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THE HOUSING PRICE CONUNDRUM!

Scritto il alle 09:00 da icebergfinanza

1 in 10 homeowners still underwater, says Zillow

Continuiamo a tenere d’occhio il mercato immobiliare americano, perchè come suggerisce la storia è sempre stato il centro di gravità permanente da dove si propagano le grandi crisi economiche.

Ieri sono usciti di dati relativi alle vendite di nuove abitazioni con tra le virgole una grande novità.

Nulla di interessante, basterebbe riflettere sul fatto che i costruttori pur di vendere si sono accollati buona parte dei costi dei mutui e soprattutto hanno decisamente abbassato il livello della qualità delle case costruite.

Nulla di più semplice, il popolo ha finito i soldi e i sogni.

Lo dimostra quello che sta accadendo ai prezzi…

Un meno 20 % dal picco, non è male, soprattutto per quelli che hanno comprato casa in questo ultimo anno o negli ultimi due anni, stipulando mutui importanti e onerosi e ora si trovano tutti…”underwater”.

Ovvero con una casa che vale meno del mutuo stipulato per comprarla, in un solo anno.

Dal dicembre del 2022 i prezzi sono passati da 570.000 dollari a 400.000 dal febbraio dello scorso anno un acquirente ha già perso “mediamente” 85.000 dollari.

Non male vero?

Immaginatevi le banche che hanno in pancia questi mutui, aspettate ancora qualche mese e vedrete dal vivo cosa significa deflazione da debiti.

O si certo, le banche stanno manipolando i bilanci.

Le forti riduzioni del valore degli edifici adibiti ad uffici fanno sì che molti aspettino un grave collasso del settore immobiliare commerciale, che a sua volta danneggerebbe i bilanci delle città e degli stati e potrebbe minacciare gravi fallimenti bancari. Finora, mutuatari e finanziatori hanno evitato i danni peggiori. Ma le loro tattiche dilatorie potrebbero finire, con conseguenze potenzialmente disastrose.

Ma non mi dire, tattiche dilatorie, ovvero manipolazione della realtà.

Chi l’avrebbe mai detto?

La mancanza di una fusione totale del CRE ha portato alcuni a ritenere che i timori fossero eccessivi.

Ma il mondo è pieno di analisti che si inventano la realtà, fanno finta di niente, come nella crisi subprime, e poi, all’improvviso.

Ora, nel 2024, stiamo assistendo a una recrudescenza dei timori sugli immobili commerciali. Gillian Tett, in un eccellente articolo sul Financial Times , osserva che “finora si è cristallizzato poco dolore” nel settore. Ma lei sostiene che i conti sono ancora in scadenza e che “è ora di essere onesti” riguardo ai problemi del settore.

A differenza del settore immobiliare, dove i prestiti spesso durano 30 anni, i prestiti CRE hanno solitamente scadenze più brevi (10 anni o meno) e devono essere interamente rifinanziati alla scadenza. Molti prestiti commerciali sono stati concessi durante il recente periodo di tassi di interesse storicamente bassi. Quindi ora si trovano ad affrontare una doppia sconfitta.

E ora, una cartolina, che sarebbe bello spedire a quei fenomeni di analisti che si inventano qualunque cosa per giustificare mercati gasati.

Non c’è alcuna manipolazione dei bilanci, va tutto bene.

Allo stesso tempo, le banche non vogliono dichiarare i prestiti come in sofferenza perché ciò danneggia i loro bilanci. Quindi, c’è stato un rifinanziamento o una ristrutturazione a condizioni più favorevoli di quanto alcuni avevano previsto e forse più di quanto giustificato dall’economia sottostante – ciò che alcuni osservatori chiamano sarcasticamente “estendere e fingere”.

Ma fingere è diverso da manipolare?

Più o meno come fanno i costruttori americani per tenere in piedi la baracca, cistruiscono case a prezzi minori, ma, di qualità scadente, minore metratura, meno locali, servizi ridotti e location non attraenti.

A chi volete raccontarla?

Consigliate ai Vostri analisti preferiti di arrampicarsi meno sui vetri, non serve fingere o manipolare per farsi fighi con mercati a sua volta manipolati.

Ripeto, noi non abbiamo fretta!

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