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BANCHE CENTRALI: TIME OUT!
Settimana davvero interessante quella che sta per iniziare con gli incontri delle banche centrali, soprattutto dopo gli ultimi dati a livello globale che confermano una veloce disinflazione in ogni settore.
In questi giorni sono usciti alcuni dati che confermano in pieno la nostra visione, secondo la quale, molto probabilmente una recessione è già iniziata in America, non una recessione tecnica, quella è un gioco, la somma di 2 trimestri negativi, ma una recessione vera.
Il sottobosco relativo al pil, ci insegna che sembra far più rumore una vecchia sequoia che cresce, piuttosto che mille pini che cadono.
Continua a scendere l’indicatore preferito della Fed, il core PCE. Nel quarto trimestre raggiunge il 3,9% giù dal 4,7% del trimestre precedente. Ci vuole una guerra mondiale per far ripartire l’inflazione! pic.twitter.com/CvbrxEHgRJ
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 27, 2023
Non sto qui ad elencarvi tutti gli indicatori che segnalano un rapido ridimensionamento delle prospettive di inflazione, ma certamente quanto è successo a gas e petrolio è la più spettacolare presa per il culo della storia finanziaria.
La più spettacolare presa per il culo della storia, in nome del libero mercato! #sapevatelo pic.twitter.com/z2aH6Qlivz
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 26, 2023
Se il ritmo di disinflazione permane a questo livello entro aprile, spariscono tutte le illusioni…
La spesa per consumi (PCE) ha sostenuto la crescita per un modesto 1,42%, il crollo degli investimenti residenziali continuerà e ha sottratto oltre 1,29 punti, mentre gli investimenti fissi 1,20 punti. Senza le scorte, il riempimento di merce nei magazzini che non sarà venduta tanto facilmente, ha aggiunto 1,46 punti.
Venerdì il consumatore americano è finito dritto contro un muro a tutta velocità!
Scendono i consumi e torna a salire il tasso di risparmio… bye bye inflation! Consumer Spending Slid Again in December – The New York Times https://t.co/sEgLdwChrz
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 27, 2023
In sintesi, senza scorte e differenziale positivo dato da un crollo delle importazioni, rispetto alle esportazioni, il pil avrebbe registrato una crescita RECESSIVA.
I primi tre trimestri dell’anno, tra cui i primi due negativi, hanno visto una crescita anemica dello 0.08%. Facendo finta che il terzo trimestre non verrà rivisto negativamente e che il quarto trimestre sia quello che ci hanno raccontato, avremo una crescita media di uno 0.7% per tutto il 2022. CRESCITA RECESSIVA e il bello deve ancora arrivare.
Come ha scritto John Mauldin nella sua ultima lettera…
Questa distinzione tra PIL reale e nominale sarà importante quest’anno perché l’inflazione ha oscillato così tanto. Se, ipoteticamente, la crescita economica si mantiene esattamente al tasso attuale mentre l’inflazione scende, il PIL reale potrebbe migliorare molto anche senza crescita aggiuntiva.
Sono possibili anche altri strani esiti. Il calo dell’inflazione potrebbe mascherare una crescita del PIL più debole che potrebbe altrimenti indicare una recessione. Oppure, più probabilmente, a mio avviso, l’inflazione diminuirà ma la crescita diminuirà ancora di più. Tale divario potrebbe facilmente diventare negativo e alla fine segnalare la recessione. Ma come ho scritto più volte nell’ultimo anno, sarà una strana recessione. Il PIL, la spesa dei consumatori, ecc., saranno soppressi se non negativi mentre mi aspetto che la disoccupazione rimanga relativamente benigna rispetto alle passate recessioni, per ragioni che ho spiegato.
Come noi ben sappiamo e vi riportiamo per l’ennesima volta, le revisioni iniziano a cancellare anche questa ultima illusione.
L’occupazione è solo pura illusione!
Lo abbiamo visto alcune settimane fa…
La Fed di Filadelfia ha scritto che i libri paga negli Stati Uniti sono sopravvalutati di oltre 1 milione di posti … https://t.co/e7D2Q3yOyD
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) December 16, 2022
Nessuna traccia sulla stampa italiana, sempre devota allo zio Sam, che quotidianamente racconta le meraviglie dell’economia americana, dell’incredibile revisione al ribasso dei posti di lavoro nel secondo trimestre ad opera della Fed di Philadelphia.
Pensa te, mentre Powell e la sua allegra combriccola, girano l’America magnificando il mercato del lavoro americano, usandolo per continuare ad aiutare le banche alzando i tassi, le revisioni incominciano ad arrivare e tanto per cambiare sono negative.
E ora mettetevi comodi sul divano, perchè è venuto il momento di smascherare il teatrino che da mesi in America, manda in onda le meraviglie dell’occupazione, i milioni di posti di lavoro creati dall’amministrazione Biden…
NEW @BLS_gov data through Q2 '22: Business Employment Dynamics switched direction. Net employment change flipped to NEGATIVE 287K jobs vs. +1.5M in Q1 & +936K in Q2 '21 validating @philadelphiafed data of +10.5K jobs created in Q2 '22 v 1.1M originally reported
ht @PhilippaDunne https://t.co/hc5qp0vegI
— Danielle DiMartino Booth (@DiMartinoBooth) January 25, 2023
Ve lo semplifico così.
Come scritto più volte nelle scorse settimane, prima o poi sarebbero arrivate le revisioni negative trimestrali o semestrali del BLS, ufficio del Lavoro americano.
Miracolo!
All’improvviso, nei tre mesi che vanno da aprile a giugno, i posti di lavoro reali creati in America non erano oltre un milione come annunciato in pompa magna nei mesi scorsi dal BLS, ma in realtà sono stati persi 287.000 posti di lavoro.
Passare da oltre un milione a -287.000 è pura magia per fessi e ingenui che in questi mesi si sono bevuti tutto.
Come scrive Woodward il trucco è semplicissimo!
@philadelphiafed used QCEW data, which covers 95% of all US companies, to refute BLS (CES) survey data that covers just 6% of companies. BLS (BED), released this morning, uses QCEW, which I believe will be used for revisions to the BLS (CES) data. -287 vs. +1,047,000. pic.twitter.com/GOieVRUxcT
— Randy Woodward (@TheBondFreak) January 25, 2023
Mentre per le revisioni, la Fed di Philadelhia, che ricordo ha previsto una revisione massiccia negativa di oltre 1.000.000 di posti di lavoro nelle settimane scorse, utilizza una metodologia che tiene conto di quasi il 95% di tutte le aziende statunitensi, il BLS che probabilmente rilascia dati a piacere, copre solo il 6% delle aziende.
Ora qualcuno si chiederà se è un gioco o una barzelletta.
Funziona così da sempre, chiedi al 6% delle aziende se assumo o licenziano, poi spari i numeri sul mercato. Gli psicopatici si esaltano per la continua crescita dell’occupazione in piena recessione e poi tra qualche trimestre, usi i dati che riguardano il 95% delle imprese e rilasci una revisione negativa mostruosa a cui non frega nulla a nessuno.
I dati relativi all’occupazione non sono altro che uno specchietto per le allodole che serve alla Fed per giustificare continui aumenti di tasso in mezzo ad una recessione visto il terrore di fronte a un’inflazione che si sta letteralmente sciogliendo come neve al sole, guerra permettendo.
Ripeto, ribadisco, sottolineo, guerra permettendo!
La spesa reale è crollata a partire da novembre a dicembre, il crollo è addirittura accelerato.
Se calcoliamo l’inflazione, il consumo reale è sceso dello 0,2% a novembre e dello 0,3% a dicembre. Servizi piatti pure a dicembre.
Se la spesa per i servizi sale non è positivo, perchè la gente è obbligata a pagare gli affitti, le assicurazioni e altro, lo fa perchè diversamente finisce sulla strada o all’obitorio.
Tornando a noi, il rapporto PCE evidenzia un’ampia decelerazione della domanda delle famiglie. Rallentamento del reddito nominale, indebolimento della spesa nominale, rallentamento dell’inflazione PCE e core che rimangono bassi. In linea con le vendite al dettaglio e il rapporto sull’occupazione, i salari indicano che l’eroico consumatore americano sta per arrendersi, se la Fed non regala altri soldini.
Nell’immediato, l’impatto più importante del rapporto è che offre molto spazio alla Fed per mettere in pausa il ciclo di inasprimento dei tassi.
Unico rischio ripeto è la guerra che secondo me, vivrà un’escalation!
Infatti ora si inizia a parlare sempre più di Cina e Taiwan, come se non bastasse il rischio di una terza guerra mondiale con la Russia.
L’eventuale presenza di carri armarti a Kiev, ha spiegato il ministro della Difesa Guido Crosetto durante il suo intervento in un convegno a Roma, porterebbe i russi ai confini con la Nato. A quel punto, qualsiasi incidente o evento casuale potrebbe dare luogo ad una escalation che non sarebbe più soltanto la guerra in Ucraina. “La terza guerra mondiale – ha affermato – inizierebbe nel momento in cui carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini d’Europa. Fare in modo che non arrivino è l’unico modo per fermare la terza guerra mondiale”.
Io capisco che qualcosa deve dire, ma evitare di dire cazzate sarebbe il minimo.
Con le atomiche in circolazione, carri armati e aerei o qualche confetto, sono il nulla assoluto, altro che fermare la terza guerra mondiale.
Ci sarebbero altri dati e cosuccie da raccontare ma ve li risparmio, se no mi scrivete che sono troppo pessimista, godetevi le balle mainstream, quelle si che sono sollievo.
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