Credo che ormai le parole servono a poco, come i dati e le analisi, la rota è segnata, uno tsunami deflattivo è in arrivo dalla Cina.
Solo un ingenuo poteva pensare che un Paese come la Cina potesse restare in piedi con i consumi interni, dopo aver subito la più spettacolare crisi immobiliare della storia, solo un povero ingenuo.
A novembre i prezzi al consumo in Cina sono scesi più rapidamente in tre anni, mentre la deflazione di fabbrica si è aggravata, suggerendo un aumento della pressione deflazionistica in quanto la debole domanda interna mette in dubbio la ripresa economica.
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) è sceso dello 0,5% sia rispetto all’anno precedente che rispetto a ottobre, come hanno mostrato sabato i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (NBS).
I cali sono stati più profondi del calo medio dello 0,1%, sia su base annua che mese su mese, previsto in un sondaggio Reuters. Il calo su base annua dell’IPC è stato il più marcato da novembre 2020.
Su base annua, l’inflazione core, esclusi i prezzi dei prodotti alimentari e del carburante, è stata pari allo 0,6%, la stessa di ottobre, indicando l’arduo compito affrontato dalle autorità cinesi di rilanciare la domanda mentre persistono le forze deflazionistiche.
Oggi in Cina, ma non solo la parola deflazione è tornata di moda, per quel disperato bisogno di domanda, sparito nel nulla.
Sorrido a pensare ai profeti dell’inflazione da domanda, ma li capisco, quando si scende dalla luna, non sempre si può comprendere cosa accade nella realtà.
La scorsa settimana, dopo un dato peggio dell’altro sull’occupazione, avevamo scommesso con alcuni amici che l’Istituto Luce Biden, avrebbe cercato di rendere meno amari i dati nazionali sull’occupazione, per questo avevamo preso in parte profitto.
Infatti, puntuale il BLS, venerdì ha sfornato un’altra magia, nulla di trascendentale per carità, ma qualcosa che tenga in piedi la fantasia degli ingenui.
Non vale la pena di commentare, anche se sono spariti altri 35.000 posti nelle revisioni.
Anche le dichiarazioni di Biden, dopo questa terribile settimana per l’occupazione, non sono degne di commento, se non fosse che un’enorme risata lo seppellirà…
Il presidente Joe Biden ha affermato che il rapporto sull’occupazione di venerdì mostra che il mercato del lavoro rimane resiliente mentre l’inflazione continua a diminuire, un “punto debole” economico che, secondo lui, non dovrebbe spingere la Federal Reserve ad aumentare ulteriormente i tassi.
Spiegatemi questa!
L’occupazione resta forte, ma la Fed deve smetterla di aumentare i tassi?
Il mercato del lavoro statunitense si è inaspettatamente rafforzato a novembre, aggiungendo 199.000 posti di lavoro e mostrando una crescita salariale che ha mitigato le aspettative che la Fed avrebbe tagliato i tassi all’inizio del prossimo anno. Questo dovrebbe essere considerato un aumento “solido e costante”, ha detto Biden venerdì.
Beh certo, non vorrai mica che il padrone dell’Istituto Luce, racconti la verità. Strano davvero che si metta a fare come Trump, ha chiedere di non alzare i tassi, minando l’indipendenza di una banca centrale che è tutto tranne che indipendenti.
Ci manca solo che nei prossimi mesi chieda di tagliare ancora i tassi.
Secondo alcune scommesse, c’è una probabilità del 99% che la Fed abbasserà il tasso dei fondi federali entro settembre del prossimo anno, l’ultima riunione prima che gli americani vadano a votare.
Sulla base dei futures, c’è una probabilità dell’86% che la Fed tagli i tassi entro la riunione di maggio.
Non solo, in Europa, le scommesse sono ancora più ardite, si punta su un taglio di 1,5 punti entro la fine del 2024, si punta sul 2,5%…
Non c’è altro da aggiungere, ora un pausa era necessaria, la verità è figlia del tempo!
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