Non è una novità, ma la gente comune non sa nulla di quello che sta realmente accadendo, un manipolo di politici falliti da dieci anni, quotidianamente, vi sussurra che non c’è alternativa all’azzardo morale, troppo grande e importante per fallire il sistema finanziario, una banca troppo importante, non è un’azienda come le altre, sai bellezza è un castello di carta basato sulla fiducia, spesso e volentieri nelle mani di una banda di pericolosi psicopatici o sociopatici, che stanno distruggendo quello che resta dell’economia reale.
Noi non vi faremo tanti discorsi tecnici, come fanno i media mainstream, che hanno l’unico scopo di lobotomizzarvi, di stendere una cortina fumogena sulla realtà, no, noi vi racconteremo quello che sta succedendo alle banche venete in maniera semplice senza tanti giri di parole.
Com’era ormai atteso, Intesa Sanpaolo si fa avanti per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ma alle sue condizioni: prezzo simbolico di 1 euro, completa ripulitura degli Npl, nessun impatto sul patrimonio e quindi nessuna necessità di aumentare il capitale o di ridurre i dividendi. Non solo: «L’operazione è subordinata all’incondizionato placet di ogni Autorità competente anche con riferimento alla relativa cornice legislativa e regolamentare», puntualizza la banca in una nota, lasciando così intendere che il disegno rimarrà in sospeso finché i (numerosi) interlocutori non si saranno espressi. Un passaggio che, visti i precedenti, non può considerarsi scontato.
Con Intesa non c’è mai nulla di scontato, negli ultimi mesi Intesa è diventata famosa nel Paese delle meraviglie non per la festa di non compleanno, ma per le non acquisizioni, la non acquisizione di Generali, una vicenda a dir poco ridicola e ora chissà, la non acquisizione delle banche venete.
Acquisti di attività in liquidazione
Come anticipato da Il Sole 24 Ore, è stato un cda straordinario – nella mattinata di oggi – a deliberare con voto unanime la disponibilità all’acquisto di «certe attività e passività e certi rapporti giuridici facenti capo a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca». Non è un dettaglio: se comprerà, la banca comprerà da una procedura di liquidazione, dunque non le banche in quanto tali ma alcuni asset ex Vicenza o ex Veneto Banca; la differenza è sostanziale, perché in questo modo l’acquirente intende tutelarsi dai rischi che in futuro potrebbero emergere sulle tormentate vicende passate.
Per carità è questa la moda degli ultimi anni, più o meno l’operazione recente del Santader sul Banco Popular, ma almeno quelli sette miliardi li devono mettere sul banco per cancellare i NPL, questi invece pretendono di comprarsele, le banche venete con un euro e i 10 miliardi di sofferenze attuali e quelle future, i crediti in bonis e tutto il resto lo rifilano al contribuente italiano attraverso la formazione di una bad bank, che finirà male come sono finite tutte le bad bank messe in piedi in Europa in questi anni, ovvero il contribuente italiano, indefesso, si ritroverà con qualche altro miliarduccio di debito pubblico.
«Intesa non è la banca del Paese, ma è una banca responsabile, che ha già dimostrato in passato di farsi carico di alcuni problemi della collettività», ha commentato con Radiocor Plus. In particolare, Guzzetti ha evidenziato l’importanza dei paletti fissati da Intesa su capitale e cedola: «Questi paletti Messina li ha messi anche quando stava esaminando Trieste (Generali, ndr), figuriamoci ora – sottolinea -. Del resto perché dovremmo metterci in casa situazioni problematiche visto che la banca va bene? Questa è la bussola di Intesa Sanpaolo».
Per carità loro fanno il loro lavoro, il problema se mai è la politica, ma sarà interessante osservare cosa ne pensano i tedeschi di questa operazione, tedeschi che per la prima volta nella storia sono costretti a cancellare completamente le cedole su due prestiti subordinati … Decisione storica, banca tedesca ricorre ad “auto bail-in” e cancella e soprattutto Bruxelles.
Le banche venete e ma soprattutto i risparmi e gli investimenti dei veneti sono stati distrutti da un manipolo di pericolosi incompetenti esaltati ad essere buoni, ma psicopatici o sociopatici è il termine migliore. La vigilanza? Mai pervenuta, zero, il nulla o poco più, visti i risultati. Alcune banche ormai sono come degli asili nido, in mano a pedofili.
Gli psicopatici sfruttano la natura relativamente caotica della società moderna tra cui il rapido cambiamento, il rinnovamento costante e un elevato turnover di personale chiave nelle aziende.Tali circostanze consentono loro di ascendere attraverso una combinazione di fascino e carisma , che rende il loro comportamento invisibile e li fa apparire normali sino a sembrare dei leader ideali.
Un ambiente stabile avrebbe invece reso visibili ed identificabili gli psicopatici aziendali, indentificabili come manager indesiderabili a causa della loro personalità egoista e altri difetti etici”.
(…) Il problema è iniziato quando questi incantatori, di fatto hanno preso il potere nelle più importanti istituzioni finanziarie… uomini in grado di influenzare il clima morale di tutta l’organizzazione di esercitare un potere considerevole.
Essi in gran parte hanno causato la crisi perché la loro risoluta ricerca del proprio auto-arricchimento e della propria auto-esaltazione con l’esclusione di ogni altra considerazione ha portato ad un abbandono del vecchio concetto di noblesse oblige, uguaglianza, equità, o di qualsiasi nozione reale della responsabilità sociale delle imprese “.
Non sembrano essere coinvolti dai crolli aziendale che provocano. Questi psicopatici si presentano con disinvoltura nel caos che accade intorno a loro, senza preoccuparsi di coloro che hanno perso il lavoro, i risparmi e gli investimenti, senza alcun rimpianto per quello che hanno fatto.
Amano allegramente mentire sul loro coinvolgimento negli eventi, sono molto convincenti nell’ incolpare gli altri per quello che è successo e non hanno dubbi sul proprio valore.
Il bello è che qualcuno pensa che sia finita qui, non passa giorno nel quale, loro politici e banchieri centrali non vi raccontano che la crisi è finita, che ora è tutto sotto controllo, che i problemi si stanno risolvendo, grazie al Vostro contributo, usano i soldi dei contribuenti attraverso il gioco delle tre carte e poi vi chiedono le riforme, diritti, welfare, flessibilità e deflazione salariale per continuare a coprire i buchi delle banche.
Confesso che sono stanco di scrivere sempre e solo le stesse cose, mai una volta che abbia osservato una diffusione virale di un nostro articolo, su argomenti così importanti.
Ma vediamo cosa ci racconta una nostra vecchia conoscenza, Yves Smith, mentre un popolo di fessi quotidianamente si beve le notizie dei media di regime, finanziati dalle stesse banche…
Waiting for Godot or Does Anyone Really Know What Is Going on with Eurozone Banks?
A chi non si beve le camomille del regime eurista consiglio di leggervelo tutto, non ho tempo di tradurvelo, qua e la alcuni flash…
(…) Innanzitutto, i sistemi di garanzia dei depositi sono nazionali, e non in tutta l’area dell’euro sono in genere sufficienti a garantire i risparmiatori. (…) Devo ancora scrivere l’articolo che affronterà se le regole bancarie dell’eurozona per promuovere la solvibilità delle banche stanno creando un problema di liquidità, perché le autorità di risoluzione delle banche dell’Eurozona sembrano aver interpretato male la risoluzione del Banco Popular al punto di intensificare la corsa agli sportelli. Monitorando la liquidità della banca su base giornaliera e oraria.
Il Banco Popular era la sesta banca più grande della Spagna, come vi abbiamo raccontato nata dalla fusione di tre casse di risparmio fallite, una delle banche più redditizie del 2016. Dopo 3 miliardi di perdite annunciate nel mesi di febbraio dovute e svalutazioni di asset e NPL aveva uno stato patrimoniale ancora di qualità sufficiente.
Poi all’improvviso, puffete! Yves vi spiega cosa è successo, la velocità con la quale la valanga ha travolto la banca spagnola, come le attuali regole sembrano fatte apposta per provocare una fuga dei depositi, in sintesi ci si chiede se si sia trattato davvero di una crisi di effettiva solvibilità o di una crisi di liquidità causata dalle stesse procedure europee, la responsabilità del governo spagnolo.
Yves ripropone il rischio che queste operazioni portino a colosso davvero troppo grandi per fallire, banche troppo grandi che creano pericolosi rischi sistemici per l’intera Europa, per anni ha sostenuto che la crisi bancaria sarebbe nata in Spagna e si sarebbe diffusa in Italia.
Parlando della banche italiane, si ripropone il rischio di quanto è accaduto in Spagna, le premesse sono pessime, se il governo italiano dovesse sbagliare l’approccio al salvataggio delle banche venete, ciò alimenterà il clima antieuro in vista delle prossime elezioni legislative di gennaio.
Come San Tommaso io non credo sino a quando non avrò visto, forse ci siamo sbagliati, il vento che spazzerà via l’euro, arriverà dal fallimento del sistema bancario europeo, prima la Spagna, poi l’Italia, perché quello tedesco e quello francese sono già falliti, come testimonia il nostro modellino preferito o forse chissà dal voto del popolo italiano anche se ci credo davvero poco, sarebbe troppo per un Paese sostanzialmente di fessi e di furbi.
Ai posteri l’ardua sentenza, noi intanto ci stiamo preparando per un’estate di ferro e di fuoco, la corsa ai bond sovrani è appena iniziata, buon divertimento insieme al nostro Machiavelli.
Il problema che chi ha condotto una azienda in modo fallimentare debba poi Fallire è una situazione che non si limita alle banche. Anzi.
In Italia siamo pieni di aziende fallite che continuano a esistere, inquinando il mercato con comportamenti assurdi. Continuano ad esistere dopo aver smesso di pagare contributi e talvolta trattenendosi la parte di irpef dei lavoratori di cui sono sostituti di imposta. (buco contributivo )Continuano ad esistere con debiti verso le banche che non verranno mai restituiti (NPL) ma che la banche non protestano per non dover spostare molti attivi da “credito incagliato” a credito inesigibile” e cercare di cartolarizzarlo e passarlo a qualcuno.
Continuano ad esistere facendo morire fornitori che forse non verranno mai pagati neppure in caso di fallimento
Continuano ad esistere facendo prezzi fuori mercato (perchè troppo bassi) pur di cercare di mantenere il fatturato.
E si va avanti tra concordati in continuità, concordati secondo varie leggi ad hoc, affitti di ramo d’azienda con incestuose commistioni tra locatori e locatari..eccetera eccetera.
Finchè in Italia non ci sarà un diritto fallimentare degno di un paese civile ed avanzato, l’economia, quella reale, non si riprenderà mai.