POWELL: BALANCE SHEET GUIDANCE!
Prima di parlare di Brexit o Apple, diamo una rapida occhiata alla dinamica di uno degli indicatori più importanti dell’economia americana, in cima alla fine di un ciclo economico…
The expectations component of the consumer confidence survey plunged more than 10 points in January to its lowest level since October 2016. This is the 3rd drop in a row, and by an epic 27.8 points, which is something that only happens heading into recession. Charts don’t lie. pic.twitter.com/BQ96LCzQHq
— David Rosenberg (@EconguyRosie) January 29, 2019
Usa: scende a 120,2 punti fiducia consumatori Conference Board gennaio, sotto stimeA gennaio, gli americani si sono dimostrati meno ottimisti sull’economia. L’indice sulla fiducia redatto mensilmente dal Conference Board, gruppo di ricerca privato, è sceso a 120,2 punti, dopo i 126,6 di dicembre (dato rivisto dall’iniziale 128,1 punti). Il dato è peggiore delle stime degli analisti, che attendevano un ribasso a 125 punti. La componente che misura le aspettative per il futuro è scesa da 97,7 a 87,3 punti, quella sulla situazione attuale è calata da 169,9 a 169,6 punti.
Detto così sembra nulla ma le aspettative future sono collassate ad un minimo che non si vedeva da 44 anni, ripeto 44 anni… fate vobis!
Mentre nascondevano i dati sui consumi, l’indice Redbook suggerisce di fare molta attenzione, una misura settimanale di vendite di negozi comparabili presso catene di negozi, discount e grandi magazzini.
Highlights
Same store sales were up 5.8 percent year-on-year in the January 26 week, decelerating by 1.2 percentage points from the prior week to the slowest pace since September. Month-to-date sales versus the prior month were down 1.8 percent, the weakest reading in nearly a year, while the full month year-on-year gain shrank by 0.3 percentage points to 6.5 percent. Though still strong, Redbook’s same store year-on-year sales growth has slowed significantly from the 9 percent pace seen at year end, pointing to moderation in ex-auto ex-gas retail sales.
Per il resto Apple aveva ridotto talmente le aspettative che è bastato qualche numeretto meglio del previsto a far salire il titolo di oltre il 6 % nell’after hours…
A Natale, utili e ricavi in calo per Apple ma il peggio è (forse) passato https://t.co/HAZgsmwZ6k
— WallStreet24 (@24WallStreet) January 30, 2019
Dopo quasi un mese da un rarissimo taglio delle guidance, per la prima volta in oltre 10 anni il trimestre che comprende il periodo dello shopping natalizio per Apple è finito con utili e ricavi in calo. I conti sono però risultati migliori del previsto, cosa che ha sostenuto il titolo nel dopo mercato a Wall Street (quasi +6%). Tuttavia, le previsioni aziendali per il trimestre in corso hanno deluso anche se poteva andare peggio. Il gruppo ha comunque premiato i soci con un dividendo di 0,73 dollari ad azione, che verrà pagato il 14 febbraio a chi risulterà azionista tre giorni prima.
La combinazione di vendite deboli degli iPhone (di cui Apple non comunica più i pezzi comprati dai consumatori) e l’indebolimento dell’economia cinese hanno pesato sui risultati finanziari dei tre mesi finiti il 29 dicembre 2018.
Nel frattempo in Inghilterra incassa una piccola vittoria personale con l’emendamento del deputato Brady che chiede modifiche significative all’accordo con l’Europa, mentre l’emendamento del laburista Cooper con la richiesta di una proroga per la Brexit non è stato approvato…
Brexit, rinvio bocciato. May si inchina ai falchi: la Ue riapra il negoziato https://t.co/iGqfY3lL6r
— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 30, 2019
La sintesi mentre la sterlina conclude un volo spettacolare, da quando è uscito l’outlook 2019 la sterlina ha guadagnato oltre il 4 %…
“Riaprire le trattative backstop”. Gelo dell’Europa e di Macron soprattutto: “Non è rinegoziabile”
Oggi come potete vedere nella vignetta in cima al post è il momento della Fed, Powell e la Banca centrale americana sono ostaggi di Wall Street, non hanno scampo, non sarà facile non deludere i mercati.
Ecco come si comporterà la #Fed di Jerome Powell. Report #Allianz. L'articolo di @gianluzappo https://t.co/J7jOklCoNJ pic.twitter.com/ZtFN4mQcOg
— Formiche (@formichenews) January 28, 2019
Ieri su Bloomberg si supplicava addirittura di tagliare i tassi, auspicando una riapertura del QE4, quello che avevamo preventivato tempo fa ma che in realtà i tagli fiscali di Trump hanno solo rimandato.
In questi mesi sono spariti circa 4 trilioni di dollari di liquidità, qui sotto via Nomura la dinamica giorno per giorno di ritiro della liquidità sui mercati, sia che si tratti di MBS che di titoli di Stato americani.
Come abbiamo visto lunedì, secondo il solito ben informato Wall Street Journal, i funzionari della Fed “sono prossimi a decidere di mantenere un portafoglio più ampio di titoli del Tesoro più di quanto si aspettassero quando hanno iniziato a ridurre quelle posizioni due anni fa. Nello stesso articolo si scrive che i governatori stanno decidendo di come annunciare al pubblico la decisione, essenzialmente una pausa nel ciclo di restrizione quantitativa.
Noi siamo molto scettici sul fatto che stasera la Fed annuncerà qualcosa di diverso, non resta che attendere, probabilmente serve un nuovo minimo vicino a quello di fine dicembre o almeno così sembrerebbe suggerire la nostra Araba Fenice.
Ciao Andrea,vorrei ringraziarti per l’enorme lavoro che stai portando avanti da anni 😉
Poi ti vorrei chiedere un tuo parere per questo rally dell’ORO. Grazie
Chiedo al capitano ma anche ad altri,qualcuno ha una idea di come comprare yen giapponesi?
IL mercato dei titoli di stato non esiste grazie alla BoJ,l’azionario per ovvi motivi e’ pericoloso non parliamo degli etf a leva sul cambio quindi qualche idea?
QUa non si tratta di abbracciare o meno i Gilet GIalli, loro sanno benissimo badare a se stessi, e per quanto riguarda i veri tentativi di endorsement, li hanno tutti rispediti al mittente. Loro protestano per una nebulosa di ragioni, ma un sottgruppo di esse, a parte il colore, sono serie, miotivate, sostanziali e fondamentali.
Il movimento dei gilet gialli non si arreatera’ facilmente, perche’ la popolazione sta soffrendo da troppo tempo, e i francesi non sono abituati a fare le pecore. Loro le teste delle elites che la fanno fuori dal vasino troppo a lungo di solito le tagliano, invece che leccargli i sandali, giusto o sbagliato che sia.
Una giapponesina come intermediario.
Corri però il rischio transazione di non pensare piú agli yen e al mercato dei cambi in generale.
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invece di abbracciare la causa dei gilet gialli, inutile e di cattivo gusto indipendentemente dalla simpatia verso di loro, penso che sarebbe il momento giusto per far sentire davvero la propria voce ed il proprio peso in Europa con un tema serio, la Brexit. Il fatto che certi stati stiano come al solito cercando di ricamare i propri interessi a scapito degli altri salta all’occhio, dal paradiso fiscale per multinazionali chiamata Irlanda alla nostra dichiarata nemica Francia. Abbiamo da perdere 23 miliardi di euro con quest’atteggiamento bullesco, persino il Canada ha un accordo commerciale con l’UE, perche’ mai non dovrebbe avercelo il Regno Unito. Non dimentichiamoci che quei 39 miliardi di sterline che senz’accordo non verseranno saranno come al solito ripartiti in proporzione alle dimensioni, quindi l’Italia ha il terzo onere piu’ gravoso pure su questo fronte. Altro che Franco africano, sveglia Conte, sveglia Salvini, se per caso c’arriva pure Di Maio! Volete rompere questi ranghi e guidare chi c’ha solo da perdere a seguirvi sulla rotta del buon senso?