal positions of developed countries due to stimulus spending, lower tax revenues and support to the financial sector. The impact was greater in countries that had a history of structural fiscal problems, maintained loose fiscal policies and ignored fiscal reforms during the boom years. Going forward, a weak economic recovery and an aging population is likely to increase the debt burden of many advanced economies, including the U.S., Britain, Japan and several eurozone countries.
In 2008 and 2009, the decisions by these governments to do "whatever it takes" to backstop their financial systems and keep their economies afloat soothed investor concerns. But if countries remain biased toward continuing with loose fiscal and monetary policies to support growth, rather than focusing on fiscal consolidation, investors will become increasingly concerned about fiscal sustainability and gradually move out of debt markets they have long considered "safe havens."
Most central banks will withdraw liquidity starting in 2010, but government financing needs will remain high thereafter. Monetization and increased debt issuances by governments in the developed world will raise inflation expectations. These governments will have to offer higher real yields or investors will move to more attractive emerging markets. Some countries will continue to witness increased credit default swaps. Higher yields and interest cost on debt will also hurt economic growth—by crowding out private consumption and investment, and reducing government’s productive spending. Several factors will likely influence investors’ perception about sovereign risk—a country’s debt financing ability, its status as a "safe haven" relative to other developed economies, politicians’ commitment to undertake fiscal reforms, exchange rate movements, and the debt maturity structure.
The UK, Spain, Greece and Ireland will face sovereign risk pressures, especially if their fiscal imbalances are not addressed immediately. Some eurozone members are quickly approaching their debt sustainability limits as deleveraging through devaluation is not an option for these countries. Countries like Germany—whose fiscal imbalances have deteriorated largely due to the economic and financial downturn—might have a greater capacity to stabilize their debt ratio. The U.S. and Japan might be among the last to face investor aversion—the dollar is the global reserve currency and the U.S. has the deepest and most liquid debt markets, while Japan is a net creditor and largely finances its debt domestically. But investors will turn increasingly cautious even about these countries if the necessary fiscal reforms are delayed. The U.S. is a net debtor with an aging population, weaker economic growth and risks of continued monetization of the fiscal deficit. Japan’s aging population and economic stagnation will reduce domestic savings.
Developed economies will therefore need to begin fiscal consolidation as soon as 2011-12 by generating primary surpluses, which can be accomplished through a combination of gradual tax hikes and spending cuts. However, an aging population, a sluggish economic recovery and higher unemployment will keep governments’ entitlement spending high and revenues subdued. These factors might also make tax hikes politically challenging. Fiscal consolidation efforts might not be strong until the bond vigilantes signal shifting to safer assets. To achieve credibility, governments will need to pass binding legislation enforcing tighter fiscal belts when their economies begin to recover on a sustained basis.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:22

(…) continua

su Forbes di oggi, Nouriel Roubini  in pratica mette in guardia allo stesso modo…

In 2009, downgrades and debt auction failures in countries like the UK, Greece, Ireland and Spain were a stark reminder that unless advanced economies begin to put their fiscal houses in order, investors and rating agencies will likely turn from friends to foes. The severe recession, combined with a financial crisis during 2008-09, worsened the fiscal positions of developed countries due to stimulus spending, lower tax revenues and support to the financial sector. The impact was greater in countries that had a history of structural fiscal problems, maintained loose fiscal policies and ignored fiscal reforms during the boom years. Going forward, a weak economic recovery and an aging population is likely to increase the debt burden of many advanced economies, including the U.S., Britain, Japan and several eurozone countries.
In 2008 and 2009, the decisions by these governments to do "whatever it takes" to backstop their financial systems and keep their economies afloat soothed investor concerns. But if countries remain biased toward continuing with loose fiscal and monetary policies to support growth, rather than focusing on fiscal consolidation, investors will become increasingly concerned about fiscal sustainability and gradually move out of debt markets they have long considered "safe havens."
Most central banks will withdraw liquidity starting in 2010, but government financing needs will remain high thereafter. Monetization and increased debt issuances by governments in the developed world will raise inflation expectations. These governments will have to offer higher real yields or investors will move to more attractive emerging markets. Some countries will continue to witness increased credit default swaps. Higher yields and interest cost on debt will also hurt economic growth—by crowding out private consumption and investment, and reducing government’s productive spending. Several factors will likely influence investors’ perception about sovereign risk—a country’s debt financing ability, its status as a "safe haven" relative to other developed economies, politicians’ commitment to undertake fiscal reforms, exchange rate movements, and the debt maturity structure.
The UK, Spain, Greece and Ireland will face sovereign risk pressures, especially if their fiscal imbalances are not addressed immediately. Some eurozone members are quickly approaching their debt sustainability limits as deleveraging through devaluation is not an option for these countries. Countries like Germany—whose fiscal imbalances have deteriorated largely due to the economic and financial downturn—might have a greater capacity to stabilize their debt ratio. The U.S. and Japan might be among the last to face investor aversion—the dollar is the global reserve currency and the U.S. has the deepest and most liquid debt markets, while Japan is a net creditor and largely finances its debt domestically. But investors will turn increasingly cautious even about these countries if the necessary fiscal reforms are delayed. The U.S. is a net debtor with an aging population, weaker economic growth and risks of continued monetization of the fiscal deficit. Japan’s aging population and economic stagnation will reduce domestic savings.
Developed economies will therefore need to begin fiscal consolidation as soon as 2011-12 by generating primary surpluses, which can be accomplished through a combination of gradual tax hikes and spending cuts. However, an aging population, a sluggish economic recovery and higher unemployment will keep governments’ entitlement spending high and revenues subdued. These factors might also make tax hikes politically challenging. Fiscal consolidation efforts might not be strong until the bond vigilantes signal shifting to safer assets. To achieve credibility, governments will need to pass binding legislation enforcing tighter fiscal belts when their economies begin to recover on a sustained basis.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:22

(…) continua

su Forbes di oggi, Nouriel Roubini  in pratica mette in guardia allo stesso modo…

In 2009, downgrades and debt auction failures in countries like the UK, Greece, Ireland and Spain were a stark reminder that unless advanced economies begin to put their fiscal houses in order, investors and rating agencies will likely turn from friends to foes. The severe recession, combined with a financial crisis during 2008-09, worsened the fiscal positions of developed countries due to stimulus spending, lower tax revenues and support to the financial sector. The impact was greater in countries that had a history of structural fiscal problems, maintained loose fiscal policies and ignored fiscal reforms during the boom years. Going forward, a weak economic recovery and an aging population is likely to increase the debt burden of many advanced economies, including the U.S., Britain, Japan and several eurozone countries.
In 2008 and 2009, the decisions by these governments to do "whatever it takes" to backstop their financial systems and keep their economies afloat soothed investor concerns. But if countries remain biased toward continuing with loose fiscal and monetary policies to support growth, rather than focusing on fiscal consolidation, investors will become increasingly concerned about fiscal sustainability and gradually move out of debt markets they have long considered "safe havens."
Most central banks will withdraw liquidity starting in 2010, but government financing needs will remain high thereafter. Monetization and increased debt issuances by governments in the developed world will raise inflation expectations. These governments will have to offer higher real yields or investors will move to more attractive emerging markets. Some countries will continue to witness increased credit default swaps. Higher yields and interest cost on debt will also hurt economic growth—by crowding out private consumption and investment, and reducing government’s productive spending. Several factors will likely influence investors’ perception about sovereign risk—a country’s debt financing ability, its status as a "safe haven" relative to other developed economies, politicians’ commitment to undertake fiscal reforms, exchange rate movements, and the debt maturity structure.
The UK, Spain, Greece and Ireland will face sovereign risk pressures, especially if their fiscal imbalances are not addressed immediately. Some eurozone members are quickly approaching their debt sustainability limits as deleveraging through devaluation is not an option for these countries. Countries like Germany—whose fiscal imbalances have deteriorated largely due to the economic and financial downturn—might have a greater capacity to stabilize their debt ratio. The U.S. and Japan might be among the last to face investor aversion—the dollar is the global reserve currency and the U.S. has the deepest and most liquid debt markets, while Japan is a net creditor and largely finances its debt domestically. But investors will turn increasingly cautious even about these countries if the necessary fiscal reforms are delayed. The U.S. is a net debtor with an aging population, weaker economic growth and risks of continued monetization of the fiscal deficit. Japan’s aging population and economic stagnation will reduce domestic savings.
Developed economies will therefore need to begin fiscal consolidation as soon as 2011-12 by generating primary surpluses, which can be accomplished through a combination of gradual tax hikes and spending cuts. However, an aging population, a sluggish economic recovery and higher unemployment will keep governments’ entitlement spending high and revenues subdued. These factors might also make tax hikes politically challenging. Fiscal consolidation efforts might not be strong until the bond vigilantes signal shifting to safer assets. To achieve credibility, governments will need to pass binding legislation enforcing tighter fiscal belts when their economies begin to recover on a sustained basis.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:22

(…) continua

su Forbes di oggi, Nouriel Roubini  in pratica mette in guardia allo stesso modo…

In 2009, downgrades and debt auction failures in countries like the UK, Greece, Ireland and Spain were a stark reminder that unless advanced economies begin to put their fiscal houses in order, investors and rating agencies will likely turn from friends to foes. The severe recession, combined with a financial crisis during 2008-09, worsened the fiscal positions of developed countries due to stimulus spending, lower tax revenues and support to the financial sector. The impact was greater in countries that had a history of structural fiscal problems, maintained loose fiscal policies and ignored fiscal reforms during the boom years. Going forward, a weak economic recovery and an aging population is likely to increase the debt burden of many advanced economies, including the U.S., Britain, Japan and several eurozone countries.
In 2008 and 2009, the decisions by these governments to do "whatever it takes" to backstop their financial systems and keep their economies afloat soothed investor concerns. But if countries remain biased toward continuing with loose fiscal and monetary policies to support growth, rather than focusing on fiscal consolidation, investors will become increasingly concerned about fiscal sustainability and gradually move out of debt markets they have long considered "safe havens."
Most central banks will withdraw liquidity starting in 2010, but government financing needs will remain high thereafter. Monetization and increased debt issuances by governments in the developed world will raise inflation expectations. These governments will have to offer higher real yields or investors will move to more attractive emerging markets. Some countries will continue to witness increased credit default swaps. Higher yields and interest cost on debt will also hurt economic growth—by crowding out private consumption and investment, and reducing government’s productive spending. Several factors will likely influence investors’ perception about sovereign risk—a country’s debt financing ability, its status as a "safe haven" relative to other developed economies, politicians’ commitment to undertake fiscal reforms, exchange rate movements, and the debt maturity structure.
The UK, Spain, Greece and Ireland will face sovereign risk pressures, especially if their fiscal imbalances are not addressed immediately. Some eurozone members are quickly approaching their debt sustainability limits as deleveraging through devaluation is not an option for these countries. Countries like Germany—whose fiscal imbalances have deteriorated largely due to the economic and financial downturn—might have a greater capacity to stabilize their debt ratio. The U.S. and Japan might be among the last to face investor aversion—the dollar is the global reserve currency and the U.S. has the deepest and most liquid debt markets, while Japan is a net creditor and largely finances its debt domestically. But investors will turn increasingly cautious even about these countries if the necessary fiscal reforms are delayed. The U.S. is a net debtor with an aging population, weaker economic growth and risks of continued monetization of the fiscal deficit. Japan’s aging population and economic stagnation will reduce domestic savings.
Developed economies will therefore need to begin fiscal consolidation as soon as 2011-12 by generating primary surpluses, which can be accomplished through a combination of gradual tax hikes and spending cuts. However, an aging population, a sluggish economic recovery and higher unemployment will keep governments’ entitlement spending high and revenues subdued. These factors might also make tax hikes politically challenging. Fiscal consolidation efforts might not be strong until the bond vigilantes signal shifting to safer assets. To achieve credibility, governments will need to pass binding legislation enforcing tighter fiscal belts when their economies begin to recover on a sustained basis.

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:22

(…) continua

su Forbes di oggi, Nouriel Roubini  in pratica mette in guardia allo stesso modo…

In 2009, downgrades and debt auction failures in countries like the UK, Greece, Ireland and Spain were a stark reminder that unless advanced economies begin to put their fiscal houses in order, investors and rating agencies will likely turn from friends to foes. The severe recession, combined with a financial crisis during 2008-09, worsened the fiscal positions of developed countries due to stimulus spending, lower tax revenues and support to the financial sector. The impact was greater in countries that had a history of structural fiscal problems, maintained loose fiscal policies and ignored fiscal reforms during the boom years. Going forward, a weak economic recovery and an aging population is likely to increase the debt burden of many advanced economies, including the U.S., Britain, Japan and several eurozone countries.
In 2008 and 2009, the decisions by these governments to do "whatever it takes" to backstop their financial systems and keep their economies afloat soothed investor concerns. But if countries remain biased toward continuing with loose fiscal and monetary policies to support growth, rather than focusing on fiscal consolidation, investors will become increasingly concerned about fiscal sustainability and gradually move out of debt markets they have long considered "safe havens."
Most central banks will withdraw liquidity starting in 2010, but government financing needs will remain high thereafter. Monetization and increased debt issuances by governments in the developed world will raise inflation expectations. These governments will have to offer higher real yields or investors will move to more attractive emerging markets. Some countries will continue to witness increased credit default swaps. Higher yields and interest cost on debt will also hurt economic growth—by crowding out private consumption and investment, and reducing government’s productive spending. Several factors will likely influence investors’ perception about sovereign risk—a country’s debt financing ability, its status as a "safe haven" relative to other developed economies, politicians’ commitment to undertake fiscal reforms, exchange rate movements, and the debt maturity structure.
The UK, Spain, Greece and Ireland will face sovereign risk pressures, especially if their fiscal imbalances are not addressed immediately. Some eurozone members are quickly approaching their debt sustainability limits as deleveraging through devaluation is not an option for these countries. Countries like Germany—whose fiscal imbalances have deteriorated largely due to the economic and financial downturn—might have a greater capacity to stabilize their debt ratio. The U.S. and Japan might be among the last to face investor aversion—the dollar is the global reserve currency and the U.S. has the deepest and most liquid debt markets, while Japan is a net creditor and largely finances its debt domestically. But investors will turn increasingly cautious even about these countries if the necessary fiscal reforms are delayed. The U.S. is a net debtor with an aging population, weaker economic growth and risks of continued monetization of the fiscal deficit. Japan’s aging population and economic stagnation will reduce domestic savings.
Developed economies will therefore need to begin fiscal consolidation as soon as 2011-12 by generating primary surpluses, which can be accomplished through a combination of gradual tax hikes and spending cuts. However, an aging population, a sluggish economic recovery and higher unemployment will keep governments’ entitlement spending high and revenues subdued. These factors might also make tax hikes politically challenging. Fiscal consolidation efforts might not be strong until the bond vigilantes signal shifting to safer assets. To achieve credibility, governments will need to pass binding legislation enforcing tighter fiscal belts when their economies begin to recover on a sustained basis.

Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:28

Rensponsabilità….significa anche non estrapolare le frasi dal contesto….anche se senza firma nell’anonimato è una prassi!

Sottolineando il fatto che non esistono solo e sempre bond governativi a reddito fisso, ribadendo il concetto deflativo per i prossimi anni 2/3( al momento non mi spingo oltre….), ricordando agli amanti delle statistiche che negli ultimi dieci anni il rendimento netto dell’indice S&P500 depurato dell’inflazione è stato del 4,6 % contro il 4,2 % dei bond e sottolineando come ogni mia visione non prescinde dal fatto che nessuno in questo blog ha mai indicato questo o quel titolo governativo, questa o quella scadenza, senza la necessaria conoscenza degli orizzonti di investimento temporali e di assunzione di rischio e duration, ribadendo infine che non si danno consigli operativi  …….faccio i miei più fervidi auguri a coloro che responsabilmente sostengono che non vi sia alternativa all’equity e ai bond corporate, all’immobiliare e alle materie prime!

Chapeau! Andrea

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:31

Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla Cina e poi fatevi delle domande.
http://www.borsadocchiaperti.blogspot.com

The Hawk

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:31

Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla Cina e poi fatevi delle domande.
http://www.borsadocchiaperti.blogspot.com

The Hawk

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:31

Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla Cina e poi fatevi delle domande.
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The Hawk

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:31

Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla Cina e poi fatevi delle domande.
http://www.borsadocchiaperti.blogspot.com

The Hawk

utente anonimo
Scritto il 16 Gennaio 2010 at 23:31

Vi suggerisco di leggere questo articolo sulla Cina e poi fatevi delle domande.
http://www.borsadocchiaperti.blogspot.com

The Hawk

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 00:17

ognuno si assume le sue di responsabilità… ( e i  "bond corporate"  non c’entrano nulla, possono essere anche peggio dei governativi)

a parte il giusto richiamo alla estrapolazione delle frasi, deve essere adesso notato un notevole cambio di cappello, da parte di Andrea…
dalla deflazione di lustri ( o addirittura decenni, alla "giapponese") ( leggere  pazientemente l’archivio del blog, in proposito) , siamo alla deflazione di "2-3 anni". il che è esattamente la stessa identica visione degli  "inflazionisti" così denigrati da Andrea…nessun "inflazionista" vede seriamente l’inflazione prima di 1-3  anni…

allora, responsabilità E COERENZA

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 01:19

Anonimo vacci piano un pò di educazione in più nei confronti di chi ci ospita.

Ragionare e mettere in dubbio la propria conoscenza e le nostre idee è merce rara ai nostri tempi.

Proprio adesso che vogliono reintrodurre l’indice di felicità di staliniana memoria.

Il Folletto

ECONOMIA ITALIANA– CONVEGNO ASPEN: PIL.TREMONTI (MIN.ECO.): “REALTÀ ITALIANA SFUGGE A INDICI TRADIZIONALI". FINI (PRES.CAMERA); “AFFIANCARE NUOVI INDICATORI ANALISI A MODALITA’ STORICHE"

Ho come l’impressione che la realtà italiana non sia esattamente catturata dai meccanismi del Pil, dal momento che la reale consistenza dei global asset italiani è maggior di quella che risulta dal prodotto interno lordo”: è quanto ha affermato il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo a Roma al convegno "Beyont GDP quantity and quality of growth" organizzato da Aspen, Istat e Ocse sulla qualità del PIL.

      “C’è qualcosa che non collima perfettamente tra i numeri e la realtà che si vede in giro – ha poi proseguito il Ministro Tremonti – tra i capitali di fatto italiani che stanno fuori e quelli che ritornano in patria. Il Pil è stato inventato prima della globalizzazione: un’entità che raccoglie i flussi in-out e le transizioni sovranazionali ma fondamentalmente, come dice il nome stesso, tutto nasce dalla parola “interno”. Tutto inizia dalla proprietà e tutto ruota intorno alla proprietà”.

  “Ecco perché la ragione principale di questa discrasia tra numeri e realtà – ha spiegato il titolare del dicastero –  risiede nel fatto che la maggior parte delle aziende italiane sono possedute giuridicamente e legalmente da holding estere. Inoltre, le rilevazioni statistiche tengono conto della quantità e del prezzo, e non della qualità dei prodotti. Se fossero calcolabili dati come l’ambiente, la bellezza, la storia, il clima, avremmo l’Italia in un’imbarazzante prima posizione a molta distanza da altre lande.(ndr l’indice della felicità Staliniano) Ci sono molti indici oggi che catturano anche queste evidenze qualitative e noi come Italia abbiamo un enorme interesse a questo tipo di ricerche, perché sono convinto che la ricchezza di questo Paese forse non è ancora sufficientemente rappresentata. La mia non è un’aspirazione politica, bensì una considerazione pratica, la possibilità di un maggior adeguamento tra la realtà e i numeri”.

      Quanto al futuro degli Istituti di ricerca, il Ministro Tremonti ha sottolineato la necessità di “Istituti di ricerca nazionali, uno per Paese, e io confermo grande favore nei confronti di quello italiano. Ho l’impressione che un pluralismo di operatori non porterebbe benefici, ma solo  improvvisazione. Le statistiche devono essere nazionali e fatte da uffici nazionali: è una materia troppo seria per essere affidata al mercato”.

    Un sostegno agli Istituti di ricerca, quello espresso da Tremonti, che viene condiviso dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini; “Ritengo preziosissimo il contributo che viene dato alla politica da parte degli istituti di ricerca impegnati nella individuazione di indicatori fondamentali come il Pil. E a tal proposito credo sia necessario un processo di aggiornamento di un simile indicatore, anche per ridare alle statistiche ufficiali oggettiva credibilità, perché credo che il livello di affidabilità negli ultimi tempi abbia registrato un decremento di fiducia da parte della pubblica opinione. Politica e istituzioni di fronte a queste questioni non possono avere uno sguardo distratto, perché è importante che si rifletta sulla distorsione e il disallineamento tra dati ufficiali e percezione largamente diffusa e maggioritaria nella società, che ha avuto nei mesi immediatamente successivi l’entrata in vigore dell’euro il suo picco storico”.

  “È giusto pertanto affiancare nuovi indicatori a modalità “storiche” di analisi statistica – ha poi proseguito il Presidente della camera – ma l’eventuale messa in discussione del Pil potrebbe fornire un alibi ai Paesi dall’economia stagnante che userebbero questo alibi per nascondere la propria incapacità produttiva. Per chi è chiamato ad assumere decisioni politiche, la scelta degli indicatori non può essere mai neutra. E, dopo aver misurato il termometro della nazione, è inevitabile che tocchi alla politica partire dai dati in possesso per attivare quelle azioni che rendano possibile, accanto alla doverosa solidarietà nei confronti dei più deboli, iniziative nei confronti delle classi sociali anagraficamente svantaggiate”.

    “Parlo di classi sociali anagraficamente svantaggiate – ha spiegato Gianfranco Fini – perché in Italia abbiamo costruito un sistema di welfare che garantisce una distribuzione della ricchezza alle fasce sociali più deboli, dimenticando i giovani (ndr ammissione gravissima!). Se è vero che la sfida del futuro in Europa si gioca sulla tecnologia e sull’istruzione diffusa, allora dobbiamo ripensare il nostro modello di welfare, perché è poco concentrato sulle opportunità da dare ai giovani. Basti considerare il livello di opportunità dei più giovani di 20 o 30 anni fa le opportunità che si danno ai giovani di oggi: ci si trova davanti a un gap vistoso, a un paradosso di fronte al quale la politica deve interrogarsi”.

      E sull’importanza delle statistiche è intervenuto il Presidente dell’OFCE (Observatoire Français des Conjonctures Economiques), Jean-Paul Fitoussi: “Quando le statistiche non sono affidabili e danno un’immagine distorta della realtà, inevitabilmente le decisioni politiche che ne deriveranno saranno altrettanto sbagliate e distorte; quando, invece, sono affidabili, indirizzano nella direzione giusta l’azione di governo. Il vero problema, però, è che sono da sempre oggetto di pregiudizi quanto mai legittimati, esprimendo il più delle volte valori medi in cui nessuno si riconosce a pieno, soprattutto in situazioni di grande disuguaglianza. Esprimono, allo stesso modo, giudizi di carattere quantitativo e non qualitativo. Sappiamo, per esempio, che gli Stati Uniti spendono più della Francia per quanto riguarda la sanità, ma sappiamo ugualmente che il sistema sanitario statunitense funziona peggio di quello francese. Per questo è necessario individuare ambiti precisi, in cui poter utilizzare strumenti diversi con specifici obiettivi”.

    Una simile diversificazione degli strumenti è quanto mai naturale, essendo “la realtà in cui viviamo così complessa da non poter nemmeno immaginare un solo numero che la rappresenti in toto – ha affermato il Presidente dell’Istat, Enrico Giovannini – i numeri, piuttosto, ci possono aiutare  nell’individuare quelle aree in difficoltà, verso cui indirizzare maggiormente l’azione di governo”.(14/01/2010 –A.G.- ITL/ITNET)

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 01:42

Per inciso per i titoli di stato leggete qua

http://www.chicago-blog.it/2010/01/14/titoli-di-stato-e-debito-pubblico-sulle-orme-di-un-maestro-frank-chodorov/

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 03:28

caro folletto del tuo cuggino  puoi darti una calmata e dare dei  sunti  perche’ abbiamo capito  i neuroni  si sono abbastanza inflazionati a leggerti .Grazie, oggi domani e gia’ passato.Ripeto  riprendere la zappa e cominciare a zappare  almeno si mangia senza spendere quello che non c’e’.Dorf ha ragione il sistema finanziario e bancario si e’ dimostrato come  un mostro concepito dal diavolo dove il suo godimento  e’  la politica piu’ corrotta che ci sia, importante  e’ benedire se vogliamo ricominciare a vivere.Bertoldo

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 03:43

L’Italia potra’ andare avanti  solo grazie alle nuove generazioni,utile e’ riaddomesticare le care mogliettine a fare piu’ figli e i nonni non mandarli al ricovero ma  tenerli in salute per accudirli .Bertoldo

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 06:47

Buongiorno

Anche se in questi giorni non ho seguito molto Internet e sono un indietro con la lettura degli articoli (complimenti al Capitano Andrea per gli stessi) e dei commenti, ci sono stati dei commenti (senza fare nomi!!!) che mi hanno colpito: in particolare quelli che riguardavano la moneta e oro.

Vorrei ricordare che in questo piccolo mondo siamo in 6/7.000.000.000 (si scrive con nove 0 hehehe) e stamo andando verso gli 8-9 (sempre con 9 zeri), nel caso che la moneta fosse fatta in metallo puro (senza leve finaziarie) e nel caso che tutti gli abitanti avessero almeno DIRITTO (credo…che tutti abbiano DIRITTO a vivere….oppure NO!!!!!) ad una piccola parte della moneta esistente (diciamo 0,5/1 kg a testa)…….di quanto metallo puro ci sarebbe bisogno……….

Per Altapatagonia….grazie del link su ComeDonChisciotte.

SD

PS scusate se ci sono dei caratteri sbagliati….ma la mia tastiera e piena di segni incomprensibili hehehe

Scritto il 17 Gennaio 2010 at 07:13

"………a parte il giusto richiamo alla estrapolazione delle frasi, deve essere adesso notato un notevole cambio di cappello, da parte di Andrea…"

"COERENZA……….continuare ad estrapolare dopo aver sottolineato il giusto richiamo, significa mancanza di COERENZA ……….

"….dalla deflazione di lustri ( o addirittura decenni, alla "giapponese") ( leggere  pazientemente l’archivio del blog, in proposito) , siamo alla deflazione di "2-3 anni". il che è esattamente la stessa identica visione degli  "inflazionisti""

Il riferimento ai due o tre anni è relativo alla dinamica dei tassi, alla politica monetaria, non certo all’inflazione o alla iperinflazione degli iperinflazionisti.  Sarà difficile assistere ad un rialzo dei tassi di una certa dimensione. Per quanto riguarda la deflazione confermo quanto ribadito e risottolineo la possibilità di assistere ad un nuovo decennio perduto…..non a secoli come sembra rimarcare il nostro simpatico anonimo, coerente e responsabile.

Per quanto riguarda alcuni inflazionisti o iperinflazionisti, non tutti, lasciamo perdere, sono ormai anni che gridano all’inflazione e alcuni la vedono dietro l’angolo in corso d’opera.

Infine, quando si estrapola, è meglio leggere ogni riga del blog, dei commenti e delle analisi dedicate, nelle quali, spesso si è lasciata aperta la porta ad un tentativo massiccio di inflazionare l’economia, tentativo che con analisi approfondite e responsabili ho sottolineato molto, ma molto aleatorio.Responsabilità significa anche lasciare aperta la strada all’eventualità, per quanto remota, di una dinamica diversa da quella che la realtà odierna propone.

Quando parlo di essere pronti a strambare i lettori di Icebergfinanza sanno di cosa parlo. Infine lasciamo perdere, in quanto a coerenza, perchè ormai credo che in Italia, Icebergfinanza sia visto come l’ultimo giapponese in un’isola deserta quella della deflazione, un salmone che risale controcorrente sempre e ovunque.

Con coerenza e responsabilità la saluto, invitandola ad esporsi con nome e cognome, troppo  facile lasciare due righe, senza alcuna analisi, che non sia quella che talvolta urlano tutti, la massa.

Andrea

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 07:14

macchè euro 2 spero vivamente nell’euro 0 ovvero lasua rapida estinzione

Scritto il 17 Gennaio 2010 at 09:41

Bel quesito davvero ilCuculo69#34, che apre ampi scenari, come anche la citazione del Capitano, economia/scienza/realtà…a tal proposito:

“We shall once more value ends above means and prefer the good to the useful”
(Dovremmo una volta di più dare più valore ai fini che ai mezzi e preferire il buono all’utile.
(John Maynard Keynes)

Il dramma della cultura europea dei nostri tempi è che il riduzionismo economicista ha conquistato il palcoscenico e il suo predominio culturale appare quasi incontrastato (almeno nei mezzi di comunicazione)
Gli obbiettivi supremi, verso i quali tutti gli sforzi sembrano essere tesi, sono la quadratura dei bilanci, il rispetto dei vincoli di Maastricht, la riduzione del gap di crescita con i paesi concorrenti,…la massimizzazione del Roe per soddisfare le esigenze degli azionisti.
Il problema non è che questi non siano in sé dei valori intermedi e importanti della vita economica, ma che strategie basate sulla loro soddisfazione diventano delle vere e proprie aberrazioni se non vengono accompagnate da altri valori su cui c’è ora un “silenzio assordante”.

Le scienze sociali sono particolarmente complesse, poiché l’uomo, che ne è l’oggetto di studio, non ha comportamenti ripetitivi e sempre prevedibili, e il dilemma degli economisti è da sempre quello di mettere insieme “spirito” matematico e “intuizione” in un equilibrio che non favorisca ora l’una ora l’altra posizione.
La tesi del libro di L. Becchetti, OLTRE L’HOMO OECONOMICUS, è che parte di tale scarto possa essere colmato rifondando l’oggetto di osservazione dell’economia (l’homo oeconomicus) …superando la specializzazione funzionale che ha portato a chiudere le diverse discipline in compartimenti stagni o addirittura a proporre soluzioni paradossali e tra loro incompatibili.
Emerge così come uno dei compiti fondamentali della cultura contemporanea sia quello di integrare la dimensione dell’essere con quella del fare,(sempre per via della dicotomia concretezza/filosofia, a cui faccio riferimento nel mio commento nel post precedente, in risposta a Dorf) approfondendo l’importanza dello scambio di doni che collegano il piano delle relazioni a quello dell’operosità individuale e sociale.

Una volta un discepolo gli disse: “Se un re vi affidasse un giorno un territorio da governare secondo le vostre idee, che cosa fareste prima di tutto?”. Confucio rispose: “Rettificare i nomi”: Poi si spiegò al suo discepolo sconcertato:”Se i nomi non sono corretti, se non rispondono alla realtà, il linguaggio non ha oggetto. Se il linguaggio non ha oggetto, l’azione diventa impossibile; così tutti gli affari umani si disgregano e amministrarli diventa futile e impossibile. Perciò il primo compito di un vero uomo di stato è quello di rettificare i nomi”. (Confucio, Detti)
(estratti dal libro di L. Becchetti, Oltre l’Homo oeconomicus, felicità, responsabilità delle relazioni ed.cittànuova)
 
 …Anche il libro   di Francesco Rizzo, Franco Angeli

 Valore e valutazioni. La scienza dell’economia o  l’economia della scienza

 

al di là di ogni dualismo uomo-natura, mira anche alla riunificazione epistemologica dell’economia e della filosofia attraverso la scienza sociale.

 

 

 

 

Quando l’economia diventa insensata e costringe a fare "scelte sbagliate", responsabili delle violenze sugli uomini e sull’ambiente naturale e costruito, c’è qualcosa che non va. È necessario ricomprendere e risignificare la scienza economica allo scopo di superare la crisi etica, estetica ed epistemologica in cui è caduta. Per avere un’economia nuova bisogna scoprire la ricchezza dei suoi fondamenti termodinamici, biologici e filosofici in una prospettiva temporale e monetaria.
Il tempo è una "variabile creativa" che implica sistemi complessi non-lineari e lontani dall’equilibrio attraverso cui la natura o la società appare intelligente e comunicativa. Il denaro, in quanto "segno del valore" che congiunge il presente e il futuro, rende possibili i processi di significazione, informazione e comunicazione della scienza delle valutazioni. In questa logica si richiede una nuova teoria del valore basata sulla combinazione creativa dell’energia e dell’informazione a livello fisico, bio-ecologico e storico-culturale.
I fenomeni sociali, al pari di quelli naturali, risentono della dualità energia-informazione. I beni economici sono contemporaneamente segni e merci. La teoria del capitale si affranca da qualsiasi forma di valore "intrinseco". Un bene capitale è un segno che si autovalorizza "mercificando" la differenza tra il suo valore a pronti e a termine. Esso funziona come un "testo" e manifesta le sue caratteristiche semiotiche all’interno del capitalismo finanziario.(estratti dalla presentazione del libro).

Nulla poi di così tanto diverso da ciò che il Capitano instancabilmente in questi anni, con questo viaggio ha cercato di
seminare: tentando di infrangere “questo silenzio assordante”!
Grazie per averci offerto questo spazio di confronto!

Buona giornata Compagni di viaggio
Valentina

p.s però sei "forte" Bertoldo!!!

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 10:10

La quantità di oro disponibile è un’altra fandonia propagandata dai banchieri. Che siamo 20 miliardi o 6 miliardi non esiste alcun problema: non abbiamo diritto ad un certa quantità, bensì ne guadagneremo una certa quantità equivalente.
Il punto è che il Gold Standard non consiste nello scambiarsi monete d’oro.

Non spiego neppure cosa sia a Bertoldo, basta che cerchi su wikipedia cosa succedeva prima del 900.

Il punto è un altro: perchè si arriva ogni 10 anni ad una crisi che sottrae gran parte dei risparmi nostri  e perchè continuano ad aumentare la quantità di moneta ed i prezzi continuano ad alzarsi.

Ma non guardiamo gli ultimi due mesi (anche se anche qui ci sarebbe molto da ridire come aumento dell’acqua del 6,5%, le macchine non costano meno ma ci sono gli incentivi statali, hanno aumentato autostrade, difatto hanno aumentato i ticket subdolamente perchè si è praticamente costretti ad andare a visita privata in ospedale, aumento dei farmaci, e altre n cose), ma guardiamo gli ultimi 20 anni.

E lasciamo stare la deflazione dei prezzi delle case per le quali ci si doveva indebitare a 30/40 anni ormai per comprarle: io attendo di andare dai curatori fallimentari per comprare.

100 dollari del 1990 a quanto equivalgono nel 2010? (Visto che la lira non c’è più)

Pechè valgono molto molto di meno?

Perchè i vostri bankster creano coscientemente quella che chiamano inflazione programmata (!!!) per poi imbrogliare con gli istituti di statistica e farvela passare come se fosse più bassa, tanto che ad un certo punto per fregarvi meglio hano cominciato a parlare di inflazione reale ed inflazione percepita?

Mi sa che se andiamo avanti così la minoranza pensante non la creiamo mica?

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 10:39

http://www.thedailybell.com/743/CFTC-to-Limit-Gold-and-Silver-Trading.html

The West, especially the Anglo-American power elite, will do almost anything to slow the appeal of gold and silver in the world – and we don’t think that’s changed. Every price rise erodes the validity of fiat money a little bit more. The elite just got finished "saving" the modern financial system, or so they proclaim. Actually, they were simply able to stave off a total fiat-money meltdown by printing trillions in additional paper currency and demanding that banks circulate the notes. The system is in parlous shape.

In sostanza se continuiamo ad opporci al Gold Standard facciamo ciò che i governi vogliono: ci meritiamo i governi che abbiamo

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 10:52

http://www.soprarnosgr.it/index.php?libreria#letture

per chinon avesse mai sentito parlare dell’inflazione programmata andate a pag 10 della relazione di Tremonti

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 11:07

Riposto

Mises mostrò anche la correttezza di una teoria di Ricardo, e dei suoi immediati seguaci, che aveva precorso i tempi ed era stata per troppo tempo dimenticata: oltre a favorire gli usi industriali o di consumo dell’oro, un aumento dell’offerta di moneta non porta nessun tipo di beneficio sociale. Mentre un incremento dei fattori di produzione quali la terra, il lavoro e il capitale, determinano un aumento nella produzione e un miglioramento della qualità della vita, un aumento nell’offerta di moneta può solo abbassarne il potere d’acquisto, esso non incrementa la produzione. Se il denaro di ogni individuo, sia esso nel portafoglio o nel conto in banca, fosse magicamente triplicato durante la notte, la società non ne trarrebbe nessun giovamento. Ma Mises dimostrò che la grande attrattiva della “inflazione” (un aumento della quantità di moneta) sta proprio nel fatto che nessuno riceve la stessa quantità di moneta nello stesso momento; a ricevere per primi la nuova moneta sono invece il governo e i destinatari degli acquisti e delle sovvenzioni governative. Il loro reddito aumenta prima che i prezzi salgano, mentre i cittadini, che ottengono un aumento di reddito alla fine della catena (o, coloro che, come i pensionati, non ricevono affatto nuova moneta), ne vengono danneggiati in quanto il prezzo delle cose che comprano sale prima che essi possano effettivamente godere di un aumento del reddito. In breve, l’attrattiva dell’inflazione sta proprio nel fatto che, grazie ad essa, il governo e altri gruppi di potere economico riescono silenziosamente ma efficacemente a trarne dei benefici a spese della popolazione priva di potere politico.
 
Mises dimostrò che l’inflazione – un incremento dell’offerta di moneta – è un processo di tassazione e ridistribuzione di ricchezza. In una economia di libero mercato in via di sviluppo in cui non ci sono iniezioni di nuova moneta da parte del governo, i prezzi generalmente scendono mentre aumenta l’offerta di beni e servizi. La discesa dei prezzi e dei costi fu proprio l’indicazione bene accetta della espansione industriale avvenuta durante gran parte del diciannovesimo secolo.
 
Applicando l’utilità marginale alla moneta, Mises doveva risolvere la questione del cosiddetto “Dilemma Austriaco” ritenuta, da quasi tutti gli economisti, irrisolvibile. Gli economisti riuscivano a spiegarsi che il prezzo delle uova, dei cavalli o del pane era determinato dalle rispettive utilità marginali degli stessi; tuttavia, a differenza dei beni che sono richiesti per essere consumati, il denaro è richiesto e mantenuto in contanti per comprare altri beni. Nessuno, quindi, può richiedere moneta (e avere una utilità marginale per la stessa) a meno che essa non esista già, ed eserciti un prezzo e un potere d’acquisto sul mercato. Ma allora come si può spiegare il prezzo della moneta in termini di utilità marginale se la moneta, al fine di essere richiesta, ha bisogno di un valore preesistente? Mises con il suo “Teorema della Regressione” risolse il “DIlemma Austriaco” in uno dei suoi più importanti successi teorici: egli dimostrò che si poteva logicamente ritrovare il significato della domanda di moneta nei tempi antichi in cui essa non era moneta ma una materia prima comodamente utilizzata per il baratto; in breve, cioè, nei tempi in cui la moneta-materia prima (per esempio oro o argento) veniva domandata esclusivamente per le sue qualità di materia prima sia consumabile che utilizzabile nel baratto. Non solo Mises portò a termine la spiegazione logica del prezzo del potere d’acquisto della moneta, le sue scoperte ebbero anche altre importanti implicazioni. Prima fra tutte il fatto che la moneta potesse solo trovare origine in una maniera: grazie alla diretta domanda nel libero mercato come una utile materia prima. Ciò voleva dire che la moneta non aveva avuto origine per opera del governo, che dichiarava qualcosa avere valore di moneta, né era riconducibile a qualche particolare contratto sociale; essa si era potuta sviluppare a partire da una materia prima generalmente utile e preziosa. Prima di lui Carl Menger aveva cercato di dimostrare che la moneta fosse nata in questo modo, ma solo Mises stabilì la assoluta necessità di questa origine sul mercato.
 
Ciò aveva anche ulteriori implicazioni. In contrasto con le opinioni della maggior parte degli economisti di allora e di oggi, la “moneta” non è solamente un’unità arbitraria o un pezzo di carta chiamato arbitrariamente dal governo “dollaro”, “sterlina”, “franco”, etc. La moneta deve aver trovato origine in un bene utile: come l’oro e l’argento. L’unità originale, l’unità di misura e di scambio, non era il “franco” o il “marco” ma il grammo di oro o l’oncia di argento. In sostanza l’unità monetaria è una unità di peso di un valore specifico, un bene prodotto dal mercato. Non c’è infatti da meravigliarsi che tutti i nomi delle valute: dollaro, sterlina, franco e così via provengono dai nomi delle unità di peso dell’oro e argento. Persino nell’odierno caos monetario, lo statuto degli Stati Uniti definisce il dollaro come un trentacinquesimo (ora un quarantaduesimo) di una oncia d’oro.
 
Questa analisi, unita alla argomentazione di Mises sui mali sociali provocati dall’aumento, da parte del governo, dell’offerta di prodotti arbitrari quali il “dollaro” e il “franco”, indica la strada per una totale separazione tra i governi e i sistemi economici. L’essenza della moneta è il peso di oro o argento, ciò significa che si potrebbe ricominciare a considerare questi pesi come le unità di misura e il mezzo per gli scambi monetari. Il gold standard, ben lontano dall’essere un barbarico feticcio o un altro strumento arbitrario del governo, sarebbe capace di fornire una moneta prodotta esclusivamente dal mercato e sul mercato e non soggetta alle tendenze  inflazionistiche e ridistributive di un governo coercitivo. Avere una moneta sana e non governativa significa vivere in un mondo in cui i prezzi e i costi diminuiscono all’aumentare della produttività.

da usemlab.com

Così forse ripostando due volte almeno una volta Bertoldo legge: repetita juvant.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 12:16

In sostanza i governi hanno immesso un’enormità di nuova valuta sia stampandola dal nulla che attraverso il meccanismo di deposito in BCE dei titoli di stato, quindi le banche hanno moltiplicato con un leverage (http://www.soldionline.it/blog/cardinale-gardel/leverage)  di 30-40 volte la quantità di valuta.

Invece di riversare questa valuta per inflazionare main street, sono state molto più accorte delle banche centrali (che poi sono sempre loro) ed hanno immesso con il leverage di cui prima la valuta nel mercato finanziario inflazionando i valori di borsa.

Questa inflazione finanziaria è stata dell’ordine del 60%, una vera e propria inflazione di massa.

Aumentando quantità di moneta ed immettendola in qualsiasi settore dell’economia si assiste all’aumento dei prezzi relativi.

Semplice no?

L’unicredit, ad esempio, forte di un recupero della sua valorizzazione, può mantenere (dilazionare i mutui ad esempio) gli investimenti improduttivi o perdenti e farne addirittura degli altri che saranno improduttivi come i precedenti perchè ha la sensazione che sarà sempre salvata in ultima analisi dal taxpayer, anche perchè oltre al trend positivo (a questo psicologico dalla quota 0,50 € per azione non deve considerare negli asset la valorizzazione attuale ma la valorizzazione storica.
Per cui rimane a bilancio "interbancario" con circa i 100 miliardi di valorizzazione di due anni fà, tranne cercare di fare aumenti di capitale per dimostrare di accantonare qualcosina di più.

Mi sa che fra poco nei prossimi notebook non c’è più il simbolo dell’€.

Naturalmente queste considerazioni sono semplificatissime ed arriverà un Solone a contestarle con innumerevoli formule matematiche e risultati statistici: non me ne fotte proprio.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 13:33

 da oggi sto sito si chiamerà " iceberg-folletto"

e cmq vorrei dire che se la California fallisce,nn per questo il dollaro si disintegra… neanche l’euro lo farà… al massimo si indebolisce,aiutando i paesi MED(o P.I.G.S) cioè si riequilibra automaticamente.  Insomma vogliono pure far entrare Inghilterra, islanda, est-europa e chissà turchia… (io farei entrare la Russia…hehehe)per poter affrontare i super BRIC e Asia e USA, e pensate che si rompa tutto così? per alla fine avere l’euro  solo in  Francia e Germania?? Dai nn scherziamo!

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 13:34

niente su JP Morgan?

altapata

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 13:39

anche con le dovute differenze tra UsA e area Euro…son d’accordo con te #66

Scritto il 17 Gennaio 2010 at 15:06

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l’aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più
così adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata
a migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti rubati derubati dell’infanzia in qualche capannone dell’estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell’occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un’economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all’insegna di "occhio non vede cure non duole"
il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull’ammortizzatore sociale e non si fanno mai male
e cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura e le coscienze ignoranti
paura della povertà paura dell’ignoto
paura di trovarsi di fronte al grande vuoto di se stessi
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita
come a un fuoco quasi spento
renderlo vivo dargli movimento
il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene
conservare il controllo di ciò che vediamo
conservare il controllo di ciò che sentiamo
verificare se sotto l’aspetto invitante di un’esca non sia nascosto un amo.
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento

cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento

(occhio non vede cuore non duole, Jovanotti)

Un pò di musica per alleggerire il viaggio!
Valentina

p.s per chi avesse dubbi, anche la musica svolge un ruolo di "formazione di consapevolezza dal basso"….

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 18:07

"….non esiste un rapporto diretti fra dimensione e integrazione economica, vi è un’importante connessione diretta: proprio come la centralizzazione politica finisce per provocare la disintegrazione economica, così la secessione tende a promuovere l’integrazione e lo sviluppo economic. In primo luogo, la secessione comporta sempre la separazione di un piccolo gruppo da uno più grande e rappresenta, quindi, un voto contro la democrazia e la regola della maggioranza a favore della prorietà privata e della decentralizzazione. Cosa ancora più importante, la secessione comporta sempre maggiori opportunità di migrazione interregionale e un governo secessionista deve confrontarsi immediamente con lo spettro dell’emigrazione. Per evitare di perdere la parte più produttiva della sua popolazione, è spinto sempre più ad adottare politiche interne relativamente liberali, permettendo più proprietà privata e imponendo meno tasse e meno regolamentazione rispetto ai governi confinanti. In ultima analisi, quando esistono tanti territori quanti nuclei familiari, paesi o città distinte, le opportunità di emigrazione per ragioni economiche sono massimizzate e il potere del governo sull’economia interna è minimizzato…."

H.H.  Hesse   "Democrazia: il dio che ha fallito"

tuo cuggino

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 18:33

"La secessione promuove, inoltre, L’INTEGRAZIONE MONETARIA.
Il processo di centralizzazione ha avuto come conseguenza anche la disgregazione monetaria, la sostituzione del vecchio standard monetario (l’oro) con un sistema di monete di carta liberamente fluttuanti dominato dal dollaro (cioè un cartello di falsificazione governativa guidato dagli Stati Uniti). In senso stretto, comunque, tale sistema – l’ideale dei monetaristi eredi di Friedman – non è, strettamente parlando, un reale sistema monetario. E’ un sistema di baratto parziale, che non  assolve al vero scopo del denaro, che è quello di facilitare lo scambio e non di renderlo più complicato. Questo appare ovvio una volta riconosciuto che, dal punto di vista della teoria economica, i modi in cui sono tracciati i confini nazionali non ha un significato particolare. E tuttavia, se si immagina una proliferazione di territori nazionali sempre più piccoli, fino a che ogni singolo nucleo familiare rappresenti un singolo paese, la proposta di Friedman si rivela per quello che è: una completa assurdità. Se ogni nucleo familiare dovesse emettere una sua propria moneta, il mondo ritornerebbe al baratto. Nessuno accetterebbe la moneta di un altro, il calcolo economico diverrebbe impossibile e il commercio subirebbe, virtualmente, un completo arresto. Questo non è stato rilevato sol perchè, dopo secoli di centralizzazione politica, è rimasto un numero relativamente esiguo di paesi e di valute nazionali, e quindi le conseguenze disintegrative e le difficoltà di calcolo sono molto meno severe. Da questo punto di vista, ne consegue che se la secessione si svilupperà abbastanza rapidamente, promuoverà l’integrazione monetaria. In un mondo con centinaia di miglia di unità politiche indipendenti, ogni paese dovrà abbandonare l’attuale sisstema monetario a corso forzoso che è stato responsabile della più alta inflazione mondiale della storia umana, e dovrà di nuovo adottare un sistema sistema monetario commerciale come il standard gold."

H:H: Hoppe  "Democrazia: il dio che ha fallito"
 
tuo cuggino
 
PS: "l’errore" Hoppe-Hesse nel post precedente è voluto per far comprendere che quello che nel pensiero corrente potrebbe sembrare una perorazione dell’egoismo e di valori materiali e antispirituali in realtà non lo è

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 21:39

Fantastico!
Il tempo di un paio di giorni ed è cambiato il mondo….
ma deve è finito Dorf e chi, soltanto a sentir parlare di oro, gridava allo scandalo? (dimostrando di non comprendere molto di come il gold standard fosse l’ultimo baluardo contro lo strapotere di autorità monetarie irresponsabili).

Dove sono i pistolotti del tipo "noi che siamo buoni odiamo l’oro che invece è bramato dai ricchi cattivoni"?

Si tratta soltanto di capire la dinamica della creazione della moneta e dell’ancoraggio della stessa a valori di riferimento. A meno che non si tratti dell’atteggiamento di chi, pensando di nulla poter fare, invidia chi qualcosa può fare, ma è solo una questione di quantità. Anche una persona relativamente squattrinata può comprarsi una moneta d’oro che pesa 7 grammi…  e manifestare la propria sfiducia alle banche centrali.

Volete qualche cosa di interessante?

http://www.leap2020.eu/GEAB-N-41-is-available!-The-Decade-2010-2020-Towards-a-knockout-victory-by-gold-over-the-Dollar_a4201.html

LEAP2020 è sempre piuttosto interessante anche se, francamente, questo numero è davvero poco digeribile. Si sconsiglia la lettura prima del sonno….

Daniele

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 21:39

Fantastico!
Il tempo di un paio di giorni ed è cambiato il mondo….
ma deve è finito Dorf e chi, soltanto a sentir parlare di oro, gridava allo scandalo? (dimostrando di non comprendere molto di come il gold standard fosse l’ultimo baluardo contro lo strapotere di autorità monetarie irresponsabili).

Dove sono i pistolotti del tipo "noi che siamo buoni odiamo l’oro che invece è bramato dai ricchi cattivoni"?

Si tratta soltanto di capire la dinamica della creazione della moneta e dell’ancoraggio della stessa a valori di riferimento. A meno che non si tratti dell’atteggiamento di chi, pensando di nulla poter fare, invidia chi qualcosa può fare, ma è solo una questione di quantità. Anche una persona relativamente squattrinata può comprarsi una moneta d’oro che pesa 7 grammi…  e manifestare la propria sfiducia alle banche centrali.

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Daniele

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 21:39

Fantastico!
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ma deve è finito Dorf e chi, soltanto a sentir parlare di oro, gridava allo scandalo? (dimostrando di non comprendere molto di come il gold standard fosse l’ultimo baluardo contro lo strapotere di autorità monetarie irresponsabili).

Dove sono i pistolotti del tipo "noi che siamo buoni odiamo l’oro che invece è bramato dai ricchi cattivoni"?

Si tratta soltanto di capire la dinamica della creazione della moneta e dell’ancoraggio della stessa a valori di riferimento. A meno che non si tratti dell’atteggiamento di chi, pensando di nulla poter fare, invidia chi qualcosa può fare, ma è solo una questione di quantità. Anche una persona relativamente squattrinata può comprarsi una moneta d’oro che pesa 7 grammi…  e manifestare la propria sfiducia alle banche centrali.

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Daniele

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 21:39

Fantastico!
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ma deve è finito Dorf e chi, soltanto a sentir parlare di oro, gridava allo scandalo? (dimostrando di non comprendere molto di come il gold standard fosse l’ultimo baluardo contro lo strapotere di autorità monetarie irresponsabili).

Dove sono i pistolotti del tipo "noi che siamo buoni odiamo l’oro che invece è bramato dai ricchi cattivoni"?

Si tratta soltanto di capire la dinamica della creazione della moneta e dell’ancoraggio della stessa a valori di riferimento. A meno che non si tratti dell’atteggiamento di chi, pensando di nulla poter fare, invidia chi qualcosa può fare, ma è solo una questione di quantità. Anche una persona relativamente squattrinata può comprarsi una moneta d’oro che pesa 7 grammi…  e manifestare la propria sfiducia alle banche centrali.

Volete qualche cosa di interessante?

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LEAP2020 è sempre piuttosto interessante anche se, francamente, questo numero è davvero poco digeribile. Si sconsiglia la lettura prima del sonno….

Daniele

utente anonimo
Scritto il 17 Gennaio 2010 at 21:39

Fantastico!
Il tempo di un paio di giorni ed è cambiato il mondo….
ma deve è finito Dorf e chi, soltanto a sentir parlare di oro, gridava allo scandalo? (dimostrando di non comprendere molto di come il gold standard fosse l’ultimo baluardo contro lo strapotere di autorità monetarie irresponsabili).

Dove sono i pistolotti del tipo "noi che siamo buoni odiamo l’oro che invece è bramato dai ricchi cattivoni"?

Si tratta soltanto di capire la dinamica della creazione della moneta e dell’ancoraggio della stessa a valori di riferimento. A meno che non si tratti dell’atteggiamento di chi, pensando di nulla poter fare, invidia chi qualcosa può fare, ma è solo una questione di quantità. Anche una persona relativamente squattrinata può comprarsi una moneta d’oro che pesa 7 grammi…  e manifestare la propria sfiducia alle banche centrali.

Volete qualche cosa di interessante?

http://www.leap2020.eu/GEAB-N-41-is-available!-The-Decade-2010-2020-Towards-a-knockout-victory-by-gold-over-the-Dollar_a4201.html

LEAP2020 è sempre piuttosto interessante anche se, francamente, questo numero è davvero poco digeribile. Si sconsiglia la lettura prima del sonno….

Daniele

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 00:06

Daniele,

http://finance.yahoo.com/tech-ticker/marc-faber:-the-next-thing-you-need-to-worry-about-is-the-piigs-403497.html

Marc Faber c’è e martella!

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 00:21

Andrea,

dici "una sorta di integralismo della scuola austriaca che vuole rovesciare il concetto di inflazione, vedendolo solo e sempre come conseguenza dell’offerta di moneta".

Non è integralismo è la realtà, porta pazienza. E’ il concetto di inflazione che è proprio solo il flazionamento positivo della quantità di moneta.

E’ stato dimostrato da Mises in modo inequivocabile come ho postato più sopra.

Inflation is defined as the increase in the quantity of money and debt within an economy. And contrary to what the governments want you to believe, inflation is certainly not an increase in the general price level within an economy. Instead, an increase in the general price level within an economy is a consequence of inflation.

Banalmente: For the sake of simplicity, let us assume that America’s money-supply is US$100 and this is the amount available to buy the five oranges its economy produces. Common-sense dictates that under this situation, each orange will cost US$20.  Now, let us introduce a banking-cartel called the Federal Reserve, which is able to extend credit (via its debt-based fractional reserve banking system); thereby inflating the supply of money within America to US$1,000.  Under this scenario, with a 10-fold increase in money available to purchase the same amount of produce, each of the five oranges will now cost a whopping US$200!.

So, if inflation is terrible and makes life difficult for the vast majority of people, why is it allowed? The truth is that the banking cartel lives off this inflation by collecting interest on the loans it creates ‘out of thin air’.  Believe it or not, banks lend you money which did not exist prior to you borrowing this money and you pay them interest for the pleasure! Thanks to the ‘genius’ of fractional reserve banking, banks are able to create loans equal to ten times the amount of money deposited with them!  Therefore, the banks collect interest on a loan-book which is ten times the size of their deposit base and they can do this because they know that not all their depositors will want to withdraw their savings on the same day.
In order to ensure the continuity of this fraudulent system, central banks and governments hoodwink the public into believing that an expansion in the supply of money and debt is not inflation. Rather, they mislead the public by claiming that the consequence of inflation (increase in prices) is in fact inflation!  Look; prices within an economy do not just rise on their own.  After all, an orange is still an orange, it does not change.  What changes is the purchasing power of paper money which is used to buy that orange.
Furthermore, in its attempt to manipulate the masses, the establishment does everything in its power to suppress the official ‘inflation barometer’. Governments achieve this goal by shamelessly doctoring their Consumer Price Index (CPI) and Producer Price Index (PPI) calculations via various seasonal and hedonistic adjustments.  Figure 1 highlights the discrepancy between the CPI-U published by America’s Bureau of Labour Statistics and the SGS Alternate CPI which is calculated by Shadow Government Statistics using the old methodology.  As you can see, over the past 20 years, prices have been rising much faster than the officials would have you believe.
 
Apart from diminishing the purchasing power of savings, inflation also creates unfair advantages for the elite.  When a new cycle of inflation (expansion of money-supply and credit) commences, usually the governments and banks have first access to this newly created money and they obtain this cash at a time when prices within the economy are still depressed. Therefore, these powerful entities are able to buy inexpensive goods by using this newly created money. Now, by the time this surplus money has permeated through the economy and reached the masses, prices have usually risen significantly by then.  Accordingly, the public gets access to the additional money at a time when prices are much higher than the commencement of the inflationary cycle! 
Let there be no doubt, inflation is a total disaster and our world will be better place without this reckless money-creation. Contrary to official dogma, our world experienced tremendous progress during the 19th century and during that period, there was no inflation. Figure 2 shows the changes in America’s Consumer Price Index (CPI) over the past two centuries. As you will observe, the CPI fell for most of the 19th century as the purchasing power of the American currency rose. However, since the formation of the Federal Reserve in 1913, the CPI has exploded causing the purchasing power of the US Dollar to spiral downwards.

In summary, given the fiat-based monetary system and banks’ vested interest in expanding credit, we have no doubt that most nations will experience very high inflation over the coming decade.

Non individuare cosa è univocamente  l’inflazione e utilizzare i numeri forniti dagli Istituti di Statistica è ciò che fanno da decenni i governi.

Il Folletto
 

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 01:45

cerco  una via per digerire la frittata  e mentre mi  addolcisco con un buon bicchiere del mio vino un simpatico e intelligente folletto mi  viene a trovare  gli offro da bere , lo ascolto  e gli rispondo che democrazia e relativismo sono inscindibili fino a prova contraria  cosi’  felici e contenti brindiamo alla salute di tutti.Bertoldo

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 01:57

Bertoldo,

grazie del vino.

Ma sono fortemente antidemocratico.

Poi se volete vi posto questo che segue: fa parte della brochure della Banca centrale svizzera. Se leggete fra le righe capite cosa è l’inflazione e come la controllano (in realtà la creano), se invece volete foderarvi gli occhi di culatello supremo, bè affar vostro.

http://www.snb.ch/i/welt/contact/pdf/bro_b_i.pdf

Finché la legge esigeva la copertura aurea delle banconote,
l’oro fungeva da supporto di valore della cartamoneta.
Il metallo estratto dalle miniere aumentava soltanto lentamente
non vi era perciò pericolo che entrasse improvvisamente
in circolazione una quantità eccessiva di oro e quindi
di moneta. Oggi sono le banche centrali che s’impegnano a
dosare la moneta con saggezza, assicurando la stabilità del
valore monetario
. È quest’impegno delle banche centrali
che sorregge il valore della moneta  (che spasso!!!!!!!!!)

Può capitare che
una banca centrale
non sia in grado di
mantenere stabile
il valore della propria
moneta. Nel
peggiore dei casi,
gli abitanti del Paese
perdono ogni
fiducia nella loro
valuta. Si serviranno
allora di una
moneta sostitutiva (come in zimbabwe!!!!!!!!!)
,
spesso di una
valuta estera come
il dollaro degli
Stati Uniti.

Cosa succede se
un Paese toglie un
paio di zeri alle
sue banconote?

L’esistenza di banconote di taglio (indicazione del
valore) molto elevato è solitamente il frutto di una lunga
fase d’inflazione
. Per l’uso quotidiano sono poco pratiche,
perché obbligano a calcolare sempre in centinaia di migliaia
o in milioni. In questa situazione, certi Paesi tolgono alcuni
zeri alle loro banconote per facilitarne nuovamente l’uso
come mezzo di pagamento (facile quasi quasi lo faccio anche io!!!).
Ovviamente, questo provvedimento
non può nulla contro l’inflazione stessa.

Chi stabilisce i tassi d’interesse per crediti e risparmi? Come
ogni altro prezzo, gli interessi dipendono dalla domanda e
dall’offerta. Più il tasso d’interesse è basso e maggiore sarà
la propensione ad assumere prestiti per operare investimenti,
ad esempio per l’acquisto di macchinari. D’altro canto,
se gli interessi sono modesti, non vale veramente la pena
risparmiare e si preferisce spendere il proprio denaro (eh già è quello che stanno costringendoci a fare da decenni, vedi consumismo)
. Le
banche devono (perchè ??) fissare il tasso d’interesse in modo da stabilire
un equilibrio tra l’afflusso di fondi dei risparmiatori e
la domanda di crediti. Le banche giocano un ruolo centrale
quando si tratta di fissare gli interessi sul credito e sul
risparmio.

Come le banche creano moneta
Le banche ricevono il denaro dei risparmiatori per prestarlo
ai debitori. Con quest’attività di intermediarie del credito,
le banche creano nuova moneta. Ad illustrare questo meccanismo
basta un semplice esempio. Ammettiamo che un
risparmiatore versi sul suo conto in banca 20000 franchi in
banconote. Questo versamento non modifica la quantità di
moneta presente nel sistema economico. Le banconote non
si trovano più in circolazione, bensì nella cassaforte della
banca. I 20000 franchi, tuttavia, sono accreditati sul conto
del risparmiatore.
Per la banca non ha senso lasciare il denaro in cassaforte.
Perché non prestarlo, esigendo un interesse? Ecco che
un’azienda ha bisogno di denaro per un nuovo impianto
elettronico. Con un credito, la banca le presta 16000 dei
20000 franchi che il risparmiatore ha versato. L’importo è
accreditato sul conto dell’impresa. Cosa significa questo
per la quantità di moneta? Sul conto del risparmiatore continuano
a figurare 20000 franchi. L’impresa debitrice dispone
di 16000 franchi. La quantità di moneta è quindi aumentata
di 16000 franchi.
Se ora l’impresa si serve del
credito per comprare nuovi apparecchi e il venditore versa
l’importo ricevuto in contanti sul proprio conto, la banca
ne cederà di nuovo una parte in credito. La quantità di
moneta aumenterà un’altra volta. In questo modo, la creazione
di moneta prosegue (ecco come inflazionano la moneta e creano l’inflazione)

Ci sono limiti alla creazione di moneta da parte delle banche?
La banca del risparmiatore non ha ceduto in credito
l’intera somma di 20’000 franchi. 4’000 franchi sono rimasti
in riserva. La banca deve infatti prevedere la possibilità
che il risparmiatore voglia operare un prelievo. La costituzione
di riserve limita la possibilità delle banche di creare
moneta. Ciononostante, le banche sono vere e proprie
«moltiplicatrici della moneta».
Che cosa succederebbe
se, di colpo,
tutti volessero
prelevare i propri
averi?

Le banche verserebbero in gravi difficoltà. È vero che
le banche tengono come riserva una determinata quantità di
attivi disponibili (ad esempio contante), ma ciò non basterebbe
per coprire un improvviso aumento della domanda di
banconote. In caso di un vero assalto agli sportelli la Banca
nazionale e le banche dovrebbero prendere provvedimenti
d’emergenza. Tuttavia, in un sistema bancario ben funzionante,
con banche sane (cazzo vuol dire, mafioso!!!), una tale evenienza è assai improbabile.

La Banca nazionale ha il mandato di condurre una politica
monetaria nell’interesse generale del Paese (ladri maledetti). Lo dice la
Costituzione federale e la legge sulla Banca nazionale.
La Banca nazionale deve approvvigionare l’economia con
una quantità di moneta sufficiente a permetterle di realizzare
il proprio potenziale di crescita. D’altra parte, deve
dosare (ma se hai appena detto  che poi le banche la moltiplicano n volte, bastardo!!!) l’approvvigionamento in modo tale che la moneta
mantenga un valore il più possibile stabile. L’insieme dei
provvedimenti con i quali la Banca nazionale influisce
sull’approvvigionamento di moneta costituisce la politica
monetaria.

Inflazione e deflazione
I prezzi dei beni e servizi variano continuamente. Le oscillazioni
dei prezzi di singoli beni derivano dall’interazione tra
domanda e offerta. Se invece non aumentano soltanto i prezzi
di singoli beni, bensì il livello generale dei prezzi si
parla d’inflazione. Un calo generalizzato dei prezzi è detto
deflazione.
La Banca nazionale mira ad impedire sia l’inflazione che
la deflazione. Il suo obiettivo è la stabilità dei prezzi (bugiardi maledetti , i risultati si vedono bene, solo  inflazione da decenni)

Per stabilità dei prezzi la Banca nazionale intende una crescita
annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo
inferiore al 2%.

La Germania dopo
la prima guerra
mondiale offre uno
dei più impressionanti
esempi
d’inflazione. Da
gennaio del 1921
alla fine del 1922,
il prezzo di un
giornale salì da 50
pfennig a 70000
marchi. In seguito
al deprezzamento
della moneta, centinaia
di migliaia
di Tedeschi persero
tutti i loro risparmi.

Che danno reca l’inflazione?
Perché la Banca nazionale tiene a mantenere prezzi stabili?
È proprio tanto grave l’inflazione? Non tutti i redditi crescono
di pari passo con i prezzi. Il potere d’acquisto di parecchie
persone si riduce, ad esempio perché le rendite non
vengono interamente adeguate al rincaro. Si ritrova inoltre
perdente chi concede un credito ad un tasso del 5% e deve
costatare, un anno più tardi, che il livello dei prezzi è salito
del 10%. In generale, i debitori approfittano dell’inflazione,
mentre i risparmiatori ne derivano una perdita.
I prezzi e le aspettative concernenti i prezzi influiscono
sulle decisioni di aziende ed economie domestiche. In caso
d’inflazione i criteri di decisione si alterano. Più l’inflazione
cresce e accelera e meno la moneta sarà in grado d’adempiere
le proprie funzioni di unità di conto, di riserva di
valore e perfino di mezzo di pagamento. L’intera evoluzione
economica ne risente.

Come fa la Banca nazionale ad impedire
l’inflazione e la …

Scritto il 18 Gennaio 2010 at 02:23

ciao vale, sd, mazzalai e tutti.  non soon sparito.  dovevo aiutare ad organizzare una conferenza a padova.   articolo sul giornale l’arena di verona.  altra economia.  a montegrotto terme assemblea nazionale di "moneta al popolo".   oggi (dom. 17) a montegrotto terme (padova) al circolo ighina in via gramsci 6 alle 15,30 si terrà l’assemblea nazionale "moneta al popolo".  si parlerà di debito pubblico e credito reali e virtuali, proposte di iniziative divulgative e coordinamento, e disconnessione al sistema, modalità concrete e abitudini di vita.  l’entrata è libera a tutti con possibilità di intervento.   per ulteriori informazioni         http://www.ighina.it        

l’oro è una merda ok?  voi oro-maniaci dovete essere presi a forza e buttuati giù nelle miniere insieme ai negri.  a sudare e morire assieme a loro.  solo allora scoprirete qunato è dura e schifoso il mondo.  ahh portatevi giù in miniera anche quel rompicazzo di mises.     notte.    DORF

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 06:02

Per fortuna sei tornato! Non si vedeva l’ora di ineterloquire con una persona competente ed educata.
Soprattutto una persona mite e non violenta, che ama il suo prossimo….
Una persona che quando incontra un altro che la pensa diversamente da lui lo conduce amorevolmente per mano illustrando i suoi ragionamenti….

Molti problemi nascono dal non saper comprendere che le cose non sono in sè buone o cattive, ma lo è l’uso che se ne fa e quello che gli uomini metteono intorno….

Pazienza, ci vuole tanta pazienza….. si vede che Dorf ama le banche centrali.

Daniele

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 06:09

Dimenticavo…. è vero, Folletto, Mark Faber martella forte…
c’è da dire che il suo martello è un poco prezzolato. Martella meno UK e USA, mette piuttosto l’accento sui PIIGS.

Questa è una precisa strategia. Qui si cerca di far tirare le cuoia prima agli altri, additando i fattori di crisi dei "nemici" e cercando di allontanare dagli amici le negatività.

Davvero una bella gara. In ogni caso il sistema è interconnesso e questa strategia lascia abbastanza il tempo che trova, potendo al massimo conseguire il risultato di guadagnare tempo.

Daniele

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 08:49

Daniele,

mi sembra che martelli tutti.

Faber è il primo ad aver pubblicamente detto che la scuola economica dominante in USA è quella fondata da Robert Mugabe!

Il povero Dorf vuole moneta per tutti, esattamente come le Banche Centrali, e che non lo ha capito, perchè è preso dal furore sacro della fede cieca della moneta al popolo.

Secondo me è prezzolato dal governo che vuole l’iperinflazione per annullare il debito: è un novello John Law.

Non c’è problema: Mises ci ha insegnato che è sufficiente una minoranza pensante.

Prma o poi ci arriverà anche lui.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 11:42

Perfettamente d’accordo Folletto
per le martellate non c’è problema: spesso me le tiro anche personalmente.

Quello che conta è onestà intellettuale, coerenza, rettitudine.
Ave atque vale
Daniele

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 12:15

@77
Partendo da questa citazione del tuo testo mi sorge spontanea una domanda: che interesse hanno le banche brutte e cattive a provocare inflazione tramite l’offerta di moneta se poi le prime a rimetterci sono loro?

"Si ritrova inoltre
perdente chi concede un credito ad un tasso del 5% e deve
costatare, un anno più tardi, che il livello dei prezzi è salito
del 10%. In generale, i debitori approfittano dell’inflazione,
mentre i risparmiatori ne derivano una perdita."
Quidi una banca che mi dà un mutuo a tasso fisso del 5% ci rimette…

Il fatto poi di accapigliarsi sulle origini dell’inflazione mi sembra molto accademico. Mi pare che sia già abbondantemente acquisito il fatto che esista sia quella "ricardiana" da surplus di offerta di moneta che quella indotta dal ciclo economico, che se non ricordo male, funziona più o meno così: la domanda aumenta, la produzione sale con lieve ritardo e il disequilibrio tra domanda e offerta più bassa alza il prezzo, nel frattempo sale la domanda di materie prime per fare aumentare la produzione, e per lo stesso meccanismo di ritardo salgono i prezzi delle m.p., l’aumento dei prezzi e della produzione può generare scarsità di moneta, che porterebbe ad un inceppamento della ripresa, quindi l’e autorità che hanno in mano le leve di politica monetaria aumentano il credito/massa monetaria per accompagnare la crescita. Alla fine i prezzi nominali saranno più alti ma in termini reali di potere di acquisto saranno rimasti invariati (A LIVELLO DI SISTEMA COMPLESSIVO, non di singoli attori, insomma in termini reali rimane tutto uguale solo facendo la media del pollo, ma è possibile, anzi quasi certo, che ci saranno importanti redistribuzioni di reddito all’interno del sistema).

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 12:16

scusate ho dimenticato di firmare il commento #83

Luigi

Saluti

Scritto il 18 Gennaio 2010 at 12:51

Luigi,

per il cittadino quadratico medio l’inflazione è la differenza tra il costo delle mutande di oggi e quello dell’anno scorso.

In molti casi il prezzo ed il suo aumento sono incredibilmente determinati da quanto le persone sono disposte a pagare per un bene un prodotto od un servizio.

Credo che la maggior parte delle persone non abbia veramente idea di quanto poco costi alla produzione la roba che acquista, in particolare se prodotta in low cost country, ma anche prodotta in Italia.

Credo che la maggior parte delle persone non abbia idea dei veri ricarichi della catena distributiva.

Ad Maiora.

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 13:23

Accademico, abbondantemente acquisito.

Va bene Luigi ripeti quello che ti hanno insegnato a scuola, e non ragioni.

Un bel 2 in economia non te lo toglie nessuno.

Rileggi i post e pensa.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 14:23

Il fatto che io ripeta ciò che mi hanno insegnato non significa né che voglia confutare alla radice ciò che sostieni, né, tra l’altro, che io  aderisca necessariamente alle teorie che espongo, infatti sono qui anche per confrontarmi sui miei dubbi.
Il meccanismo che ho descritto è solo uno dei meccanismi possibili.
Così come lo è quello inflattivo da eccesso di offerta di moneta (cosa che peraltro forse avrebbe rappresentato il caso in specie se i banchieri non avessero deciso di utilizzare i soldi pompati nel sistema finanziario per giocare al monopoli e avessero invece riversato la liquidità sull’economia reale).
Tutto qui

Luigi

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 14:45

Luigi,

è proprio questo il punto.

Mentre fino a oltre 1 anno fà la nuova emissione di  valuta (moneta è un altra cosa) veniva  immessa nella main street inflazionando tutto, adesso per il momento è rimasta nel mercato finanziario inflazionandolo.

L’inflazione di valuta nel mercato finanziario ha portato l’aumento di prezzi del mercato di borsa, come volevasi dimostrare.

Questa ha creato dei nuovi malinvestment che genereranno ancora una maggior inflazione nell’economia reale.

L’inflazione anche in questo caso è l’eccesso di valuta disponibile e non è l’effetto.

Questo è il mio parere, supportato dalla teoria ciclica austriaca.

Per lo meno con te si riesce a discutere.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 15:01

Ma certamente!
Io credo che il 90% delle incomprensioni tra le varie scuole di pensiero economico riguardino il fatto che si perde di vista spesso il fatto che le varie teorie, modelli, in definitiva "semplificazioni della realtà" che vengono proposte per spiegare certi fenomeni, funzionano a certe condizioni date. Poi molti (non mi riferisco necessariamente a te, quanto a tipi come Bernake e i vari gangster Chicag style) fanno finta di dimenticarsi delle condizioni di contorno che rendono valida una teoria e ne fanno un feticcio, una religione da perseguire costi quel che costi in modo da renderla una profezia autoavverantesi: ahimè, i vitetlli d’oro finiscono, prima o poi, in pezzi, ma ci andiamo di mezzo tutti.
Riportando tutto al nostro ragionamento, SE nel mercato finanziario ci fosse stata effettiva mancanza di liquidità, data dal fatto che l’economia reale tirava come un toro, con produzione industriale a mille sostenuta da una domanda forte, e tale che le banche non potevano concedere credito ad un’economia che rischiava di rimanere asfissiata, l’offerta di liquidità si sarebbe tradotta in una "fluidificazione" dell’economia, e quindi sarebbe stata valida la teoria che mi ha fruttato il 2 in economia… dato però che la crisi semmai è da sovrapproduzione (ma che devo fare io per far lavorare Termini Imerese: mettermi una Panda per cuscino? due auto, due moto, scooter, elettrodomestici… ma che devo fà?!) e la gente non compra neanche con la pistola puntata alla tempia (anche perché per inseguire il mito della produttività, la maggior parte è a spasso), ogni iniezione di liquidità porta a svampate inflattive e/o, in questo curioso caso, nella creazione di surreali bolle cartacee… neanche, puramente dematerializzate nei sistemi informatici di trading, la cui ricaduta nel reale è data solo da quanto champagne stappano i grassi squali per festeggiare i dividendi… Ma neanche questo significa che questa impostazione sia universalmetne valida.
Comunque, di fronte a questo Monopoli giocato da quattro biscazzieri che sono arrivati malauguratamente alle somme leve del potere stiamo a scomodare chissà qauli teorie economiche? A me sembra una questione squisitamente di tipo giudiziario… che sfocerà presto in una di ordine pubblico.

utente anonimo
Scritto il 18 Gennaio 2010 at 16:24

Luigi,

la sovrapproduzione c’è solo perchè si è usata la leva finanziaria……sennò la crescita sarebbe stata molto più lenta ma senza cicli.

Non avremmo avuto la sensazione di alto benessere, ma l’avremmo comnquistato un pò alla volta.

Il Folletto

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